Cari tutti,
sono la mamma di XXX. Questa mail è indirizzata ai genitori delle bambine, mi scuso se non sono stata in grado di filtrare gli indirizzi, ma magari può interessare anche i genitori dei bambini che magari hanno anche delle figlie femmine. Premetto che mi rendo conto che forse il mio punto di vista possa essere non condiviso, ma vi assicuro che non sono una talebana del femminismo!
Stasera XXX mi ha detto che le metteranno lo smalto a scuola e che vuole che io le compri lo smalto. Io le ho risposto che è una cosa da grandi e che finchè lei è piccola non glielo compro. L’ha presa male (“io sono brutta, io sono monella, io sono stupida….”) e si è offesa, nascosta fra le coperte piagnucolando.
E’ già successo, e noi abbiamo abbozzato. A noi la cosa non va per niente bene. Stiamo faticosamente cercando di crescere una persona con una identità di genere femminile che però non venga schiacciata dagli stereotipi, e tuttavia è un continuo sentire da lei: questo è da maschi, questo è da femmine, io voglio fare la principessa che viene salvata dal principe, io sono brutta e devo avere lo smalto….etc.
No, a noi questo non va bene. I bambini sono bambini. E loro hanno quattro anni! Domani io o XXX (il papà) cercheremo di spiegare il nostro punto di vista alle maestre perchè lo smalto proprio non lo vogliamo (per mille motivi, anche perchè chissà che schifezze chimiche ci sono lì dentro), ma sopratutto non vogliamo che, come è mia netta impressione, venga alimentata una differenza maschi-femmine banale che troviamo dannosa. La differenza in sè c’è ed è feconda ma non si basa su “questo è da femmine e questo da maschi”.
Ora, io mi baso sui racconti di XXX e non posso e non voglio in alcun modo dare responsabilità alle maestre di qualcosa che loro magari non sanno o non hanno voluto trasmettere. Forse sono messaggi che ha percepito in chissà quale modo, forse esagero io….
Vi ho scritto queste righe per invitarvi a riflettere, magari non siete d’accordo, però se lo siete anche minimanente vorrei che si discutesse su queste cose.Mi ripeto, con questo messaggio non voglio colpevolizzare nessuno, sopratutto perchè il discorso dello smalto viene sempre presentato come un gioco. Ma, mi dispiace, per me non è un gioco. Lo smalto è solo un prestesto. Allora se smalto sia, mettetelo a tutti, maschi e femmine, allora sì che sarebbe un gioco!
Saluti a tutti e spero in un dibattito proficuo
QUESTIONI DI SMALTO
Ricevo e pubblico dalla mamma di una bambina di quattro anni.
A me non pare molto grave la questione della differenza di genere da piccoli, che spesso c’è comunque e che si ha la possiblità di far esplorare in modo costruttivo. (Non so, qualche giorno fa pensavo a l’orso bear che mio figlio guarda sempre alla tivvù dove si erano rappresentati i giochi di genere, ma dove si illustrava come i due generi potevano divertirsi a colonizzare i territori opposti, mi sembra più furbo che negarli). A me pare MOLTO GRAVE INVECE, che l’istituzione si incarichi di sessualizzare il comportamento delle bambine. L’intrusione non è il gioco di genere l’intrusione è la donna dove c’è la bimba.
Un conto è quando da piccoline ci si diverte a mettersi le scarpe della mamma a truccarsi etc. Ci sta, va bene è normale e anche meglio che le bimbe ci passino. ma 1. viene da loro 2. la madre deve dire una cosa come che carina che buffa ORA BASTA. Cioè la madre e la maestra adulta hanno il dovere di proteggere l’infanzia. Quindi mi sembra molto grave quello che fanno queste maestre.
E’ all’ordine del giorno la connivenza dei genitori o degli educatori – in questo caso – nel fornire sostegno all’ipersessualizzazione e all’adultizzazione – ma ci vuole tanta pazienza per decostruire piano piano i diversi livelli di sicurezze che le differenze strutturare e rigide danno alle persone … un esempio molto chiaro è questo!
Da bambino (classe 1953) volli mettermi un nastro in testa come lo avevano le bambine dell’asilo. Così mia madre (classe 1922) mi accompagnò a scuola con quel bel fiocco sulla testa. Mi fecero a pezzi, maestre comprese. Ora quello che posso consigliare alla signora è che chieda all’insegnate di mettere un buon smalto, ad acqua e non cancerogeno, a TUTTI i bambini/e della classe e che faccia attenzione alle loro emozioni. Sono d’accordo con lei sulla ricerca di una crescita senza omologazioni e stereotipi. E so quanto sia difficile. Soprattutto perché, qualunque scelta noi possiamo fare (pacifista, di genere, etc) alla fine sono i nostri figli che sono in “ostaggio”. Bisogna perciò muoversi con molta attenzione per non farli soffrire (che è poi la cosa più importante)
Trasecolo. A parte la tossicità, che già da sola dovrebbe far desistere chiunque anche dal solo aprire una boccetta di smalto davanti ad un bambino (per non parlare del solvente per toglierlo..), mi chiedo: stiamo parlando di una scuola pubblica? MI pare di capire che sia così. Vi è da dire che ho spesso visto piccole che andavano alle elementari con stivaletti con il tacco su ridottissime gonnine leopardate, nel miglior stile Cavalli. Dietro ogni bimbo c’è una coppia di genitori, e dopo, solo dopo, una scuola. La scuola pubblica non può cedere alla tendenza diffusa di sessualizzare i bambini obbligandoli ad un conformismo di genere che un domani può suscitare conflitti e da adulti essere addirittura una gabbia. Alle bambine lo smalto, e i maschietti che fanno? Giocano a braccio di ferro?
Sono d’accordo con la preoccupazione della signora (anche se mi dispiace il fatto che si senta obbligata a mettere le mani avanti: non sono una talebana del femminismo. Capisco la volontà di nonessere percepita come una “bacchettona”, ma purtroppo sostiene l’idea che ci sia qualcosa di sbagliato nel porre la questione, che è questione di genere e quindi anche questione femminista, una delle), e condivido il commento di Zauberei.
E’ lo stesso dubbio che, per esempio, mi sorge in merito agli orecchini alle bimbe, anche molto piccole, gli orecchini a una bimba di quattro mesi a cosa servono se non a dire: è femmina, e perché è così importante che gli altri notino che è femmina? Quando gli altri notano che è femmina, si comportano in modo diverso da come si comporterebbero con un bimbo della stessa età?
Un amico si rammarcava persino che non esistono anellini d’oro per bambine così piccole.
parlare con la direttrice dell’asilo e chiedere quali sono gli obiettivi educativi che le maestre perseguono con queste azioni.
enumerare i problemi che essa genera (senza fare fondamentalismi). dimostrare l’inconsistenza della programmazione suddetta.
invitare il corpo docente a una riflessione in merito, approfondita.
A prescindere da tutti i commenti che si potrebbero fare, e che ci sono già tutti in Ancora dalla parte delle bambine, credo sia molto importante che la email vada indirizzata anche ai genitori dei bambini. Il mio figlio più grande (ora ha quasi nove anni), fino a tre anni fa si divertiva molto a mettersi lo smalto, e non si è mai sentito in imbarazzo (lo trovava bello, colorato, gli piaceva anche molto dipingersi il viso e il corpo, quando ha iniziato a sembrargli una cosa imbarazzante, da femmine, ha smesso): per fortuna alla scuola materna nessuna maestra ha mai pensato di fare questo gioco con le bambine della sua classe, e semplicemente si è salvato per qualche anno ancora dalla schiavitù degli stereotipi.
Scusate, sono l’autrice del messaggio precedente, non volevo mandarlo anonimo, mi è semplicemente “scappato” il dito.
Io ho una bambina, ancora molto piccola, ma comincio a chiedermi come crescerla senza stereotipi di genere. Riguardo la questione smalto, mi viene da dire_Sì se lo chiede lei per gioco o emulazione ogni tanto (ricordo ancora la felicità quando me lo metteva mia zia)_ No se è LA SCUOLA a chiederlo (ma si può avere qualche dettaglio in più su questa faccenda? veramente le maestre di una materna propongono come attività la manicure? e i maschietti che fanno nel frattempo?).
Però, mentre rifletto su come crescere una bambina libera, mi chiedo e vi chiedo: in una società così polarizzata e così ancorata agli stereotipi di genere, non corro il rischio, proponendo un modello diverso da quello imperante, di fare di mia figlia una piccola disadattata sociale? dov’è la zona grigia di confine tra adesione ed esclusione al/dal modello?
Secondo me pure se lo smalto venisse usato dai maschietti, questi sceglierebbero il verde, il blu o il nero, mai il rosso/rosa.
E non oso immaginare la reazione di questa tipologia di maestre ad una bambina che invece non vuole metterselo lo smalto, perché, appunto, non vuole fare cose – che percepisce come- da donna! Sai che scandalo…. proverebbero a ‘correggerla’ subito! Io alle elementari me le mangiavo di sano gusto le unghie e la maestra mi trattava come se stessi mangiando la cacca e io pensavo – mah, a che serviranno poi ste unghie?!-
Vorrei rispondere al messaggio di matrioska: “Però, mentre rifletto su come crescere una bambina libera, mi chiedo e vi chiedo: in una società così polarizzata e così ancorata agli stereotipi di genere, non corro il rischio, proponendo un modello diverso da quello imperante, di fare di mia figlia una piccola disadattata sociale? dov’è la zona grigia di confine tra adesione ed esclusione al/dal modello?”
Allora, io adesso sono una ventenne ma sono stata, un tempo, una ‘piccola disadattata sociale’. Cresciuta in una famiglia che mi ha dato libertà totale di esprimermi, senza confini di genere, la scuola è stata un trauma dal quale sono uscita abbastanza a pezzi. E’ dura, purtroppo, per i genitori ‘alternativi’, e me ne rendo conto. A meno che non si possano mandare i figli in qualche scuola privata speciale, tipo Steineriana e simili, dove però la diversità si paga e pure parecchio. I miei non se lo sono potuti permettere e mi hanno sempre mandata alla scuola pubblica, anche per scelta politica.
Col senno di poi, sono felice che mi sia stata data fin da subito la possibilità di confrontarmi con quella che è la realtà e che tale scontro non sia stato procrastinato troppo a lungo. Ne sono uscita abbastanza forte da sapermi, oggi, destreggiare senza troppi problemi in una società dove è dura, per una donna non convenzionale, prendersi i propri spazi. Ma mi sento molto più consapevole di me stessa di molte delle mie coetanee e questo è impagabile. Sono grata per la mia diversità, ma ammetto che da bambina mi ha provocato sofferenze e non l’ho capita fino in fondo.
io mi ritengo una madre fortunata. ho un maschio e una femmina, e già da quando il maschietto era da solo ci è sempre venuto naturale lasciarlo giocare con giochi considerati da femmine: bambole e pentoline.
adesso che sono in due, li guardo giocare alle macchinine e con i miei trucchi indifferentemente: per i bambini non esiste un problema di genere, esiste per noi adulti che di solito estremizziamo.
guardo con tristezza le bambine alle quali è impedito correre al parco o comportarsi con la libertà di cui godono i fratelli. il giorno che mi chiederanno lo smalto, lo metterò a entrambi, ma certo non per mandarli alla scuola materna.
Matrioska, direi due cose la prima è quella di non avere paura, in quanto genitore di interporsi tra i piccoli e la pressione sociale, con tutte le proteste dei piccoli di conseguenza. Se fortificano! Ma te svolgi una funzione genitoriale. Poi secondo me ci sono aree in cui si può tranquillamente assecondare la rappresentazione di genere, purchè si faccia in maniera intelligente e critica. Purchè un pochino una si metta li e dica, devi sapere cosa significa questo e quest’altro.
Credo che c’è un età per tutto. Quando sono molto piccoli togliere del tutto la rappresentazione di genere è in qualche modo adultizzarli – come per esempio all’asilo. Ma la genitorialità continua e dopo si può cominciare a ragionare per bene.
Come già detto da altri lo smalto è sicuramente da evitare in una bimba di 4 anni, in quanto è possibile sia tossico, visto che non è testato per soggetti così giovani. Io direi che bisognerebbe incontrare il dirigente scolastico piuttosto che le maestre, e fargli presente la situazione e la possibile denuncia.
beh speriamo che ci dica anche cosa le hanno risposto le maestre, perché questa storia davvero è oltre ogni limite del surreale.
Il problema è che si vuole far crescere troppo in fretta i bambini, facendo copiare atteggiamenti da adulti e pertanto facendone diventare delle brutte copie, dato che si dovrebbe lasciar vivere ogni età per quella che è. In tale maniera si ruba l’infanzia, con mancanze che poi si ripercuotono nel futuro: affrettare i tempi, non lasciando maturare con la dovuta tempistica, non porta nulla di buono e di esempi ce ne sono tanti sotto gli occhi.
Cambi subito istituto. Ma da quando è compito della scuola occuparsi dello smalto di bambine di 4 anni?
Ai maschietti cosa fanno fare? La gara a chi ce l’ha più lungo?
Si sa qualcosa di come hanno risposto gli altri genitori interpellati?
E mentre le bambine si mettono lo smalto (un gioco altamente educativo direi) i bambini che fanno, si fanno la barba?
Non capisco davvero quale sia l’utilità dello smalto, anch’io, come altri qui sopra, rimango in attesa di sapere come è andato l’ indispensabile l’incontro (si spera chiarificatore) con le insegnanti!
molto bella l’idea di un dialogo sull’argomento degli stereotipi di genere tra genitori.
da maestra invece credo che, le maestre siano le prime ad essere vittime di stereotipi, sguizzandoci dentro (brava mamma, brava maestra, brava donnina 🙁 )…quindi non possono che insegnare quello che sono e quello che pensano..grande tristezza!!
ps comunque i genitori chiedano che venga fatta vedere la programmazione e gli obiettivi legati a questo tipo di attività…giusto così per approfondire pedagogicamente la questione!
Mia figlia ha 4 anni e ogni tanto mi chiede di metterle lo smalto. Io ho deciso di assecondarla benché sia una cosa così lontana da me. Non voglio imporle la mia personalità. E se a lei piace giocare alla principessa, cosa che io non ho mai fatto, va bene così. Questa storia è tutt’altro paio di maniche. Trovo assurdo che un istituto scolastico si presti ad un’attività del genere. Che senso le danno? Lo capirei al limite se coinvolgesse tutta la classe. Ma anche in questo caso come lo giustificherebbero? Solo un gioco? Sono curiosa di sapere gli sviluppi..
Cari tutti,
Sono la mamma che ha scritto la mail. Premetto che ho scritto la mail a tutti gli indirizzi della classe che ho a disposizione, per il motivo che espongo all’inizio della mail stessa. Sono contenta che nessuno di voi mi abbia presa per pazza fanatica (a proposito, @Serbilla, nulla di negativo nell’accezione “femminista” il fatto è che la mail era indirizzata ad una platea assai variegata e quindi in un certo senso era una sorta di captatio benevolentiae, certo magari un po’ furbetta, o vigliacchetta…) e mi avete offerto spunti di riflessione che in verità erano già in fase di maturazione in me. Aggiungo inoltre che la scuola è pubblica e che la proposta dello smalto era venuta da una maestra di un’altra classe che ha detto in giro rivolta alle bambine “uno di questi giorni vi tingo le unghie”.
Mio marito ha parlato con le maestre della nostra bimba spiegando le nostre ragioni e la reazione è stata di quasi incredulità da parte di una delle due e invece di minimizzazione da parte dell’altra (“ah sì, non vi preoccupate, quella ogni tanto dice poi non fa” – mio contro-pensiero: doppiamente cretina, che messaggio pedagogico dai? di totale inaffidabilità!). In ogni caso hanno concordato con la nostra linea e detto che ne parleranno in consiglio. Appena posso, è mia intenzione parlare con la direttrice didattica (cosa non semplice perchè siamo in un plesso esterno e non vicinissimo alla centrale e per questioni logistiche personali)
Comunque, la cosa più incredibile è stata la reazione dei genitori. A parte la pronta risposta di una mamma di due maschietti (“con me sfondi una porta aperta”, mi ha scritto, ma lei è “oltre”!) e un veloce colloquio con un’altra mamma (femminipara) d’accordo con me al 100% il NULLA. Nulla, nemmeno uno sfottò, nulla, e questo per me è stato estremamente demoralizzante…. Totale assenza di sensibilità? Incapacità di ragionare? Non so che pensare.
Un’altra cosa mi preme dire, e poi chiudo, il messaggio che dà la scuola è per i bambini (correggetemi se sbaglio) un po’ come il vangelo, l’equivalente del “l’ha detto la televisione”. Per questo certe cose a maggior ragione devono essere evitate.
ps. chiedo scusa per gli eventuali errori di scrittura (che ho scovato anche nel testo su in alto fuori tempo massimo per chiedere alla gentilissima padrona di casa, che qui ringrazio, di correggerli)
Salve, non sono mamma ma volevo esporre una mia riflessione: l’altra sera su Real Time ho visto il concorso” Little Miss America” mentre lo guardavo provavo tenerezza e allo stesso tempo pena per quelle bambine. Ma la loro infanzia dov’è? Tutto per la vanità di genitori senza scrupoli. Se qualcuna sbagliava qualcosa le mamme come si arrabbiavano. Per fortuna in Italia questi concorsi non esistono.
sono la mamma di una bambina di 4 anni che non solo mi chiede di metterle lo smalto colorato (che ovviamente non le metto) ma che ogni mattina vorrebbe vestirsi con la gonna perchè in classe le bambine sono tutte e tutti i giorni con la gonna. io insisto nel metterle i jeans o i leggins o una tuta che butto in lavatrice senza tante remore. ma il punto è che le sue amichette la stanno ghettizzando, nel vero senso della parola. il messaggio che gira già alla materna è che se non vesti in un certo modo, allora non sei femmina, non sei bella. Dopo aver raccolto le lacrime di un pianto disperato ho, a fatica, convinto mia figlia che non si è belli per ciò che indossiamo… insomma l’abito non fa il monaco!
Io ce l’ho con le mamme che non capiscono quando mi stupisco di certi stereotipi e mi rendo conto che 4 anni le bambine vengono “educate” a essere già delle piccole seduttrici, e non sto scherzando.
Crescere una figlia femmina controcorrente è faticoso, ma per quanto faticoso sia, non bisogna mollare!
Vorrei dire due cosa che non ho ben chiaro come possono essere prese, ci provo lo stesso. E’ vero che quello che si fa a scuola è importante per i bambini (e per questo è giustamente importante che i genitori se ne preoccupino, ci mancherebbe. Anche se da genitore condivido lo sconcerto per l’indifferenza che in generale i genitori riservano alle attività scolastiche, salvo eccitarsi su questioni marginali) ma è importante altrettanto quello che si fa a casa. In che senso allora la mamma che fa mettere lo smalto a casa è cosa buona e giusta mentre se lo propone la maestra è roba del diavolo? A meno che non ci troviamo di fronte al caso di un vero e proprio progetto educativo con l’obbiettivo di ipersessualizzare i quattrenni (si dirà così?), ma mi sembra francamente da escludere, io tenderei a considerarlo un peccato veniale, di fronte al quale il muro contro muro serve a poco. Forse vale la pena di pensare reazioni più aperte e anche più fantasiose, in cui noi genitori possiamo giocare un ruolo diverso. Voto il fiocco in testa per tutti i bambini 🙂
Uno smalto sulle unghie di una bambina di 4 anni sicuramente non fa bene, ma solo in quanto tossico. Avere le unghie colorate è solo una ulteriore forma di gioco e, se sono gli stessi bambini a chiederla e se viene proposta come un’attività trasversale al genere, io non ci vedo nulla di male.
E’ sicuramente molto bello che da parte dei genitori ci sia voglia di evitare la costruzione di certi stereotipi, ma solo finché non si arriva ad una forzata decostruzione di processi che sono naturali nella socializzazione.
Se vosta figlia vi chiede di mettere la gonna io penso sia il caso accontentarla, perché imponendole i pantaloni si impone a lei un tipo di scelta che non è la sua, indipendentemente da fatto che nelle intenzioni dei genitori tutto ciò ha uno scopo.
Katya, c’è da sperare che sia come dici tu, anche se non c’è molto pessimismo, dato che purtroppo in Italia si tende a copiare tutto ciò che è scadente e negativo.
Hottanta, sia il conformismo ai modelli televisivi (e quindi imitare e non ragionare), sia il lassismo e il disinteresse verso ciò che accade intorno, sono alcune delle cause di come sono nati certi sistemi e di come valori come educazione e identità personale sono andati smarriti.
Mamma di due gemelle di sette anni e insegnante, alle scuole medie. Le mie bambine hanno avuto la fortuna di frequentare un nido, prima, e una materna, poi, in cui nessuno ha mai pensato di dare loro o ad altri compagni alcuno specifico indirizzo di genere. Verissimo che, se si vogliono evitare condizionamenti, il percorso è lungo e difficile e a volte, come scritto sopra da qualcuno, si pensa di crescere dei/delle disadattate. In realtà rischio non è. Le mie figlie vestono spessissimo abiti usati, altrettanto spesso abiti scelti per il prezzo (basso) e per la comodità. Nessuno le ha mai ghettizzate per questo, convivono benissimo con bambine “firmate” dalle mutande ai calzini. E’ pur vero che non guardano la tv, perciò non sono bombardate da messaggi pubblicitari.
Da insegnante di adolescenti è tutto un altro paio di maniche. Spesso faccio riflettere i miei quattordicenni sulle questioni di genere, sui condizionamenti di cui sono stati vittime loro o di cui siamo vittime tutti e…escono riflessioni davvero interessanti!
Le mail di hottanta palesano due facce dello stesso problema: la prima più evidente e su cui si è accentuata la riprovazione, è che una scuola materna, per lo più pubblica, veicoli “la donnina con lo smalto” come modello per la bimba, futura donna, non rispettando i criteri di un’educazione all’immagine correlata alla precipua fase evolutiva dell’alunna. La seconda, più celata ma non di meno rilevante, è che la maggior parte dei genitori non abbia risposto alla sollecitudine di un confronto sulla questione, preliminare ad un successivo dialogo con l’istituzione scolastica. Allora, la domanda è: possiamo anche non mettere noi lo smalto alle nostre bambine, ma se poi altre lo fanno e le rispettive figlie arrivano a scuola con le unghie laccate, dovremmo chiedere conseguentemente alla dirigente di far usare alle maestre d’asilo l’acetone? Non sarebbe meglio avanzare la richiesta all’istituzione scolastica di seminari sul tema in oggetto ai genitori, di modo che nasca in loro una consapevolezza nuova. Così non si disorentierebbero le bambine, a causa di diversi comportamenti tra casa e scuola, e nel contempo si educherebbero anche gli adulti, particolare non di poco conto.
@ verdeanita
Fino a quando le scelte di un bambino o bambina sono le “sue ” scelte? Molto spesso si tratta delle scelte del gruppo dei pari, indotte in primis dalle famiglie. Eppoi la gonna: la gonna può essere d’impiccio per la maggior parte delle attività di gioco o sportive che fanno i bambini, trovo sia uno strumento potentissimo di “femminilizzazione” coatta… E c’è sempre qualche maschietto pronto a sghignazzare perché si vedono le mutandine. Lo smalto poi è generalmente tossico, ma magari a quella scuola materna hanno trovato un prodotto che si può anche bere a garganella.
Cara hottanta,
incassi la mia solidarietà, Anche io ho avuto trascorsi poco felici con la scuola pubblica non tanto per lo smalto, ma per quelle che io ritengo questioni di fondo. Su queste secondo me sia i dirigenti che molte educatrici sono “distratti”.
E’ chiaro che la maestra che ha con evidente leggerezza proposto lo smalto è una persona con un ruolo che non si è posta domande proprio sul ruolo che ha.
A lei lo smalto sembrava una cosa carina da fare nel tempo scolastico insieme a qualche bambina che avrà manifestato il suo interesse giochereccio per la cosa. Punto.
Nessuna domanda su cosa si deve fare veramente nel tempo-scuola, nessuna domanda sul fatto che con quel gioco si trasmettono stereotipi di genere. Sarà stata ispirata da un desiderio di accontentare le bambine, di farle felici. Anche i miei figli sarebbero felici di mangiare cioccolato a pranzo e cena, però dico di no, perchè sono l’adulto in carica.
Gli altri genitori. Avrai certamente notato che chi ti ha manifestato solidarietà non l’ha certo fatto andando a parlare con l’educatrice o il dirigente scolastico, vero? Tutti gli altri zitti. Semplicemente questo come altri argomenti non vengono nemmeno notati, non interessano e più in generale nessuno vuole mai esporsi, vai avanti tu che sei più bravo. Seee.
A volte mi chiedo se non siano più furbi loro, quelli che non se la prendono. Avranno già capito tutto? Dai, tiriamo la fine dell’asilo e andiamo alle elementari? Come se l’asilo fosse un posto dove le aspettative devono essere per forza generiche (se non basse).
Ma tu vai avanti così, senza drammatizzare troppo. Di genitori svegli c’è davvero bisogno.
A proposito di abbigliamento a scuola, secondo me le maestre dovrebbero incoraggiare con decisione a mandare a scuola i bambni vestiti in modo che non impediscano, fisicamente o psicologicamente, le attività: è fin troppo facile che una bambina che già ci tiene se vestita tutta benino stia attenta a non rovinare la sua mise piuttosto che a lasciarsi prendere dall’attività e secondo me è diseducativo. Secondo me anche il grembiule bianco lungo alle elementari, contro il giacchetto scuro dei maschi, è sporchevole, poco pratico e mal si presta al gioco d’azione (mi ricordo che alle elementari io e alcune femmine protestammo e ottenemmo di poter portare anche noi i lgiacchetto scuro).
@hottanta grazie, capisco 🙂
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L’indifferenza alla mail è avvilente ma non mi stupisce (come la minimizzazione delle maestre), fin troppe persone giudicano queste questioni di poco peso, senza rendersi conto, non solo dell’incasellamento delle bimbe e dei bimbi in storie già raccontate, ma nemmeno di quanto tutto questo abbia il noto risvolto commerciale.
Per la questione del grembiule, sono perfettamente d’accordo con Francesca, il grembiule bianco alle bimbe è una grossa limitazione, una preoccupazione, non sciocca, perché poi è mamma che deve togliere le macchie di pennarello&co. di solito, ma inadeguata all’età e che potrebbe essere risolta facilmente con l’adozione del grembiule scuro per tutt*.
Sono mamma di due maschietti di quattro e otto anni che l’altro giorno hanno voluto (e ottenuto) lo smalto sui mignoli. Mi stavo dipingendo le unghie, raro gesto femminile che mi concedo, dato che non mi trucco nè indosso gonne o scarpe con il tacco, erano con me e il mio gesto si è trasformato in un bel gioco. Non ho dipinto tutte le dita proprio per una questione di tossicità, ma altrimenti, perché no? Sono due maschietti che non hanno problemi, che si fidanzano indifferentemente con maschi e femmine, perché fidanzarsi per il piccolo vuol dire diventare amici speciali, condividere giochi e momenti rilassanti. Questo è il mio contributo a non crescerli nello stereotipo, e speriamo bene!
mah, a me ‘sta storia sa tanto di strana… speriamo di leggere il seguito.
Comunque. La mia figlia di mezzo ha nove anni e frequenta il quarto anno di scuola primaria. Scuola pubblica, di quartiere. Maestre normali (per le quali provo la massima stima). E’ il secondo anno che in orario curricolare organizzano un laboratorio teatrale, mettendo in scena piccoli pezzi in cui i personaggi sono loro stessi, animali fantastici, animali normali, principi, panettieri, principesse e anche professori. Che vengono interpretati indifferentemente da maschi e femmine: quest’anno la principessa la farà un bambino. Si divertono come pazzi. E’ una splendida occasione per noi genitori, e anche per loro.
Per tante piccole cose, e anche meno piccole, io credo che basterebbe cercare un confronto sereno con gli altri. Per esempio: il grembiule? Intanto non è obbligatorio. Men che meno è obbligatorio portarlo bianco. Nel caso, basta parlarne insieme alle maestre. A volte non serve partire per una crociata, si può cominciare sfruttando gli spazi di discussione comuni, che peraltro nella scuola pubblica sono garantiti per legge.
Un giorno mio figlio è tornato dal nido con le unghie dipinte. I bambini avevano notato lo smalto della maestra e le hanno chiesto di farglielo con i colori che avevano a scuola. A me è sembrata una cosa carina, e sicuramente molto diversa dalla situazione descritta qui sopra, e la maestra comunque mi ha avvertita a posteriori dicendomi che se mi seccava di dirglielo tranquillamente così ci stava attenta un’ altra volta. Per dire che c’ è modo e modo anche nello ‘smalto’ e nei bambini.
Mio figlio, maschio, ama gli smalti
Usciamo di casa entrambi truccati,
“mamma oggi fammi leone”…” oggi farfalla”
Poter decorare se stessi non è una questione di genere … sperimentano e giocano, non mi stupirei e la mamma di un maschietto si fosse sentita fare la stessa richiesta.
Posso dirlo sinceramente, forse per essere buoni genitore sarebbe meglio mettere da parte ideologismi rigidi e giocare con i propri figli
Ringrazio della partecipazione! Come molte/i hanno commentato quello che colpisce è la superficialità di comportamento. Vorrei infine aggiungere una piccola postilla sui bambini: a volte non va bene spiegare papale papale le cose, ma vanno adattate alla loro sensibilità (ok, la scoperta dell’acqua calda 🙂 ). E’ inutile in queso caso (almeno nel mio specifico) dire “no, non va bene sono cose da grandi” (leggi: fidati di me che conosco la vita). Forse lì ho sbagliato. La mia piccola è rimasta male, e la posso capire (poi ho notato che quando non capisce si chiude sull’argomento e non ne parla più, allora lì la cosa mi puzza e corro ai ripari), e allora, successivamente, l’ho buttata sul “non è mica Carnevale, ma se vuoi a casa giochiamo e ci mascheriamo colorandoci” e abbiamo giocato a dipingerci le unghie con l’acquerello (poi quando ha chiesto di dipingere anche gli occhi mi stava venendo lo sconforto!). Per me, oltre al discorso sul genere, questo episodio è stato anche una sfida sul discorso del linguaggio e della comunicazione. Non si finisce mai di imparare…
@ Paola: io sono la mamma in questione, il seguito fino a oggi l’ho scritto qui su e non ho novità. Ma sono arrivata alla conclusione che questa storia ai più (non di questo commentarium) non dica nulla… purtroppo
(E qui mi taccio, scusandomi per l’eccesso di invasione!)
Mia figlia, 4 anni, ogni tanto vuole mettere lo smalto sulle unghiette delle mani, di solito quando lo sto mettendo io. Di solito glielo metto, chiarendo che è un gioco, e prima di metterla a letto, dopo il bagnetto e il lavaggio dei denti, lo togliamo. Non credo di fare chissà quali danni, certo le maestre della scuola materna proprio non dovrebbero.
Mesi fa ho scritto un post su smalti, due pezzi e pannolini…
http://www.donna-in.com/2011/07/dal-pannolino-al-due-pezzi-bambine-troppo-precoci/
Scusa Peperita ma quando dici “Poter decorare se stessi non è una questione di genere” beh, lo è nella nostra società… e certe cose si imparano fin da piccoli.
Un bambino con il volto decorato a suo piacimento non si può certo paragonare a una bambina che impara quanto sia importante essere attraente ai fini di ottenere ciò che un domani le faranno credere di volere. Non dico che vada vietato alle bambine di giocare a truccarsi, per carità. Ma va contestualizzato, questo si. Non facciamo finta che sia tutto ‘uguale’.
@ Fabrizio Sì, hai ragione, è un confine molto labile. Possono essere influenzati dalla famiglia, dalla scuola. Però ad una richiesta diretta “Posso mettere la gonna?”, trovo sbagliato rispondere di no, personalmente.
Cioè, lo trovo più dannoso dei “danni” che la gonna stessa potrebbe avere.
Caterina le cose si cambiano dando significati nuovi a gesti vecchi.
Insegnando alle bambine la libertà di giocare senza paletti (alle madame truccate o ai camionisti) contribuiremo un pò al cambiamento.
E poi queste bambine vivono nell’era dell’uomo oggetto di predazione sessuale delle donne che si cura e si depila… non stiamo giudicando la società con occhi un pò vecchi?
Sono stata piccola negli anni ’60, a Roma, e non in uno sperduto paesino delle Alpi o dei Nebrodi. degli abiti il più delle volte confezionati a mano da mia madre, che seguiva benissimo le mode “adulte/giovanili” del momento anche nell’abbigliamento della figlia, ricordo un solo indumento rosa (un golfino di lana) e ricordo pure che, come per tutte le bambine fino ad allora, truccarsi e mascherarsi “da grandi” (rossetto, impiastri, tacchi) era un gioco. E che le nostre mamme non si sarebbero mai sognate di farci uscire di casa truccate, tranne carnevale. Il che non significava che non fossero (ancora) previsti stereotipi di ruolo per le donne, oppure per le bambine, significava, invece, che gli stereotipi relativi alle donne non avevano colonizzato il campo degli stereotipi per bambine. Eravamo ancora libere dal ruolo di adulte, diciamo dal ruolo adulto femminile sessualizzato, e inoltre, da allora in poi, cominciavamo, anche da molto piccole, ad indossare i pantaloni. Poi, qualche tempo dopo, qualcosa è andato storto.
Loredana vada a leggere Silvano Agosti sul blog di Grillo, l’intervento ieri.
A parte che gli anni della materna sono stati, scolasticamente parlando, i peggiori della mia vita: giornate spese nell’angosciosa attesa che mi venissero a riprendere (e per di più mi è stata “addossata” la colpa perché ero timida – come se in un fallimento del genere la responsabilità maggiore non fosse dell’istituzione) speravo che il problema fosse che 40 anni fa (e dalle suore!) non ci fosse tanta attenzione al ben-essere dei bambini. Noto con dispiacere che le scuole d’infanzia continuano ad essere gestite male (anche quelle pubbliche). Bene fa la mamma a protestare per queste scelte poco educative.
A quando un bel dibattito sulla funzione degli asili e la loro umanizzazione?
Secondo me hottanta, dire sono cose da grandi non è reato. Bisogna metterglielo a sti bimbi il desiderio di essere grandi! E tollerare la frustrazione che ci hanno loro, comprensibile. Se truccassero de nascosto! Se truccasero per cinque minuti cinque. Per me hai fatto bene.
Invece peperita, non sono d’accordo. ma te tecredi davvero che la maestra l’è postmoderna? Ma beata a te. Non è postmoderna è proprio antica, da retta. Se un contesto è vecchio come lo è l’Italia non si può far finta che non lo sia.