Se esamino la mia casella e-mail noto che è costituita da una lunga striscia di messaggi in ordine cronologico e ciascuno dei messaggi stessi contiene il thread dei messaggi precedenti nello stesso topic. La casella di posta è dunque qualcosa che esiste nel presente contenendo il suo stesso passato. La coscienza è qualcosa di simile: una grande casella di posta elettronica piena di legami percettivi.
Nello stesso tempo, Internet sta lentamente dissolvendo i confini dell’io. Con una web-cam posso avere una conversazione faccia a faccia con un collega in Giappone. E se non riesco a ricordare una citazione o un autore, posso cercarli su google (chiamo questo “google mind”). Da questo punto di vista, Internet è una metafora di alcuni aspetti della coscienza. Ma è anche un network fisico, qualcosa di simile ad un cervello. E dal momento che la Rete si adatta ai suoi utenti, essa può cominciare a rassomigliare alla struttura della coscienza. In altri termini, così come gli attrezzi riflettono la struttura della mano, Internet riflette la struttura della mente.
Naturalmente, è anche possibile il contrario: siamo noi che adattiamo noi stessi ai nostri attrezzi, e la mente può arrivare a somigliare a Internet. Dopo l’e-mail viene… il blog.
Sollecitata da lei, fornisco un esempio sul parallelo blog=coscienza che si deve al mio prediletto fenomenologo del Connecticut. Esse est percipi, diceva quello, giusto?
Scusa l’OT, Lippa, ma che ci dici della sentenza del giudice aostano che ha equiparato il titolare di un blog a un direttore di giornale? (anche sul piano delle responsabilità)
Angelini, lasci perdere. Qui si deve fare un’analisi accurata e un blogdillo, mica cotiche 🙂
riflette la sua struttura ma della nostra ne resterà poca così sospinta alla pigrizia. mi ricorda un po’ quando a scuola, di nascosto, si facevano le somme con le prime calcolatrici;ora mia madre è in grado di fare qualsiasi calcolo a mente, io difficilmente….
“Se esamino la mia casella e-mail noto che è costituita da una lunga striscia di messaggi in ordine cronologico e ciascuno dei messaggi stessi contiene il thread dei messaggi precedenti nello stesso topic.”
Questo succede se chi scrive (o chi risponde) mantiene il contenuto dei messaggi precedenti.
Non sempre succcede.
Quindi, per riprendere la tua analogia, in quel caso la coscienza introduce una cesura tra presente e passato (come spesso avviene, peraltro, nella rievocazione del passato).
@angelini,
penso che sono cavoli, io.
dopo la querela di moncalvo ad anna setari ci mancava solo questa.
Se la rete (come e meglio dell”arte popolare e delle liturgie collettive) è espressione della struttura della nostra coscienza collettiva, dovremo forse prendere atto che una parte enorme del web è costituito da siti porno. Come punto di partenza per un’analisi, intendo dire.
Esiste, invece, come nota Writer, un modo personale di dare forma a questo magmatico mare magnum, introducendo cesure nei thread delle email, organizzando in un certo modo i siti preferiti, dando una particolare fisionomia al proprio blog. In questo, mi sembra che il web non differisca concettualmente da un vecchio studio, dove si conservavano le proprie carte e si sistemavano i libri. Mi sembra che anche quel tipo di studio esprimesse la struttura della nostra coscienza. Oppure no?
OT, la sentenza del giudice di Aosta è una semplice pronuncia di primo grado. E mi sembra un po’ azzardata, a prima vista. In tema di responsabilità penale (ma anche civile) le interpretazioni analogiche (la legge parla solo di direttori di giornali) in linea di principip non sono consentite. Aspetterei, con una certa calma, il verdetto della Corte d’Appello e, eventualmente, della Cassazione.
Devo fare una precisazione riguardo l’OT. Non credo sia possibile equiparare giuridicamente un blogger al direttore di un giornale, ma cionondimeno astenetevi dall’utilizzare espressioni ingiuriose o calunniose nei confronti dei terzi. Anche se si esclude il (più grave) reato di diffamazione a mezzo stampa, residua quello di diffamazione semplice o di ingiuria aggravata (che si consumano semplicemente quando un soggetto, in qualsiasi forma, comunichi con più persone). Quindi, mi dispiace moltissimo per la cara Anna Setari, ma il suscettibile Moncalvo, putroppo, ha giuridicamente ragione.
I Wu Ming hanno fatto una parodia di una recensione di Iannozzi, l’hanno imitato alla perfezione!!! http://www.24sette.it/contenuto.php?idcont=357