INVECCHIARE DA PICCOLE

Sono stata a Siena, venerdì, per un bell’incontro organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti. Qui l’intervista con Deltanews, nella quale si riparla di bambine. E, a proposito di bambine, arriva la notizia dei cosmetici “anti-age” per scolarette delle elementari, già immortalate in gennaio su Vogue.
A proposito di modelli unici. A proposito di terrore per la vecchiaia. A proposito.

65 pensieri su “INVECCHIARE DA PICCOLE

  1. Per contrasto mi vengono in mente due immagini: la bambina di Miss Little Sunshine, che fa un balletto sexy senza sapere di farlo e risulta in realtà la più simpatica e innocente e soprattutto la più bambina ad un concorso di bellezza dove tutte sono già adulte, sia nel trucco che negli atteggiamenti.
    La seconda cosa: il piacere che hanno i bambini (maschi e femmine) di giocare con i trucchi e i travestimenti. E’ appunto un piacere, del tutto innocuo e spontaneo. Per favore, non facciamolo diventare qualcos’altro…

  2. c’è di buono che qualche bambina sta iniziando a sviluppare gli anticorpi: mi racconta un’amica che sua figlia di 5 anni, finora piuttosto vanitosa a differenza della mamma, adesso se le si dice “come sei carina” si arrabbia e replica “no, sono intelligente!”. Questo senza nessun lavaggio del cervello da parte della mamma, che anzi prova a spiegarle che una cosa non esclude l’altra…

  3. @laura a. La tua notizia mi rende davvero felice, in un momento come questo in cui, circondato da cuginetti e simili, sento fin troppo spesso frasi aberranti. Ogni tanto mia cugina di 9 anni si lascia andare a qualche rivendicazione. Poco tempo fa passeggiavamo insieme, facendo il solito gioco di raccontarci storie inventate: lo faccio perchè non legge mai, questo è l’unico modo per farle sviluppare un minimo linguaggio, inventiva e libertà d’immaginazione, senza contare i messaggi di uguaglianza che butto in ogni storia. Un giorno faccio una prova: “Allora il marito di X decida di lasciarla, perchè da quando lei aveva iniziato a lavorare non aveva più potuto dedicare lo stesso tempo alla cura di figli, marito e casa.” E lei: “Non ho capito…”. Io ripeto. Lei:”Ma mi sembra una stupidaggine! Perchè lui lavora e lei non può lavorare!”. Io, in un brodo di giuggiole, colgo l’occasione e inizio a discutere con lei di quanto le femmine e i maschi debbano poter scegliere alla pari, ecc … Tutto questo, però, non basta: lei ha una madre che poco tempo prima se ne uscì così:”Marco [primo figlio] deve portarmene a casa ogni giorno una diversa [di ragazza] …”; io:”Beh, farà come vuole, farà la sue esperienze, come Chiara, del resto …”. Lei:”Beh, no. Chiara è femmina. Lei deve solo imparare a spendere e sposarsi, tanto viene campata!”.
    Ho pianto per giorni, dopo averle comunicato di essere una rovina per i suoi figli.

  4. A ElenaElle.
    Vero, ai bimbi piace truccarsi e travestirsi. Se proviamo però a fare un giro al toys e negozi similari il 99,9% dei trucchi è pensato per le bimbe.
    Va meglio in negozi più di nicchia (es.Città del sole) dove trovi qualcosa di unisex. Insomma il messaggio, pubblicitario e non, è chiarissimo.
    I maschietti al massimo si truccano per carnevale…
    Al mio figliolo, che già stira, gioca con i bambolotti, cucina, riassetta e fa la guerra , sul trucco ho dato lo stop. Le prese in giro da parte dei conoscenti non mi andavano a genio. Ci limitiamo ai baffi e alla barba dei pirati, niente rossetto o mascara. In ogni caso lo avrei fatto anche con una figliola. Ricordo che mia madre, signora piuttosto appariscente e truccata, non mi permetteva assolutamente di usare i suoi cosmetici, l’eccezione si manifestava a carnevale.
    Le poche volte che giro per negozi di giocattoli mi si apre un baratro. Il disgusto per tutto ciò che è troppo rosa aumenta di volta in volta. Hanno da poco ristrutturato un toys e non c’è niente da fare le poche cucinine e pentoline non rosa, sono comunque posizionate nel reparto “giochi per bambine”.!

  5. @Miriam
    Capisco e in parte condivido il tuo punto di vista. Non sarei onesta se dicessi che le “prese in giro” degli altri non ci toccano. Però al momento il mio bimbo (che non ha il permesso di usare i miei trucchi, perché appunto sono miei e mi comporterei allo stesso modo con una femmina), può “giocare” a truccarsi con me allo specchio quando io mi trucco, così come gioca a farsi la barba col suo papà. Ovvero: gli do’ la crema idratante e il burro di cacao e con quelli gioca a imitarmi. Così come ha un rasoio senza lametta per giocare a farsi la barba…
    Per il resto cerchiamo di essere quello che siamo, ne’ più ne’ meno… E siccome suo padre in casa fa tutto, anche lui fa tutto e nessuno lo ha mai forzato: spazza, pulisce il bagno con una spugnetta, stira, asciuga i capelli alle bambole, lava i piatti. Il che non significa che non giochi altrettanto con i suoi trenini, le macchine e i trattori e compagnia bella…

  6. Walmart non fa certo le cose a caso e la sua scelta non è per nulla pionieristica. Basta farsi un giro da H&M per trovare prodotti simili, plasmati su un target di giovanissime (anche se credo che all’anti-age non ci fossero ancora arrivati…).
    Ora, secondo me qui è necessario un po’ di sano materialismo. Come funziona un bestione come Walmart (che, ricordo, è la prima multinazionale al mondo per fatturato)? Walmart fa i soldi grazie al fatto che riesce a vendere qualunque cosa a bassissimo prezzo. Può farlo perché, ora come ora, ha una posizione quasi monopolistica nel suo campo, grazie alla quale riesce a dettare le proprie condizioni ai produttori e al mercato stesso (poi, certo, c’è anche il fatto che sottopaga i dipendenti). Piglia una possibile fetta di mercato, ci studia su e se la trova interessante ci si butta, mettendo in moto una macchina di fronte alla quale noi singoli, con le nostre pretese di pluralità, parità, non omologazione, siamo formichine. Walmart deve per forza omologare, altrimenti non guadagna. Ci rendiamo conto che una forza del genere è incompatibile con l’idea di società che abbiamo?

  7. mi pare di capire che il problema non sia il gioco dei trucchi
    tutte noi ci siamo divertite con il rossetto di mammà
    e i miei maschi quando mi metto lo smalto nero se lo mettono anche loro perchè fa molto the cure
    il problema è l’immagine delle ragazzine sui giornali
    anzi mi correggo delle bambine
    così come le modelle anoressiche per le adolescenti
    forse loredana voleva mettere l’accento su altro
    l’idea che ho io è che ormai non siamo più considerate bambine adulte e infine vecchie
    ma cose
    a cui vendere altre cose
    (e l’illusione dell’eterna giovinezza)

  8. @adrianaaaa: non solo Walmart, ma la quasi totalità del mercato ha bisogno vitale di omologare…direi che è proprio perché ce ne rendiamo conto che stiamo qui a parlarne (e non solo).

  9. stefano non dirlo due volte, tu non hai idea di quanto sia fiorente il mercato dei ritocchi sulle minorenni, ti racconto un’ esperienza personale, un paio di anni fa un ragazzo che conosco 18enne e neopatentato passa a prendere una sua amica 16enne per farle fare un giro, i due purtroppo hanno un piccolo incidente, nulla di grave grazie alle cinture e all’airbag, peccato che lo stesso airbag (a cui io se fossi stata nei genitori della ragazza avrei eretto un monumento) è da allora oggetto di battaglia legale perché avrebbe causato dei danni alle protesi al seno nuove che la ragazza 16enne aveva voluto come premio per la promozione, la madre della fanciulla mi ha detto che sua figlia soffriva tanto perché aveva il seno piccolo e le sue compagne no così alla fine ha acconsentito a farla operare.
    che altro aggiungere?

  10. …santo cielo….. ma solo a me piacciono le bambine con le ginocchia sbucciate…. con le unghie sporche di terra…. con le mani multicolore da pennarello….. con i vestiti pieni di foglie…… e con il sole nello sguardo ?????
    ma quelle bimbe delle foto vi sembrano bambine allegre che giocano a mettersi i vestiti di mamma? hanno gli occhi spenti, tristi, rassegnati….. dov’e’ la loro innocenza? dove la voglia di vivere?
    le mie figlie non hanno quegli occhi quando si infilano le mie scarpe…….. i loro occhi ridono, il loro corpo e’ scattante…. pronte per essere inseguite e raggiunte nel gioco…..

  11. La scuola dovrebbe difendere dall’omologazione e invece mi pare che qui da noi il problema nasce proprio quando ci si accorge che è ancora un baluardo di resistenza.
    I bambini e le bambine capiscono tanto. Qualche settimana fa il nonno ha comprato alla mia figlia più piccola una rivista di Hello Kitty. Appena l’ho vista l’ho controllata. C’era un gioco con le parole da cerchiare, tutte intorno a un unico concetto e modello: passerella, trucco, tacchi, moda, borsetta, eccetera. C’erano poi anche dei quiz con domande che riguardavano, ad esempio, il significato di ‘paparazzo’, più altro che ho rimosso. Ora, lei sta imparando a leggere scrvere da sola, è piena di desiderio di imparare, e ho trovato terrificante che si strumentalizzi e sfrutti un momento così bello cercando di farla concentrare su un’area così ristretta e stereotipata di femminile. Mi è dispiaciuto per mio padre, che era mortificato quando ha capito il danno che un piccolo regalo, insieme a tanti alti piccoli gesti e distrazioni, può fare.
    Il risultato dell’averne parlato davanti a mia figlia è stato che adesso, quando mi sente parlare di certi temi, interviene e mi dice: gliel’hai detto di quella rivista di Hello Kitty? Compie sei anni domani. A casa nostra si sta bene dal punto di vista dell’educazione di genere, vedo lei e gli altri figli che hanno belle relazioni paritarie, un rapporto sveglio con gli stereotipi. Nelle loro scuole intervengo su questi temi con altri genitori ogni volta che capita, alla scuola dell’infanzia anche con la proposta di libri e giochi. Mi piace vedere dei risultati, credo che dobbiamo fare tutto il lavoro che possiamo anche fuori dalle nostre famiglie.
    Certo, le creme antiage per le elementari non me le aspettavo…
    Mi viene in mente una barzelletta che ha raccontato una compagna della piccola, il solito Pierino e la nonna che è stata buttata via perché era troppo vecchia, come i vecchi giocattoli. Quando l’ho sentita ho spiegato a entrambe perché non la trovavo affatto divertente, ma so che in tante case si ride. Non è una battaglia facile, il solito circolo vizioso tra mercato e cultura.

  12. Dall’intervista:
    “Si tratta di un modello che si è imposto lentamente nell’immaginario, in cui i termini vincenti sono giovinezza, bellezza, astuzia e potere, e questi termini sono promossi sin dall’infanzia e veicolati dai prodotti destinati alle bambine, basta pensare a bambole come le Winx, o al fatto che i trucchi vengano proposti come giochi. Non intendo fare un discorso censorio, ma è necessario rivendicare la pluralità di modelli e di rappresentazioni della femminilità, contro la pervasività di un unico modello.”
    Ok i trucchi, ma sempre girando per reparti, come mai il piccolo chimico, l’esploratore si trovano in quello dei maschi? Che dire delle nuove versioni lego per bimbe, in rosa ovviamente, che propogno la solita villetta stile brianzolo?
    http://creative.lego.com/en-us/ParentsCorner/default.aspx
    Scusate un po’ l’ot, mi impressiona vedere che anche Lego negli ultimi anni ha intrapreso una bella virata sul discorso dell’omologazione.
    Non ho guardato nel dettaglio ma il sito propone la solita dicotomia maschi guerrieri e femmine dolci, al massimo cavallerizze.
    http://www.lego.com/en-us/products/default.aspx
    E poi c’è gente che scrive questo:
    http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=7670.
    Mah!

  13. laura a: mi rendo conto che la mia domanda possa sembrare stronza e me ne scuso. Quello che mi premeva sottolineare è il fatto che elaborare risposte culturali ad attacchi come questo è fondamentale, è ciò che va fatto, però bisogna tenere conto delle forze in campo, parlarne sempre, non darle mai per scontate. Altrimenti domani potrebbe arrivare qualcuno che dice “le bambine si truccano perché il femminismo fa schifo”. No, le bambine si truccano perché c’è un azienda grossa come il Messico che gli dice di farlo. Dall’altra parte della barricata non c’è solo la cultura sessista, ma c’è anche un sistema economico i cui ministri e maggiori beneficiari hanno nomi, sedi, proprietari ecc ecc. Se tutto questo è scontato avrò scritto a vanvera, meglio così.

  14. Oddio, l’intervista sul sito del sussidiario è davvero agghiacciante…
    Loredana e le altre, lo sapevate che siamo “una delle ultime evoluzioni del giacobinismo in salsa pseudoprogressista”? Ah no? Sapevatelo!
    🙁

  15. scusate
    ma la divisione giochi da maschi e giochi da femmine c’è sempre stata e questo non c’ha impedito di diventare ingegnere(sse) per esempio
    la femminilità è nostra per natura
    quello che mi da fastidio è la rappresentazione della donna della bambina della consumatrice insomma
    l’ammiccamento il riferimento sessuale la ricerca della perfezione senza età
    anzi l’annullamento dell’età
    le vecchie devono sembrare giovani le bambine adulte le adulte delle adolescenti
    perchè mi chiedo i direttori dei giornali femminili danno l’ok a certi servizi fotografici
    per vendere?
    ecco
    cosa stanno vendendo esattamente?

  16. Indubbio la divisione dei giochi è sempre esistita. Ora francamente è davvero massiccia, permea ovunque.
    Cavoleggiando sul sito della Lego, mi sono anche imbattuta sui nuovi mini personaggi da inserire negli scenari di gioco.
    Ecco vi invito a contare il numero delle cosiddette femmine e soprattutto verificare quali ruoli rivestono.
    1. Cheerleader
    2. Hula dancer
    3. Nurse
    4: Life guard (questa è quella più avventurosa…, una specie di
    P.AndersoNA)
    http://minifigures.lego.com/en-us/Bios/Default.aspx#Hula%20Dancer
    Anche questi non servono a rinforzare il messaggio e l’immaginario?

  17. @punk forse non stanno vendendo ma stanno producendo. producono il consumatore perfetto, allevato fin dai primi anni secondo dettami commerciali e omologanti che gli garantirà la sopravvivenza eterna.
    io lavoro proprio fra i giocattoli e se avessi un centesimo per tutte le volte che mi sono sentita dire “mio/a figlio/a ha visto questo gioco in TV ecc..” a questo punto potrei tranquillamente licenziarmi.
    spezzare questa “catena di montaggio” non sarà facile, leggevo ad esempio nel blog di stefano (congedo parentale) che in svezia è proibito trasmettere spot il cui target è espressamente il bambino-consumatore nei programmi a loro dedicati, beh da noi a completamente l’inverso si potrebbe cominciare a lavorare da qui..

  18. beh almeno adesso abbiamo più scelta! 🙂
    ai miei tempi eravamo solo o barbie o ken (semplificando)
    il problema non sono i giochi ripeto
    anche perchè poi stiamo escludendo i videogames non non sono poi così secondari anzi
    il problema è che davanti alle foto di vogue sembra di guardare materiale pedopornografico
    ma legale

  19. La questione dei trucchi antiage per le piccole che passano su Vogue mi sembra sottilmente diversa dai trucchi per i giochi delle bambine che da sempre si sono venduti. Come i soldatini non sono proprio uguali a un cacciabombardiere vero, i trucchi per le bambine avevano dei codici che rinviavano all’infanzia – era una bambinizzazione del trucco. Che piacesse o no, le bambine dovevano somigliare ad altre bambine, o a delle fatine. Ossia non a delle donne adulte. Questi trucchi – già che passano per “Vogue” e non per “Topolino” gia che non li compri all’emporio e mi sa manco dal giocattolaio, perdono la connotazione di gioco – perdono la funzione di gioco che è un’area intermedia tra il fantastico e il reale, chiedono alle bambine di saltare a piè pari l’infanzia – e questo mi sembra criminale aldilà della questione dei modelli unici.
    Sulla questione dei modelli unici io sono più tenue su questi terreni, per opinioni già esposte qui. Anche io non permetto a mio figlio di giocare con i trucchi. Nè avrei problemi a far giocare mia figlia con i trucchi (ma tzk! non i miei 🙂 ) – perchè penso ai significati psicologici che hanno certi simboli di sesso e di genere per l’infanzia – e non solo in riferimento al gruppo dei pari. Io mi trucco donna – mia figlia mi imita, io le devo dire che sono grande ma anche che accetto il suo identificarsi in me – come dato su cui lavorare ma che per lei è fondamentale avere.
    Sono questioni oggettivamente meno semplici di quel che sembra. Ma i trucchi sono giochi meno legati all’attività di altri – mi sembra importante che un genitore sappia offrire a entrambi maschi e femmine giochi che rinviano alle attività dei maschi e delle femmine.

  20. @punk Quello che dici è vero di sicuro, ma:
    1) io diffiderei di qualunque espressione contenga le formule “per natura”, “è naturale” e simili. Non che esprimano sempre falsità, ma si rischia di concedere troppo, di porsi poche domande sulla base di queste convenzioni.
    2) il fatto che siano sempre esistiti i giochi “da maschi” e “da femmine” non giustifica che debbano esistere ancora, non credi?
    Neanche il divorzio esisteva prima del ’74, ora sì. E meno male, direi!
    Dici che neanche tu sopporti il relegare le donne al solo recinto del sesso: beh, i giochi “da maschi o femmine” non sono innocenti: non fanno che contribuire a quest’immaginario, facendoci credere che le bambine, del resto, cos’altro potrebbero desiderare se non un rossetto, un figlio da accudire o una cucina-giocattolo?

  21. oh bravo gianni!
    non sei moralista e non lo sono neanche io
    ma sono foto oltre che schifose anche pericolose
    cioè
    le bambine che conosco io non leggono vogue e continuano a giocare con i beyblade (anche)
    però vogue lo leggono tanti uomini
    a gianni e a mio maritoquelle foto fanno schifo ma magari a qualcun’altro no anzi magari stimolano la sua fantasia perversa
    e cosa succede quando un uomo così che ha in testa quell’immagine sessuale incontra una bambina che magari per sbaglio involontariamente gliela può ricordare
    oppure che succede se quell’uomo incontra una bambina che “delude” le sue aspettative?
    scusate il casino di idee ma oggi ho maldistomaco più del solito
    ciao biondillo

  22. vendere farmaci a sani è il futuro di big farma, vendere cosmetici anti età alle bambine fa parte di questa necessità di aumentare le vendite, solo affari e basta, se le mamme ci cascano….

  23. amedeo scusa ma quali potrebbero essere allora i giochi “neutri”?
    e che senso ha “neutralizzare” tutto?
    non dobbiamo combattere su questo
    ma sulla differenza come valore
    maschi e femmine sono due cose diverse
    è un problema di rispetto

  24. per miriam: hai ragione sui negozi di giochi.
    ancora una volta mi metto a fare un confronto “germania-italia”: quando vivevo lì notavo la grande passione dei tedeschi per i giochi di legno, o sportivi (bici di tutte le dimensioni, aquiloni, cose per nuotare) che erano tutti più o meno unisex.
    poi c’erano ovviamente i reparti tutti rosa confetto per le bimbe piene di fatine e quelli per i bimbi tutti gormiti e bestie mostruose.
    conoscevo due sorelline, di 4 e 6 anni, una, la piccola, tutta rosa, fiocchetti e trine, l’altra, la grande, capelli corti, maglia da calciatore, berretto da baseball in testa. e giocavano insieme, un po’ con le barbie un po’ col pallone, senza farsi troppe pippe sul giocattolo di genere.
    io da piccola non solo truccavo mio fratello, sciagurato fratello minore in balia della sorella, ma lo vestivo per sfilate d’alta moda che lui eseguiva con grande maestria, poi si scendeva in corte e si giocava a pallone.
    😀

  25. Ciao punk, da un lato è vero che certi giochi anche in passato erano considerati più “da maschi” e altri più “da femmine”… ma prima non c’era tutta questa enfasi, secondo me. E c’erano molti giochi “neutri” che ora non lo sono più, come appunto il Lego (Miriam, io ci farei una campagna su questa cosa!). Io ho 30 anni, andavo alle elementari negli anni ’80 e non c’era la divisa “rosa”, ci si vestiva unisex, anzi quelle vestite troppo fru fru (truccate, poi, non ce n’erano) erano prese in giro. Coi trucchi ci si giocava in casa… Quel che noto è che ormai c’è proprio un’accelerazione e un’enfasi su queste cose, un tempo era normale che bambini e bambine giocassero insieme a certi giochi, adesso sono sempre più divisi. E’ davvero triste perché così l’infanzia perde molta della sua pienezza (anche nel rapporto con l’altro sesso, intendo).

  26. Io concordo con Zauburei e mi piacerebbe che articolasse meglio (se ha tempo e voglia) – per noi non addetti ai lavori – il passaggio sull’identità maschile e femminile e i modelli forniti dai genitori attraverso i giochi. Sono certa di aver intuito – ma vorrei capire meglio.

  27. @punk Io non parlo affatto di giochi neutri, bensì di giochi.
    Siamo talmente abituati a considerare alcuni giochi come maschili o femminili – e quando è peggio, naturaliter tali – che non accettiamo di spostare e tollerare la loro attribuzione anche all’altro sesso, tanto che tu mi parli di neutri. Sei tu che vuoi livellare tutto, azzerare tutto. Io le differenze biologiche tra maschi e femmine le tengo ben presenti, ma sul pensiero della differenza, di per sé molto complesso, non mi voglio pronunciare.
    Posso dirti, però, che non credo sia favorevole alle tue distinzioni.
    Riguardo al rispetto … prova a spiegarmi, allora: sono rispettati i bambini che subiscono continue pressioni sociali ed offese collettive perchè amano e vogliono praticare..non so? la danza classica, o la pallavolo? o semplicemente perchè non amano il calcio?

  28. però ilaria è più un problema di rappresentazione che di realtà
    a scuola di mio figlio le femmine hanno il grembiule bianco i maschi nero
    giocano tutti insieme vestiti tutti per praticità di noi mamme suppongo con jeans e maglietta
    diciamo che questa è la scena più comune che mi capita di vedere in giro
    poi qualche eccezione
    quelle foto e l’invito alla crema da bambina sono pericolose
    e non hanno niente a che vedere con i lego

  29. Le foto di Vogue e questo “adultizzare” i bambini e le bambine,nel caso specifico fa schifo pure a me. Far saltare a piè pari l’infanzia mi pare criminale al di là della questione dei modelli, concordo con zauberei

  30. D’accordo con Barbara.
    Sono piuttosto testona, ho bisogno di lumi e lanterne per illuminare la mia e la sua strada…
    Mi sforzo di educare mio figlio al rispetto delle diversità, però, ormai quasi madre a tempo pieno, offro al pargolo il modello sì della madre moderna, ma pur sempre quasi casalinga.

  31. amedeo non riesco a seguirti scusa
    mi sembra l’apertura ad una polemica che non mi va di fare
    non mi sembra di aver mai detto di voler azzerare tutto o livellare o…boh!

  32. @punk Scusami se ti ho dato quest’idea, ma volevo solo scambiare opinioni, ragionare. Nessuna polemica, tranquill*.
    La mia era una domanda seria: se mi parli di rispetto, vorrei che tu mi spiegassi perchè questo può venire a mancare in molti casi. Cosa vorresti fosse meglio rispettato? La differenza biologica tra maschi e femmine, ripeto, esiste e ce l’ho ben chiara, e lungi da me azzerarla. Ma formare categorie della realtà, in base alle quali attribuire un valore ai soggetti umani e scegliere quali attività possano svolgere, mi sembra grave.
    Quando ho scritto che non accetto l’espressione “giochi neutri” intendevo dire che mi piacerebbero esistessero giochi per tutti, alla pari. Vorrei che ogni bambino e ogni bambina fosse liber* di sperimentare: provare per un mese uno sport, giocare per tutta l’infanzia con un gioco, abbandonarlo e apprezzarne un altro, cambiare gusti. Non vorrei i recinti, tantomeno se scelti per appartenenza al sesso. Tutto qui.

  33. E’ strano, o forse no, che certa produzione mediatica mescoli in continuazione argomenti contraddittori: se tutto ciò che è ‘naturale’ è cosa buona, perché ‘invecchiare’, processo naturalissimo, è cosa non-buona?

  34. @Amedeo
    Porto solo un esempio.
    Mio figlio a partire dai 3 anni desiderava ballare, era entusiasta. Dopo un anno circa di scuola ha già imparato che il ballo è da femmina.
    Sarebbe molto difficile fargli accettare un eventuale corso di danza.
    Sono i recinti di cui parlavi poco fa.
    Gli faccio vedere trailer di danza classica con Bolle e altri, rimane comunque dubbioso. Fuori dalla porta di casa c’è un altro mondo, lui ci passa 7 ore! Quello che dice il suo migliore amico é “forte”, quello che dice mammà, adesso è ok , ma tra qualche anno?

  35. @ Miriam, ElenaElle
    il Sussidiario=Fondazione per la Sussidiarietà=Compagnia delle Opere=Comunione e Liberazione
    Niente di che stupirsi, quindi. Di che pensare, invece, molto.

  36. @Miriam esatto! Credo che io e te stiamo dicendo proprio la stessa cosa!
    Mi dispiacerebbe molto se tuo figlio dovesse abbandonare per sempre l’idea di ballare; capisco perfettamente la frustrazione che nasce dal desiderio castrato di fare qualcosa che sappiamo ci renderebbe felici. Di sicuro non ti dico di obbligare tuo figlio a praticare un’attività che lo metterebbe a disagio almeno adesso, ma dovresti continuare almeno a porgli delle domande, a portele insieme a lui, ad accompagnarlo. Fagli trovare delle ragioni valide, che vadano al di là dell’opinione comune, per cui non ballare. Probabilmente non saranno sufficienti a convincerlo ad iniziare, ma credo che lo sforzo intellettuale se lo ritroverà per il futuro.

  37. Be’, non vorrei ogni volta ricominciare dai fondamentali 🙂
    Il ritorno agli stereotipi di genere altro non significa che dalla metà degli anni Novanta ad oggi si sono offerti a bambine e bambini prodotti fortemente genderizzati, spingendo sempre più il pedale su iper-femminilità, iper-virilità. Il Sapientino per bambine tutto rosa, con domande sulla Barbie invece che sulla fotosintesi, è l’esempio più calzante.
    Però, tornando al post, trovo spaventoso che non solo si crei una linea cosmetica per bambine, ma che già si batta sul pedale della paura per l’invecchiamento. Si invecchia, e punto. Si può invecchiare bene, meno bene, benissimo, tragicamente. Ma negare il trascorrere del tempo è criminale.

  38. Torniamo ai cosmetici della Walmart. Avete letto come finisce lo slogan? “Cosmetici reali con ingredienti naturali. Totalmente approvati da genitori!”
    Approvari dai genitori, niente meno che…

  39. Si, torniamo al tema. Cos’altro vogliamo rubare alle bambine dopo i loro sogni, anche il loro diritto a crescere?
    “Liberate l’infanzia
    da chi la confina in una maturità contraffatta
    dove il corpo è recita, l’emozione corrotta.”

  40. Credo che ci siano delle questioni di fondo che ci riguardano per tutta la vita, ma mentre certe negoziazioni sono il nostro lavoro identitario e ci riescono meno difficili, è nel momento in cui hai dei figli che viene fuori il problema vero -il problema proprio epistemologico. Perchè secondo me quello che dice Amedeo – che ci sono giochi che possono essere neutri, e anzi che lo devono essere, mi sembra giusto auspicabile e rispondente al modello culturale che vorremmo trasmettere ai nostri figli: o almeno io. I lego devono essere un gioco universale, i bambolotti anche, le costruzioni, i cubi, le macchinine, i magnifici trenini, le adorabili pistole ad acqua. Questi giochi divertono tutti a prescindere dalle mani che li impugnano, esattamente come certi mestieri sono per tutti a prescindere dal sesso di chi li esercita. E ha ragione Loredana a scandalizzarsi coi sapientini rosa – e con le domande ivi incluse. Il grande problema dei modelli per l’infanzia e in generale del modello culturale italico è che il maschile si appropria dell’ l’universale – al femminile rimane la simbolica della seduzione sessuale. Nella simbolica cromatica: i bambini hanno tutti i colori, le bambine il rosa e tante care cose. Esse stanno ferme alla biologia a esse rimane solo l’interpretazione del corpo.
    Tuttavia il corpo c’è. Noi abbiamo una violenta coazione a rileggerlo e a interpretarlo. Non possiamo proprio fare a meno di dire un aggettivo accanto alla differenza sessuale, e io credo che i vestiti e i giochi dei vestiti sono il regno in cui noi come soggetti negoziamo le nostre idee con il mondo in fatto di sesso e di genere. Noi diciamo cioè cosa prendiamo del mondo e cosa ci mettiamo di nostro nella lettura del sesso. Allo stesso tempo il sesso – figlio mio sei Maschio/ figlia mia sei Femmina – è un’importante dato identitario dell’altro. E noi come dire – lo dobbiamo riconoscere è un modo per dire: Sei Tu. Provarci anche per approssimazione anche con degli errori (oh i terribili KILT che mi infliggeva mia madre ! 🙂 ) è un rischio da dover correre. Il loro superamento fa parte del gioco previsto dallo spartito, ma la figlia deve avere questo riconoscimento, come il bambino. A un certo punto anche i bambini si fanno la loro idea di genere e te la propongono e tu appunto ti devi confrontare con quel sentiero e rispettarlo: cioè non fargli combattere a tre anni le battaglie che tu invece gli insegnerai a combattere a 15 e a 20 – ma non prima. Alle volte ho la sensazione che ci sia l’idea che la genitorialità debba essere tutta uguale a tutte le età dei figli, il che implica una specie di visione distorta dell’infanzia, che farebbe delle scelte in vista di un percorso intellettuale quando le fa in vista di corpose linee emotive.
    Queste cose si capiscono particolarmente bene quando si ha a che fare con bambini che soffrono precocemente di un disturbo di identità di genere – che non ha niente a che vedere con l’orientamento sessuale, il quale non è categorizzabile come disturbo – ma che ha a che vedere con situazioni di sofferenza tale correlate all’inaccessibilità emotiva di un genitore. Il bambino maschio che non casualmente o esplorativamente ma insistentemente vuole vestiti da donna, sta cercando una ossessiva via per raggiungere la mamma magari trovando una strada che la madre incoraggia per altre questioni complicate. Sono storie che cambiano da caso a caso, che possono anche portare a soluzioni di compromesso vivibilissime anche se con itinerario sofferto (cambiamento di sesso etc.) e che forse ci portano troppo lontano dal topic, ma proprio per la loro eccezionalità sono capaci di dirci delle cose a noi che ci confrontiamo con la genitorialità più battuta e normale.
    Tutto questo però è in gran parte ot, anche se mi pare risponda alla direzione che prende il dibattito ora. Non avevo fatto molto caso alla questione età, risottolineata da Loredana nel commento, e a pensarci mi sembra opportuno parlare di criminalità al quadrato. Penso proprio cioè che le associazioni per i diritti dell’infanzia e dei consumatori (sono o non sono le bambine in questo caso, piccole consumatrici sulla cui salute di una vita si specula?) dovrebbero richiedere il ritiro dal mercato del prodotto.

  41. A leggere il comunicato, c’è di peggio:
    “La gamma GeoGirl comprende ben 69 prodotti «naturali» ed eco-friendly: a base di camomilla, calendula, lavanda e senza parabeni e ftalati, per sedurre anche le mamme più ansiose e preoccupate della salute delle loro figlie”.
    Mamme “ansiose e preoccupate”. Non sono aggettivi casuali. Timeo marketing et dona ferente.

  42. Ho trovato una foto dell’intera linea, e quello che dice zauberei trova piena conferma: questi trucchi non sono affatto giocattoli.
    http://theblayreport.com/wp-content/uploads/2011/02/Walmart-GeoGirl.jpg
    Le linee di H&M di cui ho parlato prima hanno un packaging molto più “fru fru”. Se non fosse uscita fuori la notizia, qualcuno se ne sarebbe accorto che il target era così giovane? Sembrano prodotti per adolescenti.
    Domanda: a che pro specificare che si tratta di una linea indirizzata alle bambine? La risposta che mi viene in mente è: per intortare le madri. Voglio dire, una bambina di otto anni farebbe veramente i capricci per farsi comprare un rossetto di cartone o una crema che sembra dentifricio?

  43. “La differenza biologica tra maschi e femmine … esiste e ce l’ho ben chiara” scrive Amedeo.
    Ricordati che quella differenza che ti appare chiara, chiamata dimorfismo, non è una descrizione ma una norma. Se tu volessi davvero descrivere il corpo degli esseri umani, dovresti organizzare i dati dotandoti dell’idea di continuità, perché il dimorfismo ha infinite sfumature e si attenua fino alla confusione della descrizione cromosomica. Cioè nella realtà la differenza è tutto meno chiara (nel senso di netta).
    .
    In testa abbiamo norme di genere che producono un dimorfismo ideologico, invece che una descrizione oggettiva del dimorfismo. Ci arriva attraverso le procedure educative basate sulla separazione dei corpi (è in pratica una segregazione), definendo per ogni tipo di corpo i talenti possibili e quelli impossibili (ai maschi la matematica e le pistole, alle femmine il trucco e cicciobello, per semplificare; poi si può essere più raffinati nei modelli ma sempre un pregiudizio sui talenti resta).
    Ci si attiene insomma a un modello di ‘vero’ uomo e ‘vera’ donna più o meno raffinato. Questo è il genere normativo.
    .
    Ma la cultura marcia anche in direzione opposta, cioè far cadere differenze ideologiche passate per biologiche. E lo possiamo vedere a vari livelli, dai progressi della psicologia, alla moda, alla cultura giovanile, eccetera.
    Siccome, credo, non si potrà andare avanti in eterno con la segregazione sessuale e dei talenti, prima o poi il vento cambierà, e si educherà a un’idea non normativa di genere. Così un bambino potrà fare senza vergognarsi il truccatore, una femmina senza vergognarsi il calciatore, il bambino nato intersessuale non dovrà vergognarsi del suo corpo, i genitori non sentiranno più vergogna per il figlio/la figlia omosessuale o transessuale, eccetera. Ho pure il sospetto che in un mondo così saranno meno i conflitti, meno le nevrosi e sarà poco lo spazio per personaggi che alimentano il proprio potere sulle fobie legate alla diversità di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali (sto recitando lo splendido art. 3 Cost.).

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