Due fatti fra loro distanti mi fanno pensare a una stessa problematica. Il primo, più grande e doloroso, è la morte di Russell Banks, uno scrittore eccelso stranamente non notissimo in Italia. Il secondo è minimo ma fa pensare: gli sms che quotidianamente lamentano la lettura ad alta voce de Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba in quanto, in ordine sparso, diseducativo o disturbante o addirittura (dagli inizi del secolo!) causa del peggioramento morale del nostro paese.
Una riflessione che coinvolge Il dolce domani di Russell Banks, il Pifferaio di Hamelin, Favolacce e che arriva a una conclusione. Le fiabe raccontano sempre la vita, in modo ineducato, e solo dopo arriva qualcuno ad abbellirle, a renderle dolci e innocue. Salvo, poi, conservare uno spiraglio di speranza, nel sopravvissuto che resta per ricordare per noi, per consegnarci una storia, e fare di quella storia, se non un monito, uno specchio.
Ecco, dopo questo lungo post, questo vorrei fosse chiaro: le storie per bambini non devono essere educate. Altrimenti, come diceva Banks, quei bambini li perdiamo.
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Tutti i bambini tranne uno. Così nella fiaba del Pifferaio di Hamelin, dove il bambino zoppo resta indietro e dunque non riesce a seguire il pifferaio come vorrebbe, e torna a raccontare quel che è accaduto. Così ne Il dolce…
Preferisco Pasolini, ha scritto qualcuno a proposito di Favolacce. Ma Pasolini è vissuto in un altro momento, quando le periferie erano diverse. Non so che idea abbiate delle medesime, ma da abitante di periferia smentisco che siano quella fogna immaginata…
Aspettando la morte che lo avrebbe raggiunto a dieci anni, il piccolo Delfino Louis figlio di Luigi XVI, scriveva sotto dettatura frasette morali e involontariamente (quanto perfidamente) beffarde: “Generosità poco comune, il buon impiego del tempo è una delle cose…
Ieri sera ho chiesto ai commentatori di Facebook se ci fosse una fiaba che ancora da adulti rinnovasse la paura. Ce n’erano tantissime, da Barbablù a Pollicino a Hansel e Gretel. Non spetta certo a me un discorso culturale o…
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