CRITICA E CULTURA DI MASSA: VASSALLI E ARBASINO

La discussione sul Corriere della Sera sembra non finire piu’. Oggi, per dire, intervengono Sebastiano Vassalli e Alberto Arbasino. Come sempre, ve li giro:

Sebastiano Vassalli
"Ogni tanto si torna a parlare, sui giornali, della critica letteraria. (Lo hanno fatto nei giorni scorsi sul «Corriere» Edoardo Sanguineti e Giulio Ferroni). Cos’è la critica letteraria? Dov’è? Per ciò che ne so io, in Italia la critica letteraria si è estinta con Benedetto Croce: l’ultimo studioso che la faceva discendere da un sistema di pensiero e da una visione del mondo. Morta la critica, si sono moltiplicati i critici: che si appoggiano quasi sempre a qualcosa di esterno alla letteratura, per esempio al marxismo, alla psicanalisi, allo strutturalismo; ma soprattutto vanno dove li porta il cuore e nei casi peggiori, che sono poi i più numerosi, parlano di sé stessi. Il loro orizzonte ultimo e unico è l’autoreferenzialità. Domanda: è un bene che sia morta la critica (anzi: la Critica) come la intendeva don Benedetto? Tutti dicono di sì, ma io mi permetto di dubitarne. Costruire un sistema di pensiero e una visione del mondo per occuparsi dei cento colpi di spazzola di Melissa P. è certamente uno sperpero, ma sarebbe l’unico modo di contrastare la logica «democratica» dei numeri, rappresentata dalle classifiche dei libri più venduti. La critica che va dove la porta il cuore e la critica autoreferenziale sono assolutamente disarmate di fronte al proverbio cinese: «Mangiate merda. Mille miliardi di mosche non possono sbagliare». Perché dovrebbero contrastarlo?"

Alberto Arbasino
"Come appaiono puntuali e complementari le osservazioni di Giulio Ferroni e di Riccardo Muti sulla cultura di massa e sui tagli alla musica. Si può tuttavia notare che sia il trip dell’oscurità sia il trionfo del trash si sono contemporaneamente prodotti – nel boom globale dei consumi – anche nelle altre culture prive di ogni neoavanguardia, ermetismo, contestazione o Gramsci. Circa il pianeta scuola, due curiosità. Dopo la condanna definitiva dell’aborrito nozionismo, la capacità apparentemente smisurata nei satelliti giovani di memorizzare quotidianamente e senza errori centinaia di nomi e titoli di cantanti e sportivi. E in contemporanea, gli enormi affollamenti di ex studenti più o meno anziani a quelle «ore di filosofia» che nei vecchi licei si consideravano noiosissime. Circa la poca educazione musicale, andrà purtroppo osservato che giovani e meno giovani arrivano all’opera generalmente privi d’ogni preparazione, oggi come ieri. E lì, ci si trova spesso davanti a spettacoli che (invece di fornire spiegazioni basiche ai non addetti) contraddicono o dissacrano tutto ciò che si legge nei soprattitoli. Come quando un allestimento impietoso e scomodo «butta in vacca» Schiller o Molière. Così, se l’opera si presenta in una discarica abusiva, l’immagine che ci si porta a casa è un mucchio di detriti".

 

83 pensieri su “CRITICA E CULTURA DI MASSA: VASSALLI E ARBASINO

  1. E “popolo” non nel senso di “Volk”, ma in quello sempre ibrido e fluttuante di “people” (popolo, popoli, gente, persone ecc.) esiste?

  2. La distinzione tra pop e folk mi pare in effetti inoppugnabile. (Forse bisognerebbe allora trovare un’altra parola in italiano). Ma credo che se questo è un dialogo tra sordi è perchè, alla base, ci sono sensibilità differenti – come emerge oggi nei commenti su Nazione Indiana (e le sensibilità degli scrittori sono più interessanti di quelle dei critici). L’importante è che delle rispettive differenze, per quanto grandi e radicali, non si faccia bandiera. Ed è questo, come dicevo a Loredana, che mi pare di intravedere talvolta, un irrigidirsi di sensibilità in poetiche definite ed esclusive.

  3. Ok, propongo che su questo blog, al posto di “popolare”, d’ora in poi si usi l’aggettivo “spiriforme”. Ho aperto a caso lo Zingarelli, ho puntato il dito e ho trovato questo, direi che può andare. Pura divinazione. Parliamo dunque di “cultura spiriforme”, “letteratura spiriforme” etc. Questo, s’intenda, per le cose che ci piacciono. Per quelle che non ci piacciono, possiamo usare tranquillamente il sostantivo “merda” 🙂

  4. Ok, Gianni, ho ripetuto l’esperimento. Il primo aggettivo divinato è: “bigèmino”.
    Quindi James Ellroy è ipernarrativo bigèmino, Patricia Highsmith è bigèmina, Moresco è letteratura non-pop, Melissa P. è merda, Scarpa è un nomenclatore involontario.
    Tutto chiaro e limpido, no?

  5. Michele… emh… ma io arlavo dei commenti, mica del post. Non l’ho manco letto io…
    Iannox, ma chi t’ha detto che Vassalli, come scrittore non mi piaccia? Non voglio fare a gara a chi ne ha letti di più di suoi, ma, ad es., “la chimera”, per me, è un libro imprtante. Molto importante.
    Spiriforme? Mmmh, no, no…. mi viene in mente la spirale (e non nel senso della figura geometrica).
    WM1; riapri il dizionario, ripeti l’eserimento bibliomantico.

  6. Scusa, Wu Ming, ma chiedere un parola italiana per “popolo”, da parte mia è un tentativo di approfondire. “C’è bisogno di coniare altri termini?” Anche perchè, mi pare, con “letteratura popolare” – termine che non data ad anni recentissimi – si intenda una forma romanzesca, che può anche essere “sciatta”, la cui forza deve stare nell’ emozione sentimentale – rosa, nera o gialla – che riesce a suscitare nel lettore. In quanto all’analisi del fenomeno “nello specifico”, zappa alle Lecciso e TV spenta, d’accordo con te, e tentativo di capire, non di salvare.

  7. Assolutamente no. I libri di Vassalli sono belli (alcuni imprescindibili) anche se non spiriformi. Vassalli ha scritto libri importantissimi come “Un infinito numero”, “Archeologia del presente”, “Marco e Mattio”, “L’oro del mondo” e svariati altri. E’ un supponente, ma di certo non è merda.
    Capiamoci, allora: Vassalli è letteratura non-pop. Stephen King è spiriforme. Il libro di barzellette su Totti è merda.
    Wu Ming e Avoledo sono ipernarrativi spiriformi. Proust (Marcel) è ipernarrativo non spiriforme. Prost (Alain) è cultura pop, come anche l’anatra viva vinta da Genna.
    Tutto chiarissimo, no?

  8. …con “irrigidimento posizioni”, io volevo dire, “permalosità eccessiva” soprattutto tra chi posta, rispetto all’oggetto. Alderano non so.

  9. Io uso “popolo” proprio nel senso specificato da Helena. A me, quando penso a popolare, viene subito in mente Cascina Monluè, dove ballavano la polka e ho vinto in una lotteria un’anatra viva, che mio padre subito barattò con una cassa di vino al metanolo.
    Detto ciò, WM1 richiama a una critica postiva: avanti, avanti, c’è flusso, i tronchi incarboniti restano indietro, candeggiati dalle schiume industriali stagnanti, ma il fiume scorre potente sotto. L’acqua la vince sui bitumi.

  10. Vi ringrazio tutt*, mi avete fatto passare un’oretta divertente. Oggi è stata una giornata di brutte notizie e la bibliomanzia mi ha permesso di alleggerire il carico sulle sinapsi. Buona serata a tutt*.

  11. alderano:
    se dovessi giustificare tutto ciò che scrivo sui Miserabili, non finiremmo più. Sui Mis io scrivo come leggo e cosa deliro. Non enuncio leggi. Mi sono stufato di rimandare al pezzo della poetica dei Miserabili, lo rifaccio un’ultima volta: http://www.miserabili.com/archives/2003/10/la_critica_e_qu.html.
    Quanto a ciò che dicevo, per spiegare, si parta dal fatto che a me è necessario storicizzare, sempre. Ho vissuto anni in cui, se dicevi “lingua delle storie”, ti facevano la prenotazione di un biglietto per Pomona, a un corso di rebirthing. Nel parlare di Goisis, essendo il libro di un esordiente, osservavo semplicemente che, a questo punto qui in cui ci troviamo, possiamo esprimere “la lingua delle storie” senza tante ansie, senza dovere compitare le elaborazioni della critica stilistica. Era, dunque, sollievo, non normativa. E’ una declinazione linguistica del tutto personale: spesso scrivo per irritare, come nel caso dell’orrendo aggettivo “ultrapsichico”, che sta per “metapsichico”, antica nominazione freudiana, che significa più di quanto la critica freudiana ha colto e per la quale è scomparsa la sensibilità per il prefisso “meta”, dopo la metasbronza: metafisica, metalivello, metaletteratura, etc (a Milano, è allestita da Philippe Daverio, l’ex assessore leghista alla cultura con il farfallino, una mostra che si intitola LA METACOSA). C’è uno, per esempio, che a ogni mail mi fa il culo per il numero e la qualità di aggettivi che uso: è questo l’intento della retorica.
    Detto questo, mi pare ovvio e scontato che non esiste alcuna scuola guida, né codice penale, per la letteratura. Se si mette sotto lente quest’inutilissimo oggetto, si apre una discussione a cui intervengono Walter Siti, Marco Santagata, Arbasino, Arbasino, Arbasino. Che ci frega? L’intento della recensione a Goisis era: prova a leggere oppure non provarci, comunque questo libro c’è e a me è piaciuto, altrimenti non ne parlavo.
    Sulle classificazioni di WM1, sono d’accordo, ma poi mi dice quando una cosa è letteratura e no, altrimenti Arbasino non ha più un cazzo da fare tutto il giorno. 🙂

  12. A me spiriforme piace. (Ma i nomi sono importanti, credo, non è questione di etichetta).
    @ Giuseppe G.
    :
    Quando parlavo di irrigidimenti, ero segnato dall’imprinting di un pezzo che avevi scritto sui Miserabili (e che avevo letto appena prima dell’inizio del dibattito). Scrivevi questo:
    “Provo a dare un’idea del ritmo della scrittura di Goisis – una sorta di bombardamento fonico e immaginale, un dettato parlato che svia del tutto le inveterate distinzioni tra lingua bassa e alta: Goisis invera definitivamente una delle categorie portanti della narrativa italiana contemporanea, e cioè che la lingua va data per scontata, senza alcun manierismo, e che possiamo benedettamente occuparci di altro, di un’altra lingua: la lingua delle storie. ”
    A me questo pareva – e pare tuttora in realtà – un dire: bisogna scrivere così. Questo è il modo ‘giusto’ di scrivere. L’ipernarrativismo spiriforme, insomma. Il resto (mancando a una categoria portante della narrativa italiana contemporanea) è ‘out’, e reazionario. Questa è stata la mia interpretazione. Vorrei capire dove ho sbagliato…

  13. Franco: FANTASTICO!!!!!!!!
    Michele, se leggi i commenti: per la seconda puntata del tour negli iper, mi descrivi come l’onorevole Landolfi di AN, ché poi corredo con le foto linkate da Franco?

  14. bé, a parete il giuseppe genna che dovrebbe smetterla, davvero, con l’impermeabile e dovrebe, per dio, eliminare dal curriculum la sua consulenza con la presidentessa sadomaso della camera pivetti (ma come si fa, non gli si rivolta la cirrosi a tropea, ma come si fa a sbrodolare impegno e raffinatezza ipertestuale quando poi nel curriculm c’hai la collaborazione con la pivetti), a parte wu ming 1 che non è cosa sua scrivere, a parte il monina che mi fa tenerezza con la bimba con la febbre, a parte il biondillo che il sell-out lo inchioda alle 1850 copie vendute (dati arianna) a parte la lipperini che coi andrei pure a letto se solo mettesse in rete unba foto attendibile, a parte alessandra C. che le devo fare vedere un joystick di ultima generazione, a parte, cazzo, che ne so, che è la versione scritta male di apocalittici e integrati (e avete iniziato VOI e non i media vecchi), a parte che faletti ultimo (sempre dai sell-out) è stato un floppone da paura per cui di che cazzo state a parlà, insomma a parte tutto questo non resta niente. L’unica domanda che mi resta in punta è: con chi sta simona vinci? ha ancora quel bellissimo culo?

  15. Ecco,
    volevo fare un post divertente ma con quello che mi precede si è guastata l’atmosfera.
    Volevo chiedere a Loredana di chi erano quei pantaloni grigi che ho visto in TV.
    Di Giuliano Ferrara?
    Come taglia ci poteva stare. 😉
    Ma, come dicevo, non è aria.
    Sarà per un altra volta.

  16. prima che mi venga davvero voglia di murare le librerie mi aggrappo al senso pratico e faccio un nome,un fottuto nome:Brizzi(il suo bastogne la nostra migliore opera del decennio)

  17. Per i visitatori spiriformi e bigemini, solo una piccola chiosa: sì, Wu Ming 1 ha ragione, ho sempre usato il termine popolare in quel senso e di quello ho continuato ad occuparmi. Colpa, immagino, di traumi adolescenziali: quando l’amica secchiona di quinta ginnasio sostenne che non potevo dichiararmi una lettrice se non m’immergevo subito nei classici russi, le ho risposto che li avrei cominciati solo dopo aver terminato l’opera omnia di Ian Fleming. Son cose che segnano, in effetti.
    Ciò detto, ribadisco che mi permetterò di ignorare quesiti relativi al mio abbigliamento, make up, capigliatura (capisco che siamo in tempi di machismo di ritorno, ma c’è un limite, eh).
    Però Bastogne mi è piaciuto, ai tempi.

  18. grazie loredana,finalmente un po di sangue e carne al fuoco.se non fosse stato per lei avrei giurato di trovarmi su blade runner tra inesplicati agenti del fisco che agivano con le fiamme ossidriche sui bastioni di micromega

  19. Capperi, Franco, mi hai beccato! 😉
    Monstercock, 1850 copie vendute? Ma allora il mio editore è pazzo! Cosa ha stampato a fare la terza edizione?

  20. Hai ragione Loredana.
    Io stesso avevo segnalato che “non è aria”.
    Però, quando si esce da un blog e si approda in TV, certe cose le devi mettere in conto.
    O no?

  21. Certo, hai ragione. Ma anche se dovessi frequentare più spesso il video, cosa che non auspico, non credo che imparerò a vestirmi e pettinarmi come una conduttrice. Non m’interessa, non ne sono capace: nessuno snobismo, credimi. Troppa radio, evidentemente, fa male
    🙂

  22. No! secco.
    Scusa, ma non ci siamo.
    Mi spiace rubarti del tempo per queste scemenze ma evidentemente non mi sono spiegato bene.
    Se tu vai in TV (generica non mi riferisco a sat2000) sei un “oggetto” da inquadrare.
    Il regista farà il suo mestiere con la sua professionalità e la sua sensibilità.
    Lui potrebbe indugiare sul tuo viso con dei primi piani da paura oppure insistere su di un particolare del tuo abbigliamento.
    E tutto questo a prescindere da quello che stai dicendo. Magari stai parlando dei massimi sistemi ma lo spettatore, stimolato dal regista, si sofferma su quel particolare.
    Questa è la televisione e questi sono i meccanismi.
    Che poi tutto questo possa non essere di nostro gradimento poco importa.
    Entri nello scatolotto e ne accetti le dinamiche.
    Ora non ti rubo più tempo.
    Promesso.

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