TRE GIORNI SUL 77 BOLOGNESE (A ROMA)

In questi giorni si festeggiano i trent’anni delle cosiddette radio libere, e dal momento che gli anniversari mi danno i brividi (specie quelli che mi coinvolgono) ero tentata di glissare. In effetti sto glissando. Però, parlando di radio, e di una radio in particolare, Radio Alice, non vorrei esimermi da segnalare quel che avverrà a Roma, al Politecnico Fandango (via Tiepolo 13/a) dall’11 al 13 marzo.

O meglio: non si parlerà solo di Radio Alice ma del ’77 bolognese: il titolo della rassegna è Bologna 77. Volevamo occupare il paradiso. Cedo la parola alla nota informativa e al calendario:

 “…attraverso le parole, i ricordi, di registi come Guido Chiesa, che ha di recente dedicato un documentario ed un film all’emittente bolognese (Lavorare con lentezza sta uscendo in Dvd, ndr), e Renato De Maria, che è tornato spesso nella Bologna del ’77 in compagnia di Bifo o di Andrea Pazienza, dello scrittore Enrico Palandri, il cui Boccalone lo rese celebre proprio in quegli anni, di Tano d’Amico testimone prezioso con le sue fotografie, ed ancora attraverso il documentario dedicato a Claudio Lolli, le testimonianze di Freak Antoni ed i materiali originali filmati in quegli anni dal Collettivo Dodo Brothers.

Tre giorni di documentari, film, materiali d’archivio, per ricordare quella generazione che voleva occupare il paradiso…”

 

     VENERDI’  11 MARZO

  • H 18.00 Quindici minuti del movimento di Bologna. Settembre 1977(15′) Macondo (15′)  Collettivo Dodo Brothers
  • H 18.30 Oltre le nuvole, un documentario di Antonella Restelli (58′)
  • H. 19.45 Il popolo alto, un documentario di Ferrara- Malfagia (44′).
  • H 20.30 Dibattito con gli ospiti in sala: Enrico Palandri e Tano D’amico
  • H 21.30 Il trasloco, di Renato De Maria (75′)

      SABATO 12 MARZO

  • H 19.00 Settantasette Bestemmie collettivo Dodo Brothers (18′)
  • H 19.20 Alice in paradiso, un documentario di Guido Chiesa (59′)
  • H 20.30 Dibattito con gli ospiti in sala: Guido Chiesa e Franco Berardi (Bifo)
  • H 21.30 Lavorare con lentezza, di Guido Chiesa (111′)

      DOMENICA 13 MARZO

  • H 18.00 Claudio Lolli: Salvarsi la vita con la musica, di Salvo Manzone (64′)
  • H 19.15 Paz!, di Renato De Maria  (102′)
  • H 21.00 Dibattito con gli ospiti in sala: Renato De Maria
  • H 22.00 Paz 77, di Stefano Mordini (65′)

 

86 pensieri su “TRE GIORNI SUL 77 BOLOGNESE (A ROMA)

  1. “Sono loro, di destra e di sinistra, che non hanno mai rischiato nulla e ora godono mentre chi non ha mai svenduto l’anima marcisce in galera. ”
    PURE NOSTALGICO DELLE BRIGATE ROSSE! OLE’

  2. Caro Wu Ming 1,
    quello che hai scritto lo condivido, quasi, tutto ma il punto, a mio avviso, è un altro.
    Negli ultimi quarant’anni i “rossi” hanno pestato i “neri” e i “neri” hanno pestato i “rossi”.
    Mentre le opposte “fazioni” (passami il termine) si fronteggiavano, a volte anche con le armi, i soliti noti coltivavano i loro sporchi affari.
    Le seconde e le terze file di questi movimenti, di destra e di sinistra, sono stati sempre con il culo al caldo e non si sono mai “sporcate” le mani.
    Furbi loro.
    Li riconosci oggi?
    Si, caro Wu Ming 1, sono quelli che vedi in TV tutti i giorni. Sono loro, di destra e di sinistra, che non hanno mai rischiato nulla e ora godono mentre chi non ha mai svenduto l’anima marcisce in galera.
    Era questo il senso del mio invito ad occuparsi dei vivi.
    I morti non fanno danni.

  3. Anonimo,
    Ma che hai capito?
    Occuparsi dei vivi nel senso di tenerli d’occhio e denunciare tutte le porcherie che fanno giorno dopo giorno.
    D’accordo che un post in un blog può essere frainteso ma sforziamoci di leggere con attenzione.
    Se condanno quello che è successo negli ultimi quarant’anni è perchè non l’ho mai condiviso.
    Mi sembra(va) chiaro.

  4. sono daccordissimo con wuming1. piazzale loreto non è una questione di palato, ma se il memento vi ha lasciato l’amaro in bocca vi consiglio i proverbiali tarallucci e vino.
    glisserò sulla pelle d’oca che mi viene a leggere di “rossi”, “neri” e “schiaffoni”…”ma che stiamo in un film di alberto sordi?!?”
    se poi qualcuno ha voglia di parlare del rapporto tra vivi e morti vado a mettere sul fuoco la moka da 6 tazze, a conti fatti, finiamo per le nove domattina.
    approfitto e ringrazio anche wuming1 per new thing, lo ringrazio come amante della scrittura, del jazz e in particolare proprio di quel periodo. mi sarei complimentato live sabato a napoli, ma sono un timido.

  5. Ma scusa Andrea C. ma sei daccordo anche sul mettere un animazione di piazzale Loreto e dire :”ma guardate ragazzi non è un amore?”.
    E’ di questo che si parlava , che cacchiarola c’entrano i palati fini .

  6. Cavolo ragazzi fate venire i brividi!Non so so se a parlare si il vero wu ming o qualcuno che si spaccia per lui (spero di si). Quello che è di cattivo gusto è l’animazione nel vostro sito assieme alla frase che le presenta”guardate non è un amore?”. Nessuno mette in dubbio sulla necessità in quel preciso momento storico , in quelle ore e minuti di fare quello che è stato fatto, nessuno mette in dubbio la brutalità del regime fascista.Ti si sta dicendo Wu ming che fa schifo l’animazione nel tuo sito assieme alle parole “ma guardatela non è un amore?”. No è di cattivo gusto detta così .Proprio da deficenti .Stop

  7. primo: che significa essere daccordo sull’accostamento di parole e frasi?
    l’espressione “non è un amore?” a me è piaciuta proprio perchè è una di quelle espressioni che sembrano inflazionate quanto il prezzo delle zucchine negli ultimi due anni. l’uso di detta espressione per definire il memento di un evento che appunto negli ultimi anni è stato oggetto di revisione quanto le zucchine sono state oggetto di speculazione mi è sembrato un divertente e perspicace accostamento.
    secondo: quella frase su un film di alberto sordi è tratta da ecce bombo di moretti, che in un bar, sentendo un discorso che conteneva un po troppe generalizzazioni si incazzava e per fortuna veniva buttato fuori prima di essere preso a schiaffi. insomma, volevo dire: per favore mi pare che si stiano usando termini un po generici per questioni abbastanza specifiche.
    terzo: carlo, leccami le palle.

  8. Ma caro Anonimo, se ti stupisci di trovare fra i tuoi interlocutori persone convinte che il fascismo vada estirpato, si vede che finora hai frequentato in prevalenza fascisti. Si dà il caso che essi siano gli unici a non pensare che il fascismo vada estirpato. Comunque, benvenuto nel mondo reale, meglio tardi che mai, però abituati a stupirti molto spesso, che i fascisti al governo stanno tirando davvero troppo la corda e può darsi che la reazione sia poco garbata.

  9. >
    andrea,
    quei termini che tu definisci generici rendono bene l’idea di un periodo della nostra storia.
    Non ci crederai ma erano i termini in uso in quel periodo.
    Ripeto, purtroppo non stiamo parlando di un film.
    Con questo auguro a tutti la buona notte.

  10. Ripeto per l’ennesima volta che ci si chiedva se fosse di buon gusto dire “ragazzi guardate che amore!” riferendosi a piazzale loreto (nello specifico ai corpi appesi).Poi io adoro Fassino , ma si sa per voi anche lui è un reazionario.

  11. a me è piaciuta proprio perchè è una di quelle espressioni che sembrano inflazionate quanto il prezzo delle zucchine negli ultimi due anni. l’uso di detta espressione per definire il memento di un evento che appunto negli ultimi anni è stato oggetto di revisione quanto le zucchine sono state oggetto di speculazione mi è sembrato un divertente e perspicace accostamento.
    BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

  12. Per distendere i nervi e pacificare gli animi, un racconto dall’ultimo numero di Giap, il bollettino dei wuminghi.
    I FASCISTI
    di Wu Ming 1
    Io volevo dire questa cosa, no? Il problema non è tanto “il Fascismo”: il problema sono *i fascisti*, proprio loro, le persone. I fasci era come se vivevano nella quinta dimensione di Tony Binarelli, adesso invece sono più vicini, apri il giornale e senti l’alitosi, accendi la tivù e ti chiedi quand’è che hai chiamato l’autospurgo l’ultima volta, ci sarà mica la fossa piena?
    Io, da piccolo, un fascista dal vivo, in carne e ossa, non so manco se l’ho visto. Mi hanno cresciuto nel disgusto per quelli là, mi facevano schifo di default. Senza esagerazioni, per carità, senza dirmi chissà che o chissà cosa: era l’atmosfera intorno. Per dire, non era come quel mio amico che c’ha due bimbe piccole e una delle due gli ha chiesto: “Papà, papà, cosa sono i fasisti?” – e lui, dolce dolce: “I fascisti sono bestie che vivono nelle fogne”. Alta pedagogia, se posso esprimere un parere, ma in casa mia non c’era bisogno, famiglia di comunistacci, la domanda aveva già la risposta.
    Io stavo in un paesello di mille anime sì e no. Manco da un sacco di anni, vado solo a trovare i miei ma il paese non lo frequento. Però lì intorno, di recente, son successe cose strane. Nel comune limitrofo, ogni anno, ci stanno un po’ di naziskànker e arnesi della X Mas che fanno una commemorazione dei loro caduti – che, se posso dire, potevano pure cadere da più in alto, ché se ne son fatta ancora poca, di bua.
    Ogni anno ‘sta messa diventa una sfilata di schifosi col cotone nel pacco e le braghe attillate, verruchinate, che passano davanti al monumento ai partigiani e tirano uova, cacciano bestemmioni e fanno il ditaculo. Tutti gli anni grande scandalo, articoli sulla stampa locale, biasimo della autorità, ma nessuno fa un cazzo, nessuno che arrivi coi secchi di merda, nessun partigiano che decida di tirare le cuoia in gloria e appostarsi alla finestra col residuato bellico tenuto pronto dal ’45. Niente.
    Pure al paesello mio, proprio lì, è successa una cosa strana, sarà un mese sì e no. Nel ’44 un aviatorino di Salò, uno che era del paesello, decolla e lo tira giù la RAF (no quella tedesca di Ulrike Meinhof: quella inglese, la roialeirfors). Lo abbattono nei pressi di Argenta, zona di paludi e bonifiche, però poi non lo trovano più, né lui né l’aereo. Mica sparisce così, un aereo, eppure sparisce così.
    Passano sessant’anni, e arrivano questi “appassionati di recuperi di velivoli militari”, sì, esistono, c’era scritto così. Questi battono la campagna e non ti trovano l’aeroplano?
    Beh, succede che al paesello s’organizza in fretta e furia una grande messa, perché è ritornato ‘sto figlio… del paesello, appunto, e fin qui normale, solo che poi a ‘sta messa ti intervengono le autorità militari (ma il governo non era Badoglio, nel ’44? Come c’entrano le autorità militari con coso, lì, l’aviatorino, decollato agli ordini di un governo-fantoccio messo su dagli alemanni?), e arrivano pure svariati arnesi di cui sopra, e non so se c’erano pure quelli col cotone nel pacco.
    Insomma, diventa una chiassata revanscista, nera nera, e il sindaco diessino dice: “Che mi frega a me? Io non ci vado”, e qualcuno fa pure polemica, “l’insensibilità del Primo Cittadino…”, “ha compiuto un gesto di parte…”, “l’ha buttata in politica…” Ma che doveva fare, ‘sto cristo? Andare, stare impettito in mezzo ai nazi, fare il saluto romano e alla fine mettersi pure una scopa in culo così ramazzava il sagrato? Io dico che ha fatto bene a non andare!
    Insomma, i fasci scorrazzano dove giravo io da piccolo che non ne vedevo manco uno.
    I fasci stavano sullo sfondo, tipo l’orizzonte, scoloravano nella distanza. Con tutta quell’atmosfera tra me e loro, più che neri rimanevano azzurrastri.
    La prima volta che ho visto i fasci da vicino li ho comunque visti da lontano, scusate. Dico i fasci fasci, mica i compagni di liceo che si davano arie da fascistelli così per fare. S’era nella primavera del ’91 e una squadretta di costoro fa un mordi-e-fuggi nell’aula bianca di Lettere, al pianterreno di Zamboni 38, che è “autogestita dagli studenti”, cioè dagli autonomi, che poi siam noialtri. In realtà è un luogo di cazzeggio, dentro non c’è niente. Entrano coi bastoni, lottano eroici contro nessuno, buttano un po’ di niente a gambe all’aria e se ne ripartono, pregni di chissà che soddisfazione.
    Non ricordo di che sottospecie erano, Fare Fronte, Fronte della Gioventù, boh. Se la memoria non m’inganna, era tempo di elezioni universitarie. La lista di destra si chiamava “Sturm und Drang” (subito ribattezzata “Strunz und Sprang”), ma con questi non c’entrava, forse.
    Siccome qualcuno – chi?, boh – li ha visti che partivano da un bar di via Belle Arti – facciamo che si chiama “La Coccinella” – si decide d’andarli a pigliare mentre prendono il caffè, fargli sentire lo stalin tra labbro e tazzina. Il problema è che, al bar, i tipi erano in attesa, se ne escono da sotto un’impalcatura con caschi e spranghe. Noialtri ci si blocca un istante, ché non siamo attrezzatissimi. Non so perché ma rimaniamo fermi lì, a cinquanta metri. Sopra l’impalcatura c’è un manovale, che bello bello se ne scende e ci porta un manico di vanga. Noi si esulta, è chiaro. Grazie, prego, auguri, ci vediamo.
    Forti della solidarietà militante del popolo, torniamo in Zamboni per disselciarne un pezzetto, ma quando torniamo i fasci sono iti, c’è solo più qualche digossino e il bar è sguarnito. La vetrina si prende un par di sampietrini, così, tanto per metterci la firma. Il barista urla (giurin giuretta): – No, vi sbagliate, non sono di destra, io finanziavo Prima Linea! – Boh.
    Non sapendo che fare, decidiamo per un’ assemblea, tipo i rivoluzionari ebrei in Brian di Nazareth.
    Per il giorno dopo è annunciato un banchetto dei fasci a Giurisprudenza, non si sa se son gli stessi ma fa niente, “cinìs, giapunìs, ien tot prezìs”.
    Di quell’assemblea ricordo solo una frase topica: – I fascisti non sono un problema politico, e non sono un problema militare: sono un problema politico E un problema militare! – Perle di saggezza.
    L’indomani s’esce dal 38 tutti bardati, i giornali han parlato del bordello di ieri e si vuol far bella figura. Passamontagna di lana (a fine maggio, roba da farci le esche da pesci), spranghe d’ogni natura e dimensione, qualcuno c’ha pure un estintore e un tizio, con ‘na bomboletta e ‘n’accendino, s’è fatto un lanciafiamme rozzimentale. Pure i più incazzosi lo guardano un po’ così, come si guarda il matto che gli dài ragione a prescindere.
    Ci si muove verso Piazza Verdi, che è tipo l’Ok Corral. Di là dal cordone di polizia c’è Giurisprudenza. I fasci sono a duecento metri, li si vede a spizzocchi e bocconi. Dietro i caschi dei celerini solo due-tre braccia tese, qualche bastone (o sono manifesti arrotolati?), pare di vedere facce di merda coi Ray-ban ma forse è dissonanza cognitiva: da che mondo è mondo, i fasci hanno i Ray-ban, quindi li si vede.
    L’Armata Brancaleone ci fa una pippa. C’è un compagno che ne sa quanto gli altri ma ci tiene a spiegare la situazione, e chiaramente gesticola, solo che mentre gesticola c’ha la spranga in mano e prende in faccia un altro compagno, che poi lo devono accompagnare in aula bianca ché gli esce sangue dal naso. Riusciamo a farci del male pure senza fare un cazzo. Siamo lì fermi e c’è Luca, che non è ancora Wu Ming 3 ma più tardi lo diventa, alza un piede, lo indica e mi fa: – Io ho questi anfibi fatti dal laboratorio del Leoncavallo, e si sta staccando la suola. Che faccio se gli sbirri caricano e si stacca la suola, eh, che faccio?
    In quel momento gli sbirri decidono che caricano. Mentre ripieghiamo, la suola di Luca si stacca da davanti, come una bocca che s’apre per mordere il pavè. Luca cade mentre un celerino gli dice: “Pezzodimerdapezzodimerdapezzodimerda…”, si protegge la testa e si prende un po’ di randellate sulle mani, che poi le avrà gonfie fino a notte.
    Il bilancio dello scontro: due contusi. Uno sprangato per sbaglio da un compagno, l’altro fottuto dagli anfibi del Leo. Poi dice gli scazzi interni alla sinistra.
    Il giorno dopo su “L’Unità”-Bologna esce una foto di noi tutti bardati, pare il carnevale di Cento, facciam ridere i polli. La didascalia dice: “Autonomia schierata in via Zamboni”. Capirai…
    Qualche mese dopo, una sera, qualcuno li ha beccati che attacchinavano, e stavolta le pacche le han prese, senza messinscene, una cosa tranquilla.
    Di che stavamo parlando? Ah, sì, che adesso i fasci sono più vicini, l’autospurgo, la fossa biologica etc. etc. Ecco, era per dire che i fasci non sono quei baluginii di Ray-ban e bracci tesi, non sono quelli che li insegui o t’inseguono e a volte ve le date o tirano fuori la lama ma è come se vivessero in un altro mondo, tipo gli alieni della stella Vega in “Atlas Ufo Robot”. No, io non so come spiegarmi, ma è un po’ che li sento davvero troppo vicini, e a pelle mi fanno uno schifo che non vi dico, e a mente ancora di più. Sarà ‘sta cosa delle “foibe” che m’ha fatto girare le balle, saranno tutti ‘sti incendi di centri sociali, sarà quel che sarà, ma qui c’è un tanfo…
    Ah, dimenticavo: coso, l’aviatorino, è stato tirato giù dagli inglesi nel ’44. E allora perché, su un sitozzo fascista, degli “Amici della Folgore”, figura tra le vittime del “Triangolo della morte”, come se l’avessero ucciso per vendetta dei partigiani nel Dopoguerra? Avranno mica confuso la RAF di Winston Churchill con quella di Ulrike Meinhof? Boh. Comunque, è un bell’esempio del criterio usato per ‘sti elenchi di “vittime”, ed è ancora niente rispetto alle liste delle foibe, che poi ne parliamo un’altra volta.

  13. Per distendere i nervi e pacificare gli animi, un racconto dall’ultimo numero di Giap, il bollettino dei wuminghi.
    I FASCISTI
    di Wu Ming 1
    Io volevo dire questa cosa, no? Il problema non è tanto “il Fascismo”: il problema sono *i fascisti*, proprio loro, le persone. I fasci era come se vivevano nella quinta dimensione di Tony Binarelli, adesso invece sono più vicini, apri il giornale e senti l’alitosi, accendi la tivù e ti chiedi quand’è che hai chiamato l’autospurgo l’ultima volta, ci sarà mica la fossa piena?
    Io, da piccolo, un fascista dal vivo, in carne e ossa, non so manco se l’ho visto. Mi hanno cresciuto nel disgusto per quelli là, mi facevano schifo di default. Senza esagerazioni, per carità, senza dirmi chissà che o chissà cosa: era l’atmosfera intorno. Per dire, non era come quel mio amico che c’ha due bimbe piccole e una delle due gli ha chiesto: “Papà, papà, cosa sono i fasisti?” – e lui, dolce dolce: “I fascisti sono bestie che vivono nelle fogne”. Alta pedagogia, se posso esprimere un parere, ma in casa mia non c’era bisogno, famiglia di comunistacci, la domanda aveva già la risposta.
    Io stavo in un paesello di mille anime sì e no. Manco da un sacco di anni, vado solo a trovare i miei ma il paese non lo frequento. Però lì intorno, di recente, son successe cose strane. Nel comune limitrofo, ogni anno, ci stanno un po’ di naziskànker e arnesi della X Mas che fanno una commemorazione dei loro caduti – che, se posso dire, potevano pure cadere da più in alto, ché se ne son fatta ancora poca, di bua.
    Ogni anno ‘sta messa diventa una sfilata di schifosi col cotone nel pacco e le braghe attillate, verruchinate, che passano davanti al monumento ai partigiani e tirano uova, cacciano bestemmioni e fanno il ditaculo. Tutti gli anni grande scandalo, articoli sulla stampa locale, biasimo della autorità, ma nessuno fa un cazzo, nessuno che arrivi coi secchi di merda, nessun partigiano che decida di tirare le cuoia in gloria e appostarsi alla finestra col residuato bellico tenuto pronto dal ’45. Niente.
    Pure al paesello mio, proprio lì, è successa una cosa strana, sarà un mese sì e no. Nel ’44 un aviatorino di Salò, uno che era del paesello, decolla e lo tira giù la RAF (no quella tedesca di Ulrike Meinhof: quella inglese, la roialeirfors). Lo abbattono nei pressi di Argenta, zona di paludi e bonifiche, però poi non lo trovano più, né lui né l’aereo. Mica sparisce così, un aereo, eppure sparisce così.
    Passano sessant’anni, e arrivano questi “appassionati di recuperi di velivoli militari”, sì, esistono, c’era scritto così. Questi battono la campagna e non ti trovano l’aeroplano?
    Beh, succede che al paesello s’organizza in fretta e furia una grande messa, perché è ritornato ‘sto figlio… del paesello, appunto, e fin qui normale, solo che poi a ‘sta messa ti intervengono le autorità militari (ma il governo non era Badoglio, nel ’44? Come c’entrano le autorità militari con coso, lì, l’aviatorino, decollato agli ordini di un governo-fantoccio messo su dagli alemanni?), e arrivano pure svariati arnesi di cui sopra, e non so se c’erano pure quelli col cotone nel pacco.
    Insomma, diventa una chiassata revanscista, nera nera, e il sindaco diessino dice: “Che mi frega a me? Io non ci vado”, e qualcuno fa pure polemica, “l’insensibilità del Primo Cittadino…”, “ha compiuto un gesto di parte…”, “l’ha buttata in politica…” Ma che doveva fare, ‘sto cristo? Andare, stare impettito in mezzo ai nazi, fare il saluto romano e alla fine mettersi pure una scopa in culo così ramazzava il sagrato? Io dico che ha fatto bene a non andare!
    Insomma, i fasci scorrazzano dove giravo io da piccolo che non ne vedevo manco uno.
    I fasci stavano sullo sfondo, tipo l’orizzonte, scoloravano nella distanza. Con tutta quell’atmosfera tra me e loro, più che neri rimanevano azzurrastri.
    La prima volta che ho visto i fasci da vicino li ho comunque visti da lontano, scusate. Dico i fasci fasci, mica i compagni di liceo che si davano arie da fascistelli così per fare. S’era nella primavera del ’91 e una squadretta di costoro fa un mordi-e-fuggi nell’aula bianca di Lettere, al pianterreno di Zamboni 38, che è “autogestita dagli studenti”, cioè dagli autonomi, che poi siam noialtri. In realtà è un luogo di cazzeggio, dentro non c’è niente. Entrano coi bastoni, lottano eroici contro nessuno, buttano un po’ di niente a gambe all’aria e se ne ripartono, pregni di chissà che soddisfazione.
    Non ricordo di che sottospecie erano, Fare Fronte, Fronte della Gioventù, boh. Se la memoria non m’inganna, era tempo di elezioni universitarie. La lista di destra si chiamava “Sturm und Drang” (subito ribattezzata “Strunz und Sprang”), ma con questi non c’entrava, forse.
    Siccome qualcuno – chi?, boh – li ha visti che partivano da un bar di via Belle Arti – facciamo che si chiama “La Coccinella” – si decide d’andarli a pigliare mentre prendono il caffè, fargli sentire lo stalin tra labbro e tazzina. Il problema è che, al bar, i tipi erano in attesa, se ne escono da sotto un’impalcatura con caschi e spranghe. Noialtri ci si blocca un istante, ché non siamo attrezzatissimi. Non so perché ma rimaniamo fermi lì, a cinquanta metri. Sopra l’impalcatura c’è un manovale, che bello bello se ne scende e ci porta un manico di vanga. Noi si esulta, è chiaro. Grazie, prego, auguri, ci vediamo.
    Forti della solidarietà militante del popolo, torniamo in Zamboni per disselciarne un pezzetto, ma quando torniamo i fasci sono iti, c’è solo più qualche digossino e il bar è sguarnito. La vetrina si prende un par di sampietrini, così, tanto per metterci la firma. Il barista urla (giurin giuretta): – No, vi sbagliate, non sono di destra, io finanziavo Prima Linea! – Boh.
    Non sapendo che fare, decidiamo per un’ assemblea, tipo i rivoluzionari ebrei in Brian di Nazareth.
    Per il giorno dopo è annunciato un banchetto dei fasci a Giurisprudenza, non si sa se son gli stessi ma fa niente, “cinìs, giapunìs, ien tot prezìs”.
    Di quell’assemblea ricordo solo una frase topica: – I fascisti non sono un problema politico, e non sono un problema militare: sono un problema politico E un problema militare! – Perle di saggezza.
    L’indomani s’esce dal 38 tutti bardati, i giornali han parlato del bordello di ieri e si vuol far bella figura. Passamontagna di lana (a fine maggio, roba da farci le esche da pesci), spranghe d’ogni natura e dimensione, qualcuno c’ha pure un estintore e un tizio, con ‘na bomboletta e ‘n’accendino, s’è fatto un lanciafiamme rozzimentale. Pure i più incazzosi lo guardano un po’ così, come si guarda il matto che gli dài ragione a prescindere.
    Ci si muove verso Piazza Verdi, che è tipo l’Ok Corral. Di là dal cordone di polizia c’è Giurisprudenza. I fasci sono a duecento metri, li si vede a spizzocchi e bocconi. Dietro i caschi dei celerini solo due-tre braccia tese, qualche bastone (o sono manifesti arrotolati?), pare di vedere facce di merda coi Ray-ban ma forse è dissonanza cognitiva: da che mondo è mondo, i fasci hanno i Ray-ban, quindi li si vede.
    L’Armata Brancaleone ci fa una pippa. C’è un compagno che ne sa quanto gli altri ma ci tiene a spiegare la situazione, e chiaramente gesticola, solo che mentre gesticola c’ha la spranga in mano e prende in faccia un altro compagno, che poi lo devono accompagnare in aula bianca ché gli esce sangue dal naso. Riusciamo a farci del male pure senza fare un cazzo. Siamo lì fermi e c’è Luca, che non è ancora Wu Ming 3 ma più tardi lo diventa, alza un piede, lo indica e mi fa: – Io ho questi anfibi fatti dal laboratorio del Leoncavallo, e si sta staccando la suola. Che faccio se gli sbirri caricano e si stacca la suola, eh, che faccio?
    In quel momento gli sbirri decidono che caricano. Mentre ripieghiamo, la suola di Luca si stacca da davanti, come una bocca che s’apre per mordere il pavè. Luca cade mentre un celerino gli dice: “Pezzodimerdapezzodimerdapezzodimerda…”, si protegge la testa e si prende un po’ di randellate sulle mani, che poi le avrà gonfie fino a notte.
    Il bilancio dello scontro: due contusi. Uno sprangato per sbaglio da un compagno, l’altro fottuto dagli anfibi del Leo. Poi dice gli scazzi interni alla sinistra.
    Il giorno dopo su “L’Unità”-Bologna esce una foto di noi tutti bardati, pare il carnevale di Cento, facciam ridere i polli. La didascalia dice: “Autonomia schierata in via Zamboni”. Capirai…
    Qualche mese dopo, una sera, qualcuno li ha beccati che attacchinavano, e stavolta le pacche le han prese, senza messinscene, una cosa tranquilla.
    Di che stavamo parlando? Ah, sì, che adesso i fasci sono più vicini, l’autospurgo, la fossa biologica etc. etc. Ecco, era per dire che i fasci non sono quei baluginii di Ray-ban e bracci tesi, non sono quelli che li insegui o t’inseguono e a volte ve le date o tirano fuori la lama ma è come se vivessero in un altro mondo, tipo gli alieni della stella Vega in “Atlas Ufo Robot”. No, io non so come spiegarmi, ma è un po’ che li sento davvero troppo vicini, e a pelle mi fanno uno schifo che non vi dico, e a mente ancora di più. Sarà ‘sta cosa delle “foibe” che m’ha fatto girare le balle, saranno tutti ‘sti incendi di centri sociali, sarà quel che sarà, ma qui c’è un tanfo…
    Ah, dimenticavo: coso, l’aviatorino, è stato tirato giù dagli inglesi nel ’44. E allora perché, su un sitozzo fascista, degli “Amici della Folgore”, figura tra le vittime del “Triangolo della morte”, come se l’avessero ucciso per vendetta dei partigiani nel Dopoguerra? Avranno mica confuso la RAF di Winston Churchill con quella di Ulrike Meinhof? Boh. Comunque, è un bell’esempio del criterio usato per ‘sti elenchi di “vittime”, ed è ancora niente rispetto alle liste delle foibe, che poi ne parliamo un’altra volta.

  14. Carlo, come mai a volte ti firmi “Anonimo” o “In-Cursore”? Non serve. Le cazzate dette in coro rimangono cazzate, anzi, peggiorano.
    Il problema di Piazzale Loreto è uno solo: che non lo si possa rifare a piacimento.

  15. ok Andrea vada per il sessantanove. Anche se oggi si parlava di ’77.
    P.S. Cose tutto quel giro di parole sulle zucchine?L’arte di leccare non conosce limiti.

  16. Comunque, benvenuto nel mondo reale, meglio tardi che mai, però abituati a stupirti molto spesso, che i fascisti al governo stanno tirando davvero troppo la corda e può darsi che la reazione sia poco garbata.
    SOLO UN RAGAZZINO DEFICENTE POTEVA SCRIVERE UN MINACCIA DEL GENERE! AMEN BUONANOTTE

  17. Wu, scusa, a me non m’ha fatto ridere il tuo giochino. Non razionalmente. Infantilmente, mi fa un po’ paura. e io della mia paura, di solito, mi fido, e di solito mi va bene. credo che sia la mia consigliere migliore, anche se poi quando si assenta un secondo mi ficco nei guai. Sono d’accordo con te, per buona parte dell’analisi – quella razionale, gli articoli mi paiono buoni – ma l’inquadratura del culone del morto e del faccione del vivo, no. è come sfottere uno che non si può difendere. pure se è uno stronzo.

  18. Posto, ma ti sei accorta che quello stronzo, oggi, in Italia, lo sta difendendo un sacco di gente, e soprattutto gente che sta al governo? Li vedi anche tu i calendari del Duce appesi nelle edicole? Le hai sentite anche tu le battute sul fatto che “mandava gente in vacanza”? Ben venga il memento di Piazzale Loreto! Ragazzi, senza un poco di pelo sullo stomaco questi qua non li si ferma, meno pruderie.

  19. “ABBASSO LE CONVENTICOLE LETTERARIE!!!”
    Ho letto qualche articolo de “Il domenicale” e mi sembra una pila di merda, in termini di credibilità intellettuale. Fare nomi in mancanza di argomentazioni è una regola ovvia del marketing culturale: mi risulta che due paginette con decine di nomi non possano dare come risultato che una lista di proscritti; un’abolizione d’autorità di un nemico un po’ troppo vago, ai limiti della paranoia. Io credo che la cattiva fede dei finti rivoluzionari non partorisca altro che il paternalismo dei reazionari più ottusi (e sfido chiunque a dire che questa sia una difesa d’ufficio dell’ennesimo membro della conventicola).
    Sulla questione del ridere o meno del “Duce appeso”, io non vedo dove sia il cattivo gusto di Wu Ming, se non nella testa dei bigotti. Chi trova che non si possa ridere di ciò che “per natura ripugna” (con tutte le riserve sulla locuzione “per natura”) dovrebbe leggere il saggio sull’umorismo di “tale” Luigi Pirandello (con riferimento alle pagine su “avvertimento del contrario” e “sentimento del contrario”), oppure tacere.

  20. Ho scritto “ridere” in senso lato, il tragico è compreso nel prezzo dell’atto stesso. Chiara la tua precisazione, ma secondo me ti eri spiegato.

  21. Giusto. Si può anche ridere dell’orrore. Però ci tengo a precisare che l’obiettivo di quell’animazione non era far ridere. Non vi è alcun intento comico. Vi è, al contrario, un intento tragico, e poi c’è un messaggio di speranza. Se la vedono i fascisti, quell’immagine, allora è un “memento mori” (e mori pure male, faccia di merda). Se la vede chi si sente talmente oppresso dall’andazzo da non vedere luce in fondo al tunnel, è un “sic transit gloria mundi” (e transit, fìdati, transit!).

  22. Null, ma è tanto difficile confrontarsi su qualcosa senza dare in escandescenze? Dài in escandescenze almeno una volta alla settimana. Se quando uno scrive “bigotti” ti senti chiamato in causa, vuol dire che nel tuo intimo ti consideri un bigotto. O no? Altrimenti, quel “bigotti” non ti riguardava, ok? E pesa le parole: “fascistelli” lo vai a dire a qualcun altro, magari a qualcuno che si scandalizza per Piazzale Loreto.

  23. @roquentin
    Senti testina,
    bigotto sarai tu e tutti i fascistelli come te.
    Wu Ming 1 ha fatto una domanda:
    A questa domanda chi ha voluto ha dato una risposta.
    PUNTO.
    Io non ho offeso nessuno, non ho attaccato la persona o il gruppo che ha realizzato quella animazione.
    Voi invece fascistelli da “tre soldi” siete sempre pronti ad attaccare chi la pensa in modo diverso.
    Cascate male.
    Ci rivediamo al prossimo giro.

  24. Eccone un altro,
    Io difendo il mio diritto a esprimere un parere… diverso.
    Lo capisci si o no?
    Io non ho attaccato chi ha manifestato il suo gradimento per quell’ animazione.
    Io rispetto chi la pensa diversamente da me.
    Capisci la differenza o il concetto, per te, è troppo sofisticato?
    Io ho espresso, su richiesta di chi l’ha seganalata, la “mia” valutazione su quella gif e solo su quella.
    Se tu hai gradito non fai altro che manifestare il tuo pensiero senza rompere il cazzo a chi non la pensa come te.
    FINE.

  25. No, caro, tu hai dato dei “fascistelli” a imprecisati interlocutori, e in questo modo ti sei posto ben oltre i confini di un discorso civile. “Eccone un altro”, dici. E non ti chiedi come mai? E non pensi che gli altri, di te, dicano invece: “Ancora lui!”.

  26. Una volta qui s’è scatenato un putiferio perchè definivo una bufala l’espressione: ” devo guardare la tv per capire come va il mondo”.
    Beh, allora la guardate o non la guardate? Se la guardate dovete per forza vedere Tina Cipollari: c’è.
    Faccio finta di guardarla ogni tanto: c’è.

  27. ciao, sono di bologna e ti dico che parlare di 77 bolognese oggi è semplicemente “stralunato”, cara lipperini, non so chi tu sia e nammeno quanti anni tu abbia…ma quanto tempo è che non vai in “piazzetta”? quanto tempo è che non vai al link?
    bologna è finita ragazza mia da un bèl pò.

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