L'OSSERVATORE ROMANO

Fa uno strano effetto venir citate.
Il Nobel per la medicina

Una corsa al ribasso



di Carlo Bellieni

L’assegnazione del Nobel per la medicina a Robert Edwards per la fecondazione in vitro (fiv) fa discutere. Pur dando valore al riconoscimento, subito il “New York Times” si è stupito per l’attribuzione del premio a una ricerca di trent’anni fa e il giorno dopo “Le Figaro”, forse non a caso, si è dilungato sull’esclusione negli ultimi anni dal novero dei Nobel di diversi studiosi meritevoli. È un premio che, tra l’altro, suscita interrogativi perché focalizzare sulla fiv il dibattito sulla riproduzione umana lascia fuori qualcosa di importante.
In questo dibattito c’è infatti un grande escluso, un escluso che fa sentire la sua mancanza con effetti devastanti a livello sociale e clinico:  è la prevenzione della sterilità, patologia che nel mondo occidentale è in netto aumento anno dopo anno, mentre tutta l’attenzione in questo ambito è volta a garantire le richieste di fecondazione medica. Come se per curare il vaiolo ci si fosse limitati a cercare medicine nuove e costose per chi era già malato, invece di debellare questa malattia con la vaccinazione. E allora si rincorrono continuamente modalità di fecondazione, non spiegando che la sterilità può in gran parte essere prevenuta.
Si tratta di evitare certe infezioni, moderare l’uso di alcol e bandire le droghe, liberare l’ambiente da composti plastici o solventi che addirittura possono alterare la fecondità del nascituro, agendo sulle ovaie di un embrione femmina se la mamma li dovesse assimilare in gravidanza. E soprattutto si tratta di impostare una politica culturale e sociale per riportare in un range fisiologico l’età in cui le donne fanno i figli:  più si aspetta e più è difficile concepire, anche con la fecondazione medica.
Invece domina un’etica da corsa ai ripari, e non è un caso isolato. Tutto il dibattito etico è tenuto forzatamente lontano dalla prevenzione. Si parla pochissimo anche di come prevenire le richieste di aborto o eutanasia, come se si trattasse di tabù:  se la persona ha scelto, si dice, nessuno deve interferire; un criterio che è alla base dell’abbandono e della solitudine, ma che oggi viene chiamato libera scelta. E non volendo interferire con un supposto diritto, si fa terra bruciata sulle alternative; quando poi la politica o la società civile propongono un intervento preventivo, ci si straccia le vesti.
È una corsa al ribasso intollerabile, perché viola il diritto alla salute e perché fa fare passi indietro alla medicina moderna basata sulla prevenzione. Ed è una corsa illusoria:  se infatti non si risolvono a monte, i problemi restano. Se non fosse una tragedia, sarebbe una farsa. Come se invece di prevenire la malaria con la bonifica delle paludi e la vaccinazione, impiegassimo appunto i fondi a disposizione solo per curare a caro prezzo chi è già infettato, lasciando la malattia diffondersi. Una cultura miope sta alla base di una politica transnazionale così fatta, e di questa avranno responsabilità verso il mondo intero gli organismi internazionali che l’appoggiano.
Ma è sul fronte dell’induzione dei bisogni che si gioca la partita. Il desiderio di un figlio non è indotto, ma lo è l’atteggiamento sbarazzino con cui l’idea di figlio viene accantonata fino agli anta, salvo poi pentirsi. Già, perché il problema è che per evitare il paternalismo, si cade nelle mani della pubblicità. I bisogni diventano quelli che ci vengono indotti e finiamo per reclamare costose corse ai ripari invece di un ambiente che non ci derubi della fertilità.
Quello dei bisogni indotti è un fenomeno ben noto in medicina, nella quale esiste il disease mongering (“mercanteggiamento di malattie”), cioè lo spacciare per malattie dei fenomeni fisiologici come la menopausa o la timidezza, per vendere farmaci attraverso sapienti campagne pubblicitarie con tanto di testimonial (si veda il libro-indagine Selling sickness di Ray Moynihan e Alan Cassels). E fa pari con l’invito martellante dai teleschermi a un consumo superfluo e non solidale o, come riporta Loredana Lipperini nel recentissimo Non è un paese per vecchie (Feltrinelli), con l’assimilazione restrittiva del concetto di salute a quelli di bellezza nella donna e di potenza nell’uomo, generando stress, disillusione e – quel che più conta – spesa.
Viviamo in modo stressante, tra malattie sessualmente trasmesse, lavori (stamperie, lavanderie, saloni di bellezza) che mettono a rischio la fecondità anche per l’impiego di sostanze che, se assorbite, mimano l’azione degli ormoni naturali e finiscono invece per bloccarla; mangiamo pesci al mercurio, abbiamo da poco allontanato il piombo dalle vernici e dalla benzina (proprio ieri il nostro giornale ha denunciato un tragico avvelenamento collettivo da piombo in Nigeria); spruzziamo antiparassitari sulla frutta (ci sono state epidemie di sterilità in Centro America per questo motivo); e tutto quello che i media sanno proporre per la nostra salute riproduttiva è la fecondazione in vitro.
Pensiamo piuttosto al bene comune, in una visione ecologica, che in altri termini significa una attenzione alla legge naturale, che non è mero naturalismo, ma intelligente prevenzione e rispetto del corpo. La Chiesa questo desidera:  non persone spaventate che passano metà della vita nel terrore che arrivi un figlio e l’altra metà in quello che non arrivi più; ma persone informate, consapevoli della bellezza del corpo ma anche della forza coercitiva dei media, capaci di capire che vale più avere un figlio che comprare l’auto nuova, come invece mostra qualche pubblicità.
La cultura occidentale difficilmente seguirà questa preoccupazione:  significherebbe indicare dei cambiamenti degli stili di vita, cosa che non è in grado di fare, tutta presa com’è a osannare l’autonomia e l’autodeterminazione. Ma non è saggio ignorare l’emergenza, e continuare a offrire a un mondo sempre più sterile solo nuove e costose tecniche fecondative. Una soluzione di grande impatto mediatico, ma certo solo palliativa.

83 pensieri su “L'OSSERVATORE ROMANO

  1. Interessante il taglio di questo articolo sul giornale vaticano. Un articolo intelligente, direi quasi furbo, perché ribalta sapientemente i termini della questione. Di ogni malattia o patologia sociale infatti si può dire quanto affermato da Carlo Bellieni: le cause sono a monte e sono contestuali. Tuttavia la medicina fa una cosa ben precisa: cura le patologie. Inutile quindi imputarle di farlo. Certo la medicina moderna si fonda anche sull’idea di prevenzione, ma per curare gli stili di vita indotti, i metodi di produzione, le modalità di consumo, serve ben altro che un medico o uno scienziato. Il Premio Nobel assegnato però è appunto per la Medicina, ed è stato dato a un tizio che aiuta la gente ad avere figli. Il fatto che la Chiesa cattolica lo contesti è, prima ancora che paradossale, indicativo. Come dire: siamo alle solite. Se infatti si segue il ragionamento di Bellieni fino in fondo, si vede qual è il punto d’arrivo: partendo dalla difesa della salute si finisce per imputare la caduta del tasso di natività all’autonomia e all’autodeterminazione (soprattutto della donna, inutile nascondersi dietro a un dito) “esaltati” dalla “cultura occidentale”. Come se nelle società occidentali più avanzate il dibattito su questi temi non si incentrasse proprio su come far convivere l’autonomia personale – cioè la possibilità di realizzarsi anche al di fuori dei ruoli “naturali” e di non dipendere economicamente da altri (coniugi o genitori che siano) – con il diritto di avere figli. Come se pratiche, interventi, soluzioni parziali in questo senso non venissero messe in campo proprio nei paesi più laici (troppo pochi).
    La Chiesa lo vede come fumo negli occhi, lo sappiamo. Meglio quindi evitare i giri di parole e i supposti scavalcamenti “a sinistra”, per dire le cose come stanno. Tanto appunto, gira e rigira, è lì che si va a parare.

  2. Bah. Wu Ming4 scrivi:
    “si finisce per imputare la caduta del tasso di natività all’autonomia e all’autodeterminazione (soprattutto della donna, inutile nascondersi dietro a un dito)”
    Io mica leggo questo. E infatti mi pare una lettura pregiudiziale.
    Quello che nell’articolo (e in generale dal punto di vista della Chiesa) si condanna è la totale mancanza di una pedagogia della famiglia nei sistemi culturali dell’occidente, che hanno sostituito al modello cattolico non un’attenzione personalistica alla maturità della vita di relazione ma una promozione mercatista dell’individualismo puro e semplice. Nel senso che il mercato questo esige, e chi dice di volersi opporre al mercatismo da sinistra è vittima di una sorta di coazione anarco-libertaria, per cui affermare un ordine possibile significa solo restaurare.
    Alla Lipperini vorrei dire che questa citazione attesta una libertà di pensiero in un giornalista cattolico che difficilmente si trova a sinistra: quante volte ti capita di veder citato come fonte autorevole un saggio di matrice cattolica su un quotidiano di sinistra?

  3. cito dall’articolo (molto interessante!): “capaci di capire che vale più avere un figlio che comprare l’auto nuova, come invece mostra qualche pubblicità”.
    .
    Sì, ho visto proprio ieri, al cinema, questa pubblicità. Il messaggio sembra essere: “Addio, poveri sfigati! Io me ne vado con la bella macchina (e la ragazza). Avete sbagliato tutto….”

  4. @ Valter Binaghi:
    Bellieni scrive: “La cultura occidentale difficilmente seguirà questa preoccupazione: significherebbe indicare dei cambiamenti degli stili di vita, cosa che non è in grado di fare, tutta presa com’è a osannare l’autonomia e l’autodeterminazione.”
    Il problema viene cioè spostato dal sistema economico capitalistico che produce determinate pratiche di consumo e determinate condizioni di produzione, etc., come Bellieni afferma nella prima parte dell’articolo e come appunto tu stesso giustamente ribadisci, all’autonomia e all’autodeterminazione delle persone.
    E’ il pensiero della Chiesa cattolica: che la radice del malessere moderno non vada ricercata nel sistema di produzione e di costruzione segnica, ma più a monte, nell’affermazione di diritti personali.
    Ecco perché invito gli intellettuali clericali (uso questo termine in maniera a-pregiudiziale) a dire le cose come stanno chiaramente. Se per loro il problema è la Luna, smettano di parlare del dito.
    Per altro l’affermazione di Bellieni è falsa nel merito, dato che nelle società occidentali esiste senz’altro un pensiero critico sui consumi e sugli stili di vita, a meno di non considerare tutte futilità cose come la battaglia ecologista, il consumo critico, il vegetarianesimo, o tutte le istanze di contestazione del capitalismo selvaggio.
    Aggiungo che anche la tua affermazione a proposito dell’assoluta mancanza nei sistemi culturali d’occidente di una pedagogia della famiglia è falsa. La differenza è che il pensiero laico non imposta tale pedagogia in termini “naturalistici”, ma relazionali.

  5. Può darsi che sia libertà di pensiero, ma citare a sostegno della propria tesi un’autrice, o parte di una tesi, collocabili nel “campo avverso” è una strategia retorica consolidata.
    La tesi generale dell’articolo è una forma raffinata e ben scritta di “benaltrismo”. Chiaro che siamo tutti contro solventi, vernici e inquinanti che ci avvelenano la salute, e tutti vorremmo informazione e azione su questo. Da qui a dire che la scienza non si occupa delle cause della sterilità e si limita aproporre la fecondazione in vitro, però, ce ne corre. La tesi è fallace per due ragioni: in primo luogo non è vera la prima parte, ricerche sulle cause della sterilità ed altro indotte dall’inquinamento dell’ambiente ce ne sono, eccome (basterebbe la stessa buona informazione del giornalista ad attestarlo). In secondo luogo, non è vero che una cosa esclude l’altra: la sterilità è un fatto, oltre che un effetto, e anche se la causa venisse rimossa dall’oggi al domani gli effetti permarrebbero a lungo: la natura ha i suoi tempi, e le relazioni di causa ed effetto anche.
    Veniamo al vero punto: come si può davvero credere che il desiderio di maternità in una coppia che non ha figli sia “indotto dai media”? Perché una coppia non dovrebbe avere questo desiderio come manifestazione di una “naturale” (biologica e/o finalistica e/o etica e/o…) aspirazione ad essere genitori? E, soprattutto, perché ogni individuo non dovrebbe essere libero di scegliere se accettare il proprio destino di sterilità, o no? Perché uno dei due corni del dilemma dev’essere imposto per legge, come di fatto accade oggi in Italia?
    Perché, mi rispondo da solo, al fondo della questione c’è la possibilità di autodeterminarsi o meno dell’essere umano (non solo di quello femminile). Che è il discrimine tra modernità ed età pre-moderna. Accettare o meno l’ordine della modernità è una libera scelta di ciascuno, o così dovrebbe essere: imporre la decisione, pro o contro, con forme coercitive (da quelle giuridiche a quelle del mercato, in un senso o nell’altro) è già optare per la negazione dell’autodeterminazione.

  6. @Wu Ming4
    Secondo me è falso che l’autodeterminazione sia qualcosa di negativo per il pensiero cristiano e cattolico, e l’espressione di Bellieni è a tal proposito maldestra. Il punto vero della questione è che il personalismo comunitario del cattolicesimo contemporaneo non solo non esclude ma implica l’autodeterminazione come condizione necessaria, ma non sufficiente. L’obiettivo è appunto la comunità e non l’individuo (che il personalismo considera un’astrazione o un amputazione intellettualistica della persona), e la piena vita di relazione non viene concepita in termini naturalistici per la semplice ragione che essa è il traguardo di una crescita personale, non un “dato” naturale.
    In questo senso giudico il valore bastevole o manchevole di una pedagogia della famiglia.

  7. A me questo articolo fa passare del tutto la già pochissima voglia che ho di fare un figlio.
    La frecciata sull’aborto è abominevole: sono loro i primi che fanno propaganda contro la contraccezione.
    Mi ricordo di un’inchiesta sull’Espresso, in cui un giornalista andava a confessarsi, dicendo – tra l’altro, di essere sieropositivo ma di non usare il preservativo con la moglie per i dettami della chiesa. Tra i preti da cui è andato nessuno che lo abbia rimproverato per aver messo in pericolo la vita della compagna. Tutti a congratularsi per la rettitudine morale del “peccatore”.
    @Binaghi: io invece lo leggo proprio come Wu ming 4.
    L’età per avere un figlio non è dopo i quaranta. Le donne oggi prima cercano un lavoro, una carriera, poi forse fanno un figlio.
    Ergo, le donne dovrebbero star casa a far figli. E il lavoro? A loro non interessa.
    Già, peccato che sia un po’ un problema, far figli senza soldi.
    E i soldi li prendi solo lavorando.
    E se le donne non trovano lavoro, in Italia, è anche per la presenza del vaticano, del modo di pensare direi millenario che c’è in questo paese e che deriva proprio dalle – mh – radici giudaico cristiane che sbandiera tanto il vaticano.

  8. @girolamo
    Perchè il desiderio (più che legittimo, squisitamente umano) di genitorialità deve essere a tutti i costi identificato con l’ossessione della discendenza biologica (in cui forse si nasconde qualcosa di meno nobile)?
    Quando le due cose non possono collimare, perchè non incentivare la pratica delle adozioni anzichè pasticciare con gli alambicchi?
    Mia sorella e suo marito hanno adottato un bambino.
    Vuoi che ti spieghi come essi sono e si sentono genitori felici o non serve?
    Siamo multiculturali e liberi dall’ossessione dell’identità razziale e genetica solo la domenica o anche il lunedì?

  9. @Vale
    Non fa fico dirlo proprio in questo blog a una donna, ma io non sono e non voglio essere esattamente un simpaticone: la tua interpretazione della storia e del cattolicesimo è da bigino stalinista di quart’ordine.

  10. @ Valter Binaghi:
    Io non ho detto che l’autodeterminazione è qualcosa di negativo “per il pensiero cristiano e cattolico”. Ho parlato di Chiesa, di intellettuali clericali. Consentimi di non sovrapporre le due cose, perché secondo me, anche se si intersecano, non coincidono.
    Tu parli di comunità vs individuo. Benissimo, ma questa contrapposizione funziona solo se consideriamo le comunità come un dato effettivo, reale (tutti noi viviamo all’interno di comunità) rispetto all’individuo inteso come l’astrazione che sta alla base della filosofia giuridica moderna. Per questo io ho parlato di “relazioni”, cioè del rapporto tra il soggetto singolo e le persone in mezzo alle quali vive. E per questo, aggiungo, la contrapposizone tra autodeterminazione, autonomia e recupero della genitorialità è falsa, ideologicamente pregiudiziale.

  11. Suona la campanella. E’ finita l’ora libera.
    Vado in classe a spiegare Abelardo e la questione degli universali.
    Gli racconto anche di Eloisa.
    Brutta storia, quei due un figlio se lo meritavano.

  12. La posizione ufficiale della Chiesa – non quella di singoli e magari anche autorevoli teologi o dei credenti – è che alcune regole valgono per tutti, credenti, non credenti e diversamente credenti. L’unica istituzione a decidere cosa sia giusto o sbagliato – entro quest’ambito – è la Chiesa stessa, che si è autonominata custode ed interprete del cosiddetto diritto naturale. Questo è. A me non piace e non ho voglia di discutere con loro neanche se per caso fossi incidentalmente d’accordo su una singola questione.
    L’articolo è infarcito di luoghi comuni. A me pare sia una cosa santa che non ci sia una politica per le famiglie, mi duole moltissimo invece la mancanza di una per gli individui – in cui rientrano anche i piccoli. E’ il soggetto il portatore di diritti e di doveri, non la famiglia. Sempre opinioni personali.

  13. Intanto sfatiamo un mito a cui abboccano pare tutti, dietro al comportamento di qualche donna famosa, ritenendo che ste donne famose siano lo specchio di quelle reali, quando forse anticipano quelle a venire. Le donne reali che cercano la fecondazione assistita, di norma comincianciano i loro tentativi intorno ai ventisette anni, e dopo diversi anni – superati i trenta, si rassegnano di malavoglia alla fecondazione assistita. L’articolo contiene diverse nozioni spacciate per assunto scientifico che non hanno però riferimenti reali – tipo che l’aumento della sterilità sia dovuto all’uso di alcol o di droghe – mi si permetta, una stronzata che levate. non mi ho occupo di sterità, ma mi sono occupata di donne alcoliste e tossicodipendenti – tutte piuttosto prolifiche.
    Questa una delle cose un tantino fastidiose dell’articolo compreso il messaggio sinistro per cui i bisogni emergenti delle donne entrerebbero in cortocircuito con la maternità non per assenza di una cultura del sostegno familiare, ma per sghiribizzeria mediaticamente indotta. Perchè tanto il nostro come sostegno alla famiglia intende rottura di cazzo moralista eh, mica n’asilo nido in più. Mica un assegno di invalidità burocraticamente impossibile. Sostegno alla famiglia è predicozzo veterocristiano dissimulato con citazioni progressiste.
    Lieta che ti abbia citata Loredana – ma il libro non l’ha letto, o peggio: na riga si e una no.
    (Ma se serve a farlo vendere ben venga:)

  14. Io sono del parere che un articolo dovrebbe essere letto per quello che dice alla lettera, e cercare di capirlo a questo livello.
    Non che il contesto, tra cui anche il giornale che lo ospita, la cultura di riferimento, l’editore ecc. ecc. non abbiano alcun peso, ma semmai vanno presi in considerazione ‘dopo’ e non ‘prima’: “quell’articolo ‘vuole’ dire questo perché l’autore è cattolico, scrive sull’Osservatore romano, e poi la Chiesa cattolica (alias ‘Vaticano’: ma l’identificazione è indebita, e molto ‘vaticana’)… che te lo dico affà?
    La contestualizzazione, come di recente ha detto pure il cardinal Fisichella, va sempre tenuta presente (anche per questo blog, no?), ma ‘la lettera’, nuda e cruda, secondo me ha ancora un suo valore.
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    Ho avuto un’educazione cattolica e ho i miei motivi di credere che proprio per questo io sia diventata ‘agnostica’.
    “Toglietemi tutto – potrei dire con uno slogan (oddio: la pubbblicità!!!!) – ma non l’autodeterminazione” (o almeno l’illusione di questa)!
    Lo dicevo pure da ragazzina, e questa rivendicazione non era molto apprezzata, ricordo.
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    Solo che io ho interpretato (e forse sbaglio, ma così ho capito) che l’autoderminazione coincida, in quell’articolo, con l’egoismo individualistico, che è cosa diversa, così mi pare, e sul quale sembra fondarsi il cosiddetto mercatismo, il neoliberismo e altre nefandezze simili: non esiste la società, ma solo l’individuo, famoso slogan della Tatcher.
    Poi si può discutere, ma pure all’interno della sinistra: i valori liberali vanno a parare inevitabilmente nel neoliberismo, nel mercatismo, nel tripudio sabbatico dell’individuo, nel monomodello e nol monopensiero ecc. ecc. ecc. ecc.?
    Secondo me, no, ma è un parere probabilmente minoritario.
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    E comunque, io non vedo perché scandalizzarsi se certi segmenti del pensiero cattolico coincidono con il nostro, stando attenti a tutti i debiti distinguo, come due insiemi che, solo per una piccolissima parte soltanto magari, vanno a sovrapporsi.
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    Detto questo, pure a me l’incipit dell’articolo mi pare in malafede. Il nobel premia una certa invenzione e una certa pratica, ma non va a negare le invenzioni e le pratiche che studiano e intervengono sull’infertilità in molteplici modi.
    E poi l’autore, quando parla di proposta di modelli, non può dimenticare che la Chiesa cattolica ha avuto ed ha una certa propensione a ‘proporre’ in modo pericolosamente egemone i suoi. E anche sulla sterilità come maledizione biblica io qualche riflessione ce la farei.
    E pure sulle cose che ha detto Zaub: altro che egoismo individualistico, qua c’è bisogno di asili nido e di politiche lavorative che non puniscano le madri (vedi ultima puntata della trasmissione di Jacona).
    Insomma dell’articolo condivido pochissime cose, lo confesso. Però le distinzioni che ho fatto all’inizio le difendo.

  15. Valeria tu hai ragione in genere. Ma l’Osservatore romano è l’organo ufficiale della Santa Sede, mica come l’Avvenire che è solo di proprietà della Cei -). Certo gli articoli non sono una enciclica, non sono un pronunciamento ex cathedra. Ma la cornice in questo specifico caso sovrasta qualsivoglia contenuto. Sempre con il debito rispetto delle idee altrui -)

  16. Mille volte grazie Zaub!
    Numerosi sono sono i passaggi e i concetti dell’articolo che mi fanno salire il sangue alla testa per la carica di retorica e di malafede. Tra i passaggi che mi vengono in mente:
    1-Contrapporre prevenzione e cura della sterilità: la ricerca lavora su entrambi i fronti, come per altre partologie (ma poi, chi divenga sterile, per essere stato sottoposto a inquinamento ecc. non merita di essere curato?). Si farà lo stesso ragionamento quando trovano la cura per il cancro?
    2-Nell’articolo si trascurano tutte quelle coppie (che credo siano la maggioranza tra quelle che ricorrono alla PMA) non in grado di procreare “naturalmente” per motivi del tutto indipendenti dal proprio comportamento, stile di vita, età in cui cercano di divenire genitori: semplicemente per cause anatomiche, ormonali, o sconosciute, che le tecniche di PMA a volte permettono di bypassare. Si tratta di coppie normalissime, che hanno semplicemente sfortuna. Come ci sono sempre state, in ogni tempo, anche quando non ci si drogava, non si scopava in giro, non si preferivano macchine nuove o carriere ai figli. Allora sì, che si sopportava con cristiana rassegnazione questa punizione divina, col suo carico di disperazione, e lo stigma sociale che non di rado vi si accompagnava (di solito per la donna). Al massimo si poteva offrire ex-voto alla madonna; nel caso dell’uomo, ripudiare la sposa sterile, o, se non conveniva, ingravidare l’amante. Ah, quelli sì che erano sani valori!
    3-“La Chiesa questo desidera: non persone spaventate che passano metà della vita nel terrore che arrivi un figlio e l’altra metà in quello che non arrivi più, ma persone informate, consapevoli della bellezza del corpo ma anche della forza coercitiva dei media”
    che la Chiesa desideri persone informate e consapevoli, mi vien da ridere, quantomeno se parliamo di sesso, corpo, riproduzione (vedi per esempio alla voce preservativo e AIDS).
    4-Per il fatto che i figli si facciano poco e tardi per colpa dei media, bè, in effetti si sa che dove non c’è la TV la sera non si sa cosa fare e allora…dev’essere così che va in Francia, in Svezia eccetera, sì, ora mi spiego tutto, non c’entrano le politiche sociali, la cultura della parità eccetera: è che sono buoni cristiani, non si drogano, non bevono, non si comprano auto nuove, e non hanno manco la TV.

  17. Ma l’Osservatore Romano si occuperà pure della Regione Lazio che da’ un lato vuole dare in supervisione i consultori agli antiabortisti “in nome della vita” e poi taglia ulteriormente (si era già iniziato con la giunta precedente, a onor del vero) i fondi per l’assistenza ai disabili?
    Riguardo all’articolo in questione sento di condividere l’opinione di Wu Ming 4 e Zaub. Anch’io poi trovo sommamente ipocrita parlare di prevenire l’aborto senza citare la contraccezione (ma trattandosi dell’ Osservatore non poteva essere altrimenti)
    Poi io pure io sono contrario all’ossessione del figlio biologico e favorevole all’adozione (e la allargherei pure a single e coppie gay), ma non per questo ritengo giusto imporre limitazioni assurde (e già dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale).
    e girolamo: l’aspirazione ad avere figli è “naturale” per l’essere umano..e chi non ce l’ha (come il sottoscritto) deve considerarsi innaturale?
    Mi permetto anche di correggere per amor di precisione il condivisibile post di valeria: lo slogan della Thatcher non era esiste solo l’individuo, ma “esistono solo uomini donne e famiglie”. Beninteso. resta uno slogan pericoloso.

  18. OT un pensiero per Sarah Scazzi, ragazzina uccisa e violata, finita in un pozzo. E ora continuate con l’aspirazione ad avere un figlio. Io non ho letto nemmeno l’articolo. Saluti.

  19. Non nutro grande rispetto per l’assegnazione dei premi Nobel dato che è avvenuto spesso che la scoperta del secolo in campo medico o scientifico si rivelasse poi una fregnaccia.
    Non mi esprimo quindi sul giusto o sbagliato di questa assegnazione perchè non me ne può fregare di meno.
    Mi chiedo solo: ma davvero ci credono così scemi da decidere se avere o meno un figlio guardando uno spot?
    E vorrei poi anche vedere se sugli scaffali del bagno di Bellieni ci sono solo prodotti ecologici: sui miei sì (ecologici e cruelty free, per la precisione). E mangia solo cibi biologici? Io sì.
    Che poi, in generale, sia necessario agire sul consumo per apportare tutti i cambiamenti (finanziari, etici, economici, salutistici ecc…) necessari a questo mondo sono d’accordo. L’importante è predicare bene e razzolare meglio.

  20. L’allusione alle limitazioni assurde si riferiva alla legge 40 sulla procreazione assistita che è tra le più restrittive d’Europa.

  21. @ Valter (tu hai spegato Abelardo, io finivo il capitolo su Bruno)
    non so perché il desiderio di essere genitore debba avere come fine la discendenza biologica, non ho una risposta, ed essendo padre non so cosa possa essere riempire quella mancanza con un figlio adottivo piuttosto che biologico. So che per alcuni non è un’alternativa, per altri sì. Conosco genitori che vivono felici con figli adottivi, e genitori che hanno fatto ricorso alla fecondazione, e non ho né elementi per, né voglia di giudicare o condannare gli uni o gli altri. Quello che voglio (che vorrei) è che sia possibile scegliere senza condizionamenti l’una o l’altra modalità.

  22. @Girolamo
    Credo che ormai tu mi conosca abbastanza per sapere che le mie posizioni hanno un carattere pedagogico, non ostruzionistico di quella che è la scelta altrui e che, laddove democraticamente maggioritaria, si traduce in termini di legge (su queste materie sarebbe meglio un referendum, però).
    Quello che non mi pare accettabile è che sia pssibile “scegliere senza condizionamenti”. L’assunzione di un orizzonte di senso e di valore (che sia esplicitato come nel personalismo o che resti implicito e inindagato, come nell’individualismo moderno) è sempre collegato ad una scelta. Non capisco perchè l’unico condizionamento rilevato come tale e quindi combattuto come un’intromissione pericolosa debba essere quello della morale o del pensiero sociale della Chiesa.

  23. @Wu Ming 4.
    Purtroppo non ho letto direttamente la’Tatcher’, quindi la fonte originale mi manca, ma io ricordavo la frase, stracitata, così come l’ho scritta. E’ vero che io ho continuato a chiamare per anni ‘Vincenzo’ uno che si chiamava ‘Domenico’, ma per cocciutagine sono andata su internet (ahimé il web, ma per parziale discolpa la recensione è a un libro che ho comprato, non ho letto, e che non trovo nel caos libreccio di casa mia). La formulazione corretta sarebbe, dunque “non esiste la società, esistono solo gli individui di sesso maschile e femminile” aggiungendo in seguito “e le loro famiglie” .
    D’altra parte se ‘la famiglia Winshaw’ di Coe è un attendibile ritratto della famiglia tatcheriana non è che il succo del discorso cambi di molto, anzi per niente. 🙂

  24. @ Bellieni:
    io e mio marito volevamo un figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo. La scoperta della nostra infertilità è stato un abisso di dolore che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Potevamo evitarlo se avessimo vissuto più “rettamente”? Forse se ci fossimo sposati in chiesa? Forse se credessimo nel suo Dio? Forse avessimo guardato meno televisione? Forse se fossimo vissuti nel medioevo e avessimo mangiato più cavoli e meno pesticidi? Scoreggiato più spesso? NO, no, davvero, mi creda: io mi sono ereditata da mia madre un esiguo numero di ovociti e a 30 anni non ne avevo già più, si chiama Menopausa precoce… Che dice? Ah! è vero, mi scusi, ha ragione, avrei dovuto figliare a 15 anni, quando come non mai l’età è fertile, adatta alla copula incestuosa e alla riproduzione!! All’epoca scopavo allegramente ma usavo (ahhh!!!) la pillola. Ci siamo rivolti alla (ahhh!!!! Mi scusi se la nomino!) SCIENZA: abbiamo fatto tre Fiv, non hanno funzionato (vedi ragioni sopra), poi abbiamo fatto un’ovodonazione: al primo transfer è andata male (vedi ragioni sopra, siamo marchiati dalla colpa come buoi), ma ora abbiamo tre embrioncini congelati che ci aspettano, cromosomicamente discendenti da una delle nove madri da cui originò la nostra specie, fratelli tuoi quindi, ahimè (ma proverò a crescerli nel nome della Ragione, chissà che l’ambiente e l’amore non facciano miracoli). Mi brucia sul rogo insieme a Edwards? Siiii la prego!!! Voglio bruciare nel fuoco vivo con luuuui!

  25. @ Bellieni: io e mio marito volevamo un figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo. La scoperta della nostra infertilità è stato un abisso di dolore che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Potevamo evitarlo se avessimo vissuto più “rettamente”? Forse se ci fossimo sposati in chiesa? Forse se credessimo nel suo Dio? Forse se fossimo vissuti nel medioevo e avessimo mangiato più cavoli e meno pesticidi? Scoreggiato più spesso? NO, no, davvero, mi creda: io mi sono ereditata da mia madre un esiguo numero di ovociti e a 30 anni non ne avevo già più, si chiama Menopausa precoce (ah! è’ vero, mi scusi, ah ragione, avrei dovuto figliare a 15 anni, quando come non mai l’età è adatta alla copula incestuosa e alla riproduzione!! All’epoca scopavo allegramente ma usavo (ahhh,!!!) la pillola. Ci siamo rivolti alla (ahhh!!!! Mi scusi se la nomino!) SCIENZA: abbiamo fatto tre Fiv, non hanno funzionato (vedi ragioni sopra), poi abbiamo fatto un’ovodonazione: al primo transfer è andata male (vedi ragioni sopra, siamo marchiati dalla colpa come buoi). Ma ora abbiamo tre embrioncini congelati che ci aspettano, cromosomicamente discendenti da una delle nove madri da cui originò la nostra specie, fratelli tuoi quindi (ma proverò a crescerli nel nome della Ragione, chissà che l’ambiente e l’amore non facciano miracoli). Mi brucia sul rogo insieme a Edwards? Voglio bruciare di fuoco vivo con lui!

  26. Loredana, mi cancellerebbe gentilmente il secondo messaggio che nella foga giovannod’archesca è partito per sbaglio?
    Volevo essere un pochino più precisa:
    L’articolo è fuorviante, per le ragioni che ha ben riassunto Francesca. Bellieni ha ragione sulla mancanza di informazione dei media su un problema che sta aumentando esponenzialmente ogni anno: l’infertilità; ma dimentica (ed è grave) di ricordare che la Fiv ha trasformato in magnifici genitori persone che non hanno “colpa” del loro male (a meno che anche le malattie, come l’antica Bibbia ci ricorda, siano punizioni per qualche colpa commessa, forse dai nostri avi): tipo persone colpite da endometriosi ( malattia in cima alle classifiche come causa dell’infertilità), da menopausa precoce (ereditaria), anemia mediterranea o falciforme, qualche spostamento di cromosoma,… e l’elenco è lungo.
    Fuorviante su un nobel che non solo è un riconoscimento (anche se tardivo) a una delle più grandi scoperte del ‘900 (ora siamo solo agli inizi, ma la Fecondazione in vitro cambierà radicalmente il concetto di “genitorialità” e “famiglia” nel giro di pochi decenni, e già lo sta facendo: permettendo a persone omosessuali di avere e/o fare figli, a persone sterili di portare in grembo un figlio non geneticamente loro, a persone che non possono portare in grembo un figlio di averlo ugualmente grazie alle madri surrogate, etc.
    Che piaccia o no, questo cambiamento dei costumi è epocale almeno quanto quello dell’invenzione della pillola (forse di più). E ha regalato milioni di felici bambini a milioni di genitori felici.

  27. @ Valter.
    La frase “perché non adottate?” è seconda in classifica tra le più gettonate dopo “forse se non ci pensate più e vi rilassate…”. Entrambe non si fermano mai ad ascoltare i vissuti delle coppie infertili (così vari e diversi).
    Non si adotta perché “i geni” non sono importanti. Si adotta perché si sente questa strada come propria, ed è una strada molto speciale, molto in salita, spesso una grande avventura umana, a volte un vero golgota.
    Oggi non è più una strada obbligata adottare, grazie alla Fiv, e questo libera l’adozione da una scelta quasi forzata, regalandole invece la cura e l’attenzione di genitori che sentono davvero come loro quella strada. Per tutti gli altri… oggi c’è la Fecondazione in vitro! Wow

  28. Scusate,ma la metto giù molto semplice: chi può avere figli,se lo desidera,lo faccia.Chi non ne può avere,lo adotti se vuole,oppure si avvalga di quanto la scienza può offrire senza pericoli.
    A che servon tutte ste discussioni e distinguo,magari anche interessanti…
    Fine della trasmissione

  29. @ Valter
    la Chiesa (non la dottrina sociale della Chiesa: l’istituzione-Chiesa) ha il potere non solo di produrre enunciati performativi (il che è del tutto lecito), ma di portare questa performatività, che è un effetto di potere, fino all’attuazione di una norma restrittiva. Posso concordare con te che nessuno è “libero di scegliere” (lo sappiamo da almeno 110 anni, a voler essere moderni; dalla scoperta dell’anima concupiscente in Platone, a voler guardale lontano); posso accettare che tu cerchi di persuadermi delle tue ragioni avverse alle mie; ma altro è che la scelta mi sia imposta dallo Stato. Lo Stato etico, comunque lo si configuri, è sempre una brutta cosa: lo era già nei libri di Hegel, prima che si concretizzasse nei totalitarismi. Se la Chiesa rinunciasse a far pesare il proprio pacchetto di voti, che in un’epoca di catastrofe politica pesa più del suo valore reale; o se avesse come controparte un ceto politico cattolico, ma con un vero senso dello Stato (come accadde negli anni Settanta, chi ce lo doveva dire che ci sarebbero stati democristiani con la d minuscola peggiori di quelli con la D maiuscola che combattevamo allora), la cosa non mi urterebbe più di tanto. Ma la cosa che mi preoccua ancor più di questa vicenda in apparenza locale (mica ho lo sguardo lungimirante di chi passa e spura senza neanche leggere il post, io) è che anche la Chiesa oggi gioca all’apprendista stregone, e non si rende conto che ciò che suscitano le sue posizioni non è un ritorno alla dottrina sociale della Chiesa, ma un tradizionalismo becero e incontrollabile. Così come mi preoccupa il discorso del “ma tanto sono quatro gatti” (è vero, coloro che beneficiano, o beneficerebbero della fecondazione in vitro sono quattro gatti) davanti a un diritto, quale che sia.

  30. Il problema è che, purtroppo, è vero che non si parla di infertilità e non se ne parla perché è un tabù, perché esiste il “mito” della maternità come stato di grazia, dolcezza e bellezza…..la vera verità è che le coppie sterili vivono un senso di profonda solitudine, ci si sente persone di serie B….quante volte ho sentito la frase “rilassati e arriveranno”….”ma perché non adotti”……è facile mettersi nei panni di una madre che culla il proprio bimbo….più difficile mettersi in quelli di una donna che fa esami a ripetizione, che si inietta ormoni nella pancia con il marito che la guarda con occhi preoccupati ma ricolmi d’amore…sì amore…perché serve amore per intraprendere questo percorso, che è un’altra cosa rispetto all’adozione, quella nasce da un altro tipo di percorso di coppia, da un altro tipo di concepimento. Non dico né migliore né peggiore, ma solo diverso. Sono arrivata alla fecondazione assistita dopo tanti tentativi e nn auguro a nessuno di provare il dolore, fisico, mentale….che si prova ad ogni mestruazione…..e che si prova leggendo certe cose….già tutto si gioca sul corpo della donna, doverci pure sentire in colpa per comportamenti o omissioni, mi sembra veramente troppo. Ci vuole tanto amore per rimanere uniti nonostante questo dolore, attorno a questo dolore, cercando di non perdere mai di vista se stessi.
    Sono felice per il Nobel ad Edwards e spero faccia nascere discussioni per far cadere questo forte tabù ma mi fa troppo male sentire e leggere cose dettate anche dall’ignoranza e, forse, dalla paura di fare i conti con questo tabù e spero che un giorno il nostro Stato potrà dirsi davvero LAICO e LIBERO (libera chiesa in libero stato……o no?).
    Bisogna accettare che il mondo è fatto di persone fertili e fertilissime (conosco persone che hanno distrutto la propria vita ed il proprio corpo e, come diceva qualcuno, hanno un mare di figli senza alcuna difficoltà!!), che alcune di queste, però, non sono e non saranno mai “psichicamente” genitori, e di persone infertili o sterili che sono già genitori anche se il loro bimbo non c’è ancora, che si impegnano nel cercarlo, nel mondo o nel loro corpo. Io posso solo dire GRAZIE alle persone come Edwards, perché mi permettono di continuare a sperare, a cercare il mio bimbo. E non me ne frega niente di quello che pensa la chiesa, cosa ne può sapere della profondità dell’amore della coppia (cosa ne sa poi dell’amore di coppia……).
    Mi scuso per la lunghezza del messaggio, ma ho il sangue in testa!!

  31. L’intervento di Girolamo mi trova daccordo. Se un consiglio evangelico (accettare le proprie limitazioni e sofferenze fisiche piuttosto che fare violenza ad altri o alla natura) acquista un potere coercitivo, smette assolutamente di essere tale e diventa potere e basta.
    D’altro canto, vorrei che si capisse cosa c’è dietro l’ammonimento della Chiesa a non giocare agli apprendisti stregoni col mistero della vita. La fecondazione eterologa non è tale, certo, ma provate a immaginare quali scenari anche eugenetici potrebbe spalancare la liberalizzazione totale delle tecniche di fecondazione assistita. Se invece preferite pensare che la Chiesa è rimasta l’unico mostro a guardia del mito, e che l’agire tecnico sia portatore di progresso in quanto tale vi faccio i miei auguri. Non sapete a che cosa state aprendo la porta.
    Rileggersi “Brave New World” di Huxley.

  32. @ Valter Binaghi:
    Nulla è “portatore di progresso in quanto tale”. Tutto dipende dall’uso che si fa di una cosa, quindi dal buon senso, dalla cultura, dai rapporti di forza, dalla mentalità, etc. etc. Ecco perché l’argomentazione clericale da te ripresa è del tutto speciosa. Porre la questione in termini di apprendisti stregoni versus difensori del mistero della vita equivale specularmente a metterla giù in termini di fautori delle meravigliose sorti del progresso e della tecnica versus perfidi oscurantisti medievali. Infatti non è il Nobel a uno stregone che viene contestato dalla Chiesa, ma quello a uno scienziato che fa nascere bambini. E il messaggio implicito – ma nemmeno poi tanto – è che nessuno dovrebbe metterci le mani in queste faccende, perché i figli o te li concede Dio o li devi adottare. Ripeto: si dicano le cose come stanno invece di ricorrere a rappresentazioni letterarie. Il Mondo Nuovo di Huxley è un romanzo. I figli fatti nascere da Edwards sono carne e vita, e così i loro genitori.

  33. Valter, sì, si stanno aprendo delle porte. E’ la scienza che le apre. Che poi faccia tremare le gambe, anche questo fa parte del progresso.
    Col mistero della vita l’uomo ci sta giocando da quando ha imparato a usare il pollice oppositore. Non mi dirà che trapiantare un cuore è operazione più innocua che bypassare un utero per i primi 5 (5!) giorni di vita di un embrione.
    Certe sette religiose vietano (con le stesse nobili ragioni con cui la chiesa cerca di vietare la Fiv) le trasfusioni di sangue e di organi.
    Qui in ballo ci sono genitori che desiderano un figlio, mi dice quali scenari apocalittici lei paventa??

  34. Mi chiedo quali echi potrebbe suscitare quell’articolo fuori dell’Italia.
    L’ho riletto e mi pare che dica delle cose anche un po’ banali:
    è eccessivo dare un premio nobel a una ricerca di 30 anni fa
    sarebbe opportuna una informazione che divulghi le cause della sterilità e le prevenga (a livello individuale e generale)
    le donne dovrebbero tornare a partorire nell’arco di età ‘naturale’
    gli stili di vita vengono indotti dai media. anche quello di avere figli in età avanzata
    questi stili di vita sono centrati sulla autonomia e sull’ autodeterminazione
    da tutti i punti precedenti è evidente che è meglio cercare una prevenzione, in senso lato, alla sterilità che palliativi.
    .
    Tutto questo discorso non sarebbe così dirompente a livello etico e meno che mai intellettuale, almeno non mi pare, se non fosse stato scritto, e soprattutto letto, in Italia, dove le coppie che vivono la tragedia della sterilità devono fare i conti con leggi su cui pesa il ‘pacchetto dei voti’ vaticani e in cui c’è una classe politica che accetta certi diktat.
    Se così non fosse, la Chiesa non dovrebbe preoccuparsi dalle conseguenze che suscitano le sue posizioni (un tradizionalismo becero e incontrollabile) e tutti saremmo più liberi, compresa la Chiesa.
    E se tutti fossimo, o ci sentissimo, più liberi saremmo in grado di affrontare in modo spregiudicato le questioni che pone valter binaghi, che mi pare siano piuttosto serie e nemmeno tanto futuribili.

  35. Non avevo letto il post di Wu Ming 4.
    Secondo me il problema che pone valter binaghi c’è, magari lo pone in modo non adeguato, ma c’è. Il punto è: come porlo?
    In un libro di qualche anno fa, ‘Storia e destino’, Aldo Schiavone, laico e aperto entusiasticamente alle scoperte scientifiche e tecnologiche, denunciava il ritardo etico e politico nell’affrontare le sfida che presentano.
    Attadarci a duellare sul terreno scelto e recintato dalla Chiesa cattolica, forse non è un modo adeguato di affrontare il problema. Dovremmo iniziare a pensarlo e elaborarlo in modo autonomo, non emarginando altri interlocutori, ma senza lasciarcene condizionare, come di fatto facciamo quando accettiamo di entrare nel loro frame (Lakoff docet).

  36. valeria scrive: “Dovremmo iniziare a pensarlo e elaborarlo in modo autonomo, non emarginando altri interlocutori, ma senza lasciarcene condizionare.”
    .
    E’ vero. Inutile dire che il problema non esiste, perché esiste. Anziché combattere chi propone una narrativa e una soluzione x, si potrebbe pensare: bene, questa è la riflessione della Chiesa su una questione che pure esiste. Presto la scienza consentirà ben oltre l’eterologa: dall’uomo-lemure (nel senso di metà uomo metà animale), alla donna-robot, alle fabbriche di neonati in serie, l’offerta sarà più o meno sterminata. Bene. E’ la scienza bellezza, e non puoi fermarla. Ma tutte le opzioni saranno ugualmente giuste? E’ una tendenza, questa, che può essere ragionevole governare? E come? Chiediamocelo senza avere sempre in mente la Chiesa, che fa naturalmente il suo lavoro.

  37. @Wu Ming4, Anna C., Valeria
    Certo, “Brave New World” è solo un romanzo, e “Gattaca” solo un film.
    Ma non mi pare che si debba negare all’allegoria artistica un potenziale conoscitivo, anche se diverso da quello di un enunciato fattuale.
    Delle religioni penso più o meno quello che penso dell’arte (prescindendo da adesioni di fede): cioè che esse custodiscano verità non letterali ma simboliche, capaci però di intercettare ampiezze maggiori di quelle della cronaca e anche, duole dirlo, valori superiori a quelli della sofferenza individuale che porta sempre una propria urgenza ma anche una proporzionale e conseguente miopia.
    Questa complessità, che non riduce la verità all’esattezza scientifica ma vi comprende anche l’armonia estetica e l’intuizione metafisica, mi pare il punto fondamentale, o almeno quello che io intendo come tale. Deridere enunciati che non soggiaciono al criterio del tecnicamente accertabile e viceversa fare del tecnicamente riproducibile il criterio del valore è pericoloso e stupido. Se l’amore si potesse misurare a centimetri, Rocco Siffredi sarebbe meglio di Buddha e Gesù Cristo.

  38. @ Valter Binaghi
    Ci mancherebbe altro. Qua nisciuno è fesso, mi pare, cioè nessuno è un pasdaràn scientista. Tanto meno si vuole negare il valore conoscitivo dell’allegoria artistica (sai bene come la penso in proposito…). Il mio invito era semplicemente rivolto a dare il giusto peso alle cose e a chiamarle col loro nome senza tirare in ballo distopie letterarie che, per quanto evocative e allegoriche, rischiano di sfocare una questione molto concreta. Potenzialmente di ogni scoperta scientifica esiste un rovescio della medaglia, ergo il rischio è di incorrere nell’errore opposto, quello di condannare la ricerca e la scienza. La Chiesa lo fa ogni qual volta sente violati o minacciati certi confini e in questo caso finisce per contestare il Nobel a un tizio che ha fatto concretamente del bene. Il paradosso è tutto clericale. Come del resto lo era nel caso di Eluana Englaro, in cui si chiedeva agli uomini di prolungare ad libitum con le macchine la condizione vegetativa di una persona cerebralmente morta, che (per chi ci crede) Dio avrebbe accolto tra le sue braccia nel lontano 1992.
    Dopodiché si può discutere a lungo di bioetica e quant’altro, ma tenendo i piedi ben piantati per terra.

  39. Scusa, valter, ma io non credo che la tua critica sia centrata, o meglio, penso che sia indirizzata verso obiettivi sbagliati. Concordo, su questo, con Wu Ming4.
    Sono lontanta mille miglia dallo scientismo e altrettanto lo sono dal disconoscere i valori delle religioni e dell’arte. Quello che dico è che di fronte a una mole enorme di scoperte, di innovazioni, di possibilità di salvezza come di dannazione, sarebbe opportuno elaborare nuove categorie per affrontarle. Se si accettano fino in fondo l’autonomia e l’autodeteminazione si deve tentare di assumersene tutte le responsabilità, oppure rassegnarsi, per consenso o per negazione, di seguire la bussola delle religioni.
    A me non è tanto il consenso che scandalizza, quanto la negazione sterile. Troviamo altre strade, o almeno cerchiamole. Ma andare verso sud, perché l’ago religioso indica il nord lo trovo fortemente puerile.

  40. Mi piacciono molto gli ultimi due interventi di Valeria. Concordo anche io su quello che voleva dire, ora e prima. In altri momenti – diverso da questo post – quella roba li del nord sud e la religione mi ha profondamente irritata.

  41. @ Valter: mi è difficile prescindere da “una questione personale”, ma questo non mi rende cieca, al contrario.
    La morale, fin dai tempi di Antigone, è in bilico tra norme di interesse collettivo e pulsioni personali, ed è lì non tanto perché esiste un “giusto in sé” ma perché, lontani ormai dagli istinti naturali, abbiamo bisogno di definire a tavolino le norme della nostra sopravvivenza collettiva. Queste norme cambiano e si adattano, di epoca in epoca, in funzione delle diverse esigenze sociali, scoperte tecniche e scientifiche. O vengono sospese e capovolte in situazioni estreme (in guerra, uccidere, è un atto valoroso). Si pensi alla grande rivoluzione culturale, di costumi, di morale, avvenuta dopo l’invenzione della pillola anticoncezionale e della liberalizzazione dell’aborto. La Fiv, come qualsiasi innovazione scientifica, sta ridefinendo alcuni usi e costumi sociali. Tutto qui, parliamone senza stare a scomodare i miti e i simboli.
    1)E’ giusto che coppie omosessuali o persone single possano ricorrere alla Fiv? (cosa significa essere genitori? Chi può crescere bene un bambino, chi no? Le figure parentali madre-padre sono davvero indispensabili?)
    2) E’ giusto che un medico, come avviene nella ICSI, scelga quale spermatozoo iniettare nell’ovocita, uno che forse la natura avrebbe escluso?
    2 bis) E’ giusto che una coppia non “naturalmente riproducibile” si riproduca comunque?
    (Un individuo malato, che morirebbe in natura, deve o non deve essere salvato? Se molte pratiche mediche, lontanissime dai dettami dell’impietosa madre natura, sono state accettate e assimilate come “normali”-tanto che ci sconvolge lasciar morire un individuo perché la selezione naturale lo ha deciso-, la Fiv, che è una pratica medica come un’altra, tocca invece i nervi di una zona molto delicata: quella dell’origine della vita. Quella zona “lì” è da millenni appannaggio della religione e dei miti. E’ vero. Ma nell’economia generale dei progressi apportati alla vita umana dalla medicina, non vedo la differenza tra salvare un bambino che era destinato a morire e aiutare una coppia infertile ad avere un figlio, o scegliere su una base culturale e non naturale uno spermatozoo piuttosto che un altro).
    3) E’ giusto che coppie con malattie ereditarie, possano selezionare gli embrioni non affetti dalla loro patologia? (stessa domanda dietro la discussione sull’aborto terapeutico).
    4) E’ giusto tenere un embrione in provetta, congelarlo, usarlo per la ricerca o distruggerlo? (vedi discussione sull’aborto volontario: a che stadio di sviluppo un embrione è un bambino?).
    6) Fino a che età una donna può partorire o occuparsi di un bambino piccolo?
    (Discussione che vale anche per l’adozione di un minore).
    Poi?
    Proprio perché il mito dell’origine della vita è in mano alla religione (è Dio che può creare la vita e solo lui!) è normale che in nazioni di tradizione più laica, le pratiche di Riproduzione Artificiale siano ormai integrate nella cultura del paese, viste per quello che sono, cioè una tecnica medica per curare l’infertilità (Il nobel a Edwards è stato solo una bella notizia). Mentre in nazioni meno laiche (l’Italia regna su tutte) ci siano ancora dubbi, leggi che vietano, vescovi e cittadini a cui tremano le gambe. Qui in Spagna, paese dove vivo, si parla di ovodonazione coi vicini di casa, si partecipa alla festa di amici che hanno conseguito il sogno di avere un bimbo grazie alla Fiv, e tutto questo, molto normalmente. Perché non fa paura? Perché si pensa che un bambino desiderato così tanto da prestarsi alla faticosissima, dolorosissima, procedura della Fiv, sia un bambino che sarà amato. Ed è così. Le ricerche lo confermano. I bambini nati da Fiv godono di ottima salute, fisica e morale.
    Quali scenari ancora? Se un giorno potremo scegliere il colore degli occhi?Quale sarebbe il rischio? Tutti con gli occhi verdi?
    Non voglio minimizzare, anzi. Credo che la Fiv rivoluzionerà i costumi della genitorialità. Quello che voglio dire è che questa rivoluzione per me non ha toni apocalittici. La scienza sa anche autoregolarsi (per legge, ad esempio, un embrione non può essere tenuto in vita in vitro oltre il 14esimo giorno di sviluppo).
    Io penso che sia legittimo scandalizzarsi se si crede che l’embrione prima di impiantarsi in un utero sia già un bambino. Per il resto penso che la comunità si autoregolerà come ha sempre fatto.
    La Chiesa in ogni caso fa bene a difendere quello in cui crede. Lo scandalo è che uno Stato che sulla carta dovrebbe essere laico, vieti l’accesso a pratiche mediche preziose a tutti i cittadini infertili, credenti o meno.

  42. ps: non ricordo se qualcuno l’ha già detto, ma altrettanto scandaloso è che tutti i media italiani abbiano accostato (nello stesso titolo!) la notizia del nobel e la notizia della reazione della chiesa.

  43. Io credo che l’autodeterminazione sia il frutto maturo delle religioni, parzialmente ridimensionato da quelle istituzioni che sono le chiese, le quali obbediscono a un istinto conservativo della dottrina e non solo.
    Ma l’autodeterminazione si attacca sempre a una gerarchia di valori e qui si ritorna volenti o nolenti a una filosofia, perchè il valore è proporzionato all’essere.
    Laicamente, suggerirei di riflettere sulla distinzione tra scienza e saggezza. La prima è certa ma parziale e incompiuta nei suoi risultati, la seconda è orientativa più che prescrittiva, e si fonda sulla continuità collaudata di ciò che si è dimostrato capace di garantire civiltà.
    Il consenso quasi unanime del senso comune alla fecondazione eterologa, ma l’altrettanto ampia resistenza di fronte a cose come la manipolazione genetica o l’adozione alle coppie gay, non può essere riportato unicamente ai dettami ecclesiastici (che oggi francamente sono pochissimo seguiti in queste materie). Ovviamente il senso comune (e la saggezza che ne è la componente riflessiva), difende un’idea di “naturale”. Prima di sbeffeggiarla bisogna ricordare che questa nozione non è “scientifica” (la scienza, insegna Kant, non è in grado di pronunciarsi su orizzonti totali ma solo su fenomeni determinati) ma ha dalla sua l’esperienza morale dei millenni e l’intuizione estetica che, secondo alcuni, è rivelativa dell’essere.
    La stessa storia delle scienze (Thomas Kuhn) insegna che non ogni singola scoperta scientifica ha il potere di rovesciare un paradigma culturale, cioè un orizzonte di senso. Quando un paradigma crolla, è perchè un intero mondo di conoscenze non è più interpretabile alla luce di quel modello di spiegazione.
    Attenzione alla rivolta del senso comune: quando le sue istanze sono disattese, produce forme di resistenza regressive e quelle restaurazioni del mito primordiale che per comodità chiamiamo fascismo.

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