Intanto, una scoperta (per me, almeno): Dorothy Hewett, scrittrice australiana (femminista e comunista, per inciso) di cui una piccola casa editrice, Giano, pubblica La marea delle quadrature. Una storia, anche, di passioni e presenze alla Giro di Vite, e la lotta degli aborigeni sullo sfondo. Bello.
Poi. Fernandel annuncia Resistenza60: “16 racconti per 16 autori contemporanei tutti nati dopo il ’45, sedici modi diversi di raccontare cosa significa Resistenza oggi per chi sessanta anni fa non c’era ancora.” Gli autori sono Marco Aliprandini, Vanessa Ambrosecchio, Davide Bregola, Massimo Cacciapuoti , Giuseppe Caliceti, Gianluca Di Dio, Michele Governatori, Carlo Lucarelli, Gianluca Morozzi, Piersandro Pallavicini, Elio Paoloni, Francesco Permunian, Laura Pugno, Michele Rossi, Pietro Spirito.
Ancora. Il Miserabile scrittore parla di Matthew Sharpe e del suo romanzo Gli Schwartz, in arrivo in primavera per Stile Libero Einaudi. Due cose su cui riflettere: anzitutto la tendenza del romanzo americano a rappresentare crisi, fobie, divisioni del paese attraverso la famiglia:
”Non serve sottolineare che la grandissima letteratura americana è una narrativa che ha sullo sfondo la famiglia, e soprattutto la famiglia disfunzionale, come scena emblematica in cui tutto il gigante statunitense si riassume, in un’allucinogena corsa al rialzo di traumi politici e ricadute domestiche, di angoscia e hilarotragoedia che fanno della narrativa a stelle e strisce l’autentico erede letterario di Kafka e di Joyce….Chi ha lucrato maggiormente da questo nesso inscindibile che fa la letteratura americana, negli ultimi anni, è, ça va sans dire, Jonathan Franzen con Le correzioni. Se però pensiamo, correndo a ritroso, agli impazzimenti neoborghesi e sottoproletari del profeta Carver, di quelli borghesi del suo padre nobile Cheever, di quelli preborghesi del suo nonno nobile Gaddis nelle Perizie, degli idiosincranismi familistici di Bellow e dei divorzi formativi di Roth, delle fughe dal nucleo domestico del Paradise di Kerouac, dell’elezione coniugale sulla strada della rivoluzione cantata da Yates, su su fino alle saghe faulkneriane e alla coppia di Madox Ford – allora ci rendiamo conto che la letteratura americana è soltanto una sterminata varianza sul proscenio della famiglia”.
Poi, istruttiva, la vicenda editoriale del libro:
“Ventitré case editrici hanno rifiutato il masterwork di Sharpe, finché un genio che noi bene conosciamo, e cioè Dennis Cooper, lo ha pubblicato nella sua Soft Skull Press. Di lì, un passaparola che ha pochi riscontri negli ultimi vent’anni. Grazie al passaparola e al montare dello tsunami popolare, il Village Voice, il New York Times, Publishers Weekly – e via via tutte le testate più prestigiose del comparto letterario americano – hanno scoperto di avere un capolavoro in casa. E’ bastato il decreto del Village Voice, che ha sancito la superiorità de Gli Schwartz su Le correzioni, per lanciare nella stratosfera l’amico americano di Marcel Proust”.
Ti ci voleva così tanto per darci almeno UNA cazzo di buona notizia, che te pòssino? Magazzini pieni di libri del Papa invenduti! Invenduti nonostante il battage (o meglio, il battuage) pubblicitario. Quindi, tu m’insegni, quest’ultimo non è sufficiente. Ma vedrai che quando muore torna primo in classifica. In ogni caso, meglio lui della Fallaci.
Dimenticavo i miei suggerimenti per la vetrina:
PRIMO SUGGERIMENTO
Lester Bangs. Copertina fluo-ipnotica che attira molto l’attenzione. Magari non ne vendi tanti perché è un prodotto di nicchia, ma se ne metti una pila ben in vista appena entrati, vedrai che molta gente lo prende in mano per vedere che cos’è 🙂
SECONDO SUGGERIMENTO
Ashley Kahn, “A Love Supreme: storia del capolavoro di John Coltrane”.
In giro è pieno di gente che finge di amare il jazz o crede di amare il jazz o sicuramente conosce qualcuno che ama il jazz o finge di amare il jazz o crede di amare il jazz. Il libro è un bellissimo oggetto, copertina che spacca, pieno di foto, ottimo articolo da regalo. Vedrai che se lo metti in vetrina e ben in vista ne vendi svariati.
A propos, l’ho recensito qui:
http://www.wumingfoundation.com/ourbooks/news.php?extend.39
TERZO SUGGERIMENTO
“Costantino e l’impero”. Vedrai che ne vendi a fracchi 😉
“il tuo link è fantastico sto ridendo come un matto, pero se ci pensi bene il mio centrava eccome se centrava… ”
Perché, il mio no?
E’ un sito interamente dedicato alla denuncia minuziosa del genocidio culturale in corso. Alcune argomentazioni non sono dissimili da certe che si sono lette in questi giorni.
wu ming1 se va in tv (certa tv certo che se vai su neon libri non è che cambi molto alle 2 di notte su rai 2) vendi. che poi tu venda 100-50-25-o 10 dipende anche da altre cose (autore noto, casa editrice nota, quanta tv, che tv)
per me questo è un dato di fatto dal quale difficilmente mi sposto (quindi hanno responsabilità su quello che passano).
ti faccio esempio in negativo.
– sgarbi , niente più tv non vende
– biagi, niente più tv vende molto meno
– luttazzi, meno molto meno (a differenza dei comici di zelig per esempio)
poi quello che dici tu è anche vero e contribuisce senz’altro.
saresti sorpreso di sapere che i magazzini sono pieni di libri del papa invenduti? è così. e pensa son avesse avuto il battage pubblicitario che ha avuto.
[come dice sempre scaruffi, se l’ultimo degli u2 non l’avessero fatto gli u2 sarebbe stato liquidato con 3 righe nelle cronache locali (stessa cosa i rem); inceve fiumi di inchiostro, ore di servizi, migliaia di copertine e milioni di vendite]
harry potter, io mi fido di quello che mi dite ma tu fidati di me. un conto è andare bene un conto è la mania (fino ai 35 anni lo compravano). e la mania arriva dalla tv dai giornali, dai servizi, dalla pubblicità ecc…
cmq il test che ti ho detto prova a farlo, vedrai…
[ma scusa per le radio non è così? chi manda la buona musica oggigiorno? poche e solo a certe ore; perchè per l’arte non fanno la fila a brescia o treviso per vedere tre impressionisti sempre i soliti? perchè scusa in prima serata che programmi danno? perchè al cinema la cazzata di natale non batte sempre tutti gli altri film decenti messi assieme?]
il tuo link è fantastico sto ridendo come un matto, pero se ci pensi bene il mio centrava eccome se centrava…
battaglie/iper/desertificazione/impegno/scontro/impero
wu ming1 se va in tv (certa tv certo che se vai su neon libri non è che cambi molto alle 2 di notte su rai 2) vendi. che poi tu venda 100-50-25-o 10 dipende anche da altre cose (autore noto, casa editrice nota, quanta tv, che tv)
per me questo è un dato di fatto dal quale difficilmente mi sposto (quindi hanno responsabilità su quello che passano).
ti faccio esempio in negativo.
– sgarbi , niente più tv non vende
– biagi, niente più tv vende molto meno
– luttazzi, meno molto meno (a differenza dei comici di zelig per esempio)
poi quello che dici tu è anche vero e contribuisce senz’altro.
saresti sorpreso di sapere che i magazzini sono pieni di libri del papa invenduti? è così. e pensa son avesse avuto il battage pubblicitario che ha avuto.
[come dice sempre scaruffi, se l’ultimo degli u2 non l’avessero fatto gli u2 sarebbe stato liquidato con 3 righe nelle cronache locali (stessa cosa i rem); inceve fiumi di inchiostro, ore di servizi, migliaia di copertine e milioni di vendite]
harry potter, io mi fido di quello che mi dite ma tu fidati di me. un conto è andare bene un conto è la mania (fino ai 35 anni lo compravano). e la mania arriva dalla tv dai giornali, dai servizi, dalla pubblicità ecc…
cmq il test che ti ho detto prova a farlo, vedrai…
[ma scusa per le radio non è così? chi manda la buona musica oggigiorno? poche e solo a certe ore; perchè per l’arte non fanno la fila a brescia o treviso per vedere tre impressionisti sempre i soliti? perchè scusa in prima serata che programmi danno? perchè al cinema la cazzata di natale non batte sempre tutti gli altri film decenti messi assieme?]
Vabbe’, Dado, ho capito, non mi metterai in vetrina 🙁
WM1: Coltrane mi ha cambiato la vita, a 14 anni!
guarda un post scorso se l’era mangiato il sistema:
– genna è già in vetrina (nonostante tutto, anzi forse per quello:-)))
– con lester bangs sfondi una porta aperta (sul mio blog già messo) ma dubito vada… i precedenti due a tirarli dietro facevo prima!!
– al momento il posto della musica è occupato dall’enciclopedia rock 1954-2004 arcana ma vedrò di farci stare anche quello su coltrane (però onestamente quello su mingus e su miles davis x es. non è che…)
COMUNQUE GRAZIE….
“I primi due” cos’erano, “Firmato: Lester Bangs” e il “Lester Bangs portatile”?
Riguardo al primo, ti segnalo cosa ne scrissi all’epoca. Difficile far partire il passaparola quando il libro non soddisfa i requisiti minimi di leggibilità e non si capisce in che lingua sia scritto:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropausa4.html#bangs
Senti a me, con l’antologia siamo su un altro pianeta, e in ogni caso non ho detto che ne vendi a frotte, ma che incuriosisci. Magari appendici vicino le due pagine che gli ha dedicato “Il Venerdì”. Scommettiamo che qualche copia la vendi?
Il libro su Mingus qual era, “Tonight at Noon”?
Senti a me, qui siamo in un’altra galassia. Mingus un grandissimo, il libro di sua moglie godibile, ma Coltrane è COLTRANE, e questo libro è un gioiello, una festa per gli occhi.
dado ora stai gettando altra benzina sul fuoco. ;-)))
>
Ma perchè dopo il 1974 è stato prodotto del rock?
E io dove stavo?
domanda (senza polemica): ma tutti insieme i wu ming hanno venduto 250.000 copie?
(mi ricordo che avevate riportato i dati ma non erano aggiornati)
Una stima esatta no, coi vari passaggi di server abbiamo perso le statistiche e adesso il sistema per averle è un po’ complicato, ma dubito fortemente sia stato scaricato da meno di ventimila persone (dal nostro sito: da Liberliber e da altri siti non saprei). E’ un calcolo empirico. Continuo a incontrare persone che l’hanno scaricato e poi l’hanno pure comprato, per sé o per altri.
– gianni c’era l’altro ci sarà anche questo, va bè che è piccola ma una ventina ce ne faccio stare in vetrina…
chi vuoi vicino bob dylan o chico barque, avoledo o fuentes, snob (mi piaceva il titolo) o irlandese in america?
– wu ming tutto esatto, ascolterò i consigli
– null per quanto mi riguarda il rock muore con cobain nel 1994 (ma l’antologia non l’ho fatta io!!!) [btw ti seganalo che
Rocket To Russia (ramones) è del 1977, nel 78 c’erano in giro i residents e pere ubu; london calling dei clash è del ’79;e più tardi gli usker du]
Visto che lo chiedi in pubblico, e che a noi non fa problemi dirlo…
Q ha venduto circa duecentoventimila copie in Italia (mettendoci dentro anche l’edizione ne I Miti, altrimenti siamo poco sopra le centomila).
[Il dato è aggiornato al dicembre 2003, i rendiconti del 2004 arrivano a primavera]
Arriviamo a trecentomila se consideriamo le vendite nel resto d’Europa. Altre venticinquemila le ha vendute negli USA, e abbiamo venduto qualcosina in Sudamerica.
54, che non è uscito nei Miti, ha venduto sopra le trentamila copie.
Guerra agli Umani e New Thing sono entrambi sopra le ventimila e continuano a vendere. Asce di guerra è poco sotto, ma non fu mai ristampato. Segue “Giap!”, sulle tredicimila, e “Havana Glam”, intorno alle diecimila.
Credo che Evangelisti abbia venduto anche più di noi, perlomeno il Ciclo di Eymerich e quello di Nostradamus.
Insomma, non siamo il Papa, non siamo Faletti, non siamo Vespa, ma un poco di terreno l’abbiamo conquistato, e non mi sembra deserto, vedo macchie boscose, ruscelli…
Gianni, ho fatto un po’ di fatica a ordinare on line “Per cosa si uccide”, ma alla fine ce l’ho fatta, dovrebbe arrivarmi domani 🙂
Wu Ming 1,
Hai una stima dei download di Q ?
dado la mia era una provocazione ma non era rivolta a te. 🙂
Non voglio mettere altra carne al fuoco parlando di musica.
A proposito di musica il mio lettore mp3 mi ha appena regalato l’ascolto casuale di Pierangelo Bertoli:
A muso duro.
(F.Urzino – P.A.Bertoli)
E adesso che farò, non so che dire
e ho freddo come quando stavo solo
ho sempre scritto i versi con la penna
non ordini precisi di lavoro.
Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani
e quelli che rubavano un salario
i falsi che si fanno una carriera
con certe prestazioni fuori orario
Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro
un guerriero senza patria e senza spada
con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Ho speso quattro secoli di vita
e ho fatto mille viaggi nei deserti
perchè volevo dire ciò che penso
volevo andare avanti ad occhi aperti
adesso dovrei fare le canzoni
con i dosaggi esatti degli esperti
magari poi vestirmi come un fesso
per fare il deficiente nei concerti.
Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro
un guerriero senza patria e senza spada
con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Non so se sono stato mai poeta
e non mi importa niente di saperlo
riempirò i bicchieri del mio vino
non so com’è però vi invito a berlo
e le masturbazioni celebrali
le lascio a chi è maturo al punto giusto
le mie canzoni voglio raccontarle
a chi sa masturbarsi per il gusto.
Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro
un guerriero senza patria e senza spada
con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
E non so se avrò gli amici a farmi il coro
o se avrò soltanto volti sconosciuti
canterò le mie canzoni a tutti loro
e alla fine della strada
potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.
Io sono tra questi 😉
wu ming se ti pesco ti buco le gomme :-)))
chissà gianni quanto ha venduto? mi sembra tre ristampe (a un certo punto erano esauriti) saranno 15.000?
il mio distributore ha venduto nell’ordine:
-mondadori: brown (codice), brown (angeli), vespa, clerici, litizzetto follet, ombra vento, bevilacqua
-einaudi: io non ho paura, risorse umane, se questo è un uomo, loy, strano caso cane, diario frank, holden, memorie adriano, (15° new thing)
– feltrinelli: 3metri, iliade baricco, allende, hornby, serrano, pennac
-guanda: mastrocola, mastrocola, sepulveda, sepulveda, hornby nick
wu ming1 posso chiederti quale è il milgior libro 2004 italiano e straniero?
loredana?
gianni?
Infatti. Ma gli editori e la maggior parte degli autori temono ancora che mettere il libro scaricabile pregiudichi le vendite… Noi siamo la prova vivente del contrario. Certo, non è nemmeno garantito il contrario: non basta metterlo on line perché un libro venda. Dietro c’è tutto un lavoro di presentazione, di dialogo continuo col lettore, inoltre il libro dev’essere reperibile in libreria etc. Ciononostante, anche se non è generalizzabile a tutti, a noi continua a sembrare un esempio importante.
cornia, roma.
JONATHAM LETHEM: La Fortezza della solitudine -ex aequo yates, disturbo quiete pubblica
notte…che domani devo fare la vetrina nuova 🙂
Ex aequo Evangelisti (“Noi saremo tutto”) e Carlotto (“L’oscura immensità della morte”).
Straniero: Ashley Kahn, “A Love Supreme” (chi ha detto che non è narrativa? Lo è, e potentissima).
In ritardo e molto svaporata causa influenza rispondo a Dado: il mio ex aequo italiano si divide fra Noi saremo tutto e New Thing. Stranieri: ho amato, quest’anno, Hotel World di Ali Smith e La super-raccolta di storie d’avventura, da McSweeney’s.
Sulla televisione: secondo me dipende da come si parla di libri. A me non turba il boom di Pamela (può farmi sorridere, ma in fondo sono ben contenta che qualcuno ci arrivi, sia pure dopo un serial tv). Mi turba molto più Melissa, perchè al di là del successo di scandalo, il libro è impietosamente brutto. Ti chiedo un favore, dado: qualcuno ti chiede in questi giorni Le illusioni perdute di Balzac, al centro dell’operazione Busi di una settimana fa? Tanto per monitorare…
guarda per smuovere i classici ci vuole benigni in tv che recita dante…
(ma può essere che qualche cliente che cercava disperatamente di ricordarsi il libro citato da busi intendesse quello, ma se non mi da titolo (basta una parola ancher simile) o autore io come lo trovo? (poi mi dicono ma si busi, ho capito busi ma io il sabato pomeriggio lavoro…)
Sì… però non credete che libri come questo siano un affronto al memorabile “famiglie vi odio!” di gidiana memoria?
Pur sostenuti da una grande scrittura, non credete che queste saghe familiari siano tutto un voler tenere uniti i pezzi a tutti i costi?
Non celano appunto un cuore reazionario? (e reazionario quanto più intrisi di ombre metafisiche)?
… Scusate se ritorno sugli Schwartz. Ma mi fa proprio piacere che un romanzo di tale importanza arrivi finalmente in Italia. Ho avuto modo di leggerlo in lingua (soggiorno spesso, per motivi di lavoro, negli Usa) e sono d’accordo, è superiore alle “Correzioni”. Trattasi di due saghe familiari ma trattasi pure dei due lati della medaglia. “Le Correzioni”, pur con la perfezione della sua struttura, è un libro laico. A volte sembra la riproduzione uno a uno dell’American way of life al tempo dell’esplosione della bolla speculativa. “Gli Schwartz” è un libro metafisico che non appartiene a nessuna fede. Dietro il plastico si intravede il movimento sussultorio di un’Entità che non ha niente a che fare con il meccanicismo e con l’ingegneria del “rise and fall”: è invece lo Spirito del tempo. E’ il pianto del bambino in “Rumore bianco”. Vedi ad es. la parte in cui si traccia il parallelo tra la sofferenza di Chris e le sofferenze inflitte per scopi politici in tutta la storia universale. C’è un risultato che non è la semplice somma dei fattori. Due rette parallele che, appunto, si incontrano lì dove sappiamo…
Sì, certo, ma con la differenza che è passato un secolo. Le famiglie contro cui tuonava Gide erano fatte della stessa sostanza dei Buddenbrook (ovvero carne, sangue, mogano e ferro). La stessa sostanza – in crollo – di cui era fatta la famiglia Krupp ritratta da Visconti nella “Caduta degli dei”. All’epoca, tanto per dire, non era neanche arrivato il cubismo a stravolgere il ritratto della rappresentazione borghese. Eravamo ancora nel figurativo.
Le famiglie di cui cercano di parlare Sharpe, Franzen e co. utilizzano la materia come semplice esigenza di aggregazione cellulare, non come principio attivo della propria ontologia, della propria sicurezza emotiva, del proprio potere. Sono ologrammi, funzionano per loghiche schizoidi e antiidentitarie. Chiaro che il martello letterario che le rivela non è fatto della stessa sostanza di quello di Gide. Non si tratta più di abbattere una costruzione di cemento armato con una ruspa. Si tratta di evocare l’Ectoplasma del tempo (come fa Sharpe) e, nelle vesti e grazie ai poteri di tale Ectoplasma, cercare di capire di cosa è fatta la possessione che tiene insieme i pezzi di un mosaico di cuiè in dubbio addirittura la completezza (gli stessi capifamiglia, non giurerebbero mai su questa completezza). Non si tratta quindi di una semplice funzione distruttiva. E’ la funzione conoscitiva, quella che tira in ballo Sharpe. E’ un tentativo di illuminazione dell’ignoto.
Ho taciuto ma ho letto tutto e ho trovato considerazioni fenomenali, da attuale verifica dei poteri, la qual cosa è una mia ossessione privata da un paio di decenni. Perciò: vi ringrazio. Vorrei attirare l’attenzione su tre movimenti per me fondamentali:
– L’analisi sulla tv di WM1 è per me imprescindibile, evidenzia un punto debole del sistema di gestione mediatica in Italia (non dei media, ma della loro gestione);
– La considerazione, sempre di WM1, circa la valutazione dell’intera opera e non del singolo libro. Se non si capisce cosa ha fatto Evangelisti con il CICLO di Nostradamus ed Eymerich, non si comprende nemmeno come si stiano muovendo i migliori autori oggi.
– Ne GLI SCHWARTZ, c’è un incipit in cui accade che la sovrapposizione tra psicofarmaci causa coma. Il ritmo e lo stile è tale da indicare un’allegorizzazione storica, poiché si nomina il Prozac, psicofarmaco markettizzato fino alla morte (altrui), che va a rappresentare anche i “prodotti” paraletterari a cui si riferiva Dado, autentici Prozac narrativi.
Quel che colpisce me, che sono in corso di lettura, è l’utilizzazione del coma come metafora. Fece un’operazione simile (in un romanzo immensamente diverso) Douglas Coupland con “Girl in a coma”.
Quanto a quel che scriveva Signorini, effettivamente c’è una differenza, mi pare, nel racconto della famiglia di Sharpe rispetto a Franzen. Mi viene però da pensare a quanto quella che un tempo chiamavamo istituzione torni ad avere un peso così potente nella narrativa. Ci torno.
Con la differenza che “Girlfriend in a coma” (titolo preso dalla celebre canzone degli Smiths) sta agli “Schwartz” come l’inerzia di un soggetto cinematografico alla dinamica delle immagini in movimento. Lì c’è quasi la semplice enunciazione del tema. Qui – in Sharpe – abbiamo un meraviglioso svolgimento.
D’accordissimo con Signorini. C’è un fatto, circa il coma del padre di Chris: esce dall’attacco paretico come un giocattolo rotto, ma era già un giocattolo rotto. E bisogna attendere il finale (credo si tratti di una variazione sulle ultime pagine del PROCESSO kafkiano, almeno per quanto riguarda la “location”), per comprendere a quali profondità spinga Sharpe il suo racconto disfunzionale. Di sfuggita: si tratta di suspence e non è genere nero…