IL RITORNO DI ASCE DI GUERRA

Il 3 maggio torna in libreria Asce di guerra, a firma Vitaliano Ravagli e Wu Ming. In anteprima (da qui), la premessa all’edizione 2005.

Asce di guerra non è un romanzo. E’ il primo dei nostri libri per cui abbiamo usato l’espressione “oggetto narrativo” (a volte aggiungendo: “non identificato”). E’ anche il primo in cui abbiamo inserito i “Titoli di coda”.

Asce di guerra è per un terzo l’autobiografia di Vitaliano Ravagli, per un terzo una miscela di fiction e non-fiction (un personaggio immaginario in cerca di un personaggio reale s’imbatte in storie vere) e per un terzo saggio (ancorché “disinvolto”) sulle guerre d’Indocina, sorta di reportage epico che rimbalza continuamente tra Laos e Vietnam. Non vi è alcun equilibrio fra queste tre parti, né vi è lo sforzo di produrre una sintesi. Gli accostamenti sono eccessivi, “strillati”, il libro corre sempre il rischio di sfaldarsi e sfarinarsi.

Asce di guerra contiene alcune delle pagine peggiori che abbiamo mai scritto.

Asce di guerra contiene alcune delle pagine migliori che abbiamo mai scritto.

Aliter non fit liber, direbbe Marziale. Non è altro che questo, un libro. Contiene tesori e schifezze.

Nella seconda metà del 1999 eravamo al lavoro sul nostro secondo romanzo collettivo, 54. Era la prima fase, quella della ricerca storica. Divoravamo libri e materiali sugli anni Cinquanta, leggevamo i microfilm de L’Unità e de Il Resto del Carlino alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.

Una sera il collega e amico Carlo Lucarelli ci invitò a cena nella sua casa di Mordano. Parlammo dei rispettivi progetti. Carlo stava scrivendo L’isola dell’angelo caduto, noi dicemmo che eravamo in cerca di storie degli anni Cinquanta, storie poco note che sfidassero i clichés su quel decennio.

– Qui a Imola c’è un tizio, si chiama Vitaliano Ravagli. Negli anni Cinquanta è arrivato fino in Indocina, ha fatto la guerriglia nella giungla. Ha scritto la sua storia in due libri e li ha pubblicati a sue spese.

Ci mostrò i libri di Ravagli, I sentieri dell’odio e Il prato degli uomini spenti. Sfogliandoli, capimmo che dovevamo conoscerlo. Carlo si offrì di organizzare l’incontro. Pensavamo fosse solo un buono spunto per una sotto-trama di 54.

Qualche giorno dopo, pranzammo con Ravagli in una pizzeria. Aveva sessantasei anni ed era un grandissimo affabulatore. Ci rintronò di storie, aneddoti, invettive condite di bestemmie. Una sua boutade avrebbe ispirato un personaggio di 54. Picchiettando sul tavolo con la punta dell’indice destro, esternò: – Se il Sottoscritto avesse un bottone che lo spinge e sgancia un’atomica su Washington, beh…

Vitaliano era larger than life. Non potevamo infilare la sua storia in 54, si sarebbe prodotta un’escrescenza, tutto il romanzo ci sarebbe scappato di mano.

Decidemmo di scrivere un libro a parte, insieme a Vitaliano. Avremmo ri-narrato la sua storia, approfondendo i passaggi su cui era stato frettoloso o reticente.

Fu così che, da una costola del lavoro per 54, nacque Asce di guerra.

Poco tempo prima avevamo conosciuto un editore milanese. Gli facemmo la proposta. Accettò. Cominciammo a scrivere.

Intervistammo a più riprese Vitaliano, che in pratica dettò i suoi capitoli, rivedendone poi la stesura. Integrammo le trascrizioni (“sbobinature”, le chiamavamo) con diversi passaggi dei suoi due libri, modificati e arricchiti di dettagli.

Su indicazione di Vitaliano intervistammo alcuni ex-partigiani dell’Imolese e del Bolognese, per ricostruire il contesto in cui era cresciuto il nostro nuovo amico. La “Resistenza tradita”, i regolamenti di conti del Dopoguerra, gli anni Cinquanta, lo scelbismo. Ricerche utili anche per 54, la cui stesura proseguiva.

Accanto alla storia di Vitaliano facemmo scorrere un altro filone narrativo, più “romanzato” e ancorato al presente. Sarebbe risultata la parte più debole e discutibile del libro (ne parleremo nella postfazione).

Terminammo il lavoro in un anno. Un battito di ciglia, per i nostri standard produttivi. Asce di guerra uscì nel settembre 2000. Lo portammo in giro per l’Italia, quaranta presentazioni in un Paese attraversato da polemiche pre-elettorali sulla Resistenza, il “Triangolo della morte”, via Rasella, le foibe… Era l’inizio dell’offensiva dei revisionisti d’accatto. Non c’era dubbio che il nostro libro fosse in controtendenza.

La prima tiratura andò molto bene, tanto che vi fu una ristampa. Nel frattempo, però, con l’editore milanese si erano accumulati screzi, livori, incomprensioni. Non ci piaceva il suo stile, a lui non piaceva il nostro. Pazienza, troncammo il rapporto e chi s’è visto s’è visto.

Asce di guerra non fu più ristampato. I diritti tornarono agli autori, che ne proposero l’acquisto a Einaudi Stile Libero.

Con tutti i suoi difetti, crediamo che questo “oggetto narrativo” meriti di tornare in libreria. Nel frattempo, gli attacchi alla Resistenza (italiana e non solo) si sono moltiplicati fino al parossismo. Leggende costruite da “storici” di ultradestra manipolando documenti e liste di caduti vengono “sdoganate” ogni giorno anche a sinistra, prese per buone, commentate a cresta bassa. Una programmazione televisiva da Min.Cul.Pop. batte la grancassa del “martirio” a opera dei “rossi”, poi vai a controllare i nomi delle vittime e trovi ufficiali nazisti, torturatori repubblichini, collaborazionisti, delatori… E’ tempo di reagire con forza. Anche su questo punto rimandiamo alla postfazione.

Vitaliano ha avuto problemi di salute ma è ancora tra noi, pronto ad attaccare tutti quei patacca, senza mai mandarla a dire.
L’oggetto narrativo non identificato è di nuovo pronto al decollo. 5…4…3…2…1…

23 pensieri su “IL RITORNO DI ASCE DI GUERRA

  1. Andrea, guarda che quell’Elio di cui parli e che su Ni ha parlato così argutamente (?) di portaborse (mancavano solo le auto blu e i portacellulari umani) non è Paoloni, il tuo Don Camillo (tu sei ovviamente Peppone…): hai fatto confusione, insomma.
    Questo per la correttezza dell’informazione ecc. ecc.

  2. Bene, finalmente la ristampa d’un libro che è veramente un libro che merita. Che merita tanto, un’attenta lettura, meditazione.
    Saludos.
    Iannox

  3. Mai usato il termine “portaborse”, in secondo luogo mi pare di aver sempre relativizzato in abbondanza le “impressioni” che riportavo, e d’altra parte le parole sono ancora là, se uno vuol verificare. Saluti.

  4. Andrea, è l’ Elio che ha appena commentato qui, sopra di te.
    Caro Elio, io apprezzo il tuo tentativo di capire Nazione Indiana. Sto cercando di capirla anch’io. Ma credo sia impossibile. Nel senso che NI è una rivista culturale online interattiva ma è anche, appunto, una realtà virtuale. Non esiste una linea editoriale, molti di coloro che hanno la password per postare i pezzi -in assoluta autonomia- non si conoscono tra loro. Io sono proprio l’ultimo arrivato, e non ho mai avuto pressioni o “consigli” su cosa postare e su cosa no. Dunque, con tutti i difetti che ha, (e io per esempio sui contenuti di molti articoli e commenti non mi trovo per nulla d’accordo) devo riconoscere che si tratta di una realtà perlomeno composita. Tutto qui. All’inizio tu davi giustamente delle impressioni; e se non hai parlato di portaborse il concetto, comunque, era quello. Io ti posso dire che di portaborse non ce ne sono. A me non risulta.
    E comunque, non esistono realtà culturali ( o non culturali) a mio avviso, pure, senza difetti. Esistono realtà interessanti e stimolanti e altre meno. Ma anche questo è soggettivo. Perchè anche NI a volte non è interessante nè stimolante per niente. (Parlo per me).Molto dipende anche dall’interazione con i lettori. A un cattivo pezzo possono seguire splendidi commenti (è successo spesso, questo); a buoni pezzi possono seguire 0 commenti, o due o tre insulti. Si buttano messaggi nella bottiglia, spesso.
    Ciao, a rileggerci.

  5. Ehm, non avevo notato che il nemico era così vicino. Scherzo, Elio, vai tranquillo, me ne hanno dette di tutti i colori e io rimango sempre a posto. Però credimi, non sono un ragazzo di bottega, semplicemente perché non scrivo e non scriverò mai, anche se nessuno ci crede. Non è il mio istinto. Pensa che qualche anno fa, quando andavo per semplice curiosità a Ricercare, qualcuno pensava che fossi un critico d’arte in incognito! E un editore voleva che cacciassi fuori un dattiloscritto che non avevo e mi vergognavo anche un po’.
    Ma se Elio non è “Elio” costui dov’è finito? E’ un sacco che non lo sento.

  6. Un saluto a Franz e Andrea. Sicuramente la mia percezione di Nazione Indiana è mutata molto nel corso di una settimana di partecipazione. E’ un posto strano, delle varie suggestioni, indubbiamente merita di tenerci un occhio sopra. A presto dunque 🙂

  7. Sì, ti migliora l’umore: praticamente in un conato di vomito se ne fugge, l’umore. Ridatemi Pollyanna, per favore! No, meglio. Parliamo seriamente di “Asce di Guerra” che è molto ma molto meglio.
    Saludos
    Iannox

  8. Vatti a vedere le foto di Genna e Moresco di cui sopra. Qualsiasi cosa tu pensa di questi scrittore, l’umore dovrebbe migliorare.

  9. Sembra che nessuno voglia parlare del libro, perchè? eppure ha molto da dire anche sulla resistenza e sul fascismo. L’ho letto tempo fa e dovrei rinfrescare, ma tra i libri dei WM e’ uno dei miei preferiti. Confesso di non aver rilevato neanche le brutte pagine di cui parlano, mi ero totalmente immersa nelle storie e non me ne sono accorta. Dovro’ rileggere, poi non risparmiero’ le critiche ai wm….nella speranza di non suscitare ire funeste 🙂

  10. Leggete e diffondete Asce di Guerra… un allenamento per il futuro…
    and
    Genna e Moresco sembrano Totò e Peppino in quella foto… fantastici!

  11. E dai, Iannox, concediti un sorriso per una volta, sù! Bisogna sempre essere così imbronciati e severi? Le foto di Genna e Moresco sono spassose 🙂

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