Doppio post, e non è un pesce d’aprile.
Ora, commentarium: quante volte mi avete sorpresa nel pieno di una solenne incazzatura? In quattro anni, credo, non moltissime.
Questa è una di quelle: ergo, attendetevi un post decisamente emotivo, e molto poco razionale.
Credo di non aver mai parlato, qui, di Gian Paolo Serino. Ho avuto ed ho fortissime riserve sul lavoro che sta conducendo in rete: ai tempi, gliele ho comunicate via mail, dicendogli che a mio parere stava riportando nel web, per ambizione personale, i vizi di certo giornalismo culturale. Toni urlati, ricerca affannosa dello scoop, vis polemica finalizzata all’ “ehi, gente, sono qui” più che al desiderio di contribuire davvero ad una discussione sulle sorti della patria letteratura.
Affari suoi, certo.
Recentemente, sebbene sia stata inondata di mail dall’una e dall’altra parte, ho mantenuto il silenzio sulla controversa vicenda “di-chi-è-Satisfiction-la-prima-free-press-culturale?” (cercatevi le notizie, se vi va, sul sito di Eumeswil).
Trovo però nella mia casella di posta il gongolante annuncio secondo il quale domani, su Radio Capital, Serino inviterà a mandare al macero “Gomorra” (segue riciclaggio di vecchie e meschine definizioni di Roberto Saviano già fatte, in tandem con altra scrittrice, da Serino medesimo).
E penso che ci vuole un bel coraggio.
Ci vuole coraggio a definire “holding” l’attività di Saviano quando è l’autore di quel post a non aver cercato altro, da quando si è affacciato in rete a oggi: una holding, appunto. Conquistarsi l’alone di “puro e duro” che combatte a colpi di post l’industria culturale quando, nei fatti, il suo sogno sembra esattamente quello di entrarci con tutte le scarpe.
E porca miseria.
Io non voglio accodarmi e tirare in ballo Serino che, per quello che mi riguarda, ha diritto di dire e pensare quello che vuole. Ho solo una domanda: ma uno scrittore italiano che deve fare, di più? Voglio dire, più che passare (a vent’anni!) dieci anni a fare ricerche in un ambiente e in una situazione tutt’altro che facile, scrivere un romanzo più che sincero, anche nei suoi difetti e nelle sue eventuali imperfezioni (se non ci fossero stati l’avrebbero accusato di essere stato piallato dagli editor!), trovarsi costretto a cambiare vita e farsi scortare (ma, è questa è la nota davvero dolente, immagino che pensino che si tratti di marketing anche la scorta)? Dico, che deve fare?
Non lo so. Davvero. E’ sconfortante, anche per il segnale che manda, secondo me. E non voglio accettare la lettura che vede l’invidia all’opera in certi commenti a Gomorra ma, certo, il sospetto (visti anche i toni) è forte.
Ma poi ho un’altra domanda. Gomorra ha venduto un milione di copie circa (un italiano su cinquanta l’ha comprato, vogliamo dire che uno su cento l’ha letto?). Bene. Allora, se anche fosse un’operazione di marketing ma, cavolo, che ci sarebbe di male? Se una volta tanto l’industria culturale ha spinto un milione di italiani a riflettere sulla Camorra, ma che ci sarebbe, ripeto, di male? Ma è possibile che quando si parla di industria culturale tutti citino Adorno e gli effetti deleteri della stessa e nessuno abbia letto (o ricordi mai) Garin e gli aspetti positivi, della stessa? La diffusione democratica perché ampia, la ricchezza di argomenti, la possibilità di dare voce a tutti, ecc.
E poi questa faccenda che certe cose si sapevano non mi va giù. Io mi ritengo una persona informata e, certe cose di cui parla Roberto non le sapevo. E come me molti altri con cui ne ho parlato. Adesso sì. Vi sembra poco?
Diciamo pure che il problema è di chi continua a confondere l’Autore con l’Opera. Personalmente trovo Saviano terribilmente antipatico (per non parlare, mutatis mutandis, di altri uber-antipatici tipo Eco, Calasso, Grass, Fumaroli etc., tutti personaggi di grande successo e quindi *naturalmente* esposti all’in-vidia) ma non mi sognerei mai di trasformare un’emozione, un dato impressionistico nella fonte di un giudizio letterario. Se si può trarre una pur parziale conclusione da questa triste faccenduola italiana è che questo è il prodotto della perdita dell’attenzione filologica nel giudizio letterario: se non si portano prove, un giudizio non è un giudizio ma un’impressione, legittima certamente, ma inutile. Vostro, BetteDavis.
a me Serino mi fa venire l’orticaria.
Come indistintamente mi fanno venire l’orticaria (o peggio) tutte quelle persone che vedono il marcio, la combutta, il guadagno e l’incoerenza in chi lavora e, lavorando, ha rapporti con le parti “sporche”.
Credo che occorra tornare all’elefante: pur di non indignarsi di quello che racconta Saviano, preferiamo esplorare la sua supposta “holding”.
Però posso dire che du 99 commentatori (ad ora) del post di cui parliamo, non ce n’è uno in grado di non essere ottuso, anche quelli che “difendono” Saviano.
Mi chiedo cosa vorrebbero che si dicesse, perchè pretendono che la loro crociata di “gente che sa come vanno ‘ste cose” può servirsi di tutte le bassezze di questo mondo, mentre il punto di vista di chi apprezza il lavoro di Saviano invece non può essere difeso strenuamente.
Sono un po’ disgustata da questo voler portare la gente a pensar male a tutti i costi.
Sono dispiaciuta che chi pensa male non facia neanche un piccolo sforzo per guardare in un altro modo ed ascoltare il punto di vista degli altri.
No. Noi viviamo in un mondo in cui prima di tutto dobbiamo difenderci dalle fregature che tutti ordiscono alle nostre spalle e solo dopo si può mettere in moto il cervello.
E piantatela di pensare all’elefante.
it.youtube.com/watch?v=209ArurxVG4
Non dimenticherò mai quando, circa un anno fa vidi con i miei occhi GP Serino fare la fila (devo dire anche con una certa ironia) con Gomorra in mano per farselo autografare da Saviano.
C’era gente, lì, che si aspettava scoppiasse una rissa.
Ma Roberto, da gran signore, saputo chi aveva davanti, prese in mano il libro e glielo dedicò, “nonchalante”.
La dedica diceva (Dio, sto ancora ridendo!!!): “A Serino, che mi odia!”
😉
Sì, va be’, ma perché incazzarsi?
In giro si leggono opinioni ben più caustiche, e non solo su libri, ma anche su scrittori (e non mi pare differenza da nulla).
Tra l’altro, Serino stesso dice che apprezza Saviano umanamente.
Perché abbiamo sempre bisogno dell’Eroe, del Martire, del Santo, del Genio?
Non possiamo serenamente accontentarci di uno scrittore e, soprattutto, delle sue opere?
Guardate che i Padre Pio e le Vanne Marchi – absit iniuria verbis – nascono proprio da questo genere di atteggiamenti.
E non a caso siamo il paese di Padre Pio e Vanna Marchi.
…Ma siamo anche il Paese degli invidiosi, è universalmente riconosciuto. BD
“Tra l’altro, Serino stesso dice che apprezza Saviano umanamente.”
E’ pur vero che questo è il leit-motiv di tutti i critici: partono apprezzando la Saviano-persona, poi demoliscono tutto il resto con toni che, inevitabilmente anche se implicitamente, di fatto toccano anche l’aspetto umano.
Insomma, una captatio benevolentiae un po’ ipocrita, tanto varrebbe evitarle queste premesse
(A latere): allora, io credo che qui ci sia bisogno di una microrivoluzione culturale, di una costituzione, un convegno, un’assemblea, o insomma quel che volete voi che sancisca un principio buono a permetterci di andare avanti senza rimanere impastoiati in questa folle dialettica provincial/conformista. Quella per cui _non è possibile esprimere opinioni critiche su un fenomeno che abbia ottenuto un tot di successo_ senza che arrivi il grilletto parlante di turno a snocciolare il solito ritornello:
“E’ tutta invidia”.
Basta. Basta. Basta, perdio.
Non se ne può più, davvero.
E’ come sentirsi dare del nazista, dell’antisemita, del negazionista ogniqualvolta si avanzi qualche dubbio su alcuni metodi (chiamiamoli così) adottati da Israele nella (legittima) lotta per il (legittimo) riconoscimento del proprio stato.
Lo volete capire che esiste gente che non aspira ad essere Roberto Saviano, o Mick Jagger o Flavio Briatore ma che, magari, vorrebbe dire quello che pensa di questi fenomeni – perché tali sono?
Vogliamo, una volta buona, fare attenzione alle parole e ai concetti che esprimono, e fermarci alle idee, e considerarle, ragionarci sopra, per poi magari rigettarle con sdegno – e però le idee, signori, le idee! Non quel che ci sarebbe dietro: solo le idee. E no, invece, perché liquidare una supposta motivazione che starebbe dietro alle parole è più facile, più comodo: permette di bersi una bibita, sfogliare una rivista ed evitarsi il rovello di un pensiero, di una perdita di tempo.
“Tanto quello è invidioso”.
Basta! Basta! Basta!
Non se ne può più di questa pigrizia, di questo provincialismo!
Oh.
E scusate.
basta basta basta non se ne può più di questa gente che appena uno vende più delle solite duemila copie di un libro lo paragonano a Briatore…
Non se ne può più di chi stravolge il discorso altrui.
Non ho paragonato Saviano a Briatore, ho solo detto che sono due fenomeni di successo, citando peraltro un Mick Jagger, non dovesse piacere Briatore, e l’ho fatto proprio per evidenziare la natura eterodossa del successo.
Che cattiva fede, ragazzi. Ma come pensate che un dibattito possa diventare serio, se lo prendete in questi termini? Ma cosa siete? Una specie di chiesa?
@ThePetunias: Qui però non abbiamo capito il problema. Il problema non è Saviano in sé. Il problema contro cui si scagliava Loredana – e che credo abbia centrato in pieno – è il “certo modo” di usare la rete quasi che fosse un megafono. In particolare questo passaggio mi pare azzeccatissimo: “Ci vuole coraggio a definire “holding” l’attività di Saviano quando è l’autore di quel post a non aver cercato altro, da quando si è affacciato in rete a oggi: una holding, appunto. Conquistarsi l’alone di “puro e duro” che combatte a colpi di post l’industria culturale quando, nei fatti, il suo sogno sembra esattamente quello di entrarci con tutte le scarpe.”
Anche io sto zitta, sulla querelle Eumeswil/Satisfiction che mi pare una vicenda davvero triste e che mi ha fatto davvero capire con chi abbiamo a che fare. Una cosa la dico però, ero presente a Milano alla prima ufficiale del numero due di Satisfiction e sentir dire a Serino che Kay Rush (madrina della serata) ha scritto un libro fondamentale per la storia della letteratura…
Ai posteri l’ardua sentenza no?
Certo Saviano non è certo giunonico come la bella Rush, ma qui semmai c’entra la genetica e non la letteratura
Scusa loredana ma sul sito di Eumeswil non trovo nulla di particolare. Cosa è successo?
Mi chiedevo appunto perché il sceondo numero della rivista non mi è mai arrivato.
Roberto/Petunias. Come Melinda ha perfettamente compreso, non ho mai sostenuto che non si possa criticare Saviano. Meglio, il libro di Saviano.
Il problema sono i modi e i toni. Ma non perchè la critica letteraria debba essere “educata”, per carità. Semplicemente perchè una cosa è parlare del libro, un’altra parlare della persona. Per quanto riguarda Saviano, si tende a parlare della persona, invece: con meschina fioritura di commensali, amici degli amici degli amici, orecchianti di conversazioni durante una cena, giudizi sul suo carattere, sulle sue fotografie, etc. Magari condite con un “il libro però non l’ho letto e non mi interessa”.
Non so se tutto questo sia classificabile con la parola invidia (di cui, a proposito di microrivoluzioni culturali, bisognerebbe smettere di aver timore: l’invidia e l’ambizione esistono, e possono persino essere sentimenti positivi, dipende da come li si gestisce).
Sicuramente non è classificabile sotto la parola cultura (etnologia, magari?)
Melinda/Loredana: io di Eumeswil non so nulla (fino a ieri sera non sapevo nemmeno che esistesse), e non so nulla di Serino e dei suoi comportamenti, dico davvero.
Certo, l’affermazione riportata sul libro della Rush pare spropositata se non assurda (e sottolineo “pare” per correttezza, non avendo letto il libro).
Si apre qui, però, un’altra questione, che ha natura paradossale in senso filosofico e che per me è tanto complessa quanto cruciale: se Caino denunciasse le malefatte di Lucifero bisognerebbe dar retta a quel che dice oppure bollarlo con “sta’ zitto tu, che sei un assassino”?
Loredana: problema complesso anche qui. Nel momento in cui si ottiene un successo, anche mediatico, paragonabile a quello di Saviano, è inevitabile che autore ed opera vengano a coincidere, o quantomeno a sovrapporsi. E’ quasi una legge fisica, direi, ed è anche il motivo per cui, tirando di nuovo in ballo Mick Jagger, il suo successo non lo ha portato ad essere semplicemente un cantante rock, ma un oggetto del desiderio, un’icona; persino, in alcuni momenti storici, una specie di ideologo. Il successo genera icone, inutile fingere di ignorarlo, perché il culto della personalità è un’esigenza fondamentale della natura umana cui nessuno è capace di sottrarsi.
Lamentarsi che Saviano venga criticato per questioni extraletterarie, quindi, suona un po’ come quelle attrici dai contratti miliardari che si lagnano d’esser bersagliate dai paparazzi. Fa semplicemente parte del gioco, piaccia o no.
Del resto, anche Mick Jagger gira con le guardie del (preziosissimo) corpo 🙂
Quanto ai modi e ai toni, non discuto che l’idea del “macero” sia eccessiva e di dubbio gusto, ma è volutamente provocatoria. Non la comprendo e non la faccio mia, però me la spiego. Gomorra/Saviano è, in termini mediatici, un colosso. Se ci si vuol contrapporre, e magari farsi sentire, è naturale alzare la voce, magari fino a farla diventare stridula.
Si tratta di miserabilità, di vigliaccheria. Qualità che pagano, qui da noi.
Questo signore lo ritroveremo presto in tv, ci scommetto, a sparare cazzate sulla cultura, i libri, forse il cinema. Otterrà spazio, sponsors, come “voce libera e spregiudicata”. Avrà fama di polemista irriducibile. Di cialtroni così in Italia ce n’è un esercito, e fanno carriera, ci dobbiamo rassegnare. Vanno combattuti, sconfitti, con i fatti, le opere, le pratiche.
Tutti i giorni. Anche in silenzio, oppure no. Tutti i giorni vedo, in autobus, nelle metro delle grandi città, giovani, seduti o in piedi, assorti nella lettura di Gomorra. Cosa volete gliene freghi a tutti quei ragazzi di un idiota così? Sta andando a incassare una cambiale, punto e basta, lo sa per primo lui. L’unico credito lo ottiene da coloro presso cui va all’incasso, e tanto gli basta.
Dell’esercito dei miserabili non ci liberemo mai del tutto, anche quando questo paese, semmai, sarà migliore della merda di oggi.
Ciò che bisogna fare è conservare uno stile. Cioè un punto in cui etica ed estetica trovano un equilibrio, una coincidenza. Essere diversi.
Quando ciò accade i miserabili appaiono per ciò che sono, che abbiano successo o meno.
La giusta punizione per questo signore è che molti penseranno di lui una cosa non vera. Ossia che si tratti di uno sul libro paga dei clan. Uno che ha ricevuto l’ordine da Bidognetti, Zagaria e soci, di mettere mano alla macchina del discredito e della diffamazione. Le cose non stanno così.
Ma se lo merita.
wm3
Caro Wm3, ti ringrazio almeno di non avermi messo sulla bustapaga della camorra.
Credo che Michele Lupi, direttore di Gq Italia, su http://www.menstyle.it abbia centrato il punto.
Scrive Lupi: “Se il lavoro di Saviano non è discutibile perché qualsiasi cosa ci si chieda su di lui aiuta la camorra, beh, allora passiamo direttamente alla venerazione… Mi ricorda un po’ un’altra venerazione tardiva, che non ho mai condiviso tanto: quella per la Fallaci”.
Gentile Loredana Lipperini,
ieri ho inserito sul blog safistiction.org il testo di questo comunicato (per motivi di spazio qui metto solo il link http://www.eumeswiledizioni.info/index.php?option=com_content&task=view&id=52&Itemid=51). L’obiettivo, evidente, era di avere una spiegazione visto che sullo stesso blog si stava “sviscerando” lo scrittore, l’essere umano, l'”infame” Saviano.
Il risultato è stata l’immediata cancellazione del post e una risposta, sul cui stile lascio giudicare i lettori anche se a me è parso lievemente “camorrista”, ma che mi ha fatto davvero imbufalire dal momento che Gian Paolo Serino ha anche pubblicato il mio numero di IP. La mia richiesta di cancellarlo (come lui ha fatto assai democraticamente con il mio post) non ha ancora ottenuto risposta…
Aggiornamento,
il mio IP è stato cancellato dal sito, seppur con 11 ore di ritardo.
Cordiali saluti e se qualcuno sa spiegarmi il comunicato di cui sopra ne sarei grato
@Pippo: il comunicato stampa da te riportato mi sembra molto chiaro. Ma non vedo cosa c’entri con Saviano. Sul litigio tra Eumeswil e Serino sanno in molti. Da quello che ho capito io l’editore non ha gradito alcune uscite sulla stampa di Serino (tanto per cambiare) dove la rivista veniva piazzata senza mezzi termini in vendita. Serino dice: io ho dato il nome alla rivista e quindi la rivista è mia. L’editore dice: io avevo ideato la prima free press culturale italiana, l’ho finanziata, distribuita e dato che ti ho pagato per realizzarla la rivista è mia. Chi ha ragione?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Grazie per la spiegazione. Io non ne sapevo nulla. A mio avviso con Saviano c’entra eccome, perché prima di fare le pulci in modo pesante agli altri, bisognerebbe avere almeno l’accortezza di togliersi di dosso le proprie.
Cordiali saluti