PASOLINI, LE TIGRI, IL DISPREZZO

Spero che l’abbiate capito
che fare del puritanesimo
è un modo per impedirsi
la noia di un’azione rivoluzionaria vera.
Ma andate, piuttosto, pazzi, ad assalire Federazioni!
Andate a invadere Cellule!
andate ad occupare gli usci
del Comitato Centrale: Andate, andate
ad accamparvi in Via delle Botteghe Oscure!
Se volete il potere, impadronitevi, almeno, del potere
di un Partito che è tuttavia all’opposizione
(anche se malconcio, per la presenza di signori
in modesto doppiopetto, bocciofili, amanti della litote,
borghesi coetanei dei vostri schifosi papà)
ed ha come obiettivo teorico la distruzione del Potere.
Che esso si decide a distruggere, intanto,
ciò che un borghese ha in sé,
dubito molto, anche col vostro apporto,
se, come dicevo, buona razza non mente…
Ad ogni modo: il Pci ai giovani, ostia!
Ma, ahi, cosa vi sto suggerendo? Cosa vi sto
consigliando? A cosa vi sto sospingendo?
Mi pento, mi pento!
Ho perso la strada che porta al minor male,
che Dio mi maledica. Non ascoltatemi.
Ahi, ahi, ahi,
ricattato ricattatore,
davo fiato alle trombe del buon senso.
Ma, mi son fermato in tempo,
salvando insieme,
il dualismo fanatico e l’ambiguità…
Ma son giunto sull’orlo della vergogna.
Oh Dio! che debba prendere in considerazione
l’eventualità di fare al vostro fianco la Guerra Civile
accantonando la mia vecchia idea di Rivoluzione?
Questa è la parte finale di una delle poesie più famose di Pier Paolo Pasolini, “Il Pci ai giovani” (qui l’integrale).
In occasione dell’anniversario della morte di Pasolini, Wu Ming 1 ne fa la parte centrale di un lungo e importante reportage per Internazionale.
Per chi è incuriosito dalle dinamiche dei social media, su Twitter questa stessa poesia diventa parte di un dialogo surreale tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e gli stessi Wu Ming, laddove il primo ritiene la poesia di Pasolini scritta nel 1974 per il Corriere della Sera e i secondi ricordano che è della primavera 1968, scritta per Nuovi Argomenti e poi apparsa a giugno su L’Espresso.
Una svista ci sta, evidentemente. E’ interessante, però, la reazione di Emiliano: “io vi faccio fare figure da niente anche mentre sono in giunta. Con voi non mi diverto neanche. Tigri da tastiera”. “Ho a che fare con persone che hanno sempre ragione e per loro frustrazione. E cerco di comprenderle”.
A proposito di quanto si dice e scrive ultimamente sugli odiatissimi “intellettuali”: chi, semplicemente, fa notare un’imprecisione, diventa supponente e dunque frustrato. Chi sottolinea la necessità di discorsi complessi diventa uno spocchioso. Ora, dal momento che si avvicina la presentazione dell’indagine Nielsen sul mercato dei libri nei primi dieci mesi del 2015, e alla luce di quanto riportato, non posso che fare mia la frase di uno scrittore bravo, Francesco Pecoraro: “Gli scrittori che vivono in un paese in fondo alla classifica Ocse per scolarizzazione e con un quasi 70% di analfabeti funzionali, ancora se la prendono con gli editori per la scarsa qualità dei libri che si producono”. Vale anche per i politici che fingeranno almeno di strapparsi i capelli per lo stato delle cose editoriali. Salvo proseguire per la solita strada: sapere, leggere, informarsi, non serve a niente. Tigri da tastiera che non siete altro (Tyger! Tyger! Burning bright, In the forests of the night, eccetera).
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7 pensieri su “PASOLINI, LE TIGRI, IL DISPREZZO

  1. Ero alto come una bottiglia di plastica da due litri di acqua quando ho smesso di chiedermi come fosse possibile accettare una origine comune x la tigre ed il suo pasto, però ammetto che le parole tremenda simmetria danzano davanti ai miei occhi oggi come allora.

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