378 pensieri su “PAGINA 19 DEL CORRIERE DELLA SERA”
Il punto non è ciò che è rappresentato in quella foto, ma cosa significa. Cosa significa un culo gigante sulla pagina del maggiore quotidiano italiano, un culo giovanissimo (certamente nei dintorni dell’adolescenza) che se ne va in giro per una città su cui campeggiano pubblicità di marchi potenti, agghindato di bianco verginale e con le parti più intime (a proposito di sessuofobia) pudicamente coperte da delle tendine di pizzo?
Il regalo di Yamamay agli italiani è questo: ilsogno di un sedere vergine che (almeno nell’intento di quelli che hanno photoshoppato la foto) non ha certamente più di diciassette anni e che se ne va incontro alla città. Grazie, davvero.
Dove sta la seduzione in quell’immagine? La seduzione presuppone un ruolo attivo e non c’è nulla di attivo in quella foto.
Non vi sembra che ci sia un riferimento a quel genere di esibizionismo adolescenziale che ci propinano in tutte le salse, per cui sembra sia bello e liberatorio che una ragazzina (vergine) si faccia vedere nuda da chiunque perché così afferma la propria presenza nel mondo? Tipo Acciaio di Silvia Avallone, per dire. Tra l’altro in quel romanzo le protagoniste perdevano tutta la loro forza non appena entravano nel mondo del sesso vero. Mi sembra calzi abbastanza.
Il culo si sta trasformando in uno spledido test di Rorschach: chi ci vede poliziotti con manganelli, chi mostri, chi dicissettenni che se ne vanno in giro tra “marchi potenti”, chi vede solo le mani, ecc. La denuncia allo IAP assume così la forma del: “aiutatemi, vi prego, a defendermi dai miei fantasmi”. E così torniamo al dottor Antonio di Fellini.
Non ho letto Acciaio quindi non so dire. Mi sento di dire che “farsi vedere nudi da chiunque” può essere liberatorio o oppressivo a seconda di come tu vivi il tuo corpo e a seconda di come la società e la cultura dominante fa sentire le persone che hanno quel corpo e lo mostrano.
Finchè si è minorenni, forse è meglio evitare di “farsi vedere nudi da chiunque” comunque non so dire se il culo in questione sia stato modificato per farlo sembrare di una ragazzina (non m’intendo nè di culi nè di fotoshop). Il mio punto di vista sulla pubblicità l’ho già espresso e non ho altro da aggiungere.
Adrianaaa mi sembra dia perfettamente voce al non-detto che attraversa il discorso su questa pubblicità, quello contro cui tentavo di mettere in guardia. E ora voglio proprio vedere chi è disposto a sottoscrivere una roba del genere… grazie davvero adrianaaaa:-)
Anche entrare nel mondo del sesso vero può farti perdere forza o dartene di nuova. Anche là dipende da una serie di cose: la tua personalità, la personalità dell’altro/a, come lo vivi, e come sempre il contesto socio-culturale.
@Regazzoni. In genere tendo a dire le cose chiare e tonde, per quel che mi riesce almeno.
Io e te non ci capiamo, anche quando sembriamo essere d’accordo. E la cosa è frustrante.
Ok. Ripeto: riguardo alla referenzialità del messaggio, il culo femminile per vendere mutande femminili a me andrebbe pure bene. Il fatto è che, il culo suddetto e summostrato, è usato per vendere ossessivamente anche tutto ciò che mutanda non è.
Dal che quell’immagine depotenzia la sua referenzialità ed aumenta il fastidio, la saturazione, l’irritazione di chi la guarda. Guarda caso: in particolare le donne.
Se vuoi aggiungere: quelle brutte, vecchie, bigotte, veterofemministe e di sinistra fallo pure. Io sono stremata.
@Paolo1984: mi sembra chiaro ormai, dopo quasi 300 commenti e altre decine di discussioni come questa, che il punto non sono i comportamenti personali. Uno/una può farsi vedere nudo/a da chicchessia, se lo desidera, oppure non farlo. Non è questo il punto.
Il problema è di rappresentazione, di modelli presenti nella cultura dominante, quella delle grandi aziende, dei paginoni del corriere, delle grandi case editrici e via dicendo. I più forti, oggi, ci propinano queste immagini. Continuamente, in tutti i modi che gli sono possibili e ogni volta che ne hanno l’occasione. Femmine o pezzi di femmine che non hanno altra ragion d’essere se non quella di solleticare i maschi (o pezzi dei maschi…), che trovano in quello il senso della loro esistenza e, quando gli si concede la capacità di pensiero, la loro soddisfazione. Tutto ciò si ripete con queste modalità (prima ce n’erano altre)in modo martellante, ogni giorno, da più vent’anni, cioè da quando io e te eravamo a mala pena nati. Ne siamo impregnati, tanto che le conseguenze che tutto ciò ha su di noi ci sembrano la normalità.
Vediamo se finalmente capisce, o saggia Adrianaaa. Condivido lo stremo di Valeria, e solidarizzo per quanto posso. Ma immagino sia inutile: il prode Regazzoni non molla l’osso (la rima non era voluta, ma la lascio).
La sensazione di obsoleto e di profonda stanchezza è tanta a sentire ancora parlare di bigottismo o moralismo quando ci si oppone ad una gigantografia di un deretano trash, porno soft alla drive in o colpo grosso non in una rivista erotica porno soft ma nel paginone del Corriere e in un mondo oppressivo oscurantista e di regime, dove l’espressione libera del corpo anche nudo non esiste, nè tanto meno esiste il pluralismo delle rappresentazioni per cui magari tre o quattro pagine dopo abbiamo una pubblicità di intimo diversa, davvero paritaria e libera. Vorrei anch’io vivere in quel mondo libero, semplicemente non esiste ancora, per il momento abbiamo questo e dobbiamo occuparci di cose molto serie: il problema politico dell’oppressione di un genere ( che danneggia tutti i generi però) con nuovi mezzi che sono i mass media, l’industria del sesso, la chirurgia estetica a fini politico-economici. Tutto questo ovviamente va a braccetto con il bigottismo, la violenza simbolica del controllo dei corpi femminili. E per questo bigottismo Regazzoni ha pagato ingiustamente e a lui va tutta la mia solidarietà. Ma ahimè è lo stesso bigottismo che mette il megaderetano velato in maniera vigliacca e ipocrita con il richiamo alla sposa ecc… sul Corriere. Avrei preferito un’immagine porno? Sì, anche se non sulla pagina del Corriere ( lì non vanno bene nè porno nè porno-soft come in questo caso) e sicuramente alla Erika Lust. La questione politica corpo femminile violenza simbolica potere è urgente e non ammette ambiguità nè zone d’ombra. Che poi i mezzi dialettici per decostruire il dominio maschile debbano essere affinati, certo e benissimo.
Regazzoni ha ragione su due cose che però portano il mio discorso ad una conclusione diametricalmente opposta.
-la denuncia allo IAP non è la soluzione più opportuna, ma la protesta sì che ci vuole ma direttamente a Yamamay da consumator*. I motivi che la rendono inopportuna non sono che per vendere mutande ci vuole un culo. Yamamay non vende mutande ma biancheria intima e le sue campagne ultimamente stanno prendendo una deriva trash che fa capire che l’azienda strizza l’occhio e con poco coraggio a certe campagne pubblicitarie sessiste tipo Sysley, caso davvero serio, quello da denuncia immediata. E’ più efficace in casi ambigui, meno espliciti del caso Sysley come questi, attaccare il marchio direttamente con boicottaggio e mail-bombing all’azienda. E su questo potete dirci poco: se come consumatrici donne non siamo d’accordo c’è poco da fare. Quel sedere è molto bello ma lo avrei apprezzato in una rivista soft core non sul corriere e non per vendere a me, che non sono una fotomodella e non posso identificarmi, biancheria intima. Se invece siamo in un contesto erotico di apprezzamento della bellezza allora io non devo identificarmi ma usare la fantasia e in quel caso benissimo la gigantografia e questa bellissima fotomodella (che presumo comunque maggiorenne) e preciso che io essendo vera pluralista ritengo bellissimi sederi diversissimi e per mio piacere, non so voi, vorrei vederne di tutti i tipi. Se poi zauberei non ci trova niente da ridire benissimo. Ognuno agisca come crede, da consumatrice consapevole e senza dimenticare però il momento storico in cui viviamo e le urgenze. Dare un segnale alle aziende è importante, fargli capire che esistiamo, che il nostro immaginario è spesso diverso da quello maschile e che lo vogliamo vedere rappresentato, questo è un diritto.
-la sinistra è vero che ha un grosso problema nell’affrontare il discorso sulla manipolazione del corpo femminile nei mass-media, il pensiero di Regazzoni, limitatamente a quanto ha espresso in questo blog, è parte integrante di quel problema. Trovo tutto ciò però assolutamente stimolante e frutto di riflessioni ulteriori per le sfide che aspettano un nascente e nuovo movimento per i diritti delle donne ( e non solo). Per concludere un esempio di corpi liberati è la Dove con donne in biancheria, potevano pure essere in guepiere, anzi meglio, o vestite da burlesque per quanto mi riguarda ma sono donne reali che parlano alle donne reali. E adesso non venite a dirmi che non sono avvenenti. Pluralismo che vi piace tanto vuol dire questo. Nessuno vuole togliere la bellezza e il piacere della bellezza dal mondo, nè tanto meno il sesso e il porno, vogliamo però la libertà di esistere nella diversità (per questo più Erika Lust per un immaginario erotico davvero pluralista che attualmente è tutto da costruire), prendere la parola e colonizzare l’immaginario: questo vi sfido a dire che è possibile nella realtà di oggi, sopratutto per le adolescenti.
Sui comportamenti personali ovviamente condivido.
La vita dei maschi e delle femmine è fatta pure di “solletico”, non solo di quello ovviamente. io personalmente non baso la mia vita solo su quello nonostante sia come te, cresciuto in questa società, e penso nemmeno molti miei coetanei. Poi sarò ottimista o ingenuo o “impregnato” (anche se tv italiana non ne guardo più tantissima), che ne so.. poi a me quel culo non turba e non solletica proprio nulla, come ho detto ho bisogno di un volto, di una donna non di un suo pezzo per essere solleticato, se devo dire mi solleticano molto di più queste foto postate da laura a. come esempio non degradante di spot di intimo femminile: http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo2.jpg http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo3.jpg http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo1.jpg
no, caro atride, come vedi “non capisco”. Sono un osso duro pure io.
Attualmente poi sono alle prese con la tesi che mi sta dando non pochi grattacapi, quindi ho ben altro per la testa che il “solletico”, ahimè!
Comunque che il Corriere non fosse adatto per quella roba l’ho detto anch’io.
mi rifaccio al primo post soltanto per dire che il problema dell’immagine distorta della donna nei media sta prendendo piede in Italia grazie anche alle frasi del tipo:”SE FABBRICANO MUTANDE, DOVRANNO PUR VENDERLE”, è anche questa rassegnazione a delle logiche di mercato imposte che fa sì che accada questo: in riferimento all’intimo specificamente, si è andati avanti per anni a venderlo senza bisogno di doverlo far vedere indossato su modelle che ne interpretano anche il successivo uso, come se uno l’intimo dovesse usarlo solo per fare sesso. Non è che mi turbi la visione di un sedere o di un seno, quello che mi turba sono sempre i contesti e le allusioni che ci stanno dietro, perchè anche le pubblicità che non possono fare a meno di mostrarci queste parti( come quelle dell’intimo), devono farlo mettendoci tutto l’erotismo e la malizia possibile, ed ovviamente riguardano nel 90% l’intimo femminile…mi chiedo allora ironicamente se le ditte che fanno boxer e slip da uomo, non li pubblicizzano più di tanto e neanche bene secondo queste logiche del marketing, come faranno a vendere???eppure mi sembra che nessuno dei signori maschietti in casa non abbia un paio di mutande :))))…non affossiamoci sulle cose scontate pensiamoci sempre
Ma allora non è il culo o il Corrierone: non si vogliono allusioni sessuali di qualunque tipo neanche nella lingerie sexy almeno non le vuole erica. Bene, è la sua opinione.
a me comunque non scandalizzerebbero spot di intimo maschile coi nostri corpi erotizzati con tutto l’erotismo e la malizia possibile..perchè no?
io non capisco più se il problema è la metonimia (il culo al posto della persona nella sua interezza) o l’erotismo o il fatto che sta sul Corierone.
erica, per tagliare la testa al toro, proponi proprio di abolire le pubblicità di intimo tanto sono indumenti che si vendono lo stesso, come hai fatto notare.
che poi “erotico”.. anch’io (e qui sono incredibilmente d’accordo con Atride!) attribuisco all’erotismo un senso un po’ più alto del culo della Yamamai.
Ma è una visione soggettiva.
Paolo1984: non è che non si vogliano allusioni sessuali di qualunque tipo, non le si vuole di QUEL tipo, SOLO quello, non ovunque e non di continuo! Sembra che quando si parla di “allusione sessuale” si stia utilizzando un termine neutro. Non è così! QUEL tipo di allusione (concentrata su un’unica parte del corpo, quella passiva per eccellenza, con tutti i riferimenti alla verginità e con l’uso di una modella che, almeno in foto, dimostra un’età per cui un lettore del Corriere rischia la galera) è lecito, ma non, come ho detto, se è l’unico tipo di erotismo in circolazione e se ci viene propinato a tappeto, ovunque e comunque.
Ho appena notato che vicino a casa mia c’è un’altra pubblicità della Yamamay, questa: http://sito-ufficiale.net/yamamay
Tre ragazze di cui due, presumibilmente, gemelle e la terza bionda, che si guardano allusivamente e si solleticano con piume di struzzo. Originale.
Adrianaa io sono d’accordo con ciò che dici, l’ho detto anch’io che sul Corriere quella foto non ci dovrebbe stare, e che esistono anche allusioni più raffinate, anch’io preferisco di gran lunga la foto che hai postato tu dove si vedono donne sorridenti in un’atmosfera allusiva e giocosa (un po’ “festa di Hugh Hefner” ma nella lingerie ci sta bene) e la trovo molto più solleticante del culo in primo piano, ma un po’ più su puoi leggere il post di Fos87 che trova volgare una foto del genere e non ha problemi col culo verginale in primo piano.
Come vedi quando si affrontano questioni così delicate, le persone possono provare fastidio per cose diverse, quindi come già si è detto temo che fare uno spot di biancheria intima che metta d’accordo tutti sarà difficile.
da qui la mia proposta volutamente provocatoria di chiederne l’abolizione.
Premetto che dal computer che usavo nel pomeriggio non mi era più consentito inserire commenti. Immagino, e spero, per problemi tecnici. Se così non fosse, avviso che è sufficiente dirmi che i mie commenti non sono graditi ed eviterò in futuro di scriverne.
Trovo che i commenti di Adrianaaaa confermino a pieno i miei timori circa il non-detto che circola nel discorso che invita a denunciare allo IAP una pubblicità di intimo. Il problema, come emerge chiaramente da questi commenti, non è l’abuso dell’immagine della donna nella pubblicità ma il fatto che la propria idea, peraltro rispettabile, di che cosa debba essere la donna non trovi riscontro in certe rappresentazioni. A quel punto uno è libero, naturalmente, di scrivere mail o di boicottare, ma davvero non è sostenibile che voglia imporre a tutti il proprio orizzonte di valori.
“quindi come già si è detto temo che fare uno spot di biancheria intima che metta d’accordo tutti sarà difficile.”
anche perchè, non in questo commentarium, ma esiste gente che si offenderebbe per il solo fatto che si pubblicizzano certe cose.
Comunque ritengo giusto protestare contro i modelli unici e a favore di una pluralità anche nelle rappresentazioni dell’erotismo e del sesso.
Paolo1984: guarda che il mio commento “originale” era ironico 0_0
Dici che preferisci questo erotismo a quello della foto del sedere: ma non vedi che sono la stessa cosa???
Simone Regazzoni: NESSUNA idea di donna tranne QUELLA trova rappresentazione. I casi in cui accade il contrario sono eccezioni. Come fai a dire che io, che non sono nessuno e al massimo posto qualche commento su un blog non mio, voglio imporre la mia idea fino ad un punto insostenibile?? Come fai a dirlo in confronto ad un sistema industriale di produzione di immagini come quello che sta dietro a queste pubblicità??
Adrianaa, mi spiace ho dei seri problemi a cogliere le sfumature ironiche su internet. Non mi sembra per nulla la stessa cosa mostrare un culo o una donna intera o comunque in piano americano, posto che ovviamente esiste un erotismo più raffinato, comunque tra un culo e e delle donne che si guardano in maniera allusiva preferisco quest’ultime e dato, ripeto, che parliamo di lingerie non ci vedo nulla di incongruo anche se forse non vedrei bene neanche loro su un quotidiano.
Comunque nelle fiction (penso ai polizieschi, ai legal-drama, ai medical-drama, le sit-com) ci sono rappresentazioni diverse, affermare che esiste solo QUEL modello mi pare eccessivo.
Comunque laura a. più su ha postato delle foto di pubblicità di intimo molto più raffinate di quelle Yamamai e che senza dubbio preferisco in assoluto.
“NESSUNA idea di donna tranne QUELLA trova rappresentazione”. Che ti devo dire? Tu altrove eri riuscita sostenere che anche nelle serie tv americane le donne corrispondono all’UNICA idea di cui parli! Per me non c’è confronto possibile con una posizione del genere. Io credo ci sia un problema legato ad alcuni eccessi, soprattutto nella televisione generalista italiana e in certa pubblicità italiana. E mi interessa eliminarli. Per questo attacco le strategie come la denuncia delle mutande che rischiano di indebolire la denuncia focalizzata sugli eccessi. Se invece uno pensa che siamo un mondo pornificato, bene non condivido in alcun modo tale analisi. Che poi tu abbia o meno il potere di imporre il tuo orizzonte di valori importa poco nell’argomentazione. E’ l’assunto che trovo pericoloso.
Il dramma è che siamo assuefatti al porno nella pubblicità e non ce ne accorgiamo. Un porno che nel 95% dei casi usa il corpo delle donne. In questa pubblicità ho visto ho visto un ulteriore segno del declino del nostro paese. Un giornale serio (cioè che rispetta le donne e le persone) non pubblica certe foto. Se lo fa non è più credibile. Ma da questo punto di vista non ci sono giornali seri in Italia. Nell’ultimo Venerdì c’era un’intervista a Belen… che bisogno c’era? Comunque tutte le pubblicità di intimo ormai sono offensive della dignità della donna perchè nel 90% dei casi sono immagini pornografiche; sono immagini per l’occhio morboso dell’maschio.
1)le fiction a cui tu ti riferisci non sono prodotti italiani e non sono affatto quel paradiso di pluralismo che tu e Regazzoni andate sostenendo, ma ce lo siamo già detto (almeno con Regazzoni) e sappiamo che le opinioni divergono. Per quanto riguarda le produzioni italiane a me sembra che il discorso sia parecchio diverso (scusate se linko, ma questa scena di Boris dice tutto: http://www.youtube.com/watch?v=3F28sWMFBOQ&feature=fvw )
2)come fai a dire che l’erotismo della seconda pubblicità di Yamamay è fine e giocoso??Potrebbe essere la copertina di un porno, e di quelli banali, messi su in cinque minuti per rispondere ai gusti più mainstream. Le gemelle, la mora e la bionda, il giochino lesbo…ma dai! Anche come erotismo, fa schifo! Neanche Paola e Chiara!
@ Erica: a proposito di aderire alla realtà, non è vero che le mutande da uomo vengono pubblicizzate poco, cristiano ronaldo in mutande in stazione centrale non è pubblicizzare poco, pagare l’intera nazionale di calcio per posare in mutande non è pagare poco.
essù, se parliamo del reale la discussione ne risente in meglio
nel porno non ci sono donne in biancheria intima, ci sono donne e uomini nudi che fanno sesso 8o anche donne con donne e uomini con uomini). Definire porno ciò che porno non è non aiuta.
Ma poi perchè non si può intervistare Belen? Si dice che Belen viene ridotta solo al suo corpo, bè un’intervista le da’ voce. O forse si ritiene che siccome Belen è “quella che mostra il culo negli spot” allora non ha nulla da dire? E perchè mai?
@ Simone Regazzoni.
Mi spiegheresti, di grazia, dove risiede il limite dell’eccesso e chi lo stabilisce?
A me, ad esempio, pare che la stragrande maggioranza delle immagini che si servono del corpo femminile per vendere prodotti, oggi, stiano oltre qualsiasi limite.
L’immagine incriminata pesca a piene mani dalla “narrativa” soft porn, e il fatto che i pubblicitari si appellino a quell’immaginario (sessuofobico e maschilista, senza appello) è preoccupante quanto basta.
Mettersi a tracciare distinguo – del tipo se è meglio un culo o un’immagine “in piano americano”, o se sono meglio i pizzi “virginali” o gli ammiccamenti lesbici – è vizioso, inutile e dannoso.
Fate un po’ voi…
Il proprio orizzonte di valori ce lo impongono le aziende, loro colonizzano quello che dovrebbe essere il nostro immaginario erotico liberato.questo grazie ai mass-media (TV, giornali, internet). E così ci rendono schiave. L’obiettivo è chiaro, ovviamente di tipo economico-politico e unisce in un colpo solo dipendenza da prodotti cosmetici, industria della moda e chirurgia estetica con il risultato di creare un’ossessione corporea con perdita del proprio desiderio sessuale per lasciare spazio al voyerismo dell’altro, perdita di autostima, perdita identitaria, silenzio. In tutto questo poi rientra il precariato. L’ossessione fisica e il binomio bigotto repressivo puttana madre è anche funzionale al mantenimento dello status quo, le donne non devono avere ambizioni politiche economiche ecc., meglio che restano a casa che si rifanno il seno e si cercano il famoso marito ricco. Esiste un unico modello repressivo, omologante, asfittico. Molte di noi, non si sentono assolutamente rappresentate dall’immaginario televisivo corrente, vero esempio di continua violenza simbolica. Non c’è libertà perchè non c’è pluralismo, semplicemente non esiste. Quante pubblicitarie donne esistono? quante donne in politica? E’ un mondo dove tutto è occupato da un’unica voce monologante, quella del dominio maschile. Che oltre ad aver stancato le donne, ha stancato pure molti uomini.
Regazzoni: “Che poi tu abbia o meno il potere di imporre il tuo orizzonte di valori importa poco nell’argomentazione”. Invece importa, perché la questione è proprio il potere. Io non ne ho, un industria del genere sì. Chi sarà che impone le proprie idee? Difficile a dirsi.
Il tuo discorso è: smembrare ed erotizzare il corpo femminile non va bene, ma va bene farlo per vendere mutande. A me sembra un discorso un pò ingenuo. Come se lo scopo della pubblicità fosse presentare un prodotto e non, come fa dagli anni ’50, proporre il miraggio di uno stile di vita, un modello a cui ispirarsi. In questo caso poi, è lampante, dato che Yamamay non vende le mutande della foto.
Adriana, forse sei tu che hai difficoltà a cogliere l’ironia dato che Boris stava appunto ironizzando sull’uso delle “bocce” in tv.
Comunque sulle fiction davvero la pensiamo in maniera diversa e non solo su quelle. Regazzoni ha ragione, a ‘sto punto ne sono definitivamente convinto.
Ancora si definisce porno ciò che porno non è, le tre ragazze della foto in un porno sarebbero nude e farebbero sesso tra loro, altro che allusione! il porno non è allusivo, è esplicito!
comunque io non ho detto che sono più “fini” in assoluto (fini sono le donne delle foto di laura a.), ho detto che per pubblicizzare una lingerie sexy preferisco un piano americano di una donna invece di un culo.
Comunque basta, io non so veramente che fare per spiegarmi.
forse sei “anche” tu, volevo dire.
Comunque se è l’immaginario “lesbo” che da’ fastidio, io non ho problemi se si fa uno spot di intimo maschile che allude in maniera scherzosa all’omosessualità maschile
Vabbè, mi sembra tutto molto chiaro. Mi interessano le analisi e le discussioni puntuali. Qui ormai siamo al puro vintage ideologico, per essere eleganti. Vado a leggermi l’intervista di Belen sul Venerdì.
Paolo, possibile che la questione stia tutta in ciò che tu preferisci? Certo che ho colto l’ironia di Boris, è per questo che l’ho linkato 0_o
Comunque anch’io dico basta, con il vintage ideologico e l’accusa di omofobia abbiamo veramente raschiato il fondo.
io tra le mie coetanee che conosco tutta ‘sta dipendenza dalla cosmesi non la vedo, comunque se il problema è quello è sull’educazione a scuola e in famiglia che bisogna puntare, insegnare che non c’è nulla di male a curare il proprio corpo basta non esserne ossessionati.
Vorrei precisare che per il caso Yamamay è meglio a mio avviso il mail bombing e boicottaggio non perchè condivido la scelta pubblicitaria o non mi sembra offensivo come dice zauberei (liberissima di pensarlo per carità) ma perchè il rischio è di fare un buco nell’acqua. Perchè è facile che trattandosi di intimo il discorso ci sia ritorto contro con false accuse di bigottismo, moralismo da chi fa finta di non vedere il problema per fini commerciali. A quel punto però appellandosi al nostro genere, alla libertà di esprimere la nostra sessualità in un modo diverso e più pluralista (basta culetti, basta una parte per il tutto ecc) abbiamo le spalle coperte da qualsiasi obiezione. Il caso Sysley o Saratoga invece è talmente eclatante che lì possiamo agire anche con il IAP.
Regazzoni, magari vivessimo in una società pornificata e libera (ma di un porno pluralista e in un immaginario anche al femminile, ripeto: Erika Lust e non i film che di solito fa Rocco Siffredi per i motivi che sai e che condividi con me), questa è utopia, viviamo invece in una società ipocrita, repressiva e sessista, questa è la verità. Dove il dominio maschile che in Italia porta il volto emblematico di Berlusconi ( e con il beneplacito del Vaticano) – ma anche di troppi silenzi e ambiguità della sinistra, fa da padrone.
@paolo1984
Quell’immagine non è pornografica in senso stretto, ma rimanda in maniera fin troppo evidente a tutto un immaginario “soft porn” che fa tanto comodo… proprio perché si può far finta di non vedere le sue implicazioni culturali (di nuovo: sessuofobia e maschilismo), mascherandole dietro foglie di fico ridicole come “liberazione del corpo” e ironia.
Essere in grado di fare i conti con questo fatto significherebbe, una volta tanto, essere disposti a mettersi in discussione, anziché continuare imperterriti a nascondersi dietro il dito della propria pretesa superiorità morale e intellettuale.
Da quel punto di vista, spesso e volentieri noi maschietti rimaniamo fermi allo stadio dell’adolescente che si inventa gli stratagemmi più improbabili pur di non essere sgamato nelle sue pratiche autoerotiche… solo che, anziché nasconderci alla mamma, ci nascondiamo al nostro stesso senso critico, per timore di affrontare il senso di colpa che ne deriverebbe… senso di colpa che, forse, minerebbe un po’ la nostra “autostima progressista”.
Adriana, allora non ho colto che tu avevi colto…scusa! Credevo che tu volessi prendere Boris a esempio negativo.
Non volevo accusare nessuno di omofobia, ma non ho capito se il problema sono certe pubblicità di intimo o tutte (qualcuno ha parlato del 90%), perchè se sono tutte allora fate prima a chiederne l’abolizione.
davvero per quanti sforzi faccia non vedo che cosa l’industria della pubblicità abbia di più dannoso rispetto ad altri settori del capitalismo, (non ho detto che non fa danni!) volete lottare contro gli eccessi della chirurgia estetica ok io sono con voi, ma questo si fa sopratutto intervenendo sull’educazione al rispetto e all’amore per il proprio corpo, e questo si fa prima di tutto a scuola e in famiglia.
Parlo di ciò che preferisco io perchè mi pare che alla fine tutto si riduca, riguardo agli spot, ad una questione di gusti e sensibilità: chi si offende per il culo, ma non per le tre ragazze, chi si offende per le ragazze e non per il culo, e chi si ritiene offeso da entrambi, e chi da nessuno dei due.
Paolo, ti consiglio di guardarti la campagna per l’autostima della Dove….non vedi l’ossessione corporea nelle donne e peggio nelle adolescenti, non conosci i dati allarmanti di bulimia e anoressia, dati sulla chirurgia estetica nelle adolescenti?….vintage ideologico? sentiamo le novità. Purtroppo è la nostra società che è ferma. La liberazione sessuale non esiste, le donne continuano a non essere rappresentate in politica, l’immaginario collettivo è colonizzato, il pluralismo non esiste. In Italia abbiamo ancora il Vaticano e Berlusconi. Simone, anch’io sono molto stanca, è dura in epoca post-femminista dover ripartire da zero. Bourdieu aveva ragione. suggerimenti? novità solide e vere da opporre al vintage?
Don Cave: il soft porn maschilista? mah..dipende, mi pare che Olga abbia parlato di una cineasta svedese specializzata in porno “femministi”, comunque io non ho alcun problema a parlare delle mie pratiche autoerotiche (dovrei averne?), come molti ragazzi e ragazze mi masturbo, non ci vedo nulla di male e non ho problemi a parlarne su questo blog. Le mie fantasie non pescano solo dall’immaginario soft-porn ma anche da scene erotiche e di seduzione che ho visto in film e fiction non porno….oppure da fantasie personali slegate da qualsiasi film.
Paolo, l’industria della pubblicità non è più dannosa della chirurgia estetica, fanno semplicemente sistema, si alimentano a vicenda. (Ma il sistema è anche più ampio e comprende il mercato della prostituzione, la tratta su scala globale con lo sfruttamento del Sud del mondo) Unico immaginario repressivo, assenza di pluralismo e nella mente di un adolescente il passo è breve nell’assenza più totale di famiglia, scuola, società civile. Certo che bisogna intervenire nelle scuole, è quello che fa la Zanardo, portando in giro il suo documentario. Ma la TV è un mezzo potentissimo sopratutto sugli adolescenti e quindi è necessario tutelare e fare campagne anche contro pubblicità e TV.
@paolo1984
Ma perché diamine l’alternativa dovrebbe essere quella fra censura e accettazione passiva in nome della “varietà dei gusti”? Varietà dei gusti che, fra parentesi, sta alla base della tanto strombazzata “libertà del consumatore” su cui si fonda la narrativa dominante del capitalismo dagli inizi del XX secolo… e che altro non è, sempre fra parentesi, che un mezzo estremamente efficace per creare equilibri sociali funzionali all’interesse capitalistico.
Il punto, secondo me, sta in un vuoto abbastanza evidente nella formazione dell’immaginario erotico maschile, particolarmente evidente qui in Italia, e della quale anche persone intelligenti e colte rimangono puntualmente vittime quando si cade in discussioni del genere…
Ma il presupposto essenziale per una riforma di questo immaginario – riforma che scalzerebbe alla radice il potere oppressivo di immagini del genere, dando l’abbrivio ad una VERA liberazione – è… mettersi in discussione, affrontando sensi di colpa e mostrandosi disponibili a riconoscere eventuali “falle” nel proprio rigore progressista.
I commenti tuoi e di S.Regazzoni, da questo punto di vista, sbattono la porta in faccia a qualsiasi “messa in discussione”.
Olga, io non ho mai inteso negare il problema e le colpe dell’industria, proprio in questi giorni,tra l’altro, è morta Isabelle Caro, ma la sua anoressia era dovuta più ad un’infanzia difficile che all’industria della moda, almeno mi è parso così.
Ben vengano campagne come quella Dove, io ho solo detto che riguardo all’ossessione per il proprio aspetto mi sembra di primaria importanza l’ambiente familiare e l’educazione che si riceve a scuola, poi come ho detto ben venga il pluralismo di modelli nella pubblicità e ovunque.
L’immagine del sedere in sè non la trovo maschilista, è il contesto a renderla maschilista e questo è importante. Se io o anche tu Paolo guardiamo quel sedere ma anche un inquadratura su un membro maschile fasciato in un boxer in una rivista soft core o in un DVD per adulti non c’è niente di male, magari ci fa bene alla salute, ma non sul Corriere o in tutte le campagne pubblicitarie sessiste e tutte uguali, così come non va bene che in TV ci siano inquadrature di vagine su tutte le reti, a tutte le ore e quindi niente pluralismo, niente tutela minori, niente parità nell’immaginario. Così si crea un immaginario distorto repressivo, che conferma vecchi stereotipi oppressivi: la puttana in TV e la madre di famiglia al di là dello schermo con i piccoli che guardano la puttana. Attenzione: l’obiettivo polemico non è Belen, ovvero la puttana in TV che può essere tranquillamente libera e consapevole ma il fatto che esiste solo Belen e nient’altro e che Belen non la vedo in un porno ma in fascia protetta. Vorrei sapere se questo non è buon senso, ma vecchiume. Non vorrei che il vecchio si nascondesse in argomentazioni troppo nuove, ma attendo con fiducia di saperne di più.
“Ma la TV è un mezzo potentissimo sopratutto sugli adolescenti e quindi è necessario tutelare e fare campagne anche contro pubblicità e TV.”
Olga
Basta scegliere bene i bersagli.
Paolo benissimo, mi fa piacere, apriamoci allora per favore al pluralismo, togliamo di mezzo questa robaccia davvero vecchia. Impegnamoci per una vera liberazione, fino ad adesso siamo rimasti nei soliti schemi, donne e uomini. Credo che sia il momento storico per farlo insieme, dialogando, interrogandosi. Grazie a Don Cave, proprio di questo abbiamo bisogno, ascolto. Diamo alle donne la possibilità di esplorare e proporre un nuovo immaginario, ne guadagneremo tutti, anche dal punto di vista sessuale e sentimentale.
“L’immagine del sedere in sè non la trovo maschilista, è il contesto a renderla maschilista e questo è importante. Se io o anche tu Paolo guardiamo quel sedere ma anche un inquadratura su un membro maschile fasciato in un boxer in una rivista soft core o in un DVD per adulti non c’è niente di male, magari ci fa bene alla salute, ma non sul Corriere o in tutte le campagne pubblicitarie sessiste e tutte uguali, così come non va bene che in TV ci siano inquadrature di vagine su tutte le reti, a tutte le ore e quindi niente pluralismo, niente tutela minori, niente parità nell’immaginario. Così si crea un immaginario distorto repressivo, che conferma vecchi stereotipi oppressivi: la puttana in TV e la madre di famiglia al di là dello schermo con i piccoli che guardano la puttana. Attenzione: l’obiettivo polemico non è Belen, ovvero la puttana in TV che può essere tranquillamente libera e consapevole ma il fatto che esiste solo Belen e nient’altro e che Belen non la vedo in un porno ma in fascia protetta. Vorrei sapere se questo non è buon senso, ma vecchiume. Non vorrei che il vecchio si nascondesse in argomentazioni troppo nuove, ma attendo con fiducia di saperne di più.” Olga
ma io sottoscrivo tutto ciò che hai detto (a parte che non considero Belen una “puttana” neanche in senso figurato, è una donna che lavora in TV). Gli eccessi, i modelli unici vanno combattuti, su questo non ci sono dubbi.
Io credo che in film e fiction ci siano modelli diversi oppure stereotipi su cui si ironizza in maniera intelligente, ma qualcuno (legittimamente) ha da ridire anche su questo.
Paolo neanche io considero Belen puttana, uso questo insulto, facendo l verso al maschilismo (come insegna judith Butler), ma la rispetto profondamente. Per il resto hai capito tutto e mi fa piacere, facciamo spazio alle donne e al loro immaginario, al nuovo che avanza. Nei film certo che ci sono cose diverse, le fiction in genere invece sono più conservatrivi e nazional popolari. C’è molto lavoro da fare, per questo boicottiamo, facciamo proteste, mail bombing e all’occorrenza IAP. In attesa si spera di riprenderci anche le piazze. Esistiamo ed è giusto che diciamo la nostra. un caro saluto
Questo dialogo pluralista e aperto, basato su una vera ironia e una vera liberazione, si gioca anzitutto, secondo me, nella specifica sfera di competenza della dimensione sessuale: le relazioni erotiche – e prima di tutto, umane – che ci legano ad altre persone. Farne una questione di “par condicio” pubblicitaria significa, secondo me, spostare il dibattito in una sfera che ne deteriora in modo irreparabile i presupposti.
L’immaginario – soprattutto quello erotico – è frutto di una formazione che ha come oggetto l’individuo, e che si sviluppa in una dimensione sociale… va benissimo allora analizzare le rappresentazioni “su larga scala”, ma a patto che non si finisca per vedere in esse il solo fattore determinante (approccio da cui possono derivare solo la censura moralistica o l’accettazione acquiescente).
E’ una questione di “frame”: se ci si lascia ingabbiare da quello dominante – e le rappresentazioni che fanno presa su più persone sono, di norma, il prodotto di una logica di potere e controllo – non se ne esce più. Bisogna sperimentare la “via traversa” – faticosa, ma imprescindibile – della condivisione umana e sociale, accettando e affrontando tutte le sue sfide.
Ad esempio ritengo che le tre ragazze dagli sguardi allusivi (non certo raffinatissime, ma neanche pornografiche) siano un bersaglio sbagliato. Ritengo più giusto prendersela col culo sul Corrierone (perchè è una “parte per il tutto” e perchè sta sul Corrierone), ma qualcuno ovviamente non sarà d’accordo.
“Nei film certo che ci sono cose diverse, le fiction in genere invece sono più conservatrivi e nazional popolari”
Le fiction italiane, forse, ma anche là con pregevoli eccezioni. quelle americane ed europee sono migliori, almeno di solito.
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Il punto non è ciò che è rappresentato in quella foto, ma cosa significa. Cosa significa un culo gigante sulla pagina del maggiore quotidiano italiano, un culo giovanissimo (certamente nei dintorni dell’adolescenza) che se ne va in giro per una città su cui campeggiano pubblicità di marchi potenti, agghindato di bianco verginale e con le parti più intime (a proposito di sessuofobia) pudicamente coperte da delle tendine di pizzo?
Il regalo di Yamamay agli italiani è questo: ilsogno di un sedere vergine che (almeno nell’intento di quelli che hanno photoshoppato la foto) non ha certamente più di diciassette anni e che se ne va incontro alla città. Grazie, davvero.
Dove sta la seduzione in quell’immagine? La seduzione presuppone un ruolo attivo e non c’è nulla di attivo in quella foto.
Non vi sembra che ci sia un riferimento a quel genere di esibizionismo adolescenziale che ci propinano in tutte le salse, per cui sembra sia bello e liberatorio che una ragazzina (vergine) si faccia vedere nuda da chiunque perché così afferma la propria presenza nel mondo? Tipo Acciaio di Silvia Avallone, per dire. Tra l’altro in quel romanzo le protagoniste perdevano tutta la loro forza non appena entravano nel mondo del sesso vero. Mi sembra calzi abbastanza.
Il culo si sta trasformando in uno spledido test di Rorschach: chi ci vede poliziotti con manganelli, chi mostri, chi dicissettenni che se ne vanno in giro tra “marchi potenti”, chi vede solo le mani, ecc. La denuncia allo IAP assume così la forma del: “aiutatemi, vi prego, a defendermi dai miei fantasmi”. E così torniamo al dottor Antonio di Fellini.
Non ho letto Acciaio quindi non so dire. Mi sento di dire che “farsi vedere nudi da chiunque” può essere liberatorio o oppressivo a seconda di come tu vivi il tuo corpo e a seconda di come la società e la cultura dominante fa sentire le persone che hanno quel corpo e lo mostrano.
Finchè si è minorenni, forse è meglio evitare di “farsi vedere nudi da chiunque” comunque non so dire se il culo in questione sia stato modificato per farlo sembrare di una ragazzina (non m’intendo nè di culi nè di fotoshop). Il mio punto di vista sulla pubblicità l’ho già espresso e non ho altro da aggiungere.
Adrianaaa mi sembra dia perfettamente voce al non-detto che attraversa il discorso su questa pubblicità, quello contro cui tentavo di mettere in guardia. E ora voglio proprio vedere chi è disposto a sottoscrivere una roba del genere… grazie davvero adrianaaaa:-)
Anche entrare nel mondo del sesso vero può farti perdere forza o dartene di nuova. Anche là dipende da una serie di cose: la tua personalità, la personalità dell’altro/a, come lo vivi, e come sempre il contesto socio-culturale.
@Regazzoni. In genere tendo a dire le cose chiare e tonde, per quel che mi riesce almeno.
Io e te non ci capiamo, anche quando sembriamo essere d’accordo. E la cosa è frustrante.
Ok. Ripeto: riguardo alla referenzialità del messaggio, il culo femminile per vendere mutande femminili a me andrebbe pure bene. Il fatto è che, il culo suddetto e summostrato, è usato per vendere ossessivamente anche tutto ciò che mutanda non è.
Dal che quell’immagine depotenzia la sua referenzialità ed aumenta il fastidio, la saturazione, l’irritazione di chi la guarda. Guarda caso: in particolare le donne.
Se vuoi aggiungere: quelle brutte, vecchie, bigotte, veterofemministe e di sinistra fallo pure. Io sono stremata.
@Paolo1984: mi sembra chiaro ormai, dopo quasi 300 commenti e altre decine di discussioni come questa, che il punto non sono i comportamenti personali. Uno/una può farsi vedere nudo/a da chicchessia, se lo desidera, oppure non farlo. Non è questo il punto.
Il problema è di rappresentazione, di modelli presenti nella cultura dominante, quella delle grandi aziende, dei paginoni del corriere, delle grandi case editrici e via dicendo. I più forti, oggi, ci propinano queste immagini. Continuamente, in tutti i modi che gli sono possibili e ogni volta che ne hanno l’occasione. Femmine o pezzi di femmine che non hanno altra ragion d’essere se non quella di solleticare i maschi (o pezzi dei maschi…), che trovano in quello il senso della loro esistenza e, quando gli si concede la capacità di pensiero, la loro soddisfazione. Tutto ciò si ripete con queste modalità (prima ce n’erano altre)in modo martellante, ogni giorno, da più vent’anni, cioè da quando io e te eravamo a mala pena nati. Ne siamo impregnati, tanto che le conseguenze che tutto ciò ha su di noi ci sembrano la normalità.
Vediamo se finalmente capisce, o saggia Adrianaaa. Condivido lo stremo di Valeria, e solidarizzo per quanto posso. Ma immagino sia inutile: il prode Regazzoni non molla l’osso (la rima non era voluta, ma la lascio).
La sensazione di obsoleto e di profonda stanchezza è tanta a sentire ancora parlare di bigottismo o moralismo quando ci si oppone ad una gigantografia di un deretano trash, porno soft alla drive in o colpo grosso non in una rivista erotica porno soft ma nel paginone del Corriere e in un mondo oppressivo oscurantista e di regime, dove l’espressione libera del corpo anche nudo non esiste, nè tanto meno esiste il pluralismo delle rappresentazioni per cui magari tre o quattro pagine dopo abbiamo una pubblicità di intimo diversa, davvero paritaria e libera. Vorrei anch’io vivere in quel mondo libero, semplicemente non esiste ancora, per il momento abbiamo questo e dobbiamo occuparci di cose molto serie: il problema politico dell’oppressione di un genere ( che danneggia tutti i generi però) con nuovi mezzi che sono i mass media, l’industria del sesso, la chirurgia estetica a fini politico-economici. Tutto questo ovviamente va a braccetto con il bigottismo, la violenza simbolica del controllo dei corpi femminili. E per questo bigottismo Regazzoni ha pagato ingiustamente e a lui va tutta la mia solidarietà. Ma ahimè è lo stesso bigottismo che mette il megaderetano velato in maniera vigliacca e ipocrita con il richiamo alla sposa ecc… sul Corriere. Avrei preferito un’immagine porno? Sì, anche se non sulla pagina del Corriere ( lì non vanno bene nè porno nè porno-soft come in questo caso) e sicuramente alla Erika Lust. La questione politica corpo femminile violenza simbolica potere è urgente e non ammette ambiguità nè zone d’ombra. Che poi i mezzi dialettici per decostruire il dominio maschile debbano essere affinati, certo e benissimo.
Regazzoni ha ragione su due cose che però portano il mio discorso ad una conclusione diametricalmente opposta.
-la denuncia allo IAP non è la soluzione più opportuna, ma la protesta sì che ci vuole ma direttamente a Yamamay da consumator*. I motivi che la rendono inopportuna non sono che per vendere mutande ci vuole un culo. Yamamay non vende mutande ma biancheria intima e le sue campagne ultimamente stanno prendendo una deriva trash che fa capire che l’azienda strizza l’occhio e con poco coraggio a certe campagne pubblicitarie sessiste tipo Sysley, caso davvero serio, quello da denuncia immediata. E’ più efficace in casi ambigui, meno espliciti del caso Sysley come questi, attaccare il marchio direttamente con boicottaggio e mail-bombing all’azienda. E su questo potete dirci poco: se come consumatrici donne non siamo d’accordo c’è poco da fare. Quel sedere è molto bello ma lo avrei apprezzato in una rivista soft core non sul corriere e non per vendere a me, che non sono una fotomodella e non posso identificarmi, biancheria intima. Se invece siamo in un contesto erotico di apprezzamento della bellezza allora io non devo identificarmi ma usare la fantasia e in quel caso benissimo la gigantografia e questa bellissima fotomodella (che presumo comunque maggiorenne) e preciso che io essendo vera pluralista ritengo bellissimi sederi diversissimi e per mio piacere, non so voi, vorrei vederne di tutti i tipi. Se poi zauberei non ci trova niente da ridire benissimo. Ognuno agisca come crede, da consumatrice consapevole e senza dimenticare però il momento storico in cui viviamo e le urgenze. Dare un segnale alle aziende è importante, fargli capire che esistiamo, che il nostro immaginario è spesso diverso da quello maschile e che lo vogliamo vedere rappresentato, questo è un diritto.
-la sinistra è vero che ha un grosso problema nell’affrontare il discorso sulla manipolazione del corpo femminile nei mass-media, il pensiero di Regazzoni, limitatamente a quanto ha espresso in questo blog, è parte integrante di quel problema. Trovo tutto ciò però assolutamente stimolante e frutto di riflessioni ulteriori per le sfide che aspettano un nascente e nuovo movimento per i diritti delle donne ( e non solo). Per concludere un esempio di corpi liberati è la Dove con donne in biancheria, potevano pure essere in guepiere, anzi meglio, o vestite da burlesque per quanto mi riguarda ma sono donne reali che parlano alle donne reali. E adesso non venite a dirmi che non sono avvenenti. Pluralismo che vi piace tanto vuol dire questo. Nessuno vuole togliere la bellezza e il piacere della bellezza dal mondo, nè tanto meno il sesso e il porno, vogliamo però la libertà di esistere nella diversità (per questo più Erika Lust per un immaginario erotico davvero pluralista che attualmente è tutto da costruire), prendere la parola e colonizzare l’immaginario: questo vi sfido a dire che è possibile nella realtà di oggi, sopratutto per le adolescenti.
Sui comportamenti personali ovviamente condivido.
La vita dei maschi e delle femmine è fatta pure di “solletico”, non solo di quello ovviamente. io personalmente non baso la mia vita solo su quello nonostante sia come te, cresciuto in questa società, e penso nemmeno molti miei coetanei. Poi sarò ottimista o ingenuo o “impregnato” (anche se tv italiana non ne guardo più tantissima), che ne so.. poi a me quel culo non turba e non solletica proprio nulla, come ho detto ho bisogno di un volto, di una donna non di un suo pezzo per essere solleticato, se devo dire mi solleticano molto di più queste foto postate da laura a. come esempio non degradante di spot di intimo femminile: http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo2.jpg
http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo3.jpg
http://unaltradonna.files.wordpress.com/2010/01/intimo1.jpg
no, caro atride, come vedi “non capisco”. Sono un osso duro pure io.
Attualmente poi sono alle prese con la tesi che mi sta dando non pochi grattacapi, quindi ho ben altro per la testa che il “solletico”, ahimè!
Comunque che il Corriere non fosse adatto per quella roba l’ho detto anch’io.
mi rifaccio al primo post soltanto per dire che il problema dell’immagine distorta della donna nei media sta prendendo piede in Italia grazie anche alle frasi del tipo:”SE FABBRICANO MUTANDE, DOVRANNO PUR VENDERLE”, è anche questa rassegnazione a delle logiche di mercato imposte che fa sì che accada questo: in riferimento all’intimo specificamente, si è andati avanti per anni a venderlo senza bisogno di doverlo far vedere indossato su modelle che ne interpretano anche il successivo uso, come se uno l’intimo dovesse usarlo solo per fare sesso. Non è che mi turbi la visione di un sedere o di un seno, quello che mi turba sono sempre i contesti e le allusioni che ci stanno dietro, perchè anche le pubblicità che non possono fare a meno di mostrarci queste parti( come quelle dell’intimo), devono farlo mettendoci tutto l’erotismo e la malizia possibile, ed ovviamente riguardano nel 90% l’intimo femminile…mi chiedo allora ironicamente se le ditte che fanno boxer e slip da uomo, non li pubblicizzano più di tanto e neanche bene secondo queste logiche del marketing, come faranno a vendere???eppure mi sembra che nessuno dei signori maschietti in casa non abbia un paio di mutande :))))…non affossiamoci sulle cose scontate pensiamoci sempre
Ma allora non è il culo o il Corrierone: non si vogliono allusioni sessuali di qualunque tipo neanche nella lingerie sexy almeno non le vuole erica. Bene, è la sua opinione.
a me comunque non scandalizzerebbero spot di intimo maschile coi nostri corpi erotizzati con tutto l’erotismo e la malizia possibile..perchè no?
io non capisco più se il problema è la metonimia (il culo al posto della persona nella sua interezza) o l’erotismo o il fatto che sta sul Corierone.
erica, per tagliare la testa al toro, proponi proprio di abolire le pubblicità di intimo tanto sono indumenti che si vendono lo stesso, come hai fatto notare.
che poi “erotico”.. anch’io (e qui sono incredibilmente d’accordo con Atride!) attribuisco all’erotismo un senso un po’ più alto del culo della Yamamai.
Ma è una visione soggettiva.
Paolo1984: non è che non si vogliano allusioni sessuali di qualunque tipo, non le si vuole di QUEL tipo, SOLO quello, non ovunque e non di continuo! Sembra che quando si parla di “allusione sessuale” si stia utilizzando un termine neutro. Non è così! QUEL tipo di allusione (concentrata su un’unica parte del corpo, quella passiva per eccellenza, con tutti i riferimenti alla verginità e con l’uso di una modella che, almeno in foto, dimostra un’età per cui un lettore del Corriere rischia la galera) è lecito, ma non, come ho detto, se è l’unico tipo di erotismo in circolazione e se ci viene propinato a tappeto, ovunque e comunque.
Ho appena notato che vicino a casa mia c’è un’altra pubblicità della Yamamay, questa: http://sito-ufficiale.net/yamamay
Tre ragazze di cui due, presumibilmente, gemelle e la terza bionda, che si guardano allusivamente e si solleticano con piume di struzzo. Originale.
Adrianaa io sono d’accordo con ciò che dici, l’ho detto anch’io che sul Corriere quella foto non ci dovrebbe stare, e che esistono anche allusioni più raffinate, anch’io preferisco di gran lunga la foto che hai postato tu dove si vedono donne sorridenti in un’atmosfera allusiva e giocosa (un po’ “festa di Hugh Hefner” ma nella lingerie ci sta bene) e la trovo molto più solleticante del culo in primo piano, ma un po’ più su puoi leggere il post di Fos87 che trova volgare una foto del genere e non ha problemi col culo verginale in primo piano.
Come vedi quando si affrontano questioni così delicate, le persone possono provare fastidio per cose diverse, quindi come già si è detto temo che fare uno spot di biancheria intima che metta d’accordo tutti sarà difficile.
da qui la mia proposta volutamente provocatoria di chiederne l’abolizione.
Bè sorride solo la ragazza in mezzo a dire il vero, ma confermo l’allusività giocosa e che è molto meglio del culo del Corriere
Premetto che dal computer che usavo nel pomeriggio non mi era più consentito inserire commenti. Immagino, e spero, per problemi tecnici. Se così non fosse, avviso che è sufficiente dirmi che i mie commenti non sono graditi ed eviterò in futuro di scriverne.
Trovo che i commenti di Adrianaaaa confermino a pieno i miei timori circa il non-detto che circola nel discorso che invita a denunciare allo IAP una pubblicità di intimo. Il problema, come emerge chiaramente da questi commenti, non è l’abuso dell’immagine della donna nella pubblicità ma il fatto che la propria idea, peraltro rispettabile, di che cosa debba essere la donna non trovi riscontro in certe rappresentazioni. A quel punto uno è libero, naturalmente, di scrivere mail o di boicottare, ma davvero non è sostenibile che voglia imporre a tutti il proprio orizzonte di valori.
“quindi come già si è detto temo che fare uno spot di biancheria intima che metta d’accordo tutti sarà difficile.”
anche perchè, non in questo commentarium, ma esiste gente che si offenderebbe per il solo fatto che si pubblicizzano certe cose.
Comunque ritengo giusto protestare contro i modelli unici e a favore di una pluralità anche nelle rappresentazioni dell’erotismo e del sesso.
Paolo1984: guarda che il mio commento “originale” era ironico 0_0
Dici che preferisci questo erotismo a quello della foto del sedere: ma non vedi che sono la stessa cosa???
Simone Regazzoni: NESSUNA idea di donna tranne QUELLA trova rappresentazione. I casi in cui accade il contrario sono eccezioni. Come fai a dire che io, che non sono nessuno e al massimo posto qualche commento su un blog non mio, voglio imporre la mia idea fino ad un punto insostenibile?? Come fai a dirlo in confronto ad un sistema industriale di produzione di immagini come quello che sta dietro a queste pubblicità??
Adrianaa, mi spiace ho dei seri problemi a cogliere le sfumature ironiche su internet. Non mi sembra per nulla la stessa cosa mostrare un culo o una donna intera o comunque in piano americano, posto che ovviamente esiste un erotismo più raffinato, comunque tra un culo e e delle donne che si guardano in maniera allusiva preferisco quest’ultime e dato, ripeto, che parliamo di lingerie non ci vedo nulla di incongruo anche se forse non vedrei bene neanche loro su un quotidiano.
Comunque nelle fiction (penso ai polizieschi, ai legal-drama, ai medical-drama, le sit-com) ci sono rappresentazioni diverse, affermare che esiste solo QUEL modello mi pare eccessivo.
Comunque laura a. più su ha postato delle foto di pubblicità di intimo molto più raffinate di quelle Yamamai e che senza dubbio preferisco in assoluto.
“NESSUNA idea di donna tranne QUELLA trova rappresentazione”. Che ti devo dire? Tu altrove eri riuscita sostenere che anche nelle serie tv americane le donne corrispondono all’UNICA idea di cui parli! Per me non c’è confronto possibile con una posizione del genere. Io credo ci sia un problema legato ad alcuni eccessi, soprattutto nella televisione generalista italiana e in certa pubblicità italiana. E mi interessa eliminarli. Per questo attacco le strategie come la denuncia delle mutande che rischiano di indebolire la denuncia focalizzata sugli eccessi. Se invece uno pensa che siamo un mondo pornificato, bene non condivido in alcun modo tale analisi. Che poi tu abbia o meno il potere di imporre il tuo orizzonte di valori importa poco nell’argomentazione. E’ l’assunto che trovo pericoloso.
Il dramma è che siamo assuefatti al porno nella pubblicità e non ce ne accorgiamo. Un porno che nel 95% dei casi usa il corpo delle donne. In questa pubblicità ho visto ho visto un ulteriore segno del declino del nostro paese. Un giornale serio (cioè che rispetta le donne e le persone) non pubblica certe foto. Se lo fa non è più credibile. Ma da questo punto di vista non ci sono giornali seri in Italia. Nell’ultimo Venerdì c’era un’intervista a Belen… che bisogno c’era? Comunque tutte le pubblicità di intimo ormai sono offensive della dignità della donna perchè nel 90% dei casi sono immagini pornografiche; sono immagini per l’occhio morboso dell’maschio.
1)le fiction a cui tu ti riferisci non sono prodotti italiani e non sono affatto quel paradiso di pluralismo che tu e Regazzoni andate sostenendo, ma ce lo siamo già detto (almeno con Regazzoni) e sappiamo che le opinioni divergono. Per quanto riguarda le produzioni italiane a me sembra che il discorso sia parecchio diverso (scusate se linko, ma questa scena di Boris dice tutto: http://www.youtube.com/watch?v=3F28sWMFBOQ&feature=fvw )
2)come fai a dire che l’erotismo della seconda pubblicità di Yamamay è fine e giocoso??Potrebbe essere la copertina di un porno, e di quelli banali, messi su in cinque minuti per rispondere ai gusti più mainstream. Le gemelle, la mora e la bionda, il giochino lesbo…ma dai! Anche come erotismo, fa schifo! Neanche Paola e Chiara!
@ Erica: a proposito di aderire alla realtà, non è vero che le mutande da uomo vengono pubblicizzate poco, cristiano ronaldo in mutande in stazione centrale non è pubblicizzare poco, pagare l’intera nazionale di calcio per posare in mutande non è pagare poco.
essù, se parliamo del reale la discussione ne risente in meglio
nel porno non ci sono donne in biancheria intima, ci sono donne e uomini nudi che fanno sesso 8o anche donne con donne e uomini con uomini). Definire porno ciò che porno non è non aiuta.
Ma poi perchè non si può intervistare Belen? Si dice che Belen viene ridotta solo al suo corpo, bè un’intervista le da’ voce. O forse si ritiene che siccome Belen è “quella che mostra il culo negli spot” allora non ha nulla da dire? E perchè mai?
@ Simone Regazzoni.
Mi spiegheresti, di grazia, dove risiede il limite dell’eccesso e chi lo stabilisce?
A me, ad esempio, pare che la stragrande maggioranza delle immagini che si servono del corpo femminile per vendere prodotti, oggi, stiano oltre qualsiasi limite.
L’immagine incriminata pesca a piene mani dalla “narrativa” soft porn, e il fatto che i pubblicitari si appellino a quell’immaginario (sessuofobico e maschilista, senza appello) è preoccupante quanto basta.
Mettersi a tracciare distinguo – del tipo se è meglio un culo o un’immagine “in piano americano”, o se sono meglio i pizzi “virginali” o gli ammiccamenti lesbici – è vizioso, inutile e dannoso.
Fate un po’ voi…
Il proprio orizzonte di valori ce lo impongono le aziende, loro colonizzano quello che dovrebbe essere il nostro immaginario erotico liberato.questo grazie ai mass-media (TV, giornali, internet). E così ci rendono schiave. L’obiettivo è chiaro, ovviamente di tipo economico-politico e unisce in un colpo solo dipendenza da prodotti cosmetici, industria della moda e chirurgia estetica con il risultato di creare un’ossessione corporea con perdita del proprio desiderio sessuale per lasciare spazio al voyerismo dell’altro, perdita di autostima, perdita identitaria, silenzio. In tutto questo poi rientra il precariato. L’ossessione fisica e il binomio bigotto repressivo puttana madre è anche funzionale al mantenimento dello status quo, le donne non devono avere ambizioni politiche economiche ecc., meglio che restano a casa che si rifanno il seno e si cercano il famoso marito ricco. Esiste un unico modello repressivo, omologante, asfittico. Molte di noi, non si sentono assolutamente rappresentate dall’immaginario televisivo corrente, vero esempio di continua violenza simbolica. Non c’è libertà perchè non c’è pluralismo, semplicemente non esiste. Quante pubblicitarie donne esistono? quante donne in politica? E’ un mondo dove tutto è occupato da un’unica voce monologante, quella del dominio maschile. Che oltre ad aver stancato le donne, ha stancato pure molti uomini.
Regazzoni: “Che poi tu abbia o meno il potere di imporre il tuo orizzonte di valori importa poco nell’argomentazione”. Invece importa, perché la questione è proprio il potere. Io non ne ho, un industria del genere sì. Chi sarà che impone le proprie idee? Difficile a dirsi.
Il tuo discorso è: smembrare ed erotizzare il corpo femminile non va bene, ma va bene farlo per vendere mutande. A me sembra un discorso un pò ingenuo. Come se lo scopo della pubblicità fosse presentare un prodotto e non, come fa dagli anni ’50, proporre il miraggio di uno stile di vita, un modello a cui ispirarsi. In questo caso poi, è lampante, dato che Yamamay non vende le mutande della foto.
Adriana, forse sei tu che hai difficoltà a cogliere l’ironia dato che Boris stava appunto ironizzando sull’uso delle “bocce” in tv.
Comunque sulle fiction davvero la pensiamo in maniera diversa e non solo su quelle. Regazzoni ha ragione, a ‘sto punto ne sono definitivamente convinto.
Ancora si definisce porno ciò che porno non è, le tre ragazze della foto in un porno sarebbero nude e farebbero sesso tra loro, altro che allusione! il porno non è allusivo, è esplicito!
comunque io non ho detto che sono più “fini” in assoluto (fini sono le donne delle foto di laura a.), ho detto che per pubblicizzare una lingerie sexy preferisco un piano americano di una donna invece di un culo.
Comunque basta, io non so veramente che fare per spiegarmi.
forse sei “anche” tu, volevo dire.
Comunque se è l’immaginario “lesbo” che da’ fastidio, io non ho problemi se si fa uno spot di intimo maschile che allude in maniera scherzosa all’omosessualità maschile
Vabbè, mi sembra tutto molto chiaro. Mi interessano le analisi e le discussioni puntuali. Qui ormai siamo al puro vintage ideologico, per essere eleganti. Vado a leggermi l’intervista di Belen sul Venerdì.
Paolo, possibile che la questione stia tutta in ciò che tu preferisci? Certo che ho colto l’ironia di Boris, è per questo che l’ho linkato 0_o
Comunque anch’io dico basta, con il vintage ideologico e l’accusa di omofobia abbiamo veramente raschiato il fondo.
io tra le mie coetanee che conosco tutta ‘sta dipendenza dalla cosmesi non la vedo, comunque se il problema è quello è sull’educazione a scuola e in famiglia che bisogna puntare, insegnare che non c’è nulla di male a curare il proprio corpo basta non esserne ossessionati.
Vorrei precisare che per il caso Yamamay è meglio a mio avviso il mail bombing e boicottaggio non perchè condivido la scelta pubblicitaria o non mi sembra offensivo come dice zauberei (liberissima di pensarlo per carità) ma perchè il rischio è di fare un buco nell’acqua. Perchè è facile che trattandosi di intimo il discorso ci sia ritorto contro con false accuse di bigottismo, moralismo da chi fa finta di non vedere il problema per fini commerciali. A quel punto però appellandosi al nostro genere, alla libertà di esprimere la nostra sessualità in un modo diverso e più pluralista (basta culetti, basta una parte per il tutto ecc) abbiamo le spalle coperte da qualsiasi obiezione. Il caso Sysley o Saratoga invece è talmente eclatante che lì possiamo agire anche con il IAP.
Regazzoni, magari vivessimo in una società pornificata e libera (ma di un porno pluralista e in un immaginario anche al femminile, ripeto: Erika Lust e non i film che di solito fa Rocco Siffredi per i motivi che sai e che condividi con me), questa è utopia, viviamo invece in una società ipocrita, repressiva e sessista, questa è la verità. Dove il dominio maschile che in Italia porta il volto emblematico di Berlusconi ( e con il beneplacito del Vaticano) – ma anche di troppi silenzi e ambiguità della sinistra, fa da padrone.
@paolo1984
Quell’immagine non è pornografica in senso stretto, ma rimanda in maniera fin troppo evidente a tutto un immaginario “soft porn” che fa tanto comodo… proprio perché si può far finta di non vedere le sue implicazioni culturali (di nuovo: sessuofobia e maschilismo), mascherandole dietro foglie di fico ridicole come “liberazione del corpo” e ironia.
Essere in grado di fare i conti con questo fatto significherebbe, una volta tanto, essere disposti a mettersi in discussione, anziché continuare imperterriti a nascondersi dietro il dito della propria pretesa superiorità morale e intellettuale.
Da quel punto di vista, spesso e volentieri noi maschietti rimaniamo fermi allo stadio dell’adolescente che si inventa gli stratagemmi più improbabili pur di non essere sgamato nelle sue pratiche autoerotiche… solo che, anziché nasconderci alla mamma, ci nascondiamo al nostro stesso senso critico, per timore di affrontare il senso di colpa che ne deriverebbe… senso di colpa che, forse, minerebbe un po’ la nostra “autostima progressista”.
Adriana, allora non ho colto che tu avevi colto…scusa! Credevo che tu volessi prendere Boris a esempio negativo.
Non volevo accusare nessuno di omofobia, ma non ho capito se il problema sono certe pubblicità di intimo o tutte (qualcuno ha parlato del 90%), perchè se sono tutte allora fate prima a chiederne l’abolizione.
davvero per quanti sforzi faccia non vedo che cosa l’industria della pubblicità abbia di più dannoso rispetto ad altri settori del capitalismo, (non ho detto che non fa danni!) volete lottare contro gli eccessi della chirurgia estetica ok io sono con voi, ma questo si fa sopratutto intervenendo sull’educazione al rispetto e all’amore per il proprio corpo, e questo si fa prima di tutto a scuola e in famiglia.
Parlo di ciò che preferisco io perchè mi pare che alla fine tutto si riduca, riguardo agli spot, ad una questione di gusti e sensibilità: chi si offende per il culo, ma non per le tre ragazze, chi si offende per le ragazze e non per il culo, e chi si ritiene offeso da entrambi, e chi da nessuno dei due.
Paolo, ti consiglio di guardarti la campagna per l’autostima della Dove….non vedi l’ossessione corporea nelle donne e peggio nelle adolescenti, non conosci i dati allarmanti di bulimia e anoressia, dati sulla chirurgia estetica nelle adolescenti?….vintage ideologico? sentiamo le novità. Purtroppo è la nostra società che è ferma. La liberazione sessuale non esiste, le donne continuano a non essere rappresentate in politica, l’immaginario collettivo è colonizzato, il pluralismo non esiste. In Italia abbiamo ancora il Vaticano e Berlusconi. Simone, anch’io sono molto stanca, è dura in epoca post-femminista dover ripartire da zero. Bourdieu aveva ragione. suggerimenti? novità solide e vere da opporre al vintage?
Don Cave: il soft porn maschilista? mah..dipende, mi pare che Olga abbia parlato di una cineasta svedese specializzata in porno “femministi”, comunque io non ho alcun problema a parlare delle mie pratiche autoerotiche (dovrei averne?), come molti ragazzi e ragazze mi masturbo, non ci vedo nulla di male e non ho problemi a parlarne su questo blog. Le mie fantasie non pescano solo dall’immaginario soft-porn ma anche da scene erotiche e di seduzione che ho visto in film e fiction non porno….oppure da fantasie personali slegate da qualsiasi film.
Paolo, l’industria della pubblicità non è più dannosa della chirurgia estetica, fanno semplicemente sistema, si alimentano a vicenda. (Ma il sistema è anche più ampio e comprende il mercato della prostituzione, la tratta su scala globale con lo sfruttamento del Sud del mondo) Unico immaginario repressivo, assenza di pluralismo e nella mente di un adolescente il passo è breve nell’assenza più totale di famiglia, scuola, società civile. Certo che bisogna intervenire nelle scuole, è quello che fa la Zanardo, portando in giro il suo documentario. Ma la TV è un mezzo potentissimo sopratutto sugli adolescenti e quindi è necessario tutelare e fare campagne anche contro pubblicità e TV.
@paolo1984
Ma perché diamine l’alternativa dovrebbe essere quella fra censura e accettazione passiva in nome della “varietà dei gusti”? Varietà dei gusti che, fra parentesi, sta alla base della tanto strombazzata “libertà del consumatore” su cui si fonda la narrativa dominante del capitalismo dagli inizi del XX secolo… e che altro non è, sempre fra parentesi, che un mezzo estremamente efficace per creare equilibri sociali funzionali all’interesse capitalistico.
Il punto, secondo me, sta in un vuoto abbastanza evidente nella formazione dell’immaginario erotico maschile, particolarmente evidente qui in Italia, e della quale anche persone intelligenti e colte rimangono puntualmente vittime quando si cade in discussioni del genere…
Ma il presupposto essenziale per una riforma di questo immaginario – riforma che scalzerebbe alla radice il potere oppressivo di immagini del genere, dando l’abbrivio ad una VERA liberazione – è… mettersi in discussione, affrontando sensi di colpa e mostrandosi disponibili a riconoscere eventuali “falle” nel proprio rigore progressista.
I commenti tuoi e di S.Regazzoni, da questo punto di vista, sbattono la porta in faccia a qualsiasi “messa in discussione”.
Olga, io non ho mai inteso negare il problema e le colpe dell’industria, proprio in questi giorni,tra l’altro, è morta Isabelle Caro, ma la sua anoressia era dovuta più ad un’infanzia difficile che all’industria della moda, almeno mi è parso così.
Ben vengano campagne come quella Dove, io ho solo detto che riguardo all’ossessione per il proprio aspetto mi sembra di primaria importanza l’ambiente familiare e l’educazione che si riceve a scuola, poi come ho detto ben venga il pluralismo di modelli nella pubblicità e ovunque.
L’immagine del sedere in sè non la trovo maschilista, è il contesto a renderla maschilista e questo è importante. Se io o anche tu Paolo guardiamo quel sedere ma anche un inquadratura su un membro maschile fasciato in un boxer in una rivista soft core o in un DVD per adulti non c’è niente di male, magari ci fa bene alla salute, ma non sul Corriere o in tutte le campagne pubblicitarie sessiste e tutte uguali, così come non va bene che in TV ci siano inquadrature di vagine su tutte le reti, a tutte le ore e quindi niente pluralismo, niente tutela minori, niente parità nell’immaginario. Così si crea un immaginario distorto repressivo, che conferma vecchi stereotipi oppressivi: la puttana in TV e la madre di famiglia al di là dello schermo con i piccoli che guardano la puttana. Attenzione: l’obiettivo polemico non è Belen, ovvero la puttana in TV che può essere tranquillamente libera e consapevole ma il fatto che esiste solo Belen e nient’altro e che Belen non la vedo in un porno ma in fascia protetta. Vorrei sapere se questo non è buon senso, ma vecchiume. Non vorrei che il vecchio si nascondesse in argomentazioni troppo nuove, ma attendo con fiducia di saperne di più.
“Ma la TV è un mezzo potentissimo sopratutto sugli adolescenti e quindi è necessario tutelare e fare campagne anche contro pubblicità e TV.”
Olga
Basta scegliere bene i bersagli.
Paolo benissimo, mi fa piacere, apriamoci allora per favore al pluralismo, togliamo di mezzo questa robaccia davvero vecchia. Impegnamoci per una vera liberazione, fino ad adesso siamo rimasti nei soliti schemi, donne e uomini. Credo che sia il momento storico per farlo insieme, dialogando, interrogandosi. Grazie a Don Cave, proprio di questo abbiamo bisogno, ascolto. Diamo alle donne la possibilità di esplorare e proporre un nuovo immaginario, ne guadagneremo tutti, anche dal punto di vista sessuale e sentimentale.
“L’immagine del sedere in sè non la trovo maschilista, è il contesto a renderla maschilista e questo è importante. Se io o anche tu Paolo guardiamo quel sedere ma anche un inquadratura su un membro maschile fasciato in un boxer in una rivista soft core o in un DVD per adulti non c’è niente di male, magari ci fa bene alla salute, ma non sul Corriere o in tutte le campagne pubblicitarie sessiste e tutte uguali, così come non va bene che in TV ci siano inquadrature di vagine su tutte le reti, a tutte le ore e quindi niente pluralismo, niente tutela minori, niente parità nell’immaginario. Così si crea un immaginario distorto repressivo, che conferma vecchi stereotipi oppressivi: la puttana in TV e la madre di famiglia al di là dello schermo con i piccoli che guardano la puttana. Attenzione: l’obiettivo polemico non è Belen, ovvero la puttana in TV che può essere tranquillamente libera e consapevole ma il fatto che esiste solo Belen e nient’altro e che Belen non la vedo in un porno ma in fascia protetta. Vorrei sapere se questo non è buon senso, ma vecchiume. Non vorrei che il vecchio si nascondesse in argomentazioni troppo nuove, ma attendo con fiducia di saperne di più.” Olga
ma io sottoscrivo tutto ciò che hai detto (a parte che non considero Belen una “puttana” neanche in senso figurato, è una donna che lavora in TV). Gli eccessi, i modelli unici vanno combattuti, su questo non ci sono dubbi.
Io credo che in film e fiction ci siano modelli diversi oppure stereotipi su cui si ironizza in maniera intelligente, ma qualcuno (legittimamente) ha da ridire anche su questo.
Paolo neanche io considero Belen puttana, uso questo insulto, facendo l verso al maschilismo (come insegna judith Butler), ma la rispetto profondamente. Per il resto hai capito tutto e mi fa piacere, facciamo spazio alle donne e al loro immaginario, al nuovo che avanza. Nei film certo che ci sono cose diverse, le fiction in genere invece sono più conservatrivi e nazional popolari. C’è molto lavoro da fare, per questo boicottiamo, facciamo proteste, mail bombing e all’occorrenza IAP. In attesa si spera di riprenderci anche le piazze. Esistiamo ed è giusto che diciamo la nostra. un caro saluto
Questo dialogo pluralista e aperto, basato su una vera ironia e una vera liberazione, si gioca anzitutto, secondo me, nella specifica sfera di competenza della dimensione sessuale: le relazioni erotiche – e prima di tutto, umane – che ci legano ad altre persone. Farne una questione di “par condicio” pubblicitaria significa, secondo me, spostare il dibattito in una sfera che ne deteriora in modo irreparabile i presupposti.
L’immaginario – soprattutto quello erotico – è frutto di una formazione che ha come oggetto l’individuo, e che si sviluppa in una dimensione sociale… va benissimo allora analizzare le rappresentazioni “su larga scala”, ma a patto che non si finisca per vedere in esse il solo fattore determinante (approccio da cui possono derivare solo la censura moralistica o l’accettazione acquiescente).
E’ una questione di “frame”: se ci si lascia ingabbiare da quello dominante – e le rappresentazioni che fanno presa su più persone sono, di norma, il prodotto di una logica di potere e controllo – non se ne esce più. Bisogna sperimentare la “via traversa” – faticosa, ma imprescindibile – della condivisione umana e sociale, accettando e affrontando tutte le sue sfide.
Ad esempio ritengo che le tre ragazze dagli sguardi allusivi (non certo raffinatissime, ma neanche pornografiche) siano un bersaglio sbagliato. Ritengo più giusto prendersela col culo sul Corrierone (perchè è una “parte per il tutto” e perchè sta sul Corrierone), ma qualcuno ovviamente non sarà d’accordo.
“Nei film certo che ci sono cose diverse, le fiction in genere invece sono più conservatrivi e nazional popolari”
Le fiction italiane, forse, ma anche là con pregevoli eccezioni. quelle americane ed europee sono migliori, almeno di solito.