ODI ET AMO

Su Il Giornale di oggi, Gian Paolo Serino chiede agli
scrittori come trattano i libri. Qualche esempio (il resto qui):

Tullio Avoledo, che con i libri ha un rapporto di assoluto –
quasi maniacale – rispetto: «Il novantanove per cento dei libri della mia
biblioteca potrebbero venire esposti sugli scaffali di una libreria e venduti
come nuovi. Come li compro, la prima cosa che faccio è “copertinarli” con un
foglio di carta formato A3, in modo da non rovinarli. Ma uso anche fogli di
giornale, carta da pacchi, o qualsiasi materiale cartaceo abbia a disposizione.
Una volta, in mancanza d’altro, ho usato addirittura le pellicole trasparenti
da cucina». (…)
Ancora. Giulio Mozzi confessa di essere un distruttore di libri: «Faccio
angoli, sottolineo, segno con frecce asterischi e stelle. Ho una mia
simbologia. Diciamo che mi manca il feticismo del libro, ma tengo i miei libri
in rigoroso ordine. Una parte nello studio (mi servono), una parte in casa (non
ci sono solo io), una parte in garage (tanto non ho l’automobile)». E la
cantina è il luogo dove finiscono anche molti libri spediti a Sebastiano
Vassalli
, che ha appena pubblicato Amore lontano (Einaudi): «La
maggior parte dei libri che mi arrivano non mi interessano, li ignoro, e la
collocazione cantina mi sembra adatta. Quelli della mia biblioteca, invece,
sono sacri: non li sottolineo, non mi va di imbrattarli. Prendo appunti
soltanto nella prima pagina bianca, quella che precede il frontespizio: lì
annoto richiami e promemoria e rimandi alle pagine o ai passaggi che più mi
hanno colpito».
(…)
Particolare, poi, il caso di Giancarlo De Cataldo, in questi giorni a
Parigi dove è impegnato nella promozione dell’edizione francese del suo Romanzo
criminale
: il suo rapporto con i libri è addirittura motivo di odio
familiare. «Detestano come li tratto – spiega -: io tendo a sottolineare,
evidenziare, prendere appunti. In pratica una volta che ho letto un libro è
impossibile che qualcun altro abbia anche soltanto la tentazione di avvicinarsi
perché diventa illeggibile».
Un altro sottolineatore solitario è Antonio Moresco: i suoi libri, per
parafrasare un suo titolo famoso sono Canti del caos. «Segno, prendo appunti su
tutte le pagine e ai margini riporto le mie riflessioni. Mi capita soprattutto
coi libri di saggistica: se battessi tutti gli appunti credo che da ogni libro
letto ne verrebbe fuori un altro mio. Credo che sia giusto così: perché in
fondo leggere è un dialogo con un’altra persona e gli appunti sono la mia risposta».
Sarà un caso che il suo ultimo libro, edito da Fanucci, si intitoli Scritti
di viaggio, di combattimento e di sogno
? Dello stesso parere è Emanuele
Trevi
: «Confesso che molti volumi li prendo in prestito dalle biblioteche:
è vietato riconsegnarli sottolineati. Così ricopio su un quadernetto appunti
che, col tempo, diventano incomprensibili. I miei libri, invece, li maltratto:
perché credano che vadano vissuti».

28 pensieri su “ODI ET AMO

  1. Ma questo Serino non ha pace. Se avesse intervistato me gli avrei risposto che tengo (purtroppo) metà dei libri nello scantinato (veneziano) dove l’umidità e la muffa li ridurranno presto a carta straccia:-/

  2. bello il tema. potrei leggere vagonate di roba su come i lettori trattano i libri, li ordinano (in casa) li prestano, o non li prestano, li prendono in prestito (biblioteche o no) li regalano, li comprano, quando, come, dove.

  3. … avevo un docente di epigrafia romana all’Università che riteneva doveroso bocciare le studentesse (sempre loro: i maschietti generalmente pasticciano meno i testi, diciamolo) che trasformavano con gli evidenziatori in oggetti caleidoscopici i loro libri (senza alcol, forse, si beccavano un 21; se con alcol non avevano speranza).
    Diceva, giustamente, che le componenti chimiche dell’evidenziatore avrebbero distrutto le pagine nel giro di pochi anni, rendendole illeggibili. Se anche gli antichi avessero adoperato supporti simili e così scarsa attenzione per i posteri, noi oggi non avremmo più nulla da leggere e da conoscere…
    Dunque l’equazione era: evidenziatori compulsivi – nazisti brucialibri 😉

  4. Sia ben chiaro… una cosa sono i libri di scuola: quelli che DEVI avere, DEVI leggere (e qui mi viene in mente Pennac che dice che se c’è una cosa che non si può obbligare una persona a fare è leggere…) e soprattutto DEVI rivendere a settembre (altrimenti come te li finanzi i sabato sera?). Quelli li tratti al meglio che puoi e sottolinei ciò che ai posteri potrebbe servire (dando adito a pigrizie per cui nessuno mai leggerà più l’intera pagina ma solo le parti salienti, le sottolineature dei compagni più grandi). E una cosa sono i libri di lettura, quelli di piacere (a volte, non sempre). Quelli sì, li sottolineo perché non voglio perdere nei meandri delle pagine, delle parole, delle lettere, le cose che mi hanno colpito in quel preciso momento e in quel preciso luogo. Le voglio ritrovare nel tempo e tentare di ricordare perché mi avessero colpito, rievocando così ricordi un po’ impolverati. E non solo. Infondo… non vogliamo tutti essere compresi? Avete mai provato a leggere un libro dopo che qualcun altro ne aveva già evidenziato alcuni passaggi? Non è un po’ come leggerne anche il proprietario? 😉

  5. Sono con Antonio Moresco, forse peggio di lui. Niente evidenziatori (il prof di Marco V non mi avrebbe bocciata solo per questo) ma matite o penne. Non come un amanuense annoiato, al contrario più il libro è stimolante e più sottolineo e scrivo i pensieri di quel momento, i collegamenti, le assonanze, i rimandi ad altri autori, tutto quello cui mi porta. Alcuni miei libri sono illeggibili per le altre persone, ma un notevole divertimento per me 10 o più anni dopo (il libro lo ricordo meglio dei miei commenti): il libro ha le stesse parole di allora, sono le mie (interiori) ad essere cambiate! Ha ragione Raffi: leggere i commenti a un libro è leggere il proprietario dello stesso.

  6. ho un libro, vicolo connery, con la copertina succhiata e modicchiata da mia figlia, quando aveva due anni. è il libro con più vita…

  7. Io i libri li leggo,
    non tutto,
    dei pezzi,
    a volte tutto, se mi va, facevo orecchie ‘na volta, ora no più,
    rivendo il restante indecente o no interessante a librai bancarrellai ambulanti,
    i libri in casa fanno male alla salute,
    producono polvere venefica criminale e intossicano,
    ti dico io
    MarioB.

  8. Loredana: mi posso permettere un OT grande quanto un tacchino (sebbene sempre di letteratura si parli)?
    Ebbene: ho trovato una tua recensione di “Colorado Kid” di Stephen King. Ti premetto che affettivamente ritengo King il mio scrittore preferito (concretamente è ovvio che non possa pensare una cosa del genere, ma dal momento che è da quando lessi “Insomnia” a 16 anni – precisamente il momento in cui il vecchio Ralph guarda il cuscino di Atropo “impregnato dei suoi incubi” – che scelsi di appassionarmi all’arte della letteratura, allora non lo penso ma lo dico lo stesso) e siccome ho letto tutti i libri di King – dicevo – i racconti, gli articoli eccetera eccetera e dal momento che ho stima di te come letterata, come giornalista e come professionista, ti volevo chiedere (e vengo all’OT): come CASPITA hai fatto a scrivere bene di quel muco nasale di “Colorado Kid”?
    [Ste]

  9. Io con le copertine dei libri ci faccio i filtri per i joint, le pagine le strappo (in senso orizzontale) per tirare coca.
    Quello che rimane lo leggo.

  10. Io non li leggo i libri che scrivono e pubblicano gli altri, sono intento a scrivere e pubblicare i miei, sperando che qualcuno li legga.

  11. Io ho un rapporto d’amore con i libri, pertanto mi dispiace anche solo poggiarlo riverso e aperto, per paura che si pieghi la spalla.
    I libri che amo di più li compro due volte. Uno lo leggo, l’altro lo conservo intatto. 🙂

  12. Di solito leggo e intervengo raramente. Però devo dire che questo pezzo è davvero curioso ed interessante: me lo sono poi letto tutto sul Giornale e ho scoperto un’altra chicca sempre firmata da gian paolo serino.
    sall’interno in un box segnala un blog davvero curioso
    http://libriprestito.splinder.com
    stà tipa praticamente presta gratuitamente i suoi libri e in cambio vuole solo che quando glieli rimandano siano sottolineati e scritti. una grande

  13. Rispondo velocemente-altrimenti mi esplode il bicipite sinistro- a Ste: se consideri Colorado Kid non come opera a sè, ma come corollario più teorico che narrativo alla produzione complessiva d King, il giudizio non può che essere positivo. E’ solo una questione di punti di vista 🙂

  14. Io leggo tutto quanto sia scrittura, sottolineo e/o evidenzio molto spesso. Lo faccio anche con gli slogan pubblicitari, i manifesti elettorali… Tutto è segno, tutto è scrittura. Certo con alcune grandi scritture ho un po’ di difficoltà, non vi dico che fatica, per esempio, con i cosiddetti vertical advertising, quegli enormi manifesti che ricoprono i monumenti in restauro, per dire.
    Ma è una passione così grande che ce la faccio sempre.

  15. Io amo così tanto il Libro da non osare sfiorarlo con le mie mani indegne, guardo altri farlo al posto mio, quegli altri a cui il Libro concede i suoi favori.

  16. Se le case editrici smettessero di mandare carrettate di libri a gente come Vassalli e decine di altri, gente che non gliene frega un tubo e li butta in cantina, forse risparmierebbero un bel po’ di quattrini (e potrebbero, magari, calare i prezzi).
    Oddio, poi c’è anche chi se li va a rivendere sulle bancarelle…

  17. Scusate, è piuttosto imbarazzante e “un attimino” decadente dover precisare che non ho scritto io il commento in cui manifesterei un sentimento di innnamoramento nei confronti di Gian Paolo Serino… Che trovo una penna necessaria e attiva, esemplare.

  18. Gemma, non solo non avevo dubbi, ma ho anche una vaga idea sull’identità del buontempone. Che forse, come si dice in questi casi, dovrebbe farsi aiutare da un serio professionista 🙂

  19. ecchime, sò er lucianone freud, bisnipote der mago de vienna, romano de roma e pissicologo de fama, anzi de fame.
    qua loredana carissima c’è da fà parecchio, me sembra che tanti c’hanno bisogno der trattamento.
    faccio sconti comitive, scuole de scrittura creativa, bloggers, eccetera ndocojocojo, diciamo.
    via nomentana 123, roma. me potete scrive.

  20. Un altro bell’articolo di Serino!
    Io sottolineo i libri dell’università con matita, penna rossa ed evidenziatore giallo, perchè non so in quale altro modo potrei memorizzare migliaia di pagine (tipo “Paideia” di Werner Jaeger…sottolineare quelle pagine sottilissime è stato un sacrilegio, ma era una necessità), ma gli altri che leggo li sottolineo al massimo con la matita ai margini, oppure ricopio passi e prendo appunti su un quaderno. Dipende anche dal libro che si sta leggendo, ovviamente.
    Sono d’accordo con Trevi per quanto riguarda i libri presi in prestito in biblioteca. Dato che sono una proprietà comune, li tratto con maggior cura (e non sopporto il fatto di trovarli sottolineati).
    In generale, sono piuttosto ordinata…li ordino in base alla casa editrice e alla collana, divido quelli letti da quelli non ancora letti e non sopporto che altre persone li spostino.
    E poi non mi sognerei mai di buttarli in cantina!

  21. Mi permetto di detestare i finti intellettuali che dichiarano di stipare in cantina i libri, che li regalino a qualche biblioteca, alle scuole, a chiunque. Spero che i loro libri facciano la stessa fine tra i topi delle cantine di qualche altro insensibile come loro.

  22. ma veramente, aho. sti tizi che c’hanno tutti sti libbri che nun legggheno. ma se puo’?
    ecco perchè sti intellettuali scriveno male: nun leggggheno.
    nooo?

  23. Forse perchè, a parte qualche amico, nessuno me li regala e li devo pagare li tengo in casa con me.. il mio sottolineare e scriverli è un dialogo con l’autore (molti commenti cominciano con “Caro iniziali autore sei veramente..”), mentre la “catalogazione” è su basi assolutamente personali: dalla sezione “molto amati” alla “schifezze”.
    Lucianone Freud: ma ovunque ci sono clienti per te!!! 😉

  24. A Caterina Soffici che cita gli interventi di questo blog (ma Susanna è davvero il mio nome, non sono anonima) chiederei una percentuale per averle noi sul blog fornito il materiale del suo articolo. A Gian Paolo Serino i complimenti per riuscire a smuovere un po’ le acque stagnanti in questo caso con una leggerezza a lui insolita. A Loredana Lipperini un ringraziamento per l’esistenza di questo blog, che trovo divertente e stimolante.
    E il rapporto tra web e carta trovo che sia in evoluzione (o sono disinformata io, in fondo scarsa frequentatrice di web): da parallelismo a interesse della carta verso il virtuale (inizialmente un obbligo economico diventare anche online; il settore musicale è in un altro stadio, vedi Prince) e ora pingpong. Attendiamo evoluzioni.
    Chiudo con il trattamento che riserverò al mio prossimo libro: spero che Amélie (recensito anche su Il Giornale) scateni la mia penna su di “lei”, e grazie a lei.

  25. I miei libri, in perfetto ordine, catalogati per autore
    e genere brillano di luce propria dalle mensole della mia camera… ho però l’abitudine di segnare i punti che più mi colpiscono per poter poi ritrovarli con facilità semplicemente sfogliando…
    I libri in fase di lettura hanno invece un trattamento differente:riposano sparsi sulla scrivania o sul letto…in silenzio.

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