Noi lo pensiamo, certo. Ma vallo a chiedere a chi quella foto l’ha scattata e progettata, a chi l’ha pubblicata, a chi ci guadagna su. Vallo a chiedere a Toscani che a ogni pie’ sospinto, e giusto per tirare acqua al suo mulino, mette in campo la libertà della creatività e la presunta rigidità reazionaria di chi vuole secondo lui processare l’immaginazione. Ecco cosa dice a proposito della pubblicità che mostrava la polizia brasiliana intenta a “perquisire” delle modelle:
«Come in qualsiasi altra pubblicità si tratta solo di una messa in scena. Non capisco qual è il problema»…. «Ma che c’ entra la violenza sulle donne? Quelle modelle mica le hanno picchiate davvero. Siamo arrivati a condannare l’ immaginazione. Nemmeno capisco perché la polizia debba sentirsi lesa nell’ onore. È solo finzione. Può piacere o meno ma non si può processare la creatività».
Pur di tenere la posizione è disposto persino a ridimensionare (a parole) il suo stesso potere, il potere di stimolare l’immaginazione altrui, di indirizzarla. Si può dire tutto, si può far vedere tutto, tanto niente significa niente. Bah.
Se la copertina del fumetto mi lasciava dubbioso, questo no. Questo è (un tentativo di) stuzzicare sfacciatamente il fruitore con un’immagine violenta. Non riuscito. Per quanto mi riguarda, quest’immagine è intrigante quanto un porno sadomaso, cioè zero.
il punto, purtroppo, non è che stimola l’immaginazione (temo non ce ne sia bisogno) e non è nemmeno colpevolizzare l’immaginazione (che è un’attività del cervello, non una fotografia).
Il punto è che questa fotografia A) è un’operazione commerciale, non giornalistica, finalizzata a suscitare erezioni B) rende glamour lo stupro, accostandolo a pratiche lecite tra consenzienti tipo guardare calendari o giocare a padrone schiava e di fatto sottraendolo a forme di riprovazione sociale C) dà l’idea che anche nelle carrette del mare o nelle peggio borgate in fondo c’è del divertimento, a saperlo cercare e a non porsi troppi scrupoli.
Tornando a vecchi discorsi, qui non c’è alcuna distanza, alcun rovesciamento, quelle mani non sono quelle di Bateman e l’autore non è un Easton Ellis della fotografia.
Invece, mi pare che la seguente sia la effettiva posizione del fotografo, consapevole o meno, per come emerge dalla sua opera: un aspirante stupratore seriale, fiero di sé.
Lo sdoganamento è completo, il Male è completamente tra noi senza infingimenti. La condanna morale è del tutto inerme.
Be’, d’accordo non è un fatto reale, ma non c’è nessuna ‘immaginazione’ in questa foto (usando questa parola nel senso di invenzione artistica). E’ la rappresentazione convincente di una violenza. Serve per ‘sfondare’ l’occhio del fruitore che ormai è assuefatto alla pornografia, così si vende il calendario. Queste forme di realismo lasciano molto indietro la pornografia, sono ultra-pornografiche.
E dall’altra parte, nel mondo reale, ci sono sofferenze reali e perdita di dignità, che un linguaggio come questo ‘conferma’.
Questo non è eticamente accettabile.
Qualcuno dovrebbe avvisare Toscani che il mito dell’arte per l’arte sembra tramontato, sostituirlo a tutti i costi con quello della pubblicità per la pubblicità non mi pare una buona mossa.
Tutti siamo d’accordo qui ma, come è stato detto, quello è il mitico calendario Pirelli, catalogo patinato dell’immaginario erotico per un target esclusivo.
Dobbiamo concluderne che queste sono le punte avanzate della società e dei creativi, le nostre avanguardie.
Dobbiamo metterci a piangere o a urlare?
Scusate, ma che significa ‘non è un fatto reale’? Un’immagine è un fatto reale. E’ quella immagine là, non un’altra cosa.
E rimanda a un fatto reale. Che la modella non stia per essere stuprata e che quelle braccia non siano di stupratori è del tutto secondario.
Mi fermo qui, ma sono arrabbiatissima.
Valeria, io rispondevo a Pispisa, che citava che Toscani.
Toscani si difende con questo argomento: le mie foto sono finzione, le violenze non avvengono nella realtà.
E’ un argomento inaccettabile, perché se anche non avvengono realmente (sono ‘messa in scena’ dice Toscani), sono delle rappresentazioni credibilissime senza nessuna mediazione artistica. Sono lì, a stimolare l’occhio nel modo davvero più bieco, per vendere prodotti. E intanto nella società ‘normalizzano’ la violenza, ‘confermano’ il punto di vista del violento, lo rendono addirittura patinato.
Io vorrei invece dire che questa foto mi disturba meno della copertina. Mi disturba meno perché non è una narrazione di violenza reale. Mentre nella copertina si riassumeva in una sola immagine uno degli episodi più sordidi della nostra cronaca nera di tutti i tempi, e davanti agli uomini c’erano vittime vere, e quindi si scatenava un’empatia immediata (ad alcuni, ad altri abbiamo visto che no), questa foto non trasmette nulla, se non una finzione scenica, la sdrammatizzazione (e non la rappresentazione drammatica, che è ben altra cosa) di un reato abbastanza comune come lo stupro di gruppo. Dietro questa operazione non c’è solo Toscani, c’è pure una modella che ha accettato previo compenso milionario di posare in quelle condizioni, acconsentendo a veicolare un messaggio violento. Prima di farsi fotografare in quella posizione si sarà, spero, fatta delle domande. Si sarà chiesta: che messaggio veicolo in questa foto, sono d’accordo (o più probabilmente: a che punto sta il mio conto in banca, quale visibilità guadagno), ecc. Prima di trovarne una che si prestasse probabilmente l’autore della foto (che pare dalla conversazione che sia il soloto Toscani) avrà dovuto ricevere il rifiuto di qualcuna, o è davvero così automatico che Toscani comanda e la carne da macello scatta ed esegue? Toscani non è l’unico responsabile qui: c’è un intero mondo dietro questa foto, un ambiente che non si pone interrogativi, che non riflette, che sembra essere insensibile alle tematiche che veicola. In sostanza, forse l’impatto è forte (soprattutto per lo sguardo della modella), ma poi guardandola bene io vedo una stupidetta tutta oliata che finge terrore inesistente e le viene pure male, non sa nemmeno recitare ma ci tiene un sacco a farci vedere le sue bellle tette. E poi percepisco un fotografo che ormai da anni ci tedia con le sue trovate geniali.
C’è una differenza enorme fra una foto inutile come questa e quella scena, quella sì davvero dolorosa e insopportabile, perché rapresentazione drammatica e realistica fino all’insostenibile, dei 10 minuti di stupro in “Irréversible”. Quella aveva un senso e credo che nessuno sia uscito da quel cinema illeso.
Questa roba qui, oltre a non avere nessun senso, non è neppure efficace.
Pispisa sopra ha citato le parole di Toscani che ci fanno capire qual è il meccanismo di auto-assolvimento di chi realizza cose del genere, ma non ha scritto che le foto sono di Toscani.
Il fotografo del calendario Pirelli 2009 è Peter Beard.
Invece a me imbestialisce molto più questa foto che la famosa copertina, motivi personali magari non condivisibili ai più.
– frequento poco il fumetto, anche se mi piacerebbe, so che a un’area di estimatori relativamente vasta ma certo il fumetto in questione non ha la risonanza e il credito estetico che di fatto ha il calendario Pirelli. forse la Lipperini potrebbe non essere d’accordo o forse si non so, ma in passato il calendario Pirelli ha pubblicato belle cose. Riconosco al calendario Pirelli una rilevanza culturale e simbolica che il fumetto in quesitone non ha, e se entrambi gli episodi sono i sintomi di uno stallo culturale mi pare che il caso Pirelli sia più eclatante. Sono stupita che non ci sia stata una censura nelle sfere direzionali, e non ditemi che non dovevo stupirmi perchè no non sono tutti cattivi et anche imbecilli ah che fine faremo.
Magari. Sarebbe più facile persino.
– Sono esterrefatta dal concentrato di clichet negativi, e dallo scopo con cui sono proposti. La donna spaventata in una situazione di pericolo – tutta unta e con le labbra carnose aperte. E’ nera e le mani sono bianche – più mani di maschi diversi. La copertina del fumetto peccava di una malagrazia e di una incoscienza. Era fatta da uno che psicologicamente aveva 15 anni, anagraficamente non so. era un non dentro un’esperienza storica. Ma il fumetto nel complesso si ripromette io credo di rendere atto di quella esperienza storica.
In questo caso invece le coordinate concettuali, che cose’è uno stupro e il fattto che lo stupro terrorizza sono eclatantemente note, e il fotografo sostanzialmente si mette nella posizione dello “sti cazzi”. Mi serve e voglio essere libero nei miei bisogni e nei miei obbiettivi.
Il che è molto coerente colla logica di questi tempi, quando per esempio si sentono le proteste qualunquiste contro l’attenzione alle parole, e la famosa correttezza politica. “Ah che palle e perchè mo non devo dire negro?” Basta con queste ipocrisie!
Cioè si stabilisce che il linguaggio in verità non deve avere potere, non deve avere il potere di farci evolvere politicamente e psicologicamente, perchè esso è solo rappresentazione, e perchè dare peso alla rappresentazione? che palle.
Il che sembra il paradosso del mentitore cretese. Non si sceglie di tacere ma di continuare a dire, solo che si dicono cose brutte.
Che orrore.
La cosa più schifosa, come sottolineato anche da Giorgio, è il punto di vista del fotografo, che è proprio quello dello stupratore.
Se la copertina del fumetto mi sembrava orribile, questa foto è molto, molto peggio.
Ma… scusate. Io ho visto le foto del calendario Pirelli 2009, e non c’è nulla, ma proprio nulla di simile!
Dove sarebbe comparsa quella fotografia?
Il calendario Pirelli è sempre fatto molto bene, e una simile foto (che è una schifezza) non credo proprio verrebbe mai utilizzata…!
Trovate tutte le foto del calendario 2009 a questo indirizzo: http://www.pirellical.com/thecal/home.html
Beh, hanno preso una gran cantonata, allora!
Oppure c’è malafede.
Quella foto non è del calendario Pirelli 2009. E si vede benissimo, osservando le altre foto, che non c’entra nulla.
Sono allibita. Anche perché da grande appassionata di fotografia, che ha tutti i vecchi calendari, conosco bene la (famosa) qualità del calendario Pirelli.
Sara, la foto in questione c’è (mese di settembre, se ho letto bene), anzi ce n’è anche un’altra che sembra ritrarre il momento successivo, con la modella sfinita e priva di forze. Trovo questa foto di impatto più diretto, mentre la copertina del fumetto sembra avere toni più suboli. Entrambe mi fanno accapponare la pelle (e girare qualcos’altro).
Oh, non avevo visto le altre foto.
Loredana, chiedo scusa… la cantonata l’ho presa io.
E’ che, davvero, da appassionata di fotografia (e del calendario Pirelli), mi rifiutavo di crederci.
Chiedo scusa, ancora.
@ Zauberei
“Sono stupita che non ci sia stata una censura nelle sfere direzionali…”
Una censura c’è stata, gli articoli celebrativi del calendario evitano questa foto che svelerebbe l’assurdità della celebrazione. Infatti in rete non si trova facilmente.
“Era fatta da uno che psicologicamente aveva 15 anni, anagraficamente non so.”
Dai, bisogna evitare gli insulti personali.
Credo di aver capito (forse). Quella foto è nel sito ufficiale del calendario, ma è un extra, un out-take, precisamente l’extra di settembre, e quindi non è entrata nel calendario.
Andrea, tantissime volte veniamo associati alle cose che produciamo. E’ corollario del concetto di responsabilità. Alle volte la questione ci piace alle volte no. Raro comunque che uno scrittore dica: “no nun è vero sono un perfetto idiota è il libro che è venuto fichissimo da solo”. Qualche volta è invece spiacevole – ma un giudizio di immaturità credo che non abbia ucciso nessuno. Così come in questo contesto – se penso che persino la povera Sara appassionata di fotografia (anche io ho avuto un itinerario come il suo – cioè non ci volevo credere a questa cosa) cosa dovrei dire, dell’autore?
Nonnò è proprio un gioiellino d’omo, la foto gli è del tutto indipendente.
eh e ‘nnamo.
Appena ho aperto la pagina del sito, mi è salito lo stomaco in gola. Non vorrei esagerare, ma quella foto è criminale. E’ un’istigazione a un crimine, è compiacente verso un crimine. Toscani mi ha fatto sempre schifo come persona e come “artista” (?), e anche stavolta si conferma per quello che è. Per citare Nanni Moretti: è un artista che non ha padroni, quindi ogni padrone va bene.
P.S. che suona un po’ OT. A proposito dei paragoni con il fumetto sui delitti del Circeo, quindi sulla (passata?) querelle che ha coinvolto anche Roberto Recchioni (facile parlare alla Bruce Willis davanti allo schermo del pc): se c’era bisogno di un’ennesima prova che il fumetto italiano di oggi fa schifo ed è in piena decadenza, quello messo sotto i riflettori non è che l’ennesima conferma. Sono d’accordo però con zauberei: è forse molto più preoccupante il messaggio di un calendario di grande diffusione e prestigio piuttosto che un fumetto scritto e disegnato da qualche nerd allupato e che probabilmente andrà in mano solo a pochi altri nerd allupati con la voglia di pulirsi la coscienza e di poter dire di essersi “informati” su un fatto storico. Senza offesa per nessuno, eh.
A me questa cosa di procedere per insulti non piace. Non mi piace quando insultano WuMing1, non mi piace quando insultano me, non mi piace quando viene insultato un disegnatore.
Capisco che è lo spirito dei tempi, ma un individuo può sempre dire di no, anche allo spirito dei tempi.
“Preferirei di no.”
Allora facciamo così, se prossimamente cambiate modo di fare, ci si ritrova a ragionare insieme. Dipende da voi.
@ Andrea Barbieri: in teoria, se si parlasse di altro, in altri toni, il suo (tuo) ragionamento sarebbe giusto. In questo caso, da quella fotografia mi sono sentito aggredito. A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e ad aggressione rispondo. Sbaglierò, ma è una forma di difesa.
La copertina del fumetto mi ha aggredito, per tutti i motivi di cui si è parlato. Ad aggressione rispondo.
“Non mi piace quando insultano WuMing1, non mi piace quando insultano me, non mi piace quando viene insultato un disegnatore”.
Detto da quello che ieri ha dato del demenziale a WM1
beata coerenza
Comunque il fotografo è tale Peter Beard, e di foto di questa qui ce n’è due in sequenza (la seconda anche peggio, come rilevava poc’anzi Roz). Devo dire a onor del vero che qui si posso ritenere offesi tutti: donne, animalisti, attivisti per i diritti dell’uomo. Ce n’è per tutti. C’è una foto in cui una specie di vichinga altissima e mostruosa con i capelli sparati terrorizza un’intera tribù. Insomma, direi che chi l’ha concepito e realizzato non si pone grandi quesiti nella vita, tanto per essere generosi.
Ufficiale non ufficiale, che noia. La foto esiste. E’ un’immagine suggestva, evocativa, certamente non insignificante. La paura, la tragedia, l’abisso dentro quegli occhi è ancor più forte di un manifesto contro lo stupro.
Andrea,
sai bene che quando uno scrittore, un fumettista, un fotografo…
mette in mette in scena visioni forti non sta cercando l’indifferenza.
Smettiamola di pensare che gli altri debbano essere educati e politicamente corretti quando noi creativi con le nostre opere vogliamo reazioni forti.
Se si mette in atto una rappresentazione, indipendentemente dai motivi per cui una determinata opera viene prodotta, il fruitore avrà delle reazioni, a potrebbero arrivare all’insulto. Succede.
In questi giorni sto seguendo la polemica nata intorno a un videogame dal titolo “Resident Evil 5”, è ambientato in africa e gli zombi di colore sono la summa di tutti gli stereotipi dello “sporco negro”. La casa produttrice, giapponese, si difende dicendo che è assurdo, afferma che il precedente capito, ambientato nel nord della Spagna, aveva le stesse caratteristiche. Probabilmente hanno anche ragione, probabilmente non la sensibilità, ho sono esenti da tensioni razziali, per capire che i neri e gli africani hanno tutto il diritto di insultarli.
Poi c’è un ulteriore problema: montare il caso.
I creativi molte volte, troppe, studiano il linguaggio migliore per creare il “caso”, questo avviene in tutti i campi delle moderne comunicazioni. Gli uffici stampa con i “casi” ci vanno a nozze.
Quindi, sì, si può parlare civilmente e in modo educato, adottando, però, sul viso, quantomeno, un sorrisino ironico.
In ogni caso se si vuole rappresentare un opera pesantemente disturbante, bisogna saperla difendere.
Precisamente ho scritto:
“ho scritto molte cose che sono state sintetizzate da WM1 in modo demenziale”
C’è una bella differenza tra dire che un’opinione è stupida, e dare dello stupido alla persona. E’ un passaggio in più, che delegittima tutto ciò che viene da quella persona, e che con WM1 non mi verrebbe nemmeno, perché sicuramente non è una persona stupida.
Ti faccio un esempio. Gipi dice che a Ambu è ‘scappata la gnocchetta’, che è un giudizio duro, ma non dice che Ambu è un maniaco sessuale, un perverso, un porco e simili. Perché tra un confronto duro e la logica dell’insulto c’è una bella differenza.
Questo pistolotto che sto facendo contro l’insulto è anche per un motivo molto pratico: le parole che colpiscono la persona, proiettive, insultanti eccetera quando stai dalla parte del potere sono potentissime, quando vuoi attaccare il potere sono debolissime.
Siccome qui nessuno sta dalla parte del potere, per il potere quelle parole sono una gratificazione.
Andrea, so sofismi…
Se io artista squarto una vacca, viva, con la motosega e qualcuno si permette di dire che un po’, un tanti nello, diciamo!, malato lo sono. Quel qualcuno tutti i torti in fondo non li ha.
Se un fotografo per buona parte dalla sua esistenza ha ritratto delle bambine e delle adolescenti in pose lascive, io posso trarre tranquillamente che la conclusione che tal signore sia un allegro pedofilo. Magari sbaglio.
Sono del parere che tutti possano esprimersi, non sono per nessun tipo di censura e di norma non mi dà fastidio nulla.
Vuoi rappresentare uno stupro, bene, fallo, ma mettiti nella condizione di ricevere critiche pesanti, anche personali.
A mio avviso è più logico non criticare l’opera, ma i meccanismi di creazione, che mi spiace, ma il più delle volte, toccano corde personali dell’autore.
comunque è piuttosto strano. confermo quello che ho scritto sopra, ma lo stesso c’è qualcosa di strano. tutto il calendario presente sul sito indicato sopra è di ispirazione “africana”: grande spreco di savane, elefanti, donne amazzoni, natura incontaminata e quant’altro, tutto molto leccato e soft, nulla che vagamente evochi atmosfere men che “corrette”, visto il genere. Poi di colpo saltano fuori ‘ste due foto del tutto isolate (sono due, come detto sopra), molto diverse da tutte le altre sia come contenuto che come tecnica, una specie di notturna sgranata, da “foto di cronaca, scattata da fotografo in prima linea in zona di guerra” (non senza che il tentativo venga assai compromesso da un lubrico piacere da voyeur che pervade entrambi gli scatti). qual era l’intenzione del geniale fotografo, rappresentare – e insieme nascondere dentro una marea di scatti innocui – l’africa violentata dall’uomo bianco? (perché le mani sembrerebbero bianche). sul calendario pirelli?? la storiella dell’inferno lastricato di buone intenzioni, in questo caso, si arricchisce di un nuovo imbarazzante capitolo…
Questa foto mi fa vomitare. Non so se così insulto l’opera o l’artista. So, però, che quello che mi dice chi fa una foto così, anche se non so chi sia, mi fa vomitare.
Non la trovo urticante, trasgressiva, scandalizzante. Non mi fa pensare, analizzare il problema, stimolare un ragionamento.
Io non so meditare di fronte a tutto ciò. Io vomito.
MA INSOMMA!
Possibile che nessuno si faccia avanti a difendere questa foto? Eppure è chiaro che si tratta d’un’immagine di forte denuncia sociale: non è così che si trattano le signore! Voleva dirci il fotografo. Ah, infatti dinosauro l’ha capito, beh, almeno uno…
Mi permetto lo scherzo di cattivo gusto perchè anch’io, come Claudia (Claudia, bisognerà andare una sera a cena insieme, io, te e… Andrea) ne sono abbastanza meno disturbato del fumetto. Per tutte le ragioni che ha già detto lei, che non ripeto sennò copio.
Anzi, a dir la verità non ne sarei disturbato affatto “in sè”, non sono per la censura delle immagini sadiche, purchè usate nei giusti contesti.
Quella del fumetto era orrenda perchè riferita a un fatto reale, questa non lo sarebbe perchè di fantasia, però ancora una volta il contesto è sbagliato: un calendario Pirelli? Autorevole e diffusissimo rappresentante dell’erotismo patinato? E te c’infili uno stupro come in in giornaletto per se…voyeur? Allora si vuol suggerire che lo stupro (da nascosta e un po’ vergognosetta fantasia maschile) sta diventando un fenomeno alla moda, come suggerisce anche l’immagine del cartellone con le donne brutalizzate dai poliziotti, ma elegantissime (insomma).
Nautilus:)
Ho guardato un po’ del calendario e posso fare un commento Ot? marò m’è bruttarello. Una specie di Helmut Newton delli poveri. Cioè mi è parso (ma io sono profana) che dovrebbe essere una cosa onirica ecco. Una roba da immaginario psichico sul sauvage, addolcito naturallement dall’ombretto e il rimmel nonchè il capello parrucchierato et ribelle si ma pur sempre urbano. Ma esse femmine dovrebbero domare, essere aggressive, e tutte cosarelle da pippa spicciola – Newton intanto poraccio si rivolta nella tomba – per poi essere fieramente punite nella doppietta di foto di cui sopra- Roz ha ragione se la prima fa vomitare alla seconda proprio ci si sente malissimo.
Per quanto riguarda Andrea Barbieri. Hai detto la tua opinione, se ne prende atto, io non ho molto da aggiungere. Nè credo che interessi più di tanto tutta la questione.
“A mio avviso è più logico non criticare l’opera, ma i meccanismi di creazione, che mi spiace, ma il più delle volte, toccano corde personali dell’autore.”
Si commenta da sè…
Andrea, ma perché bisogna sempre abbozzare, concedere, assecondare la “fisica dell’alibi”, attenuare le responsabilità delle persone mettendo sempre davanti codici e linguaggi? Codici e linguaggi non possono essere pretesti per non assumersi mai responsabilità.
Qui bisogna lavorare parecchio, perché si è persa la più elementare nozione etica legata alla produzione culturale, e cioè che ciascun produttore deve rispondere di quel che fa, esserne responsabile. A maggior ragione oggi che il destinatario non si limita a ricevere il messaggio dal mittente, ma emette a propria volta e con piena legittimità. Quando crei e proponi quel che hai creato, non ti trovi di fronte una massa passiva o scarsamente attiva, ma una distesa brulicante di singoli e comunità che valutano quel che fai e si fanno sentire.
Molto semplicemente, l’artista deve smetterla di nascondersi dietro un dito come fa ormai da troppo tempo, smetterla di schermirsi e schermarsi dietro l’ironia che giustifica tutto oppure dietro presunti “altri fini” che, guarda caso, nessuno ha colto tranne lui/lei.
E’ evidente che per chi ha concepito e realizzato una simile immagine non può che esserci disprezzo e ripulsa. Ripulsa etica.
E per evitare che qualche cretino – come già se n’è visti – si appigli al verbo “rispondere” e all’aggettivo “responsabile” per accusare di censura, forcaiolismo etc., meglio chiarire a prova di stupido: rispondere = rendere conto di quel che si fa, argomentare, dialogare con chi ti critica senza fingere di essere altrove e senza facili scaricabarile. responsabile = disposto a rispondere (vedi sopra) senza che qualcuno debba per forza tirartici per i capelli.
Dal sito “Femminismo a sud”:
“della copertina di cui sopra..(il Circeo)..io non ho una opinione ne’ buona ne’ cattiva”
(Andreaaaa! Torna che te danno ragione!)
Ma di questa foto invece l’opinione è pessima, perchè è una foto pubblicitaria, par di capire. Mah.
……………………………………..
Il sottoscritto invece ha cambiato idea.
Per colpa di Zaube (cosa t’ho fatto di male?) me sono sciroppato tutte le 99 foto del cal.Pirelli fino a trovare quella incriminata. Solo che ormai ridevo troppo e non son riuscito più a prendere sul serio neanche questa, non sono più attendibile, non intervengo più.
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Ecco questa è una cosa infame, e secondo me lo pensiamo all’unisono.
Noi lo pensiamo, certo. Ma vallo a chiedere a chi quella foto l’ha scattata e progettata, a chi l’ha pubblicata, a chi ci guadagna su. Vallo a chiedere a Toscani che a ogni pie’ sospinto, e giusto per tirare acqua al suo mulino, mette in campo la libertà della creatività e la presunta rigidità reazionaria di chi vuole secondo lui processare l’immaginazione. Ecco cosa dice a proposito della pubblicità che mostrava la polizia brasiliana intenta a “perquisire” delle modelle:
«Come in qualsiasi altra pubblicità si tratta solo di una messa in scena. Non capisco qual è il problema»…. «Ma che c’ entra la violenza sulle donne? Quelle modelle mica le hanno picchiate davvero. Siamo arrivati a condannare l’ immaginazione. Nemmeno capisco perché la polizia debba sentirsi lesa nell’ onore. È solo finzione. Può piacere o meno ma non si può processare la creatività».
Pur di tenere la posizione è disposto persino a ridimensionare (a parole) il suo stesso potere, il potere di stimolare l’immaginazione altrui, di indirizzarla. Si può dire tutto, si può far vedere tutto, tanto niente significa niente. Bah.
Se la copertina del fumetto mi lasciava dubbioso, questo no. Questo è (un tentativo di) stuzzicare sfacciatamente il fruitore con un’immagine violenta. Non riuscito. Per quanto mi riguarda, quest’immagine è intrigante quanto un porno sadomaso, cioè zero.
il punto, purtroppo, non è che stimola l’immaginazione (temo non ce ne sia bisogno) e non è nemmeno colpevolizzare l’immaginazione (che è un’attività del cervello, non una fotografia).
Il punto è che questa fotografia A) è un’operazione commerciale, non giornalistica, finalizzata a suscitare erezioni B) rende glamour lo stupro, accostandolo a pratiche lecite tra consenzienti tipo guardare calendari o giocare a padrone schiava e di fatto sottraendolo a forme di riprovazione sociale C) dà l’idea che anche nelle carrette del mare o nelle peggio borgate in fondo c’è del divertimento, a saperlo cercare e a non porsi troppi scrupoli.
Tornando a vecchi discorsi, qui non c’è alcuna distanza, alcun rovesciamento, quelle mani non sono quelle di Bateman e l’autore non è un Easton Ellis della fotografia.
Invece, mi pare che la seguente sia la effettiva posizione del fotografo, consapevole o meno, per come emerge dalla sua opera: un aspirante stupratore seriale, fiero di sé.
Lo sdoganamento è completo, il Male è completamente tra noi senza infingimenti. La condanna morale è del tutto inerme.
Be’, d’accordo non è un fatto reale, ma non c’è nessuna ‘immaginazione’ in questa foto (usando questa parola nel senso di invenzione artistica). E’ la rappresentazione convincente di una violenza. Serve per ‘sfondare’ l’occhio del fruitore che ormai è assuefatto alla pornografia, così si vende il calendario. Queste forme di realismo lasciano molto indietro la pornografia, sono ultra-pornografiche.
E dall’altra parte, nel mondo reale, ci sono sofferenze reali e perdita di dignità, che un linguaggio come questo ‘conferma’.
Questo non è eticamente accettabile.
Qualcuno dovrebbe avvisare Toscani che il mito dell’arte per l’arte sembra tramontato, sostituirlo a tutti i costi con quello della pubblicità per la pubblicità non mi pare una buona mossa.
Tutti siamo d’accordo qui ma, come è stato detto, quello è il mitico calendario Pirelli, catalogo patinato dell’immaginario erotico per un target esclusivo.
Dobbiamo concluderne che queste sono le punte avanzate della società e dei creativi, le nostre avanguardie.
Dobbiamo metterci a piangere o a urlare?
rispondevo a Pispisa
Scusate, ma che significa ‘non è un fatto reale’? Un’immagine è un fatto reale. E’ quella immagine là, non un’altra cosa.
E rimanda a un fatto reale. Che la modella non stia per essere stuprata e che quelle braccia non siano di stupratori è del tutto secondario.
Mi fermo qui, ma sono arrabbiatissima.
Al peggio non c’è fine.
Mi viene da piangere.
Valeria, io rispondevo a Pispisa, che citava che Toscani.
Toscani si difende con questo argomento: le mie foto sono finzione, le violenze non avvengono nella realtà.
E’ un argomento inaccettabile, perché se anche non avvengono realmente (sono ‘messa in scena’ dice Toscani), sono delle rappresentazioni credibilissime senza nessuna mediazione artistica. Sono lì, a stimolare l’occhio nel modo davvero più bieco, per vendere prodotti. E intanto nella società ‘normalizzano’ la violenza, ‘confermano’ il punto di vista del violento, lo rendono addirittura patinato.
Io vorrei invece dire che questa foto mi disturba meno della copertina. Mi disturba meno perché non è una narrazione di violenza reale. Mentre nella copertina si riassumeva in una sola immagine uno degli episodi più sordidi della nostra cronaca nera di tutti i tempi, e davanti agli uomini c’erano vittime vere, e quindi si scatenava un’empatia immediata (ad alcuni, ad altri abbiamo visto che no), questa foto non trasmette nulla, se non una finzione scenica, la sdrammatizzazione (e non la rappresentazione drammatica, che è ben altra cosa) di un reato abbastanza comune come lo stupro di gruppo. Dietro questa operazione non c’è solo Toscani, c’è pure una modella che ha accettato previo compenso milionario di posare in quelle condizioni, acconsentendo a veicolare un messaggio violento. Prima di farsi fotografare in quella posizione si sarà, spero, fatta delle domande. Si sarà chiesta: che messaggio veicolo in questa foto, sono d’accordo (o più probabilmente: a che punto sta il mio conto in banca, quale visibilità guadagno), ecc. Prima di trovarne una che si prestasse probabilmente l’autore della foto (che pare dalla conversazione che sia il soloto Toscani) avrà dovuto ricevere il rifiuto di qualcuna, o è davvero così automatico che Toscani comanda e la carne da macello scatta ed esegue? Toscani non è l’unico responsabile qui: c’è un intero mondo dietro questa foto, un ambiente che non si pone interrogativi, che non riflette, che sembra essere insensibile alle tematiche che veicola. In sostanza, forse l’impatto è forte (soprattutto per lo sguardo della modella), ma poi guardandola bene io vedo una stupidetta tutta oliata che finge terrore inesistente e le viene pure male, non sa nemmeno recitare ma ci tiene un sacco a farci vedere le sue bellle tette. E poi percepisco un fotografo che ormai da anni ci tedia con le sue trovate geniali.
C’è una differenza enorme fra una foto inutile come questa e quella scena, quella sì davvero dolorosa e insopportabile, perché rapresentazione drammatica e realistica fino all’insostenibile, dei 10 minuti di stupro in “Irréversible”. Quella aveva un senso e credo che nessuno sia uscito da quel cinema illeso.
Questa roba qui, oltre a non avere nessun senso, non è neppure efficace.
Pispisa sopra ha citato le parole di Toscani che ci fanno capire qual è il meccanismo di auto-assolvimento di chi realizza cose del genere, ma non ha scritto che le foto sono di Toscani.
Il fotografo del calendario Pirelli 2009 è Peter Beard.
Invece a me imbestialisce molto più questa foto che la famosa copertina, motivi personali magari non condivisibili ai più.
– frequento poco il fumetto, anche se mi piacerebbe, so che a un’area di estimatori relativamente vasta ma certo il fumetto in questione non ha la risonanza e il credito estetico che di fatto ha il calendario Pirelli. forse la Lipperini potrebbe non essere d’accordo o forse si non so, ma in passato il calendario Pirelli ha pubblicato belle cose. Riconosco al calendario Pirelli una rilevanza culturale e simbolica che il fumetto in quesitone non ha, e se entrambi gli episodi sono i sintomi di uno stallo culturale mi pare che il caso Pirelli sia più eclatante. Sono stupita che non ci sia stata una censura nelle sfere direzionali, e non ditemi che non dovevo stupirmi perchè no non sono tutti cattivi et anche imbecilli ah che fine faremo.
Magari. Sarebbe più facile persino.
– Sono esterrefatta dal concentrato di clichet negativi, e dallo scopo con cui sono proposti. La donna spaventata in una situazione di pericolo – tutta unta e con le labbra carnose aperte. E’ nera e le mani sono bianche – più mani di maschi diversi. La copertina del fumetto peccava di una malagrazia e di una incoscienza. Era fatta da uno che psicologicamente aveva 15 anni, anagraficamente non so. era un non dentro un’esperienza storica. Ma il fumetto nel complesso si ripromette io credo di rendere atto di quella esperienza storica.
In questo caso invece le coordinate concettuali, che cose’è uno stupro e il fattto che lo stupro terrorizza sono eclatantemente note, e il fotografo sostanzialmente si mette nella posizione dello “sti cazzi”. Mi serve e voglio essere libero nei miei bisogni e nei miei obbiettivi.
Il che è molto coerente colla logica di questi tempi, quando per esempio si sentono le proteste qualunquiste contro l’attenzione alle parole, e la famosa correttezza politica. “Ah che palle e perchè mo non devo dire negro?” Basta con queste ipocrisie!
Cioè si stabilisce che il linguaggio in verità non deve avere potere, non deve avere il potere di farci evolvere politicamente e psicologicamente, perchè esso è solo rappresentazione, e perchè dare peso alla rappresentazione? che palle.
Il che sembra il paradosso del mentitore cretese. Non si sceglie di tacere ma di continuare a dire, solo che si dicono cose brutte.
ha
coll’acca
Dio grammatico!
Che orrore.
La cosa più schifosa, come sottolineato anche da Giorgio, è il punto di vista del fotografo, che è proprio quello dello stupratore.
Se la copertina del fumetto mi sembrava orribile, questa foto è molto, molto peggio.
Ma… scusate. Io ho visto le foto del calendario Pirelli 2009, e non c’è nulla, ma proprio nulla di simile!
Dove sarebbe comparsa quella fotografia?
Il calendario Pirelli è sempre fatto molto bene, e una simile foto (che è una schifezza) non credo proprio verrebbe mai utilizzata…!
Trovate tutte le foto del calendario 2009 a questo indirizzo: http://www.pirellical.com/thecal/home.html
http://www.flickr.com/photos/32790497@N03/sets/72157610085629725/
Dalla rete nazionale femminista Sommosse.
Beh, hanno preso una gran cantonata, allora!
Oppure c’è malafede.
Quella foto non è del calendario Pirelli 2009. E si vede benissimo, osservando le altre foto, che non c’entra nulla.
Sono allibita. Anche perché da grande appassionata di fotografia, che ha tutti i vecchi calendari, conosco bene la (famosa) qualità del calendario Pirelli.
E poi basta osservare la grana, le luci. Quella foto assolutamente non appartiene allo stesso set.
…
Escludo la malafede, e non ritengo sia una costruzione a posteriori.
Sara, la foto in questione c’è (mese di settembre, se ho letto bene), anzi ce n’è anche un’altra che sembra ritrarre il momento successivo, con la modella sfinita e priva di forze. Trovo questa foto di impatto più diretto, mentre la copertina del fumetto sembra avere toni più suboli. Entrambe mi fanno accapponare la pelle (e girare qualcos’altro).
Ok, resta il fatto che la foto in questione NON E’ del calendario Pirelli 2009.
Ma cosa state dicendo?
Sono senza parole, davvero.
Andate sul sito ufficiale del calendario, per favore.
Sarà, scusa, ma sul sito che hai linkato la foto c’è. Anzi, le foto con la ragazza nera vittima di stupro soono due. Guarda meglio.
Oh, non avevo visto le altre foto.
Loredana, chiedo scusa… la cantonata l’ho presa io.
E’ che, davvero, da appassionata di fotografia (e del calendario Pirelli), mi rifiutavo di crederci.
Chiedo scusa, ancora.
Prego.
@ Zauberei
“Sono stupita che non ci sia stata una censura nelle sfere direzionali…”
Una censura c’è stata, gli articoli celebrativi del calendario evitano questa foto che svelerebbe l’assurdità della celebrazione. Infatti in rete non si trova facilmente.
“Era fatta da uno che psicologicamente aveva 15 anni, anagraficamente non so.”
Dai, bisogna evitare gli insulti personali.
Credo di aver capito (forse). Quella foto è nel sito ufficiale del calendario, ma è un extra, un out-take, precisamente l’extra di settembre, e quindi non è entrata nel calendario.
Comunque sia campeggia nel sito ufficiale, e ce ne sono due versioni.
Andrea, tantissime volte veniamo associati alle cose che produciamo. E’ corollario del concetto di responsabilità. Alle volte la questione ci piace alle volte no. Raro comunque che uno scrittore dica: “no nun è vero sono un perfetto idiota è il libro che è venuto fichissimo da solo”. Qualche volta è invece spiacevole – ma un giudizio di immaturità credo che non abbia ucciso nessuno. Così come in questo contesto – se penso che persino la povera Sara appassionata di fotografia (anche io ho avuto un itinerario come il suo – cioè non ci volevo credere a questa cosa) cosa dovrei dire, dell’autore?
Nonnò è proprio un gioiellino d’omo, la foto gli è del tutto indipendente.
eh e ‘nnamo.
Appena ho aperto la pagina del sito, mi è salito lo stomaco in gola. Non vorrei esagerare, ma quella foto è criminale. E’ un’istigazione a un crimine, è compiacente verso un crimine. Toscani mi ha fatto sempre schifo come persona e come “artista” (?), e anche stavolta si conferma per quello che è. Per citare Nanni Moretti: è un artista che non ha padroni, quindi ogni padrone va bene.
P.S. che suona un po’ OT. A proposito dei paragoni con il fumetto sui delitti del Circeo, quindi sulla (passata?) querelle che ha coinvolto anche Roberto Recchioni (facile parlare alla Bruce Willis davanti allo schermo del pc): se c’era bisogno di un’ennesima prova che il fumetto italiano di oggi fa schifo ed è in piena decadenza, quello messo sotto i riflettori non è che l’ennesima conferma. Sono d’accordo però con zauberei: è forse molto più preoccupante il messaggio di un calendario di grande diffusione e prestigio piuttosto che un fumetto scritto e disegnato da qualche nerd allupato e che probabilmente andrà in mano solo a pochi altri nerd allupati con la voglia di pulirsi la coscienza e di poter dire di essersi “informati” su un fatto storico. Senza offesa per nessuno, eh.
A me questa cosa di procedere per insulti non piace. Non mi piace quando insultano WuMing1, non mi piace quando insultano me, non mi piace quando viene insultato un disegnatore.
Capisco che è lo spirito dei tempi, ma un individuo può sempre dire di no, anche allo spirito dei tempi.
“Preferirei di no.”
Allora facciamo così, se prossimamente cambiate modo di fare, ci si ritrova a ragionare insieme. Dipende da voi.
@ Andrea Barbieri: in teoria, se si parlasse di altro, in altri toni, il suo (tuo) ragionamento sarebbe giusto. In questo caso, da quella fotografia mi sono sentito aggredito. A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e ad aggressione rispondo. Sbaglierò, ma è una forma di difesa.
La copertina del fumetto mi ha aggredito, per tutti i motivi di cui si è parlato. Ad aggressione rispondo.
“Non mi piace quando insultano WuMing1, non mi piace quando insultano me, non mi piace quando viene insultato un disegnatore”.
Detto da quello che ieri ha dato del demenziale a WM1
beata coerenza
Comunque il fotografo è tale Peter Beard, e di foto di questa qui ce n’è due in sequenza (la seconda anche peggio, come rilevava poc’anzi Roz). Devo dire a onor del vero che qui si posso ritenere offesi tutti: donne, animalisti, attivisti per i diritti dell’uomo. Ce n’è per tutti. C’è una foto in cui una specie di vichinga altissima e mostruosa con i capelli sparati terrorizza un’intera tribù. Insomma, direi che chi l’ha concepito e realizzato non si pone grandi quesiti nella vita, tanto per essere generosi.
Ufficiale non ufficiale, che noia. La foto esiste. E’ un’immagine suggestva, evocativa, certamente non insignificante. La paura, la tragedia, l’abisso dentro quegli occhi è ancor più forte di un manifesto contro lo stupro.
Andrea,
sai bene che quando uno scrittore, un fumettista, un fotografo…
mette in mette in scena visioni forti non sta cercando l’indifferenza.
Smettiamola di pensare che gli altri debbano essere educati e politicamente corretti quando noi creativi con le nostre opere vogliamo reazioni forti.
Se si mette in atto una rappresentazione, indipendentemente dai motivi per cui una determinata opera viene prodotta, il fruitore avrà delle reazioni, a potrebbero arrivare all’insulto. Succede.
In questi giorni sto seguendo la polemica nata intorno a un videogame dal titolo “Resident Evil 5”, è ambientato in africa e gli zombi di colore sono la summa di tutti gli stereotipi dello “sporco negro”. La casa produttrice, giapponese, si difende dicendo che è assurdo, afferma che il precedente capito, ambientato nel nord della Spagna, aveva le stesse caratteristiche. Probabilmente hanno anche ragione, probabilmente non la sensibilità, ho sono esenti da tensioni razziali, per capire che i neri e gli africani hanno tutto il diritto di insultarli.
Poi c’è un ulteriore problema: montare il caso.
I creativi molte volte, troppe, studiano il linguaggio migliore per creare il “caso”, questo avviene in tutti i campi delle moderne comunicazioni. Gli uffici stampa con i “casi” ci vanno a nozze.
Quindi, sì, si può parlare civilmente e in modo educato, adottando, però, sul viso, quantomeno, un sorrisino ironico.
In ogni caso se si vuole rappresentare un opera pesantemente disturbante, bisogna saperla difendere.
Precisamente ho scritto:
“ho scritto molte cose che sono state sintetizzate da WM1 in modo demenziale”
C’è una bella differenza tra dire che un’opinione è stupida, e dare dello stupido alla persona. E’ un passaggio in più, che delegittima tutto ciò che viene da quella persona, e che con WM1 non mi verrebbe nemmeno, perché sicuramente non è una persona stupida.
Ti faccio un esempio. Gipi dice che a Ambu è ‘scappata la gnocchetta’, che è un giudizio duro, ma non dice che Ambu è un maniaco sessuale, un perverso, un porco e simili. Perché tra un confronto duro e la logica dell’insulto c’è una bella differenza.
Questo pistolotto che sto facendo contro l’insulto è anche per un motivo molto pratico: le parole che colpiscono la persona, proiettive, insultanti eccetera quando stai dalla parte del potere sono potentissime, quando vuoi attaccare il potere sono debolissime.
Siccome qui nessuno sta dalla parte del potere, per il potere quelle parole sono una gratificazione.
Alessandra, ti faccio lo stesso discorso che ho fatto a Claudia: bisogna rendersi conto che l’insulto non serve a nulla, porta solo caos.
Andrea, so sofismi…
Se io artista squarto una vacca, viva, con la motosega e qualcuno si permette di dire che un po’, un tanti nello, diciamo!, malato lo sono. Quel qualcuno tutti i torti in fondo non li ha.
Se un fotografo per buona parte dalla sua esistenza ha ritratto delle bambine e delle adolescenti in pose lascive, io posso trarre tranquillamente che la conclusione che tal signore sia un allegro pedofilo. Magari sbaglio.
Sono del parere che tutti possano esprimersi, non sono per nessun tipo di censura e di norma non mi dà fastidio nulla.
Vuoi rappresentare uno stupro, bene, fallo, ma mettiti nella condizione di ricevere critiche pesanti, anche personali.
A mio avviso è più logico non criticare l’opera, ma i meccanismi di creazione, che mi spiace, ma il più delle volte, toccano corde personali dell’autore.
comunque è piuttosto strano. confermo quello che ho scritto sopra, ma lo stesso c’è qualcosa di strano. tutto il calendario presente sul sito indicato sopra è di ispirazione “africana”: grande spreco di savane, elefanti, donne amazzoni, natura incontaminata e quant’altro, tutto molto leccato e soft, nulla che vagamente evochi atmosfere men che “corrette”, visto il genere. Poi di colpo saltano fuori ‘ste due foto del tutto isolate (sono due, come detto sopra), molto diverse da tutte le altre sia come contenuto che come tecnica, una specie di notturna sgranata, da “foto di cronaca, scattata da fotografo in prima linea in zona di guerra” (non senza che il tentativo venga assai compromesso da un lubrico piacere da voyeur che pervade entrambi gli scatti). qual era l’intenzione del geniale fotografo, rappresentare – e insieme nascondere dentro una marea di scatti innocui – l’africa violentata dall’uomo bianco? (perché le mani sembrerebbero bianche). sul calendario pirelli?? la storiella dell’inferno lastricato di buone intenzioni, in questo caso, si arricchisce di un nuovo imbarazzante capitolo…
Questa foto mi fa vomitare. Non so se così insulto l’opera o l’artista. So, però, che quello che mi dice chi fa una foto così, anche se non so chi sia, mi fa vomitare.
Non la trovo urticante, trasgressiva, scandalizzante. Non mi fa pensare, analizzare il problema, stimolare un ragionamento.
Io non so meditare di fronte a tutto ciò. Io vomito.
MA INSOMMA!
Possibile che nessuno si faccia avanti a difendere questa foto? Eppure è chiaro che si tratta d’un’immagine di forte denuncia sociale: non è così che si trattano le signore! Voleva dirci il fotografo. Ah, infatti dinosauro l’ha capito, beh, almeno uno…
Mi permetto lo scherzo di cattivo gusto perchè anch’io, come Claudia (Claudia, bisognerà andare una sera a cena insieme, io, te e… Andrea) ne sono abbastanza meno disturbato del fumetto. Per tutte le ragioni che ha già detto lei, che non ripeto sennò copio.
Anzi, a dir la verità non ne sarei disturbato affatto “in sè”, non sono per la censura delle immagini sadiche, purchè usate nei giusti contesti.
Quella del fumetto era orrenda perchè riferita a un fatto reale, questa non lo sarebbe perchè di fantasia, però ancora una volta il contesto è sbagliato: un calendario Pirelli? Autorevole e diffusissimo rappresentante dell’erotismo patinato? E te c’infili uno stupro come in in giornaletto per se…voyeur? Allora si vuol suggerire che lo stupro (da nascosta e un po’ vergognosetta fantasia maschile) sta diventando un fenomeno alla moda, come suggerisce anche l’immagine del cartellone con le donne brutalizzate dai poliziotti, ma elegantissime (insomma).
Segnalo il manifesto appena stilato da Femminismo a Sud.
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/02/04/manifesto-per-un-diritto-critico-di-genere-e-per-una-responsabilizzazione-del-mondo-della-cultura
Queste immagini sono della campagna pubblicitaria, realizzata a Ipanema, di una ditta di abbigliamento italiana. Ve le giro da un giornale brasiliano. I cartelloni dovrebbero essere stati esposti a Napoli, Milano e Bologna. Mi risulta che il comune di Napoli ha fatto rimuovere i cartelloni:
http://oglobo.globo.com/rio/mat/2009/01/30/campanha-de-rede-italiana-que-mostra-policiais-militares-assediando-mulheres-na-zona-sul-do-rio-causa-polemica-754214966.asp
Nautilus:)
Ho guardato un po’ del calendario e posso fare un commento Ot? marò m’è bruttarello. Una specie di Helmut Newton delli poveri. Cioè mi è parso (ma io sono profana) che dovrebbe essere una cosa onirica ecco. Una roba da immaginario psichico sul sauvage, addolcito naturallement dall’ombretto e il rimmel nonchè il capello parrucchierato et ribelle si ma pur sempre urbano. Ma esse femmine dovrebbero domare, essere aggressive, e tutte cosarelle da pippa spicciola – Newton intanto poraccio si rivolta nella tomba – per poi essere fieramente punite nella doppietta di foto di cui sopra- Roz ha ragione se la prima fa vomitare alla seconda proprio ci si sente malissimo.
Per quanto riguarda Andrea Barbieri. Hai detto la tua opinione, se ne prende atto, io non ho molto da aggiungere. Nè credo che interessi più di tanto tutta la questione.
Sì, sono quelle della Relish. Un nome, un programma.
“A mio avviso è più logico non criticare l’opera, ma i meccanismi di creazione, che mi spiace, ma il più delle volte, toccano corde personali dell’autore.”
Si commenta da sè…
Andrea, ma perché bisogna sempre abbozzare, concedere, assecondare la “fisica dell’alibi”, attenuare le responsabilità delle persone mettendo sempre davanti codici e linguaggi? Codici e linguaggi non possono essere pretesti per non assumersi mai responsabilità.
Qui bisogna lavorare parecchio, perché si è persa la più elementare nozione etica legata alla produzione culturale, e cioè che ciascun produttore deve rispondere di quel che fa, esserne responsabile. A maggior ragione oggi che il destinatario non si limita a ricevere il messaggio dal mittente, ma emette a propria volta e con piena legittimità. Quando crei e proponi quel che hai creato, non ti trovi di fronte una massa passiva o scarsamente attiva, ma una distesa brulicante di singoli e comunità che valutano quel che fai e si fanno sentire.
Molto semplicemente, l’artista deve smetterla di nascondersi dietro un dito come fa ormai da troppo tempo, smetterla di schermirsi e schermarsi dietro l’ironia che giustifica tutto oppure dietro presunti “altri fini” che, guarda caso, nessuno ha colto tranne lui/lei.
E’ evidente che per chi ha concepito e realizzato una simile immagine non può che esserci disprezzo e ripulsa. Ripulsa etica.
E per evitare che qualche cretino – come già se n’è visti – si appigli al verbo “rispondere” e all’aggettivo “responsabile” per accusare di censura, forcaiolismo etc., meglio chiarire a prova di stupido:
rispondere = rendere conto di quel che si fa, argomentare, dialogare con chi ti critica senza fingere di essere altrove e senza facili scaricabarile.
responsabile = disposto a rispondere (vedi sopra) senza che qualcuno debba per forza tirartici per i capelli.
Dal sito “Femminismo a sud”:
“della copertina di cui sopra..(il Circeo)..io non ho una opinione ne’ buona ne’ cattiva”
(Andreaaaa! Torna che te danno ragione!)
Ma di questa foto invece l’opinione è pessima, perchè è una foto pubblicitaria, par di capire. Mah.
……………………………………..
Il sottoscritto invece ha cambiato idea.
Per colpa di Zaube (cosa t’ho fatto di male?) me sono sciroppato tutte le 99 foto del cal.Pirelli fino a trovare quella incriminata. Solo che ormai ridevo troppo e non son riuscito più a prendere sul serio neanche questa, non sono più attendibile, non intervengo più.