SO CHE NON SI FA

Però lo faccio lo stesso. Ovvero: so che non si parla di un libro, qualunque esso sia, senza averlo letto e possibilmente meditato. Però stavolta pongo almeno delle domande,  con la promessa di tornarci sopra quando lo avrò spremuto fino all’indice dei nomi.
Il libro è
Tirature 05 (Il Saggiatore): come ogni anno, contiene il bilancio editoriale dei dodici mesi appena trascorsi, a cura di Vittorio Spinazzola. Ne ho appena sfogliato alcune pagine: la sezione di apertura si chiama Giovani scrittori e personaggi giovani. Possiamo immediatamente parlare malissimo dell’aggettivo, ma non serve. Serve, invece, chiedersi alcune cose:
– E’ un’impressione, o questa è l’occasione d’oro per una nutrita serie di critici per regolare vecchi conti con i cosiddetti cannibali? Come altro spiegare le accuse che Gianni Turchetta rivolge a Tiziano Scarpa (Aldo Busi per eterosessuali) e Aldo Nove (che si sarebbe, se non capisco male, più rammollito che addolcito), nonchè il gusto con cui la professoressa di letteratura contemporanea Giovanna Rosa tritura Isabella Santacroce? (ovviamente, Giorgio Di Rienzo, sul Corriere della Sera di ieri, si è immediamente fregato le mani all’insegna dell’avevo detto io).
– E’ un’impressione, o mancano clamorosamente i nomi di alcuni “giovani” scrittori che hanno pubblicato, eccome, nel 2004? Ovvero: Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Wu Ming, Valerio Evangelisti, ma anche Giorgio Falco di Pausa Caffè? E non vengono citati neppure per sbaglio molti coetanei che  sono ben attivi nella cosiddetta discussione culturale come Giulio Mozzi, Mauro Covacich, Tommaso Pincio? Chiedo venia a chi appartiene alle due categorie se non lo cito ora qui: ripeto che sto scrivendo di getto e che ci tornerò.
– E’ un’impressione, o nell’ambito delle indagini sui fenomeni editoriali italiani c’è Melissa P. ma non c’è Federico Moccia, che può anche suscitare in chi mi legge il desiderio di chiamare l’esorcista, ma che con Tre metri sopra il cielo è stato, comunque, un caso da analizzare in Tirature?
– Non è un impressione: la Click Lit, la letteratura che si sviluppa in rete o di cui si discute in rete, ha l’onore di una decina di righe nel capitolo dedicato soprattutto a Chick Lit e Lad Lit (rosa per femmine e maschi, per semplificare). Probabilmente per assonanza.
– Neanche questa è un’impressione: esiste una critica letteraria che si sviluppa nelle università, esiste un mondo letterario che si sviluppa altrove. I due non si incontrano.

28 pensieri su “SO CHE NON SI FA

  1. Su Tirature ’05 c’era un bel pezzo di Sergio Pent sull’ultimo Ttl, magari dopo lo cerco e lo posto.
    Neanche io ho il volume, e non credo lo prenderò. I 20 euro saranno dirottati verso più saggi acquisti.
    Vittorio Spinazzola è quel critico dall’impagabile acume e dal prospettico sguardo che nel 2002 teorizzò la fine della letteratura americana contemporanea, De Lillo Foster Wallace Philip Roth Franzen Pynchon T.C. Boyle Saunders Vollmann viventi e operanti. Fatti salvi Bruno Pischedda, Luca Clerici e Filippo La Porta, “Tirature” è un luogo critico a densità nulla.

  2. Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Wu Ming, Valerio Evangelisti: Di questi oltre a te e Giulio Mozzi e Gianluca Neri non parla MAI nessuno, in compenso loro si citano moltissimo.

  3. Scrive Pent:
    “I racconti di Corpo risentono – se vogliamo – di un’ispirazione programmata dall’alto”
    a parte il fatto che Corpo è stato scritto di getto e quando si fanno le cose di getto si ha l’ispirazione ma non l’ispirazione “programmata”, secondo voi è possibile chiamare gli aforismi di Corpo dei racconti? Secondo me Pent ne parla ma non l’ha letto.
    Un bacio a Loredana per il topic coraggioso.

  4. Be’, di libri non letti non si dovrebbe parlare, in effetti. Ma su un punto, citare per non essere citati, perché mai prendersela tanto?
    Solo perché non ci sono Wu Ming ed Evangelisti? Sì, Wu Ming decisamente avrebbe meritato con tutto l’onore d’esser citato, ma poi una citazione è solo una citazione. Falco ha al suo attivo un libro carino, ma per fare uno scrittore non basta né una pausa né una stampata. Mozzi, poi! Dài, coi raccontini buffi che pure mia cuginetta sa scrivere, dài, non mi venite a dire che dovrebbe esser citato. Bello sotto i Cieli d’Italita, ma è uno scritto a quattro mani, e mica si sa quanto c’è di Mozzi là dentro. Però bel libro. Covavich poi è dappertutto: anche se manca lì, chissenefrega. Tommaso Pincio avrebbe meritato. Ma alla fine, il succo è: ma perché mai citare? E per quale fine? L’autocelebrazione attraverso una citazione? o la celabrazione per la citazione? Io non trovo scandalo né ingiustizia in tutto ciò, solo un po’ di fumo negli occhi. Vorrà dire che mi concederò una pausa… birra. Io non credo che tornerò a parlare, non su questo punto: mi pare che il tutto c’è, quello che ci doveva essere, e al massimo rifugio si trovi in un Segretissimo o al limite in un Harmony, perché se dovessimo citare tutti, allora perché non chi scrive Harmony e Segretissimo? Che a volte non sono male, o perlomeno, a dirla tutta, riempiono bene le cervella di massaie e rambo italiani ed italianizzati di questo strano paese.
    Saludos.
    Iannox

  5. Poi Genna, peggio del prezzemolo con certe sparate ultimamente che fanno venire i crampi anche alla più indulgente ed ignorante delle massaie. Ah, per Giunone! Ridatemi indietro l’ignoranza, quella santa ignoranza ch’era di Pasolini – o meglio – dei suoi personaggi. E non mi toccate Busi: è uno, uno dei pochissimi che sa scrivere con cognizione di causa e controcausa in un paese tanto arrogante e stagnante in una letteratura fondamentalmente morta. Insomma, i soliti tre nomi, quelli che ti dissi all’inizio, cara Loredana. Il resto, buona narrativa in alcuni casi, ma niente per cui mi debba strappar di testa i pochi capelli rimasti.
    ‘Notte
    Iannox

  6. Iannox, non si tratta di esigere dai compilatori la conta di tutti i nomi italiani editi nel 2004. Si tratta, a mio parere, di una pecca grave in una sezione dedicata, diciamo così, agli scrittori trenta-quarantenni. I succitati potranno piacere o non piacere, ma hanno un peso, un pubblico e un linguaggio che indicano strade diverse da quelle seguite fino a questo momento dagli scrittori italiani. Nessuno pretende peana e onori: Tirature non è la sede, evidentemente. Pretende accortezza, e compiutezza di informazioni. Ribadisco che non sono una seguace di Federico Moccia: ma non è pensabile ignorare il caso Tre metri sopra il cielo, tanto per citare un nome diverso da quelli qui usuali.

  7. be’, cara lipperini, sono parecchio d’accordo con te (magari non su tutti i nomi, ma tant’è). qui ci vorrebbe un discorso su che cos’è il dipartimento di filologia moderna della statale di milano (visto che tutti, o quasi, i saggisti provvengono da lì – ed è vero che luca clerici è molto bravo) (per i miei gusti, pischedda, già meno, ma non importa) che alberga tra l’altro uno scrittore con gli strafiocchi, michele mari
    (uhm, alberto g, ma ce l’hai con noi? why, please?).

  8. Cara Loredana,
    Non è tanto una questione di autori che piacciono o no. Anzi non è proprio una questione così. Semmai è vero che il critico ha – tra le altre sue funzioni – quella di non citare autori che, pur sapendo scrivere, a suo giudizio non fanno “letteratura”, e quando dico “letteratura” intendo libri che rimarranno vivi nella memoria dei lettori almeno per qualche anno. Ora, io – e te lo dico sinceramente – Genna lo ricordo come una nebbia per i suoi libri (tranne “Assalto a un tempo devastato e vile” – ma quel Genna lì è morto e sepolto, come dire che il Genna che sapeva scrivere non c’è più e neanche quello di Ishmael), Valerio fa dell’ottima narrativa, i Wu Ming (e loro non saranno d’accordo) hanno fatto e stanno facendo Letteratura in maniera coerente sotto ogni punto di vista. Allora se la “svista” imperdonabile c’è stata è a mio avviso nei confronti dei Wu Ming: ecco così ho aggiunto il quarto nome ai tre che già misi sull’Olimpo.
    Ora nessuno mette in dubbio che gli autori che non sono stati citati abbiano un loro pubblico. Per fortuna dico io, il pubblico è vasto ed eterogeneo. Tirature non ha fatto i nomi di tre o quattro: ed allora? Non è che manchi né popolare gloria né riscontro critico agli autori succitati. Hanno seguito strade diverse? Mah! Ho i miei dubbi. Diciamo che sanno “narrare” (con l’eccezione dei Wu Ming che per me fanno Letteratura), o scrivere come per Genna e Mozzi: ma ribadisco, oggi tutti, bene o male, sanno scrivere e articolare un pensiero per quanto minimo possa essere. Per fortuna la scuola ha fatto piccoli miracoli negli ultimi cinquant’anni! Non ho letto Tirature, ma se ha triturato Isabella Santacroce è un peccato, perché la Santacroce sa scrivere e ha un linguaggio assai speciale e rivoluzionario. E’ scrittrice che già ha fatto molto, e che non dubito saprà sconvolgerci in positivo coi prossimi lavori. Dalla Santacroce mi aspetto Letteratura, e so che arriverà, e forse ci siamo quasi. Ad ogni modo non sarà Tirature che decreterà fama e lode agli scrittori, a quelli veramente meritevoli. Per me la Letteratura rimane quando è tale nei secoli a venire, la narrativa si consuma presto insieme al pubblico che la legge e alla moda che oggi qualcuno indica come “tendenza”.
    Cari saluti,
    Iannox

  9. Iannox, c’è un equivoco di fondo, temo. Tirature non è Nuovi Argomenti, non è una rivista o una sede dove si discute soltanto, e con gli strumenti canonici della critici, di cosa sia la letteratura. E’ un saggio che riguarda le tendenze editoriali e narrative dell’anno trascorso. Tant’è vero che è dedicato un ampio capitolo a Melissa P. come fenomeno editoriale (ed è qui che mi stupisco a proposito dell’assenza di Moccia, non sono impazzita). Il punto è che se si sceglie di dedicare la sezione di apertura ai giovani scrittori, probabilmente per, insisto, regolare qualche conto antico, non si può non parlare anche degli altri. Così come non si può inserire il rapporto fra letteratura e web in un capitolo sul rosa…
    Antonio, parliamone. Da romana, mi piacerebbe molto.

  10. Cara Loredana,
    che Tirature non fosse Nuovi Argomenti, be’, questo ben lo so.
    di buoi.” Ed ecco perché Moccia non c’è in questo saggio Tirature. Poi se non ricordo male – e non ricordo male – Genna non disse forse che era lui Melissa P….? Certo, scherzava. Ma anche lui, al pari di tanti altri, è responsabile dell’ingiustificata attenzione nei confronti di Melissa P. e di altri finti scrittori. Si fosse fatto meno baccano intorno ai fenomeni da baraccone, allora, forse oggi ci troveremmo fra le mani un Tirature diverso… Chissà!
    E Michele Mari – ecco, lui sì che sa scrivere – si dice, si dice qualcosa? Perché se non si dice niente, neanche di lui, io sto Tirature lo lascio là dov’è e me ne impipo.
    Cari saluti,
    Iannox

  11. Bois, contro di te non ho nulla: anzi leggo con piacere i tuoi post sui libri. Sono i tuoi colleghi di blog che non mi piacciono nè punto nè poco. Perrchè non te ne fai uno per conto tuo?

  12. Ancora aggiungo, mi scusi, frase o citazione di Marcel Duchamp tratta da una delle sue ultime interviste, che ben si adatta a quanto precede:
    ” E’ naturale che un artista, per avere un poco di notorietà, voglia creare un poco di scandalo”.
    suo Anodino.blog

  13. O cara Lipperini, veda un po’: sappia che mi son ora liberato di noiosissime operazioni di rammendo ai calzettoni che con questo gelo se negli stivali non se ne portano due paia, si muore, tra fanghiglia e palta e ghiaccioli via per la campagna.
    Bah!
    Vedo dunque che, gira e rigira, si tratta sempre di cotesti dieci, dodici autori, ovvero di coloro che hanno più fama mediatica e ben la sanno gestire, oppure van provocando baruffe e fuffe di ogni genere pur che se ne parli ( e Lei ben sa di chi vo cianciando, un dianzi nominato).
    Invece la realtà è anche, dico anche e forse maggiore, più pregnate ma poco visibile, un’altra:
    un paese che ha centinaia di piccoli editori che stampano testi, narrativi e non, di centinaia di poco noti, trascurati scrittrici/ scrittori i quali sono poco reclamizzati, male o peggio distribuiti.
    Ad esempio in queste feste ricevetti, quale omaggio, due romanzi usciti per i tipi di due piccoli editori piemontesi di due autori giovani e sconosciuti, la Amerano e il Bassini, e le loro righe mi furono graditissime:lessi due bei romanzi profondi, articolati, colorati, dolorosi ed intensi.
    Stili assai diversi ma motivati, sostenuti da una ricerca su temi acutamente trattati.
    E qui si continua, troppo spesso, a sbuffonare dei maghi della fuffa finto/trasgressiva e la figa qua e dieci pagine sullo stronzo là e il complotto gigantesco per scassare il mondo e colui con l’ombelico straziato che ci escono le budella, là per terrà, e singuacchia tutto e liquami vari …
    e via così.
    suo Anodino.blog
    esasperato

  14. Allora, qui, mia cara, pubblicamente mi emendo per non aver ben studiato il suo scritto.
    Ecco!
    Ed ancora dico che sarebbero maggiormente da stimare vecchi archivisti che van consultando come topi, piuttosto cotesti critici che stan superficialmente saltellando & cretineggiando come pochi,
    suo Anodino.blog

  15. Gianni, ho come la sensazione che tu sia stato citato, invece e per fortuna: ma a brevissimo sarò più precisa.
    Come non ti si fila nessuno? E i miei pezzulli sul Venerdì???

  16. Lipperini, per curiosità, così evito di cercarlo in libreria…
    il sottoscritto è citato o non è stato cagato da nessuno? (sospetto che non mi abbiano cagato, anzi, lo so… NON MI CAGA MAI NESSUNO, sniff, sniff…)
    😉 G.B.

  17. oh, come sottoscrivo l’ultima frase del tuo commento! Tanto che ho rinunciato a priori ai dottorati in italianistica. Per fortuna internet sta colmando questo gap dando voce a chi non ne avrebbe avuta. Bello il blog!

  18. Loredana,
    facevo del sano lamentismo italiota, tanto per restare nell’alveo del culturame patrio (il critico che non mi caga, io che ci piango sopra, etc. etc.).
    Insomma, non prendiamoci troppo sul serio (e non prendiamoli troppo sul serio).
    Salus.

  19. Meno male.
    L’ironia di Biondillo mi è sempre graditissima.
    Lui mi induce in uno stato d’animo leggero, per cui volando me ne vo a cucinare per tutta la famiglia.
    Trippa di bue con sedano, patate, carote, rosmarino, due fogliuzze d’alloro, un rametto di santoreggia.
    suo Anodino.blog

  20. Rifletto sulla frase “E’ un’impressione, o questa è l’occasione d’oro per una nutrita serie di critici per regolare vecchi conti con i cosiddetti cannibali?”
    Già questa tua impressione da’ l’idea di quanto poco siano al passo coi tempi i critici “di professione”, un po’ come la Chiesa con la sessualità.
    Qualche anno fa avevo iniziato a “cercare Scarpa”, dopo la lettura di un semplicissimo racconto su un librettino usa-e-lascia trovato in metrò a Milano (bella quell’iniziativa!). Ho letto “Venezia è un pesce” e poi i romanzi e… tempo dopo, parlando con un’amica che ero convinta fosse una buona lettrice di autori contemporanei, le chiesi se le piaceva Tiz. Scarpa. “Chi?”, mi disse. Un anno dopo, fra interviste, articoli, apparizioni, seminari, performances varie era più “conosciuto”, anche la mia amica ne parlava. Poi è spuntato il progetto-sito-blog Nazione Indiana. Insomma, TS era ovunque… Non potevano non parlarne, i critici. Quello che mi stupisce è che – a quanto ho capito – si parli ancora di lui (e di Aldo Nove), se pure come termini di paragone, nella categoria “Giovani scrittori e personaggi giovani”. Adesso non vorrei che si offendesse, ma dopo i 40 e con una così lunga ed eterogenea carriera di letterato… definirlo “giovane scrittore” mi sembra quasi un insulto!
    E la stessa cosa vale per l’assenza di Genna, Lagioia, Wu Ming, Valerio Evangelisti.

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