CONTRO I TAGLI

Glattack1 Se domani capitate su Nazione Indiana potreste leggere un testo che comincia così:
"Nel dipartimento di lettere le leggi dello stato stanno andando in malora, il sacro nome viene pronunciato decisamente invano" .
Invece che così:
"Nel dipartimento…ma meglio non dire in quale dipartimento. Non c’è nulla di più suscettibile di ogni sorta di dipartimenti, reggimenti, cancellerie, e insomma di ogni genere di categorie professionali. Oggi ormai ogni privato cittadino ritiene offesa nella sua persona tutta la società. Dicono che recentemente è pervenuto l’esposto di un capitano di polizia, non ricordo di quale città, in cui egli denuncia a chiare lettere che le leggi dello stato stanno andando in malora, e che il suo sacro nome viene pronunciato decisamente invano" .
Gli indiani non sono impazziti e non intendono massacrare Gogol (Il cappotto) per una strana forma di sadismo letterario. E’ un’iniziativa in adesione allo sciopero di domani, molto ben spiegata nel comunicato qui sotto:

"Oggi-domani per chi legge, ndr- cinema, set cinematografici, allestimenti e prove teatrali, musei e gallerie d’arte resteranno chiusi in tutta Italia per protestare contro il taglio del 40% previsto dalla finanziaria 2006. I luoghi canonici del “fare cultura”, insieme a quelli più recenti e irregolari principalmente diffusi in rete, hanno deciso di fermarsi per un’intera giornata e, in questo modo, hanno scelto di evidenziare lo stato di mortificazione della cultura in Italia.
In un pacchetto di provvedimenti che prevede riduzioni che vanno dai costi di gestione delle auto blu agli stipendi dei parlamentari, i 464 milioni di euro del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) stanziati nel 2005 verrebbero “tagliati” nel 2006 a 300. Workers_strike_narrowweb__200x246
Ma non è tutto. Vengono eliminate anche le quote Lotto destinate al settore e i trasferimenti agli enti locali. 5000 aziende direttamente legate al settore cultura e spettacolo sono in questo modo a rischio, così come circa 60 mila posti di lavoro sui 200 mila di chi opera in questo contesto. Per farsi un’idea ancora più precisa di che cosa questo voglia dire è sufficiente considerare con attenzione le seguenti proiezioni, relative solamente all’ambito cinema: il Festival di Venezia passerebbe dagli attuali 5,6 a 2 milioni di euro; il CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) da 11 a 5 milioni; il Fondo alla produzione da 33 a 12; il Fondo per i cinema d’essai da 2,7 a 1 milione; il Fondo per la promozione da 11,5 a 4,5 milioni.
Si tenga anche presente che la finanziaria 2006 non interviene su una situazione preesistente florida e nel corso del tempo valorizzata, e quindi in grado, in questa occasione, di cavarsela.  L’Italia mette a disposizione della cultura solo lo 0,2 per cento del Pil. Il Portogallo lo 0,9 per cento, la Francia l’1,3. Siamo gli ultimi in Europa.
Per giustificare questa manovra il governo si appella alla retorica dei sacrifici comuni e inevitabili, e rimanda la soluzione al problema, o almeno un lenitivo, a un eventuale maxiemendamento che contenga le perdite.
Partendo dall’idea che fare cultura in Italia – una cultura che sia rischio, azzardo, messa in torsione del senso comune e perforamento di spazi ritenuti inaccessibili – significa prima di tutto confrontarsi con una possibilità concreta di espressione, pensiamo che tagliare i fondi corrisponda tout court con il togliere la parola. E togliere la parola significa ridurre drammaticamente la risorsa del contraddittorio. Che è, da sempre, una condizione di civiltà.
In quanto blog collettivo che attraverso l’impegno di chi scrive e di chi legge tenta quotidianamente di generare cultura, Nazione Indiana ha deciso di unirsi a questa giornata di protesta e di “dimostrare”.
E abbiamo deciso di farlo nei modi che ci sono più fisiologici e immediati.
Attraverso la parola. O meglio attraverso la sua negazione. Illustrando, in una serie di brani più o meno noti della letteratura internazionale, che cosa possa voler dire tagliare/togliere la parola.
Per tutta la giornata di oggi, quindi, oltre ad astenerci dalla pubblicazione dei nostri interventi, proporremo soltanto testi accuratamente mutilati, mancanti, sfigurati, appunto “mortificati”, coperti da un frego e parzialmente irriconoscibili.
La forma di questi testi sintetizza quale sia il rischio reale che stiamo correndo, la sua dimensione grottesca e la sua inaccettabilità. Racconta il destino di irriconoscibilità della cultura in Italia".

54 pensieri su “CONTRO I TAGLI

  1. Spettatrice: meriti un applauso e una standing ovation! Con due parole (o quasi) ci hai sistemati tutti.
    Sono serio e non sto scherzando; anche se ho appena terminato una cena con zuppa di porri, baccalà alla vicentina, groppello del garda e cognacchino alla fine. Che senza cognacchino che cena sarebbe? 🙂
    Buona serata. Trespolo.
    PS: a scanso di equivoci: non ho la tv e solo una causa con rai che si ostina nel pretendere il suo sacrosanto canone.

  2. Brava spettatrice 😉
    a proposito di tv commerciale gratis, ho molti amici che prima si vedevano le partite e i mondiali alla tv di stato e ora, non solo devono continuare a pagare labbonamento (come accade in ogni parte del mondo per la tv di stato) ma se volgiono vedersele devono pure pagare un sacco di soldi per potersi vedere le partite che sono state dirottate al privato a pagamento, contenti loro 😉
    Per non parlare della telecom che da quando è privata è una vera associazione a delinquere.
    Non parliamo poi della privatizzazione dell’acqua … ma basta con ‘sta bufala che il privato è bello.
    Bello per chi? non certo per gli utenti.

  3. O bella, finanziamenti pubblici pure per i miei adorati videogames, però, fico.
    Non ho capito un punto. Proponi gratis tutte le cose belle ci piacciano? Interessante, davvero. Poi aboliamo l’otto per mille (giusto, io son ateo), il ponte di messina (e pure strade e autostrade, costose da mantenere, poi io piglio il treno), l’esercito che tanto le nazioni straniere sono tutte buone (e pure la polizia: e che gli italiani sono più cattivi dei stranieri?) Finanziamenti alla fiat (sarebbe ora, sono 100 anni che questi li beccano). Chiudiamo le tv, tanto più che la pubblicità alza i costi dei prodotti, e poi quella e monnezza non cultura (ecchèmefrega a me, tanto non la guardo mai. Manco l’ho comprata).
    Bellissimo. Guarda, aggiungiamoci il sesso libero (nel senso che lo fo io con chi voglio, non che chi vuole lo fa con me)ed è fatta.
    Peccato, cazzo peccato, per quei 4000€ di contributi previdenziali pubblici che dovrei versare (per legge, perche non mi finanziano pure questi?). Ad oggi ne guadagno 7000, non ce la faccio. Vabbè, e che me frega. Con tutti sti finanziamenti pubblici mi faccio assumere.
    Strano ma vero spettatrice, anch’io nel leggere le tue mi sento a disagio. Oltretutto ho la sensazione, diciamo la speranza, che quella boiata immonda che ho scritto sul finanziamento tu manco la hai letta.
    Besos

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