IL COMPLESSO DEL SECCHIONE

Giuro che torno. Ma solo il 13 settembre. Qui nell’eremo marchigiano mi ha raggiunto questa riflessione di Roberto Parpaglioni, intanto…

Quarant’anni fa, la letteratura era, forse al pari della matematica e della storia, la materia in cui, a scuola, eccellevano i cosiddetti “secchioni”, i primi della classe, quelli che, tornati a casa, il pomeriggio, non ricevevano mai la telefonata di un compagno che proponesse loro di uscire a bere una birra insieme. I loro discorsi, evidentemente troppo specialistici, erano mal digeriti da una comunità scolastica che, nelle ore di riposo, preferiva distrarsi con oggetti più accessibili quali la cronaca e la mondanità.

Succedeva così che se gli uni parlavano di Dante, Manzoni o D’Annunzio, gli altri rispondevano citando a piacere da un disco dei Rolling Stones o da un discorso di Fidel Castro o da un film di Bertolucci, ma anche raccontando un’azione dell’ultimo Roma-Lazio o una striscia di qualche fumetto letto di nascosto o la libidine di un misterioso appuntamento d’amore.
Partendo da questa sintetica rievocazione, forse ci è più facile comprendere quanto e perché la lingua degli “attuali” lettori e, spesso, anche quella degli “attuali” scrittori si sia trasformata. Una fioritura di elementi eterogenei come quella presente nei cosiddetti “blog letterari” non può passare inosservata. Anzi, forse sarebbe necessario valutare l’ipotesi che essa sia il sintomo di un disagio non dichiarato.

Si noti, ad esempio, la necessità di “sdoganare” la discussione sulla letteratura utilizzando gli strumenti più comuni della quotidianità, tanto linguistici quanto reali, come se il tema in questione mancasse della sua dignità. O come se chi ne parla fosse ancora condizionato da quell’antico “complesso del secchione”, tanto da dover dichiarare senz’ombra di dubbio la sua pervicace adesione alla quotidianità, anche in questo caso, sia linguistica che reale.
Insomma, se parlare di letteratura, oggi, richiede una formazione culturale ad essa estranea, come ad esempio quella bellica, o quella banditesca, ma anche quella sportiva o quella tecnologica; se per parlare di letteratura, oggi, è d’obbligo essere aggressivi e volgari, o partigiani al punto di diventare ossessivamente manichei, vuol dire o che si sta parlando d’altro o, forse, che ancora ci si vergogna di coltivare un gusto da “primi della classe”.

40 pensieri su “IL COMPLESSO DEL SECCHIONE

  1. Bravo il Parpaglioni. Prima studiare, poi parlare e/o scrivere. Peccato che quest’anno abbia pubblicato così poco, cioè circa niente.

  2. O mio dio! Sono d’accordo con Franco Melloni: non ho capito un cazzo, e l’ho riletta tre volte ‘sta riflessione. Che sia scritta in italiano “blogghese”? ^____^

  3. a me sembra abbastanza chiaro anche se non nuovo: ne aveva parlato Scarpa a proposito del beejay. meglio parlare di letteratura facendo wow piuttosto che da studiosi.
    Però non sono d’accordo nè con Scarpa nè con Parpaglioni.

  4. La rievocazione storica è sbagliata: quarant’anni fa (= nel 1965!), non ci si telefonava tra compagni non secchioni ***per uscire a bere una birra insieme***.
    La riflessione del Parpaglioni mi pare abbastanza inane e non capisco perché abbia affascinato la Lipperini.
    Avrebbe fatto meglio a inviare due righe di doglianza per la chiusura del blog di Franz Crespicapelli (come fece per la chiusura del giuliomozzi.com):-/

  5. argomento piuttosto banale, quello del bisogno di parlare di letteratura in termini quotidiani e non tecnici o specialistici, e contaminando il linguaggio e persino i temi. argomento banale e problema inesistente, direi. riferito ai critici professionisti, si può anche dire che sia falso (un critico che parla di letteratura attraverso il calcio, i cartoni animati etc. non è detto che lo faccia per non apparire secchione/saccente, né che sia impreparato); riferito ai commentatori da blog e ai lettori che dànno un parere, non vedo dove sia il problema: molto meglio esprimere un parere con il linguaggio e le contaminazioni culturali che si posseggono piuttosto che tacere per timore di apparire inadeguati.

  6. OT: Clamoroso, smascherato Silvio Bernelli e il suo blog promozionale!
    medhttp://www.vibrissebollettino.net/puroveleno/archives/2005/09/sa_cioa_assolut.html#comments

  7. quello che ho capito io di parpaglioni è quanto segue:
    a scuola mi prendevano per il culo perché eccellevo in tutte le arti del trivio e del quadrivio. ero sempre solo. anche a casa. mai nemmeno una telefonata dai compagni. erano tutti invidiosi di me.
    facevano tutte le cose stupide e schifose che io non ho mai potuto fare.
    una volta al compleanno di una compagna che mi aveva riempito il core d’amor cortese, gli altri, invidiosi, mi costrinsero a declamare le gesta del lando e di sukia, mentre lo stereo mandava quell’orribile musica del demonio e i maschi alzavano il pugno chiuso discutendo del gol annullato a turone.
    questa in sintesi è stata la mia infanzia.
    sarebbe tutto scivolato nel dimenticatoio, perché ormai mi sono affermato come specialista nel mio campo, tanto che son stato quasi finalista del premio strega – non fosse per quei maledetti blog letterali che parlano di dante come se fossero al processo di biscardi. e io dovrei abbassarmi a tanto? col cazzo! gli faccio esplodere la testa colla carica della mia energia intellettuale e col detonatore della mia cultura appropriata. BUM!

  8. Grande Kristian! Anche se, purtroppo, non tutte le arti di cui mi rende eccellente protagonista sono alla mia portata.
    Quanto al resto, continuo a stupirmi se leggo che la libertà di esprimere le proprie opinioni deve tollerare l’incuria, o anche il disprezzo, dello strumento che ne è veicolo e garante.
    p.s.
    La birra nel 1965 già esisteva.

  9. Certo che la birra esisteva, ma era più di moda la cedrata Tassoni (grazie ai caroselli di Mina).
    Qui a Venezia le “ostarie” e “cicchetterie” erano ben lungi dal trasformarsi nei vari Irish pub odierni.
    Quanto a me, gestisco un blog (che la Lippa si rfiuta di linkare) ma scrivo benissimo:-)

  10. @ WU MING 1
    Sì, però a me non m’hai linkato. Solo con King Lear, ma col link vecchio, che serve a niente. Comunque fa niente.
    Saludos

  11. Altre volte invece sei triste come una vecchia canzone di Tracy Chapman
    Don’t you know, I’m talkin’ about my masturbation
    Don’t you know, I’m talkin’ about my masturbation
    Uow Uow Uow Uow Uow my masturbation
    Uow Uow intellectual masturbation

  12. Scarpa-Moresco-Benedetti che si divertono alle spalle dei lettori mettendo assieme pastiches orribili e attaccando tutti e tutto? l momento hanno risparmiato soltanto Dio, credo perchè la Bibbia sia stata scritta sotto dettatura e perchè non è stata pubblicata per la prima volta in Italia.
    Lucio Angelini……
    …….Lucio Angelini……….
    Lucio Angelini, secondo me ti sbagli!

  13. Mi scusi Parpaglioni, ma proprio lei viene a fare una critica sul manicheismo, dopo un commento del genere? 🙂
    Allorché lei divide il piano del reale in una dicotomia ‘secchioni’ vs ‘non secchioni’, dove i primi si troverebbero in una categoria “privilegiata” per quanto riguarda l’analisi letteraria e l’eventuale produzione di testi, e i secondi invece sarebbero buoni solamente ad ascoltare dischi musicali o a leggere fumetti, beh, a me forse sembra, Paraglioni, che nel momento particolare in cui ha meditato questo suo scritto, lei avesse la bruciante percezione di vivere in un mondo, con tutto il rispetto, non molto lontano da quello del triviale film ‘Ora o mai più’, specchio (leggermente deformato e deformante) di un mondo gggiovane completamente insulso e stereotipato.
    Per quanto riguarda il tema della presunta paura ad “essere i primi della classe”, può venirci a spiegare quale venerabile entità singola o di gruppo, in questa nostra “scuola d’Arte” (e qui ci scappa la risata), codifica le norme su cui si fonda il giusto comportamento in fatto di dialogo culturale?
    Insomma: chi o che cosa fa da Arconte (o da maestrina), per quanto riguarda l’Universo delle produzioni letterarie in cui lei si trova ad esperire? Chi è che decide chi è “il primo della classe” e chi invece l'”ultimo”?
    Se la risposta è “meramente il Mercato”, allora posso anche capire un suo presunto giramento di gonadi, altrimenti le consiglio di scaricarsi una bella patch, magari freeware, e di pensarci più. Non si può certo arginare la creatività umana con quadrettature di territori che si rifanno a viseità vecchie di centoquarant’anni fa, per dirla con le parole dell’immortale Paperoga.

  14. Gentile Redattore, qui nessuno vuol dividere il mondo in due. Né si vuol farneticare su regole che delimitino uno spazio, per sua natura, a disposizione di tutti.
    Quel che preoccupa è il modo in cui tale spazio viene utilizzato. E non è un discorso da “categoria privilegiata”. La lingua, come patrimonio comune, ha bisogno di una cura che ci veda impegnati tutti. Senza timidezze e senza vergogne. Dichiararsi dalla parte della propria lingua, preoccuparsi della sua evoluzione, controllarne gli sbandamenti non è necessariamente un mestiere da specialisti. Questi, semmai, possono intervenire nei casi più gravi.
    Ma tutti devono sapere che una lingua degradata è, in primo luogo, un pericolo per la libertà di espressione.

  15. Vede Parpaglioni, il suo post iniziale è collegato ad una situazione particolare legata ai vari circuiti “di massa” di scambio informazioni (blog, siti, newsgroup, etc.), quindi è perfettamente normale che in un contesto ad ampio spettro vi siano molte più persone poco preparate e molti più discorsi all’acqua di rose. E questo non accade solamente quando si parla di letteratura.
    Sono d’accordo con lei quando dice che una lingua “degradata” limita la possibilità d’espressione: varietà di sfumature richiedono varietà di lessico, e pensieri articolati richiedono una certa architettura del testo. Tuttavia non ho l’impressione che oggi vi sia un certo “decadimento” della lingua rispetto al generalizzato modo d’esprimersi che si poteva avere quarant’anni fa, quando lo scambio d’informazione avveniva tra quei soliti 3 “secchioni” (così ci capiamo) rinchiusi nella loro torre d’avorio, ed era normale che si parlasse di letteratura partendo da background di formazione, modi di riflettere e d’esprimersi più “tradizionali”.
    (ma ha un senso la parola “tradizione”, quando si parla di cultura?)
    Allorché lo scambio d’informazione si sposta in un contesto più generale, in cui tutti possono crearsi un blog o un sito o una rivista (come noi altri 6 scazzoni 22enni abbiamo fatto da qualche mese a questa parte), è pure normale che i discorsi dei soliti 3 “secchioni” sia offuscato dal chiasso delle altre 35 persone.
    Ma non vedo dove sia il problema: basta mettere un filtro personalizzato ai dialoghi, basta saper scegliere il proprio interlocutore, se proprio non si vuole parlare con tutti. E poi uno scambio d’informazione potenziato è una grande forza che può formare anche altri “secchioni”, oltre a quei 3 iniziali rinchiusi nella loro torre d’avorio.
    Penso che passando da questa strada si possa davvero innescare un circolo vizioso che porta ad una crescita culturale generalizzata.
    Personalmente sono solito mettere il mio filtro ai dialoghi, anche perché sennò rischio un overflow informativo e una conseguente sterile “schizofrenia” culturale. A me non me ne frega una bella cippa (mi permetta l’espressione) di sapere se il tale ha il raffreddore o se quell’altro a pranzo ha mangiato i rigatoni al pesto; se quello non capisce un discorso per me elementare o se quell’altro pubblica libri (per me) di merda, però la Rete mi permette comunque di venire in contatto con flussi di dati interessanti.
    Basta saper fare le giuste distinzioni partendo dal proprio gusto personale.
    E’ vero che ci sono 35 persone che parlano di stronzate, ma tuttavia rimangono sempre i “secchioni” (come dice lei), basta saperli scovare.
    Poi c’è da aggiungere un’altra cosa: non vedo niente di male nell’usare metafore più “popolari” (qualsiasi cosa significhi / cfr. totò peppino e la guerra psichica o gli zombie di romero) rispetto a metafore più “elevate” e, me lo consenta, pallose e stantie come quelle usate normalmente in ogni centro accademico putrescente. Il pensiero umano è in movimento e va a pescare necessariamente in serbatoi archetipici (si può dire?) diversi a seconda del periodo storico in cui si vive. E non è soltanto una questione di moda; sicuramente diventa una questione estetica.
    Mi scuso per gli eventuali errori di battitura e la saluto.

  16. Gentile Redattore, credo che il Suo ragionamento sia inconfutabile dalla prima all’ultima parola. Già permeato delle stesse ragioni che sostengono, e rendono preziosa, la democrazia, esso trova il suo punto di forza in una coerenza che non ammette dubbi né esitazioni. Al punto che, per non rischiare troppo, converrebbe complimentarsi e fuggirsene via.
    E’ evidente, non lo farò. Ma solo per ribattere che anch’io mi sento pienamente democratico, e con una coerenza, spero, non inferiore alla Sua.
    Lei, dunque, a conclusione del Suo scritto parla di una “questione estetica”. Pienamente d’accordo. Senza nominarla direttamente, e senza alcun approfondimento filosofico, in fondo, ne ho parlato anch’io. Tuttavia, utilizzando la stessa modalità, io evocavo anche un’altra “questione”, non meno importante, e a quella connessa per vie sia naturali che culturali, come quella “politica”.
    Partendo, infatti, da un assioma che, in quanto tale, andrebbe definito, anch’esso, inconfutabile – un principio che riconosca alla gestione ed alla cura di un bene collettivo la qualifica di “questione politica” – è auspicabile che al mio modestissimo grido d’allarme venga tolta quella patina di muffa accademica con la quale, fin da subito, è stato soffocato.
    Quando dico che una lingua degradata rappresenta un pericolo per la libertà d’espressione, non sto inventando niente di nuovo, certo, ma non sto neanche affrontando un problema secondario.
    Una lingua in crisi, non protetta, moralmente e psicologicamente debole, è destinata a cedere di fronte alla prima “incursione barbarica”. In ottantatre anni, la nostra storia ha registrato già due esempi a loro modo illuminanti. Allora come oggi c’è stato qualcuno che si è impadronito della nostra lingua e su quel furto ha poi costruito le sue fortune politiche ed economiche.
    Lei, gentile Redattore, avanza legittimi dubbi sul degrado della nostra lingua attuale. Io, invece, ne percepisco e ne vivo, quotidianamente, la grande sofferenza. La sento in affanno. Umiliata ormai anche da coloro che, per riprendersela, ne fanno lo stesso uso di chi ce l’ha sottratta.

  17. Cambio un attimo stile sennò la discussione diventa pesante, ok? 🙂
    La dimensione “politica” era già implicita nelle mie affermazioni. E non vedo come potrebbe sussistere il contrario, visto di cosa stiamo parlando. Sono perfettamente d’accordo con lei a tale riguardo. Tuttavia non vedo in campo SOLO i parametri “limitanti” che minerebbero la nostra lingua o il nostro pensiero, glielo ripeto. Non sono così pessimista.
    La mia provocazione “putrido-style” non era riferita tanto al SUO grido d’allarme, quanto al fatto che nei normali circuiti di potere (scuola in primis) vi è una repellente tendenza ad aggiornarsi lentamente, e a non esplorare quasi mai oltre il proprio pianetino; si trattano gli oggetti in divenire partendo sempre dai medesimi schemi interpretativi, dai medesimi topoi (topoi? :). Questo fa sì che i normali flussi creativi vengano già di per sé limitati se non completamente risucchiati da quel sistema che invece dovrebbe spingere verso la ricerca. Poi tocca accorgersi della presenza d’incomprensioni ed asserzioni del tipo “la letteratura è morta/moribonda”. Poi c’è la fuga dei cervelli 🙂
    E guarda caso certe affermazioni talvolta le sparano proprio quegli etichettatori folli che non vedono flussi, ma bensì identità fisse e ben definibili: prima si creano nella mente “una corrente”, poi quando questa sparisce si chiedono “dov’è finita?”. Accidenti: fanno tutto da soli, complimenti, da sbellicarsi :)))
    C’è a tutt’oggi ancora un substrato culturale nascosto, underground, di sperimentazione e di ricerca attorno alla produzione di opere scritte (e quindi di pensiero): non c’è affanno, c’è vita.
    Ma forse non ci capiamo semplicemente perché lei parte a ragionare dalla sua conoscenza delle produzioni “di mercato”, mentre io parto a ragionare dalla mia conoscenza delle produzioni “sommerse”.
    Eppure, mi chiedo, come si potrebbero spiegare tutte le nuove attuali prose che ottengono anche un buon successo di pubblico?
    @ “Umiliata ormai anche da coloro che, per riprendersela, ne fanno lo stesso uso di chi ce l’ha sottratta.”
    di chi sta parlando? dei liberisti che ci hanno salvato dai fascisti, facendoci finire dalla padella alla lobotomia? oppure sta parlando dei cattolici, dei comunisti o dei mass-media? Noi qua vogliamo possibilmente nomi e cognomi; e se proprio non si può, almeno movimenti 🙂

  18. Credevo che il riferimento fosse chiaro. Sottraendo, infatti, 83 anni al 2005, si torna dritti al 1922. In entrambi i casi, allora ed oggi, la fascinazione populista è stata costruita su una forzatura della lingua. Nel primo, essa non era pronta a contrastare una retorica che via via si faceva sempre più roboante, sostenuta da una letteratura “amica” come quella di D’Annunzio, di Marinetti, di Oriani, che le garantiva una valida complicità culturale.
    Nel secondo caso è avvenuto il contrario, uno svuotamento di senso che ha contrapposto alla ricchezza la volgarità, ad un “uso mediante” un “uso mediatico”.
    Recuperare la nostra lingua, oggi, vuol dire restituirle un senso e non abbassarsi a raccoglierla lì dove qualcuno l’ha trascinata.
    p.s.
    A proposito di nomi e cognomi, sono convinto che Lei avrà ottimi motivi per mantenere l’anonimato. Mi piacerebbe, però, se è fornita di un sito, fare una visita alla Sua rivista.

  19. Va bene, avevo capito chiaramente di cosa stesse parlando. Il punto è che comunque vorrei mantenere il dialogo su basi concrete; anche per questo motivo avevo chiesto “nomi e cognomi”. Mi può rispondere anche in privato, descrivendomi secondo lei quali sono quegli autori che oggi fanno perdurare questo apparente stato di “svuotamento” della lingua. Anche se ho già le mie congetture in merito. So che questo blog è parecchio frequentato anche da autori che magari lei vorrebbe attaccare, e quindi forse non se la sente di accendere qui una polemica più diretta. Insomma: mi scriva.
    ps.
    Nel mio caso l’unico motivo per cui mantengo l’anonimato è che mi considero un minuscolo Signor nessuno. Come le ho già detto sono giovanissimo e non penso, almeno per adesso, di potermi arrogare una qualsiasi voce in capitolo se non partendo a discorrere da basi dilettantistiche. Tuttavia, se vuole visitare la mia rivista, l’url è http://www.catrameletterario.com, può trovare anche la mia homepage. Ma penso che rimarrà spiacevolmente disgustato da ciò che troverà, siamo molto “in progress” e non penso abbiamo nel nostro mazzo carte degne di nota, ancora. Comunque mi faccia sapere.

  20. La volgarità ha ormai da tempo esaurito quella forza che, in alcuni casi, ne ha fatto l’arma ideale della trasgressione letteraria. Assorbita dall’attuale potere politico, ne è diventata lo stile espressivo.
    Stesso destino per qualunque altro tipo di “formalismo sciatto”. Chi ne fa uso, volontariamente o no, si rende complice di questo potere politico. Ricordiamolo: uno dei peggiori che il nostro Paese abbia mai dovuto sopportare.
    Io non ho nomi e cognomi da scrivere. Non amo fare liste e classifiche.
    Dico, invece: riflettiamo, riflettiamo bene su ciò che ci sta accadendo. Guardiamo questi venditori di tappeti, ignoranti, rozzi, violenti; ascoltiamo quanto esce dalle loro bocche; misuriamo l’ignobile pervicacia con cui si sono impadroniti delle Nostre Istituzioni per mettere a frutto i loro interessi; addoloriamoci di fronte allo sfacelo morale, intellettuale, economico, sociale, ma anche linguistico e culturale, che son stati capaci di realizzare. E reagiamo, alziamo una diga tra noi e loro.
    E’ facile essere volgari, sciatti, aggressivi, intolleranti, violenti. Tutti attributi che fanno parte della natura umana. Loro ce li hanno consegnati per dominarci più facilmente. A noi adesso spetta il compito difficilissimo di rispedirglieli, per ritrovare la capacità (anch’essa umana) di esprimere intelligenza, di creare idee, idee buone, utili a tutti.
    Con il garbo, il rispetto e la gentilezza di cui tutti, in fondo, siamo capaci.


  21. mi spiace, ma finché non mi dimostrerà concretamente che ovunque regna questa “volgarità”, non potrò accettare o meno le sue ipotesi.
    dal mio punto di vista osservo dei cori e delle voci molto diverse tra loro, e non sempre sullo stesso sentiero.
    quindi nessun problema.
    ps.
    ha visitato il nostro sito?

  22. Il vostro sito è lineare, accogliente, ben organizzato.
    A me, inoltre, conferma una volta di più quanto sia diversa la vita di chi abita in una piccola città da quella di chi abita in una metropoli. Chissà che non sia semplicemente questa la chiave per meglio comprendere i nostri punti di vista.
    Buon lavoro e grazie per la disponibilità al dialogo.

  23. A me personalmente il nostro sito sito fa molto pena. Mi sembrasse fatto bene, non sarei portato a modificarlo sempre.
    Comunque (non cambiando discorso) come darle torto, Parpaglioni, quando è ricolmo delle sue conferme: in una piccola città si vive diversamente rispetto ad una metropoli; ciò è indubitabile.
    Qui da noi ci vengono negati alla radice dei punti di vista discordanti o alternativi della vita; siamo limitati, imbarbariti; ed anneghiamo dentro alle dicotomie fallaci che usiamo per descrivere la realtà a noi stessi e agli altri.
    Siamo ottimisti e siamo ciechi, certamente, Parpaglioni, e soffriamo in continuazione per questa nostra situazione di miseria interiore.
    Per fortuna permangono i cittadini delle grandi tentacolari metropoli, a tirar avanti il carretto della saggezza umana! Quando ci penso talvolta mi commuovo. Quanta varietà, quanti fiori nelle grandi città! Meglio di Confucio o di Voltaire, mentre il Buddha o Cristo se li pappano a colazione!
    E dirò di più, mio caro signore: noi altri catramici abbiamo pure in media 22 anni, quindi si renderà conto da solo di quanto siamo piccoli ed indifesi; per forza poi anneghiamo dentro alle nostre proiezioni mentali e ai giochini di rifrazione illusoria delle nostre giovani testoline.
    Per forza poi dobbiamo scendere in campo nell’infinita Lotta tra il Bene e il Male che vede contrapposte ora la Benedetti e la Lipperini, ora il Luperini e il Genna, poi la Sinistra e la Destra, poi i Secchioni e il Resto del Mondo, e via avanti verso l’infinito e oltre.
    Per questo abbiamo smesso di scrivere racconti, anzi proprio non abbiamo mai iniziato, e non caldeggiamo mai l’idea di scrivere libri più argomentati; perché sarebbe inutile: perché siamo limitati in partenza; cos’abbiamo mai da dire di nuovo? Cos’abbiamo da criticare, noi volgarotti ggiovani narranti violenza e sporco, utenti di contemporanee allegorie, tanto fumo e poco tabacco?
    Ora, prima che me ne torni nel mio eremo di mestizia, Parpaglioni, in amicizia, le rivolgo una richiesta d’aiuto: potrebbe per favore indicarmi precisamente dove termina la mia persona ed inizia il mondo? Oppure, forse è meglio, dove finisce Roma (o Milano) ed inizia il resto del mondo? Sarebbe un utile suggerimento verso la nostra causa comune di liberazione dell’Uomo. Mi indichi la Frontiera, Parpaglioni, perché quotidianamente soffro questo piano di realtà infarcito di dolore lancinante.
    Un dito una luna e un naso,
    Luca Malventi
    ps. così adesso sa anche qual è il mio nome “reale”… meglio di così…

  24. Caro Luca, a cinquant’anni si capiscono molte più cose che a ventidue. Lo so per esperienza…
    Quindi, mi dia retta, non si lasci tentare dall’idea che sia possibile rispondere oggi a tutte le Sue domande. C’è tempo per questo. E soprattutto non creda che, per vivere meglio, occorre stare in guerra.

  25. Vede, i miei modi provocatori sono dettati solamente dalla mia indole, forse dalla mia giovane età, e tendo a precisare che non ho nulla contro di lei personalmente.
    Però mi è difficile mandar giù quelle che io chiamo “dicotomie”, dato che sono convinto che ci troviamo a vivere in un cosmo che contiene un’unica verità di fondo; che poi questa verità da cercare sia di natura discorsiva, lo metto fortemente in dubbio.
    Quindi non c’è tanto chi ha ragione o chi ha torto, ma bensì chi _si avvicina_ o meno ad un punto di vista assoluto. C’è una discreta differenza.
    Una cosa è certa, comunque, in questo discorso che sembra aver poco a che fare con lo scrivere: il cammino parte dall’uso della parola, ma poi si ramifica in contesti umani e quindi meta-linguistici. Da qui l’incredibile bellezza e utilità della poesia e della letteratura.
    Io sono un profondo amante della pace, tuttavia mi risulta difficile se non impossibile non avere un certo slancio di fronte a chi tende a sezionare la realtà secondo direttrici puramente razionali, costruendoci sopra una propria visione del mondo soggettiva, e magari finendo per imponerre agli altri la propria visione delle cose. Perché da questo modo di incancrenirsi del cervello poi nasce quella che si chiama su vari livelli “guerra”. Anche la presunzione dell’identità immutabile lasciamola a quelli che non hanno ancora intuito l’incredibile rumore di fondo del Panta Rei.
    Per questa ragione ho tentato in tutti i modi di oppormi alla sua idea secondo cui oggi rispetto a ieri siamo davanti a questo o quello. Non reputo molto importante questo. Quello che reputo molto più importante è la costruzione di una qualsiasi verità umana apportatrice di vero benessere collettivo.
    Se mi si viene a parlare in modalità reazionarie, affondando lo scambio informativo, livellando ogni essere umano sullo stesso piano, tirando in ballo logiche più astratte che concrete, allora scatta una mia reazione.
    Lei stava generalizzando un problema che generale non è.
    E’ molto vero che ci troviamo di fronte ad una realtà di massa e ad una certa mentalità diffusa, ma non è certo gridando al flop che si può risollevare la situazione. E poi tendo a ripetere che “il flop” era molto peggiore cinquanta o venti anni fa rispetto ad adesso.
    Oggigiorno ci sono forze in moto molto positive, basta saperle scorgere.
    Quindi io Parpaglioni la invito a scrivere molto, e dare alle stampe buoni libri, e grazie a questa sua attività credo davvero che si possano no migliorare le cose. Se lei possiede un ideale di giustizia equanime, di libertà e di rispetto, e anche soltanto un suo lettore, uscito fuori dall’esperienza di un suo libro, saprà crescere come persona e vivere meglio la propria vita, ecco allora che il suo scopo si sarà esaudito.
    Il resto, sono solo chiacchiere da vecchi tromboni, da chi è abituato a criticare invece di agire. Non le stiamo tanto ad ascoltare. Si metta al lavoro, Parpaglioni, e in quel caso se vuole potremmo anche avviare un’amichevole collaborazione.
    Sinceramente vostro,
    LM

  26. compatibilite vista avec logiciel graphique [url=http://www.logiciel-crm.info/files/compatibilite-vista-avec-logiciel-graphique.html]compatibilite vista avec logiciel graphique[/url] http://www.logiciel-crm.info/files/compatibilite-vista-avec-logiciel-graphique.html travail saisonnier villa [url=http://www.1contrat-de-travail.info/2006/travail-saisonnier-villa.html]travail saisonnier villa[/url] http://www.1contrat-de-travail.info/2006/travail-saisonnier-villa.html concours international musique classique [url=http://www.fr-music-video.info/2007/198371]concours international musique classique[/url] http://www.fr-music-video.info/2007/198371 cd musica pop bmg [url=http://www.annuncio-musica-it.info/215547.php]cd musica pop bmg[/url] http://www.annuncio-musica-it.info/215547.php annonce voiture occasion haute vienne [url=http://www.acheter-voiturefr.info/annonce-voiture-occasion-haute-vienne.html]annonce voiture occasion haute vienne[/url] http://www.acheter-voiturefr.info/annonce-voiture-occasion-haute-vienne.html annuncio lavoro grafico affi [url=http://www.italian-nurse-job.info/annuncio-lavoro-grafico-affi]annuncio lavoro grafico affi[/url] http://www.italian-nurse-job.info/annuncio-lavoro-grafico-affi voiture miniature mattel [url=http://www.voitureneuve-1.info/voiture-miniature-mattel.html]voiture miniature mattel[/url] http://www.voitureneuve-1.info/voiture-miniature-mattel.html pizza ba blingen [url=http://www.deutsch-fast-food.info/today/pizza-ba-blingen.asp]pizza ba blingen[/url] http://www.deutsch-fast-food.info/today/pizza-ba-blingen.asp anti virus software [url=http://www.virussoftware-es.info/2006/anti-virus-software.asp]anti virus software[/url] http://www.virussoftware-es.info/2006/anti-virus-software.asp cd musica copertina [url=http://www.1-musica-classifiche.info/post/cd-musica-copertina]cd musica copertina[/url] http://www.1-musica-classifiche.info/post/cd-musica-copertina

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