378 pensieri su “PAGINA 19 DEL CORRIERE DELLA SERA”
Sulle fiction giusto Paolo, io intendevo quelle italiane, io vedo quelle della BBC ottime. Condivido quello che dice Don Cave, infatti io non parlavo di par conditio, ma di pluralismo nell’immaginario, forse non mi sono spiegata, a volte è difficile in questi veloci scambi di battute, si tende anche non volendo alla semplificazione. Non si tratta di maschile vs femminile, nè che noi vogliamo più uomini nudi in TV oppure invece del culetto femminile il pacco maschile, ma di dominio maschile nell’accezione di Bourdieu vs un nuovo immaginario che si liberi della violenza simbolica. Il corrispettivo maschile dell’oppressione femminile è il “machismo”, l’ostentata invulnerabilità, il sesso come potere, la dialettica dominante-dominato, tutto questo a scopi ovviamente politico commerciali (vedi la questione del penis-enlargement ecc..). A noi donne interessa la via traversa eccome, siamo disposte a metterci in gioco, stiamo aspettando di vedere che cosa vogliono fare gli uomini, molti sopratutto all’estero stanno imboccando un’altra strada anche se non sempre è facile. Altri restano al palo, altri sono curiosi e per fortuna dialogano.
mi scuso per intervenire ancora ma rispondo a PaoloR sul nudo maschile: le immagini che tu richiami non hanno la stessa funzione per le donne di quella che il culo di Y. può avere per gli uomini.
Davo per scontata una trattazione dell’argomento già avvenuta in passato grazie soprattutto a Giovanna Cosenza sul suo blog Disambiguando, dove si è evidenziato che il nudo maschile in pubblicità nella maggioranza dei casi fa riferimento ad un’iconografia gay. In altre parole: anche quando c’è il nudo maschile, non è mai per la gratificazione dello sguardo femminile. Il desiderio femminile è totalmente escluso dai giochi.
Ha detto cose meravigliose Olga, e sottoscrivo tutti i suoi commenti. Soprattutto la conclusione: riprendiamoci l’immaginario, soprattutto erotico. Iniziamo noi donne, con tutti i mezzi, a dar vita e voce a visioni che rispecchino il nostro modo di concepire l’erotismo.
sinceramente?
no non mi turba
o meglio non più delle pubblicità delle donne che parlano con la polvere hanno visioni di papere gialle mastro lindo e piumini volanti che si guardano il culo alla ricerca di imbarazzanti macchie di sangue pazze esaurite contro bucati e mestruazioni mariti scemi e bambini maleducati gatti viziati e vicini inquietanti
e allora meglio la cara vecchia donna oggetto
nata senza macchia e senza ciclo
buon anno a tutti
punk
“Iniziamo noi donne, con tutti i mezzi, a dar vita e voce a visioni che rispecchino il nostro modo di concepire l’erotismo.” laura a.
Concordo. Tenendo presente che non tutte le donne così come non tutti gli uomini concepiscono l’erotismo nel medesimo modo.
certo Paolo: e questo sarebbe finalmente il pluralismo. Ora qualcuno dirà che il marketing se ne frega del pluralismo, e infatti così fa il marketing più grezzo ed è anche per questo che siamo a fargli le bucce.
@Laura A.: Beh, sinceramente non credo che Disambiguando sia il luogo dove si decide cosa sia del sano erotismo dal punto di vista femminile oppure erotismo gay. A dire la verità mi sembra che si trasli l’immaginario femminile di qualcuno sull’intero genere femminile, del tipo “non mi piace Cristiano Ronaldo in mutande, ergo, alle donne non piace Cristiano Ronaldo in mutande”. Che è un po’ il discorso fatto per decenni sulla pornografia in generale, “se ti piace quella roba sei malata”.
PaoloR, non si parla di “decidere cosa sia il sano erotismo” ma di commentarne le rappresentazioni mediatiche, e le cose stanno all’opposto di come tu dici. La rappresentazione mediatica pretende di dettar legge sull’intero genere femminile. E in questo modo censura l’immaginario di una gran parte.
Ora smetto, ché si è passati ad argomenti assai diversi.
Grazie davvero a Luara a. che ha perfettamente capito il senso del mio discorso, come anche Paolo che adesso ribadisce “non tutte le donne, non tutti gli uomini”. Non sembra questo ripetersi un po’ sospetto, Paolo? perchè bisogna pensare che qualcuno voglia sottrarvi qualcosa o magari giudicarvi? Noi vogliamo soltanto una parvenza di pluralismo, qualcosa che almeno si avvicini all’utopia di una società finalmente liberata. Non bisogna aver paura della diversità, si tratta soltanto di arricchimento. Ma se le donne sono zittite e non zitte come dice UDI, battersi per la presunta libertà, quando la libertà non esiste è rischioso. Una certa sinistra che vuole lasciare questa TV così com’è è semplicemente repressiva quanto Berlusconi. Bisogna stare attenti, il nemico è viscido e uscire dalla gabbie non è facile. Ascoltate la diversità, tutte le diversità, non solo donne e uomini, stiamo sempre e solo parlando di due generi, ne esistono altri e io vorrei sentire anche loro. L’unico immaginario tirannico, repressivo, oppressivo è quello che rappresenta i presunti (e spesso irreali) desideri del maschio bianco eterosessuale. E le altre, e gli altri? Il caso del porno è euristico: quanti uomini si sentono rappresentati nella loro sessualità da Siffredi o dalla versione tronista soft core Costantino? Quanti amano ancora il vecchissimo gioco dell’uomo che non deve chiedere mai? E questo vogliamo ancora chiamarlo sesso? Io non voglio censurare Siffredi, voglio che si dia spazio vero, serio, e non promesse e chiacchere alle donne e non solo anche a gay, lesbiche, transessuali, bisessuali ecc. Sul marketing: Laura a, è proprio così, è lì che la nostra battaglia deve puntare, dobbiamo far sentire la nostra presenza attiva e consapevole nel mercato. Pensiamo al caso Mac Donald’s, noi abbiamo il potere tutte insieme di farli chiudere, di metterli in ginocchio, di costringerli ad ascoltarci. Siamo nel campo del diritto. Vorrei dire a Loredana che io inizio questo anno con grande entusiasmo e non perchè le cose siano allegre in Italia o su scala globale (con i dovuti distinguo, l’Italia è un caso semi-perso) ma perchè vedo molto fermento tra le donne, nuova voglia di fare, pensiero giovane e forte, stiamo rinascendo e non è retorica, sono fatti che osservo e studio ogni giorno in rete. E vedo novità anche sul fronte maschile, anche in Italia, passi interessanti, nuova consapevolezza. Qualcosa di importante sta succedendo, ci siamo dentro ed è nostro dovere e diritto crederci, non rassegnarci. un caro saluto a tutt*
ecco brava laura
La rappresentazione mediatica pretende di dettar legge sull’intero genere femminile
ma se il genere femminile si sveglia e si indigna solo per un paio di chiappe siamo messe maluccio….
(della serie smetto quando voglio)
@francesca quella è “la parte per il tutto” 😉
c’è in gioco molto altro, non è difficile cogliere i nessi tra lo svuotamento della soggettività femminile veicolato dalla tv, dagli altri media, dalla pubblicità e il suo analogo politico.
Olga, ribadisco che sono favorevole ad una rappresentazione erotica e anche porno che dia spazio al maggior numero possibile di “soggetti desideranti” e desiderati (ovviamente rimanendo sempre tra adulti consenzienti, questo è ovvio) senza ovviamente censurare nulla.
se faccio certe puntualizzazioni è perchè ritengo importante ribadire che non esista un immaginario erotico valido per ogni donna, per ogni uomo (bianco o nero, giovane o vecchio), per ogni donna (bianca o nera, giovane o vecchia), per ogni gay e per ogni lesbica, ecc..insomma ogni testa è un mondo specie riguardo all’eros. Voler ribadire questo è solo una mia pignoleria.
Vi saluto.
Francesca, io sono più utopica sul genere femminile, non ci si sveglia solo per un paio di chiappe…basta farsi un giro sul web, si sta facendo strada una nuova consapevolezza, che poi ci sia ancora molto da fare, certo, ma non siamo poi così disperate da doverci indignare per le chiappe…discutiamo, dialoghiamo, esprimiamo la diversità. Un dialogo pluralista dove deve esserci posto per tutti, ma sul serio, non con la falsa coscienza di chi pensa di darci a bere che viviamo in un mondo liberato.
“la falsa coscienza di chi pensa di darci a bere che viviamo in un mondo liberato.” olga
Anche perchè un “mondo liberato” non è mai esistito e temo mai esisterà.
Siamo animali sociali e culturali quindi i condizionamenti dell’educazione (anche la più aperta) e del contesto socio-culturale in cui siamo nati e cresciuti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, questo però non ci rende meno responsabili, e non vuol dire che non bisogna lottare per sempre maggiore libertà e pluralismo nelle rappresentazioni.
Scusate, è un’altra delle mie puntualizzazioni pignole.
Accettata con simpatia la pignoleria Paolo 🙂 ….basta sapere che di pignoleria si tratta, perchè io che ragiono su questi temi da un po’ lo so benissimo e mi sembrava chiaro da quello che dicevo che nessuno vuole mettere le briglie a nessuno, ma se continuiamo a giocare a nascondino non ne veniamo più fuori. Fino ad oggi la voce del maschio bianco eterosessuale dominante ha fatto da padrone o no? Concorderemo di sì, allora dobbiamo creare uno spazio democratico e non questo orrore perchè tutti possano dire qualcosa di diverso. Anche perchè ed è questo forse di cui non si vuole parlare, ad alcuni o alcune un certo tipo di immaginario non piace, non lo eccita, non lo vuole. Ma se ci viene imposto viviamo noi (non so voi) nella frustrazione e in quello stato psicologico che si crea da vittime di “violenza simbolica”. Facciamo l’esempio di alcuni film in cui Rocco Siffredi sputa sulle sue patner o le maltratta durante l’amplesso. La cosa è tra adulti consenzienti ovviamente, se a te piace, mica ti giudico o dico che ti fa male. Dico che a me non piace, che mi ricorda umiliazione e stupro. Sul mio immaginario non si discute perchè è mio, sul tuo non vengo ad intervenire, ma se tu impedisci al mio di esprimersi, dov’è la libertà? A differenza di voi, noi ad undici anni venivamo umiliate dai compagnucci di scuola che ci dicevano “puttana fammi un pompino” perchè semplicemente emulavano Rocco Siffredi o altri divi porno. Si chiama violenza simbolica e non sono ricordi piacevoli. Poi si cresce, ma per noi scoprire la sessualità significa fare piazza pulita dal sessimo, dalle minacce, dall’oppressione. Non vengo dal Bronx ma molti ragazzini normali sono così, crescono con il mito machista. E fanno vittime anche tra i maschi non etero. Penso ad un mio compagno gay perseguitato per anni. Allora? vogliamo affrontare tutto questo o fingere che va tutto bene nel migliore dei mondi possibili? Tu adesso dirai che è un problema di scuola, di famiglia, di stato. Ma certo! Ma c’è un vuoto assordante e la parità di genere non esiste. L’immaginario è politica, tutto lì. Non difendiamo un terreno neutro, perchè il neutro non esiste. Negli anni ’60 ancora si doveva dimostrare che la voce maschile bianca eterosessuale non era universale. Oggi dovrebbe essere chiaro, invece no. Non parlo di te Paolo, ma di quello che ci arriva dalla politica quella davvero oscena, (altro che porno) e dalla società contemporanea.
Bene Olga, sono d’accordo su tutto quello che hai detto, non ho mai visto un film di Siffredi e non trovo eccitanti sputi e insulti durante l’atto (come te non giudico chi, tra adulti consenzienti, si diverte così, ma non è cosa per me) . Solo un’altra puntualizzazione: spesso a subire machismo e bullismo sono anche i ragazzini etero occhialuti e di corporatura gracile.
Ciao
Olga1
“L’obiettivo è chiaro, ovviamente di tipo economico-politico e unisce in un colpo solo dipendenza da prodotti cosmetici, industria della moda e chirurgia estetica con il risultato di creare un’ossessione corporea con perdita del proprio desiderio sessuale per lasciare spazio al voyerismo dell’altro, perdita di autostima, perdita identitaria, silenzio.”
Olga2
“Per concludere un esempio di corpi liberati è la Dove con donne in biancheria, potevano pure essere in guepiere, anzi meglio, o vestite da burlesque per quanto mi riguarda ma sono donne reali che parlano alle donne reali. E adesso non venite a dirmi che non sono avvenenti. Pluralismo che vi piace tanto vuol dire questo. ”
Dopo queste stupefacenti dichiarazioni di Olga siamo volati qui nella sede del New Yorker, per un intervista. Incontriamo il simpatico foto-artista del ritocco che data la sua grande abilità a rimodellare culi per Vogue, Harper’s e le più grandi, prestigiose, firme di moda, è il più richiesto nel mondo pubbicitario, Pascal Dangin:
– Pascal, cosa ci dice del fotoritocco?
– Notoriamente lo vogliono tutte, anche se poi protestano. Le persone che protestano sul ritocco sono le prime e dirmi “toglimi quella roba dal braccio”…
– Pascal, cosa ci dice della Dove, che ha sfondato nei media con la nota campagna “donne reali” in mutande?
– Il lavoro l’ho eseguito io. Ha idea della quantità di fotoritocco che c’è in quelle foto? Ma è stata una grande sfida, lavorare su faccia e corpo per mostrare il “chilometraggio”, senza renderlo non attraente.
– Ma come? Allora è una presa per i fondelli? Ipocriti! Chiediamo subito conto a un dirigente DOVE che passa in questo momento:
-Um…..ehm…um…ecco, al momento non siamo sicuri di cosa abbia ritoccato Pascal…le donne non sono state ritoccate, se c’era un capello fuori posto, ecco magari quello sì, è stato ritoccato…..ma….um…ehm….ecco, attualmente su quale parte abbia effettivamente lavorato Pascal, ehm…um… non lo posso commentare…. ehm…….
– ?!
– Mi dia solo un minuto, ci riuniamo un attimo con quel deficente di Pascal, PASCAL!!!! dove c**** sei???
un attimo che organizziamo una smentita, magari un comunicato aziendale che ne dice, può andare no?….Non si preoccupi, ci dia solo un momento, vedrà che risolviamo, ci teniamo noi, alle donne “reali”… http://gawker.com/388507/doves-real-women-fakes http://www.newyorker.com/reporting/2008/05/12/080512fa_fact_collins?currentPage=all http://www.businessweek.com/the_thread/brandnewday/archives/2008/05/surprise_doves.html http://www.beutifulmagazine.com/?p=437
Madame Anais @Istituto Micropunta
@ Paolo R e Paolo 1984: arrivo con un po’ di ritardo e non ho avuto gran tempo di leggere i post successivi al mio quindi forse mi ripeterò. In riferimento alla pubblicità di Crisitiano Ronaldo ci tengo a sottolineare (poi correggetemi se sbaglio) che si tratta di una delle rare eccezioni che confermano la regola, in quanto mi sembra di non aver visto altrettante pubblicità di intimo maschile in questo anno a cui sia stata data la stessa visibilità (poi il cachet di Ronaldo è un discorso a parte che mi fa altrettanto indignare). Per quanto riguarda il nocciolo del problema, ossia se risieda nella metonimia, o se riguardi l’erotismo insito in queste pubblicità, o sulla sede di pubblicazione della foto…mi viene da rispondere che il problema sta in tutte e 3 le cose:
1)il sedere per il corpo, non è che sia da scandalizzarsi ogni volta, ma è che ormai l’uso di questa modalità è strabusato anche in contesti non così utili, questo è il problema…ogni volta che è fotografata una parte ormai è una parte per il tutto, non la vedi più fine a sè stessa. Quando guardi questa foto di Yamamay non vedi gli slip, vedi un sedere, e siccome la pubblicità è subdola, vedi(lo immagini) il sedere di una bellissima ragazza che presumibilmente non sta andando in ufficio.
2)l’erotismo insito in queste foto di intimo…è un problema perchè non è un erotismo sempre “sano”, è un erotismo esasperato, una continua allusione. Per pubblicizzare un reggiseno e delle mutande è sempre necessario? per non prendere di mira sempre Yamamay, la Intimissimi deve far sculettare una tipa per 3 minuti per pubblicizzare una COLLEZIONE BASE (per quella da acchiappo chissà cosa si può inventare)?!
3)La sede di pubblicazione. Sono tornata da un mese da un piccolo viaggio in Francia e in Svizzera, e che ci crediate o no, anche sui giornali di sport non c’erano foto così scosciate, figurarsi su dei rotocalchi nazionali! il problema non è il Corriere o la Settimana Enigmistica, il problema è questo bombardamento dei media!
spero di essere riuscita a spiegarmi, e comunque grazie per la possibilità di discussione che è sempre una grande risorsa!!!
Troppa demagogia imho. A cominciare da Lipperini che risponde a questo thread parlando di “femminismo=sessuofobia” (sintesi Sua non espressa da nessun altro all’infuori di Lei, ma immessa in circolo per negare le critiche qui esposte) – (ora vediamo se parte la censura) –, peraltro facendolo all’apertura di un nuovo thread, occupando ben 12 righe delle 15 dedicate in coda ad altro argomento, così se uno ci prova a rispoderLe va automaticamente OT. Ma vorrei parlare d’altro. Qualcosa di più interessante imho.
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Mi preme far notare come l’immagine erotica del maschile sia stata sostanzialmente annientata dal capitalismo, assorbita e ricodificata lungo gli ultimi tre decenni, in aspetti (forme d’attrazione) che nulla hanno a che vedere con il corpo fisico, ma solo con il potere economico. Un potere ostentato quotidianamente e che ci si vanta pure di aver acquisito attraverso una sapiente tecnica di studio/profitto, intrisa, va da sé, dei più aberranti vizi reazionari e fascisti; in altre parole neanche più un vecchio potere intellettuale e politico, ma solo economico (da qui l’ignoranza becera dei nostri attuali governanti). Aver annullato e ricodificato il potere del corpo maschile significa anche aver cancellato la percezione dello stesso nel pubblico femminile: un culo maschile in luogo del sopra esposto Yamanay non avrebbe alcun senso di esistere in questa società (nel bene o nel male). Ciò che oggi fa veramente scandalo non è l’idea di una gnocca in primo piano ma quella di un’erezione in primo piano. Questa è una società privata della percezione dell’erotico maschile che, fatte salve poche eccezioni, sopravvive solo in ambito omosessuale (il che non significa affatto che ci sia una distinzione tra le due percezioni etero/omo). Basta peraltro guardarsi in giro per rendersi conto di come il corpo maschile venga coperto da un intimo spesso ridicolizzato nei colori e nei disegni, mentre quello femminile valorizzato sensualmente e sessualmente nelle forme, anche tramite orpelli di pizzo come quelli della foto sopra, in questo caso chiaramente funzionali a rendere pubblicabile la foto su Corriere e Repubblica, occultando cioè il rigonfiamento della vulva in primissimo piano (esiste anche il buon gusto che su certa cartellonistica becera invece manca; al limite chiamiamola furbizia finalizzata alla pubblicazione, certo non censura). Pensate ancora ai mutandoni da spiaggia maschili, la cui unica funzione è coprire ed occultare la sessualità (questa sì è censura collettivamente introiettata), ossia le curve delle natiche, il rigonfiamento del pene, le trasparenze del tessuto aderente. Dunque donne che hanno rimosso la percezione del corpo erotico maschile adeguandosi alla conversione attuata dal capitalismo (SB amato, adorato, vezzeggiato anche dalle ragazzine), relegando ideologicamente al solo ambiente gay l’arrapamento dovuto alla vista di un bel culo maschile. Masse informi di puritane, e puritani, totalmente succubi del sistema capitalista che ha cancellato il corpo maschile per meglio controllare l’esposizione di quello femminile, ma che ha differenza del primo mantiene la sua carica erotica, pur schiavizzata, pur spesso oltremodo esposta. Quante volte abbiamo sentito dire che l’uomo è sexy in giacca e cravatta, oppure, all’opposto, che in perizoma fa tanto gay? (poi le neo-femministe reazionarie si lamentano del doppiopetto maschile posto accanto al due pezzi femminile!). Donne perdute nelle loro pulsioni che non sopportano la visione dell’immagine erotica maschile senza identificarla immediatamente in un’icona gay. Donne che allo stesso modo non sopportano la visione del culo Yamamay perché comunque la si voglia mettere, questo scatena il turbinio delle pulsioni sessuali, ed essendo queste rimosse e/o ricodificate, si procede a rimuovere l’immagine che le risveglia (psicoanalisi). Sì, c’è un gran clima di puritanesimo che attinge alla storica cultura cattolico-reazionaria di questo paese. Che si lavori pure per annientare la sessualità in tutte le sue manifestazioni; rimarrete con un pugno di odio che regalerete ai vostri figli. Peraltro un classico delle società al collasso.
“2)l’erotismo insito in queste foto di intimo…è un problema perchè non è un erotismo sempre “sano”, è un erotismo esasperato, una continua allusione. Per pubblicizzare un reggiseno e delle mutande è sempre necessario? per non prendere di mira sempre Yamamay, la Intimissimi deve far sculettare una tipa per 3 minuti per pubblicizzare una COLLEZIONE BASE (per quella da acchiappo chissà cosa si può inventare)?!” erica
sui punti 1 e 3 posso concordare, ma sul 2 si torna al solito discorso: cosa vuol dire erotismo “sano”? Chi decide cosa è “sano” e cosa no? secondo me le allusioni erotiche più o meno raffinate in uno spot di intimo hanno pieno diritto di cittadinanza (non sono obbligate, ma ci possono stare) , non li manderei in onda in fascia protetta, ma se ora diciamo “questo è sano” “questo è esasperato” (non tutti hanno lo stesso concetto di “esasperazione” e “sanità”) o peggio “questo è da malati” mi dispiace ma non ci sto più, se poi facciamo pure gli scandalizzati: “e per l’acchiappo cosa si inventeranno? non c’è più morale, contessa!”…no è una strada pericolosa che tu erica hai pieno diritto di scegliere, ma io ho diritto di non seguirla.
Con Olga abbiamo trovato molti punti d’incontro sulla pluralità di rappresentazioni erotiche e porno senza dare patenti di “sanità”, per me quella è la via giusta. Ognuno la pensi come vuole.
I nostri corpi hanno anche una valenza erotica, sensuale e gli indumenti intimi, alcuni più di altri, la sottolineano e c’è chi li compra per questo per sè o come regalo (poi ovviamente ci sarà chi dirà che regalare al partner un capo intimo più o meno sexy è squallido e da maiali, io non sono d’accordo ma fate pure, c’è anche chi non si dispiace). Affermare che negli spot non si deve tenerne conto perchè è “insano” o si rischia di “esasperare”…non mi convince.
poi ripeto, ognuno la pensi come vuole.
e immagino che citando Contessa di Pietrangeli in un discorso sulla biancheria intima avrò fatto scuotere mestamente il capo a un bel po’ di persone, e se avevano un parere negativo verso ciò che ho scritto in questo blog ora l’avranno rafforzato. Pazienza.
@Francesca Gallerani.”se il genere femminile si sveglia e si indigna solo per un paio di chiappe”: perchè naturalmente sul blog della Lipperini e della Zanardo si parla solo delle chiappe, vero? Davanti a tanta ipocrisia, cosa dire? Che proprio dalle donne parte la disinformazione sulle altre donne.
Luzifernos, prima di usare etichette offensive come neo-femministe reazionarie che ricordano il sessismo pre-sessantotto (femministe isteriche) ma come abbiamo capito tutte oggi è assolutamente attualissimo, lascia stare gli epiteti per squalificare il diverso ecc. scendi sul mio stesso terreno e discuti alla pari. Rileggiti quello che ho scritto, compreso sul membro nei boxer, che forse non leggi perchè ti fa comodo, perchè vuoi schiamazzare invece di dialogare o argomentare come ha fatto Paolo. La cosa del nudo maschile io la trovo giustissima. Ho sempre detto che sotto la sovraesposizione femminile c’è anche una visione distorta del corpo maschile che viene privato della sua intrinseca bellezza. Basta vedere lo stereotipo uomo brutto secchione e pupa come nel trash televisivo peggiore. Certo non credo che la soluzione sarebbe Cristiano Rolando o meglio non solo Cristiano Rolando, pluralismo, leggi sopra che sei piuttosto distratto. Su Erika Lust poi cosa avresti da dirmi? Hai ancora voglia a questo punto di darmi della bigotta? Per favore non iniziamo a sputare nel piatto dove si mangia, leggi femminismo, a cui devi moltissimo, tu, Regazzoni e tutta la società civile. Adesso dobbiamo andare avanti, ci aspettano altre sfide complesse, neo femminismo sì, il reazionario lo vede solo la tua falsa coscienza oppure nella migliore delle ipotesi la tua ingenuità. Non ritengo corretto il tono che assumi in un dibattito pubblico dove nessuno si permette di squalificare l’altr*. Ho parlato di maschio eterosessuale bianco, di visione unica mai d’altro. Tu invece ti permetti di dire neo-reazionarie. Prima di parlare, argomenta, dimostra, su quello che dico non hai discusso una sola riga, senza neanche rendertene conto fai il gioco di Berlusconi, di sinistra così non sappiamo che farcene. saluti.
Ho anche io qualcosa da dire, anche se mi ero ripromessa di non intervenire. E ho da dirla a Francesca Gallerani, ufficio stampa del Melangolo, che con enorme finezza su Facebook scrive “Sul blog della Lipperini si discute di un culo. E non del suo”. I commenti spaziano da “ci sarebbe da scrivere un trattatello su certi turbamenti. il primo capitolo si intitolerebbe la volpe e l’uva” a “che comiche la lipperini e il suo manipolo di femministe sfigate da sant’inquisizione. sembrano uscite da un fumetto di crumb.” a “Ossignore… che vuoi che sia, quando si ha il culo sceso, è così che si reagisce (e furono querele)”.
Mi si dirà che ognuno su Facebook scrive quel che vuole. E’ molto vero. Ma se qualcuno avesse dubbi sulla vergognosa dicotomia a cui è stata ridotta, almeno in buona parte, questa discussione, potrà verificare di persona. Se si critica, si ha il culo basso, si è invidiose, si è sfigate. Questo, da parte di una collega, e di una donna.
Non intendo ridurre la querelle a gossip di bassa lega, naturalmente. Ma se queste sono le reazioni, il lavoro da fare è moltissimo.
Madame….ecc…conosco bene la storia del fotoritocco ma se permetti c’è una bella differenza. Oppure vogliamo ancora giocare a nascondino? il pezzo è divertente. I ritocchi ci saranno pure ma restano donne normali o vogliamo negare pure questo? Ho visto pance, sederi grossi come il mio, normalità. Che poi il marketing arrivi anche a speculare su questo o che non sia tutto oro quello che luccica, sono piuttosto scaltra per capirlo meglio di lei madame. Ma si tratta di qualcosa che è senz’altro migliore o lei preferisce il paginone del Corriere o la pubblicità sessista Sysley? Ognuno riconosce i suoi. Au revoir Madame o Monsieur?
buonasera
sono francesca gallerani
e quando scrivo sulla mia bacheca scrivo da francesca gallerani non da ufficio stampa de il melangolo
precisazione dunque gratuita e fuori luogo
ho scritto che si parla di un culo
è vero smentiscimi se vuoi
e non del tuo vero anche questo
e fin qui niente di offensivo
non capisco perchè hai delle cose da dire a me quando poi citi commenti lasciati da altri
per lo più uomini
allora parla con loro
non capisco come fai a leggere la mia bacheca dal momento che tu mi hai tolto l’amicizia
cosa che mi guardo bene dal fare io così come non censuro chi non la pensa come me
sarebbe molto più carino da parte tua ammettere che non vuoi essere contraddetta
ma sarebbe carino accettare anche chi la pensa diversamente
io per esempio non mi indigno per la pubblicità di un paio di mutande
ma se per vendere una macchina viene spalmata una donna nuda sul cofano
invito chi inviti tu a verificare di persona in qualunque momento e in qualunque luogo se ho mai fatto affermazioni offensive verso la tua persona
e come ufficio stampa de il melangolo ricordo di aver notato con piacere la tua recente segnalazione di un nostro libro (segnalazione della quale ti ringrazio) che testimonia insieme ad altri titoli quanta attenzione riserviamo agli autori che dedicano studi approfonditi a queste tematiche
Un’ultima cosa su luz perchè è fantastica: almeno il corpo femminile ha mantenuto la sua carica erotica in TV. Di quale corpo femminile stiamo parlando? Chi rappresenta la bellissima Belen Rodriguez? Rappresenta tutte le donne o tutto l’immaginario maschile? Ma fammi il favore. Io come donna non puritana ma non fotomodella non mi vedo rappresentata, non c’è nessun pluralismo nell’immaginario erotico, ma solo repressione. E non raccontiamoci che agli uomini piace solo Belen Rodriguez. E tu lo sai benissimo. Il problema, e quante volte dobbiamo dirlo, non è Belen e la sua bellezza, ma l’assenza di tutti gli altri e non stiamo parlando soltanto di donne. Assenza di corpi maschili, gay, lesbiche, transessuali, ecc. Se il sedere di Yamamay si accompagnasse a molto altro, prima di tutto a molti altri sederi e poi a molte altre idee che i pubblicitari non mi sembrano avere, non avrei niente da dire. Se ci fosse appunto vera libertà, ma non c’è e siccome io sono una consumatrice e una spettatrice le aziende, lo Stato e la società deve rispettare i miei diritti, anche quello all’immaginario erotico e porno. saluti
Olga ecc…..
Madame, grazie. Se lo trovi divertente allora fai un sorriso, perchè così si sente il rumore delle unghie sui vetri e ti rovini lo smalto. Adieu, ma belle.
@Lipperini:
complimenti per lo stile. Di fronte a un commento femminile in dissenso, tira in ballo la pagina personale di facebook e la posizione lavorativa della persona che ha osato dissentire.
Regazzoni. Basta così. Non è questione di dissenso: lei ha dissentito tranquillamente per oltre trecento commenti, mi pare. E’ una questione, certo, di stile e di mentalità. Indicare questa discussione in quei termini, non contraddire i commentatori e le commentatrici che sostenevano quel che sostenevano, parla da sè. E parla molto male, piagnistei a parte.
Regazzoni e Gallerani. Per cortesia, piantatela con la questione della censura: togliere l’amicizia a una persona su un social network non significa censurarla, significa non trovare con lei affinità alcuna, che è cosa ben diversa. Ululare alla censura a ogni piè sospinto è cosa che può fare molto comodo quando non si ha altro da dire. Se non volessi essere contraddetta, non avrei lasciato libera la discussione anche dalla mia presenza, per oltre trecento commenti. Ma contraddetta è un conto: insultata è un altro. E calunniata, come state facendo in questo momento sostenendo che io censuro il dissenso, è un altro conto ancora.
.
lalipperini, mi sa che qualsiasi cosa dica da questo momento in poi verrà accolta in riferimento all’eventuale culo basso 😀
Segua gli insegnamenti di Sun Tzu e non si confonda con chi usa queste argomentazioni: ha solo da perderci.
Nessuno parla di censura o altro. Mi spieghi per cortesia solo una cosa: perché ha tirato in ballo la posizione professionale di Francesca Gallerani coinvolgendo quindi il nome della casa editrice per cui lavora in tutto ciò. Capisce vero che è grave?
Regazzoni, certo che è grave. Ma non perchè io l’ho tirata in ballo: le professioni sono cosa pubblica: come la mia e la sua, non sono un’appartenenza a una setta segreta. E’ grave perché un attacco di questo genere, in quei termini (o con l’approvazione tacita dei termini usati) viene da persona non certo priva di strumenti. E ora, gentilmente, la pianti di vestire i panni dell’accusatore. Perché se c’è una persona che è stata volgarmente offesa e insultata quella, se non le spiace, sarei io.
Dopodiche, stop qui, per favore. Si rientri in topic: su questa disgraziata e disgustosa faccenda ho intenzione di mettere la parola fine.
Non si inventi insulti che non ha mai ricevuto da parte mia, la prego. Qui si è discusso per giorni, e si è dato vita a una discussione interessante.
Provi a discutere anche lei senza dire chi lavora per chi, associando così un datore di lavoro a una discussione. Le assicuro che non contribuisce in nulla al dibattito. Al limite mette in una situazione di difficoltà che vuole discutere.
Scusate, dico una cosa sola io, e poi basta. Nei giorni scorsi ho seguito pochissimo questa discussione, perché mi sembrava una perfetta fotocopia di almeno altre 3 o 4 che su questo stesso blog avevano già avuto luogo. E anche perché credo che in questi giorni valga la pena stare in rete dedicandosi ad altre urgenze, ma vabbe’, quella è una questione di personale senso delle priorità…
Però a questo punto una cosa la voglio dire. Le volte che sono passato a dare un’occhiata, essendo uno che sta nell’ambiente editoriale e, come molti altri che leggono Lipperatura, sapendo bene che mansioni vi svolgano Simone Regazzoni e Francesca Gallerani, non ho potuto fare a meno di chiedermi:
ma perché il direttore di una collana e la responsabile dell’ufficio stampa di una casa editrice piccola ma prestigiosa gettano il loro nome – inevitabilmente, benché com’è ovvio non esclusivamente – collegato alla casa editrice in cui lavorano, in polemiche che si trascinano così a lungo e scendono così tanto nel personale? Non si rendono conto che un’associazione tra le loro polemiche in rete e il loro lavoro sarà pressoché inevitabile?
Dico “inevitabile” perché questo è uno dei cinque blog letterari più seguiti d’Italia, ed è molto frequentato da editori, editor, scrittori, librai, giornalisti di pagine culturali etc. Il fatto che molti di essi non vi intervengano, men che meno con il loro nome, non significa che non siano qui a lurkare.
Per me, come per non pochi altri, il nome “Francesca Gallerani” è soprattutto quello del mittente delle mail informative che mi giungono da quella casa editrice.
E Simone Regazzoni lo conosco personalmente, ma per molti è il nome di quello che dirige la tal collana per la stessa casa editrice.
Ora, dire che qui si interviene “a titolo personale” è senz’altro corretto nella sostanza, ma è anche, scusatemi, una risposta da finti ingenui, perché la comunicazione funziona in un certo modo e non rispetta pedissequamente linee di confine come quella che vorreste tracciare.
Ecco. My 2 cents. Dixi et damnavi animam meam 🙂
@ Wu Ming 1
se uno volesse segretezza userebbe pseudonimi. Io preferisco metterci sempre il mio nome, per questione di responsabilità rispetto alle parole che scrivo. Il fatto però di associare esplicitamente il nome alla professione, di dire ei tu che lavori per tizio, sai benissimo che è un gesto molto preciso: dice a tutti gli altri: “guardate che dietro c’è quella casa editrice”. Uno è libero di farlo per attaccare duramente un altro. A me sembra un modo molto scorretto. Ma forse sbaglio è invece è normale così.
Retorica, Regazzoni. Lei sta tentando di sviare l’argomento dai toni che sono stati utilizzati (non da lei, mi sembrava evidente ma tocca ribadire) e che sono, al di là della mia persona, indicativi di una precisa reazione (femminismo=roba da vecchie invasate) per insistere su un dettaglio. Le ripeto: questo giochino a “ho io l’ultima parola” non mi interessa. Se lo giochi lei, se crede.
caro wu ming 1 come ufficio stampa leggo e leggo tutto dal cartaceo alla rete
ogni tanto come donna lascio un commento
cosa rarissima tra l’altro
come avatar di facebook poi non intervengo
è vero
non modero
ma la signora lipperini questo lo sa benissimo
avendoglielo già specificato in passato
lascio che scrivano
sono tutti adulti
e non sarò io a dire a persone che tra l’altro non conosco
non tutte almeno
cosa devono o non devono dire
anche se sono sulla mia bacheca
per me facebook è questo
e nient’altro
questo è ovvio
non vuol dire che io poi sia sempre d’accordo con quanto venga scritto
il chi tace acconsente è appunto un modo di dire un pò vecchiotto
soprattutto se si parla di rete
altrimenti dovrei intervenire sempre e in continuazione
togliendo allora sì tempo al mio lavoro che invece faccio con passione per passione e con persone che stimo moltissimo
accusarmi di pensare quello che altri scrivono è mettermi parole in bocca che non ho mai pensato figuriamoci detto
ci tengo quindi a specificare non certo a mia discolpa che non ho mai insultato nessuno
e infatti non c’è niente in giro che possa dimostrare il contrario
se non l’aver deciso che dovevo forse per altri motivi essere presa di mira
ma quando mi si punta così maldestramente un arma contro mi scanso e mi ritiro
sono guerre che non mi piace vincere
Prima o poi, ma non in questo thread, farò un post sui social network, e su Facebook in particolare. Perchè è vero che la natura stessa del mezzo porta al commentino urticante, alla frase velenosa detta per farsi notare. Fra le persone che hanno commentato sghignazzando la frase di Gallerani (niente ipocrisie: frase sgradevolissima) c’erano persone di notevole cultura e preparazione, cui evidentemente l’idea di farsi quattro risate sul grinzoso deretano della femminista esaltata sembrava divertente.
Ma sul principio di responsabilità, qui e altrove, non c’è da discutere: inutile, ora, tentare di ribaltare la questione dicendo che le armi vengono puntate contro incolpevoli individui (le armi? su quale persona si è sghignazzato? Io e lei?). Se qualcuno, qui o su Facebook o altrove, passa il livello della civile convivenza, si interviene. Se qualcuno insulta la persona, coraggio e onestà vorrebbero almeno che si facesse.
Ma dal momento che qui si sta insistendo sulla questione “io ho fatto-io non ho fatto” e NON UN commento è stato invece scritto sulla deriva, ovvero sul come è facile mettere in burletta un’analisi, una rivendicazione, una denuncia passando a sbriciolare l’individuo cui si deve quell’analisi, intendo chiudere qui la vicenda.
Lascio aperto il topic solo ed esclusivamente per commenti che riguardano la discussione sulla campagna Yamamay e derivati. Interventi di altra natura verranno messi in moderazione.
Ma chi l’ha detto che le donne con il culo sceso o il seno piccolo sono sessualmete frustrate ? Ho sempre pensato il contrario, e cioè che le donne che si agghindano come le modelle della pubblicità siano delle frigide; le donne sessualemte libere non hanno bisogno di traverstirsi. Stesso discorso per gli uomini. Non c’è niente di erotico nei modell di Dolce e Gabbana, Armani ecc. L’omolagazione uccide la vitalità delle persone e quindi anche la creatività sessualite Tuttto questo per dire che si può criticare ferocemente la pubblicità Yamamay ed essere delle persone che vivono un’intensa vita sessuale.
Sì, ognuno pensi ciò che vuole ma se la smettessimo di dare da una parte e dall’altra di dare delle frigide o degli impotenti alle donne e agli uomini che si “agghindano” o non si agghindano sarebbe meglio. Che poi chi davvero soffre di queste disfunzioni merita solo solidarietà, rispetto e aiuto.
Comunque per quel che vale esprimo solidarietà a Loredana Lipperini per questi attacchi offensivi che ha ricevuto su Facebook.
sempre per Annamaria: dare della frigida ad una donna che si veste o si agghinda come non piace a noi è grave quanto darle della puttana.
E ora mi taccio.
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Sulle fiction giusto Paolo, io intendevo quelle italiane, io vedo quelle della BBC ottime. Condivido quello che dice Don Cave, infatti io non parlavo di par conditio, ma di pluralismo nell’immaginario, forse non mi sono spiegata, a volte è difficile in questi veloci scambi di battute, si tende anche non volendo alla semplificazione. Non si tratta di maschile vs femminile, nè che noi vogliamo più uomini nudi in TV oppure invece del culetto femminile il pacco maschile, ma di dominio maschile nell’accezione di Bourdieu vs un nuovo immaginario che si liberi della violenza simbolica. Il corrispettivo maschile dell’oppressione femminile è il “machismo”, l’ostentata invulnerabilità, il sesso come potere, la dialettica dominante-dominato, tutto questo a scopi ovviamente politico commerciali (vedi la questione del penis-enlargement ecc..). A noi donne interessa la via traversa eccome, siamo disposte a metterci in gioco, stiamo aspettando di vedere che cosa vogliono fare gli uomini, molti sopratutto all’estero stanno imboccando un’altra strada anche se non sempre è facile. Altri restano al palo, altri sono curiosi e per fortuna dialogano.
mi scuso per intervenire ancora ma rispondo a PaoloR sul nudo maschile: le immagini che tu richiami non hanno la stessa funzione per le donne di quella che il culo di Y. può avere per gli uomini.
Davo per scontata una trattazione dell’argomento già avvenuta in passato grazie soprattutto a Giovanna Cosenza sul suo blog Disambiguando, dove si è evidenziato che il nudo maschile in pubblicità nella maggioranza dei casi fa riferimento ad un’iconografia gay. In altre parole: anche quando c’è il nudo maschile, non è mai per la gratificazione dello sguardo femminile. Il desiderio femminile è totalmente escluso dai giochi.
Ha detto cose meravigliose Olga, e sottoscrivo tutti i suoi commenti. Soprattutto la conclusione: riprendiamoci l’immaginario, soprattutto erotico. Iniziamo noi donne, con tutti i mezzi, a dar vita e voce a visioni che rispecchino il nostro modo di concepire l’erotismo.
sinceramente?
no non mi turba
o meglio non più delle pubblicità delle donne che parlano con la polvere hanno visioni di papere gialle mastro lindo e piumini volanti che si guardano il culo alla ricerca di imbarazzanti macchie di sangue pazze esaurite contro bucati e mestruazioni mariti scemi e bambini maleducati gatti viziati e vicini inquietanti
e allora meglio la cara vecchia donna oggetto
nata senza macchia e senza ciclo
buon anno a tutti
punk
(mi hanno turbato di più le foto di martina colombari
imbronciata e anoressica
sostanzialmente triste)
“Iniziamo noi donne, con tutti i mezzi, a dar vita e voce a visioni che rispecchino il nostro modo di concepire l’erotismo.” laura a.
Concordo. Tenendo presente che non tutte le donne così come non tutti gli uomini concepiscono l’erotismo nel medesimo modo.
certo Paolo: e questo sarebbe finalmente il pluralismo. Ora qualcuno dirà che il marketing se ne frega del pluralismo, e infatti così fa il marketing più grezzo ed è anche per questo che siamo a fargli le bucce.
@Laura A.: Beh, sinceramente non credo che Disambiguando sia il luogo dove si decide cosa sia del sano erotismo dal punto di vista femminile oppure erotismo gay. A dire la verità mi sembra che si trasli l’immaginario femminile di qualcuno sull’intero genere femminile, del tipo “non mi piace Cristiano Ronaldo in mutande, ergo, alle donne non piace Cristiano Ronaldo in mutande”. Che è un po’ il discorso fatto per decenni sulla pornografia in generale, “se ti piace quella roba sei malata”.
PaoloR, non si parla di “decidere cosa sia il sano erotismo” ma di commentarne le rappresentazioni mediatiche, e le cose stanno all’opposto di come tu dici. La rappresentazione mediatica pretende di dettar legge sull’intero genere femminile. E in questo modo censura l’immaginario di una gran parte.
Ora smetto, ché si è passati ad argomenti assai diversi.
Grazie davvero a Luara a. che ha perfettamente capito il senso del mio discorso, come anche Paolo che adesso ribadisce “non tutte le donne, non tutti gli uomini”. Non sembra questo ripetersi un po’ sospetto, Paolo? perchè bisogna pensare che qualcuno voglia sottrarvi qualcosa o magari giudicarvi? Noi vogliamo soltanto una parvenza di pluralismo, qualcosa che almeno si avvicini all’utopia di una società finalmente liberata. Non bisogna aver paura della diversità, si tratta soltanto di arricchimento. Ma se le donne sono zittite e non zitte come dice UDI, battersi per la presunta libertà, quando la libertà non esiste è rischioso. Una certa sinistra che vuole lasciare questa TV così com’è è semplicemente repressiva quanto Berlusconi. Bisogna stare attenti, il nemico è viscido e uscire dalla gabbie non è facile. Ascoltate la diversità, tutte le diversità, non solo donne e uomini, stiamo sempre e solo parlando di due generi, ne esistono altri e io vorrei sentire anche loro. L’unico immaginario tirannico, repressivo, oppressivo è quello che rappresenta i presunti (e spesso irreali) desideri del maschio bianco eterosessuale. E le altre, e gli altri? Il caso del porno è euristico: quanti uomini si sentono rappresentati nella loro sessualità da Siffredi o dalla versione tronista soft core Costantino? Quanti amano ancora il vecchissimo gioco dell’uomo che non deve chiedere mai? E questo vogliamo ancora chiamarlo sesso? Io non voglio censurare Siffredi, voglio che si dia spazio vero, serio, e non promesse e chiacchere alle donne e non solo anche a gay, lesbiche, transessuali, bisessuali ecc. Sul marketing: Laura a, è proprio così, è lì che la nostra battaglia deve puntare, dobbiamo far sentire la nostra presenza attiva e consapevole nel mercato. Pensiamo al caso Mac Donald’s, noi abbiamo il potere tutte insieme di farli chiudere, di metterli in ginocchio, di costringerli ad ascoltarci. Siamo nel campo del diritto. Vorrei dire a Loredana che io inizio questo anno con grande entusiasmo e non perchè le cose siano allegre in Italia o su scala globale (con i dovuti distinguo, l’Italia è un caso semi-perso) ma perchè vedo molto fermento tra le donne, nuova voglia di fare, pensiero giovane e forte, stiamo rinascendo e non è retorica, sono fatti che osservo e studio ogni giorno in rete. E vedo novità anche sul fronte maschile, anche in Italia, passi interessanti, nuova consapevolezza. Qualcosa di importante sta succedendo, ci siamo dentro ed è nostro dovere e diritto crederci, non rassegnarci. un caro saluto a tutt*
ecco brava laura
La rappresentazione mediatica pretende di dettar legge sull’intero genere femminile
ma se il genere femminile si sveglia e si indigna solo per un paio di chiappe siamo messe maluccio….
(della serie smetto quando voglio)
@francesca quella è “la parte per il tutto” 😉
c’è in gioco molto altro, non è difficile cogliere i nessi tra lo svuotamento della soggettività femminile veicolato dalla tv, dagli altri media, dalla pubblicità e il suo analogo politico.
Olga, ribadisco che sono favorevole ad una rappresentazione erotica e anche porno che dia spazio al maggior numero possibile di “soggetti desideranti” e desiderati (ovviamente rimanendo sempre tra adulti consenzienti, questo è ovvio) senza ovviamente censurare nulla.
se faccio certe puntualizzazioni è perchè ritengo importante ribadire che non esista un immaginario erotico valido per ogni donna, per ogni uomo (bianco o nero, giovane o vecchio), per ogni donna (bianca o nera, giovane o vecchia), per ogni gay e per ogni lesbica, ecc..insomma ogni testa è un mondo specie riguardo all’eros. Voler ribadire questo è solo una mia pignoleria.
Vi saluto.
Francesca, io sono più utopica sul genere femminile, non ci si sveglia solo per un paio di chiappe…basta farsi un giro sul web, si sta facendo strada una nuova consapevolezza, che poi ci sia ancora molto da fare, certo, ma non siamo poi così disperate da doverci indignare per le chiappe…discutiamo, dialoghiamo, esprimiamo la diversità. Un dialogo pluralista dove deve esserci posto per tutti, ma sul serio, non con la falsa coscienza di chi pensa di darci a bere che viviamo in un mondo liberato.
“la falsa coscienza di chi pensa di darci a bere che viviamo in un mondo liberato.” olga
Anche perchè un “mondo liberato” non è mai esistito e temo mai esisterà.
Siamo animali sociali e culturali quindi i condizionamenti dell’educazione (anche la più aperta) e del contesto socio-culturale in cui siamo nati e cresciuti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, questo però non ci rende meno responsabili, e non vuol dire che non bisogna lottare per sempre maggiore libertà e pluralismo nelle rappresentazioni.
Scusate, è un’altra delle mie puntualizzazioni pignole.
Accettata con simpatia la pignoleria Paolo 🙂 ….basta sapere che di pignoleria si tratta, perchè io che ragiono su questi temi da un po’ lo so benissimo e mi sembrava chiaro da quello che dicevo che nessuno vuole mettere le briglie a nessuno, ma se continuiamo a giocare a nascondino non ne veniamo più fuori. Fino ad oggi la voce del maschio bianco eterosessuale dominante ha fatto da padrone o no? Concorderemo di sì, allora dobbiamo creare uno spazio democratico e non questo orrore perchè tutti possano dire qualcosa di diverso. Anche perchè ed è questo forse di cui non si vuole parlare, ad alcuni o alcune un certo tipo di immaginario non piace, non lo eccita, non lo vuole. Ma se ci viene imposto viviamo noi (non so voi) nella frustrazione e in quello stato psicologico che si crea da vittime di “violenza simbolica”. Facciamo l’esempio di alcuni film in cui Rocco Siffredi sputa sulle sue patner o le maltratta durante l’amplesso. La cosa è tra adulti consenzienti ovviamente, se a te piace, mica ti giudico o dico che ti fa male. Dico che a me non piace, che mi ricorda umiliazione e stupro. Sul mio immaginario non si discute perchè è mio, sul tuo non vengo ad intervenire, ma se tu impedisci al mio di esprimersi, dov’è la libertà? A differenza di voi, noi ad undici anni venivamo umiliate dai compagnucci di scuola che ci dicevano “puttana fammi un pompino” perchè semplicemente emulavano Rocco Siffredi o altri divi porno. Si chiama violenza simbolica e non sono ricordi piacevoli. Poi si cresce, ma per noi scoprire la sessualità significa fare piazza pulita dal sessimo, dalle minacce, dall’oppressione. Non vengo dal Bronx ma molti ragazzini normali sono così, crescono con il mito machista. E fanno vittime anche tra i maschi non etero. Penso ad un mio compagno gay perseguitato per anni. Allora? vogliamo affrontare tutto questo o fingere che va tutto bene nel migliore dei mondi possibili? Tu adesso dirai che è un problema di scuola, di famiglia, di stato. Ma certo! Ma c’è un vuoto assordante e la parità di genere non esiste. L’immaginario è politica, tutto lì. Non difendiamo un terreno neutro, perchè il neutro non esiste. Negli anni ’60 ancora si doveva dimostrare che la voce maschile bianca eterosessuale non era universale. Oggi dovrebbe essere chiaro, invece no. Non parlo di te Paolo, ma di quello che ci arriva dalla politica quella davvero oscena, (altro che porno) e dalla società contemporanea.
Bene Olga, sono d’accordo su tutto quello che hai detto, non ho mai visto un film di Siffredi e non trovo eccitanti sputi e insulti durante l’atto (come te non giudico chi, tra adulti consenzienti, si diverte così, ma non è cosa per me) . Solo un’altra puntualizzazione: spesso a subire machismo e bullismo sono anche i ragazzini etero occhialuti e di corporatura gracile.
Ciao
Olga1
“L’obiettivo è chiaro, ovviamente di tipo economico-politico e unisce in un colpo solo dipendenza da prodotti cosmetici, industria della moda e chirurgia estetica con il risultato di creare un’ossessione corporea con perdita del proprio desiderio sessuale per lasciare spazio al voyerismo dell’altro, perdita di autostima, perdita identitaria, silenzio.”
Olga2
“Per concludere un esempio di corpi liberati è la Dove con donne in biancheria, potevano pure essere in guepiere, anzi meglio, o vestite da burlesque per quanto mi riguarda ma sono donne reali che parlano alle donne reali. E adesso non venite a dirmi che non sono avvenenti. Pluralismo che vi piace tanto vuol dire questo. ”
Dopo queste stupefacenti dichiarazioni di Olga siamo volati qui nella sede del New Yorker, per un intervista. Incontriamo il simpatico foto-artista del ritocco che data la sua grande abilità a rimodellare culi per Vogue, Harper’s e le più grandi, prestigiose, firme di moda, è il più richiesto nel mondo pubbicitario, Pascal Dangin:
– Pascal, cosa ci dice del fotoritocco?
– Notoriamente lo vogliono tutte, anche se poi protestano. Le persone che protestano sul ritocco sono le prime e dirmi “toglimi quella roba dal braccio”…
– Pascal, cosa ci dice della Dove, che ha sfondato nei media con la nota campagna “donne reali” in mutande?
– Il lavoro l’ho eseguito io. Ha idea della quantità di fotoritocco che c’è in quelle foto? Ma è stata una grande sfida, lavorare su faccia e corpo per mostrare il “chilometraggio”, senza renderlo non attraente.
– Ma come? Allora è una presa per i fondelli? Ipocriti! Chiediamo subito conto a un dirigente DOVE che passa in questo momento:
-Um…..ehm…um…ecco, al momento non siamo sicuri di cosa abbia ritoccato Pascal…le donne non sono state ritoccate, se c’era un capello fuori posto, ecco magari quello sì, è stato ritoccato…..ma….um…ehm….ecco, attualmente su quale parte abbia effettivamente lavorato Pascal, ehm…um… non lo posso commentare…. ehm…….
– ?!
– Mi dia solo un minuto, ci riuniamo un attimo con quel deficente di Pascal, PASCAL!!!! dove c**** sei???
un attimo che organizziamo una smentita, magari un comunicato aziendale che ne dice, può andare no?….Non si preoccupi, ci dia solo un momento, vedrà che risolviamo, ci teniamo noi, alle donne “reali”…
http://gawker.com/388507/doves-real-women-fakes
http://www.newyorker.com/reporting/2008/05/12/080512fa_fact_collins?currentPage=all
http://www.businessweek.com/the_thread/brandnewday/archives/2008/05/surprise_doves.html
http://www.beutifulmagazine.com/?p=437
Madame Anais @Istituto Micropunta
Lo so Paolo, eccome, lo so e con loro il dialogo è molto semplice, ho molti amici così. Poi tra occhialuti ci si intende….:) ciao
@ Paolo R e Paolo 1984: arrivo con un po’ di ritardo e non ho avuto gran tempo di leggere i post successivi al mio quindi forse mi ripeterò. In riferimento alla pubblicità di Crisitiano Ronaldo ci tengo a sottolineare (poi correggetemi se sbaglio) che si tratta di una delle rare eccezioni che confermano la regola, in quanto mi sembra di non aver visto altrettante pubblicità di intimo maschile in questo anno a cui sia stata data la stessa visibilità (poi il cachet di Ronaldo è un discorso a parte che mi fa altrettanto indignare). Per quanto riguarda il nocciolo del problema, ossia se risieda nella metonimia, o se riguardi l’erotismo insito in queste pubblicità, o sulla sede di pubblicazione della foto…mi viene da rispondere che il problema sta in tutte e 3 le cose:
1)il sedere per il corpo, non è che sia da scandalizzarsi ogni volta, ma è che ormai l’uso di questa modalità è strabusato anche in contesti non così utili, questo è il problema…ogni volta che è fotografata una parte ormai è una parte per il tutto, non la vedi più fine a sè stessa. Quando guardi questa foto di Yamamay non vedi gli slip, vedi un sedere, e siccome la pubblicità è subdola, vedi(lo immagini) il sedere di una bellissima ragazza che presumibilmente non sta andando in ufficio.
2)l’erotismo insito in queste foto di intimo…è un problema perchè non è un erotismo sempre “sano”, è un erotismo esasperato, una continua allusione. Per pubblicizzare un reggiseno e delle mutande è sempre necessario? per non prendere di mira sempre Yamamay, la Intimissimi deve far sculettare una tipa per 3 minuti per pubblicizzare una COLLEZIONE BASE (per quella da acchiappo chissà cosa si può inventare)?!
3)La sede di pubblicazione. Sono tornata da un mese da un piccolo viaggio in Francia e in Svizzera, e che ci crediate o no, anche sui giornali di sport non c’erano foto così scosciate, figurarsi su dei rotocalchi nazionali! il problema non è il Corriere o la Settimana Enigmistica, il problema è questo bombardamento dei media!
spero di essere riuscita a spiegarmi, e comunque grazie per la possibilità di discussione che è sempre una grande risorsa!!!
Troppa demagogia imho. A cominciare da Lipperini che risponde a questo thread parlando di “femminismo=sessuofobia” (sintesi Sua non espressa da nessun altro all’infuori di Lei, ma immessa in circolo per negare le critiche qui esposte) – (ora vediamo se parte la censura) –, peraltro facendolo all’apertura di un nuovo thread, occupando ben 12 righe delle 15 dedicate in coda ad altro argomento, così se uno ci prova a rispoderLe va automaticamente OT. Ma vorrei parlare d’altro. Qualcosa di più interessante imho.
–
Mi preme far notare come l’immagine erotica del maschile sia stata sostanzialmente annientata dal capitalismo, assorbita e ricodificata lungo gli ultimi tre decenni, in aspetti (forme d’attrazione) che nulla hanno a che vedere con il corpo fisico, ma solo con il potere economico. Un potere ostentato quotidianamente e che ci si vanta pure di aver acquisito attraverso una sapiente tecnica di studio/profitto, intrisa, va da sé, dei più aberranti vizi reazionari e fascisti; in altre parole neanche più un vecchio potere intellettuale e politico, ma solo economico (da qui l’ignoranza becera dei nostri attuali governanti). Aver annullato e ricodificato il potere del corpo maschile significa anche aver cancellato la percezione dello stesso nel pubblico femminile: un culo maschile in luogo del sopra esposto Yamanay non avrebbe alcun senso di esistere in questa società (nel bene o nel male). Ciò che oggi fa veramente scandalo non è l’idea di una gnocca in primo piano ma quella di un’erezione in primo piano. Questa è una società privata della percezione dell’erotico maschile che, fatte salve poche eccezioni, sopravvive solo in ambito omosessuale (il che non significa affatto che ci sia una distinzione tra le due percezioni etero/omo). Basta peraltro guardarsi in giro per rendersi conto di come il corpo maschile venga coperto da un intimo spesso ridicolizzato nei colori e nei disegni, mentre quello femminile valorizzato sensualmente e sessualmente nelle forme, anche tramite orpelli di pizzo come quelli della foto sopra, in questo caso chiaramente funzionali a rendere pubblicabile la foto su Corriere e Repubblica, occultando cioè il rigonfiamento della vulva in primissimo piano (esiste anche il buon gusto che su certa cartellonistica becera invece manca; al limite chiamiamola furbizia finalizzata alla pubblicazione, certo non censura). Pensate ancora ai mutandoni da spiaggia maschili, la cui unica funzione è coprire ed occultare la sessualità (questa sì è censura collettivamente introiettata), ossia le curve delle natiche, il rigonfiamento del pene, le trasparenze del tessuto aderente. Dunque donne che hanno rimosso la percezione del corpo erotico maschile adeguandosi alla conversione attuata dal capitalismo (SB amato, adorato, vezzeggiato anche dalle ragazzine), relegando ideologicamente al solo ambiente gay l’arrapamento dovuto alla vista di un bel culo maschile. Masse informi di puritane, e puritani, totalmente succubi del sistema capitalista che ha cancellato il corpo maschile per meglio controllare l’esposizione di quello femminile, ma che ha differenza del primo mantiene la sua carica erotica, pur schiavizzata, pur spesso oltremodo esposta. Quante volte abbiamo sentito dire che l’uomo è sexy in giacca e cravatta, oppure, all’opposto, che in perizoma fa tanto gay? (poi le neo-femministe reazionarie si lamentano del doppiopetto maschile posto accanto al due pezzi femminile!). Donne perdute nelle loro pulsioni che non sopportano la visione dell’immagine erotica maschile senza identificarla immediatamente in un’icona gay. Donne che allo stesso modo non sopportano la visione del culo Yamamay perché comunque la si voglia mettere, questo scatena il turbinio delle pulsioni sessuali, ed essendo queste rimosse e/o ricodificate, si procede a rimuovere l’immagine che le risveglia (psicoanalisi). Sì, c’è un gran clima di puritanesimo che attinge alla storica cultura cattolico-reazionaria di questo paese. Che si lavori pure per annientare la sessualità in tutte le sue manifestazioni; rimarrete con un pugno di odio che regalerete ai vostri figli. Peraltro un classico delle società al collasso.
“2)l’erotismo insito in queste foto di intimo…è un problema perchè non è un erotismo sempre “sano”, è un erotismo esasperato, una continua allusione. Per pubblicizzare un reggiseno e delle mutande è sempre necessario? per non prendere di mira sempre Yamamay, la Intimissimi deve far sculettare una tipa per 3 minuti per pubblicizzare una COLLEZIONE BASE (per quella da acchiappo chissà cosa si può inventare)?!” erica
sui punti 1 e 3 posso concordare, ma sul 2 si torna al solito discorso: cosa vuol dire erotismo “sano”? Chi decide cosa è “sano” e cosa no? secondo me le allusioni erotiche più o meno raffinate in uno spot di intimo hanno pieno diritto di cittadinanza (non sono obbligate, ma ci possono stare) , non li manderei in onda in fascia protetta, ma se ora diciamo “questo è sano” “questo è esasperato” (non tutti hanno lo stesso concetto di “esasperazione” e “sanità”) o peggio “questo è da malati” mi dispiace ma non ci sto più, se poi facciamo pure gli scandalizzati: “e per l’acchiappo cosa si inventeranno? non c’è più morale, contessa!”…no è una strada pericolosa che tu erica hai pieno diritto di scegliere, ma io ho diritto di non seguirla.
Con Olga abbiamo trovato molti punti d’incontro sulla pluralità di rappresentazioni erotiche e porno senza dare patenti di “sanità”, per me quella è la via giusta. Ognuno la pensi come vuole.
I nostri corpi hanno anche una valenza erotica, sensuale e gli indumenti intimi, alcuni più di altri, la sottolineano e c’è chi li compra per questo per sè o come regalo (poi ovviamente ci sarà chi dirà che regalare al partner un capo intimo più o meno sexy è squallido e da maiali, io non sono d’accordo ma fate pure, c’è anche chi non si dispiace). Affermare che negli spot non si deve tenerne conto perchè è “insano” o si rischia di “esasperare”…non mi convince.
poi ripeto, ognuno la pensi come vuole.
e immagino che citando Contessa di Pietrangeli in un discorso sulla biancheria intima avrò fatto scuotere mestamente il capo a un bel po’ di persone, e se avevano un parere negativo verso ciò che ho scritto in questo blog ora l’avranno rafforzato. Pazienza.
@Francesca Gallerani.”se il genere femminile si sveglia e si indigna solo per un paio di chiappe”: perchè naturalmente sul blog della Lipperini e della Zanardo si parla solo delle chiappe, vero? Davanti a tanta ipocrisia, cosa dire? Che proprio dalle donne parte la disinformazione sulle altre donne.
Luzifernos, prima di usare etichette offensive come neo-femministe reazionarie che ricordano il sessismo pre-sessantotto (femministe isteriche) ma come abbiamo capito tutte oggi è assolutamente attualissimo, lascia stare gli epiteti per squalificare il diverso ecc. scendi sul mio stesso terreno e discuti alla pari. Rileggiti quello che ho scritto, compreso sul membro nei boxer, che forse non leggi perchè ti fa comodo, perchè vuoi schiamazzare invece di dialogare o argomentare come ha fatto Paolo. La cosa del nudo maschile io la trovo giustissima. Ho sempre detto che sotto la sovraesposizione femminile c’è anche una visione distorta del corpo maschile che viene privato della sua intrinseca bellezza. Basta vedere lo stereotipo uomo brutto secchione e pupa come nel trash televisivo peggiore. Certo non credo che la soluzione sarebbe Cristiano Rolando o meglio non solo Cristiano Rolando, pluralismo, leggi sopra che sei piuttosto distratto. Su Erika Lust poi cosa avresti da dirmi? Hai ancora voglia a questo punto di darmi della bigotta? Per favore non iniziamo a sputare nel piatto dove si mangia, leggi femminismo, a cui devi moltissimo, tu, Regazzoni e tutta la società civile. Adesso dobbiamo andare avanti, ci aspettano altre sfide complesse, neo femminismo sì, il reazionario lo vede solo la tua falsa coscienza oppure nella migliore delle ipotesi la tua ingenuità. Non ritengo corretto il tono che assumi in un dibattito pubblico dove nessuno si permette di squalificare l’altr*. Ho parlato di maschio eterosessuale bianco, di visione unica mai d’altro. Tu invece ti permetti di dire neo-reazionarie. Prima di parlare, argomenta, dimostra, su quello che dico non hai discusso una sola riga, senza neanche rendertene conto fai il gioco di Berlusconi, di sinistra così non sappiamo che farcene. saluti.
Ho anche io qualcosa da dire, anche se mi ero ripromessa di non intervenire. E ho da dirla a Francesca Gallerani, ufficio stampa del Melangolo, che con enorme finezza su Facebook scrive “Sul blog della Lipperini si discute di un culo. E non del suo”. I commenti spaziano da “ci sarebbe da scrivere un trattatello su certi turbamenti. il primo capitolo si intitolerebbe la volpe e l’uva” a “che comiche la lipperini e il suo manipolo di femministe sfigate da sant’inquisizione. sembrano uscite da un fumetto di crumb.” a “Ossignore… che vuoi che sia, quando si ha il culo sceso, è così che si reagisce (e furono querele)”.
Mi si dirà che ognuno su Facebook scrive quel che vuole. E’ molto vero. Ma se qualcuno avesse dubbi sulla vergognosa dicotomia a cui è stata ridotta, almeno in buona parte, questa discussione, potrà verificare di persona. Se si critica, si ha il culo basso, si è invidiose, si è sfigate. Questo, da parte di una collega, e di una donna.
Non intendo ridurre la querelle a gossip di bassa lega, naturalmente. Ma se queste sono le reazioni, il lavoro da fare è moltissimo.
Madame….ecc…conosco bene la storia del fotoritocco ma se permetti c’è una bella differenza. Oppure vogliamo ancora giocare a nascondino? il pezzo è divertente. I ritocchi ci saranno pure ma restano donne normali o vogliamo negare pure questo? Ho visto pance, sederi grossi come il mio, normalità. Che poi il marketing arrivi anche a speculare su questo o che non sia tutto oro quello che luccica, sono piuttosto scaltra per capirlo meglio di lei madame. Ma si tratta di qualcosa che è senz’altro migliore o lei preferisce il paginone del Corriere o la pubblicità sessista Sysley? Ognuno riconosce i suoi. Au revoir Madame o Monsieur?
buonasera
sono francesca gallerani
e quando scrivo sulla mia bacheca scrivo da francesca gallerani non da ufficio stampa de il melangolo
precisazione dunque gratuita e fuori luogo
ho scritto che si parla di un culo
è vero smentiscimi se vuoi
e non del tuo vero anche questo
e fin qui niente di offensivo
non capisco perchè hai delle cose da dire a me quando poi citi commenti lasciati da altri
per lo più uomini
allora parla con loro
non capisco come fai a leggere la mia bacheca dal momento che tu mi hai tolto l’amicizia
cosa che mi guardo bene dal fare io così come non censuro chi non la pensa come me
sarebbe molto più carino da parte tua ammettere che non vuoi essere contraddetta
ma sarebbe carino accettare anche chi la pensa diversamente
io per esempio non mi indigno per la pubblicità di un paio di mutande
ma se per vendere una macchina viene spalmata una donna nuda sul cofano
invito chi inviti tu a verificare di persona in qualunque momento e in qualunque luogo se ho mai fatto affermazioni offensive verso la tua persona
e come ufficio stampa de il melangolo ricordo di aver notato con piacere la tua recente segnalazione di un nostro libro (segnalazione della quale ti ringrazio) che testimonia insieme ad altri titoli quanta attenzione riserviamo agli autori che dedicano studi approfonditi a queste tematiche
Un’ultima cosa su luz perchè è fantastica: almeno il corpo femminile ha mantenuto la sua carica erotica in TV. Di quale corpo femminile stiamo parlando? Chi rappresenta la bellissima Belen Rodriguez? Rappresenta tutte le donne o tutto l’immaginario maschile? Ma fammi il favore. Io come donna non puritana ma non fotomodella non mi vedo rappresentata, non c’è nessun pluralismo nell’immaginario erotico, ma solo repressione. E non raccontiamoci che agli uomini piace solo Belen Rodriguez. E tu lo sai benissimo. Il problema, e quante volte dobbiamo dirlo, non è Belen e la sua bellezza, ma l’assenza di tutti gli altri e non stiamo parlando soltanto di donne. Assenza di corpi maschili, gay, lesbiche, transessuali, ecc. Se il sedere di Yamamay si accompagnasse a molto altro, prima di tutto a molti altri sederi e poi a molte altre idee che i pubblicitari non mi sembrano avere, non avrei niente da dire. Se ci fosse appunto vera libertà, ma non c’è e siccome io sono una consumatrice e una spettatrice le aziende, lo Stato e la società deve rispettare i miei diritti, anche quello all’immaginario erotico e porno. saluti
Olga ecc…..
Madame, grazie. Se lo trovi divertente allora fai un sorriso, perchè così si sente il rumore delle unghie sui vetri e ti rovini lo smalto. Adieu, ma belle.
Non è divertente ma lo faccio con piacere, solo se lo fai con me…. mon semblable, – mon frére….
@Lipperini:
complimenti per lo stile. Di fronte a un commento femminile in dissenso, tira in ballo la pagina personale di facebook e la posizione lavorativa della persona che ha osato dissentire.
Regazzoni. Basta così. Non è questione di dissenso: lei ha dissentito tranquillamente per oltre trecento commenti, mi pare. E’ una questione, certo, di stile e di mentalità. Indicare questa discussione in quei termini, non contraddire i commentatori e le commentatrici che sostenevano quel che sostenevano, parla da sè. E parla molto male, piagnistei a parte.
Regazzoni e Gallerani. Per cortesia, piantatela con la questione della censura: togliere l’amicizia a una persona su un social network non significa censurarla, significa non trovare con lei affinità alcuna, che è cosa ben diversa. Ululare alla censura a ogni piè sospinto è cosa che può fare molto comodo quando non si ha altro da dire. Se non volessi essere contraddetta, non avrei lasciato libera la discussione anche dalla mia presenza, per oltre trecento commenti. Ma contraddetta è un conto: insultata è un altro. E calunniata, come state facendo in questo momento sostenendo che io censuro il dissenso, è un altro conto ancora.
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lalipperini, mi sa che qualsiasi cosa dica da questo momento in poi verrà accolta in riferimento all’eventuale culo basso 😀
Segua gli insegnamenti di Sun Tzu e non si confonda con chi usa queste argomentazioni: ha solo da perderci.
Nessuno parla di censura o altro. Mi spieghi per cortesia solo una cosa: perché ha tirato in ballo la posizione professionale di Francesca Gallerani coinvolgendo quindi il nome della casa editrice per cui lavora in tutto ciò. Capisce vero che è grave?
Regazzoni, certo che è grave. Ma non perchè io l’ho tirata in ballo: le professioni sono cosa pubblica: come la mia e la sua, non sono un’appartenenza a una setta segreta. E’ grave perché un attacco di questo genere, in quei termini (o con l’approvazione tacita dei termini usati) viene da persona non certo priva di strumenti. E ora, gentilmente, la pianti di vestire i panni dell’accusatore. Perché se c’è una persona che è stata volgarmente offesa e insultata quella, se non le spiace, sarei io.
Dopodiche, stop qui, per favore. Si rientri in topic: su questa disgraziata e disgustosa faccenda ho intenzione di mettere la parola fine.
Non si inventi insulti che non ha mai ricevuto da parte mia, la prego. Qui si è discusso per giorni, e si è dato vita a una discussione interessante.
Provi a discutere anche lei senza dire chi lavora per chi, associando così un datore di lavoro a una discussione. Le assicuro che non contribuisce in nulla al dibattito. Al limite mette in una situazione di difficoltà che vuole discutere.
Scusate, dico una cosa sola io, e poi basta. Nei giorni scorsi ho seguito pochissimo questa discussione, perché mi sembrava una perfetta fotocopia di almeno altre 3 o 4 che su questo stesso blog avevano già avuto luogo. E anche perché credo che in questi giorni valga la pena stare in rete dedicandosi ad altre urgenze, ma vabbe’, quella è una questione di personale senso delle priorità…
Però a questo punto una cosa la voglio dire. Le volte che sono passato a dare un’occhiata, essendo uno che sta nell’ambiente editoriale e, come molti altri che leggono Lipperatura, sapendo bene che mansioni vi svolgano Simone Regazzoni e Francesca Gallerani, non ho potuto fare a meno di chiedermi:
ma perché il direttore di una collana e la responsabile dell’ufficio stampa di una casa editrice piccola ma prestigiosa gettano il loro nome – inevitabilmente, benché com’è ovvio non esclusivamente – collegato alla casa editrice in cui lavorano, in polemiche che si trascinano così a lungo e scendono così tanto nel personale? Non si rendono conto che un’associazione tra le loro polemiche in rete e il loro lavoro sarà pressoché inevitabile?
Dico “inevitabile” perché questo è uno dei cinque blog letterari più seguiti d’Italia, ed è molto frequentato da editori, editor, scrittori, librai, giornalisti di pagine culturali etc. Il fatto che molti di essi non vi intervengano, men che meno con il loro nome, non significa che non siano qui a lurkare.
Per me, come per non pochi altri, il nome “Francesca Gallerani” è soprattutto quello del mittente delle mail informative che mi giungono da quella casa editrice.
E Simone Regazzoni lo conosco personalmente, ma per molti è il nome di quello che dirige la tal collana per la stessa casa editrice.
Ora, dire che qui si interviene “a titolo personale” è senz’altro corretto nella sostanza, ma è anche, scusatemi, una risposta da finti ingenui, perché la comunicazione funziona in un certo modo e non rispetta pedissequamente linee di confine come quella che vorreste tracciare.
Ecco. My 2 cents. Dixi et damnavi animam meam 🙂
@ Wu Ming 1
se uno volesse segretezza userebbe pseudonimi. Io preferisco metterci sempre il mio nome, per questione di responsabilità rispetto alle parole che scrivo. Il fatto però di associare esplicitamente il nome alla professione, di dire ei tu che lavori per tizio, sai benissimo che è un gesto molto preciso: dice a tutti gli altri: “guardate che dietro c’è quella casa editrice”. Uno è libero di farlo per attaccare duramente un altro. A me sembra un modo molto scorretto. Ma forse sbaglio è invece è normale così.
Retorica, Regazzoni. Lei sta tentando di sviare l’argomento dai toni che sono stati utilizzati (non da lei, mi sembrava evidente ma tocca ribadire) e che sono, al di là della mia persona, indicativi di una precisa reazione (femminismo=roba da vecchie invasate) per insistere su un dettaglio. Le ripeto: questo giochino a “ho io l’ultima parola” non mi interessa. Se lo giochi lei, se crede.
La segretezza è un altro discorso. Io parlavo, se vuoi, di stile (nel senso di “modo di”). Ma mi fermo qui, il mio sentire l’ho espresso.
La retorica è importante, Lipperini. E’, appunto, “questione di stile”.
caro wu ming 1 come ufficio stampa leggo e leggo tutto dal cartaceo alla rete
ogni tanto come donna lascio un commento
cosa rarissima tra l’altro
come avatar di facebook poi non intervengo
è vero
non modero
ma la signora lipperini questo lo sa benissimo
avendoglielo già specificato in passato
lascio che scrivano
sono tutti adulti
e non sarò io a dire a persone che tra l’altro non conosco
non tutte almeno
cosa devono o non devono dire
anche se sono sulla mia bacheca
per me facebook è questo
e nient’altro
questo è ovvio
non vuol dire che io poi sia sempre d’accordo con quanto venga scritto
il chi tace acconsente è appunto un modo di dire un pò vecchiotto
soprattutto se si parla di rete
altrimenti dovrei intervenire sempre e in continuazione
togliendo allora sì tempo al mio lavoro che invece faccio con passione per passione e con persone che stimo moltissimo
accusarmi di pensare quello che altri scrivono è mettermi parole in bocca che non ho mai pensato figuriamoci detto
ci tengo quindi a specificare non certo a mia discolpa che non ho mai insultato nessuno
e infatti non c’è niente in giro che possa dimostrare il contrario
se non l’aver deciso che dovevo forse per altri motivi essere presa di mira
ma quando mi si punta così maldestramente un arma contro mi scanso e mi ritiro
sono guerre che non mi piace vincere
un’arma con l’apostrofo
Prima o poi, ma non in questo thread, farò un post sui social network, e su Facebook in particolare. Perchè è vero che la natura stessa del mezzo porta al commentino urticante, alla frase velenosa detta per farsi notare. Fra le persone che hanno commentato sghignazzando la frase di Gallerani (niente ipocrisie: frase sgradevolissima) c’erano persone di notevole cultura e preparazione, cui evidentemente l’idea di farsi quattro risate sul grinzoso deretano della femminista esaltata sembrava divertente.
Ma sul principio di responsabilità, qui e altrove, non c’è da discutere: inutile, ora, tentare di ribaltare la questione dicendo che le armi vengono puntate contro incolpevoli individui (le armi? su quale persona si è sghignazzato? Io e lei?). Se qualcuno, qui o su Facebook o altrove, passa il livello della civile convivenza, si interviene. Se qualcuno insulta la persona, coraggio e onestà vorrebbero almeno che si facesse.
Ma dal momento che qui si sta insistendo sulla questione “io ho fatto-io non ho fatto” e NON UN commento è stato invece scritto sulla deriva, ovvero sul come è facile mettere in burletta un’analisi, una rivendicazione, una denuncia passando a sbriciolare l’individuo cui si deve quell’analisi, intendo chiudere qui la vicenda.
Lascio aperto il topic solo ed esclusivamente per commenti che riguardano la discussione sulla campagna Yamamay e derivati. Interventi di altra natura verranno messi in moderazione.
Ma chi l’ha detto che le donne con il culo sceso o il seno piccolo sono sessualmete frustrate ? Ho sempre pensato il contrario, e cioè che le donne che si agghindano come le modelle della pubblicità siano delle frigide; le donne sessualemte libere non hanno bisogno di traverstirsi. Stesso discorso per gli uomini. Non c’è niente di erotico nei modell di Dolce e Gabbana, Armani ecc. L’omolagazione uccide la vitalità delle persone e quindi anche la creatività sessualite Tuttto questo per dire che si può criticare ferocemente la pubblicità Yamamay ed essere delle persone che vivono un’intensa vita sessuale.
Sì, ognuno pensi ciò che vuole ma se la smettessimo di dare da una parte e dall’altra di dare delle frigide o degli impotenti alle donne e agli uomini che si “agghindano” o non si agghindano sarebbe meglio. Che poi chi davvero soffre di queste disfunzioni merita solo solidarietà, rispetto e aiuto.
Comunque per quel che vale esprimo solidarietà a Loredana Lipperini per questi attacchi offensivi che ha ricevuto su Facebook.
Ho scritto qualche “di dare” di troppo. Scusate.
sempre per Annamaria: dare della frigida ad una donna che si veste o si agghinda come non piace a noi è grave quanto darle della puttana.
E ora mi taccio.