GIA', I FESTIVAL

E’ che la connessione volante svolazza un po’ troppo, e poi c’è stata una prevedibile influenza estiva: comunque, ci sono anche se non ancora a pieno regime. Ma giustamente Gianpaolo Serino mi manda un intervento (uscito su L’Avvenire) a proposito della querelle sui festival letterari. Non ci rinuncio, eccolo qui.

Mentre il mondo editoriale è in fibrillazione per l’epifania di Mantova c’è un premio, il Pen Club, che nello stesso periodo ha come unici riflettori puntati quelli dei lettori. Un premio che ha avuto promotori illustri -da Filippo Tommaso Marinetti a Ignazio Silone, da Maria Bellonci a Mario Soldati- e che consigliamo a tutti coloro che vogliano passare dei giorni a contatto con la natura della creatività. La differenza tra i due eventi non è da poco: a Compiano, suggestivo paesino abbarbicato sulle colline dell’Appennino parmense, l’atmosfera del Pen Club è totalmente diversa rispetto ad un Festival di Mantova ormai ridotto a show business che fa fatturati (non solo) sulla carta. L’idea alla base di Mantova, sia chiaro, era buona: portare i libri incontro ai lettori. Ora, però, quella logica si è snaturata. Non siamo ancora giunti al voyeurismo da Fiera dell’eros, ma poco ci manca. Il Festival è stato ridotto (“ingrandito”, dicono gli organizzatori) a fiera delle vanità (e delle atrocità) di scrittori ed editori. Sotto l’occhio mediatico di giornali e televisioni le star del circo mantovano si esibiscono, in tutta l’essenza della loro apparenza, in piroette acrobatiche pur di presenziare. E i lettori? A Mantova sono spettatori che vagano, contenti ed inebetiti, da una gabbia all’altra (gli organizzatori le chiamano “location”) pur di vedere i loro beniamini di carta. Già: perché a Mantova ormai i lettori non vanno per ascoltare, ma per “vedere”; gli addetti ai lavori, invece, per farsi vedere. Ormai è tutto uno spettacolo: tra inchiostro e paillettes. E se anni fa poteva anche valere la pena macinare chilometri e chilometri per incontrare scrittori che da anni sognavi di ascoltare adesso anche questo miraggio è svanito. Perché le star presenti, a festival terminato, sono subito pronti a partire per tour promozionali che toccano le librerie di tutta Italia. Le solite, naturalmente: i megastore delle città più importanti.. Ma vederli davvero a contatto con il popolo (dei lettori)? Sarebbe grandioso se qualche illuminato, si spera non catodico, decidesse di trasferire l’idea originale ( format) in qualche altro luogo (location). Sarebbe bello ascoltare Antonio Moresco, autoemarginato della letteratura più salottiera, filosofeggiare nei quartieri spagnoli di Napoli; sarebbe interessante assistere alle dissertazioni di Paul Ginsborg sul “bene comune” a Le Vallette di Torino o catapultare Chuck Pahalaniuk, cantore degli orrori moderni, allo Zen di Palermo. Siamo sicuri che il pubblico, se non con più interesse, ascolterebbe con maggiore partecipazione. Nell’attesa (ri)scopriamo Compiano, Premio Pen Club. L’appuntamento è per la sera di sabato 3 settembre nella piazza del paese. Accanto a nomi noti come Maggiani, Piperno, Affinati, Arslan e Ongaro ad essere protagonista sarà proprio questo piccolo borgo antico dove più che vedere si “respirerà” cultura. Potrà apparire uno spot, ma non lo è. E’ solo un consiglio che invita a scoprire un mondo a parte. Un mondo appartato, fatto di strade e uomini, prima che di telecamere e starlette della penna.    

77 pensieri su “GIA', I FESTIVAL

  1. scusa giusippe, ma non riesco a capire questo tuo dolore. ma allora bertolucci quando hanno fatto “ultimo tango a zagarolo” che doveva fare? spararsi! lascia perdere, dai. non ti disperare.

  2. SOLIDARIETA’ A IANNOZZI. Gli dedico questo apocrifo, 100% apocrifo Iannozzi.
    Il cielo è nero di nero, dal nero
    escono artigli a forma di svastica lorda di sangue
    cammino coi piedi piombati nel fango dei tempi,
    e li ignoro, ne penso
    che sono sciocchezzuole sbocconcellate
    vacui, pavidi torsoli di mela
    la lebbra m’invade da dietro
    lo specchio s’infrange e io affogo
    nel latte dei mondi che franano
    e porto meco
    la merda che ho in tasca,
    povere cose, cado
    tanto per cadere
    poi mi sveglio.
    Ogni giorno m’inseguono giannizzeri
    la sera mi sbronzo coi iannozzeri
    lo faccio per te
    per te canto il mio blues,
    baby baby,
    baby baby baby,
    baby
    baby.
    Baby,
    non devi avere paura
    di un nuovo nazismo.
    E’ la disperazione della forza.
    Noi abbiamo, tra noi,
    la forza della disperazione,
    la forza dei desperados,
    perché noi siamo desperados
    cantanti un lurido blues
    fatto di bicchieri di vino
    ci piace la figa, è vero,
    la nostra musa vomita liquidi
    d’un rosso necrotico
    e scriviamo
    libri che volano via
    lontano
    libri di miele e di fiele
    libri di male e di fiale
    libri di fole
    libri che sono sòle
    per adescare donne sole
    e cantare loro un blues,
    baby baby,
    baby baby baby
    baby baby baby baby
    baby,
    baby,
    baby
    ti canto il mio blues,
    oh baby
    baby baby
    baby baby baby
    baby baby boom
    boom! boom!

  3. @ ANGELA
    Io ho sempre firmato con il mio nome e cognome ogni singola mia parola, anche quando negativa ma sempre e comunque critica. Che se mi chiedeva di spiegare, io spiegavo il perché.
    Non sono mai e poi mai stato un vigliacco. Uno che prende alla schiena.

  4. scusa, giuseppe, non vorrei farti innervosire ancora di più. non è una battuta, ma l’altro giorno il mio post su vibrissebollettino (chi ne è l’autore?) era su questo.
    è il mezzo – il web – che da queste opportunità. non ti devi senire defraudato. non ti devi sentire sfottuto. non più di quanto a volte tu prenda in giro altri. certo tu non rubi. hai ragione. ma cosa ti hanno rubato dopotutto? ti fanno il verso? e va be’- se quello che scrivi vale, troverà una sua via, se non vale per gli altri, ma vale per te, che te ne importa anche se ti sfottono?
    e in quanto allo sberleffo, fa parte del gioco. non te la prendere. se no è veramente come uno che dia le botte ai fantasmi. cerco solo di farti riflettere. se no, che comunità è?
    mo vado a fare danni al cinema.

  5. ‘sta polemica idiota sui nicknames ha creato un bel po’ di mostri, gente che tira fuori giudizi di valore che sembra siamo in guerra, “vigliacchi”, “codardi”, “ladri”… Tutto perché qualcuno si è fatto due risate, l’equivalente del fiore di plastica che schizza acqua dall’occhiello del bavero, o della stretta di mano con la scossa. L’anonimato c’è anche nello schiaffo del soldato ma nessuno ne fa una tragedia. Iannozzi, ripigliati.

  6. Gentilissima Lipperatura sulla quale ci è concesso stare senza censure che altrove incappano, approfittiamo delle belle parole riservateci spessi in varie occasioni numerose su di Lei anche se non è mai venuta su su VMO http://vmo.splinder.com per sottoporre alla Sua attenzione il nostro omaggio a SCARPA dei GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA, che la critica (Benedetti, ma anche Segre è un critico, sul Corriere) hanno elevato nella stampa a vette di reinvenzione epico/linguistica, grazie alle straordinarie invenzioni linguistinche di una neolingua abruzzese di cui Scarpa è originario. Mentre eravamo in vacanza a Malta abbiamo composto questo omaggio di poesia in neolingua-Scarpa, tutto in ottica anti-Restaurazione, a noi sembra molto bello e ne siamo fieri, saremmo fieri di sapere come nel caso di Angelini cosa ne pensate:
    FRANZA O SPAGNA
    A TIZIANO SCARPA
    0. Intruduzziune
    Franza…
    …o Spagna,
    purché
    se magna.
    Nirbuso paese,
    sfranto de restaurazziune,
    arridotto sanza cultura
    indove j’è tanta carugneria
    e ormai cumanna
    lu prete.
    1.
    ‘N tutto lu munno
    habbi cercato
    lo che putesse
    empirti l’apanza
    e l’habbi truvato:
    lu best-seller.
    Quanno che scrivio
    le recensiuni
    sull’arriviste e li jornali
    sento ‘nu sensu
    come ‘nu sensu
    d’imputenza
    e d’onniputenza.
    Me butto contra
    molini a vento
    con sgumento
    ma a cor cuntento!
    So’ io che dicido
    lo che si debbe
    leggere a funno
    pecché geniale
    e lo che è mejo
    gitta’ ‘ntu cessu,
    pecché cacata
    madurnale.
    Me costa tanto,
    me faccio nimici
    che me vojono muort’.
    Già, li putenti
    – so’ proprio strunzi! –
    stanno facinno
    ‘nu ginucidiu,
    stanno a imponerce
    lu rialismu
    trilleristicu,
    ma io resisticu
    e persisticu
    e recensisticu libri
    bellissimi!
    2.
    Li granni scritturi,
    lu Pasulinu,
    indove so’ fernuti,
    quali distino?
    Restaurazziuni,
    svalutazziuni,
    colluttazziuni,
    lu munno è ‘nu merdaro
    chino chino de strunzi.
    Già, lu genio
    è annato a fasse futtere.
    Soltantemente pochi granni
    granni scritturi
    littiraturi
    stanno resistenno
    e scrivieno libbri
    bellissimi!
    3.
    Groppi d’ammore
    in su le paggine
    de li scritturi
    antirestaurativi.
    Cellula sana,
    manipulo d’eroi,
    cumbatteno lu cancro
    de lu best-seller
    de li Faletti
    de li giallisti
    de li rialisti
    ginocidi.
    Ce sta Muresco
    co le cipolle
    che ce fa chiagne
    de cummuzziune.
    Ce sta Parente,
    lu caro amico,
    che dice vino
    a lu vino
    e dice pane
    a lu pane
    e dice bucatini
    a chi li mangiaro.
    Ce sta Scarpa
    che sparimenta
    e sidimenta
    e ce alimenta
    ce tiene vivi
    ne la rumenta.
    Granni scritturi
    chini de curaggio
    ce porteno furaggio
    da giugno finu a maggio
    granne littiratura
    sanza probblemi de tiratura
    salvarà l’ummanità
    e la cultura
    coi loro libbri
    bellissimi!
    4.
    E li litturi
    cumuni murtali
    nun butteno via gnenti
    come col maiali
    se beveno de tutto
    se liggono Faletti
    se fanno cumplici
    d’un ginocidio
    lu stillicidio
    de pulizzieschi
    libbri grutteschi
    restaurazziune
    disillusiune
    lu populu cugghiune
    lu salveremu
    da se medesimu
    je porteremu
    la cuscienza,
    quista è la nostra missiune
    quista è la nostra
    rivuluzziune
    coi nostri libbri
    bellissimi!
    Vincenzo M. Ostuni & Basile P. Borgna
    Floriana, Malta, 12 agosto 2005

  7. @ giovanni bokassa
    Io mi dovrei ripigliare? da che?
    Se non l’avessi notato, quella che era la mia lettera aperta, prontamente è stata censurata. O che altro?
    Ecco, mi ripiglio.
    Statemi bene, tanto vi sta tutto bene.
    Giuseppe Iannozzi

  8. Iannozzi, scusa, ma non capisci il messaggio: questo non è un blog di letteratura, è una caserma e se ci vuoi stare devi accettare gli “sberleffi”. Personalmente odio le caserme e odio perdere tempo, quindi me ne vado. E potresti (dovresti) andartene anche tu, non è obbligatorio fare a cazzotti coi deficienti. Lasciali “ragionare” da soli e pace.

  9. Scusatemi, ma qui c’è un equivoco di fondo grande come una casa.
    Le poesie di Giuseppe non sono state “copiate”, non c’entra niente il copyright o le CC o cazzi vari. Delle poesie di Iannozzi sono state fatte (principalmente sul blog Lipperatura) *parodie* e *pastiches*. In un alcuni casi si trattava di poesia scritte ex-novo, e se non sbaglio in un solo caso si trattava di una poesia pre-esistente con qualche parola cambiata per ottenere un effetto umoristico (banale, dico io, ma non sempre: all’inizio, lo stesso Iannozzi si è detto stupito della conoscenza della sua opera dimostrata dai satirici in questione).
    In nessuno di questi casi i risultati di tali manipolazioni sono stati attribuiti a Giuseppe Iannozzi, *mai*. Gli anonimi autori li hanno sempre – correttamente – presentati come “apocrifi” e addirittura – esplicitamente – come falsi.
    In tutto questo, mi spiace per Iannozzi ma gliel’ho scritto anche in pvt qualche ora fa, non c’è niente di illegale, non vi è possibilità di scomodare alcuna autorità, si tratta di imitazioni umoristiche di testi altrui, sotto-genere letterario in cui eccellono alcuni autori (mi viene in mente Michele Serra).
    Un precedente interessante. Due anni fa proprio Massimiliano Parente pubblicò sul Domenicale un falso articolo attribuito a “Wu Ming”, articolo in cui non vi era nulla di umoristico e molto di calunnioso, che non era affatto presentato come apocrifo o parodia o pastiche, ma proprio come articolo nostro, nostro in tutto e per tutto.
    Il contenuto era una presunta presa di distanze da tutto il nostro percorso.
    Avremmo avuto molti più motivi di incazzarci di quanti ne abbia Iannozzi oggi, e invece rispondemmo così:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/rassegna/domenicale.htm
    Nei mesi e negli anni successivi, Massimiliano Parente ci rovesciò addosso quintali di insulti, arrivò addirittura a pubblicare sul suo giornale la nostra e-mail invitando i lettori a scriverci per insultarci in quanto “amici di terroristi”.
    La frase esatta era: “Stanno con Al-Qaida, il cui obiettivo siamo noi e fa di Hitler un dilettante. Fate sentire la vostra voce, i vostri valori. E, se credete, mandateli affanculo.”
    Anche in questo caso avremmo avuto più motivi di incazzarci di quanti ne abbia Iannozzi oggi, eppure non reagimmo come sta reagendo lui per cose molto più innocue.
    Invito Giuseppe alla calma dei forti e dei ricchi di spirito, e a riconsiderare tutto il polverone sollevato senza motivo, con tanto di accuse insensate a Loredana Lipperini, che non può aver censurato niente e nessuno, dato che è assente dal blog e può controllarlo soltanto sporadicamente.

  10. @ WM1
    Scusa, tu avevi usato il rullo compressore nel tuo celebre pezzo sul refosco e polenta, e Parente vi ha risposto usando lo stesso rullo. Non lo trovo così strano. Invece Iannozzi ha fatto un lavoro, gratuito, dove parla della Macinatrice e intervista l’autore. A me il libro (e l’autore) continuano a non convincere, però lo stesso il lavoro di Iannozzi ha un valore. Se non vi va bene quello che scrive, criticatelo civilmente come lui ha scritto uno “speciale Parente” in modo civile. Fare gli scherzi da caserma, le parodie sputtananti, e tutti i giochetti da caserma, mette in ridicolo solo chi li fa e chi li appoggia.

  11. Andrea, a parte che le due operazioni non sono paragonabili né per l’intento né per il contenuto né per l’espressione (a meno di non voler dire che tutto equivale a tutto), vorrei farti notare che il falso articolo a cui mi riferisco uscì il 9 agosto 2003. L’attentato di Nassiryah è del novembre successivo. Ciao.

  12. io “La macinatrice” sto per cominciare a leggerlo (o leggerla?), di sbircio ho intravisto la dedica ad “Antonio Moresco, al genio irredento”, coincidenza, l’ultimo libro che ho letto è stato “Asce di guerra”, parlandone ho postato “Il mio nome è nessuno”, in effetti checchèsenedica, e soprattutto in rete dove ognuno ha diritto di cittadinanza, stare ‘attaccati’ al proprio nome porta più danno che bene, l’uso del nickname di certi post somiglia un po’ alle lettere anonime di “Matrimonio all’italiana” (o divorzio? non ricordo). L’utilizzo del diritto di cittadinanza sarà pieno quando verrà in mente anche ad un non-scrittore (edicolante, insegnante, meccanico, massaio, disoccupato, lettore, geometra) di prendere parte a certi dibattiti e, a qualche scrittore, di rispondere.

  13. P.S. Non pretendo che tu segua i link, quindi preciso quanto avresti scoperto (oltre a evitare la svista cronologica): è proprio questo il punto, al contrario di Giuseppe noi non ci incazzammo, anzi ringraziammo, perché azioni ostili di questo genere sono molto facili da rovesciare in guerrilla marketing. Ogni attacco mal portato rafforza l’avversario.
    Inoltre, ogni parodia – anche la più astiosa, anche la più disonesta nell’intento, anche la peggio riuscita – è in fondo un omaggio, una forma di tributo: il parodiante, cercando di mimetizzarne il linguaggio, partecipa della sensibilità del parodiato, realizza per un istante una fusione mentale, come nella serie classica di “Star Trek” quando Spock appoggia i polpastrelli sulla tempia di qualcuno.
    Troppi nervi scoperti, nella blogosfera. Si dà troppa importanza a cazzate. Nei giorni in cui New Orleans soffre le conseguenze di una tempesta vera, fa ridere vedere tutta questa gente indignarsi e reagire in modo sproporzionato di fronte a tempeste in bicchierini da vodka. Calmatevi.

  14. ATTENZIONE con estremo stupore ci dicono che la poesia-omaggio-antirestaurativa-neolinguistica sarà ripresa da SKY!!!!! A conferma del successo del quotidiano/giornale/magazine/patinato/vigitale VMO. Adesso vediamo se i Flash ci lasciano il tempo delle glosse note come appunti spiegativi verso perverso al componimento CHE SAREBBE UN SOGNO VENIRE RECITATO MAGARI DA SCARPA MEDESIMO!!!!!
    Comunque grazie (anche a SKY, eventualmente) del successo!
    VINCENZO e BASILE

  15. “Franza o Spagna” è un capolavoro d’invenzione! Ma Scarpa l’ha visto? E’ diventato il capostipite di una nuova scuola.

  16. già, Divorzio all’italiana, con la scena del piedino finale, l’ho visto un milione di volte e mi confondo sempre, forse perchè non ho visto ancora Matrimonio all’italiana, ti ringrazio!
    😉 Giorgio Tesen

  17. @ giorgiotesen
    Le lettere anonime sono in *Divorzio all’italiana* (8.5) di Pietro Germi (8), con Mastroianni (8.5) e la Sandrelli (7=). *Matrimonio all’italiana* (7.5) è la versione cinematografica di Vittorio De Sica (9) di *Filomena Marturano* (10) , sempre con Mastroianni e la Loren (7) nella parte che fu di Titina de Filoppo (9).
    Dimenticavo: 10 e lode a De Filippo (Eduardo)

  18. @ WM1
    Ma veramente mi riferivo all’episodio in cui Parente ti/vi chiamava seguaci di Bin Laden invitando la gente a linciarvi telematicamente. Credo che questa sia la reazione al tuo body bag. Il falso articolo sembra quasi una beffa alla LB (ovviamente senza stile, una “patacca” insomma), e comunque chapeau per la vostra risposta.
    A me (come al solito:-) viene da rigirare il tuo ragionamento: proprio perché accadono ovunque episodi drammatici, sarebbe il caso di smetterla con parodie che non fanno nemmeno ridere. Anche se, come dici tu, la parodia normalmente ha anche il segno di un riconoscimento.

  19. Ciao Lippa, son tornaro anch’io. Ti ho pensato dentro la Waterstones di Trafalfgar Square, quando ho visto che gli unici italiani tradotti e in vendita tra le novità erano un Camilleri e Wu Ming, 54.

  20. Il Premio Pen Clubè differente da altri festival solo per le dimensioni, non per gli intenti. Del resto, basta scorrere l’elenco degli invitati per scoprire che sono stati quasi tutti premiati altrove. Di alternativo non c’è un tubo. Del resto, anima del Pen Club italiano è il fascista Lucio Lami, già inviato de Il Giornale. Di “scrittori” di pari fama è pieno il comitato direttivo.
    A conti fatti, Mantova è meglio.

  21. Io a Mantova non ci sono mai andato né mi hanno mai invitato (quindi dovrei, adesso, rosicare e inveire), eppure, non so… mi sa che “Uno Scettico” ha ragione.
    Insomma che razza di alternativa reale sarebbe il Pen Club?
    E poi: com’è che prima ci lamentiamo che siamo un paese disinteressato alla lettura e poi quando questa diventa un “evento” storciamo il naso?
    Echeccazzo, ma qui non va mai bene niente!!!

  22. ciao,
    ho letto le ultime puntate del blog: una spiaggia animata e creativa anche se ….a momenti, rimpiango quella vera 🙂
    Devo ancora visitare vari blog e ridefinire simpatie e allenze ‘letterarie’dei soliti avventori:-P
    In vacanza ho portato alcuni libri tra cui Scirocco. Lo sto leggendo ora dopo che due amici lo hanno divorato e ne sono stati entusiasti.
    Sono circa a metà libro e …..mi associo all’entusiasmo.
    un forte abbraccio a tutti
    p.s: sui due Festival in oggetto ho poco da dire. Il Pen l’ho perso perchè impossibilitata a partecipare, a Mantova non andrò e …avrò tempo a disposizione per leggere un altro libro:-)

  23. Dai, e smettetela che è la verità! in questi blog si parla solo dei problemi di lavoro di scrittori, editori ecc ecc… di letteratura, quella che vai in libreria compri il libro e leggi, di quella se ne parla pochissimo! Uffa! e che palle!!

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