LETTERA SUL COPYLEFT

I Quindici hanno inviato una lettera agli editori italiani. Potete leggerla anche voi:

 

Gentili editori,

prima di tutto una breve presentazione per chi non conosce il nostro progetto: siamo un gruppo di lettori nati attorno al collettivo Wu Ming, che si pongono l’obiettivo di leggere gratuitamente manoscritti inediti e di darne un’opinione onesta e motivata agli autori, senza pretese di critica letteraria, ma dal punto di vista del piacere della lettura.

Alcune cose che ci hanno più colpiti le abbiamo presentate al mondo editoriale, e a volte ci sono state richieste direttamente dagli editori quando le hanno lette sulla nostra webzine INCIQUID. Ad oggi abbiamo già alcuni titoli usciti (con clausola copyleft) per Einaudi Stile Libero e Alberto Gaffi editore, ed un’altra mezza dozzina di prossima uscita con diversi editori.

Ci rivolgiamo a voi per sensibilizzarvi su un tema che ci sta molto a cuore: il copyleft. E’ un argomento del quale si parla poco e soprattutto male, per cui molti ne hanno un’idea piuttosto errata.
Rendere un’opera copyleft significa consentire che l’opera circoli gratuitamente fintanto che nessuno ci lucra sopra, cioè in due parole lasciare che chi vuole leggere un libro ma non ha soldi per comprarselo possa farlo senza essere passibile di denuncia penale. Libertà di leggerlo sul suo pc, fotocopiarlo, stamparlo e regalarlo a un amico. L’autore che ha lavorato prestando il suo ingegno per creare un’opera e l’editore che ha scelto di darle fiducia investendoci i suoi denari, continuano ad essere gli unici beneficiari del ricavo economico. Ma aggiungendo la clausola copyleft hanno un vantaggio in più, soprattutto i piccoli e medi editori: l’opera sarà scaricabile in rete, sarà visibile anche lontano dalla grande distribuzione.Un abitante di Falcade con a disposizione solo qualche cartolibreria non avrà bisogno di fare 50 chilometri per andare a Belluno a imbattersi – forse – nel romanzo del giovane scrittore esordiente, ma leggendo il testo in rete potrà decidere di ordinarlo in libreria o per posta, per potere avere il piacere di leggerlo tenendolo tra le mani, oppure di regalarlo a un amico.
Perché i libri sono anche odore di carta, pagine fruscianti, copertine, colori, materia, sensazioni di tatto, e chi ama leggere ama anche conservare i suoi libri e riaprirli, prestarli o regalarli, forse li ama talmente tanto che li lascia su una panchina in bookcrossing, perché li possa amare qualcun altro. Che qualcuno abbia avuto l’opportunità di leggere gratis a video o stampato su fogli A4 un romanzo non è un guadagno perso ma è diffusione di cultura, e diffusione della conoscenza di un libro.
Non vi basta? Facciamo allora un’altra riflessione: la narrativa italiana, soprattutto esordiente, fa fatica a decollare, tolte alcune eccezioni. Mentre quando acquistate i diritti di opere straniere non potete modificare le clausole originarie del contratto e quindi difficilmente potete applicare il copyleft, quando stipulate un accordo con uno scrittore italiano avete facoltà di aggiungere questa clausola d’accordo con l’autore. Così facendo, il copyleft verrebbe applicato soprattutto alla narrativa italiana, e questo significherebbe una sua maggiore diffusione, quindi una sua crescita, in tutti i sensi, anche qualitativa, a beneficio di tutti. Non vi basta neanche questo? Allora un’ultima considerazione: pensate a tutte le persone ipovedenti o non vedenti che potrebbero finalmente avere accesso illimitato alla fruizione di testi che sulla carta restano morti: un’enorme biblioteca finalmente accessibile per loro senza dover chiedere, potendo scegliere come dagli scaffali di una libreria. Quest’ultimo aspetto risulta particolarmente importante: date le difficoltà attuali a fornire a pagamento, a chi ne fa richiesta, infatti, si comincerebbe a dare realmente ai ciechi la possibilità di rimuovere gli ostacoli che non permettono loro una libera fruizione della cultura.

47 pensieri su “LETTERA SUL COPYLEFT

  1. Vorrei sottolineare il discorso che riguarda gli ipovedenti e i non vedenti. I quindici hanno pienamente ragione, oggi è veramente difficile per chi non vede avvicinarsi alla narrativa e alla lettura in generale. E’ quasi un paradosso pensare che i siti internet della pubblica amministrazione sono obbligati a tener conto di criteri di accessibilità per non vedenti e ipovedenti mentre ancori si hanno problemi con la diffusione dei libri. Anche testi universitari. I disagi di un non vedente che studia sono moltissimi, e spesso deve rivolgersi privatamente a strutture che orivvedono, a pagamento, a registrare su nastro i testi ad esempio. Sembra un aspetto marginale della questione copyleft ma in realtà credo che se i vuole davvero parlare di diffusione della cultura non si possa prescindere dall’occuoarsi anche di questioni come qusta.

  2. c’è anche un’altro problema, e parlo almeno per la mia città, napoli, ma che vale probabilmente per molte, molte altre.
    in italia il sistema bibliotecario praticamente non esiste.
    a napoli, la biblioteca nazionale è praticamente un archivio di documenti storici, e con i suoi orari improbi, il personale ridotto e trollesco è uno di quei mammutti kafkiani. le biblioteche universitarie sono fornite quanto una macelleria islamica lo è di maiale e sono accessibili solo agli studenti. la gente che conosco va a leggere nei megastore, dove però, se ti beccano ad appuntarti qualcosa, ti fanno buttare fuori dalla security.
    sinceramente ignoro quali siano gli organi istituzionali che hanno da sempre ingorato la questione, come non ho idea di quale potrebbe essere il ruolo delle case editrici nella costituzione di biblioteche, so però che molti libri vanno al macero, che la vendita di DVD va alla grande in questo momento nonostante il colosso blockbuster sia ben distribuito sul territorio, so che, nonostante la pirateria (concetto su cui preferisco non dilungarmi, quindi facciamo finta che sia una cosa semplice), nonostante la pirateria – dicevo – cinema e musica non sono affatto sull’orlo del fallimento.

  3. OFF TOPIC
    Che differenza c’è?
    “Non mi va di far nulla. Non mi va d’andare a cavallo, è un esercizio troppo violento; non mi va di camminare, mi stanca troppo; non mi va di sdraiarmi, perché, o bisogna restare sdraiato, e questo non mi va, o bisognerebbe alzarsi, e nemmeno questo mi va. Summa summarum: non mi va di far nulla.” (Søren Kierkegaard)
    “no voglia di lavarmi i denti, la mattina.
    no voglia di fare ordine, il pomeriggio.
    no voglia di te.
    no voglia di vivere.
    piace non stare da nessuna parte. mi scaccolo un sacco. mi compro riviste porno e nutelle scadute. poi mi ubriaco, mi gratto via la forfora dalla testa, mi siedo sulla tazza, rutto nel silenzio più assoluto. mi graffio, mi affitto al vicino di casa, mi guardo bene dal reagire, mi trascuro, prendo freddo, mi accomodo sulla sabbia del gatto. mi lasco andare alla disperazione, mi perdo tutti e mi ossessiono sul resto.” (degustibus, frequentatore del blog di Pizia)
    Nessuna.

  4. re: OFF TOPIC
    a kirkegaard non va di far nulla, mentre degustibus è chiaramente occupato con una serie di pratiche antisociali di gestione delle caccole, della forfora, fa rutti nel silenzio, ha il fiato puzzone, eccetera.
    il primo procede per sottrazione, il secondo per contrapposizione.

  5. A me il post iniziale sembrava interessante, peccato che qui i “commenti” abbiano raramente a che fare con quello che dovrebbero commentare. Sembra quasi ci sia un desiderio comune di ignorare gli input della padrona di casa e “forumizzare” questo spazio…

  6. Lipperì, un successone, eh? Repubblica on line fa un articolo sui blog e Piperno, Nicoletti mena botte da orbi sulla Stampa. Fai parlare il mondo, eh?

  7. Non c’è differenza nella qualità. Se il secondo, come sostiene il giornalista Gianluca Nicoletti (su TTL di oggi) è subletteratura anche Kierkegaard è subletteratura. Guarda oramai sono arrivato alla pace interiore anche di fronte alle brutture dei giornalisti culturali. Qualche settimana fa ho letto sempre su TTL che Guglielmi è un sensibilissimo critico che si è accorto subito dell’importanza di Tondelli: pensa te, a suo tempo G. sosteneva che Tondelli era una merda. Un altro giornalista voleva spacciare le traduzioni Tito Schipa iunior alle canzoni di Dylan, come un’importante opera e per di più completa! haha! Certi giornalisti non hanno veramente ritegno e vergogna di niente. Non resta che commuoverci quando si legge per esempio Saviano o Sorrentino per la volontà di percorrere una strada diversa da quella dei cialtroni.

  8. Io ritengo che gli editori farebbero bene tutti ad aderire a questa clausola copyleft che non credo sottrarrebbe acquirenti del cartaceo, anzi potrebbe incentivarne la promozione e la diffusione.
    Sono molto sensibile al problema degli ipovendenti avendo ben tre persone care in questa condizione.
    Ancora ritengo che sarebbe auspicabile anzi doveroso che un ente pubblico nazionale producesse in rete un ANTOLOGIA nazionale italiana, simile a quella della biblioteca del congresso USA, per dare presenza e fruizione sul web di migliaia di opere non più coperte da diritti d’autore.

  9. Di recente mio fratello ha subito un’operazione al cervello , tutto bene per fortuna , sennonché rimarrà pelato per qualche tempo , una fesseria … nient’affatto dopo quello che gli è successo . Scambiato per skinhead è stato picchiato a sangue!Da allora abbiamo optato per una parrucca … lo hanno abbordato come travestito e picchiato anche stavolta. Una sera entro nella sua stanza mentre lui non c’è , scoprendo che mio fratello è uno strano mostro , le sue simpatie di destra sono evidenti : Homer e Bart Simpson , Dracula e Frankenstein , Superman e Braccio di Ferro ,tutti i film di Callahgan . Frugo nei cassetti vedo una maglietta col Che stampato ed alcune videocassette a tema transex ed omosessuale .Mi sorprese proprio mentre curiosavo. Dopo l’operazione ha sviluppato strane doti telepatiche , e così è entrato nel mio cervello come un tuono , un grido potente : MA VAFFANCULO COGLIONE!

  10. Diciamo pure che la fruizione della letteratura, da sempre destinata alla sua carriera di fasi alterne e iter troppo burocratici, è un pò Narciso e che lo scrittore, più o meno esordiente, è un pò Boccadoro. L’amicizia tra i due, oltre che auspicabile, è possibile. Il progetto Wu Ming lo dimostra e lo fa in maniera egregia.
    Il progetto Wu ming non è la marcia di scrittori e critici comunisti che lottano per la pubblicazione di libri di sinistra. Così il progetto dei Quindici non è il bersaglio a cerchi concentrici dove quelli che si autodefiniscono di destra ma iper-tolleranti possano provare a lanciare i loro sassi. La lettera agli editori lo dimostra.
    Ogni tanto vedo passar qualcuno che tenta di mischiare al sudore della fatica di un libro l’odore acre e cipolloso della politica. Ogni tanto, a mio parere anche troppo spesso, assisto a faziose e leziose dispute dal sapore di atti di sabotaggio contro il motivo di essere di questo stesso blog: la letteratura.
    La lettera qui pubblicata mi sembra a dir poco “grandiosa”: per una che vive a Napoli, dove le librerie sono spesso cloache degne d’azzeccagarbugli, popolate da spettrali commessi o commesse senza dono della parola, si – dicevo – questo, per una che legge e che vive a Napoli, è come il miraggio di una liberazione dalla dittatura.
    Il progetto va anche oltre questo: oltre il sentimento d’allegrezza di quelli che GIA’ amano i libri. Nelle parole che ho letto trovo qualcosa di più nobile: il tentativo di sensibilizzare quelli che NON ANCORA amano i libri ad amarli, ad assaporarli, ad annusarli, infine davvero a gustarli. La lettera qui pubblicata è sicuramente “grandiosa” per tutti i potenziali lettori e scrittori.
    La cosa che non mi spiego è come mai sotto questo post ci siano così pochi commenti. Probabilmente perchè è sabato, pochi sono davanti allo schermo, molti son accodati alle loro carovane familiari, si aggirano per centri commerciali o cinema o parchi. Bene.
    Allora spero che i commenti verrano.
    Se fossi uno scrittore, esordiente o meno, verrei qui a mettere la mia firma appoggiando la proposta per il copyleft.
    Si scrive per amore del lettore, non solo quello che compra i nostri libri (se scriviamo), soprattutto per amore di quello che un giorno potrebbe comprarli.
    Perchè?
    Perchè acquistando una copia del libro X porterà qualche spicciolo in più in qualche tasca? Certo, anche per questo, cosa poi ci sarà di così male non capisco: gli scrittori non hanno stomaci e figli da sfamare? Glissiamo.
    Ripeto: perchè?
    Perchè col suo acquisto darà credito alla presentazione della critica; perchè darà torto o ragione a qualcuno?
    Perchè fondamentalmente (se scriviamo) vorremo che le persone diventino LIBERE.
    Libere dall’ignoranza fondamentalmene, dall’ignorare, dal non sapere. Spesso il libro è la finestra che si apre su realtà che non conosciamo; un libro ci fa sentire meno soli, ci fa partecipi di sensazioni che già percepiamo, rivelandole come legami con gli altri, ci fa scoprire che sono le medesime sensazioni che altre persone provano, si, uguali alle nostre, in situazioni diverse, paesi diversi, condizioni diverse.
    Spesso il libro è una porta che si apre sulla storia, un punto di vista privilegiato, per dirla leopardianamente, sui dolori e le gioie del mondo. Una maniera per cercare il nostro pensiero sulle cose, sui fatti, sugli accadimenti che mutano quanto viviamo giorno per giorno. Spesso il libro è scoperta del vecchio e veduta del nuovo, in ogni caso è arricchimento, è conoscenza, è sensazione. Cosa c’è di più bello nel voler fare in modo che sempre più persone possano essere libere di amare il libro?
    Troppo spesso pensiamo che le cose piccole per noi debbano essere piccole anche per gli altri.
    Compro il libro di Biondillo, “Per cosa si uccide”: costa 14,50 se non sbaglio, euro in meno euro in più. Oggi è per me una piccolezza; quattro anni fa sarebbe stata non proprio una piccolezza così piccola; sei anni fa sarebbe stata una sciocchezza; dieci anni fa sarebbe stato il libro che potevo comprare ogni sei mesi. Ne comprerei altri cento, per la magia dell’ironia e per la semplicità con cui son riuscita ad aprirmi uno squarcio su realtà che non immaginavo. Non è l’elogio a Biondillo (anche se lo raccomando agli editori per la scrittura particolarmente vincente quando si parla di saper legare il lettore): parlo di lui perchè mi è venuto subitaneamente al pensiero. Ma potrei citare anche altri che transitano da queste parti.
    Eppure penso che conosco chi con 14,50 € ci fa la spesa. Non ridete, ve ne prego: c’è chi con 14,50 e forse anche meno fa la spesa. Guadagna 600,00 € al mese, ha due figli e paga 250,00 € di pigione.
    Da qualche parte conserva una specie di odore familiare, qualche libro lasciato da suo nonno, grande lettore. Passando davanti alle edicole ogni tanto sbircia, con lo sguardo affettato dal desiderio, ma poi tira dritto: non si può fermare.
    Regalo dei libri ogni tanto, come spero e credo facciano altre persone che come me vedano e riconoscono situazioni del genere. Il cinico potrebbe pensare che prima di tutto vanno fatti i tagli alle tasse, va sconfitto il lavoro nero, vanno regolamentate le leggi sul lavoro e bla bla bla e bla bla bla.
    Ma quanti anni passeranno prima che quei 600,00 € possano bastare a tutto, compresa la libertà di amare un libro?
    Non è forse l’amore per la conoscenza, bensì non definito come bisogno primario, un vero e proprio Diritto?
    E se non basta, come recita il testo, si, è proprio il caso di fermarci un attimo a guardare e Vedere chi vedere non può. Il racconto e l’immaginazione e la descrizione e la fantasia e il sapore dei colori del mondo che attraversano il pensiero con la potenza della parola potrebbero ridare la dignità di possedere ancora un Diritto con la D maiuscola.
    Chiedo scusa alla Lipperini e a Voi tutti se sono stata così prolissa.

  11. E allora, Valchiria, fai un ultimo sforzo. Compra anche “con la morte nel cuore”. Magari martedì, alla Fnac della tua città.
    Così ti stringo la mano. 😉
    (ovviamente grazie per le belle parole)

  12. beata te valchiria, a me prima comprare un libro era una piccolezza (insomma), mò è una enormità! perchè diciamo la verutà, i libri sono aumentati pure loro e poi,parafrasando troisi, loro sono tanti a scrivere io solo a comprare.

  13. A proposito di Fnac e delle belle teste che girano per le librerie napoletane (e non solo).
    Qualche mese fa chiedo di parlare con la responsabile degli incontri Fnac per proporre una presentazione (che non si è mai fatta) con Raul Montanari e il suo “Chiudi gli occhi”. La signora (poco più che una ragazza in realtà) mi ascolta, annuisce, sorride. “Facciamola senz’altro” mi dice. “Ospitare Raul Montanari ci fa senz’altro piacere. Pensi,” e mi accompagna verso le copie in bella mostra di Chiudi gli occhi impilate sui banchi “a Milano è già in programma un suo incontro molto bello, sarà introdotto da due noti personaggi televisivi, una formula innovativa che ci piace molto: Daria Bignardi e Dario Vergassola”.
    Torno a casa perplesso e preoccupato. Passi per la Bignardi (che di libri si occupa da tempo), ma Vergassola che c’entra?
    Mando un sms a Raul.
    Era Dario Voltolini, l’altro.

  14. No, Valchi, ti prego, è stato un pomeriggio faticoso. Stasera, solo stasera, lasciamela l’illusione che il porgetto WU Ming sia quello di scrittori e critici di sinistra che lottano per la pubblicazione di libri di sinistra! Ti prego fammi mischiare l’odore acre e cipolloso della politica al sudore della fatica di un libro! almeno stasera. poi domani se vuoi si ricomincia.

  15. Relativamente alla questione degli ipo/nonvedenti, voglio ricordare la lodevole iniziativa dell'”Associazione Galiano” (www.galiano.it) che rende disponibili sul suo sito moltissime digitalizzazioni di libri, parecchi dei quali coperti da diritti d’autore. Fino a qualche anno fa, gli ebook erano scaricabili da tutti, finché alcune case editrici non imposero la cessazione della distribuzione dei testi sotto diritti; va però dato atto a molti editori di aver lasciato all’associazione la possibilità di continuare a mettere testi “recenti” a disposizione dei ciechi, in una sezione ad accesso riservato.

  16. OT
    “Carla Benedetti sul Giornale di ieri:
    mi annoiano i blog monovocali, fatti da una sola persona che tiene una specie di salotto, oppure si mette in vetrina”.
    Ti dice niente?

  17. non so alla Lippa, a me dice che da queste parti bazzica gente che vuole la rissa. A me che non leggo il Giornale e neanche la Stampa, di quello che hanno scritto Benedetti e Nicoletti frega pochissimo, passo e chiudo.

  18. Ogni tanto viene qui qualche anonimo che dice: sul Giornale hanno scritto, sul Domenicale hanno scritto, su Libero hanno scritto, su La Padania hanno scritto…
    Siccome quei giornali vengono comprati e letti SOLTANTO ed ESCLUSIVAMENTE da elelementi di destra (anche estrema, in certi casi), mi pare evidente chi siano costoro che cercano di seminare zizzania. Li si sgama in men che non si dica, basta che menzionino una di quelle testate, fine.
    Quello che non capisco è come possano essere tanto stupidi da pensare di spacciarsi per altro (semplici “passanti”, osservatori “neutri”, gente interessata al dibattito o all’opinione della padrona di casa su questo e su quello).
    Non ho capito se la professoressa Benedetti ha scritto qualcosa sul Giornale o ha semplicemente concesso un’intervista. Di certo, usando una tribuna di destra per togliersi i sassolini dalle scarpe, si presta a operazioni quantomeno discutibili.
    Esorto la Lipperini e tutti i frequentatori di questo blog a ignorare le provocazioni.

  19. La lettera pubblicata da Loredana Lipperini è molto interessante perché affronta un problema reale e di notevoli proporzioni. A me ha fatto tornare in mente alcune considerazioni che facevo qualche anno fa e che desidero riprendere, approfittando di questa occasione.
    1 – Un artista che ha composto un ottimo romanzo, e addirittura un capolavoro, non ha alcuna certezza che la sua opera oltrepassi il suo tempo. Scelte editoriali discutibili o anche giuste, legate alle mutazioni generazionali, possono sconsigliare la riedizione della sua opera, che così finisce per essere dimenticata. La si può rintracciare in qualche Biblioteca pubblica, ma non si può negare che il suo diretto contatto con il lettore è praticamente annullato. Essa potrà avere influenzato altri autori di nuova generazione e così via, però il suo messaggio diretto e complessivo si è estinto.
    2 – Dunque, un bravo e addirittura grande autore può morire una seconda volta. E questa seconda morte è peggiore dell’altra perché ancora più definitiva. È giusto che ciò avvenga? Non vi è una responsabilità non solo degli editori, ma complessivamente di tutti gli artisti che soccombono a leggi che nulla hanno a che fare con l’arte?
    3 – Si può immaginare che stando così le cose, i grandi artisti che sono riusciti ad arrivare sino a noi siano stati anche assistiti dalla fortuna, oltre che certamente dal merito della loro opera, al contrario di quanto possa essere accaduto ad altri altrettanto meritevoli?
    4 – Che fare? La lettera scritta agli editori apre una strada percorribile e meritevole, ma io vorrei chiedere ancora di più. Ossia:
    a – un editore, nel momento che stampa un’opera, deve renderla anche scaricabile “per sempre” dal suo sito. Ossia un lettore deve poter trovare in rete il libro che desidera e decidere se tenersi la versione scaricata o andarselo ad acquistare, se è ancora in commercio. Se invece in commercio non è più andarlo a cercare in Biblioteca, o tenersi definitivamente la versione scaricata;
    b – ogni autore deve avere in rete un proprio sito in cui compaiono, scaricabili, le sue opere. L’autore può provvedere da solo a costruire il proprio sito, o vi provvede l’editore.
    Come è evidenziato nella lettera, ciò non danneggerà le vendite dell’opera, perché il lettore, una volta compresane l’importanza, vorrà possedere il libro. Inoltre, l’editore avrà la possibilità di misurare l’interesse che presso i lettori hanno sue opere non più pubblicate e decidere quindi di rimetterle in circolazione.
    Ma quello che qui importa di più è che di ogni autore, grande o piccolo che sia, restano nel tempo, a renderlo vivo ed immortale, le sue opere: a disposizione di tutti in una gigantesca Biblioteca virtuale destinata a essere una delle grandi meraviglie del nostro tempo (come lo fu la mitica Biblioteca d’Alessandria), con gli indeterminabili e inesauribili sviluppi di una cultura divenuta in questo modo senza più frontiere.

  20. IlPosto,
    scusami se ti contraddico, ma dire che lo scopo del progetto Wu Ming sia essenzialmente pubblicare libri di sinistra, con una motivazione prevalentemente politica, mi sembrerebbe fare un’asserzione a dir poco minimalista e non nel senso pregevole del termine. Per quanto riguarda la letteratura e la sua fruizione, l’impegno di tutti quelli che la amano è prima di tutto quello di riconoscere la valenza dei buoni libri.
    Quando perseguiamo una causa, quando ci muoviamo spinti da un ideale siamo sempre Nobili; ogni causa ed ogni ideale ci renderebbero poco Nobili se la perseguissimo mettendoci paraocchi e ostentando qualsiasi forma di intolleranza.
    Non ci interessa, e parlo di me come lettrice, da che mano sia scritto un buon libro; non ci importa se la mano è sinistra o destra o se la mano e falsamente di sinistra perchè lo scrittore è mancino o se è falsamente di destra perchè lo scrittore ha rotto il braccio con cui scriveva. Ci interessa Poter leggere un libro, ci interessa gioire perchè abbiam potuto leggere un buon libro.
    Credo e spero e mi auspico che sia questo lo scopo del collettivo Wu Ming e del progetto dei Quindici. Affermare il contrario o affermare che non sia questo il suo scopo “primario” ne ridurrebbe il grande significato. Ci sono piccoli dettagli che possono rivoluzionare un sistema. Se poi allo scopo primario si accompagna uno scopo secondario che sottende le proprie idee (anche politiche, che c’è di male) allora ben venga.
    Per quanto mi riguarda…Buona Lettura a tutti.

  21. Gianni Biondillo,
    comprero sicuramente “Con la morte nel cuore”: mi sa che son diventata una tua fan 🙂 Grazie a te per il bel libro.
    Andreac,
    credo che effettivamente Napoli sia una città dove la fruizione della letteratura trovi un grande ostacolo proprio nella poca professionalità ed adeguatezza delle librerie (ovviamente non tutte). Se ci spostiamo alla provincia è ancora peggio. Al di là del fatto che i libri costano molto, ci sono posti dove non sapresti dove comprarli.
    Io vivo a Napoli, in provincia. Una provincia che conta quasi duecentomila abitanti: dunque, una cittadina, demograficamente, purtroppo un paesino, culturalmente.
    Non c’è un cinema nel mio paese, non c’è un teatro nel mio paese; c’è una biblioteca comunale, spostata alla periferia estrema, che ha come bibliotecario un trollo-postesorcismo (non è colpa sua poveretto: prima faceva il manovale edile); in questa biblioteca ci son libri che ricordano la discesa degli Unni, tra cui la famigeratissima e stregonesca letteratura di Pazzaglia (Dio ce ne scampi e liberi); NON CI SONO LIBRERIE nel mio paese. Eppure nel mio paese moltissimi giovani sanno usare il computer e, un pò per passione, un pò per moda, un pò per induzione scolastica, gironzolano su Internet.
    La riflessione nasce da sè.

  22. Pienamente concorde con Franco, anche perchè le provocazioni intendono chiaramente allontanare la discussione dall’asse principale. Si finisce per parlar di destre e sinistre ignorando l’argomento dei post. In questo caso specifico poi mi sembra il caso di tenersi stretti all’Argomento. Sarebbe sacrilego spostare la discussione altrove.

  23. Beh, ci si allontana per qualche ora e si ritrova (negli ultimi commenti) la succursale di Telecamere? Grazie a Franco, Carlo e Valchiria per l’esortazione. Quanto ai solerti che mi invitano alla lettura di quotidiani e articoli on line, un ulteriore ringraziamento per l’attenzione, provvederò appena terminate le pulizie di Pasqua.

  24. COMUNICATO PER UN BLOG “FRANCO” DA INTRUSIONI
    1-Tutti i frequentatori di questo blog sono esortati ad ignorare qualunque elemento manifesti opinioni non di sinistra.
    2-Chiunque manifesti opinioni contrarie non è evidentemente interessato al blog , ma è qui soltanto per provocare- sabotare .
    3-E’ ormai evidente nel nostro paese una congiura Democristaino-fascista di disturbo al libero pensiero.
    4-Il comportamento è da estendersi all’aquisto di libri i cui autori abbiano scritto o concesso interviste a giornali nemici, la punizione è il sabotaggio della loro opera.
    5-Chiudersi a riccio , espellere qualunque idee contraria-
    6- Se per caso provate simpatia o interesse per le idee , di gente che legge La Stampa , “Il riformista” , Il foglio ed altri , ritonificatevi con la lettura di un famoso articolo di Wu-Ming….
    Body Bags
    di Wu Ming 1
    0. E che s’aspettavano? D’essere accolti a Refosco e polenta? Ce n’est qu’un debut.
    1. I “nostri” soldati”? I “nostri” carabinieri? I *loro* carabinieri ce li ricordiamo molto bene in via Tolemaide, a Genova. Dei *loro* soldati ricordiamo le torture in Somalia, la morte di Emanuele Scieri e lo “zibaldone” del generale Enrico Celentano.
    2. I *loro* soldati sono in Iraq per difendere gli yacht e le Ferrari dei petrolieri, il cancro ai polmoni, il caldo da schiattare e, non ultimo, il crocifisso sul muro della scuola. Nobili cause per le quali paghiamo le tasse.
    3. I *loro* soldati continueranno a morire anche quando torneranno a casa. Quelli utilizzati in Kosovo stanno morendo come mosche. Zirconio e altri metalli pesanti nel loro sangue. I proiettili a uranio impoverito che la commissione Mandelli aveva giudicato innocui, e che in Iraq erano pioggia quotidiana. Non c’è da attendersi che questi morituri si ribellino, sono programmati per obbedire. Comunque salutant. Bye bye.
    RESISTERE RESISTERE RESISTERE.

  25. cara valchiria,
    non mi pare che a napoli città le librerie impieghino personale particolarmente impreparato o almeno non è peggio del resto d’italia. anzi, ti dirò di più, l’ultima volta che ho lavorato in una libreria, anzi in un megastore, il personale vantava giovani talenti, uno già pubblicato, uno in trattative con editore che adesso va per la maggiore (e che non va tanto per il sottile), nel reparto musica ce n’era uno che fa colonne sonore per film distribuiti a livello nazionale, e così via. a prescindere che, caso mai, il problema starebbe nel fatto che queste persone erano semplici “assistenti alla vendita”, cioè commessi, senza potere decisionale su cosa andava venduto, esposto o consigliato, e che, la maggior parte delle volte, hai solo da indicare al cliente l’ubicazione della sezione esoterismo o fai da te. ma il problema vero è che napoli è una città culturalmente defunta, anzi, peggio, in decomposizione. non avviene niente se non un consumarsi da sé.

  26. Scusami Valchi, se insisto ma i libri di Wu Ming sono belli – ho appena finito The New Thing, e mi è piaciuto molto. ma vale anche per 54 – perchè vi si parla di persone deboli e persone forti, e quelle deboli non sono necessariamente le peggiori, anzi. E però per una qualche sorta di organizzazione sociale – diciamo così – le persone deboli vengono sopraffatte dalle forti. naturalmente nei libri di Wu Ming si parla anche di altro. ma a mio parere questo elemento che li caratterizza è presente anche nel loro tentativo di essere editori. e questa intenzionalità scuami valchi, ma non è “asessuata” e senza nome, non è solo “un valore”. Un nome ce l’ha. chiamala come ti pare questa cosa. ma rifletti su di essa, rifletti, pensala, perchè c’è.

  27. Andrea C, fai ovviamente riferimento alla Feltreinelli di piazza dei Martiri, no? (magari no, ma dagli indizi mi sembra di capire così…). Ebbene, se è quella di cui si parla, io non sarei proprio così soddisfatto del livello medio, ecco. Fatto salvo il lavoro di uno, due nomi, per il resto, purtroppo, si vola piuttosto bassini, secondo me…ma magari mi sbaglio.

  28. no piero, non facevo riferimento a quella libreria, ma ad un’altra, quella dove avevano scambiato valtolini per vergassola. ma non importa, il punto non è quello. la mia non vuole essere una diefsa partigiana di una categoria che non esiste, (tutti sono di passaggio) e alla quale, tra l’altro, io non appartengo nemmeno.
    quello che non mi è chiaro è che cosa esattamente ci si aspetta dal commesso (quinta categoria di impiegato) di una libreria. forse che oltre a scaricare 2000 volumi al giorno, spolverare e alfabetizzare gli scaffali, sia poi anche un esperto e uno storico di letteratura? che debba mandare a memoria le trame e i personaggi di tutti i romanzi pubblicati? che si legga i 30 libri pubblicati in settimana?
    tutto ciò, chiaramente per quei 600 (part time) 900 (full time) che gli passa, nella migliore delle ipotesi, l’azienda?
    vuoi sapere un commesso cosa deve fare ogni giorno?
    1) scarica i libri, li mette al loro posto.
    2)sistema le pile sui banchi, più alte dietro, più basse di una copia davanti e negli spazi tra gli scaffali gira in “faceing” quei libri a cui dare maggiore visibilità.
    3)controlla le promozioni, i podi, le vetrine, ecc. in maniera che tutto abbia quell’aspetto che i geni del merketing hanno deciso sia fondamentale per la vendita.
    poi per il resto della giornata risponde a domande tipo:
    “scusi, dov’è il cesso?”
    “ha dei libri che parlano di quello che succede dopo la morte?”
    “senta, ce l’ha quel libro che ieri hanno detto al costanzo?”
    “ce l’hai un libro sui viaggi in barca a vela che però dice anche delle cose tecniche?”
    ecc. ecc.
    a un mio collega hanno chiesto un disco di mozart…uno in cui SUONAVA mozart.
    io non nego che spesso ci sono commessi non sanno fare il proprio lavoro, che gli chiedi psicopatologia della vita quotidiana e loro ti guardano e a loro volta ti chiedono se si tratta di una novità.
    però, proprio non capisco che cosa dovrebbe fare un commesso.

  29. “Non escludo il ritorno” in questo blog.
    E siccome vedo qualcuno gettare benzina sul fuoco delle polemiche dei giorni scorsi consentitemi qualche secchiata d’acqua fredda.
    Per un dovuto chiarimento.
    1) Trovo questo blog stimolante e la Lipperini persona squisita e intelligente.
    2) Non ho nulla contro Wu Ming 1 e/o il collettivo.
    3) Wu Ming 1 e tutti quelli che ci mettono il nome e la faccia meritano rispetto e massima considerazione a maggior ragione quando accettano di confrontarsi con gli anonimi come me.
    Loro hanno molto da perdere e poco da guadagnare mentre io e tutti gli anonimi non ci rimettono mai nulla.
    Detto questo vorrei spiegare, con calma, quali sono i motivi del mio incazzamento che, poi, portano fuori dal seminato.
    Spesso, troppo spesso, in questo come in altri luoghi virtuali si tende a passare dal giudizio negativo per un post (legittimo) al giudizio negativo sulla persona.
    Questo è una pratica, come dicevo, molto diffusa.
    Noi tutti esprimiamo delle opinioni che possono essere condivise oppure no ma questo non autorizza nessuno a passare alle offese alla persona.
    Vero Franco? quando parlavo di fallo di reazione intendevo dire esattamente questo. Io ti mollo un calcio per farti capire che i calci fanno male.
    E per fare un esempio concreto rispondo al Postodi….. con questa mia “opinione”:
    Gianluca Nicoletti è un giornalista (ex RAI) che si occupa di new media e di comunicazione.
    Per quanto mi riguarda è persona preparata e competente che stimo molto anche se l’articolo che ha scritto sui blog è una vera …. scemenza.
    Notare come separo la persona dall’articolo.
    Il giornalista ha tutta la mia stima che rimane immutata ma l’articolo lo trovo quanto meno fuori…. posto.
    Spero con questo post di aver posizionato meglio il mio nick.
    Buona notte.

  30. Andrea, scusami se te lo dico così francamente, ma la tua posizione non la capisco, e se la capissi la troverei indifendibile.
    Mi sembra infatti, la tua, la Posizione Del Poliziotto Piagnone o del Medico Sbuffante; posizioni che suonano così:
    “Già giriamo tutto il giorno in macchina, rileviamo incidenti, blocchiamo scippatori, interroghiamo i testimoni di un omicidio… che altro dovremmo fare? mica pretenderete pure un aiuto agli automobilisti in panne e un programma di aiuto per le prostitute?”
    “Opero, visito, prescrivo ricette e medicinali… ora il malato non rompa le scatole coi suoi timori sulla malattia, con le sue domande sul decorso post-operatorio, coi suoi INCUBI… io dò risposte, mica ascolto le domande!”
    Ecco, il tuo atteggiamento è più o meno questo: in quanto (ex) rappresentante della categoria enunci un pacchetto di tre quattro cinque atti/fatti/elementi essenziali del lavoro del libraio (spolverare, far girare i volumi ecc.: lavori noiosi, certo, meccanici, poco creativi…) per poi attestare saldamente che è già troppo quello che si fa. No! quello è il MINIMO (è il minimo più logorante, ti capisco): ma dal libraio (dal commesso o dal direttore) io PRETENDO che mi sappia consigliare, indirizzare, indicare, suggerire. E’ inutile fare ora il giochino, al quale potremmo tutti contribuire coi più incredibili esempi, di buttare sul tavolo aneddoti e storielle di “Quella volta in libreria quando ho chiesto Xy al commesso..”. Ma, per rispondere alla tua domanda: Sì, il commesso DEVE sapere di letteratura almeno quanto un lettore mediamente informato e preparato. E, credimi, 8 volte su 10 non è purtroppo così. Un saluto!

  31. Incredibile. Forse son cieca, ma non riesco a vedere, non vedo…
    dove sono le posizioni ed i commenti e le dichiarazioni a favore del copyleft? Mi aspettavo di vederne code innumerabili e invece…
    Così accade: che l’uomo il quale si dichiari tanto innamorato della moglie la tradisca per il fervor dell’affermazione del se medesimo; qui la moglie è il copyleft e l’amante irresistibile è l’arringa di partito. Non m’importa del posizionamento d’alcuno al centro a destra o sinistra: sono solo un lettore. Credo fondamentalmente che ogni e sottolineo “ogni” forma di pregiudizio oltranzista sia riconducibile a fumo di dittatura e di rigidità fascista, ma il mio punto di vista è intellettuale e non di partito; il mio punto di vista è anonimo e forse giustamente non fa peso. Mi dispiace solamente che una cosa tanto importante come il COPYLEFT sia transitata in secondo piano. Parlatene parlatene parlatene.

  32. Non ho mai detto che i libri di Wu ming sono brutti, anzi.
    Non ho mai preteso di togliere a Wu ming qualcuna delle motivazioni a lui care.
    Ho solo precisato che a me, in quanto lettrice che ama Il Libro, basta sapere che Wu ming lotta per il libro, per il buon libro, e per la libera fruizione della letteratura. Non intendevo in alcun modo sminuirlo; a dire il vero intendevo elogiarlo, mettendone in risalto quello che, a mio parere, è il più nobile degli intenti.

  33. Valchi, scusa. Al copyleft è stata dedicata una giornata. mi premeva – a me, rossa – sottolineare quali possano essere le motivazioni per cui wu ming – per quel che ho capito – ci tenga al copyleft.

  34. ciao a tutt@ e grazie a loredana che ha voluto darci questo spazio!
    sono davvero felice che la nostra lettera abbia destato questo interesse, e che si parli di copyleft: questo era precisamente il nostro intento! abbiamo una sezione del nostro forum pubblico dedicata a questo tema, se avete voglia di dire la vostra anche lì …

  35. Sono un “quindicino” non vedente. Ringrazio quindi doppiamente la Lipperini per aver postato la lettera de’ iQuindici. Voglio aggiungere, da non vedente, che il paradosso più grande è quello che, per leggere, spesso dobbiamo passare allo scanner dei libri il cui file sorgente, in formato digitale, è sicuramente disponibile (altrimenti come li stampano le Case Editrici). Per scansionare e correggere un libro avete idea di quanto tempo ci si impieghi?

  36. La mia adesione al
    copyleft è convinta. La
    prima ragione è dovuta
    alla libertà di pensiero
    che viene enormemente
    mutilata dall’attuale copy
    rigth di ben 70 anni!

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