GENERAZIONI

Mi ero ripromessa di parlare di Cordiali saluti di Andrea Bajani (Einaudi), letto ieri in un fiato e assai apprezzato (è riduttivo metterla in questi termini, ma tant’è: la storia è quella di un giovane manager che si specializza nello scrivere strepitose lettere di licenziamento).

Naturalmente a farmi cambiare idea è Magazine del Corriere della Sera. E non per l’articolo (e la copertina) che Antonio D’Orrico dedica ad Alessandro Piperno (non dubito che se ne discuterà in altre sedi). Bensì per quello successivo, a firma di Vittorio Zincone, dal titolo Generazione Piperno, dove si passano in rassegna i trentenni “capaci di farsi strada da sé”.E dove si reitera un vecchio abbaglio giornalistico, e non solo, fondato sull’idea di trovare una poetica comune nell’anagrafe, invece che nell’affinità culturale. In realtà, temo che bisognerebbe diffidare in assoluto della parola “generazione” e dell’uso che se ne fa: ricordo che cinque anni fa Fulvio Panzeri si fece promotore, con Letture, di un convegno che riguardava la “generazione senza luna” (o “trenta senza lode”, per ricordare il titolo di un saggio di quegli stessi anni a firma di Tommaso Pellizzari), quella degli allora trentenni, proprio con la finalità di trovare un punto di contatto partendo dall’età degli stessi. Forse, e sottolineo forse, era operazione legittima fino a qualche tempo fa: temo che adesso sia semplicemente improponibile immaginare altri legami che non siano il senso comune per la letteratura.

Nulla di nuovo, per carità: ma ogni volta è necessario tornare anche su ciò che dovrebbe essere scontato, se nella stessa giornata ci si trovano di fronte ben due generalizzazioni. La più grave si trova nell’articolo apparso nelle pagine culturali del Corriere della Sera. Il pretesto è l’ormai frusta polemica sui “duellanti” Sartre/Aron. Nei fatti, lo scrittore Giorgio Montefoschi la sfiora appena per andare a testa bassa contro almeno due “generazioni”, quelle che hanno attraversato il 1968 e il 1977, mischiando nella stessa purea i passamontagna, Mao, Dario Fo, Ritanna Armeni e, soprattutto, il “volgare assassino” Cesare Battisti. A difesa del quale si sono mosse, in Italia, persone di età e appartenenze estremamente diverse. Magari andrebbe scritto.

98 pensieri su “GENERAZIONI

  1. un abbraccio anche da parte mia, spettatrice. andreac, a te no, io non ti abbraccio perchè ti piace la clerici. ah, ho dovuto vedere su google chi era la campagnari…

  2. In-cursore sei una sòla.
    Ti credevo un simpatico buontempone e invece ti ritrovo giornalista di costume di Rakam.
    Che tempi.

  3. A in-cursore e ai suoi amici dell’Utriani vengo incontro con considerazioni di uno scrittore che probabilmente amano, ma che sospetto fosse, sotto..sotto, un radicale di sinistra:
    “…….per gli europei e gli americani c’è un ordine -un solo ordine- possibile: quello che un tempo portò il nome di Roma e che ora è la cultura dell’Occidente. Essere nazisti (giocare alla barbarie energica, giocare ad essere un vikingo, un tartaro, un conquistatore del secolo XVI, un gaucho, un pellerossa) è, alla lunga, un impossibilità mentale e morale. Il nazismo pecca d’irrealtà, come gli inferi di Eriugena. E’ inabitabile, gli uomini possono solo morire per esso, mentire per esso, uccidere e spargere sangue per esso. Nessuno, nella solitudine centrale del suo io, può desiderare che trionfi. Arrischio questa ipotesi: Hitler vuol essere sconfitto. Hitler, in modo cieco collabora con gli inevitabili eserciti che lo annienteranno, come gli avvoltoi di metallo e il drago (che non dovettero ignorare ch’erano mostri) collaboravano, misteriosamente, con Ercole.”
    J.L.Borges – Altre Inquisizioni- annotazioni al 23 agosto 1944.
    Non so per Borges, ma per me nazismo e fascismo (anche quello in formato aggiornato e patinato) pari sono.
    Abbracci a tutti e in particolare a il posto e andrea c

  4. Il ” noi non si poté essere gentili” di Brecht è ancora valido?
    (Si legge ancora Brecht a scuola?)
    E’ – ancora – possibile ricordare che gli accanimenti e i furori popolari di piazzale Loreto furono la conseguenza direttissima e finale di un imbarbarimento e di lutti di cui il fascismo ebbe piena responsabilità?
    Forse Brecht non lo comprendiamo più: sarà che “l’ora in cui all’uomo sia un aiuto l’uomo” è ben lontana da venire?
    E che quindi non possiamo ancora guardare alle liberazioni violente con l’indulgenza che Brecht chiedeva?
    Di fronte agli incombenti macelli della prima guerra mondiale, Karl Kraus scrisse: “Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia” per evidenziare – e criticare – le persone che continuavano a far finta di niente e a chiacchierare d’altro invece che rimanere mute di fronte all’orrore che si preparava.
    Pericolosissima strategia, secondo me.
    Perchè se quel silenzio Kraus lo utilizzò subito per riflettere, scrivere e per agire direttamente contro la guerra in quelli che definì gli ultimi giorni dell’umanità, oggi – pessimisticamente? – il silenzio sarebbe velocemente strumentalizzato per un pugno di voti moderati o per equiparazioni storiche pericolose.
    La riflessione sugli anni settanta italiani, sulla repressione è a maggior ragione impedita da una coltre ulteriori di questioni: prima fra tutte il timore – l’imbarazzo?- delle istituzioni di riflettere e discutere a TRENT’ANNI di distanza di un movimento contro il quale forse anche lo stato usò anche armi non certo gentili.
    Forse per pararmi il culo, forse per altro: sono nato nel 1970 e ho usato troppi punti interrogativi.

  5. Non vedo cosa sia stato detto di male. A parte forse i culi di andreac, e i miei – di cui non mi pento, “culo detto, capo ha” – andreac non so. I culi suddetti, peraltro, in quanto elementi oggettivi “veri”, “autentici,vale a dire culi, e come tale assolutamente non colpevoli, come deducesi dalla maggior parte delle argomentazioni non neutre dell’attuale maggioranza di governo, sono peraltro stati tirati in ballo per: 1 occasioni diverse, 2 in diverse circostanze, 3 descritti secondo prospettive fisicoanatomiche e 4 in propettive politiche diverse, ma forse neanche tanto 5 e per farne uso fra i più vari – a parte l’unica circostanza in cui sia io che andrec abbiamo usato il suddetto apparato anatomico per mandarci qualcuno a finire dentro. Acciòdetto si tenga comunque conto che i culi, culi erano, e come tali, non colpevoli. E considerando che quella dei culi è stata la punta massima della volgarità raggiunta nel blog, direi che da parte di questa comunità così come l’attuale maggioranza di governo, non si debba temere alcunchè. Nè ora, nè mai.

  6. In-cursore, ammesso che io debba prendere sul serio quel che hai scritto (vado a scrivere un articolo sui pericolosi sovversivi), devo dedurre che hai posato la fionda e preso il bazooka.
    Io resto convinta, invece, che sia necessario abituarsi ad ascoltare, anche dissentendo, anche incazzandosi, ma senza ridurre le opinioni altrui a slogan.
    Qualora davvero tu pensassi di trarre un articolo da quello di cui si è qui discusso, con le ovvie semplificazioni che si fanno in questi casi, mi piacerebbe che tu tenessi conto di quello che diceva Wu Ming: siamo disabituati ai conflitti. E parlo di conflitti verbali, aperti, non censurati. Messa come la metti tu, il tuo ragionamento rientra nella sgradevole quanto diffusa logica “o con noi o contro di noi” (logica peraltro avvalorata dal fatto che tu non sei intervenuto qui per sostenere una tua opinione, ma per confutarne delle altre, per sollevare ad arte delle reazioni o per attribuire delle etichette). Mi piacerebbe anche che tu, qualora davvero scrivessi questo articolo, usassi la correttezza personale e professionale di restituire l’interezza di quello di cui si è parlato. Oltre che di non attribuire appartenenze a caso: e, a questo proposito, ci terrei a ricordarti che io non sono “una giornalista di”, ma “un’antica collaboratrice di”. E che delle mie opinioni rispondo in prima persona, con nome e cognome, e non celandomi, mai, dietro uno pseudonimo: soprattutto quando devo calarmi in una realtà per motivi professionali, come dici di aver fatto tu.
    Detto ciò, libero tu di fare quel che meglio credi. Libera io di risponderti, poi, eventualmente, in sede analoga.
    ps. Democrazia non è solo una parola, sai?

  7. Oddìo, “Il Riformista” scriverà che il Sottoscritto è… un antifascista? che gli fanno ribrezzo i fascisti? che rivendica il percorso dell’antifascismo e della guerra di Liberazione?
    Scandalo! Come può dirsi *modernamente* di sinistra uno che ragiona così?
    Suvvìa, i fascisti non esistono più. Esiste una destra moderna, moderna e moderna. Laica. Democratica e, soprattutto, moderna. Con la quale si può dialogare, perché è moderna.
    Invece a sinistra non c’è abbastanza modernità, iiiiiih, ancora ai fascisti state a pensare? Berlusconi è un grande statista, e moderno. Quell’altro è pure andato a Gerusalemme.
    Beh, poteva pure rimanerci, per quel che mi concerne. E se quel giornale là – o qualsiasi altro – vuole scrivere che mi fanno schifo i fascisti, non ha bisogno di mandare anonimi in camuffa. Basta chiedere.
    – Scusi, Giovine Scrittore, è vero che Le fanno schifo i fascisti?
    – Sì, certo, anzi, colgo l’occasione per ribadirlo: mi fanno schifo i fascisti.

  8. “Armi non gentili?” Diciamo che un’intera classe politica – fra cui un brillante, aggressivo e numericamente maggioritario “partito di sinistra” – decise di massacrare a colpi di leggi speciali e criminalizzazione un’intera generazione. Mi domando se i sopravvissuti ambiscano o meno al posto di “santi”, visto che, anche se il partito suddetto ha poi cambiato nome e attributi, è stato votato ancora qualche volta, dai sopravvissuti suddetti – compresa la sottoscritta. va bene non pentirsi, ma il masochismo è un’altra cosa. o no? mi dico a volte. tocca pensarci di più a queste cose, sì.

  9. cara spettatrice be, grazie del grazie. e sì, io come immagino anche tu, ho raggiunto una mia discreta, per niente latente e anche per niente lucida follia. se sia anche colpa loro non so. di certo non posso dirlo. adesso parla un po’ tu. che dire? se qualche volta ci prendiamo un caffè, ci vediamo una con l’altra le ferite che portiamo addosso. a presto. tua posto

  10. cara spettatrice be, grazie del grazie. e sì, io come immagino anche tu, ho raggiunto una mia discreta, per niente latente e anche per niente lucida follia. se sia anche colpa loro non so. di certo non posso dirlo. adesso parla un po’ tu. che dire? se qualche volta ci prendiamo un caffè, ci vediamo una con l’altra le ferite che portiamo addosso. a presto. tua posto

  11. Una precisazione:
    “armi non gentili” era solo per riprendere il termine di Brecht.
    Aggiungo allora: quello che chiamavano il fronte della durezza oltre alla legge Reale , a leggere Filippo Scòzzari, fece altro:
    “il Pci & la Questura immaginarono che forse un po’ più d’eroina in città sarebbe stata una mano santa per spegnere bronci e vogliette per un tot d’anni. Giusto quel tanto. Gia che c’è approfittiamone, no? Poi vediam, abbiamo ricette per ogni evenienza della vita. Intanto lasciamo che s’addormentino, non opponiamoci a questa strana sostanza che non capiamo kosé, dikié, perké, perké. Non facciamo niente. Siamo sempre in tempo a chiedere scusa”
    (“Prima pagare poi ricordare, p. 49)
    “Prima pagare, poi ricordare” è un libro bellissimo che parla in modo schietto e schierato anche del settantasette bolognese.

  12. @Wu Ming 1,
    Visto che nel menù si parla di generazioni……
    Perdonami se insisto.
    Chi, come me, ha superato i cinquanta di queste chiacchiere ne ha le scatole piene.
    E’ robba vecchia piena di muffa e che ha fatto tanti danni senza per altro portare niente di buono visti i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Questa, per inciso, è una mia personalissima valutazione.
    Ho provato ad argomentare .
    Ho provato a dire che dobbiamo guardare all’oggi, ai Berluschini e non ai Mussolini.
    Ancora una volta mi sono espresso male?
    Vero?

  13. piazzal loreto è luogo di storia milanese – non è tanto una questione italiana – è proprio roba di milano
    peccato che non ci sia stato un piazzal loreto anche per bava beccaris
    dell’eroina so che angelo un giorno ci portò in casa un barbuto. mi metteva paura e mia madre non ci fece stare in soggiorno con loro.
    quando io e mio fratello tornammo dal campetto, il barbuto era largo di sorrisi perché aveva tazzato una bottiglia del pessimo vino di mio padre.
    si erano conosciuti all’asinara, il barbuto e angelo.
    quella sera mia madre mi raccontò che il barbuto era un anarchico sedicente bombarolo.
    nella mia fantasia mi convinsi che il barbuto era stato uno dei carcerieri di moro. non riuscivo a capire, però, cosa ci facessero insieme in carcere un anarchico e un eroinomane.
    solo molto più tardi imparai che negli anni settanta i giovani si drogavano tutti e poi il sabato sera facevano la strage dei politici.

  14. L’antifascismo non avrebbe portato a nulla di buono? No, caro mio, tu stai proprio esagerando. I berluschini, dici. E su quale terreno dovremmo puntare i piedi per opporci ai berluschini, se non abbiamo nemmeno il coraggio di rivendicare le basi minime?

  15. Sì, il libro di Filippo Scozzari è bellissimo, ha ragione Strelnik. E su quel “ricordare” vorrei insistere per dire una cosa a Null.
    Quel che mi spaventa, oggi, è la già citata purea. E’ il gettarsi dietro le spalle il passato mischiandoci dentro tutto, in nome di un presente “moderno”, come denunciava Wu Ming 1, che non può però essere compreso se si spezzetta, si frulla e si addolcisce tutto quel che è stato perchè, appunto, i conflitti ci fanno paura.
    Un piccolo ricordo gratis. 12 maggio 1977, piazza Navona. La sottoscritta c’era. La sottoscritta, per inciso, non faceva parte di quelli-col-libretto-rosso azzannati da Montefoschi sul Corsera di ieri. Frequentava i radicali, perchè ne condivideva la lotte per i diritti civili. Era una nonviolenta (lo è ancora). Nel senso che si prendeva le manganellate della polizia (parecchie, grazie) e veniva portata di peso, bella pesta, al primo distretto, almeno una volta a settimana. Bene: a distanza di trent’anni non ho dimenticato e non dimenticherò quel giorno. Non la polizia che prendeva la mira e sparava (ad altezza d’uomo) su persone che non avevano l’ombra di un’arma (neanche impropria) e neanche accennavano ad una reazione. Non i colpi di pistola sparati sulle finestre del partito, in via di Torre Argentina. Non gli inseguimenti nei vicoli. Non la ragazza che morì (poteva esserci chiunque di noi, al suo posto) mentre scappava. Non l’allora Ministro degli Interni che il giorno dopo, contro ogni evidenza, contro le fotografie pubblicate dai quotidiani, contro le testimonianze dei giornalisti stessi, negò che ci fosse un solo agente in borghese in piazza.
    Quando si cercano di chiudere in fretta i cosiddetti anni di piombo citando sempre e solo i compagni che sbagliavano, questo episodio viene ricordato molto ma molto raramente (per non dire quasi mai), e con malcelato imbarazzo. Com’è la cosa?
    Null: certo che bisogna guardare all’oggi. Ma non bisogna fare della parola memoria un oggetto inerte, buono soltanto per celebrazioni d’occasione, per la retorica ufficiale, per gli elzeviri che nessuno leggerà. Tutto qui.

  16. Cara Loredana,
    quel giorno a Piazza Navona ci stavo pure io.
    E non solo a Piazza Navona.
    Io le Piazze d’Italia le ho calpestate tutte.
    Ti ricordi PAESE SERA?
    (Tanto per citarne uno)
    Li ricordi i cronisti e i commentatori di allora?
    Ti ricordi l’antifascismo parolaio di quei signori che oggi militano tutti nelle file del Berlusca?
    La cosa bella (o brutta) è che oggi i giovani scrivono esattamente come scrivevano i loro poco illustri “genitori”.
    Mi si consenta, quindi, il diritto di avere la nausea quando a distanza di trant’anni c’è qualcuno che scrive, ancora, quelle cose?

  17. Genna, cos’è particolarmente che ti ha fatto arrabbiare?
    No, non dire…ho scritto tutto, non si capisce?
    Si capisce, ma…cosa “particolarmente” ti ha fatto arrabbiare?

  18. Null, ma fammi capire: ti viene la nausea perché uno scrive che il fascismo fa schifo? Ma fammi il piacere, torna in sagrestia, mi sa che in 50 anni hai imparato solo a rasarti lo stomaco e a rammollirti e a scandalizzarti per l’ovvio. E questo è l’ultimo paio di minuti che ti dedico.

  19. Franco,
    per cortesia, togliti i paraocchi, apri il culo e stappati le orecchie perchè questa è l’ultima volta che lo dico.
    Quello che mi fa schifo è l’antifascismo parolaio.
    Le chiacchiere ripetute fino alla noia.
    Gli slogan sempre uguali.
    Gli articoli triti e ritriti riproposti senza cambiare neanche la punteggiatura.
    Mettitelo bene in testa.
    Oggi il vero antifascismo lo misuri nella pratica quotidiana di spernacchiare i tanti antifascisti di ieri che hanno cambiato bandiera.
    Oggi l’antifascismo lo pratichi nei fatti contro quelli che ieri erano antifascisti e che oggi sono al governo con i fascisti.
    Ma dico è così complicato da capire?

  20. Null
    Se continui a gridare in questo modo (non funziona tutto come l’omeopatia), Franco non ti ascolterà mai (chiamo Franco qualsiasi ascoltatore ipotetico, visto che è con questo nome o nick o quello che volete che si sta consumando la feroce diatriba).
    Insomma, sei contro il parolaio antifascista, ma fai il gridatore anticomunista.
    E poi con quel gergo lì! Meglio se sussurrassi a Franco:
    – Mi consenta, Sig Franco, potrebbe predisporre l’ano all’apertura cosicchè il mio soave celato occultato nazi-fascismo le possa penetrare interiora ed esteriora in maniera non palesemente sfacciata e dunque perfino darle l’illusione di farla godere? –
    Ecco qua.

  21. chiedo venia in ginocchio sopra chicchi di granturco.
    Però ero solo l’aspirazione di un embrione a quei tempi 🙂

  22. Beh, quando scrivo “noi”, siccome qui scrivo per conto mio, sembra sempre “pluralis maiestatis”.
    Ho provato una variante, ma in effetti suona un poco pomposo.

  23. Vabbe’, ti dedico un altro paio di minuti, Null. Davvero, non si capisce con chi ce l’hai e perché. “Parolaio”, di solito, è un aggettivo che usa chi predica l’azione e basta. In quell’ottica, è “antifascista parolaio” chi dice di essere contro i fascisti ma non va a tirare le molotov. Nel caso tuo, invece, non riesco a capire che cazzo significhi. Certo, si fa antifascismo anche usando le parole. Con chi ce l’hai, si può sapere? Coi WM? Il loro sarebbe antifascismo parolaio? Vatti a leggere i loro testi e i loro libri e dopo, ripeto, dopo, se ne discute. Poi non capisco a chi cazzo ti riferisci quando dici “slogan triti e ritriti”. Io non ne ho letti, qui sopra. E anche quando parli di linguaggi rimasti uguali dagli anni Settanta. Potresti fare qualche esempio, ogni tanto? Quanto alla critica a Berlusconi e a chi sta al governo con lui, fammi un solo esempio di berlusconiani su questo blog. Fammi un solo esempio di persone che si tirano indietro se c’è da attaccare questo governo anche con ferocia.
    Insomma, Null, sei salito in cattedra per dare lezioni… a chi? Non si capisce. Il tuo bersaglio principale, guarda caso, è proprio gente che si sbatte, che produce critica, che non è parolaia, che non ha un immaginario trito.
    Poi, se uno ti dice che non capisce, ti incazzi pure, chiami gli interlocutori “fascistelli”, dici di “aprire il culo”… Non so, a me, davvero, sembri un poveraccio. Fine.

  24. Sublime, Wu Ming 1 che parla del suo collettivo in terza persona plurale. Sì, ce lo so che è per fare un discorso astratto, ma mi ha strappato un sorrisino 🙂

  25. ta taratata ta ta…
    Mi è venuta alla mente una canzonetta degli anni Sessanta, “Cinque minuti e poi” dei New Dada di Maurizio Arceri che poi fondò i Krisma insieme alla moglie Cristina Moser.

  26. posso dedicarglielo io
    “un paio di minuti”?
    scrive: “Gli articoli triti e ritriti riproposti
    senza cambiare neanche la punteggiatura”.
    ecco, io non ho capito quali articoli.
    sono stati riproposti degli articoli
    dove c’era da cambiare la punteggiatura?
    chi avesse dei dubbi su problemi di punteggiatura,
    può andare su http://www.accademiadellacrusca.it

  27. Che pazienza, WuMing1…
    Io resto della mia idea di non dedicargli altro tempo, se qualcun altro vuole dedicargli un altro paio di minuti, faccia pure, ma non si cava sangue dai sassi. Franco passa ad altri argomenti.

  28. Poi ti danno dello sborrone, lo sai, dicono che te la tiri 😉 Comunque, non perdere tempo prezioso con Null, non lo sa nemmeno lui, cosa vuole dire.

  29. Cinque minuti e un jet partirà
    portandoti via da me!
    Cinque minuti per noi, poi anche tu partirai,
    io non so che darei per parlarti ma tu
    non mi ascolti già, più niente ormai può fermarti!
    Quattro minuti per noi, quanto dolore mi dai!
    Io non so che farei per baciarti ma tu
    già non sei più mia, tu sei già via, lontano…
    Aspetta, aspetta, ma dove vai?
    Solo un minuto e un jet partirà
    portandoti via da me!
    Solo un minuto fra noi, guarda che addio mi dai!
    Nei tuoi occhi non c’é un sorriso per me
    solo fretta ormai di andartene, amore…
    Chiamano un nome, sei tu… va’, non voltarti mai più…
    quanto cielo fra noi, é la fine anche se
    mi hai giurato che ritornerai da me!
    Bugie, bugie, non tornerai!
    Bugie, bugie, non tornerai!

  30. va be, ma tanto l’aero parte, ma poi torna. mica è come il mio portafogli, che chissà quando lo ritovo.

  31. A proposito….
    ora non è più in argomento ma ho riletto tutto (wu ming1 scusa per i puntini di sospensione, ma ci sono troppo affezionata)…
    insomma dicevo….
    ho riletto tutto e trovo che In_Cursore sia il personaggio più grottesco che ho visto finora transitare su questo blog.
    Si: grottesco.
    Dai Wu ming1! Ero meglio io che postavo il Pensatore che questo qui, pronto col cesto per le spore dei funghetti!
    Lo sapete che per raccogliere i funghi si necessita di un cesto di vimini bucherellato (sapete com’è: reliquiario di spore) ???
    Sarà così anche per il giornale famosissimo per cui scrive questo egregio signore.
    Sapere per quale giornale scrive ci stupira? E perchè? Tanto parecchie delle cose e dei cosi famosi sono completamente idioti!
    Emilio Fede è completamente idiota e non vola mai via dalle gonadi del pubblico italiano: famosissimo.
    Cmq…il motivetto della canzone me lo son ricordato: credo che mia mamma lo cantasse talvolta mentre lucidava i fornelli o preparava il suo caffè malinconico.
    In quanto al portafogli di Ilposto…sigh….abito a Napoli: aeroporto di portafogli mia cara 🙂

  32. …. e prima che si incavola la Littorina chiarisco che “cubista” voleva essere un complimento.
    Di solito sul cubo salgono le migliori. 😉

  33. Ragazzi,
    non sprecate il vostro tempo con me.
    Su, andate nell’altro post che la cubista ha messo su un altro pezzo.
    Alla fine del ballo continuate pure a darvi le pacche sulle spalle.
    Oh come siamo belli, oh come siamo fighi.
    Su da bravi, che quello dei comprimari della cubista è il ruolo che più vi si addice.
    E portate pazienza se di tanto in tanto viene qualcuno a rovinarvi la danza.
    Questo è lo scotto da pagare quando si balla in un locale pubblico.

  34. Valkiria, tu ogni tanto sei un poco cagacazzi ma nessuno, dico, *nessuno*, si sognerebbe mai di paragonarti a cialtroni come In-Cursore 😛
    E va detto che nemmeno nei momenti di sclero hai mai avuto precipitevoli cadute di stile come quelle di Null 🙂

  35. Valchi, se me l’avessero fregato potrei prendermela con qualcuno, (immigrati, governo che non fa un cazzo contro di loro, umanità indecente che non lavora o come lavoro fa il ladro). No, Valchi. Non so dove sia finito. Capisci? Il problema, come al solito, è il mio. Msagari rispunta…ed è questo che mi angoscia.
    Null, se davvero pensi che le cubiste siano le migliori (il che salvo casi disgraziati potrebbe anche essere vero) perchè la sera fino alle tre non vai in discoteca? Non è polemica, lo dico sul serio. Dì la verità, ti fa ansia.

  36. Ecco:
    la cosa che ho capito è che:
    1. l’autore è Alessandro Piperno e non c’entra con quello già noto, ovvero del Piperno politico
    2. il medesimo ha già scritto un libro/saggio su Proust antiebreo
    3.il medesimo è docente universitario di lett.francese
    4.La famiglia ebrea di cotesto giovine, come dice il cognome, viene dalla bella Priverno che un tempo nomavasi Piperno come i Sonnino vengono dalla limitrofa Sonnino( Frosinone).
    5.Da Piperno( ristoratore) a Roma mangiavansi degli ottimi carciofi alla giudia.
    6.Andavo da piccolo con mio padre da un certo Piperno simpaticissimo a comperare forniture per sartoria in questo mio nativo borgo San Salvario(in Torino),
    7.Da un altro Piperno suo parente ho comperato una bella coperta in mistolana arancione
    8.Da un altro Piperno ancora ho acquistato bella tela mista lino/canapa per rintelo dipinti.
    olè.
    Tutto cioè è vero e lo giuro davanti a voi.

  37. Nella notte mi colse un dubbio stravolgente:
    Chissà che i Piperno susseguenti da me conosciuti non siano migliori del sunnominato Alessandro?
    O no?

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