NON SIETE ALEXANDER PORTNOY, CARI

In questi giorni mi capita spesso di pensare ai giganteschi passi indietro che stiamo compiendo: sono soprattutto le parole a evidenziarlo, perché (e non dico naturalmente nulla di nuovo) il tappo è saltato, e la confusione tra presunta libertà e patologia (sì, patologia) è massima. Vecchi discorsi. Il “possodirequellochevogliodunquelodico” è la costante, e la conseguenza è che se si prova a ribadire che il porsi dei filtri è quello che ci ha permesso di essere comunità dalla notte dei tempi scatta la solita, noiosissima accusa di essere censori. Peggio se si è donne. Peggio se si è femministe.
Roba già sentita, avete ragione.
Questa faccenda non riguarda solo la rete, intendiamoci. La rete è il punto d’arrivo e di massima visibilità, ma non è, mai, la causa. Perché, per esempio,  è da un palco, quello di sabato scorso del Family Day, che è stata pronunciata la frase “Dio perdona, la natura no” (che Papa Francesco aveva usato peraltro mesi fa per salvaguardare l’ambiente, non per stigmatizzare l’omosessualità). E perché è in un’intervista regolarmente pubblicata che Lando Buzzanca ricorda Laura Antonelli con parole che forse neanche nel salotto di casa sarebbero state opportune:
“C’incontrammo il primo giorno di riprese. Non fu entusiasta, presi da parte Pasquale (Festa Campanile, regista de “Il merlo maschio”, NdL): “Ma chi hai preso?”. E lui mi disse: “Vedila nuda…”.”
E più avanti:
“Forse non era una grande attrice, comunque era una brava attrice”.
Non è esattamente il massimo per ricordare una persona scomparsa, qualunque sia stato il suo iter professionale. Certo, sul web è peggio: la cosa più gentile che si dice di lei è  “abbiamo rischiato di diventare ciechi”, il trend maschile è quello, quasi unanime, di ricordare nostalgicamente le masturbazioni adolescenziali davanti alle sue giarrettiere.
Un po’ triste, perché a meno di non essere Alexander Portnoy o Joachim Mahlke di Gatto e topo, e dunque a meno di non essere Roth o Grass, delle altrui fantasie onanistiche cale poco.  Specie quando le medesime sopravanzano e oscurano, nel delirio egotistico, la morte solitaria di una piccola vecchia signora, in una casa dimenticata di Ladispoli.

21 pensieri su “NON SIETE ALEXANDER PORTNOY, CARI

  1. Buongiorno,
    solo un appunto, il citato Lando Buzzanca é morto nel 2010. Lei fa riderimento a Lino Banfi, il quale faceva parte degli amici piu intimi della Antonelli.
    Buona giornata,
    Fernanda

  2. Buongiorno Loredana,
    ho ascoltato di persona il signor Lando Buzzanca, pubblicando l’intervista in due parti su Fanpage. Nel corso della telefonata, mai una sola volta il signor Buzzanca mi ha dato l’impressione di fomentare comportamenti erotomani sulla figura di Laura Antonelli che, voglio ricordarlo, da Il Merlo Maschio a Malizia ha rappresentato solo in quel biennio, la massima espressione della femminilità, il desiderio proibito degli italiani, in una società ancora casta, bigotta e ipocrita tout court.
    Quello che mi piacerebbe sottolineare nelle sue dichiarazioni, è invece il rimpianto ed il ricordo per, cito testuale, “una donna ‘femminissima” che “ha vestito la sua vita di attrice e di donna malissimo”. Oltre alla seconda parte, pubblicata dal giornale in serata, dove parla di “quell’attore francese con cui ha passato 8 anni di droga”.
    Dare dell’erotomane a chi, non solo ieri, ma anche nel corso degli ultimi anni, ha ricordato Laura Antonelli nella sua arte e nella sua bellezza, forse, è un po’ pretestuoso. Del resto lo disse anche l’attrice, “in fondo ci spogliamo tutti, almeno una volta al giorno”.
    Buona giornata,
    Gennaro Marco Duello.

  3. Signor Gennaro Marco Duello, sono spiacente di deluderla ma mi riferivo all’intervista su Repubblica, perché ignoravo che anche Fanpage l’avesse intervistato. Non ho avuto modo di ascoltare la telefonata,ma giudico dalle frasi testualmente riportate: come, suppongo, la stragrande maggioranza dei lettori.
    Infine. Ho parlato di “egotismo”. La parola “erotomane” non appare nel mio post. Che non parla di sesso e non condanna il sesso: condanna, se si ha la bontà di provare a capirlo, un’altro tipo di cecità. Quella che porta a parlare sempre e ovunque di se stessi. Pugnette incluse. La saluto.

  4. Il web pero’ in alcuni casi esalta il diritto di poter esprimere la propria opinione su tutto in maniera sguaiata, senza remore di nessun tipo, senza decenza, senza rispetto neanche per i morti. Come se essere liberi dalla censura equivalesse ad essere incivili. La psicologia del branco che si avventa sulla preda. Per esempio sul sito del Guardian i commenti sono moderati, ed é un bene, ci sono delle regole da rispettare, il livello della discussione ci guadagna. Perché invece sui siti giornalistici italiani questo non viene fatto? Ogni tanto leggo i commenti sul sito del Corriere ed é uno sconforto: razzismo, maschilismo, aggressività. E’ un vomitatoio di rancore e frustrazioni. Non si tratta di censura: neanche al bar sono autorizzata ad insultare gli altri individui presenti, perchè posso farlo su internet? su Lando Buzzanca pena assoluta, uno che parla cosi di una donna morta é un poveraccio, peggio di lui solo il “giornalista” che regge il microfono…

  5. Signora Loredana,
    cercando di evitare un polemizzare sterile, le dico che giudicare da frasi testualmente riportate, come appunto la stragrande maggioranza dei lettori è abituata a fare, non è esercizio utile.
    Sugli “erotomani”. Lei ha tirato in ballo il carisma del Portnoy di Roth e, nel leggerla, pare ce l’avesse con quanti della vita ne fanno meramente una questione di pugnette.

  6. Signor Duello, mi permetta di far giudicare chi legge. Quella era la frase, e ognuno si può formare una propria idea dalla sua evidenza. Quanto alle pugnette: non posso certo combattere il suo pregiudizio (oddio! La femminista che odia il sesso! Aiuto!), ma posso assicurarle che il problema non sono le pugnette. Portnoy è letteratura. Le pugnette di centinaia di utenti social e giornalisti non lo sono. Sono narcisismo. E, sì, è legittimato a pensare che questa terribile femminista odia i narcisisti 🙂

  7. certe persone scrivono in rete come fossero fra amici, dunque non c’è nessun narcisismo (tutti noi fra amici parliamo di noi stessi), né velleità letterarie. Rimproverare questo non ha molto senso. Si potrebbe rimproverare che certe cose non si mettono in pubblico in rete, ma è poi vero?

  8. Stefano, permettimi: “molte persone”. Anzi moltissime. E il narcisismo sta nel non capire che la parola scritta è parola pubblica. Inoltre, ribadisco (poi se volete tiro giù il cartellone e spiego le frasi come Charles Gray con il Time Warp): in discussione non sono le assai lecite e piacevoli pratiche di autoerotismo. Bensì un necrologio collettivo fatto di nostalgia del proprio autoerotismo, come se non si trattasse di ricordare una morta.

  9. E forse andrebbe ricordato che Lando Buzzanca ebbe manifeste simpatie per il MSI italiano non esattamente un covo di sostenitori del femminismo.

  10. probabilmente moltissime, forse la maggioranza. Non saprei. Con certe intendo dire che si tratta di una differenza di percezione. Ci sono persone come te per cui la parola scritta è parola pubblica, e persone che non percepiscono così le loro parole. Non credo si possa parlare di narcisismo. E non capisco bene le implicazioni del caso, nel senso di cosa comporti un atteggiamento del genere. Se sia meglio o peggio. Poi si è capito cosa intendi dire, non c’è bisogno dei cartelli. Il fatto è che appunto queste persone non stanno ricordando una persona morta, stanno facendo commenti come li farebbero se non esistesse facebook, cosa che poi avviene in tempi ravvicinati, fra una battuta detta a voce e nel frattempo postata dalla stessa persona in rete. è triste e squallido? Non saprei, forse sì. Ma cos’è che lo rende squallido? Quei film sono stati fatti con il preciso intento di fare soldi sulla masturbazione maschile. Per la maggior parte delle persone molte attrici esistono solo in quanto fonte di piacere. è squallido? Io non credo. è squallido parlarne? penso che la differenza stia nella considerazione che si ha, nel rispetto e nella gratitudine per il piacere e non nell’incomprensibile disprezzo, se vi fosse. Ma non vedo in che modo un pensiero collettivo possa e debba restare escluso dalla rete (ho letto Il cerchio, a proposito, di cui parlasti). Non vedo poi la differenza. O almeno ritengo interessante avere dei dubbi su una eventuale differenza.

  11. Stefano, per me e credo non solo per me attrici e attori sono prima di tutto artisti e non solo “fonti di piacere”, poi è del tutto normale, umano e giusto che noi spettatori e spettatrici ci si ecciti davanti all’indiscutibile fascino e sensualità di talune attrici e attori ma quando questi vengono a mancare sarebbe bene, proprio in nome dei bei momenti che ci hanno regalato, ricordare loro e non cogliere la palla al balzo per parlare sempre di noi stessi, ecco questo è il narcisismo: muore una persona famosa e tu non parli di quella persona, parli di te, ne approfitti per farti notare, lo trovo fastidioso e il sesso non centra nulla

  12. Non entro nel merito delle diverse sfumature semantiche attribuite al termine narcisismo, ma oggidì quando qualcuno è intervistato in seguito alla morte di una persona famosa di fatto gli viene chiesto di raccontare non la persona famosa, ma la propria personale esperienza, il proprio personale punto di vista sulla persona famosa. E’ più il punto di vista è personale, tanto meglio è.
    .
    Ci dica, chi era per lei Tal dei Tali?
    Qual’era il suo personalissimo rapporto con Tal dei Tali?
    Ci racconti il privato, nella sua personale esperienza, di Tal dei Tali.
    Il Suo Tal dei Tali, vorremmo che ci dicesse del Suo Tal dei Tali (con la esse di suo strascicata, insinuante e marcata).
    .
    E visto che essere VIP è spesso tutt’uno con l’essere narcisi, altrimenti che gusto ci sarebbe a essere personaggi in vista, allora l’intervistato si mette a parlare di sé e, molto di scorcio, di Tal dei Tali. Ogni tanto salta fuori qualche raro eroe della comunicazione che pretende di raccontare Tal dei Tale come Tal dei Tali e non come mera appendice del proprio ego vissuto, ma personaggi così non sono tra i più ricercati per le interviste.

  13. Resta sempre un problema di contestualizzazione: ormai sembra definitivamente abbattuto il confine tra parlar (in) privato e parlar (in) pubblico. Ancor di più quello dell’occasione in cui si parla. Senza avere alcuna coscienza delle conseguenze di ciò. Credo sia questo quel che Loredana sta tentando di mostrare da molti post in qua, senza essere minimamente capìta! (L’Autrice mi corregga senza pietà se ho mal interpretato!!)

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