DALLA RETE ALLA CARTA, E RITORNO

Stanno succedendo un bel po’ di cose, nel famoso due-punto-zero: cose che, per come la vedo, vanno a confermare che la rete non è "il surrogato della carta", come molti cartacei militanti continuano a sostenere. Ma che, semmai, i due percorsi vanno ad intrecciarsi continuamente. Segnalo in ordine sparso: i risultati del concorso di Scrittomisto; la nascita di Buràn; l’imminente arrivo di un’antologia da non perdere. Sul trittico, ritorno in dettaglio.

8 pensieri su “DALLA RETE ALLA CARTA, E RITORNO

  1. Una bella idea, quella di Scrittomisto, devastata dalla scorrettezza dei partecipanti. Subito è iniziata la guerra degli 1: dare 10 a se stessi e 1 a tutti i concorrenti ritenuti insidiosi, mobilitando nell’impresa quanti più amici e parenti possibile. Non dubito, tuttavia, che almeno la giuria finale abbia lavorato onestamente sui 30 sopravvissuti alla carneficina.

  2. La carneficina è quella che un gruppo di imbecilli sul sito di Scrittomisto sta cercando di fare della titolare di questo blog (che si difende benissimo, però).
    Certo che a leggere certe cose cascano le braccia: a molta gente della rete non gliene frega niente, vuole solo insultare.

  3. Evidentemente ti sei perso tutta la fase preliminare, nella quale i partecipanti si erano scannati tra loro in modo ferocissimo.
    Per ora ne ero restato immune (anzi, nel post che annuncia i vincitori ho preso un sacco di elogi del tutto esagerati), ma vedo che ora picchiano anche me (mi si accusa di ‘scodinzolare’, dal momento che non mi pare di averlo mai fatto, forse si riferiscono al mio commento di due ore fa sul presente blog)

  4. L’impressione che io è che ci sia gente che usa queste occasioni per regolare conti personali, tant’è vero che non si firma.

  5. Mondi a due velocità che si integrano, esatto. A dire la verità, da quando ho una flat veloce, ho “tagliato” tutti gli acquisti da edicola. La carta ovviamente resterà sempre per letture più approfondite e di spessore, ci mancherebbe, ma se devo leggere semplicemente una notizia, tanto vale rivolgersi al web, che le ha più “fresche” (o almeno io la vedo così).

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