Ci sono cose che si fanno per inerzia. Per esempio, al termine di una giornata in cui si è toccata con mano quella che è ancora non solo una ferita ma una divisione (Carlo Giuliani “se l’è cercata”, come si diceva ieri) e la conseguenza di una narrazione – sì, perdonate se uso ancora questo termine, ma altri non ne trovo – ecco, al termine di quella giornata, capita di finire sulla pagina Facebook del Coisp.
Coisp sta per coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forza di polizia. E’ un sindacato di polizia. Il sindacato di polizia fu il sogno di un uomo perbene, un partigiano, come Franco Fedeli, che negli anni Sessanta e Settanta dirigeva una rivista e chiedeva appunto la costituzione di un sindacato e la smilitarizzazione della polizia medesima. Sosteneva, e sottolineava, che i poliziotti non erano sempre e comunque sbirri picchiatori. Fu un’utopia? Non del tutto. Un fallimento? Probabilmente sì, almeno in parte, almeno fin quando le narrazioni (ci risiamo) saranno quelle del Coisp.
Il Coisp é quello dei sit-in sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi e quello che ha denunciato Ilaria Cucchi, per fare solo due esempi e per tacere dello scellerato convegno “L’estintore come strumento di pace”.
Ecco, capita di andare sulla pagina Facebook del Coisp e naturalmente di leggere quel che si immagina su un ragazzo morto sedici anni fa.
Ma si legge anche un’altra cosa: domani, 22 luglio, il Coisp Molise sottoscriverà il protocollo di intesa per contrastare la violenza di genere insieme ad altre associazioni e sotto l’egida della consigliera di parità Giuditta Lembo, con cui evidentemente c’è una lunga storia di collaborazione. Trovate tutto qui.
Ecco, non ci sto. Almeno io, per il nulla che conta. Da anni provo a dire che il femminicidio non si affronta con politiche securitarie. Il Coisp non ha nulla a che fare con la prevenzione della violenza di genere, grazie no. Sono altri i modi, altre le vie, ma questa no, e ancora no. E qualcuno, per favore, ne chieda conto alla consigliera.