FUORICLASSE E PRIMI DELLA CLASSE

Molta carne al fuoco, anche molti fuochi (d’artificio): naturalmente il Campiello ex aequo (Pino Roveredo-Antonio Scurati)  con relativo affondo di Scurati a Vespa. Indi, lo “scoop” dei VMO sul passaggio di Antonio Moresco alla Fanucci.

Però mi sembra giusto dedicare l’inizio di settimana alla scuola. Con un intervento di Giuseppe Caliceti, scrittore, certo, ma anche maestro elementare in quel di Reggio Emilia. Voilà.

    Bidoni_1 E’ iniziato un nuovo anno scolastico. E nelle nostre scuole sono sempre più numerosi gli studenti di origine non italiana. Negli ultimi tempi si è parlato a lungo della decisione del ministro Moratti di chiudere la scuola islamica di via Quaranta a Milano: una scelta che condividiamo. Ma fa riflettere che chi in questi anni più ha smantellato la scuola pubblica italiana a favore delle scuole private cattoliche, solo ora ne invochi l’importanza e il pluralismo, la capacità di integrazione di culture e religioni. Il pluralismo e la presunta laicità della scuola pubblica italiana vengono tirate fuori dalla Moratti solo quando fa comodo. In realtà, il modello di scuola che lei propone è da tempo quello anglosassone. Gli alunni italiani doc, pagando, se ne vanno in una scuola privata o famigliare, possibilmente cattolica e pareggiata, dove docenti e alunni che non si dichiarano cattolici, ma a volte anche alunni disabili, non hanno possibilità di accesso o comunque non sono proprio desiderati. Gli alunni di origine non italiana o gli italiani figli di chi non ha la possibilità di pagarsi una scuola su misura, se ne vanno invece nella scuola pubblica, considerata sempre più una scuola di serie B o C.

L’ideale sarebbe avere una scuola pubblica laica gratuita, per poi lasciare la dottrina religiosa a istituti e catechisti, cattolici o non cattolici a seconda delle diverse professioni religiose. Ma anche sul reale pluralismo e la reale laicità della nostra scuola occorre fare delle precisazioni. 1. L’orario scolastico le ore di religione sono le uniche in cui la classe si divide: il messaggio che perciò arriva a bambini e ragazzi è soprattutto quello che la religione, più di ogni altra “materia” o “contenuto”, divide invece che aggregare, in contrasto con quanto dicono i libri sacri delle maggiori religioni. 2.Secondo l’attuale concordato con la Santa Sede, le ore di religione in Italia sono ancora deputate solo all’insegnamento della religione cattolica, non a un confronto e a una riflessione sui punti in comune delle differenti religioni. 3. I docenti di religione in Italia vengono nominati dai vescovi. 4. I genitori degli studenti, di fronte all’ora di religione, hanno sì diverse opzioni alternative, facendo attivare all’interno dei plessi insegnamenti opzionali, volendo anche l’educazione a religioni non cattoliche; ma questa possibilità, visto i ripetuti tagli a spesa e personale e i problemi che creerebbe nell’organizzazione dell’orario scolastico, è il più delle volte impraticabile, tanto che ogni docente, laico o cattolico, chiede a quei genitori genitori : o una partecipazione dell’alunno all’ora di religione che garantiscono il meno confessionale possibile, o se in quell’ora, non a caso sempre all’inizio o alla fine della giornata di lezione, l’alunno può entrare o uscire prima da scuola.

Così l’attuale sistema scolastico prevede da una parte i primi della classe e dall’altra i fuoriclasse. E le parole di questi ultimi giorni di Albertini, Moratti e Pisanu sulla scuola pubblica italiana appaiono dettate più da ragioni di opportunismo di fronte a situazioni che per anni non si è saputo o voluto gestire, che da una vera conoscenza del problema e da una effettiva volontà di difendere e rafforzare la qualità della scuola pubblica affrontando seriamente i problemi legati a una crescente migrazione. Parole che, tra l’altro, dovrebbero valere tanto a fedeli edirigenti delle istituzioni religiose islamiche, quanto a quelli di altre religioni:  Chiesa cattolica compresa.

E’ vero, quando i nostri governanti parlano di migrazione va sempre a finire che nel migliore dei casi parlano di religione e nel peggiore di pericolo di terrorismo. In realtà bisognerebbe ricordarsi che gli studenti migranti sono portatori sani di una visione differente della vita e del mondo, che attraverso il confronto può arricchire tutti. Spesso, di fronte a uno studente di origine non italiana, la prima mossa è quella di informarsi sulle sue abitudini culturali, sulla sua lingua, sulle  metodologie più rapide ed efficaci per integrarlo linguisticamente e socialmente nella nuova realtà. E’ come se cercassimo di colmare la distanza  tra noi e lui, tra l’Italia e il suo Paese d’origine, attraverso il maggior numero di informazioni e strategie che possano avvicinare culture diverse tra loro. Il sottinteso è: più c’è conoscenza reciproca dei paesi d’origine e delle differenti abitudini culturali, più si crea integrazione e solidarietà. E’ spesso così, ma non sempre. Quest’enfasi di documentazione storico-linguistico-culturale, nasconde il rischio di  rappresentazione un po’ esotiche dei migranti,  senza coglierne l’essenza fondamentale, che non è tanto l’appartenenza a questa o a quella tradizione culturale e/o religiosa specifica, ma il loro essersi messi in viaggio, il loro essere viaggiatori, il venirsi a trovare in un paese a loro estraneo.  Forse la forza di un vero progetto educativo interculturale risiede allora proprio nel porre al centro del proprio approccio didattico la metafora del viaggio, un archetipo trasversale comune a diversi contesti culturali. Nelle sue molte versioni, il viaggio costituisce infatti una figura diffusa, sia a livello di produzione artistica e letteraria, sia nella quotidianità della psicologia collettiva, a differenti contesti culturali. L’attenzione alla figura del viaggio è inoltre legata alla complessità e alla compiutezza di questa metafora, che in genere ne incorpora al suo interno molte altre, incluse le figure archetipiche della Nascita, del Maestro e del Discepolo, perfino del Padre e del Figlio, fondamentali nel processo educativo. Bellevestitino2_3

Infine, nel caso del migrante, non bisogna dimenticare che il viaggio non è solo una figura metaforica, ma un’esperienza reale. Cogliere negli studenti proveniente da Paesi lontani, ancor prima che i portatori di una cultura data, – che spesso non hanno avuto neppure il tempo di assorbire in modo significativo, – i portatori della metafora del viaggio, significa per ogni docente e per ogni studente italiano, mettersi umilmente al loro fianco, diventare veri e propri compagni di viaggio, porsi in una condizione di ascolto e di debolezza in cui, giorno per giorno,  ognuno di noi è costretto a ridefinire il proprio ruolo e la propria identità sociale e culturale.

Oggi ci rendiamo sempre più conto che l’intolleranza e il razzismo non hanno tanto a che fare col colore della pelle, ma sono un aspetto di un problema molto più grave e complesso: quello della povertà e del personale modo di atteggiarsi verso la povertà, che è da sempre una forma di diversità molto poco di moda. Inutile nasconderlo: il figlio di un ricco giocatore di basket di colore in una classe di bambini italiani non sconvolge più di tanto. Neppure le pubblicità della Benetton o le piccole star di alcune serie televisive americane. La solidarietà tra uomini o popoli ricchi è un valore abbastanza acquisito. Al contrario, un bambino o un adulto poveri, molto poveri, generalmente mettono in grande difficoltà, fanno nascere pregiudizi, diffidenze, sensi di colpa. Perchè? Forse perchè ci costringono a riflettere su noi stessi e sull’organizzazione sociale ed economica che ci siamo dati; forse perchè ci costringono ridefinire la nostra stessa identità sociale e a rinunciare ai nostri privilegi.

67 pensieri su “FUORICLASSE E PRIMI DELLA CLASSE

  1. Solo quella di Iannozzi dura di più. Barbieri è un mezzofondista dei blog, ma Iannozzi è un maratoneta da riporto: 42 km. di corsa, arriva al traguardo, afferra il pretesto e… torna subito indietro. 84 km. di corsa. Torna ai nastri di partenza, coglie un altro pretesto e di nuovo dietrofront. 126 km. di corsa, migliaia di commenti su centinaia di blog, 24 ore su 24, 356 giorni all’anno, ovunque, sempre! UN GRANDE!!!!!!!!

  2. Guardi, signorina Tittyna, che lo scherzo gliel’ha fatto qualcun altro, e se lei fosse stata attenta alla lezione avrebbe anche capito chi (“Maestra! Maestra!”).
    Non dia a Melloni quel che non è suo. E non dia – iannozzescamente – del Lei a chi le dà del tu, fa troppo snob.

  3. IL FEED RSS DI IANNOZZI WATCH!
    Ogni giorno riceverai notizie sulle attività di Peppe Ienax in giro per la rete!
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  4. Va bene, IannozziWatch, te lo devo proprio dire: mi hai fatto ridere!
    😉 G.B.
    p.s. qualcuno mi aggiorna sulla questione Scurati/Vespa, che io non ne so una cippalippa? (ooppsss, Lippa, non volevo…)

  5. Scurati ha vinto. E ha detto a Vespa che lo ucciderebbe. Vespa non l’ha presa benissimo. Questo in sintesi, Gianni, cerca “Scurati+Vespa” su GoogleNews e trovi tutto pronto. Però forse è meglio lo IannozziWatch.

  6. Comunque confermo che domani ci sarà un eccezionale scoops su vmo.splider.it in cui verrà smascherato un voticoso giro di prestanomi tra cui quello di TI-TRoNCo Barbieri, che pare sia Mazzucato.
    Achille Buttafuoco

  7. Scurati mi ricorda un pò lo Sgarbi fine anni ottanta, spero non faccia la stessa fine..
    è indicativo che l’editor di Scurati sia la sorella si Sgarbi Elisabetta- ma, per non sembrare sessista, dirò che è vittorio ad essere il fratello di-

  8. perché, perché, per quale oscuro disegno si sparge idiozia, venduta come ironia, travestita da sarcasmo, in realtà trattandosi di piccole vendette di egoici artisti un pò sì e un pò no, e chi prova a dire che palle viene zittito come rigido che non ha abbastanza spirito?
    ah, quello che ha commentato non sono io.

  9. chissà perché se qualcuno fa un po’ di umorismo devono subito partire gli anatemi e le crociate per riconquistare la Terra Santa della cultura seriosa, e chi è più violento nella scomunica fa pure la vittima, e la coda di paglia dei tromboni o degli aspiranti tali comincia a proiettare sugli altri i propri fantasmi (“egoici artisti”, “piccole vendette”), senza capire che al mondo c’è ancora chi crede al vecchio motto: “Una risata vi seppellirà!”.

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