STRADE

Era il 1992, e la
vostra eccetera scrisse un singolare articolo destinato alle pagine culturali
del quotidiano. Non sono in un
momento autocelebrativo (nemmeno un po’, anzi): però quel pezzo mi è capitato
fra le mani proprio in questi giorni, e mi ha dato parecchio da pensare.
Perché, ormai da diverso tempo, mi vado convincendo che abbiamo un serissimo
problema, per quanto riguarda i media tradizionali, nel concepire e trattare
l’informazione. Sto parlando di modalità, prima che di contenuti: e fu
esattamente quindici anni fa che quelle modalità cominciarono a cambiare.Ve lo posto per questo.

Ps. Se il tema vi
annoia, c’è ben altro che dovreste vedere. Ed è il dono che Giuseppe Genna
fa alla rete, mettendo in atto una di quelle strade diverse e necessarie (per
il web, certo, e per la letteratura) di cui spesso si è discusso anche qui. Il
suo progetto di “abbraccio fuori
mercato fra autore e lettore” è bellissimo. Qui.

 

 

C’ era una volta (e
neanche tanto tempo fa) una barriera che distingueva l’ informazione in austera
e frivola, in quella destinata a restituire, attraverso la stampa quotidiana,
una fotografia del reale e quella che all’ obiettività preferiva il
teleobiettivo, da puntare su abbracci clandestini e tintarelle scollacciate. Come
se, in anni di ideologie forti, il giornalismo "serio" avesse
ripudiato con decisione l’ originaria e comune venatura pettegola, delegata una
volta per tutte agli specialisti del settore: quei rotocalchi popolari che,
scelto un bersaglio (nella stragrande maggioranza dei casi proveniente dal
mondo dello spettacolo, e laureato Vip proprio dall’ attenzione dei
quotidiani), ne scandagliavano il privato, spesso reinventandogli una
personalità a forza di fotografie rubate e congetture maliziose. E là si chiudeva
il cerchio, lasciando magari aperta la possibilità di suscitare curiosità in
qualche intellettuale amante del kitsch: ma niente di più.

Oggi questo sistema di
vasi comunicanti è stato ribaltato: e, con forza maggiore nell’ estate appena
trascorsa, i rotocalchi scandalistici sono divenuti serbatoi per le prime
pagine dei quotidiani, dediti con improvvisa sollecitudine ai teletopless, agli
adulteri coronati, agli amori fra regista- patrigno e figliastra-aspirante
attrice. Cambia la richiesta da parte del pubblico o cambia la mentalità di chi
fa informazione? Per Santi Urso, vicedirettore di quel Novella 2000 che si è rivelato il più saccheggiato fra i rotocalchi
rosa, il fenomeno è sempre esistito: "Dobbiamo andare indietro di vent’
anni per non trovare sui quotidiani la notizia privata: mi rifiuto di credere
che se il caso Allen fosse scoppiato, poniamo, nel 1987, non avrebbe avuto le
prime pagine. E’ vero, semmai, che l’ ultima estate è stata fitta di
avvenimenti. In sole tre settimane abbiamo avuto il bacio di Brigitte Bardot
con il collaboratore di Le Pen, il piede della Ferguson e il topless di Lilli
Gruber: è come vincere alla lotteria tre volte di seguito. Del resto, il
costume si è modificato insieme alla società: nella seconda guerra mondiale Life metteva in copertina i carri
armati. Se oggi in copertina c’ è il topless, questo è sintomo di pace e di
libertà. E non necessariamente di frivolezza. L’ adulterio di Sarah, nel suo
campo, ha una pertinenza paragonabile a Maastricht. Se non andasse in prima
pagina, vorrebbe dire che è in atto una crisi gigantesca: una guerra, o
qualcosa del genere. Ma ora come ora, se fossi il direttore di un quotidiano e
dovessi pubblicare una foto di un somalo o una della Gruber, metterei senza
esitare
la Gruber. Anche la Gruber,
magari: una foto così allontana l’ ansia". Semmai, per Urso, i veri
problemi sorgono quando a trattare certo materiale sono i non addetti ai
lavori: "Quello che mi ha stupito in modo terrificante, e su cui mi
piacerebbe interpellare l’ Umberto Eco della Fenomenologia di Mike Bongiorno è la storia dell’ alluce di Sarah
Ferguson, su cui sono stati imbastiti fior di servizi. Ma non esiste nessun
alluce: il suo partner le ha semplicemente baciato la pianta del piede. Non
meno erotica, d’ accordo, ma di alluce non si parla: la foto è
chiarissima".  Paolo Mosca,
direttore del periodico rivale Eva
Express
, cita invece come determinante il caso Allen: "Perché, avendo
come protagonista il regista- simbolo dell’ impegno, ha unito pubblico
culturale e pubblico ‘ rosa’ , l’ intellettuale e il pettegolo; ognuno appagato
da due diversi modi di trattare la notizia: quello del sociologo e il nostro,
che avevamo, per altro, già anticipato sei mesi fa la rottura fra Allen e la Farrow. Bisogna poi considerare che l’ informazione italiana si sta inglesizzando, e che si va
considerare che l’ informazione italiana si sta inglesizzando, e che si va
dissolvendo la distinzione provinciale fra informazione di serie A e
informazione di serie B. I telegiornali sono stati i primi ad adeguarsi e dare
ampio spazio al cosiddetto ‘ rosa’ , anche se sarebbe più corretto parlare di
notizie non di impegno politico, ma di rilevanza sociale. I tradimenti
coniugali di Sarah e Diana hanno il loro risvolto di costume, denunciano che non
esistono più aristocratici in grado di sostenere la seriosità della monarchia.
Se anche i quotidiani si rendono conto di questo, è un fatto che serve a noi e
a loro, e che fa guadagnare pubblico alla carta stampata rispetto alla
televisione".

Che, per Mosca, è la
causa prima del miscelarsi dei due pubblici: "Con il telecomando si passa
tranquillamente dalla tribuna politica allo sport e al varietà. Il lettore non
vuole più un ‘ canale’ solo. Trasferisce la stessa filosofia, la stessa
decodifica del reale, dal piccolo schermo ai giornali". Sede naturale, per
Urso, della chiacchiera: "Mi dia un’ altra definizione di giornalismo che
non sia pettegolezzo. La differenza è che in questo mestiere si può scegliere
tra raccogliere voci o veline. Ma davanti al pettegolezzo io mi alzo in piedi:
non avremo, come i francesi, un Voltaire cui fare riferimento, ma chi lo taccia
di scarsa dignità culturale è in errore. E non sa coglierne l’ ironia".

41 pensieri su “STRADE

  1. più che altro dispiace che abbiamo saltato a piè pari quel tipo di giornalismo(mi pare si chiamasse raggs),raccontato meravigliosamente da Ellroy in “destination morgue” che negli stati uniti ha preceduto la fase gossippara.Tabloid inclini al trash ma anche alla tragedia greca,contrapposti ai poteri forti,in un gioco senza esclusione di colpi

  2. Gran bel gesto da parte di Giusepppe che non finisce mai di sorprenderci. Naturalmente le malelingue già mormorano che Genna abbia preso soldi da Lulu ***come testimonial*** per aver accettato di contribuire a lanciarla in Italia con l’autorevolezza del suo nome, ma io so che è un sincero e un generoso. Eppoi, anche se fosse, chissenefrega.

  3. Mi è venuta una malinconia a leggere il tuo pezzo, ma una malinconia… No, per dire: Tangentopoli stava appena cominciando, le stragi in Bosnia non c’erano ancora state, Forza Italia non era stata inventata, niente Undici Settembre, l’Iraq, anche se barcocchiato, era più o meno in piedi e Bagdad non era giornalmente teatro di stragi e ammazzamenti vari … E anch’io avevo quindici anni di meno!
    n.b. questo commento può apparire o.t. ma lo è molto meno di quanto sembri

  4. …concordo con Alcor e ribadisco: Genna come benefattore?
    Piuttosto, direi, il solito, triste – e purtroppo sempre più frequente – priapismo letterario on line.
    Era meglio fermare il post allo stimolo retrospettivo.

  5. Cosa è meglio fare, cara la mia anonima, lo decido io, se non ti dispiace (Ah: sapevi che esiste anche il priapismo del commentatore, vero?).

  6. Conosco il priapismo del commentatore, odioso anche quello. E mentre commentavo ero consapevole, ohimè, di esserci dentro.
    Mi scuso con la padrona di casa: m’è scappato.
    Non accadrà mai più.

  7. Complimenti: Genna mette on line un romanzo, e prima ancora di scaricarlo qualcuno sa già tutto, ha già capito tutto e ci fa il favore di farcelo sapere.
    Già che non si finisce mai d’imparare: imparare a leggere, prima di aprir bocca su ciò che ancora non s’è letto?

  8. Purtroppo l’iniziativa di Giugenna, lodevole in sé, è vanificata dalle spese di spedizione di Lulu, come ho evidenziato nel mio blog (mi riferisco al cartaceo, ovviamente). Meglio una sana edizione economica in libreria, a ‘sto punto. Solo un esordiente assoluto potrebbe trovare conveniente rivolgersi a Lulu, che, priva di filtri com’è, pubblica cani e porci.

  9. L’iniziativa di Genna è ottima (fornisce 2 opzioni: leggere GRATUITAMENTE oppure stampa cartacea a pagamento qualora si abbia voglia di possedere l’oggetto-libro. La scelta è del lettore ), il resto sono solo le solite chiacchere condite con un pizzico di invidia e veleno. Che tristezza.
    Anna Luisa

  10. Ti rimando necessariamente al mio blog: post di oggi “Angelini, basta!”. Ho lodato senza risparmio Giuseppe Genna quando è stato il caso. La “lululata” è una boiata, benché commessa in buona fede. Alla mia età sono oltre l’invidia e il veleno. Considero Giuseppe un caro amico. Honny soit qui mal y pense.

  11. Per ANGELINI:
    Amazon fa il delivery standard a 8.10 $. Vedi un po’ la differenza. Non sai navigare: bastava scegliere la voce economy e le spese di spedizione erano quasi equivalenti a quelle di iBS.
    Inoltre è incredibile che tu dedichi una polemica di 2 post a un gesto che ha un evidente valore simbolico. Nessuno ti obbliga ad acquistare il libro cartaceo, che peraltro, se fosse uscito da Mondadori, sarebbe un hardcover e costerebbe la cifra assurda che indichi tu. Impara a navigare. Quanto al paragone con vibrisselibri, è incredibile: VL fa da agente ad autori che non hanno accesso alla grande editoria, io un libro intimo non lo faccio uscire con nessun tipo di editoria e compio un gesto simbolico, che mi costa peraltro più fatica di un editing, oltre all’impegno di scrittura. Le mail che mi sono arrivate, che non sono di ringraziamento, ma di apertura quasi confessionale, superano in valore QUALUNQUE tipo di compenso economico – con almeno 40 persone condivido ora una conoscenza reciproca approfondita, che prima del gesto di pubblicazione non esisteva. E prendere un libro cartaceo è solo un’opzione. Di quello che ho fatto hai capito zero.

  12. mi sono sempre chiesto se all’interno di un processo dialettico sia lecito abbandonare il campo quando un interlocutore percorre la strada di un’escandescenza ingiustificata.Probabilmente no(in fondo tutto è provocazione quando scorre Buon Sangue)

  13. Giuseppe, non sto a copia-incollare la risposta già datati nel mio blog, altrimenti non è più finita. Se il tuo gesto mirava a raccogliere un’approvazione incondizionata, già in questo è ***ingeneroso***. Difendo il mio diritto di considerare la tua decisione di ***far arricchire Lulu anziché un editore italiano*** del tutto inane. Anche la mia protesta ha un valore simbolico. Un abbraccio

  14. @ diamonds:
    quello che tu definisci “abbandonare il campo”, io lo considero invece il tentativo di non alimentare con ulteriori miei post una polemica sterile in cui si perde di vista la cosa più importante:il regalo che Genna ha fatto ai lettori.
    Quando dico:”mi fermo qui” è perchè mi sono già espressa e perchè al mio post è seguito un commento talmente puntuale da parte di Genna che mi sembra inutile aggiungere altro.
    Se poi vengo invitata ad andare a leggere un post in difesa dell’operato di Genna su di un blog diverso da questo, allora mi viene da rispondere che in questo momento io mi trovo in “casa” della Lipperini e quindi commento ciò che trovo postato sul blog della Lipperini.
    Parli di escandescenza INGIUSTIFICATA. mmmh… siamo sicuri che la mia escandescenza è ingiustificata? Leggiti il primo commento al post della Lippa: Genna non fa in tempo a mettere sul suo sito il romanzo e già c’è qualcuno che lo prende per i fondelli evitando di spendere una sola parola sul suo progetto.
    Anna Luisa

  15. Tra cielo e terra ci son più cose che etc., quindi può pure capitare che io non mi trovi d’accordo con Lucio Angelini.
    Ebbene, stavolta capita: non sono d’accordo su come Lucio ha proposto e portato avanti questa polemica.
    Tuttavia, trovo sbagliato pensare che dica certe cose in malafede. Semplicemente, credo abbia sbagliato impostazione: la questione del prezzo si poteva far notare in altro modo, senza dare l’idea di trarne un giudizio sull’intera operazione pensata da Genna.
    Ad ogni modo, faccio notare che c’è un’enorme differenza tra Angelini (che comunque distingue tra operazione e libro) e chi invece liquida operazione e libro in base a preconcetti o logiche di schieramento, senza aver letto una riga.
    Se c’è una cosa a cui Angelini è estraneo, quella è la logica degli schieramenti, delle cordate, delle lobbies. Come polemista, non guarda in faccia a nessuno e fa bene. Poi capita che sbagli, ma capita a tutti.
    Inoltre Angelini, al contrario di altri che affollano la blogosfera, non sminuirebbe mai – né tantomeno stroncherebbe – un libro senza averlo letto. Leggerà anche “Medium” e il suo giudizio – buono o cattivo – sarà sicuramente svincolato da questa polemica sul prezzo.

  16. Molto semplicemente: non trovo di buon gusto, davanti ad un’operazione come quella di Giuseppe, il tentativo di “fare le pulci” (seguito, sul blog di Angelini dalla frase “noi di vibrisse libri glielo avremmo impaginato meglio”) che non entra nel merito non soltanto simbolico del gesto, ma nel valore che ha e potrebbe avere per l’uso letterario della rete.
    Dico “potrebbe” perchè se si continua nel rimando ai propri reciproci orticelli, temo che anche i più ottimisti sentano voglia di arrendersi.

  17. Per completezza, e adottando una prassi seguita da Lucio, riporto qui il commento che ho lasciato su Cazzeggi letterari (privo della seconda parte, meno importante in quanto dedicata al solito troll).
    Ok, Genna anziché “€ 6” poteva scrivere “€ 15 comprese le spese di spedizione”, e in questo modo non si sarebbe prodotto un corto circuito di aspettative.
    Ok, Genna poteva scrivere in anticipo che si può scegliere tra “economy” e “standard”, così tutto sarebbe stato più chiaro.
    Ok, Genna poteva cercare un altro servizio di stampa su ordinazione, ce n’è anche in Italia (anche se, va detto, meno versatili di Lulu).
    Ok, concediamo tutto questo.
    Però io mi chiedo: anche stante il fastidio perché son soldi che vanno alle Poste invece che all’autore, è davvero così incredibilmente, scandalosamente, improponibilmente costoso un libro acquistato a 15 euro?
    Davvero questo dettaglio basta a inficiare l’operazione di Genna?
    Suvvia, Lucio, non esageriamo. Tant’è che, se non sbaglio, alla fine l’hai comprato. Cosa che ho fatto anch’io.
    Un conto è trarre da questo episodio suggerimenti per la prossima volta, come quelli che ho appena elencato io, altro paio di maniche parlare di “boiata”.
    Questo è il libro in cui Genna racconta la morte di suo padre, sicuramente per scriverlo gli ci sono voluti stomaco e impegno, e a me pare encomiabile che decida di regalarlo senza farci una lira.

  18. ero distratto.Le vostre puntualizzazioni mi hanno costretto a riconsiderare la situazione adoperando il cervello(fermo restando che un giudizio di merito non giustifica un attacco personale che peraltro forse in questa occasione non vi è stato).E,in linea di principio,non posso che togliermi il cappello di fronte all’iniziativa di Genna che è riuscito a mettere in scena il progetto del produttore cinematografico Monroe Star,protagonista del mio Francis Scott Fitzgerald prediletto,quello degli “ultimi fuochi”,che voleva realizzare “un film in perdita”,sganciandosi dalle logiche di mercato per premiare gli affezionati che gli avevano permesso di crescere,e tutti gli altri

  19. Rispondo a Wu Ming:
    1) >> Anche stante il fastidio perché son soldi che vanno alle Poste invece che all’autore, è davvero così incredibilmente, scandalosamente, improponibilmente costoso un libro acquistato a 15 euro?
    Tutt’altro. E’ il prezzo più normale del mondo. Proprio di qui, anzi, la mia incredulità nello spacciarla per un “rivoluzionario abbraccio tra autore e lettore”.
    > la questione del prezzo si poteva far notare in altro modo, senza dare l’idea di trarne un giudizio sull’intera operazione pensata da Genna.
    Anche Genna poteva proporla in altri termini. Traduco il suo discorso in soldoni: “Come sapete, potrei permettermi qualunque editore. Invece no. Mi voglio abbassare al livello di quelli che, se non si autopubblicano con Lulu, non se li fila proprio nessuno (tanto già a gennaio ho un altro titolo in uscita per Mondadori). Anzi, sapete che vi dico? Voglio essere talmente generoso da regalarvi il mio libro ad appena 6,9 euro, così si compie l’abbraccio tra autore e lettore.”
    Ordino comunque il libro di Genna non certo perché estasiato dall’operazione, ma perché lo apprezzo come scrittore. Avrei preferito trovare comodamente il volumetto in libreria, anziché farlo arrivare dall’estero, ma pazienza. Scelgo la spedizione “standard” perché, a occhio, mi suona come “ordinaria” (anziché postacelere o altro). Confermo l’acquisto e finalmente appare l’importo complessivo: 15 euro e rotti. Benissimo. Li avrei spesi comunque anche in libreria, ma ragionando mi dico: Genna ha rinunciato alle royalties, ma l’acquirente non ci ha guadagnato un cazzo. Continua a sfuggirmi l’abbraccio.
    Riassumendo:
    Penso di saper distinguere un fatto rivoluzionario da un fatto “inane”: se per una volta Genna rinuncia alle proprie royalties senza alcun reale vantaggio per l’acquirente (che paga il libro al solito prezzo tra gli 11 e i 16 euro), anzi con il fastidio aggiuntivo di farglielo ordinare all’estero (arriverà davvero? quando? e se non sei in casa al momento dell’arrivo può essere che torni indietro?) a me sembra un’operazione degna dell’ufficio complicazioni affari semplici. Nulla da dire, invece, sul fatto che lo metta on line, tantopiù che proprio voi wuminghi avete dimostrato come la prassi, anziché nuocere alle ordinazioni, le moltiplica .
    Giuro che appena Genna, a cui continuo a voler bene come prima, compie un gesto davvero rivoluzionario, gli dedico dodici post di fila.
    A patto che eviti di autoincensarsi con frasi dell tipo: “Non ho notizia di autori che, pluripubblicati da grandi case editrici e tradotti all’estero, espongano in questo modo un libro inedito e denso, a cui tanto tengono.”

  20. perchè vi fa schifo l’idea che un libro possa incrociare il grande pubblico in formato pdf?(giuro,è il futuro).Peraltro trovo ardua la questione del prezzo di equilibrio.Il frutto del talento intellettuale a volte vale una vita,altre volte nemmeno il costo della carta.I musicisti,hanno smesso di piangersi addosso,sono già entrati nella giusta ottica.Ci sarà un profitto solo per quelli che sanno suonare dal vivo.Aspettiamo tempi di reading e di file da decomprimere,courage

  21. Ma perché dovrebbe entusiasmarci l’idea di leggere un libro in pdf?
    Mi sembra una di quelle idee un po’da Jules Vernes, la modernità ad ogni costo.
    Un pdf di poche pagine mi va bene, un libro no, tra l’altro, se me lo scarico, dopo un paio di mesi le pagine si incollano perché l’inchiostro domestico non vale quello dell’editore.
    E se lo ordino il discorso di Angelini, qui sopra, mi pare sensato, se lo pago uguale, dov’è il vantaggio?

  22. @ Alcor
    io ho scaricato 7 gg. or sono un libro in pdf (da Vibrisselibri, Angelini, tranquillo) perché mi è stato segnalato e volevo dargli una possibilità. L’ho stampato sul retro di fogli già usati, con una cartuccia ricaricabile. Così l’ho potuto leggere e farmi un’idea migliore di quanto avrei fatto se mi fossi fermato alla controcopertina o alla recensione, senza spendere in anticipo non sapendo cosa andavo a comperare (Lucio, godrai come una trottola nel sapere che m’è piaciuto, ma non ti dico qual è).
    A volte scarico libri in pdf o in file perché mi servono, e posso elaborare, tagliare-incollare, ecc. per fini miei o scolastici. Qualche volta scarico un libro che ho già in casa in bella edizione, perché ho bisogno di pasticciarlo, sottolinerlo, farci appunti. Una mia amica non vedente s’è scaricata i file dei miei libri perché così può stamparseli in braille e leggermi (di solito il suo compagno deve scansionarle i libri pagina per pagina, perché il programma che converte i file in braille esiste, ma i file dei libri non sempre sono disponibili o reperibili). E se fossi all’estero avrei comunque letto la mail che mi segnalava il libro, e avrei potuto comunque leggerlo stampandomelo, mentre difficilmente avrei potuto acquistarlo in libreria (pagandolo in ogni caso il 50% in più). Tu magari non fai queste cose, ma ti sembra difficile capire che altri le fanno e trovano utile il file o il pdf in rete?
    (NB: se avessi comperato il libro di cui sopra avrei speso circa 10 euro)

  23. Io no, non lo faccio, segno e scrivo senza problemi sui libri che compro, e se devo tagliare, e mi capita spesso, faccio due fotocopie.
    Se sono al’estero uso Amazon o Ibs, che problema c’è? Mi è anche capitato, una volta, ti arriva anche in albergo.
    Non ho niente contro chi lo fa, solo non vedo il vantaggio, a parte l’amica che scarica il testo in braille, e questo sì mi sembra un vero passo avanti. A me piace avere un libro in mano, non una risma, a meno che non sia per lavoro, ma il libro è molto meglio.
    A me l’idea di leggere un libro per piacere, e non per lavoro, sul retro di fogli usati mi fa malinconia, cosa ti devo dire.

  24. Alcor, tu fai quel che ti piace e non fai quel che ti spiace, ma il mondo non gira intorno a quel che piace a te. Anche a me piacerebbe guidare all’inglese peché sono mancino, ma non vado ai crocicchi a contestare la precedenza a destra. La differenza è tra “non ne vedo l’utilità” e “non ne vedo l’utilità PER ME”.

  25. Vi aggiorno sulla vicenda Genna-Lulu: proprio ieri mi è arrivata una mail in cui mi si avverte che il mio ordine non è stato eseguito e che sono stato rimborsato. Ho già un sospetto su chi possa aver dato indicazioni a Lulu di escludermi dalla lista dei beneficiari dell’impagabile, anzi pagabile, DONO giugenniano:- )

  26. E’ un problema tecnico, Lucio, colpa dei responsabili di Lulu. Giuseppe mi ha detto di rifare l’ordine appena arrivato il rimborso, ed è quello che ho fatto. Puoi farlo anche tu, nessuna censura o congiura. Un’occasione per te di scegliere la tariffa economy 🙂

  27. Per un problema tecnico, Lulu ha annullato tutti gli ordini, anche il mio. Genna ha mandato una lettera di scuse, ha contattato il servizio clienti, ha risolto la cosa e adesso si può riordinare.

  28. A proposito di malafede… visto gli ultimi sviluppi, io allora posso rispedire elegantemente al mittente il motto di Edoardo III: Honny soit qui mal y pense.
    Anna Luisa

  29. A me Giuseppe non ha mandato nessuna lettera di scusa, ma non importa. La faccenda si sta effettivamente rivelando per la grossa baggianata che a me è subito parsa (ufficio complicazioni affari semplici):- )
    P.S. Appena Giugenna farà un gesto veramente rivoluzionario, gliene darò atto senza problemi. Intanto lo abbraccio.

  30. Mi scuso in anticipo perché ho la sensazione che non riuscirò ad essere brevissima però considerando che non scrivo mai nulla spero che mi perdonerete (non lo faccio perché al 95% sarebbe solo x dire che sono completamente d’accordo con WM1 :-)).
    Io credo che questa faccenda Genna sia stata un po’ fraintesa da Lucio (che forse ha espresso un parere forte che non intendeva esattamente tale), e non completamente compresa anche da altri.
    Pare chiaro che Giù abbia fatto questo ragionamento: vi “regalo” una cosa, perché è mia privata. Se qualcuno la vuole leggere su carta invece che su web la può comprare qui, a prezzo di costo. Ad essere sincerissima, forse Giù avrebbe potuto dare qualche piccola spiegazione in più, o addirittura affidarsi a un altro service che gli avrebbe potuto garantire anche ecocarta (non faccio nomi x evitare l’effetto reclame :-)), ma per il resto mi pare una bella cosa, innovativa anche, soprattutto se fatta da un autore così (meritatamente) affermato come lui.
    Detto ciò però vorrei dire che anche se capisco e voglio bene al gesto emotivo del regalo di sé, del proprio dolore, non riesco a condividere il principio.. ho la sensazione, magari sbagliata, che Giù sia forse partito in questa operazione con l’idea “scusate se disturbo, sono solo cazzi miei, se proprio ci tenete leggeteli, volendo anche su carta”.. ecco questo non lo condivido perché non vedo per quale motivo trattare come meno dignitoso un lavoro dove si parla di sé rispetto alla fiction pura.. insomma Giuseppe, tu fai letteratura con quello che scrivi, a prescindere dall’argomento, non sminuire il tuo talento e la fatica della tua creatività per questo, abbi il coraggio di essere scrittore per tutto, anche per ciò che ti coinvolge più direttamente. Se poi non piacerai a qualcuno che vuole solo un certo tipo di letteratura beh.. sti cazzi, il mondo è pieno di lettori che ameranno questo Genna di più. Ti abbraccio, anche se l’ordine del libro non è andato a buon fine neanche a noi.. ma ora riproviamo!

  31. Condivido tutta la seconda parte del messaggio di Monica, mentre continuo a trovare perfettamente oziosa la decisione di Genna di privare editori e librai italiani – poveracci!:-) – della loro giusta percentuale sul prezzo pagato dagli acquirenti, a vantaggio delle poste. Chi vuole procurarsi il libro di carta lo paga uguale (e in questo non c’è nessun dono), ma ha una difficoltà in più.
    Inoltre Genna NON ha indicato una strada per nessuno (saltare gli editori tradizionali per pubblicate direttamente con Lulu!) perché se lo fa lui magari questo suscita risonanza, se lo fa Pinco Pallino non lo caga nessuno. E Genna il nome se l’è fatto grazie all’editoria tradizionale, mica a Lulu!

  32. LEGGO SU GIUGENNA.COM:
    “Sono abbastanza avvilito e chiedo perdono a coloro fra quelli che, avendo ordinato la versione cartacea di MEDIUM, si sono visti respingere l’ordine. Si tratta di una minoranza esigua, a cui vanno le mie scuse. Entrato in contatto con i gestori di LULU.com, mi è stato consigliato, per evitare in futuro problemi del genere, dovuti alla stampa, di mutare formato. MEDIUM, che ha l’identico numeri di caratteri di Grande Madre Rossa, passa così da 158 a 214 pagine, e a una migliore leggibilità. Purtroppo, aumenta il prezzo di stampa, che passa da 6.95 euro a 9.19 euro. Sono spiacente, anche se garantisco che l’aspetto del libro è ora pressapoco come un volume trade paperback di una grande casa editrice. Le spese di spedizione aumentano a 4.98 euro. A fronte di questo aumento di prezzo, che è comunque esente da compensi per l’autore, non mi dispiaccio se gli interessati all’acquisto diminuiranno vertiginosamente. Al momento sono state evase 101 copie. Poiché il prezzo si avvicina, fino a coincidere, con quello della normale editoria, interpellerò i lettori di questo sito sull’eventualità di pubblicare, presso una piccola casa editrice (o una grande, ma in tascabile) il romanzo in questione, destinando l’eventuale anticipo a un’associazione da decidersi insieme (proporrei VIDAS). Il progetto MEDIUM continua in ogni caso con la messa on line di capitoli ipertestualizzati, in logica feuilleton; al termine della pubblicazione, verrà reso disponibile il manoscritto totale, in formato pdf. Il libro cartaceo è comunque ordinabile CLICCANDO QUI.
    Nel week end, sistemerò tutti i prezzi che appaiono in questo sito e in quello di MEDIUM.
    Ringrazio tutti per la comprensione.
    gg”
    Lo dicevo o no che la “lululata” di Giuseppe era un’idea “inane”????????

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