SIAMO TUTTI CAMORRISTI

Ho appena finito di ascoltare la trasmissione di Radio Capital, iniziata con un certo imbarazzo dei conduttori che annunciavano di aver avuto “una soffiata” sull’argomento della rubrica di Serino.
Più che soffiata, una valanga di comunicati stampa via mail. Difatti, nella diretta radiofonica Serino sottolinea con una sfumatura di orgoglio che il post su Gomorra, sul suo blog, ha superato i cento commenti: a proposito della distinzione fra quantità e qualità.
In breve, dopo aver stroncato Lo spazio bianco di Valeria Parrella come “romanzo in cui non accade nulla”, Serino sostiene quel che già ha scritto qua e là: Gomorra non avrebbe suscitato sommovimenti di piazza, la camorra non è stata sconfitta dopo la pubblicazione del libro, e, d’altro canto, il romanzo si vende negli autogrill. Ergo, è un fallimento (ma, a proposito, non sono stati proprio i boss della camorra a chiedere che Gomorra venisse mandato, guarda caso, al macero?).
Ah, e chi difende Saviano dalle critiche altrui (naturalmente, ci si guarda bene dallo specificare di che tipo di critiche si parla) ha un atteggiamento da camorrista.
Beccatevi questa.
Ps. Per la cronaca, ieri notte mi ha scritto Roberto Saviano. L’interrogativo che sorge dalla lettura della sua mail è il seguente: se uno scrittore diviene bersaglio di una campagna di stroncatura, rivendicata come fiera e coraggiosa, perchè chiedergli (adesso, non mesi fa) di scrivere un articolo per il venturo numero di Satisfiction che si presenterà a Torino in pompa magna? Con una nota che si commenta da sola: dal momento che il numero del giornale è dedicato alle morti bianche, il richiedente sottolinea che la condizione di Roberto (in classifica ma costretto a nascondersi) è simile ad una morte sul lavoro.
Questo si chiama, a parer mio, essere senza vergogna alcuna.

40 pensieri su “SIAMO TUTTI CAMORRISTI

  1. Mi sembra una pazzesca mancanza di stile, più che altro, come non di rado nell’ambiente letterario capita di constatare. Ma quanto potere ha di fatto? Un po’ attecchirà (tardi però perchè il poveraccio ha già venduto un sacco di copie) ma credo che il livore non censurato alle volte si neutralizzi da solo. Io per esempio, quando leggo il livore accesissimo divento scettica: nel caso specifico, non avevo comprato Gomorra, non conoscevo Serino, ieri sono andata sur su blog e:
    a. ho avuto un moto di genuina repulsione
    b. ma magari Gomorra me lo compro.

  2. Saviano merita ogni rispetto. Il successo gli è arrivato addosso (con molti contro e qualche pro) solo ***dopo*** una militanza coraggiosa e deontologicamente ineccepibile. Qua a Venezia, di recente, ha suscitato un certo scalpore il fatto che Luca Casarini, noto leaderino no global, sulle soglie dei quarant’anni abbia avuto la pensata (abbastanza global, a dire il vero, visto che pare ogni italiano abbia un manoscritto nel cassetto) di dedicarsi alla letteratura. Anche lui è subito riuscito a farsi pubblicare il romanzo “La parte della fortuna” da Mondadori… ma perché dubitare in partenza – nel suo caso – che talento letterario e battaglie civili siano tra loro incompatibili? Ah, i pregiudizi… :-/

  3. Mi trovo costretto ad intervenire a fronte di quella che io trovo una assoluta mistificazione della realtà.
    a) Nessun comunicato è stato inviato ad alcuno sottolineando che il mio blog ha superato i cento commenti.
    b) A Roberto Saviano ho chiesto, avvisandolo come da mail privata inviatagli ieri, di scrivere sul prossimo numero della rivista su un argomento come le morti bianche. Io non sono d’accordo con quanto e come scrive, ad esempio Joe Lansdale: ciò non toglie che mi faccia piacere, come è successo sul numero 2 della rivista, ospitare un suo racconto inedito . Solo perchè non è in linea con il mio pensiero non dovrei dargli spazio? Ma siamo seri!!!!
    c) Lo scrivere un libro e per questo essere costretti a girare con la scorta non è molto simile, nel risultato, a una morte bianca? Non è un danno permanente al proprio lavoro? Io penso di sì. Che poi Loredana Lipperini o chiunque non sia d’accordo con il mio pensiero è un’altra cosa. Infatti io non detengo, come mi sembra molti facciano, il verbo: non sono l’unto del signore per cui ciò che io scrivo è una mia opinione. Non pretendo che sia la Verità assoluta. Che poi io usi le armi dell’ironia e della provocazione nell’ambito di una critica letteraria che è da anni morta e sepolta dai propri recinti critici, dalla polvere e dall’ombra di non essere per nulla e per niente considerata, di essere per me colpevole dell’allontanamento dei lettori dai libri, questo è un altro discorso. Si può, fortunatamente, essere in disaccordo con me. Ma che si usino le armi della mistificazione mi sembra totalmente inaccettabile.
    Gian Paolo Serino

  4. Quale mistificazione?
    Gian Paolo: il riferimento ai cento commenti è stato fatto in diretta, da te, questa mattina. Ascoltato con le mie orecchie.
    Secondo: una cosa è essere in disaccordo, una cosa è fare di una persona un bersaglio a suon di “piedone lo sbirro” e “giovane holding”. Non credo che lo stesso trattamento sia stato riservato a Lansdale.
    Terzo. Che la critica letteraria tradizionale sia in forte crisi è cosa certamente non nuova. Che, per svecchiarla, occorra seguire le strade della comunicazione pubblicitaria, le stesse che vengono rimproverate ad altri, è ben altra cosa.
    Dire che nel libro di Parrella “non succede niente”, mentre si promuove un libro dove accade ancor meno se si vogliono giudicare i romanzi da questo punto di vista, svecchia, toglie polvere, illumina? Non mi pare affatto.

  5. Mi sembra ci sia una GRANDE DIFFERENZA, e tu stesso lo confermi nella tua risposta, con quello che hai tu stesso scritto nel post “una valanga di comunicati stampa via mail. Difatti, Serino sottolinea con una sfumatura di orgoglio che il post su Gomorra, sul suo blog, ha superato i cento commenti”.
    Io non ho scritto alcun comunicato stampa “con una sfumatura d’orgoglio” che il post su Gomorra ha superato i cento commenti ma ho soltanto riferito in radio quello che è un fatto. Che, nel bene o nel male, che si sia d’accordo o in disaccordo, è nata una discussione che parte anche da “Gomorra” di Saviano.
    2) Non credo che io abbia fatto di Saviano un bersaglio. Ho semplicemente detto e scritto che il suo libro non mi dice niente, che “Piedone lo sbirro” ha raccontato le stesse cose 30 anni fa. Posso farlo? Sono libero di farlo? Posso esprimere liberamente una mia opinione? Posso?
    3) Ritorniamo alle opinioni: “Lo spazio bianco” di Valeria Parrella è un romanzo che rispetta trama e stile di scrittura nel titolo. Da pagina 2 a pagina 90 non accade nulla sia nella trama sia nella scrittura con in più l’aggravante che vuole essere quasi una sceneggiatura ma manca del tutto lo sceneggiatore.
    Ma ripeto, è una mia opinione: sono il Papa? Sono il capo dello Stato?
    Sono semplicemente un lettore e uno scrittore di recensioni emotive.
    Non mi trovo d’accordo sul fatto che i critici letterari di oggi leggano i libri come i pubblicitari guardano le belle donne.
    Una frase pubblicitaria?
    Mi dispiace.
    Forse lo è: ciò non toglie che io sia perfettamente d’accordo con questa frase che esprime esattamente il mio pensiero.

  6. Gian Paolo, non facciamo finta di non capirci: “difatti” sta per “in conseguenza” alla mail mandata precedentemente. Scrivo oscuramente, pazienza.
    Poi, che la sfumatura d’orgoglio colta nella tua voce quando raccontavi dei cento commenti sia opinabile, pazienza di nuovo.
    E, per favore, non agitiamo lo spettro del “non sono libero di dire quel che voglio” quando altri reagiscono conseguentemente ai contenuti, ai modi, ai toni di quel che viene detto.
    Non mi sembra che tu abbia subito o subisca censure di sorta: e a recensione emotiva si risponde, guarda caso, emotivamente.

  7. GP Serino, girare con la scorta non è una “morte bianca”, e non è pure assimilabile.
    – Primo perché “le morti bianche” non esistono (ma qui ci vorrebbe Marco Rovelli a spiegartelo).
    – Secondo perché i morti sono morti e i vivi sono vivi, e Roberto ha troppo rispetto per chi è morto davvero per assimilarsi, anche solo metaforicamente, a chi ha perduto la vita.
    – Terzo perché ne ho piene le palle della mistica del martirio che si è appioppata sulle spalle di Saviano, sia da parte di molti fan che di molti detrattori. Sembra che tutti aspettino frementi che accada “qualcosa di clamoroso” (non oso neppure scriverlo) quasi a conferma delle proprie posizioni. Be’, vaffanculo a tutti i gufi.
    Me ne sto con le mani a coppa sulle palle e vi saluto, G.B.

  8. Questo, lo trascrivo, l’unico comunicato, e tra l’altro non è un comunicato stampa, inviato:
    Su http://www.menstyle.it intervista esclusiva a Guillermo Arriaga: lo sceneggiatore da Oscar di Babel , 21 grammi e Amores Perros direttamente dal seyt del suo nuovo film con Kim Basinger e Charlize Theron racconta il suo nuovo Retorno 201.
    Appuntamento domani, come ogni mercoledì in diretta alle 10, su Radio Capital con Satisfiction, soddisfatti o rimborsati.
    Parleremo di “La stanza di sopra” di Rosella Postorino, assolutamente da leggere, e di “Gomorra” di Roberto Saviano, il primo caso di autore egocompatibile capace di creare la prima “Scuola Holding” italiana.
    Ne parliamo su http://satisfiction.menstyle.it/
    Mi sembra abbastanza diverso da “una valanga di mail”.
    Non mi sembrano alibi mi sembra correttezza di informazione.

  9. Dai Gian Paolo, non c’è accanimento furbetto e cinico in tutto ciò che da mesi continui a scrivere su Saviano? Gli slogan da televendita, il richiamo ripetuto alla piazza, la delegittimazione di tutto ciò che Saviano ha scritto, non per motivi letterari ma perché è diventato un fenomeno mediatico, come se la cosa non fosse successiva al testo, una conseguenza. Discutere del romanzo, del genere a cui appartiene, delle modalità in cui la scrittura si è incontrata con la denuncia civile, se effettivamente c’è qualcosa di nuovo o meno, questo è lecito e fa parte della libertà di pensiero e soprattutto di esercizio del diritto di critica, altrimenti su cosa dovrebbero discutere i critici?
    Tutto il resto non lo è. E’ lancio pubblicitario, trailer promozionale, è come una di quelle luci al neon dai colori violenti a Las Vegas.
    E io non sono rimasta “sconvolta” da Gomorra, pur apprezzandone l’impegno, e ho pure scritto che il libro della Parrella non racconta nulla (ed essere d’accordo con te su questo, m’inquieta 🙂 ), mi consolo pensando però che per me nemmeno il libro della Postorino racconti chissò quale storia e quale verità.

  10. @ GIanni: chiaramente non è assimilabile, l’ho anche specificato.
    Non mi si può dire, però, che l’impedire a qualcuno di condurre una vita normale proprio a causa del proprio lavoro non sia uguale al fatto di non poter lavorare perchè si è caduti da un’impalcatura dal settimo piano.
    Per morti bianche, ma credo lo saprai meglio di me, non si intende solo la morte fisica delle persone e dei lavoratori.

  11. @ Seia: Quello che tu chiami “slogan da televendita” ma ti faccio solo l’esempio de “i critici leggono i libri come i ginecologi guardano le belle donne”, non è linguaggio pubblicitario ma letteratura.

  12. “Saviano: il Giovane Holding” è letteratura? “Il primo caso di scrittore ego-compatibile” lo è? E “scrittore al neon” per definire Luca Di Fulvio, pure?
    Guarda, io mi diverto anche ogni volta che leggo un tuo articolo, perché ci trovo un quid di originale, lo riconosco, ma tu critichi quello che hai definito il marchetting editoriale, usando la stessa strategia, “urlando” i tuoi pezzi, creando “casi”, giocando al cronista di frontiera, con i suoi scoop che di solito però scoppiano.
    Sono un’esperta del Serino’ Style 🙂

  13. Sinceramente, chiedere un intervento ad un autore e allo stesso tempo (entro quante 24, 12 ore?) suggerire di mandare al macero il suo libro, mi fa pensare alla schizofrenia.
    poi considero che tutto questo riguarda un autore ciclicamente chiacchierato – l’ultima puntata l’immancabile saviano pd, saviano pdl….- e allora più che altro penso: paraculo.

  14. @ Seia: “Siamo tutti camorristi?” non è, seguendo la tua (il)logica, un “pezo urlato”?
    Ripeto: siamo seri.
    Nessuno vuole essere un cronista di frontiera, nessuno vuole fare uno scoop.
    I miei scoop li trovi su Satisfiction o sui giornali per cui scrivo: inediti di Jack London, Pasolini, Filippo Tommaso Marinetti, Luciano Bianciardi.
    O come nel prossimo numero che esce il 5 maggio: inediti di Mario Soldati, Giancarlo Fusco, Giangiacomo Feltrinelli, William Gass, Dylan Thomas, Simon Ings, James Sallis, Brian Eno e potrei continuare per 48 pagine.
    Scoop è, come dallo stesso comunicato inviato di “Saviano”, l’intervista a Arriaga che dal deserto del New Mexico mi parla in anteprima del film che sta girando come regista e dei racconti che sta scrivendo e che ha scritto.
    Scoop, anche se la parola non mi piace, credo siano questi.
    Che poi sul mio blog io possa usare un linguaggio che secondo me è più adatto ad una comunicazione internet è una mia scelta.
    Chiaramente è condivisibile o meno. Quello che ci accomuna tutti, credo, è la passione per la letteratura. Non vedo perchè non si possano esprimere le proprie opinioni. Io accetto le opinioni di Saviano e dei lettori di Saviano, non vedo perchè i lettori di Saviano non debbano accettare le mie. Partendo da questo assunto si può discutere di tutto e, credo, sia anche bello e qualche volta stimolante.

  15. @Apritisesamo:
    Non credo sia schizofrenia, credo sia apertura. Aprire un giornale “free” anche nel prezzo di copertina a chi la pensa in maniera diversa da me.
    E non abbiamo certo bisogno, con i nomi che ho qui sopra scritto, di avere Saviano per fare pubblicità al giornale. Credo comprenderai.

  16. Mi pare ovvio che Loredana abbia un po’ imitato te, nel titolo del post, no? Poi non voglio parlare per lei. Ma la trasmissione radiofonica era sicuramente un po’ discutibile, quanto meno nei toni.
    E’ logico che tu ti sia scelto il tuo personale linguaggio, che non è limitato a internet peraltro, però devi accettare che possa non solo non piacere, ma anche inficiare la validità di quello che dici. Se io in un pezzo, leggo che paragoni uno scrittore a Piedone lo sbirro, istintivamente penso che niente in quell’articolo mi sarà utile per capire di più su quello scrittore e quel libro. Io non ho letto una sola parola scritta da te su Saviano (e non essendo una che ha gridato al miracolo quando ha letto il suo libro m’interessava una voce “contro”, ma che fosse letterariamente contro) che sia andata oltre la critica furba al circolo mediatico, oltre le parodie, oltre le invettive per cui per esempio, Saviano avrebbe dovuto rifiutare il successo e denunciare i suoi lettori. Eppure quando hai scritto di Bianciardi, la critica letteraria c’era.
    Non pensi che sia legittimo chiedersi quanto di genuino ci sia in questa tua campagna anti-saviano e in ogni altra tua presa di posizione fortemente polemica, fino ai limiti dell’irrazionalità e della bastiancontrarite a tutti i costi (vogliamo parlare di quando criticavi Wu Ming perchè pubblicavano con Mondadori?) e quanto invece appartenga alla volontà di creare disordine e rumore per poi magari parlare d’altro da Bianciardi a London alla Postorino?
    La passione letteraria ce la possiamo pure avere tutti ma poi si va oltre.
    E intanto tu continui a promuovere la tua rivista. Fidati, sei meglio di qualsiasi esperto della Mondadori. Ma io – contrariamente a quanto fai te ed è questo il punto – un atteggiamento del genere non l’ho mai criticato. Anzi.

  17. E invece, con tutto il rispetto per i nomi citati – e forse a maggior ragione – non comprendo. Le stesse osservazioni di seia sul linguaggio e i toni della tua stroncatura, mi rendono difficile pensare che la risposta al P.S. di Loredana sia una genuina “apertura”.
    ma è una mia impressione, nulla di più.

  18. io, invece, sono stanca di chi ha sempre necessità di essere “fuori del coro” perchè gli hanno detto che solo ci si distingue e si fanno affari.
    Ma sono l’unica che ha trovato Gomorra in una biblioteca e se l’è letto, ed è rimasta senza parole e l’ha pure sognato la notte, quando ancora non era scoppiato alcun caso Saviano?
    No, qui tutti sanno tutto, tutti prima di leggere si premuniscono per far bella figura (e non mi sta simpatico l’autore, e non sta bene che pubblichi per Mondadori, e non mi piace che gli “intellettuali” facciano sempre quadrato attorno a lui, e con le minacce ha trovato l’America…)tutti hanno belle certezze.
    Ma il vizio di ascoltare e di osservare non lo ha proprio nessuno?
    Per quanto riguarda gli interventi di Serino qui, li trovo un po’ zoppicanti.
    Perso lo smalto?
    Perso il veleno?
    Ma poi, il veleno è una bella cosa? Un segno distintivo? Una caratteristica? Un “plus”?
    Ma chi sputa veleno è solo perchè ne è pieno, tanto pieno da non riuscirsi neanche più ad avvelenare da solo.

  19. Io sono con Serino. (e con Lupi)
    Rispetto molto Saviano, trovo Gomorra un simpatico romanzo che non ha cambiato una virgola del mondo che racconta. Io non riconosco in Saviano alcun eroe: Saviano è un bravissimo scrittore e un ragazzo con le palle.
    Fine.
    Smettetala con il ricatto della morale e ideologico che ci propinate ogni volta con ‘sto fatto della scorta, perché ormai l’hanno capito pure i neonati il senso di quella scorta. Fatevi un giro a Napoli, nei rioni, nel casertano: non ci troverete nemmeno un acaro di Saviano. Saviano non esiste, se non nei salottini di Fazio. Gomorra non ha cambiato niente, fatta eccezione per la vita privata dell’autore e dei diretti interessati alla pubblicazione.
    Viva Saviano.
    E viva i “saviano” di questo mondo.
    Però basta.
    Basta.
    [Ste]

  20. Ste.
    Qualcuno ha nominato la scorta, in questi due post?
    Capisco la tua esigenza di intervenire quando si tratta di schierarti con coloro che apparentemente sono “contro” il presunto establishment letterario. Ma in questo caso, gioverebbe una lettura di quanto si è detto, prima di parlare.

  21. Dire che chi difende Saviano ha un atteggiamento da camorrista è equivalente a dire che chi lo attacca ha un comportamento da cocainomane. Con qualche leggera differenza in termini di verifica empirica dei comportamenti.
    Quanto al resto, vien voglia di rivalutare Anselmo d’Aosta: se incontrate un simile individuo non limitatevi a confutarlo, sputategli in faccia. Ma sarebbe profumo, e dovrebbe essermi pagato.

  22. Il Partito di Saviano – ne sono certo: malgrado Roberto – esiste, e ha forme di intolleranza che ho personalmente sperimentato. Quando nel mio blog mi sono permesso di dire che era meglio fare poco casino e poca retorica, perché lo si esponeva molto di più che col silenzio.
    Per i curiosi del dato, ecco il post
    http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2006/10/22/per-roberto-saviano-meglio-tacere/
    Ma certo sarebbe consigliabile ai critici self-militanti di esprimersi in maniera meno sgarbiana e un po’ piu’ attinente al contesto. Se la critica letteraria è morta, non vedo nemmeno la necessità di creare castelli di rabbia e di aggressività. Non mi aiuta sentir parlare del “savianismo” da uno che si qualifica come critico letterario. So riconoscere da me le piaghe politiche di questo paese. Mentre vorrei competenza e pertinenza. E un po’ di onesta. Insomma uan cosa un po’ professionale, ecco.
    Baci
    vz

  23. Oggi leggevo la tua “Repubblica”, cara Loredana, in particolare il casino successo al comizio di Giuliano Ferrara a Bologna. C’era il prevedibile pezzo della Mafai, col riflesso pavloviano della citazione di Voltaire, l’intervista a Cofferati che ribadiva le stesse cose, e infine l’articolo del cronista che è stato ferito. Leggevo tutte queste cose e mi chiedevo: ma come cazzo è possibile che a nessuno venga in mente di dire che l’identità strategicamente differenziale di Ferrara si alimenta proprio dei suoi oppositori, in assenza dei quali neppure sussisterebbe? Lui ha costruito la sua carriera a colpi di “casi”, di “scandali” non molto meno insensati di quest’ultima “moratoria sull’aborto”. Ricordate quanto risalto mediatico ebbe la sua promessa di lanciare uova a Benigni a Sanremo (che poi neppure fece)? Ferrara provoca di continuo, perché tanto qualcuno abboccherà, in fondo siamo la patria dei guelfi e dei ghibellini, a noi le dicotomie oppositive piacciono tanto. Ma se qualche scalmanato ci sarà sempre, che andrà in piazza o a teatro a insultarlo, più grave è la sponda che giornali e televisioni offrono ogni volta a questi episodi. Si parla tanto di svecchiare la classe politica, ma anche il giornalismo non scherza niente, a partire proprio da “Repubblica” coi suoi inamovibili senatori (Mafai, Ottone, Augias, Pirani, Citati ecc.) che non vanno mai in pensione. Lasciatelo a se stesso, Ferrara, che il contenuto di quello che dice è pari a zero, e fatta la tara della provocazione può interessare sì e no a un pubblico quantitativamente non superiore ai lettori del “Foglio” (cioè 10.000). Dico questo perché Serino per me è il Giuliano Ferrara della critica letteraria, con meno furbizia ma uguale ambizione, e dato che tu scrivi per “Repubblica” volevo dirti che se i vecchi senatori sopracitati li si vuole sostituire con questi personaggi allora siete messi proprio male.

  24. ‘Il Ferrara della critica letteraria’:sicuramente c’ è l’ambizione , ma neanch eun millesimo di quell’intelligenza, credo.

  25. Pacatamente. Quando ho letto Gomorra ero estraneo a queste polemiche e perfino alla Rete (forse la prima cosa dipendeva dalla seconda). Cinquanta pagine mozzafiato e il resto sgonfio, letterariamente poco pregevole. Ma, mi sono detto: è un libro importante, è giusto che ci sia e spero che molti lo leggano. Poi arrivo in Rete e trovo l’apologia, genere letterario che si addice ai fondatori di religione più che ai cronisti. E’ questo che crea fastidio, e produce reazioni conseguenti. Serino è un provocatore, e lo capisco perchè anch’io spesso mi trovo a usare un linguaggio simile: succede, quando sei uno contro tutti, come succede a me quando difendo il pensiero cattolico su posti tipo Nazione Indiana. Però.
    Se è pura illazione immaginare solo un’operazione di astuto marketing dietro il successo di saviano, lo è anche immaginare che un provocatore sgomiti solo per entrare nei salotti buoni. Ci sono persone, e io mi metto fra questi ma forse anche Serino lo è, che danno il meglio di sè nell’antitesi. E l’antitesi è essenziale alla dialettica.

  26. Girolamo, io Saviano l’ho ascoltato a Milano e mi è bastato per percepire la passione vera che promana da questo ragazzo, e quanto a certe ingenuità stilistiche che ci sono in Gomorra, non sono certo queste a inficiare il valore sociale del libro. Più volte su NI ho semplicemente messo in rilievo come la “mitizzazione” del caso (non l’amicizia personale con l’uomo) non giovi alla causa, e ho provato anche a spiegare perchè: la società dello spettacolo è spietatamente efficiente nel trasformare anche la tragedia in merce. Poi c’è quello che io ritengo il grosso problema degli intellettuali italiani, che si precipitano a schierarsi pro o contro certi feticci, accettando passivamente una polarizzazione di cui la realtà (e presto anche la politica, temo) si fa beffe. Se difendi un’idea di letteratura ostinatamente armata (il contrario che passeggiare sulle rovine col gelato in mano assieme a Piperno, per intenderci), mi troverai molto vicino a te, probabilmente al tuo fianco.

  27. Il povero Serino vuole solo farsi pubblicità. Fategliela fare in grazia di Dio. Lui non sa cosa significa scrivere parole che contano. Del resto New York Times, Time, ed Economist parlano di ciò che Gomorra descrive. I boss attaccano Gomorra per i racconti che fa. E Serino dice che non è così? Beh che culo Serino! Se segnala il ccp gli facciamo un versamento. Io però fareu una damnatio memoriae, cioè mai più citarlo. Perchè lui questo vuole.

  28. @ Valter
    sapevo che ci saremmo capiti. Una sola precisazione: tu parli di “intellettuali italiani”, e in linea generale hai ragione. nello specifico, a parte la blogsfera e qualche apparizione di facciata priva di sostanza concreta, la “società letteraria italiana”, la fantomatica “repubblica delle lettere” ha semplicemente ignorato la questione, affaccendata in altre dispute o in altre cattedre.

  29. Beh, Gianni, Albanova non so (il nick mi fa pensare a Langhe, nocciole e barolo), ma lo sai che io, come te, grondo di pizza, mozzarella e mandolini 😉

  30. ciao GianPaolo (e Loredana)
    una cosa è criticare un libro. Una cosa è usare mezzi retorici per denigrare un autore (e NON un libro).
    Vorresti davvero vivere sotto scorta (la tua polemica dopo il fatto, forse poteva mutare pelle)?
    Pensi davvero che (malgrado l’inizio del film ricordi l’inizio del libro) piedone d’egitto sia paragonabile a gomorra? O che sia una provocazione utile?
    Il marketing lo fa la mondadori, come la fanno tutti.
    Satisfitcion per me rimane una ottima rivista e non giudico le sue azioni promozionali per decidere se Satisfiction è bella o brutta.
    Così mi piace la cocacola anche se non piace la lingua che parla con l’occhio.
    Mi sembra doveroso distinguere tra autore, testo e azione promozionale. Mischare il tutto non aiuta. Scherzare su (e non con)Saviano per quegli aspetti su cui comunque sta rischando la vita mi sembra quanto meno di cattivo gusto.
    Insomma non puoi far passare per critiche letterarie alcune uscite.
    E io mi sentirei davvero più triste se qualcuno per criticare Satisfiticon attaccasse te. o no?
    Per lo stessto motivo credo davvero che in questa polemica forse spostare le critiche, abbassare i toni possa essere utile a tutti.
    E’ cosi’ difficile ammettere di avere esagerato?
    E’ così difficile pensare che le parole di Loredana Lipperini siamo motivate=
    Il libro non ti piace, va benissimo, ci mancherebbe. Ma perché andare a scomodare altro?
    ciao L

  31. Ma se Saviano avesse voluto evitare di avere la scorta non poteva utilizzare uno pseudonimo? O forse così nessuno avrebbe saputo che era Saviano? E se a uno Gomorra non piace, se uno fosse così informato sull’argomento da ritenere Gomorra qualcosa di superfluo, ma perchè non dovrebbe dirlo? E – da ultimo – se Serino ritiene di non avere esagerato, perchè dovrebbe ammetterlo? Da ultimo… chi non si fa ormai pubblicità tramite internet? Tramite qualsiasi mezzo? Se la Lipperini tieni questo blog per diffondere cultura, Serino che cosa fa? A me sembra che siano tutti sulla stessa barca, a volte con direzioni diverse, ma pur sempre intenti a veicolare contenuti culturali. A me sembrate tutti avidi di spazio, di voce, come se il silenzio volesse dire non esistere. In fondo chi scrive vuole essere letto, ascoltato, commentato. Non ho capito per quale ragione se uno ha un buon progetto in cantiere dovrebbe fare di tutto affinchè la cosa resti nascosta e non venga portata agli occhi di quante più persone possibili. Mah.

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