STILOS: OMAGGIO A GARBOLI

Cosa si trova nel prossimo numero di Stilos, in edicola dal 27 settembre al 10 ottobre?

Per esempio, un racconto in tre puntate di Alberto Bevilacqua su fatti realmente accaduti nel 1922 nella sua Parma. Poi, interviste a Federico Moccia, Andrea Camilleri, Nico Orengo, Salvatore Niffoi, Raffaele La Capria, Paolo Di Stefano, Mino Milani , nonché a Joe Lansdale, John Grisham, Tim Parks, Anita Badami, Martha Cooley. Quindi: uno speciale su Dante Alighieri con un articolo di Cesare De Marchi e interviste a Cesare Segre e Vittorio Sermonti. E poi: un ricordo a più voci di Cesare Garboli con interviste a Pino Montesano, Emanuele Trevi e Filippo La Porta su Cesare Garboli. Da cui, complice Piero Sorrentino, anticipo questo brano.

Partirei da una domanda che frulla spesso nella mente dei lettori di Garboli, e lo farei ribaltando il famoso incipit di uno dei suoi saggi su Roberto Longhi: se non avesse mai incontrato gli scrittori di cui parlava, Garboli avrebbe mai scritto un rigo?

La Porta. Probabilmente no, ma questo non ne diminuisce affatto la grandezza. Quegli scrittori Garboli li ha meravigliosamente descritti ma anche reinventati. Nei suoi ritratti Velazquez faceva  esprimere ai suoi soggetti  qualcosa che loro stessi ignoravano  di sé…  Garboli  non riesce a creare una storia e dei personaggi dal nulla…Non ce la fa, per la ragione che la realtà alla fine gli sembra più misteriosa, resistente  e imprevedibile  di tutte le nostre storie inventate. Una volta ha scritto che  possiamo leggere le esistenze come testi, sistemi formali con leggi proprie. Perché dovrebbe essere così appassionante  decifrare la vita-testo di un altro? Probabilmente perché per poterla decifrare bisogna prima averla ritrovata dentro di sé. Ognuno di noi virtualmente contiene tutti i testi possibili, e può capire un’altra esistenza (la sua coerenza interna, il suo ritmo) depositata  sulla pagina di un romanzo,  soltanto se prima la  scorge dentro di sé, come potenzialità inesplosa. In questo senso la critica diventa ritrattistica e insieme autoesplorazione avvincente, fatta con l’ausilio di una estrema sapienza retorica e con  la fermezza di un’indagine poliziesca A volte mi sembra che la grande tradizione ottocentesca del romanzo si sia come divisa in due filoni distinti. Se da una parte gli eredi di Dickens (l’affabulazione pura, il grande intrattenimento popolare) sono Spielberg e Scorsese e dall’altra  invece gli eredi di Dostoevskij quella concentrazione morale, intellettuale) sono alcuni grandi saggisti contemporanei (la Sontag Garboli, Enzensberger, Steiner).Passeismo10
Montesano. Io credo di sì. È vero che Garboli ha creato, si può dire dal nulla, Delfini, che è probabilmente più interessante nelle parole di Garboli che nella realtà della pagina. Ma è anche vero che Garboli è riuscito a risuscitare con una sorta di stregoneria evocatoria alcuni morti: e da ultimo ha disseppellito Pascoli. È evidente che Garboli era in qualche modo affascinato dai fantasmi degli scrittori, perché degli scrittori in carne e ossa gli interessavano i tic, le manie, le ossessioni, ma solo perché portavano giù nel pozzo del rapporto tra vita e opera. Quello che gli interessava soprattutto credo fosse la letteratura, la letteratura che fluiva e circolava in questi individui unici, dove l’accento cade di più sulla letteratura che sull’individuo unico, almeno è quello che uno capisce se prova a leggere di seguito e seriamente tutto quello che Garboli ha scritto. A questo lettore sorgerà davanti un panorama abbagliante, affollato di fantasmi che sono esseri reali. In un certo senso è come se vivi e morti si confondessero, nella letteratura, e dal loro commercio nascesse il potere dell’immaginazione. Per Garboli scavare nelle pieghe di Molière con feroce accanimento è un momento fondamentale: vuol dire che quello che cerca è qualcosa di inafferrabile alla e nella vita stessa dell’autore, cerca l’opera interminabile, cerca ciò che il fantasma custodisce: cerca, come ha scritto seccamente una volta, quella vita in più che solo la letteratura può dare.

Trevi. Questa è un po’ una domanda a tranello, perché sappiamo tutti che Garboli ha iniziato con l’occuparsi di Dante, e ha scritto saggi su Rembrandt, su Chateaubriand, su Pascoli…Eppure, nel dubbio espresso c’è anche molta verità. Perché sembra proprio che il modello cognitivo dell’amicizia, ovviamente sperimentato sui viventi, si proietti, in determinate fasi del suo lavoro, sulle ombre del passato. Un caso esemplare è quello dell’introduzione al diario di Matilde Manzoni.

17 pensieri su “STILOS: OMAGGIO A GARBOLI

  1. E’ chiaro che Garboli avrebbe scritto anche senza amici (magari avrebbe scritto diverso, meno coraggioso, meno anticonformista, ma questo è un altro discorso) semmai diciamo che se non fosse stato uno dannato alla scrittura “degli altri” avrebbe avuto altri amici;-).
    Però ho trovato buffissima l’osservazione di Porta:
    “Se da una parte gli eredi di Dickens (l’affabulazione pura, il grande intrattenimento popolare) sono Spielberg e Scorsese e dall’altra invece gli eredi di Dostoevskij quella concentrazione morale, intellettuale) sono alcuni grandi saggisti contemporanei (la Sontag Garboli, Enzensberger, Steiner)”.
    A parte la stupida abitudine di dividere tutto in categorie binarie 🙂 sembra quasi, dalla gabbia di porta, che in Dickens non ci fosse concentrazione morale e intellettuale … boh.
    E poi il tutto per dire che … non ci sono eredi scrittori ;-). Forse le interviste al completo sono interessanti, ma per ora sembrano la solita minestra di crambe riscaldata che soffoca tutto;-).
    Segnalo un bellissimo dialogo (per niente soffocante) di Gianni Celati sulla fantasia
    http://www.zibaldoni.it/seconda_serie/2005_09_19.htm
    che ho postato nel mio blog.
    http://georgiamada.splinder.com/post/5824350

  2. Bart, Garboli è stato critico d’arte, critico teatrale, attore, professore universitario (credo per meno di una sessione), traduttore sublime (amico anche di grandissimi attori come Cecchi), però i suoi veri “inizi” credo siano stati su Dante (era allievo di Sapegno), come ha giustamente ricordato il bravissimo Trevi.
    Come vedete iniziò fin da subito da un grande poeta (che per banalissimi motivi non potè essere suo amico) Garboli sapeva scegliere perchè aveva fiuto (forse lo aveva in gran parte anche acquistato dalle sue amicizie), ed era SOPRATTUTTO ossessionato dalle domande da porre alla letteratura, (non alla letteratura astratta e teorica ma a chi la letteratura la fa veramente: gli scrittori) fiuto e ossessioni ormai completamente scomparse dalla scena letteraria, abbastanza conformista (al momento), italiana.
    Voglio però sottolineare che quando dico conformista … sia chiaro che io non penso mai agli scrittori che rispetto SEMPRE a patto che siano scrittori, e so benissimo che il critico senza la materia prima – lo scrittore – non avrebbe alcun motivo di esistere e infatti … sta morendo: ed è, naturalmente una grave perdita per la scrittura
    geo

  3. Cioè, fammi capire, Georgia: i critici stanno morendo perché non hanno la materia prima, cioè gli scrittori (che stanno morendo a loro volta)?
    Posso toccarmi?
    G.B.

  4. G.B non hai capito 🙂 ho detto il contrario.
    Gli scrittori, come sempre, sono vivi e vegeti :-))).
    I critici (non tutti naturalmente) credono di poter fare a meno degli scrittori, oppure li trattano solo come pura merce da vendere (è chiaro che i libri vanno venduti ma gli scrittori non sono propriamente SOLO merce) Insomma la critica letteraria è oggi più legata ad altre cose che allo scrittore/scrittura e per questo è diventata inaffidabile e quasi inutile.
    Questo uccide la Critica, ma naturalmene non lo scrittore che però rischia di diventare muto e invisibile se non come involucro da vendere (libro):-)
    geo

  5. mi potete per favore aiutare in filosofia?? visto che voi ne sapete piu di me 😉 … mi potete fare una recensione del festival della filosofia.. io non ci capisco nulla… so solo che ques’ anno parla dei sensi… mi potete dire di piu?? grazie!! ci conto!! :*

  6. Non capisco questa affermazione di Laporta:
    “Perché dovrebbe essere così appassionante decifrare la vita-testo di un altro? Probabilmente perché per poterla decifrare bisogna prima averla ritrovata dentro di sé. Ognuno di noi virtualmente contiene tutti i testi possibili”
    Presa alla lettera sembra quasi che il critico parli di se quando parla dello scrittore.
    O forse Laporta intendeva proprio questo?

  7. gentile “studentessa” in vibrisse circola una con nick “insegnante” provi a chiedere a lei, vedrà che le risponderà è gentilissima e la chiamerà pure signorina 🙂

  8. lo vorresti pure tu un insegnante che ti dice come scrivi bene, eh? no. tu c’hai i cancellini. ma tirati appresso, però. se vuoi pure i cestini. signorina ini.

  9. ho visto che hai dato una sistematina da queste parti.Ma siamo ancora lontani dalle montagne russe che tutti ci attendiamo da una del tuo calibro.Perciò

  10. uffi.. è il primo anno che faccio filosofia! e la nostra prof ci assilla con sto festival! :// .. se magari mi date un link o qualche info che parla di questo mi fareste 1 favore!! sono gia’ andata sul sito ufficiale del festival ma non dice poi cosi’ tnt… Grazieeee*

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