TESTIMONI DEL TEMPO

Giuseppe Caliceti mi segnala che su Liberazione prosegue, in modi paralleli ma assai diversi rispetto al Corriere della Sera, la discussione infinita che rimbalza dal web alla carta da qualche settimana. E mi invia un suo articolo, pubblicato ieri, in risposta a quello di Sandro Ossola, uscito  il 13 febbraio (qui: http://www.liberazione.it/giornale/050213/archdef.asp). Ve lo giro:
“Condivido il senso complessivo e buona parte delle singole affermazioni dell’editore Ossola apparse nel suo intervento di Liberazione il 13 Febbraio. In particolare, la domanda che si pone al termine del suo intervento, mi pare decisiva: “Discutere sulla scrittura, il suo senso e le sue forme, è giusto e anche utile. Ma non possiamo ignorare gli spazi per praticarla, per farla circolare e renderla viva, sono sempre più angusti. Ne vogliamo parlare?”. Rispondo: Ma ne abbiamo già iniziato a parlare! E’ quello di cui stiamo parlando! Perchè discutere sulla scrittura, il suo senso e le sue forme, può essere giusto e anche utile non solo a chi scrive, ma anche a chi gestisce gli spazi di cui Ossola parla. Che non sono mai spazi neutri. E non si muovono con dinamiche completamente autonome e differenti a ciò che si pensa del mondo o della letteratura, anche come editori o scrittori o semplici operatori culturali o bibliotecari di un comune della più sperduta provincia italiana.
Insomma, che questo non sia più il mondo dei soggetti e degli oggetti, ma delle relazioni che ne generano e ne regolano la co-emergenza, mi pare assodato. Come l’osmosi che c’è in Italia tra chi scrive, pubblica, recensisce, promuove, critica, vende, compra, smercia, legge, lavora attorno alla merce libro. E provare a discutere e confrontarsi di tutto questo nel suo insieme, per quanto possibile, – magari ripetendo oggi anche cose che ci paiono ovvie rispetto alle nostre letture di vent’anni fa, – non mi pare così grave né inutile.
La riflessione da me sollevata non è, infatti, se gli scrittori di sinistra negli ultimi anni si sono occupati troppo o troppo poco di cultura o letteratura popolare, ma come. E se a me o a un editore come Ossella pare un’ovvietà affermare che quello che fa uno scrittore è innanzitutto lavorare su una lingua e uno stile (che sono la sua prima Realtà), e non, mettiamo, su un plot narrativo modello giallo (non ho detto “noir) con un morto ogni sei capitoli da presentare a un editore senza neppur aver scritto neppure due pagine di ‘sto libro o non preoccupandosi minimamente della lingua in cui potrà essere scritto se verrà pubblicato, gli garantisco che per alcuni altri editori, e soprattutto per molti giovani scrittori che mi riempiono quotidianamente le mie cassetta delle lettere e di posta elettronica, oggi non è così.
Un’ovvietà è quella di Lucarelli quando ricorda come uno scrittore, giustamente, dovrebbe essere prima di tutto “testimone “del proprio tempo”. Non è il primo a dirlo. E un testimone del proprio tempo non è uguale all’altro. Tutto dipende da come si è testimone, cioè di che cosa si sceglie di essere testimoni e della lingua che come scrittore si sceglie di mettere in scena per rendere questa testimonianza, e di tante altre cose. Valerio Evangelisti, tanto per fare un esempio, pur scrivendo letteratura di genere, (fantascienza, noir), mi pare un ottimo testimone del nostro tempo. Anche se scrive spesso e volentieri storie ambientate nel passato. Perché in ogni suo libro non c’è una fuga dal presente alla ricerca della famosa Torre d’Avorio della Letteratura, ma un’analisi di un passato che è strettamente legato agli accadimenti più inquietanti dell’oggi.
Nei miei precedenti interventi, tentavo semplicemente di riportare l’attenzione sulla lingua in cui è scritto un libro. E senza cadere, beninteso, in alcun modo, nell’estremismo linguistico di un certo avanguardismo di maniera praticato anche da alcuni vecchi amici poeti del Gruppo 63 che, quando io iniziai a scrivere, mi dissero addirittura frasi tipo: “Più un verso è ambiguo, incomprensibile, incomunicabile, e più è poetico”. Cazzate.
Poi, mi ponevo assai criticamente non tanto su Mr Arbasino o su quello che Evangelisti chiama “daciamarainisimo”, ma su operazioni editoriali legate a tanti, troppi comici tv, tutti rigirosamente di cosiddetta Sinistra, ci mancherebbe (e non ho mai parlato di Faletti), che realizzano e hanno realizzato tanti libri (pensate alla casa editrice modenese Comix e alla sua scuderia d’autori, tanto per fare un esempio, ma ce ne potrebbero essere altri), più o meno riscrivendo battute e battutacce dette precedentemente in tv. Operazioni legittime, ripeto. Ma che francamente trovo molto imbarazzanti. Non per l’oggetto e la scrittura in sé, né per la stima verso questo o quel comico, ma proprio perché lanciati, anche da persone tipo Gino&Michele, come icone di una Fantomatica Sinistra di Lotta & di Divertimento. Non rimpiango l’intellettuale organico, ma trovo triste e sinistro questo genere di scritture d’intrattenimento e credo che abbia già fatto abbastanza danni. Non solo e non tanto alla letteratura o alla cultura o all’editoria italiana, ci mancherebbe! Ma proprio alla cultura di Sinistra, alla Sinistra”.

 

77 pensieri su “TESTIMONI DEL TEMPO

  1. sEp:sai pure su imesh c’è poco. così o te lo copri a prezzo intero o ti fotti. hai visto che bello il video di PDA?

  2. No, no, Lippa, adesso ti peso io le parole.
    Ho detto che la pizza a Roma non è buona, ma che quella al taglio è ottima. Che l’unica pizza, per me è quella che fanno a Napoli (con tutte le sue varianti: a Lecce, ad es. è buona, a Bari è troppo romana). A Milano, dato che è pieno di napoletani, la pizza è buona (ma la fanno bene anche gli egiziani e i cinesi).
    Poi a Milano c’è quella al trancio. Che è tutta un altra storia.
    Perché, è chiaro che io volevo raccontare una storia (per la precisione una delle tante storie che nessuno racconta, quelle alle quali non fregiano mai dell’ESSE maiuscola), con la scusa della pizza, no, Lippa?
    (in ogni caso, appena passo per la capitale faccio un fischio. pizza o non pizza)

  3. ..e non mi hai neanche spiegato qual’era questo gioco, che sarà stato “spontaneo” e “gioco” quanto vuoi, ma non ho capito la scommessa, come ti devo dire? non è che sia importante, sto solo scaricando musica e cazzarando

  4. No, Lippa, tu pensi che i pesi le parole, ma se ti dico che non ho capito davvero quello che stavate dicendo? Ognuno di noi è un po’ Valchiria. oforse no, ognuno no, io sì, sicuramente.

  5. Fate pure. Come direbbe Ienax buonanotte. me ne vado a ponte sisto a vedere se trovo un po’ di buona musica. a domani.

  6. Incrocio di discorsi: certo che era chiaro, Gianni. Aggiungo: una gran bella storia.
    (sulla pizza continuiamo quando vieni nella capitale, che continuo a non concordare)

  7. E’ da quarant’anni che ascolto Sanguineti,
    eppur mi suona ancor quale campana fessa.
    Qualcosa non mi quadra.
    (E’ puro parere soggettivissimo e non degno di considerazione)

  8. Per il Posto: io non vendo proprio nulla (ma non è un merito, è un demerito solo mio).
    Ho seguito la trasmissione radio per strada con una radiolina e sono arrivato appena in tempo a casa per connettermi e seguire l’amico Gianni. Condivido quanto ha detto Giuseppe e in quanto alla pizza la migliore è a Palermo (se venite siete miei ospiti! basta mandarmi una email). Ho vissuto a Milano, Verona, Firenze, Roma e devo dire che quella che c’è a Roma mi sembra la peggiore (come il pane romano), a meno che non si trovi un pizzaiolo palermitano o napoletano.

  9. Caliceti, Genna, Monina, Biondillo, ci rivolgiamo a voi, non soltanto in riferimento ai contenuti di questo post, e a tutti gli altri scrittori che bazzicano nei blog: è indecoroso vedere fior di scrittori come voi che si abbassano a farsi fare le pulci da provocatori che non hanno manco il coraggio di firmarsi, e in generale da gente che sotto sotto non vi perdona il vostro peccato originale, il vostro peccato sociale di essere scrittori, cioè di esservi guadagnati un’eccellenza oggettiva con le vostre opere d’ingegno. Ai nostri occhi questo vostro partecipazionismo non è democrazia, è mancanza di senso della dignità della vostra arte. Rischiate di causare quel che non avremmo mai e poi mai voluto: ci farete rimpiangere i tempi dell’aristocraticismo in letteratura.

  10. La Bella Napoli… reparto surgelati… in ogni supermarket… Se siete fortunati (o sfortunati) c’è pure la Lecciso. ^____^ Era giusto per… niente. Sì, perché mi par che in tutto quel fracasso a Fhrenheit si sia detto il solito niente: divertente come una partita di serie C3. Che noia, ragazzi!
    Se ancora avete voglia d’annoiarvi, potete sentire la registrazione qui:
    http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=122974
    Baci et abbracci alle Belle, mentre ai maschietti proprio niente, ché mi stanno antipatici ;-D
    Iannox

  11. Giuliana ed Enzo, mi spiace che siate così palesemente fuori luogo, per cui mi offro
    – con intento riparatore-
    di recitar per voi il ruolo
    di gentil provocatore.
    Mica gratis, eh
    (massì, l’ho colta l’ironia del vostro commento, che credete?)

  12. Sulla discussione senz’altro più interessante delle ultime settimane: la pizza.
    Ha ragione Gianni? Ha ragione Loredana?
    Più che due gusti diversi, sono diverse scuole di pensiero. Per quanto mi riguarda, appartengo senza tentennamenti a quella di Gianni. Aggiungendo un postilla: a Roma, dal punto di vista gastronomico, non fa cagare solo la pizza.

  13. Giuliana ed Enzo: scusate tanto, ma chiunque siano quelli che voi chiamate provocatori, e qualunque siano i loro intenti, credo, banalmente, che dialogare non possa che essere benefico, per tutti.
    E poi, forse per manifesta di ingenuita’, di provocatori ne vedo circolare pochi, da queste parti.

  14. Rileggevo alcuni dei post precedenti e mi sono bloccato su quello in cui Valchiria dice “mi sovvengono dubbi atroci sul quoziente intellettivo di Sanguineti”. Il “quoziente intellettivo di Sanguineti”?
    E va bene che su un blog si può dire qualunque cosa, però credimi Valchiria: fattene venire altri, di dubbi atroci, che non è proprio il caso.
    Meno giudizi sparati a vanvera, please.

  15. Vorrei rassicurare Giuliana Ed Enzo: io sono oggettivamente eccellente. (E’ soggettivamente, che non so). E il forno a legna ce l’ho davvero: quale provocazione?
    (E non sono affatto anonimo)

  16. mi sembra che giuliana e enzo non abbiano tutti i torti. se, come nota maurizio becker, una che si firma valchiria può permettersi di mettere in dubbio il quoziente intellettivo di sanguineti, beh, qui non siamo in un dialogo benefico, cara loredana. siamo allo sparare cazzate. facile ridurre tutto alla solita difesa del dialogo che è sempre democratico eccetera. non è mica vero. con certe persone che barano al gioco non bisogna dialogare. non a queste condizioni. non in questi posti. qui siamo in un posto dove si sparano cazzate, e il fatto che queste cazzate vengano espresse, e che le si prenda pure in considerazione, e soprattutto che in un ambiente simile partecipino degli scrittori è indecoroso per quegli scrittori stessi e per la letteratura. non è decoroso nemmeno argomentare le cose a colpi di frasette, liquidare enormi concezioni del mondo e della poesia con una boutade, tanto per zittire o darsi pizzicotti. chiunque è libero di fare quello che vuole, ma vedere degli scrittori che cadono in questo equivoco pseudodemocraticista fa pena.

  17. Personalmente non convidivo una virgola delle cose che sostiene Valchiria. Se vuoi il mio parere, credo che non transiti da queste parti per dialogare, quanto per affermare, spesso con prepotenza, se stessa. Eppure continuero’ a sostenere che questo spazio e’ aperto anche a Valchiria, e a chi per lei. Non si tratta di falsa democrazia, evidentemente. Si tratta di mezzi: questo mezzo, per come la vedo io, nasce e cresce in questo modo. Altrimenti si fa una bella rivista: su carta, e col direttore, come ventilava Antonio Pascale.

  18. Lettura degli IP… Ecco che, non appena qualcuno esprime un dissenso, i prodi paladini della democrazia in rete sfoderano la loro anima poliziotta.

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