LIBRI TERRIBILI MA IMPORTANTI

Sono a metà di un libro bello e tremendo che si chiama Smettila di camminarmi addosso, lo ha scritto Claudia Priano e ci tornerò presto. Sabato, invece, è uscita sull’Almanacco una mia recensione ad un altro libro che fa star male, ma che va letto, Giovani e belli, di Concetto Vecchio. Eccola:

Quello di Concetto Vecchio è un libro terribile: perché le storie di trentenni italiani raccolte in un anno di inchiesta narrativa delineano una frattura insanabile fra le generazioni. Sentimento dominante: la delusione. Soluzione prospettata: la fuga. Unici – apparenti – vincitori, quelli che hanno assimilato l’immaginario creato negli anni Ottanta dall’allora Fininvest di Dallas e di Drive In. Soldi. Successo. Visibilità.
Vecchio procede per sbalzi. Sbircia nel mondo delle chat e dei social network e ne ritaglia il ritratto di Paolo “Meetic” da Ponte Mammolo: trentasei anni, dirigente pubblico, uno che ha letto Bauman e Enzensberger e che candidamente sostiene che nel mondo reale una donna vera non c’è, mentre in rete c’è “un’offerta smisurata”. L’offerta in questione si chiama Anna, o Martina, o Veronica. Donne che cercano uomini che le ameranno per tutta la vita o per una notte soltanto. Donne che vogliono unicamente sesso, per rilassarsi. Donne che implorano qualcuno con cui fare un figlio.
Fin qui, Internet. Nel mondo off line Vecchio viaggia sui treni scalcinati dei ricercatori a stipendio zero e sugli scompartimenti di lusso che portano a Milano, destinazione Bocconi, dove gli studenti si fanno accompagnare dai genitori nel primo giorno di lezione. Parla con giovani avvocati pagati 350 euro al mese dai titolari degli studi legali e con giornaliste stralaureate che arrivano a riceverne 500. Indaga, insomma, in quelle che chiama “le pieghe della medietà”: trovando amarezza  e rinuncia, tranne che negli espatriati.  Mentre, altrove, Elvira Savino viene eletta Miss Montecitorio e Mariastella Gelmini rivendica le gioie della meritocrazia: anche loro appartengono alla categoria dei trentenni, in fondo.

14 pensieri su “LIBRI TERRIBILI MA IMPORTANTI

  1. sarà un libro terribile quello di codesto Vecchio, ma sono contentona che sia uscito. ci riconosco me stessa e tutti noi, miei amici che appartieniamo alla classe degli stralaureati che non arrivano a fine mese. Ci ho un’amica specializzanda: lavora otto ore al giorno con pazienti che soffrono di malattie neurogenerative. Lavora non è che impara – fattura: ma per lo stato. Lei per mangiare la sera sta in un call center. E si che nella sua scuola di specializzazione superprestigiosa ne prenodono 5 l’anno e da tutta italia. Lei fuggirà appunto e andrà a stare in Inghilterra questo autunno. E così altri. dottorati i ricerca con pubblicazione che se ne vanno altrove. Ed è vero che ci si ripiega, che non si combatte più. Se ci provi rimani da solo. Ed è anche vero che guardi con occhi stralunati a metà tra il disprezzo e l’invidia quel tuo fratello che invece sembra felice, s va studiando la vita la morte il pensiero e le passioni di Jerry Calà.

  2. A me sembra già un miracolo che tra i trentenni di oggi ve ne siano, e nemmeno pochi, usciti indenni da quindici anni di spot del tipo “i comunisti, son stati loro!”, “noi siamo il popolo delle libertà!”, “i comunisti portano solo miseria, terrore, morte”, “i magistrati sono antropologicamente inferiori”, “i ragazzi di Salò e i partigiani pari furono” ecc. ecc. Però la maggior parte dei trentenni non sono i plurilaureati che cercano di informarsi come meglio possono, bensì quelli che leggono poco o nulla, e la cui principale fonte di informazione restano i TG omologati, nei quali tuona una voce sopra le altre. Da quindici anni si sentono ripetere le stesse cose. In una società in cui poi quel che appari viene fatto valere di più di quel che sai fare. Ripeto: lo stupore è per chi sfugge a questi tentacoli, mica per chi ne è risucchiato. Ahimè.

  3. I trentenni italiani sono abbattuti frustrati e sfruttati. Ovvio non tutti, ma una buona parte.
    La mia percezione è che continuando a tappare il coperchio e soprattutto a sottostimarli si incapperà presto in spiacevoli sorprese. Anita io non credo che ci si debba stupire se esistono 30 enni usciti indenni dalla “berlusconizzazione”.
    Il genere di mondo che hanno in mente i trentenni è molto diverso da quello del nano. Nessun partito politico sembra volersi accorgere di questo. Ed è un male.
    Quella nata tra il 1975 e il 1985 è la prima generazione che sostanzialmente si trova senza identità politica rappresentata in parlamento. Forse la tattica è cercare di soffocarla. Ma quelle successive sono ancora più anarcoidi. E la rete è diventata il loro campo di “battaglia”.
    Avete mai notato come al Cinema vengono rappresentati i trentenni italiani?

  4. Ekerot, sarebbe interessante sapere qual è la percentuale dei trentenni d’oggi che votano Berlusconi e i suoi sodali.
    Perché vorrei davvero che “i” (cioè tutti o la maggior parte) trentenni d’oggi avessero in mente un mondo ben diverso da quello berlusconiano, ma ve ne sono tanti, troppi, che credono nel verbo del sedicente unto.
    La rete può certo essere un ottimo campo di battaglia, ma c’è ancora molta strada da fare perché essa non sia “cosa di nicchia” come è ancora e perché i più la utilizzino non solo o soprattutto come luogo di consumo di materiale pornografico, per esempio.
    Sarò pessimista, ma temo che i trentenni che descrivi tu siano una minoranza.

  5. Per ora non leggerò questo libro (sarebbe come guardarsi allo specchio, Dorian Gray style), anch’io mi ritrovo fra i trentenni delusi e frustrati, con lavori malpagati e temporanei che mi aiutano a campare e pagare gli studi…per ora si lotta giorno per giorno e si tiene quel piedino timido (ma neanche tanto) fuori dall’Italia per esser pronta alla fuga.

  6. Trovo molto opportuno scrivere delle persone, ancora più opportuno scrivere delle persone reali che vivono la vita reale di tutti i giorni. Meglio delle spersonalizzanti statistiche, che sembrano parlare di tutti lasciando al contempo la sensazione che non si parli di nessuno, scrivere di questo può, nonostante la possibile impressione di particolarismo, testimoniare molto più efficacemente di altro sulle “cose come stanno”.

  7. Di Concetto Vecchio ho avuto il piacere di leggere gli altri due suoi precedenti lavori, Ali di Piombo e Vietato Obbedire, non ricordo in ordine cronologico quale il primo.
    Con Giovani e Belli ha sicuramente completato la trilogia sui giovani. Generazioni molto diverse tra loro. Sicuramente quella analizzata nell’ultimo scritto trovo sia quella più malconcia e ‘terremotata’, consentitemi il termine che purtroppo in questi giorni è tornato alla ribalta.
    Ho trentasei anni, probabilmente solo per alcuni aspetti rispecchio la donna descritta da Vecchio. La solitudine, per esempio. Se ne parla nel libro.
    Tanto anche. Il sesso che ci prendiamo senza chiedere il permesso. Quando se ne ha voglia e senza necessariamente intessere trame complicate.
    Forse la precarietà lavorativa non mi appartiene.
    Comunque ancora una volta il nostro Concetto Vecchio ha centrato l’obiettivo, a partire dai titoli, sempre netti, due pennellate che segnano la strada…
    Libro da leggere, da consigliare anche, a chi vive accanto ai trentenni ed è più adulto, mariti, compagni, amanti, genitori, per capirli meglio e casomai coccolarli un po, ne abbiamo bisogno…

  8. Diletta, perfettamente d’accordo su quanto scrivi a proposito del libro. Meno per le coccole. La sensazione -fallace quanto vuoi, ma forte – è che necessitare delle medesime non sia cosa buona. Perdonami.

  9. Al volo.
    Penso che possa essere utile alla discussione l’ascolto di I trentenni nell’era de Berlusconi, intervista di Fahrenheit a Concetto Vecchio e Cristiano De Majo, più o meno coetanei, in cui vengono messi a confronto due punti di vista diversi.
    Cristiano De Majo ha scritto un articolo interessante ‘In nome di cosa continuamo a dirici migliori?’ (il riferimento è alla sinistra
    adulta) sull’ultimo numero di Diario.

  10. Lo so, lo so, non è ‘igienico’ desiderarle. eh eh eh.
    Delle volte mi lascio andare ad antiche abitudini estinte…
    Per fortuna il tutto accade nella frazione di un secondo senza produrre effetti collaterali.
    Loredana, un abbraccio

  11. I trentenni nell’era di berlusconi
    intervista di Fahrenheit a Concetto Vecchio e Cristiano De Majo
    Intervista molto interessante! Ascoltata attentamente
    Come al solito ho preso appunti.
    Di seguito i punti salienti, secondo me.
    Si potrebbe partire da qui per una discussione, ma non basterebbe una vita per svilupparli tutti.
    1 i trentenni e l’autocritica
    2 vocazioni in calo
    3 giovani troppo stimolati – conseguente deconcentrazione circa l’obiettivo finale da raggiungere –
    4 ideologia.
    5 solitudine
    note
    non ho condiviso de majo quando affermava che la nostra generazione è
    ossessionata dalla vocazione, mentre quella dei nostri
    genitori non si è mai posta il problema.
    Come notava Vecchio, i nostri genitori avevano una magnifica
    arma, l’ideologia, che faceva da collante, a noi manca.
    A noi manca la politica fatta nelle fumose sezioni di partito.
    Vietato fumare ma anche vietato far politica, quella vera e non solo nei luoghi chiusi…eh eh eh.
    Non ho condiviso De Majo anche quando parla di lobby, riferendosi forse al monopolio culturale della sinistra in Italia.
    Non confondiamo la lobby con la rete di comunicazione che esiste tra le persone di cultura di sinistra.
    E’ vero, esistono legami forti nati da esperienze condivise, inscindibili. Ma questo è un altro discorso. Anche queste non sono parole mie ma dell’autore di Giovani e Belli.

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