Vorrei che non si frugasse più nella breve storia di quel quasi-bambino che si è tolto la vita.
Vorrei che se ne parlasse non con la violenza della tifoseria, ma con le parole della ragione e del dolore.
Vorrei che non venissero messi in croce i suoi sventurati compagni di classe.
Vorrei che le scuole avessero psicologi attenti e preparati.
Vorrei che l’educazione sessuale e al genere fosse obbligatoria (e questo è il mio contributo, non nuovo, alla giornata del 25: questo credo vada fatto, su questo insisto).
Vorrei che le pratiche contro il bullismo fossero realtà quotidiana, e non occasione speciale.
Non vorrei più, mai più, ascoltare politici eletti dai cittadini dire, in televisione o in piazza o alla radio, quanto segue (è una vecchia lista, mi sembra il momento per riproporla):
1) Se non si è ancora capito, essere culattoni è un peccato capitale.
2) Un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro? Io dico di no, perché ritengo che non sia educativo nei confronti dei bambini.
3) Darò subito disposizione alla mia comandante dei vigili urbani affinché faccia pulizia etnica dei culattoni. Devono andare in altri capoluoghi di regione che siano disposti ad accoglierli.
4) L’omosessualità è una devianza della personalità.
5) Nella vita penso bisogna provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga.
6) Le coppie gay sono costituzionalmente sterili.
7) Meglio che un bambino cresca in Africa con la sua tribù che con una coppia di omosessuali.
8 ) Meglio fascista che frocio.
9) I gay sono tutti dall’altra parte.
10) I fondatori della psicologia moderna descrivono l’omosessualità come una patologia clinica.
11) Garrotiamoli i gay… Ma non la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia.
(Dichiarazioni, nell’ordine, di Roberto Calderoli, Gianfranco Fini, Giancarlo Gentilini, Paola Binetti, Renzo Bossi, Mara Carfagna, Rosy Bindi, Alessandra Mussolini, Silvio Berlusconi, Luca Volontè, Pier Gianni Prosperini).
Ma tanto si continua a votarla questa gente e non so bene dove cominica e dove si può spezzarlo questo circolo vizioso. Poi vedi, ci fossero le alternative, uno dice: cara mamma, caro papà, non mi accettate come sono? E sti cazzi, mi trovo un lavoro altrove, vado a vivere da solo e al vostro funerale manderò una corona.
Ma se il lavoro non c’ è, se vivere da solo è un’ utopia, se almeno l’ autonomia economica che fa tanto anche per quella di testa non è fattibile e ti tocca vivere con i genitori che sai omofobi senza remissione di peccato, me lo dici una/o che deve fare?
Scusatemi, era un commento sconfortato.
Si, voglio le stesse cose che vuoi tu. In particolare, da subito, vorrei che si lasciassero in pace i compagni di classe. Accusare di bullismo sparando nel mucchio e generando sospetto nei confronti di ragazzini, sicuramente traumatizzati dalla morte del loro compagno, è qualcosa che mi indigna e rattrista. Certo, forse non è la cosa più “importante” ma è quella che mi ha colpito di più 🙁
Perchè, come si diceva due post fa, nell’acquario dei social media si diventa più tifosi che cittadini.
Vorrei tutto ciò che elenchi. Grazie Loredana!
@ mammaamsterdam: ammazza che pessimismo. Si può sempre rimanere qui e impegnarsi per cambiare le cose, prendendo spunti di leggi contro l’omofobia da chi è più rispettoso dei diritti civili. E bisogna lottare anche singolarmente tutti i giorni, non nascondendosi per paura di essere giudicati o penalizzati al lavoro. Conosco molte ragazze lesbiche che vivono la loro vita mascondendo la loro sfera emotiva-sessuale persino ai genitori, perché convinti di dargli un grande dolore o di diventare una delusione per loro. E questo accade ancora oggi in Italia, sembra incredibile ma è così, abbracciando la solita vecchia scusa del ” con chi vado a letto io sono solo affari miei” si precipita in una vita di menzogne e rinnegamento di sé e la tristezza e lo sconforto è facile che arrivi. Oppure succede che per chi ha il coraggio di viverla sfidando il pregiudizio sentendosi liberi di essere ciò che si è, si diventi un target per la violenza di chi è troppo ottuso o ingnorante per capire che spesso le parole possono uccidere. E se questi ottusi e insensibili non ci arrivano a capirlo-sentirlo da soli, non rimane che educare educare educare fino a quando non diventi un automatismo il rispetto verso ogni tipo di diversità. Tutti concetti molto scontati questi, sopratuttto per chi in Italia non vive, ma incredibilmente difficili da vedere messi in pratica nel nostro paese. Io credo che la gente qui in Italia sia in realtà molto più aperta all’omosessualità di quanto un certo filone politico voglia far credere, però certo, il Papa ce l’abbiamo solo noi, è questa la differenza! We will survive! 🙂
Qualche settimana fa per commentare il tuo post sulla famosa uscita del professore legato al M5S parlai di “peste del linguaggio” e di politici che abbassano costantemente l’asticella della tolleranza e della sensibilità di genere e qualcuno si scandalizzò per la “violenza” delle mie parole.
Qualche giorno fa Loredana De Vita ci ha raccontato di come la sua proposta di aprire una discussione nella propria scuola sulla morte della povera Carmela, vittima dell’ennesimo femminicidio, sia stata osteggiata e rifiutata dai colleghi.
Ora è così facile dopo questo episodio prendersela con i ragazzi, farne dei mostri, raccontarli come bulli e aguzzini, eppure sono esattamente quello che questa società voleva, bombardati da messaggi pregni di intolleranza, pregiudizio e ignoranza, privati dell’educazione di genere, delle informazioni, della possibilità di confrontarsi.
E’ così semplice ora fare bassissimo giornalismo spulciando le bacheche facebook di quel ragazzino, raccontarlo come una macchietta.
E’ così semplice fare inutile e pericoloso terrorismo psicologico anti-omosessuali, sapendo che tanto per quelle parole non si pagherà mai, che nessuno verrà a chiederne conto, che si riterranno “normali” e accettabili.
E cosa siamo diventati se non il paese della semplificazione di fatti complessi e delicati e della complicazione di fatti semplici (ad esempio firmare una legge contro l’omofobia o non tagliare i fondi ai malati di sla mi sembra quasi semplice buonsenso)?
Questa storia e le frasi che hai riportato mi fanno venire una rabbia pazzesca!
Anch’io vorrei che l’educazione sessuale e al genere fosse obbligatoria…soprattutto per gli insegnanti!! Non so altrove, ma qui a Bologna nei corsi di laurea che preparano all’insegnamento un discorso su genere e educazione, da quanto ne so, viene lasciato alla buona volontà delle/dei futur* insegnanti.
E parlando degli psicologi: ho finito la scuola dieci anni fa (quanto siano cambiate le cose da allora non lo so), e l’unico psicologo che ho incontrato in tutta la mia carriera scolastica è stato un tizio che, quando ero in seconda media, si era fissato nel dire che io avevo sofferto per l’arrivo un po’ precoce delle mestruazioni. Era a quanto pare l’unico modo con cui sapeva leggere la mia cocciutaggine adolescenziale.
Entrambi gli amici dichiaratamente omosessuali (un ragazzo e una ragazza) che avevo a scuola erano pluri-ripetenti, e le uniche iniziative di aiuto che erano venute loro incontro dagli insegnanti erano iniziative del tutto personali e improvvisate, che sfociavano in un’amicizia che quasi irrimediabilmente si infrangeva contro il muro della valutazione (e della bocciatura).
Non voglio parlare del suicidio del ragazzo di Roma, perché nessuno può dire quali sono state le motivazioni di quel gesto e non è giusto addossare colpe.
E’ però certo che molte scuole non sono assolutamente in grado di dare sostegno ai ragazzi e alle ragazze che ne hanno bisogno, e anzi spesso finiscono per punirli. Perché gli/le insegnanti non hanno la preparazione, perché mancano le figure incaricate di dare aiuto, perché le scuole sono spesso più dei relitti senza vela né bussola, sballottati da pseudo-riforme, tagli, mutamenti sociali a cui non sanno rispondere, che dei solidi punti di riferimento.
E del resto è anche vero quello che dice Mammamsterdam: se una scelta di autonomia, se una fuga da tutto questo (almeno una fuga!) non è possibile perché il lavoro non c’è, si è semplicemente in trappola.
Giustamente mi segnalano questa aggiunta da fare alla lista. Brunetta a Vendola, ieri sera: ” io mi eccito in maniera normale, tu non lo so”.
@lalipperini non l’ho visto, e scusa Vendola cosa gli ha risposto? E il conduttore come ha commentato?
Grazie, Loredana, di averne parlato. Non riesco né a calmarmi né a pensare ad altro.
@mammamsterdam e @ Adrianaaaa Condivido del tutto. Finché non ci sarà di meglio, almeno una fuga, per favore.
Come ho già detto, non possiamo permetterci di scoraggiarci, né di fermarci alla rabbia, all’indignazione o al dolore. Io mi prendo i miei tempi per tutto questo, ma poi si torna subito a lavorare. Nel piccolo, e appena si può anche nel grande. Prometto a me, al ragazzo e a tutti, che quella resistenza che ho opposto io a 15 anni non andrà persa, germoglierà. Parola mia.
Uno dei modi che abbiamo per non dimenticare è non dimenticare. Raccontare. Tenere viva la narrazione. Delle vite, e dei sogni.
Mamma mia! Chissà invece se uno che sta con Brunetta si eccita in modo normale 😉
e non voglio nemmeno pensarre quanto i numeri potrebbero fare più orrore se le persone indicate nella lista nera non trovassero quasi sempre solidarietà ,amicizia,e cittadinanza nel cuore delle amiche non fascistoidi(fortunatamente la maggior parte)
http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/c0.0.403.403/p403x403/530982_392644107481574_79917790_n.jpg
da Abbandonarsi senza difese alla propria mente (Luar)-facebook
Grazie Loredana. Grazie di cuore. Sto troppo male per aggiungere altro.
Il dottor Prosperini (quello del “garrotiamoli”), poi precisò: “Da tempo conoscete la mia foga verbale che mi porta, assai spesso, ad esprimermi per paradossi ed iperboli, anche se, allo stesso modo, conoscete l’assoluta mitezza dei miei comportamenti personali. Le mie parole erano nelle mie intenzioni tanto esagerate quanto – proprio per questo – non suscettibili di essere letteralmente interpretate”
Ecco, Lippa, sei sempre tu che esageri nelle interpretazioni. Uno non è nemmeno libero di usare qualche simbolismo immaginifico per esprimere pacatemente un’opnione. 🙂
… e perdonate i refusi, sennò vi garroto il cervello
Chi vuole organizzare corsi di informazione/formazione nelle scuole su questi temi contatti l’Agedo Roma.
Riporto il virgolettato di Repubblica, le parole della madre: “Quelli marci oggi sono il marcio del futuro”, ha detto la donna accanto alla bara del figlio più volte in difficoltà e sopraffatta dal dolore. “L’unico colore rosa è quello della sua sensibilità, se fosse stato gay me lo avrebbe detto, senza avere vergogna o pregiudizi – ha aggiunto – lui lo sapeva, io c’ero sempre per lui. La foto su Facebook in cui appariva truccato era di carnevale ma lo hanno voluto deridere e farne un mostro. Non avrò pace finché non avrò giustizia”.
Un dolore così atroce non si commenta. Però questa donna, nel precipizio in cui è caduta, aggiunge strazio a strazio affannandosi a smentire la tesi del figlio gay. Ma perché, signora? Cosa cambia? Se lo fosse stato, gay, sarebbero stati forse legittimi gli sfottò e gli insulti? Non c’è una memoria da ripulire qui, c’è solo un ragazzo che è stato umiliato a morte non per ciò che faceva, ma per come era. Condivido il “non giudicate” invocato da Loredana sui ragazzi suoi compagni di scuola, ma è una condivisione solo razionale. A non incazzarmi con quei ragazzi io proprio non ci riesco. Di omofobia è morto il mio migliore amico, che di anni non ne aveva 15 ma 40. E se quando ne avevamo 15 qualcuno dei suoi persecutori si fosse fermato a riflettere su ciò che faceva forse lui non avrebbe nascosto al mondo il suo modo di essere, e a sé stesso la malattia che non curò finché non poté più negarla a se stesso, troppo tardi. Non lo so se a 15 anni si può essere davvero innnocenti, proprio non lo so. Magari qualcuno ora capirà, porterà quel peso per il resto dei suoi giorni. La maggior parte si autoassolverà, aiutati da genitori che assomigliano sempre più a sindacalisti dei propri figli. Intanto quel ragazzo non c’è più, non potrà né assolversi né imparare dai propri errori né gioire dei suoi successi, nessuno lo potrà più abbracciare e i suoi genitori, chi lo ha amato non potranno mai più toccarlo, parlargli, accarezzarlo. Certo, questi ragazzi sono in massima parte essi stessi vittime, di una famiglia di una società di una scuola che non educano all’accettazione dell’altro. Ma viene un momento nella vita in cui le giustificazioni diventano semplici attenuanti, e le responsabilità ti raggiungono con tutto il loro peso. E’ a 15 anni quel momento? E’ dopo? Non lo so. Di certo, genitori accomodanti e insegnanti vigliacchi, che non hanno stroncato quella persecuzione, di attenuanti non ne possono avere. E’ amaro pensare che dei ragazzi siano in mano a “educatori” di questo genere.
Ho il dubbio che qualcuno abbia unito troppi puntini sparsi creando l’ennesimo complotto.
Tra le dichiarazioni di chi conosceva il ragazzo, di chi ha incontrato gli studenti, di chi ha visitato la pagina facebook incriminata http://www.giornalettismo.com/archives/617769/la-pagina-facebook-che-sfotte-il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/
e le prime notizie uscite ci sono una serie di discrepanze non da poco. Intanto il web si sta riempiendo dei soliti messaggi che invocano impalamento e garotta pubblica per i presunti responsabili. (“Loro” che non sono “Noi”).
Sì, lo so. Lo so da ieri sera, da quando Anna Paola Concia ha parlato con i ragazzi. Giobix, non sapremo mai com’è andata davvero ed è giusto così. Però, ieri ho parlato a Fahrenheit con una persona che si occupa di bullismo omofobico. E non è uno scherzo, per niente. Detto questo, sono e resto convinta che i compagni di classe del ragazzo vadano protetti, e molto.
Forse sarebbe ora che le persone “normali” (almeno nelle intenzioni) cominciassero a usare la tolleranza zero verso l’omofobia.
Esempio da due soldi: Brunetta fa la sua stupida uscita su come si eccita lui. Il conduttore ferma la trasmissione e la chiude, o la continua con altri ospiti. Il giorno dopo il direttore della rete si scusa pubblicamente con Vendola, Brunetta viene bandito da quella rete per, poniamo, cinque anni.
Vedi che dopo un po’ queste sortite televisive ce le cominciano a risparmiare?
In un post precedente circa la guerra israelo palestinese , si condannava l’utilizzo di immagini scioccanti in quanto la loro forza evocativa sarebbe disutile a una comprensione razionale del conflitto. Ecco anche basandomi su questa giusta e condivisibile premessa, riterrei di poter dire che questo post sul povero ragazzo lascia piuttosto perplessi.
Si perché in questo caso evocando, (evocando), una tragedia impressionante come quella di un ragazzo suicida, la si utilizza trasferendola, (così come qualcuno se la immagina) sul piano dello scontro politico etico. accostandola subitamente alle rozzezze dei politici in tema di omosessualità.
Anch’io sono stato vittima del bullismo e credo proprio che i microcosmi degli adolescenti siano purtroppo e per fortuna impermeabili ai dibattiti dei salotti mediatici, ma a parte questo, disturba quest’utilizzo strumentale della vicenda. Ancora pochi giorni fa si è ucciso un bambino di 10 anni i cui genitori si stavano separando, non so che conclusione se ne potrebbe trarre in ambito conservatore.
Circa le belle frasi della lista, anch’io come la Carfagna ritengo che la relazione ( relazione) omosessuale sia sterile, come la Bindi ritengo che l’adozione non si possa giustificare sulle sofferenze dei miserabili, come la Roccella e forse altri più famosi di lei credo che l’omosessualità sia, se non un inversione , una perversione simile alle tante che abbiamo tutti. Non mi sento per questo in colpa, non mi sento un mandante come questo post invita a pensare.
ciao,k.
Perché, pensi che quelli della lista si sentano mandanti, k.? Eppure lo sono. E se vai in giro a dire queste cazzate lo sei anche tu.
Scusate i toni
scusa loredana, puoi anche cancellare il mio commento precedente, non c´ho visto. mi spiace
Il ragazzo di cui state parlando, dicono gli amici, dunque i testimoni chiave, non era gay.
Io vorrei soltanto che i giornalisti fossero persone oneste e non le prostitute di turno di qualche lobby di cretini dalle visioni convenientemente stereotipiche, quale genere, orientamento, natura, essi abbiano, che nascondono, con presunta astuzia, i loro interessi di natura squisitamente commerciale, sfruttando casi di cronaca per alimentare false accuse, sospetti, che amplificati sulla stampa vanno direttamente o indirettamente a incrementare i propri utili.
@ k.
la Carfagna ultimamente pare abbia cambiato idea circa l’omosessualità, comunque: 1) tu impediresti ad una coppia etero di adottare un bambino? toglieresti un figlio ad una coppia etero il cui figlio sia frutto di un adulterio?
2) Bindi non dice quello che tu le fai dire, ma una cosa doppiamente discriminante, nei confronti delle tribù prese come esempio di ambiente nocivo, e nei confronti delle coppie omosessuali. 3) cosa ti fa credere nell’inversione o nella perversione? e, se le perversioni le abbiamo tutti, perché dovrebbe essere una discriminante per alcuni laddove li si esclude dal crescere figli?
@ k.
manca un pezzo: impediresti a una coppia etero sterile di adottare un bambino?
Confesso che commenti come quelllo di k. proprio non li capisco. Cosa dovrebbe provare il fatto che non ti considerin un mandante? Fai delle considerazioni intrise di omofobia, non ti senti omofobo e quindi sei innocente? L’autoassoluzione promossa a prova. Mah.
Senza passare per l’omofobia, io sono passata sotto il bullismo. Per 4 lunghi anni. Dai 12 ai 16. Ne ho riportato danni fisici e psicologici. Contro una delle conseguenze dovrò lottare per tutta la vita.
E, no, non me la sento di dire che i ragazzi non sono colpevoli.
I professori dicevano anche nel mio caso, quando venivo picchiata e umiliata sistematicamente: “Ma su, lasciali fare, sono ragazzini.”
Lo ero anche io. Più sensibile, solo, e con un anno in meno. Avevo 12 anni, dio del cielo, 12 quando mi inseguivano, mi gettavano contro le serrande e mi riempivano di sputi perché ero troppo brutta e portavo vestiti smessi!
No, perdonatemi, la scuola avrà colpe, la società avrà colpe, i media e le famiglie anche.
Ma se a 15 anni si viene considerati grandi per tante cose, se si può guidare un motorino e qualcuno parla anche di voto e a 16 si è “minori emancipati” e il sesso è una realtà che esiste e di cui si deve parlare e si può andare in vacanza con gli amici e magari fare tardi… allora si può anche essere grandi abbastanza per scegliere di non fare del male.
E io quei compagni di classe non riesco proprio a vederli come innocenti.
Ecco k ci ha illustrato benissimo come si possa semplificare una situazione complessa e tenere rasoterra l’asticella della parità di diritti sentendosi giusti e puliti. E sempre, maledettamente sempre, impuniti.
A volte mi arrendo davanti a questo tipo di atteggiamento e mi dico che è inutile parlare seriamente di questioni così personali e delicate, che è inutile approfondire, documentarsi, confrontarsi con opinioni differenti.
Mi dico che è inutile porsi domande, studiare proposte. Poi penso ai ragazzi, agli studenti, ai giovani, ai miei nipoti e penso che no non è inutile, anzi è vitale e necessario continuare a farlo.
Penso che coloro che hanno le stesse idee di k in fondo hanno solo tanta tanta paura di guardarsi attorno e guardarsi dentro, di accorgersi che il mondo nonostante loro andrà avanti e infine li travolgerà con tutte le sue differenze e le diversità che oggi hanno terrore di ammettere.
1) @ K:“credo che l’omosessualità sia, se non un inversione , una perversione simile alle tante che abbiamo tutti.”
K, di certo non sei il mandante del suicidio in questione, ma con le tue affermazioni hai fatto coincidere *pervertiti* e *omosessuali*; in pratica, hai esternato espressioni forti su di un blog, Lipperatura, quotidianamente molto letto (tra l’altro inserito nello spazio più ampio della blogosfera), cioè capace di arrivare a centinaia di persone. In sintesi: hai messo in circolazione parole potentissime e le parole, si sa, hanno il potere di plasmare le coscienze. E di questo sei responsabile.
2) Rispieghiamo il concetto “omosessualità” per chi era assente.
Omosessualità = Attrazione sessuale verso persone del proprio sesso. Punto.
@ K: qui non sono in discussione le tue opinioni individuali ma il tasso di democrazia, educazione e rispetto presente in una società, nella quale come tu hai il diritto di pensare quel che vuoi, un altro dovrebbe avere lo stesso diritto di amare chi vuole o comunque di esprimersi per come è; e se questo non accade, è un problema. Le frasi dei politici citati non credo siano lì per indicare dei “mandanti” ma come sintomo ed esempio dell’immaginario sociale in cui siamo immersi (bambini e adolescenti compresi, checché ne pensi tu).
Sarà che sono cresciuta all’oratorio dove mi hanno insegnato il valore intrinseco di ogni persona, saranno le letture e gli studi svolti, le persone incontrate, il mio personale interrogarmi, ma a me l’idea che nelle nostre scuole (e nella nostra società) si venga perseguitati perché “diversi” (perché grassi, brutti, gay, secchioni, poveri, vestiti bene, vestiti male, stranieri ecc.) – ed è quello che accade; penso che ognuno di noi avrà qualcosa da raccontare in merito, o per esperienza diretta o indiretta – primo mi tormenta, secondo mi spinge a darmi da fare nel mio piccolo perché le cose cambino. E proprio perché il caso specifico non è tanto chiaro, ti dico già che in questo mio commento non mi sto riferendo specificamente a questo caso; purtroppo non è una novità che un ragazzo (o una coppia, come successo diverse volte) possa essere picchiato e insultato o arrivi a uccidersi perché omosessuale o considerato diverso. E al di là di come ognuno di noi la pensa sull’omosessualità o su qualunque altra specificità individuale, credo che la questione debba stare a cuore a tutti, anche a te, se credi in una società democratica e nella quale il rispetto del prossimo non sia una parola vuota. Questa volta non vedo davvero motivi per sollevare polemiche.
Sono d’accordo poi con Murasaki; di fronte a certe affermazioni fatte in tv, come minimo il conduttore dovrebbe fermare tutto e almeno stigmatizzare la cosa, non farla scivolare via come se niente fosse.
P.S. scusa Loredana se sono intervenuta, ma su temi come questo non riesco a leggere in silenzio.
sento troppo spesso parlare della necessità di formare i ragazzi, educarli rispetto ai fondamentali della vita.
Però è sempre più difficile educare in un mondo in cui si sta perdendo la differenza tra il giusto e lo sbagliato, il diritto e il rovescio, la verità e la menzogna.
Dire che va bene tutto, che ciascuno deve sentirsi libero di fare qualsiasi cosa è disorientare, confondere, abbandonare i piccoli nel deserto, senza una traccia.
“Un mondo in cui si sta perdendo la differenza tra il giusto e lo sbagliato”?
Meglio i bei tempi dei forni crematori? Della caccia alle streghe? Delle crociate contro gli eretici?
Non stiamo parlando di problemi nuovi, nati ieri l’altro. Stiamo parlando di violenza dell’uomo sull’uomo. E in qualsiasi deserto ci abbandonino, il buonsenso dovrebbe sempre assisterci, perché la traccia emotiva dovrebbe darcela lui.
Anche per dirci che non ci si deve troppo fidare dei giornalisti che sparano le notizie sull’onda dell’entusiasmo.
Nella lista di questo post sono accostate frasi molto diverse tra loro circa l’omosessualità. Alcune poco chiare in quanto estrapolate, altre solo volgari, alcune spudoratamente violente e criminali, il tutto premesso dalla notizia del suicidio di cui sappiamo.
Il diffuso messaggio che ne consegue è: chiunque abbia idee diverse dai radicali in materia di omosessualità, è in qualche maniera responsabile di questa tragedia.
E’ una mia interpretazione certo, magari sbagliata, purtroppo alcuni dei commenti successivi al mio la confermano e non mi sembra una generalizzazione accettabile. questo intendevo nel commento precedente. Al momento pare anche che la storia del bullismo contro il ragazzo , sia se non una montatura, un affrettata e comoda versione dei giornalisti, ma questo non importa, purtroppo questi casi succedono spesso.
e forse non è il caso qui di mettersi a discutere di adozione matrimonio etc., vorrei solo aggiungere che in questo blog si muovono spesso critiche ai cattolici , alcune nei commenti anche colorite, eppure penso proprio che nel caso in cui un ragazzo venisse bullizzato perché religioso e va alla messa, ( e le motivazioni sono sempre un pretesto), nessuno qui ne gioirebbe, penso che tutti proverebbero orrore e lo difenderebbero.
ciao,k.
Non credo che ci sia una relazione diretta tra l’omofobia e il bullismo, per me sono due problemi sepaati, nel senso che molti giovani omosessuali, identificati come “diversi”, sono presi di mira dai bulli, ma lo stesso succede a chiunque appaia “diverso”, magari solo perché è “brutto” o “secchione” o “strano” o qualunque cosa.
Se, come spero, un giorno tutti capiranno che l’omosessualità è uno dei tanti modi di essere normale, semplicemente i bulli prenderanno di mira qualcun altro.
Purtroppo, coalizzarsi contro un “diverso” fa sentire forti gli insicuri, intelligenti gli stupidi (wow, ho capito da che parte stare!), inseriti gli incapaci di vere amicizie ecc.ecc. Credo che, come dice giustamente Lipperini, nelle scuole ci vorrebbero psicologi validi e, ancora di più, insegnanti così bravi da eliminare la mentalità del branco e creare la coscienza civile.
Spezzo, per una volta, una lancia a favore di quel diceva Elena e (in modo diverso) suggeriva anche K.
Bullismo e omofobia sono due problemi differenti, sebbene io li percepisca come decisamente interconnessi. Mi spiego meglio. Il bullismo ho come caratteristica il fatto che un ‘branco’ o comunque un individuo dominante perché fisicamente piu’ forte o piu’ carismatico, in qualche modo, umilii fisicamente o psicologicamente un individuo ‘anormale’, perché omosessuale, troppo grasso, troppo magro, non avvenente secondo gli standard, perché femmina se si è nella stanza dei giochi dei maschi, perché maschio se si è nella stanza da gioco delle femmine, perché i genitori lo costringono ad andare ovunque accompagnato da bibbia e rosario etc. Anche se, per ipotesi, ci trovassimo in una società che considera l’omosessualità una semplice variante del comportamento sessuale e affettivo umano, temo, il bullismo permarrebbe e i bulli pianterebbero i ragazzini piu’ deboli al muro perché portano cappotti del colore sbagliato (marrone, invece che rosa, forse).
Per questo concordo molto con quanto suggerito altrove da Zauberei (http://zauberei.blog.kataweb.it/2012/11/23/cronache-parallele-e-provvedimenti-ignorati/) riguardo alla necessità di introdurre un aiuto psicologico nelle scuole che possa fornire un ausilio ai soggetti piu’ fragili, aiuto che possa occuparsi anche dell’educazione sentimentale e sessuale dei ragazzi. Anche corsi di formazione ai docenti riguardo al fenomeno del bullismo gioverebbero moltissimo, ritengo.
Detto questo, in Italia un problema di omofobia c’è, eccome. E l’intrecciarsi di questo con le prepotenze bene o male tollerate dei bulli porta, talvolta, a conseguenze esiziali. Per me, essere omosessuale ha la stessa pregnanza morale dell’essere mancini : nessuna (ricordiamoci pero’ che anche l’essere mancini era ostracizzato da alcuni preti e insegnanti fino a 60-70 anni fa… Lo sa bene mio nonno che, mancino, divenne ambidestro a suon di botte perché si ostinava ad usare ‘la mano del diavolo’ per scrivere a scuola). Essere omosessuali è un orientamento umano, forse meno diffuso di quello eterosessuale o bisessuale, se proprio vogliamo creare rassicuranti etichette per queste cose, ma presente e che comporta sentimenti oltre che pulsioni erotiche – e una legge sulle coppie di fatto, sui matrimoni fra persone dello stesso sesso e sulle adozioni andrebbe a proteggere questi sentimenti umanissimi, non certo cio’ che certi cattolici, disumanizzando gli omosessuali e privandoli biecamente dei sentimenti, chiamano ‘una perversione sessuale’.
E a questi cattolici, cio’ che non perdono, non è di ‘odiare il peccato’ e di il pensare che cio’ che avviene privatamente fra due persone adulte e consapevoli sia peccaminoso: di quel che i cattolici ritengono peccaminoso, onestamente, non mi importa. Cio’ che non perdono loro è di odiare il peccatore cosi’ tanto da non voler consentire loro un’esistenza normale, in cui la sua vita affettiva puo’ avere una cornice legale. QUESTO è inaccettabile, in uno stato non teocratico. E purtroppo temo che educazione sessuale e psicologi scolastici per questo tipo di disumanizzazione non bastino, visto che è praticata da adulti, professionisti ed intellettuali molto piu’ che dai bulletti della scuola.
Può un commento limitarsi a un applauso? Se sì, ci tengo ad applaudire il commento di Barbara F., proprio qui sopra.
Con il caso dello studente che si è suicidato l’omosessualità non c’entra.
Voi qui ragionate secondo uno stereotipo per cui l’identità di genere implica l’orientamento sessuale. Niente di più sbagliato.
Il ragazzo era vessato da pari e insegnanti perché esprimeva un’identità di genere che usciva dalle regole del rigido binarismo uomo – donna. Gli indumenti ovviamente sono un potente mezzo di espressione del proprio genere. La norma sociale che impone regole di comportamento e vestimentarie si regge sulla ripetizione. L’individuo che spezza questo ritornello viene sanzionato con la disapprovazione della collettività.
Alzi la mano chi non ha mai insegnato ai propri figli che certi indumenti o comportamenti non le/gli si addicono perché generano ambiguità di genere… Insomma la norma del binarismo è un problema di tutti.
Su quale credenza si basa la norma? Sul così detto “genderismo”, cioè il pregiudizio che l’umanità sia divisa in due sessi, e a questi debba corrispondere un’identità di genere e un ruolo sociale di genere appropriato.
Perché lo chiamo pregiudizio? Perché la realtà smentisce il genderismo a ogni livello: dall’esistenza di individui intersessuali, al transgenderismo, al queer eccetera.
Ripeto, quello che è successo è inscritto in una cultura che respiriamo e alimentiamo tutti.
Anch’io ho apprezzato il commento di barbara f, anche quando dice che “non le importa di ciò che i cattolici ritengono peccaminoso” , ma piuttosto delle loro ingerenze in ambito legislativo.
Ecco secondo me è da sottolineare appunto che le “intrusioni della Chiesa in questo ambito, riguardano, non – le varie scelte o comportamenti individuali, ma la salvaguardia delle vita umana in genere, quando questa è in condizione di fragilità. Così è per i feti nel caso dell’ aborto, gli embrioni nelle varie tecniche di fecondazione, gli ammalati quando si parla di eutanasia.
abbiamo letto paginate di articoli sull’argomenti; cosa è vita , cosa non lo è, i casi in cui i supposti diritti che confliggono tra loro, le dolorose scelte etc., ma mi sembra di poter dire che queste “ingerenze” della Chiesa cercano sempre di tutelare la vita umana. Se poi la Chiesa sbaglia a tutelarla perché alcuni non la considerano vita o ci sono altre priorità , questo è un altro – interessante- discorso.
Ora nel caso dei matrimoni omosessuali la relazione non è così diretta, almeno apparentemente ma senza fare troppe fughe in avanti, questa omologazione legalistica delle relazioni di coppia, soprattutto nell’aspetto genitoriale, oltre a negare al bambino il consueto rapporto con il padre e la madre, spalanca l’ingresso della biotecnologia nell’autonomia riproduttiva umana, un ingresso che questo si, penso davvero possa avere sviluppi pericolosi, distopici. Già adesso si parla di genitorialità “diffusa, multi genitorialità , uno sradicamento in cui i figli si trovano ad essere l’anello debole.
Fuggendo ancora in vanti potrei anche dire che tra 7 anni i bambini li faranno solo la apple e la samsung… Comunque più seriamente , questa tempestosa deriva tecnologica che già sta trascinando con sè Andrea Barbieri, ha dei costi umani evidenti anche adesso, e che al solito sono le donne a pagare. L’espropriazione dell’utero, gli ovuli, una nuova forma di schiavitù che coinvolge le ragazze più povere del terzo mondo e non solo. Se ne parla poco.
E questo un commento che nell’argomento del post non ci sta per nulla bene, che magari ad alcuni può apparire maggiormente offensivo , , così non era mia intenzione, oramai l’ho scritto
ciao,k.
K., la differenza tra ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ esiste da almeno sessant’anni nel discorso scientifico, e individua qualcosa che esiste da sempre nel mondo reale. Chiamare queste cose ‘deriva tecnologica’ dimostra una analfabetizzazione sulle questioni dell’identità sessuale che è tipica di un paese in cui i gender-studies sono sconosciuti.
Va da se che chi vive questo analfabetismo, non è nemmeno a conoscenza delle ricerche quarantennali sulla omogenitorialità, che hanno portato le più importanti associazioni della psicologia e psichiatria a supportarla.
Il problema è che l’educazione dei figli è figlia di questo analfabetismo, e allora succede che la donna viene ammazzata di botte, l’omosessuale viene discriminato, il ragazzino viene spinto al suicidio, eccetera.
K., le rispondo almeno su un punto perche’ mi ha tirata direttamente in ballo.
Ora, se mi mettessi a discutere di aborto e della cosiddetta ‘difesa della vita’ finiremmo molto lontano. Non voglio nemmeno parlare di fecondazione in vitro e delle incoerenze della legge 40, che coinvolge tante coppie etero e omosessuali che vogliono avere bambini. Non lo faccio, perche’ sarebbe OT e perche’ onestamente credo che le nostre posizioni siano del tutto inconciliabili.
Vorrei solo elaborare una breve riflessione sul diritto delle persone dello stesso sesso (e perche’ no anche di sesso diverso) a congiungersi tramite una unione civile o un matrimonio e sulla possibilita’ per gli omosessuali di adottare.
Ammesso e non concesso che un bambino possa trovare traumatico vivere in una famiglia omogenitoriale, non capisco perche’ non sia possibile istituire una partnership civile o un matrimonio fra persone dello stesso sesso se queste lo desiderano. Se finisco in ospedale, muoio improvvisamente o se resto incinta, vorrei che il mio compagno fosse in grado di venirmi a trovare, prendersi cura di me, ereditare i miei (pochi) soldi almeno in parte o poter riconoscere un eventuale figlio per occuparsene. Sono tutte cose che, in quanto eterosessuale, io avro’ la possibilita’ di fare, se lo desidero, sposandomi o – se mi fanno la grazia di promuoverne una – sottoscrivendo una unione civile (per il riconoscimento del figlio non occorre nemmeno piu’ sposarsi perche’, alla buon’ora, i diritti dei figli nati fuori dal matrimonio sono stati parificati a quelli dei figli di coppie sposate). Anche impegnandomi, io non capisco davvero perche’ qualcuno dovrebbe negare il diritto di farsi accudire in ospedale o di ereditare anche ai miei amici gay. Davvero non lo capisco, non ce la faccio. Mi sembra semplicemente una discriminazione crudele che, nuovamente, minimizza l’aspetto affettivo e sentimentale e riduce persone sensibili, affettuose, leali a dei ‘pervertiti sessuali’. E’ un po’ come dire che Gandhi era un perverso perche’, avendo avuto figli, era sicuramente uno a cui piaceva il sesso. Mi sembra un ragionamento cretino, oltre che crudele e svilente.
Veniamo ora alle adozioni per coppie dello stesso sesso. Mi ha fatto molto ridere la frase ‘Fuggendo ancora in vanti potrei anche dire che tra 7 anni i bambini li faranno solo la apple e la samsung…’. Caro (cara?) K., mi spiace deluderla ma fra le famiglie atipiche che io conosco si usa ancora la vecchia maniera, per farli, questi bambini. Non si ricorre alla fecondazione assistita se non altro perche’ in Italia la legge 40 la rende uno strazio e farsi continue trasferte in Spagna o altrove sperando in un concepimento costa caro, carissimo, troppo per trentenni afflitti dalla precarieta’ lavorativa e da stipendi mediamente risibili, almeno per quei pochi coraggiosi che hanno deciso di non emigrare.
No, le famiglie arcobaleno che conosco io hanno fatto tutto in modo piu’ o meno tradizionale (o quantomeno artigianale).
Le racconto una di queste storie, abbastanza significativa. Una mia conoscente aveva passato i 35, aveva un desiderio grandissimo di diventare mamma (desiderio che io, con la mia scarsissima propensione al sacrificio, non capisco del tutto ma che mi fa una tenerezza infinita) ma la sua infelice situazione sentimentale non le consentiva di mettere al mondo un bambino che potesse sperare in un clima famigliare sereno. Cosa ha deciso di fare allora? Ha mollato il suo compagno, che comunque non sembrava la considerasse granche’, e deciso di fare una famiglia. E la famiglia voleva farla con le persone a cui voleva piu’ bene: il suo migliore amico (gay) ed il compagno di costui. Lei e il suo amico hanno concepito una bambina, che al momento sta crescendo in una famiglia che la adora e che l’ha desiderata strenuamente. La bambina ha una figura femminile di riferimento e due maschili. Piu’ ovviamente tutta la combriccola degli amici…
Orrore? Famiglia Addams? Traumi? Onestamente ho visto bambini messi assai peggio della pupetta di cui sopra, che al momento sembra assai felice di stare al mondo e che non sarebbe ad allietarci con la sua presenza se i suoi genitori avessero deciso di attenersi alla norma sociale e non ai propri sentimenti piu’ profondi (ovviamente ci sono famiglie con genitori etero e prole che sono felicissime e coppie senza figli super-contente, ma vale la pena di ricordare che anche, tipo, il figlio della signora Franzoni viveva in una famiglia apparentemente da mulino bianco. Quindi le ricette valide per tutti lasciano un po’ il tempo che trovano, temo, perche’ a volte le ricette troppo stringenti fanno sentire sbagliato chi non riesce a seguirle e a volte la gente che si sente sbagliata non ce la fa piu’ ed esplode).
Il punto e’, caro/a K., che non servono le biotecnologie o le multinazionali o il commercio degli ovuli venduti sottocosto dalle ragazzine del terzo mondo (quello si’, deprecabile). Basta il desiderio di persone che si vogliono bene di fare una famiglia. E di fatto, di coppie omogenitoriali o di famiglia ‘strane’ in Italia ce ne sono gia’ tantissime – e la legislazione e’ GIA’ indietro in merito. Il punto e’: se alla mia amica e al padre biologico della bambina accadesse qualcosa, sarebbe giusto che il compagno di lui fosse candidabile per un’adozione, visto che questa bimba la sta crescendo, le cambia i pannolini, le toglie il ciuccio anche a rischio di farla piangere perche’ senno si rovina i denti, la fa ridere e giocare, e fa, insomma, quel che farebbe un genitore? o sarebbe piu’ giusto che se ne occupassero lontani parenti che non l’hanno magari nemmeno mai voluta vedere, questa meravigliosa figlia del peccato? o forse, se accadesse qualcosa ai genitori biologici, dovrebbe finire in istituto ad espiare per le colpe dei padri?
Di questo si parla, quando si parla di adozione per le coppie omosessuali. Non o non solo, di ricchi personaggi che affittano le altrui gonadi in qualche asettica clinica svizzera e che poi mandano i figli in boarding school a partire dagli 11 anni come Harry Potter. E, onestamente, tutti i discorsi su distopie e futuri agghiaccianti in cui ci si riproduce solo in provetta, secondo me, fanno un po’ predicatore televisivo dell’Iowa (un po’ tanto).
Comunque mettiamo in chiaro una cosa: l’adozione omogenitoriale è supportata da American Psychological Association e American Psychiatric Association, che sono le più importanti associazioni di categoria a livello mondiale. Ciò in quanto in quarant’anni di ricerche empiriche non si è riusciti a trovare elementi a sfavore dell’omogenitorialità. Ovvero un bambino ha le stesse possibilità di cresecere bene dentro una coppia eterogenitoriale come in una coppia omogenitoriale (come può crescere bene anche allevato da una singola persona). La psicologia al riguardo parla di ‘funzione genitoriale’ che non è legata necessariamente al sesso del genitore, come invece vuole lo stereotipo di genere sessista.
Quindi l’argomento della non idoneità genitoriale non è proprio utilizzabile, nemmeno in via ipotetica.
In Italia la maggior parte delle persone crede ancora che un bambino per crescere ‘sano’ deve avere delle ‘figure di riferimento’ di un determinato sesso.
Ecco, quando dico che si è tutti responsabili della morte del giovane studente quindicenne, voglio dire appunto che noi crediamo e alimentiamo una cultura sessista e genderista senza nemmeno accorgercene. Poi è chiaro che chi non rientra negli stereotipi pensa di ammazzarsi.
E il livello di analfabetismo è alto anche tra i professionisti psicologi purtroppo.
Andrea, pur intendendomene poco, sono abbastanza d’accordo sulla necessita’ di distinguere fra identita’ di genere e preferenza sessuale (e’ una distinzione di buon senso) e, per la mia esperienza, me la sento anche di dire che le chance per un bambino di crescere bene all’interno di una famiglia omogenitoriale, o comunque atipica, sono le stesse che all’interno di una eterosessuale – dico ‘per la mia esperienza’ perche’ gli studi dell’American Psychological Association e dell’American Psychiatric Association non li ho letti e cerco di citare solo fonti che conosco di prima mano. Normalmente, comunque, l’espressione ‘Ammesso e non concesso’ introduce il cosiddetto ragionamento per assurdo ma se dal mio post non si capiva, si vede che non mi sono spiegata bene.
Ho separato il riconoscimento di coppie gay e l’omogenitorialita’ per il semplice fatto che, secondo me, l’argomentazione di K. era ‘la chiesa non interferisce con la legislazione per imporre la propria visione ma solo per tutelare i piu’ deboli’. Ecco, non e’ che io creda che i bambini debbano necessariamente soffrire se cresciuti da una coppia gay (a meno che i genitori gay non siano, fra l’altro, persone stronze – gli stronzi, ammetterai, sono trasversali ad ogni altro tipo di categoria sociale). Dicevo solo: se per assurdo accettiamo l’idea che la chiesa impedisca l’omogenitorialita’ in buona fede per tutelare i bambini e dunque ‘i deboli’, non si capisce allora come mai si opponga alle unioni gay, visto che li’ soggetti ‘fragili’ da tutelare non ce ne sono (o meglio, se li si vuole tutelare lo si puo’ fare solo concedendo loro i diritti che chiedono).
Spero adesso sia chiaro che, no, non considero l’omogenitorialita’ di per se stessa nociva e che, si’, sono abbastanza convinta di quel che affermo seppur nei limiti della mia scarsa competenza in fatto di scienze sociali.
Barbara F, non era mia intenzione rivolgermi a te, ho scritto una precisazione pensando che i lettori disattenti, frettolosi possono facilmente capire lucciole per lanterne.
American Psychological Association dà conto delle numerose ricerche empiriche (che non sono di APA) sul tema dell’omogenitorialità attraverso un report della Patterson.
Qui: http://www.apa.org/pi/lgbt/resources/parenting.aspx
La conclusione, che è conforme a ciò che ho scritto, giustifica appunto il supporto dell’APA all’omogenitorialità.
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Nemmeno io ho letto tutte le ricerche, ma ne ho lette alcune perlomeno le conclusioni, ho letto il documento della Patterson, e altri paper sull’argomento, chiaramente anche critici. Mi sono serviti in una discussione su Vibrisse che si è sviluppata da questa asserzione di Walter Binaghi:
“In tempi meno obnubilati di questi non sarebbe stata necessaria la Chiesa cattolica per far notare che un bambino ha bisogno di mamma e babbo piuttosto che di due mammi o due babbe. Come profetizzava Chesterton, è arrivato il momento in cui la Chiesa cattolica è rimasta l’unico baluardo in difesa della ragione e del buon senso.”
che poi lo ha portato ad un’altra asserzione:
“Giulio, hai ragione a cercare le sfumature più adatte per non creare conflitti, ma a un certo punto tocca dare un giudizio e il mio è che si, l’omosessualità è una menomazione ‘sui generis’, non un handicap fisico o mentale ma, diciamo, legato all’espressione sessuale degli affetti.”
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Quindi ho pensato che fosse giusto investire un po’ di ore per leggere e riportare argomenti (ho comprato persino uno dei testi pur di poterne parlare).
Tutta la lunghissima discussione è qui:
http://vibrisse.wordpress.com/2012/08/18/meno-uguali-degli-altri/
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Ormai, leggi di questo e leggi quello, ho una cultura sui gender-studies che va dall’intersessualità al post-femminismo. Devo dire che sono argomenti straordinariamente appassionanti, direi anche epici (visto che su Lipperatura si è parlato tanto di epica), e iniziano ora, molto timidamente, a trovare riscontro nella produzione italiana (es. “Filosofia della sessualità” di Vera Tripodi).
e.c. Valter (non Walter).
Una notarella: mai sentito parlare di coming out? Dei tempi e dei modi con cui si effettua? A chi si fa per primi e a chi per ultimi? Non era gay senno’ l’avrebbe detto. Si, come no.