LETTERA DI NATALE AL MIO PERSONALISSIMO SPIRITO

Ho sempre immaginato il mio spirito del Natale – comprensivo di passato, presente e futuro perché siamo in tempi di risparmio – identico a Frank’n’furter, il protagonista di Rocky Horror Picture Show. Dirlo in tempi di gender-fobia è pericoloso, me ne rendo conto, ma l’immaginario è l’immaginario, e uno spirito del Natale di tali fattezze ha molti vantaggi: mette di buon umore e canta bene, e a confronto i trascurabili svantaggi (lustrini seminati sui tappeti, lampade spostate per centrarsele sul viso mentre canta “I’m going home”, qualche portacenere rovesciato durante un time-warp preserale) sono poca cosa.
Non vi sembri blasfema o bizzarra questa confessione: semplicemente, volendo scrivere una lettera natalizia, mi sembrava giusto identificare visivamente colui/colei a cui la indirizzo, e uno spirito del Natale in guêpière vale quelli canonici, e magari è persino beneaugurale rispetto a un Clarence qualsiasi. Dunque, si abbassino le luci e parta la musica.

Caro spirito del Natale (passato-presente-futuro),
dovrei fare un bilancio, in effetti, ma l’anno che sta finendo lo conosci meglio di me. La parola esatta è stallo, e vale per parecchie delle cose che mi vedo attorno: per non essere generalista e dunque superficiale, mi limito all’editoria, per adesso. E non dire “How sentimental”, perché quella battuta è di Magenta, non tua.
Vedi, spirito del Natale, ho sotto gli occhi le tabelle dell’Istat, fresche fresche, e già qui, come sai, qualcuno potrebbe a prescindere protestare e dire che non crede alle statistiche. Dal momento che sono diventata una donna previdente, ho qui con me il gatto nero che ha avuto un ruolo importante nella ricerca del misterioso Kadath, perché se ha saputo tener testa a Nyarlathotep saprà bene come comportarsi con gli scettici preventivi. Andiamo avanti.
Ora, spulciando la tavola relativa all’editoria, leggo che nel 2013 (l’anno preso in esame è quello) i titoli pubblicati in 12 mesi sono 61.966: meno del 2010, più del 2011 e 2012. Di questi, i “testi letterari moderni” sono 14.723, così suddivisi: poesia e teatro 2014, gialli e avventura 2006, altri romanzi e racconti 10.703.
Perché uso la parola stallo? Perché, semplicemente, tutti i discorsi sul pubblicare meno-pubblicare meglio sono dispersi, con qualche eccezione, come i tuoi lustrini sul mio tappeto, caro spirito del Natale. Si continua a pubblicare perché così si pensa di salvarsi, o di ritardare i guai. Detesto le autocitazioni, ma da queste parti lo si sosteneva nel gennaio 2011, parlandone con Marco Zapparoli di Marcos y Marcos: “Sa perché gli editori pubblicano sempre più titoli? Perché pensano erroneamente di poter compensare le rese che riceveranno e di far quadrare il budget: in poche parole, se in un anno non è stata raggiunta la fatturazione prefissata, in quello successivo si “picchiano fuori”, per usare il termine aggressivo oggi di moda, più titoli a una tiratura alta. I librai stanno al gioco per un po’, ma infine si stancano e rendono. Un abbaglio molto simile a quello degli swap finanziari: che alla fine si sono rivelati carta straccia senza alcun valore. Il libro ha un valore, invece: deve essere trattato con rispetto proprio perché ha bisogno di maturare”.
Dunque, caro il mio spirito del Natale, le cose non sono cambiate, nonostante l’acqua fluita sotto i ponti, le acquisizioni, le proteste, le fughe dei lettori sempre più consistenti. Gli autori continuano a chiedersi come mai il loro libro non si vede più sugli scaffali a due mesi dall’uscita e a usare i social network come ultima ancora di salvezza, forse sapendo e forse no che se migliaia di persone dicono la stessa cosa (“comprami!”) l’appello risulta vanificato. I lettori fanno quello che possono, ma se dovessero acquistare tutti i 14.723 titoli di letteratura contemporanea, spesa a parte, non riuscirebbero materialmente a leggerne che una percentuale minima.
Dunque, cosa posso chiederti, caro spirito del Natale, se non di recare in dono a me, che sono una parte minima e irrilevante in questa spirale, tre p, ovvero pazienza, passione, parole?
La pazienza perché i discorsi vanno ripetuti fino alla noia, per il semplice motivo che raramente vengono ascoltati o letti. Secondo te, caro spirito, qual è altrimenti la causa della recente levata di scudi contro un discorso semplicissimo come il poco riconoscimento critico e intellettuale verso le scrittrici? Tutti (molti, almeno) a evocare pollai, femministe stupide e scoccodeanti che vogliono le quote rosa ovunque, a minimizzare perché queste non sono le cose che contano. E mica si accorgono di somigliare a Matteo Salvini quando attacca Laura Boldrini (“È l’essere più inutile che la Camera ricordi negli ultimi anni. Ma vi pare normale? È indegna di rappresentare la Camera. Interrompe i deputati per come deve essere chiamata, ma dai? Con tutti i problemi che ci sono stare lì sui nomi maschili o femminili mi sembra da malati mentali”). Con tutti i problemi, già. Ditelo a Stephen King, quando nomina Shirley Jackson tra le sue ispiratrici: non lo fa perché è politicamente corretto, ma perché la stima (spirito del Natale, ho detto “Salvini” e “politicamente corretto”, ma non è un buon motivo per prendere a calci il divano: lui non ha fatto niente).
La passione, che c’è ancora, deve crescere ulteriormente, questo ti chiedo: perché è l’unica possibilità, in tempi fermi, per leggere e scrivere prescindendo dalla popolarità di quel che leggi e scrivi. Saranno solo cento, duecento, mille al massimo a comprare il tuo libro? Sia. Scrivere è acqua di vita, dice il solito King. Ed è gratis. Ed è l’unica cosa che conti.
Le parole, infine. Che non si perdano, che non diminuiscano, che non si appiattiscano, che abbiano sempre un peso: cosa non semplice, spirito del Natale, perché siamo portati a essere sempre più semplici e scarni, e a buttarle via, le parole che sono il nostro respiro. Fa’ che io ne abbia cura, fino al prossimo Natale e a tutti quelli che mi toccheranno.
Infine, le richieste che già conosci.
Rendi felici coloro che amo, cerca di allontanare almeno un po’ i presuntuosi, i boriosi, i livorosi dalla mia e loro strada, e posa la mia scatola dei trucchi.
Tua Lippa
Ps. Il blog si ferma per le feste, e tornerà ad essere aggiornato il 4 gennaio, salvo incursioni. Felice Natale e uno splendente anno nuovo a tutto il commentarium, e pazientate per la lettera burlona.

8 pensieri su “LETTERA DI NATALE AL MIO PERSONALISSIMO SPIRITO

  1. Buon Natale anche a te Loredana!
    Qui sotto l’albero sono sempre i libri che la fanno da padrone e per fortuna… libri per me, libri per i bambini, libri da regalare, libri letti e riletti, libri da leggere e altri da sfogliare.
    Natale non è Natale senza neanche un regalo, come diceva Jo. E per me il regalo più bello resta sempre il libro.

  2. Un Bambinello nato in un angolo di biblioteca, fra i libri, sarà il mio prossimo presepio.
    Un felice natale a te ed ai tuoi cari, Loredana.

  3. …Buon giorno, Signore.buon Natale.
    E Scrooge affermò spesso, in seguito, che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua , i più giocondi, senz’altro, erano stati quelli.
    Auguri
    Emanuela

  4. ” Le parole, infine. Che non si perdano, che non diminuiscano, che non si appiattiscano, che abbiano sempre un peso: cosa non semplice, spirito del Natale, perché siamo portati a essere sempre più semplici e scarni, e a buttarle via, le parole che sono il nostro respiro.”
    Caro Frank’n’furter, sei un ragazzo simpatico e ti ho perdonato , dopo anni di terapia , sia x aver picconato Meat Loaf ( sono x il non far la guerra dai tempi in cui non facevo nemmen l’amore ) sia x aver fatto la cosa che si contrappone alla guerra con la signora Sarandon che al tempo apprezzavo tanto tanto tanto e ti chiedo di darmi la capacità di sintesi che non ho mai avuto, ma proprio mai, anche quando sapevo a malapena scrivere il mio nome e fare di me un Ray Carver e non un succedaneo di Polonio che Amleto, a mio parere, avrebbe dovuto piallare ( altro che Meat Loaf ) xchè l’arabesco come maschera x il nulla è colpa grave come le bollicine di ossigeno in un cappuccio color iuta sporca.
    Auguro a tutti i lettori ed anche agli altri che lettori potrebbero ri-diventare un anno pieno di scrittura semplice, ma non scarna, di idee talmente luminose da provocare una escalation nella vendita di lenti fotocromatiche, di frasi sì belle nella loro struttura da far nascere, almeno x un attimo meraviglioso, il sospetto che esista uno spazio, da qualche parte, dove sperimentare, giocare, sognare. Buone feste.

  5. Se servisse a qualcosa augurerei a tutti i lettori un anno vuoto, niente da leggere, figurarsi da scrivere. pagine bianche quaderni chiusi e campi d’arare. ma forse questo servirebbe solo a confinarsi ancora di più nel solito castello mentale di frasi belle e strutturate. Che possiate slogarvi una caviglia , allora, e nel passo incerto ( zoppo) sperimentare finalmente il peso dell’ amore.
    Stereotipati auguri a tutti di Buon Natale
    ciao,k.

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