SECONDO INTERLUDIO: BROLLI RETURNS

Stop_books In quel tempo, mentre altrove si iniziava la pubblicazione di una serie di interviste su giallo e noir (Chiaroscuro di Alberto Giorgi, primo intervistato Luigi Bernardi),e mentre su Carmilla appariva la terza puntata del Fantasma di Andersen di Lucio Angelini, Daniele Brolli compilava l’imperdibile rubrica "La pagina della Sfinge" per il nuovo numero di Pulp Magazine. Come è noto, la sottoscritta non resiste: e ne anticipa due stralci. Voilà.

"L’Italia dei libri inutili

Cosa preoccupa un editore, il fatturato o la qualità dei suoi libri? Qui potremmo iniziare (con la collaborazione dei lettori) un’inchiesta sulla serietà degli editori, sulla sincerità con cui affrontano il proprio ruolo all’interno della cultura. Segnalo due mostruosità arrivate alla redazione di Pulp (perché mai un ufficio stampa mandi libri del genere a Pulp comunque ha a che fare con la psicopatologia, non con la cultura). Il primo è di 180 pagine patinate, pesante come una pietra tombale, stampato tutto a colori, e costa solo 12 euro. Un affarone. Peccato che si tratti di Confessioni di un’ereditiera, scritto da Paris Hilton in collaborazione con Merle Ginsberg (niente a che fare con il poeta, tranquilla Nanda, non devi recensirlo sul Corriere). Sottotitolo: “trucchi, ricette e segreti per essere belle, ricche e famose dalla ragazza più hot del momento”. L’editore è… TEA! Tra foto dell’americana scosciata con il volto in monoposa di tre quarti e il sorriso mandibolare, ci sono anche brevi testi che rimarranno nella storia della letteratura. Vi basti l’inizio, ovvero il vertice qualitativo: “Tanta gente sembra avere di me un’idea sbagliata. Infatti, gran parte di quanto viene scritto è assolutamente ridicolo. Giornali e riviste affermano che sono una ragazza viziata e privilegiata e che non so far altro se non mettermi a ballare sui tavoli e divertirmi con gli amici. Pensano che sono diventata famosa semplicemente, perché provengo da una famiglia ricca e importante, e che tutto mi sia venuto con facilità. Gli piace pensare che tutto quello che si legge su di me sui rotocalchi sia vero. Be’, non sempre si deve credere a quello che viene scritto, no? Perciò ho deciso di farvi dare un’occhiata alla mia vita così esagerata, in modo che sappiate come sono veramente”. A parte l’italiano e la punteggiatura, si tratta di un’operazione becera, di cui l’editore si dovrebbe vergognare e il libraio lamentarsi.

L’altro volume inutile è… Insieme, autori Flavia e Romano Prodi, editore San Paolo.  Ovvero la vita coniugale della signora Flavia e del Professore. Il risvolto di quarta, che ospita di solito la biografica dell’autore, recita: “Flavia e Romano Prodi si sono sposati il 31 maggio 1969”. Oltre a essere catalogato alla voce “marchette”, questo libro, di cui ho carotato passaggi qua e là, è di una noia mortale, è utile solo a farci capire che in Italia siamo tra due fuochi. Ma la biografia matrimoniale (con tanto di inserto fotografico centrale), in cui si scrivono tutte le stronzate successe nella vita insieme, pubbliche e private (ma non troppo private) è un genere tutto da scoprire. Insipiente, inutile, moralista, antipatico, buonista, cerchiobottista, ridicolo, è lungo 250 pagine, costa 14 euro e dovrebbero pagarvi per leggerlo.

Distribuzione

Bookshop, mensile diretto da Anna Ardissone e destinato prevalentemente a librai e operatori del settore librario, ospita nel suo numero di novembre un’inchiesta sulla scelta di alcuni piccoli editori di autodistribuirsi, ovvero di avere un rapporto diretto con le librerie, senza passare attraverso un distributore. E le informazioni che vengono dai singoli editori contattati sono illuminanti. Marzia Corraini per esempio ricostruisce un quadro del problema distributivo che riguarda piccoli editori con scelte editoriali molto precise e di nicchia (Corraini edizioni ha in catalogo volumi per ragazzi molto raffinati): “I nostri libri avevano bisogno di una distribuzione consapevole, non generalizzata. Non sempre la distribuzione garantisce questa consapevolezza alla libreria, principale anello della catena distributiva. Abbiamo ritenuto di essere gli unici a poter proporre i libri, instaurando un contatto diretto con il libraio e senza accettare resi. Il libraio deve essere motivato a comprare, e dovrebbe essere parte insieme a noi nel proporre i titoli. Abbiamo preferito investire sulle professionalità presenti in casa editrice (…) e in comunicazione, gestire le rese sarebbe un costo ulteriore. Provocherebbe danni per i volumi, che sono molto delicati, e non consente un controllo della tiratura. A volte i librai non aprono nemmeno i libri dei piccoli editori, che nel giro delle rese diventano merce di scambio. (…) Il nostro lavoro per la distribuzione si concretizza con contatti personali, che instauriamo durante fiere, presentazioni e laboratori…” "

Chiosa non Brolliana e, se ad alcuni non spiace, non letteraria. Domani, ore 14, Piazza Duca d’Aosta, Milano. Qui tutte le informazioni. Siateci.

28 pensieri su “SECONDO INTERLUDIO: BROLLI RETURNS

  1. Beh, secondo me il libro di Paris Hilton è semplicemente imperdibile.
    Un libro sull’Hilton di Parigi… ma vi rendete conto?

  2. ma esiste anche l’italia degli articoli inutili come questo di brolli. c’è un mercato con una domanda e un’ offerta. tea, tra le migliaia di titoli, offre anche paris hilton. non capisco cosa ci sia di così sconvolgente.

  3. Da ‘La Repubblica’ di ieri (“Quelli che si autopubblicano”, p.45): “Negli ultimi anni hanno utilizzato il sistema dell’autopubblicazione William F. Buckley, Joyce Maynardi e Marlin Fitzwater, ma aumentano parallelamente le proteste da parte di autori che vedono un mercato inflazionato e SENZA ALCUN FILTRO di qualità. Nell’inchiesta di Glazer è riportato il caso di una scrittrice di nome Dee Power che si è vista pubblicare un manoscritto volutamente fasullo, nel quale aveva ripetuto otto volte le stesse dieci pagine e aveva cambiato improvvisamente il nome ad alcuni personaggi”.
    P.S. Lippa, grazie anche da me e da Andersen (il romanzo è “a quattro mani”, anzi “tre”, visto che HCA scriveva a penna con una mano sola, e io al computer con tutte e due:- ) )per il link.

  4. Lucio, la questione è “spinoza”: da un lato mi fa comodo che qualcuno “filtri” per rendermi la vita più facile, ma dall’altro mi fa paura, per ovvi motivi.
    A questo punto scelgo la libertà totale e mi arrangio a scegliere. E poi sono convinto che leggere qualche “orrore” a volte sia salutare.

  5. secondo me brolli si scandalizza troppo facilmente. altro che pulp, dovrebbe scrivere per famiglia cristiana. già, perchè, fortunatamente, ci sono dei prodotti editoriali che, nonostante tutto, proprio non attaccano. da quanto mi risulta, il libro sulla hilton è stato un mezzo flop, e poi, per gli appassionati della giovane ereditiera è disponibile in rete il video “a night in paris”, un montaggio di riprese amatoriali con camera fissa di lei che tromba con un giovanotto, che, tra una sequenza e l’altra, spiega (come se ce ne fosse la necessà) l’azione. recensire quel video, forse, sarebbe pulp…
    nel libro dei prodi, al contrario, non ci sono foto scosciate. peccato! questo si che sarebbe pulp…ma a brolli manca l’ironia per sottolineare una cosa del genere…
    che dire delle case editrici…per quanto mi rigurda, che pubblichino un po quello che cazzo gli pare, meglio questo che auspicare la costituzione di una sorta di minculpop, magari guidato da brolli e ruini.
    infine, non ho capito la storia della distribuzione, si parla di martiri? di fessi? di puri di spirito? e a che pro?

  6. Mah, mi pare che la distribuzione sia uno dei problemi più importanti e quello che porta i danni più rilevanti ai piccoli editori. Chi si organizza o cerca di organizzarsi autonomamente non mi sembra un martire e tanto meno un fesso.

  7. è vero, mariano, ma c’è una linea sottile che separa l’atteggiamento di chi cerca di combattere lo strapotere della grande distribuzione e chi si ghettizza “forte” della propria nobiltà d’intenti perdendo di vista il fine ultimo (quello di essere distribuiti), chiudendosi nell’ostentazione della propria “purezza”.
    non so, io la vedo in maniera estremamente pragmatica.

  8. Certo che leggere certe cose spaventa, almeno spaventa uno come me che da pochi mesi ha fatto la scelta di diventare (un piccolissimo) editore. Mi chiamo Paolo Baron e pubblico racconti da leggere al bagno: Toilet-racconti brevi e lunghi a seconda del bisogno. http://www.toilet.it Una “ibrido”, tra l’istant book e la rivista che ospita scrittori emergenti e nomi noti (tra i quali parecchi Castelvecchi boys).
    Noi abbiamo fatto la scelta (forzata) di autodistribuirci, i distributori non sono interessati ad un “prodotto” che costa 2,50€, troppo poco sicuramente per loro ma noi non vogliamo alzare il prezzo e l’unica possibilità è sperare, come sta accadendo, che la rivista piaccia e le librerie ci contattino per averci tra i loro titoli.
    Ci confezioniamo i nostri bei pacchi postali e via, al momento in 8 mesi di vita siamo in circa 30 librerie, Roma, Torino, Trieste eccetera.
    Quindi sicuramente la qualità premia e del fatturato… no, non ne parliamo neanche perchè solo la parola mi fa sorridere.

  9. Ma perchè Brolli non prende il libro della Hilton e non lo butta via? E uguale per quello di Prodi. Se gli altri non fanno la selezione la facesse lui. Meglio, no? Peggio sarebbe se la facessero altri, ‘ sta caspita di selezione, e tanti libri non glieli spedissero proprio. Non lo so. Mi pare eccessivo.

  10. certo, cara madame Lippa. e sarebbe bello leggerne di divertenti e acide e irriverenti ma su romanzi indegni, madame, e lei ben sa che non ne mancano. non sui libri di paris hilton e er mortadella manco morto. ma si puo’ perdere il proprio tempo così?

  11. A Bloggerlippa, ma stai a scherzà? E che uno stronca il libro della Hilton? Ma chi se ne frega? A parte che io sono per parlare prima di tutti i libri buoni che ci sono in giro, e di tutte le buone inziative. Poi, se resta tempo – e di solito non ne resta – stroncare . Ma i libri che ci hanno deluso, quelli che vengono venduti come ‘libri importanti’ e invece sono sòle, quelli sopravvalutati. non il libro della Hilton. Mi dovrei vergognare? quando mi capita mi faccio regalare il libro di Vespa (il periodico libro di Vespa), lo sfoglio, e poi…udite udite, non lo butto neanche via. Lo metto nello scaffale che, con mio figlio, abbiamo definito, “lo scaffale delle vergogne” dietro al divano, dove è impossibile prendere i libri senza un grande sforzo. lo scaffale prevede anche un gran numero di Bignami.

  12. a me il video della hilton, quando lei nel buio si mette in primo piano e fissa la telecamera con occhi fosforescenti, mi ha ricordato la scena della tipa nella tenda colla pila sott’al mento, in BWP: una cagata pazzesca!
    in fatto di porno amatoriale, il bello sta altrove.
    e poi che male c’è se anche brolli qualche volta cede alla fascinazione del trash?

  13. Credo che la frase più significativa sia:
    …perché mai un ufficio stampa mandi libri del genere a Pulp comunque ha a che fare con la psicopatologia, non con la cultura…
    a meno che, a meno che TEA non abbia pubblicato le (orrende) memorie della Hilton nella speranza di far rientrare il mattone nei classici dell’horror o, appunto, del Pulp. Stesso ragionamento può essere fatto sui coniugi padani sinora troppo mortadellosi e poco sanguinolenti o eccitanti. Purtroppo deve essere sfuggito qualcosa nella trama, hanno ripreso la noia reale. La prossima volta dovrebbero aggiustare il tiro, magari con la consulenza di Brolli 🙂
    besos

  14. Io non so punto chi sia la Hilton, di Prodi mi interessano più gli atti politici che le parole, di libri ne escono migliaia e non ci interessano stroncature di cosacce d’accatto, libri mattone, ciminiera o carta da waterclosed. Ci interessa la critica vera, sincera, circostanziata,profonda su tanti libri spacciati per “capolavori” recenti e su altri invece quasi completamente ignorati e sul perché questo avviene.
    O Lippa, invece il fenomeno della distribuzione è serio, serissimo ché molti di essi non prendono in considerazione proprio i piccoli editori, invece spesso costellano le vetrine, soltanto di mattoni supercolorati in rilievo pseudostoricocrociatitemlari etcetera, ecco.
    MarioB.

  15. Innanzi tutto, un sentito ringraziamento a lei, Mrs Lipperini, per questi interessanti spunti di riflessione.
    La pubblicazione di siffatta paccottiglia (oltre a farmi precipitare sempre più in uno stato di profonda catatonia) espleta in modo impeccabile la squallida condizione della società di oggi: ebbra d’inanità e di arido pragmatismo.
    Cosa devono fare gli aspiranti scrittori per emergere in un simile mondo?Adattarsi alle desolanti richieste del mercato?

  16. Inanità. Arido pragmatismo. Aspiranti scrittori. Desolanti richieste. Già sentito, Claire C., troppo tardi. Cambi il template, piuttosto. Scriva inkiostro “inchiostro”. Lasci perdere la metempsicosi. Per carità. Non legga Cotroneo. No, neanche Wilde. Non vada in giro per la Tiburtina in cerca di Flaubert. Si rilassi. Un segreto: l’editoria vive benissimo anche senza di lei. Per dire.

  17. Lipperini wrote:
    Chiosa non Brolliana e, se ad alcuni non spiace, non letteraria. Domani, ore 14, Piazza Duca d’Aosta, Milano. Qui tutte le informazioni. Siateci.
    Cara Lippa, ho eseguito. Bellissima e …ce ne vorrebbero altre, quotidiane.
    Besos

  18. Carissimo Lazzaro, premettendo che preferirei leggere un suo commento in merito al post della Lippa, più che al mio”dozzinale”intervento, mi permetto di postillare le sue illuminanti parole.
    1)Data la sua attuale natura di cencioso redivivo non mi stupisce quest’ostinato accanimento contro la metempsicosi. Cerchi di rilassarsi, comunque. Andrà meglio nella prossima vita.
    2)Comprendo che penetrare il genio di Oscar Wilde sia impresa ardua. Ma si rilassi, magari nella prossima vita il suo karma la doterà di un cervello più corpulento, oltre che di una lebbra degenerante.
    3)Ha ragione, è alquanto improbabile incontrare Flaubert per le vie di Portonaccio. A tal proposito le suggerisco di provare in libreria. (convenientemente bendato, mi raccomando, non vorrei che Gustave si nascondesse alla vista delle sue piaghe)
    4)Non avendo ancora la maturità adeguata per pubblicare un’opera che sia degna di essere denominata tale, sono consapevole che, per il momento, l’editoria viva benissimo senza i miei scritti.
    5)Il template è l’aspetto grafico di una pagina web, non il titolo, cui penso lei si riferisse. A tal proposito la informo che non ho intenzione di cambiarlo.
    Se ha una minima conoscenza dell’inglese, saprà che “ink”significa inchiostro. Ho optato per “inkiostro” perchè così le macchie sono doppiamente tali. Un umilissimo calambour.
    6)Infine un suggerimento terapeutico: non sia così acidulo, la cordialità rallenta il decorso cronico del morbo di Hansen.

  19. Signorina Claire, lei è stanca. Abbandoni Internet. Esca, stasera. Se leggere Oscar e Gustav fa incattivire così, meglio Totti. Complimenti per il calambour. Una raffinatezza. Io dicevo proprio il template. Il foglio di stile, signorina. E’ poco adatto a una futura autrice di successo. E’ poco adatto e basta. Le auguro un successo immenso. L’arroganza non le manca. Sarà la metempsicosi.

  20. Reverendissimo Lazzaro, le faccio umilmente notare che non è stata certo la sottoscritta a dimostrare arroganza. Ho solo risposto con ironia al suo intervento immotivato e fuori luogo.
    Detto ciò pongo fine a questa grottesca diatriba e le porgo i miei più cordiali saluti.
    Un piccolo appunto: Flaubert era francese, non slavo, perciò, la prossima volta, si ricordi di aggiungere una E finale al nome.

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