SE LA STORIA SMENTISCE WEBER

Al volo: c’è un intervento di Girolamo De Michele nel post France Soir anch’io che vale la pena di riportare a se stante. Eccolo:

Non per stemperare gli animi (non solo per quello, almeno), ma: potremmo provare a cambiare il punto di vista? Io ho l’impressione che, insensibilmente, tutti quanti in questa vicenda ragioniamo nei ternimi: "da che parte è giusto stare?". Il che è per un verso banale, anche se certe banalità val la pena di ripeterle di tanto in tanto, per un altro poco utile. Ci sono strumentalizzazioni, c’è chi soffia sul fuoco, ecc. – ma cosa significano le manifestazioni di migliaia di mussulmani (che sono pur sempre una piccola minoranza, non dimentichiamocelo) contro la pubblicazione delle vignette? Per me, significa che da un quarto di secolo a questa parte (dalla rivoluzione iraniana), la storia ha smentito Weber, e noi non siamo ancora capaci di prenderne atto. Weber sosteneva che la modernità non avrebbe più conosciuto movimenti a guida carismatico-religiosa (tipo i contadini tedeschi guidati da Muenzer) per via della secolarizzazione. Beh, è il post-moderno, bellezza: l’occidente si è secolarizzato, il secondo-terzo mondo marcia a tappe forzate verso l’industrializzazione e la modernizzazione, ma il carisma religioso non solo riemerge, ma si dimostra un catalizzatore delle moltitudini (che a volte, con buona pace di Negri-Hardt, sono tutt’altro che simpatiche) altenativo al carisma politico, soprattutto quando la politica va in crisi. Ed è un quarto di secolo che, da Khomeini ad Hamas, passando per tutto quello che c’è in mezzo (compreso Wojtyla), noi illuministi occidentali apriamo la bocca e restiamo basiti. Ora, non si tratta di condividere le ragioni del carisma religioso, ci mancherebbe altro: si tratta di ragionare sapendo che dall’altra parte della linea di metà campo non giocano al nostro gioco, ma ne fanno un altro, che ha altre regole e altri criteri di conteggio dei punti. Lo so che tutto questo non è utilizzabile sull’immediato, ma è proprio l’incapacità di ragionare sulla lunga durata che produce questi conflitti (Bateson li chiamava schismogenesi). Per capirci, visto che stasera vado a rivedermi "Chi ha paura di Virginia Wolf": se continuiamo a giocare due giochi diversi senza accorgercene, in primo luogo non ci capiamo (noi non capiamo le ragioni dei religiosi, loro non capiscono le nostre), in secondo luogo facciamo crescere l’isteria, invece di stemperarla. E’ ovvio che io ho il diritto di ridere della religione, compresa la mia, con buona pace di Socci, Fini e Ratzi. Però devo tener conto degli effetti che vado a mettere in moto, e magari chiedermi quali controeffetti mettere in atto: mica posso andare a Giakarta davanti a 10.000 manifestanti incazzati e dirgli che dovrebbero leggersi Voltaire, e magari anche Milton. Sempre che non mi accontenti di salvarmi la coscienza.
Chiudo: la secolarizzazione non è arrivata a forza di vignette e mavalà, Lisa. Nietzsche lo aveva capito bene: il mondo non si scristianizzava perché lui annunciava che "Dio è morto", al contrario lui poteva fare quell’annuncio perché il mondo si era già scristianizzato. Probabilmente la chiave di volta è nel rapporto con i mussulmani d’Europa (per i quali, incidentalmente, l’Europa è un po’ più del cocktail crocifisso+colonialismo+guerra), e nel rapporto che questi instaureranno con i loro correligionari del paese di provenienza. Probabilmente è un discorso che darà i suoi frutti nella prossima generazione: questa ce la siamo giocata malamente, e abbiamo perso la partita, quindi ci tocca vivere questo inizio di XXI secolo così com’è, possibilmente senza rimpiangere l’orchestra che suonava sulla tolda del Titanic.

11 pensieri su “SE LA STORIA SMENTISCE WEBER

  1. D’accordo con Girolamo. Qui si voleva ieri, nella discussione di ieri. Possiamo anche invitare qualche politico (si dice così?) di casa nostra, che si sganascia, a darsi una regolata alla mascelle. Con la speranza (perchè non è detto mica che capisca, eh?) che si sintonizzi. Se devo dirla tutta trovo più facile sintonizzarmi col musulmano che vive vicino casa che col cattolico della parrocchia (vicino casa pure quello) e non è un’esagerazione, credetemi.

  2. Al volo: volevo rimarcare come la discussione dei giorni precedenti (TUTTA la discussione) fosse ottima, quantomeno all’altezza del problema che discutevate. Questo perché non ci siano fraintndimenti.

  3. volando, Girolamo vabbè(ne). Però anche se fosse venuta un pò più alta o bassa sarebbe stata cosa buona (e giusta). Di queste nostre realtà non si parla abbastanza e sulla ‘solitudine’ intellettuale (come su quella fisica o sociale) si finisce per costruire una serie di paure e paraventi che sono difficili da rimuovere e anche solo da ‘vedere’ .
    grazie a Tutti per la pazienza
    besos

  4. Nei paesi islamici, quanti sono quelli che dimostrano in percentuale?
    Quanti dimostranti, incendiari o aizzatori in Siria sono agenti in borghese o gente dei servizi?
    A quanti islamici importa davvero qualcosa di Maometto e della sua faccia?
    Il problema è più di politica estera che altro; se la politica estera di molti paesi occidentali fosse stata portata avanti con saggia diplomazia e vero desiderio di accordo non si arriverebbe certo a questi toni.
    Io credo.
    MarioB.

  5. “Alla fine la bestemmia c’entra poco in questa campagna di DELIRIO. La bestemmia è solo un PRETESTO, uno di quei dispositivi accidentali attraverso i quali si cerca di divulgare e rendere attivo un elemento di contesa tra i popoli, un ALIBI per lo scontro di civiltà. La bestemmia come pretesto della Storia, dunque. Come il naso di Cleopatra o il dispaccio di Ems ce scatenò la guerra franco-prussiana, come lo sparo di Sarajevo, come le ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA che Saddam Hussein non possedeva” (Francesco Merlo su Repubblica di oggi).

  6. Aggiungo:
    Sono tante le poche centinaia di manifestanti a Teheran contro un’ambasciata al confronto di duecento milioni o quasi di abitanti l’Iran o Persia chessia?
    A chi giova, invero, scatenare tanto putiferio in Occidente per le reazioni a ‘sta dozzina di caricature, anche carine se vogliamo?
    Se ne parla troppo, troppo e ci sarà un motivo: ed io, alla lunga, credo che sia la lunghissima antichissima coda di paglia degli occidentali.
    MarioB.

  7. beh, il problema non è che weber si sbagliava. è ridicolo parlare in termini di “storia” al singolare. sarà postmoderno, come dici tu… ma allora anche montale era già postmoderno:
    La storia non si snoda
    come una catena
    di anelli ininterrotta.
    In ogni caso
    molti anelli non tengono.
    La storia non contiene
    il prima e il dopo,
    nulla che in lei borbotti
    a lento fuoco.
    La storia non è prodotta
    da chi la pensa e neppure
    da chi l’ignora. La storia
    non si fa strada, si ostina,
    detesta il poco a paco, non procede
    né recede, si sposta di binario
    e la sua direzione
    non è nell’orario.
    La storia non giustifica
    e non deplora,
    la storia non è intrinseca
    perché è fuori.
    La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
    La storia non è magistra
    di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
    a farla più vera e più giusta.
    La storia non è poi
    la devastante ruspa che si dice.
    Lascia sottopassaggi, cripte, buche
    e nascondigli. C’è chi sopravvive.
    La storia è anche benevola: distrugge
    quanto più può: se esagerasse, certo
    sarebbe meglio, ma la storia è a corto
    di notizie, non compie tutte le sue vendette.
    La storia gratta il fondo
    come una rete a strascico
    con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
    Qualche volta s’incontra l’ectoplasma
    d’uno scampato e non sembra particolarmente felice.
    Ignora di essere fuori, nessuno glie n’ha parlato.
    Gli altri, nel sacco, si credono
    più liberi di lui.

  8. mi piace questo articolo, penso anch’io che probabilmente la chiave di volta per iniziare una comunicazione vera sono i musulmani che stanno in europa, magari non quelli di prima generazione. meglio ancora, le ragazze musulmane che nascono in europa, secondo me.

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