INTEGRALISMI, UNO E DUE

Da Repubblica Roma:
“Ancora polemiche sulla “Marcia nazionale per la vita” di domenica scorsa. In un primo momento, sui duecento bus che il Comune avrebbe concesso gratuitamente ai partecipanti al corteo. Un punto sul quale il consigliere capitolino del Pd Dario Nanni ha presentato un´interrogazione urgente al sindaco, chiedendo se la notizia fosse vera. Ma a smentire ci ha pensato subito l´Atac. Poi la diatriba si è spostata su un centinaio di pannelli affissi sui lati degli autobus di linea utilizzati per pubblicizzare la manifestazione: spazi forniti a costo zero dal Campidoglio agli organizzatori della “Marcia per la vita”. Ma dal Comune, il direttore del dipartimento Comunicazione e diritti dei cittadini, Luigi Di Gregorio, spiega che si tratta «di pannelli a disposizione dell´Amministrazione, circa 800 al mese, che vengono utilizzati per segnalare manifestazioni promosse da onlus e associazioni e patrocinate dal Campidoglio, oppure richiesti dagli assessorati per eventi e servizi». E questa volta, a farne domanda, è stata la delegata del sindaco per le Pari opportunità, Lavinia Mennuni.”
Dalla mia casella di posta, la mail di T.
“Mia figlia ha pochi mesi, faccio l’amore col mio compagno, non pensiamo che non prendo più la pillola. Mezza giornata di indecisioni col sorriso sulle labbra, vogliamo un altro figlio ma ci diciamo: non subito. Mi rivolgo al mio medico di base per la pillola del giorno dopo. Me la nega affermando che si tratta di una ‘pillola abortiva’. Le rispondo che si sbaglia e le faccio notare che non può rifiutarsi. Mi dice che lei è medico e sa quel che dice. Però, aggiunge, non è per motivi bioetici (sic) che non mi fa la prescrizione ma perché non ritiene il farmaco adatto a me. (Ha mangiato subito la foglia nel timore di un mio reclamo, mi dico.) Le chiedo come mai. Mi risponde che non è tenuta a dirmelo. Le chiedo allora, come medico, cosa mi consiglia. Mi dice che mi consiglia di andare al pronto soccorso dell’ospedale per chiedere lì la prescrizione. La chiudo lì sapendo che è inutile insistere: intanto la dottoressa ai miei occhi ha compiuto un doppio illecito, negarmi un diritto e violare il codice deontologico rifiutandosi di motivarmi le presunte (ovviamente false) ragioni di salute della mancata prescrizione. Intanto è tarda mattinata, il mio compagno tra poco dovrà andare al lavoro, io resto sola con la bambina e non abbiamo l’auto. Chiamo il consultorio: il ginecologo quel pomeriggio non c’è. Chiamo l’ospedale: mi dicono che posso andarci ma ci vorrà tempo perché dovranno farmi un’ecografia. Cosa che non mi risulta affatto necessaria ai fini della prescrizione. Infine otteniamo la ricetta da un medico di nostra conoscenza che non c’entra nulla coi servizi pubblici appositamente preposti e interpellati, che sarebbero stati obbligati a soddisfare la richiesta e anche in modo tempestivo. Chiamo il locale Tribunale dei diritti del malato, parlo con una persona molto gentile che a parole mi spalleggia e dà ragione su tutto ma si dice poco informata sulla normativa, dice che deve informarsi e mi richiamerà. Mi richiama e mi dice che la Regone ha emanato una disposizione che consente ai medici l’obiezione sulla contraccezione d’emergenza. Ho cercato un po’ e a me questa disposizione non risulta, anzi mi sembrerebbe assurda. Così da alcuni giorni leggo e parlo con persone per capire cosa posso o non posso fare, soprattutto cosa *è utile* che io faccia. Intanto, per caso, chiacchierando con una persona amica, vengo a conoscenza di episodi di integralismo religioso in cui questa dottoressa sarebbe coinvolta nella città dove abito: il rifiuto di prescrivere pure la contraccezione ordinaria, ostracismi massicci e ahimè efficaci a colleghi impegnati sul fronte della procreazione assistita, ingerenze nella scuola pubblica contro i corsi di educazione sessuale. Quest’ultima cosa mi allarma e indigna forse più di tutte le altre. E’ proprio l’educazione sessuale, l’educazione di genere la chiave principale che può forse aprire la porta di un vero cambiamento in Italia contro le grandi e le piccole violenze di ogni specie sulle donne, e per liberare gli uomini dai percorsi di diseducazione umana in cui la nostra cultura li incanala e incastra dalla nascita. Mi è stato addirittura sconsigliato di agire contro questa persona per non rischiare di subire ritorsioni più o meno manifeste, contro me e la mia famiglia. Io invece vorrei agire, e con efficacia, da privata cittadina a cui è stato leso un diritto, da madre che vuole offrire a sua figlia una speranza e da donna che vorrebbe dare il suo contributo concreto nelle lotte politiche e sociali. Sto cercando di capire quali strade posso percorrere ma sono persuasa della necessità di non restare inerti”.

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