TRE GIORNI SUL 77 BOLOGNESE (A ROMA)

In questi giorni si festeggiano i trent’anni delle cosiddette radio libere, e dal momento che gli anniversari mi danno i brividi (specie quelli che mi coinvolgono) ero tentata di glissare. In effetti sto glissando. Però, parlando di radio, e di una radio in particolare, Radio Alice, non vorrei esimermi da segnalare quel che avverrà a Roma, al Politecnico Fandango (via Tiepolo 13/a) dall’11 al 13 marzo.

O meglio: non si parlerà solo di Radio Alice ma del ’77 bolognese: il titolo della rassegna è Bologna 77. Volevamo occupare il paradiso. Cedo la parola alla nota informativa e al calendario:

 “…attraverso le parole, i ricordi, di registi come Guido Chiesa, che ha di recente dedicato un documentario ed un film all’emittente bolognese (Lavorare con lentezza sta uscendo in Dvd, ndr), e Renato De Maria, che è tornato spesso nella Bologna del ’77 in compagnia di Bifo o di Andrea Pazienza, dello scrittore Enrico Palandri, il cui Boccalone lo rese celebre proprio in quegli anni, di Tano d’Amico testimone prezioso con le sue fotografie, ed ancora attraverso il documentario dedicato a Claudio Lolli, le testimonianze di Freak Antoni ed i materiali originali filmati in quegli anni dal Collettivo Dodo Brothers.

Tre giorni di documentari, film, materiali d’archivio, per ricordare quella generazione che voleva occupare il paradiso…”

 

     VENERDI’  11 MARZO

  • H 18.00 Quindici minuti del movimento di Bologna. Settembre 1977(15′) Macondo (15′)  Collettivo Dodo Brothers
  • H 18.30 Oltre le nuvole, un documentario di Antonella Restelli (58′)
  • H. 19.45 Il popolo alto, un documentario di Ferrara- Malfagia (44′).
  • H 20.30 Dibattito con gli ospiti in sala: Enrico Palandri e Tano D’amico
  • H 21.30 Il trasloco, di Renato De Maria (75′)

      SABATO 12 MARZO

  • H 19.00 Settantasette Bestemmie collettivo Dodo Brothers (18′)
  • H 19.20 Alice in paradiso, un documentario di Guido Chiesa (59′)
  • H 20.30 Dibattito con gli ospiti in sala: Guido Chiesa e Franco Berardi (Bifo)
  • H 21.30 Lavorare con lentezza, di Guido Chiesa (111′)

      DOMENICA 13 MARZO

  • H 18.00 Claudio Lolli: Salvarsi la vita con la musica, di Salvo Manzone (64′)
  • H 19.15 Paz!, di Renato De Maria  (102′)
  • H 21.00 Dibattito con gli ospiti in sala: Renato De Maria
  • H 22.00 Paz 77, di Stefano Mordini (65′)

 

86 pensieri su “TRE GIORNI SUL 77 BOLOGNESE (A ROMA)

  1. Velina. Persino io che sono una scema, ho capito che è un modo per farci andare a vedere il Domenicale, quello che usi tu. Pechè non dici, con gentilezza, “Per gradevole confronto, andate a vedere il domenicale?”. La gente è complicata forte, eh?

  2. Alla lettura del manoscritto di leonardo Colombati, io non conoscevo Colombati. Conoscevo e stimavo Mozzi, che mi chiese un parere, non pagato e disinteressato, su quel manoscritto. Mozzi non fu informato della mia iniziativa di parlare dell’entusiasmante libro di Colombati in Rete. Mi fu chiaro da principio che mi trovavo di fronte a uno dei più importanti esordi letterari degli ultimi dieci anni. In seguito, conobbi Colombati e gli diventai amico (titolo di cui mi fregio, che mi onora e mi gratifica).
    Colombati non conosceva Piperno. Lipperini non conosceva né piperno né Colombati. Mozzi non conosceva Piperno. Io non conoscevo e non conosco D’Orrico.
    Vorrei sapere dove sta il vantaggio di esprimere sincero entusiasmo per un testo di uno che non conosco. Vorrei sapere dove sta la conventicola. Vorrei sapere chi è la velina insultante al grado secondo.
    Vorrei anche, talvolta, chiudere i Miserabili, ché i colleghi scrittori si mettessero a fare un quotidiano letterario gratuito, poiché è assodato che i critici non lo fanno. Vorrei lavorare kafkianamente in un’assicurazione generale, laonde non essere lambito da queste onde di risacca letamosa, tipiche del dopo tsunami.
    Poi, non chiudo i Miserabili perchè penso: che cazzo me ne frega di queste alghe di puro nichilismo? Resta il fatto che si può insultare i singoli ma, volenti o nolenti, oggi ci sono molti autentici scrittori, essi intrattengono rapporti intellettuali e di amicizia, comunicano attraverso protocolli privati e pubblici, creano a ripetizione luoghi di aggregazione e dibattito letterario. Dieci anni fa, la situazione era estremamente diversa.
    Delle conventicole nulla so. So del funzionamento di una società culturale, e ciò che accade oggi mi pare un’enorme rimessa in moto di una situazione che era fossilizzata. Mi pare che un simile accadimento ebbe luogo soltanto nel ’76-’77, in relazione all’esplosione dell’attenzione e della creatività in àmbito poetico italiano. Dopo, più nulla. (A tutti gli effetti io ritengo che la parentesi Cannibale fosse questo: nulla).
    Ritengo inoltre che la spinta decisiva a questa ripartenza di una comunità letteraria sia stata data dai Luther Blissett che culminarono in Q prima, raggiungendo il suo apice motorio con GIAP!, per motivi che qui non sto a elencare.
    Mi accontento di elencare invece i molteplici poli di questa rinascita della società letteraria – quelli che considero estremamente virtuosi: il dibattito in Rete (tra il sito di cui sono ora ospite, giuliomozzi, wumingfoundation, Nazione Indiana, FAM, MarsilioBlack, BlackMailMag, il sito di minimum fax, il fu Clarence, l’attuale Macchianera, Rekombinant e molti altri, mi pare che il livello delle valutazioni sia estremamente alto e qualificato, senza dire della tempestività della discussione, che straccia qualunque altro medium); l’opera di svecchiamento culturale imposta dalla storica AvantPop di Fanucci e da minimum fax, con tutte le ricadute attuali, di cui Alet è esempio preclaro; la poetica “diretta” di cui Michele Monina e altri sono stati protagonisti; l’opera di catalogazione e lancio di Stile Libero, che è virtuosissima e resta per me l’evento fondamentale di questi ultimi anni; la direzione editoriale di Mondadori affidata a un poeta e non a un semplice tecnico, Antonio Riccardi, il che non accadeva dai tempi di Vittorio Sereni; l’iniziativa degli allegati ai giornali, con cui Faulkner è stato acquistato da mezzo milione di persone; il primato dei tascabili Oscar, a oggi la più grande casa editrice italiana; la presenza di una collana come Le Comete di Feltrinelli; la scossa data da un libro anomalo, restato sui banconi in lireria per moltissimo tempo, quale fu SCRIVERE SUL FRONTE OCCIDENTALE, che ha avuto il merito di fare vedere che, con molte differenze, intellettuali in Italia c’erano e sapevano parlare; la crescente attenzione per Moresco, uninamemente considerato un narratore che fa una letteratura iscrivibile in una tradizione che accomuna poesia e romanzo; il ritorno di una rivista importante come Nuovi Argomenti; l’enorme qualità della lavoro che effettuano i poeti contemporanei italiani.
    O si tratta di conventicole? Si preferirebbe il sottobosco? C’è un complotto ordito da una conventicola segreta costituita da un centinaio di scrittori e intellettuali?
    Poche palle: questo è un discrimine storico rispetto all’afflizione di almeno un quindicennio di letteratura italiana. Chi non è contento, può sempre recuperarsi sugli scaffali in libreria ciò che è uscito dal 1980 al 1995.
    Del resto nessuno obbliga nessuno a leggere blog, riviste, testi di case editrici di ogni dimensione.
    Esiste il divenire, il tempo muta: è mutato, muterà ancora. Chi non ha voglia di fare surf e di immergersi in profondità, può sempre fare quello che vede la Terra dalla Luna.

  3. Se t’accontenti, caro Gianni, potrei stroncarti io, nonostante abbia meno peso del Domenicale. ;-D Però, forse, sono più onesto.
    E poi, guarda, per me è facile: si sta parlando d’un libro che “nessuno” ha ancora letto, se non pochissimi. Ed allora, che vale la stroncatura o l’elevazione all’ennesima potenza? Proprio niente.
    Saludos
    Iannox

  4. io sono daccordo con massimiliano parente del domenicale su una cosa “chi ci tiene alla lingua si ribelli”, è vero c’è una differenza tra dire “sempre caro mi fu quest’ermo colle” e “mi piace stare in collina”.
    e allora, sulla lingua di parente c’è molto da dire. il pezzo lascia in bocca il sapore antiquario di una caramella all’orzo ciucciata a metà da un vecchio catarroso. parente dimostra la capacità di fare distinguo che ritroviamo nei più importanti “discorsi da autobus” di AAVV, edizioni reazionarie. mette tutti insieme, la clerici (che a me che sono un perverso mi eccita tanto), la ventura, aldo nove, editor, ecc., con una faciloneria che personalmente invidio. e poi parente ha la cattiva abitudine di citare, verbo, che nel suo caso, deriva etimologicamente da Cita, la scimmia di tarzan – surrogato colonialista di compagna femminile servizievole e devota, finalmente ridotta al mutismo. le citazioni di parente, infatti, accompagnano il suo ululare roco come pelosi primate addomesticati a segrete session di soddisfazione surrogata per il Re della Giungla.
    detto ciò, solo un accenno ad alcuni nodi teorici su cui parente ci richiama a riflettere. c’è, secondo lui, un movimento che si adopra a depontenziare la letteratura appiattendo la forma. parente ha una malattia: l’analfabaristotelismo di ritorno, che colpisce chi non si è vaccinato con piccole dosi col virus mutageno del divenire. non a caso, parente assegna come compito a casa un tema sulle differenze ESTETICHE tra due madonne con bambino. bene, io gli propongo un controtema: rifletti sulla differenza tra la monalisa di leonardo e quella baffuta di duchamp.
    p.s. grazie loredana, sì, sono stato proclamato dottore, 12 anni di nomadismo nell’istituzione universitaria portati a termine.

  5. Al di là di chi sia Velina e del perchè si sia riferita tanto specificamente al Domenicale (cose che pur sapendole non ci cambiano la vita), ho letto l’Odissea di Parente.
    Parente non è uno sciocco, ma come tutti quelli che scrivono col rullo compressore sacrifica la propria intelligenza ad una rabbia fine a se stessa contro l’editoria e la critica letteraria. Non posso dargli torto a proposito di Faletti e di Tina Cipollari, ma sono opinioni. Del resto c’è chi mangia cavallette arrostite o del gatto cotto alla neve e nessuno lo manda al patibolo o alla ghigliottina.
    Non sono concorde con la sua maniera di snobbare e di dipingere in malo modo la Lipperini e le sue discussioni letterarie. Nonostante io stessa qui sia comparata ad una ignotissima ombra, e nonostante abbia trovato in ogni caso lampante la distanza dal lettore, apprezzo il tentativo coraggioso di “parlare” di letteratura, tra esperti e non del settore.
    Non concordo con le opinioni su Genna, perchè non accetto che certi modi di scrivere vengano etichettati come appartenenti a taluni generi e dunque giudicati per questa presunta appartenenza. Qui mi fermo nella mia difesa di uno scrittore che non mi ha mai rivolto la parola perchè si potrebbe pensare che sia qui per fargli la corte (nel migliore dei casi) o per promuoverlo illecitamente (non ne ha bisogno lo so, ma non si sa mai).
    Però, però…
    davvero qualcuno che fa critica dovrebbe scrivere un articolo su “Costantino nudo” per H3G nel giorno dell’8 marzo. Dico un articolo. Non le cose che si leggevano ieri un pò qui un pò lì. La domanda è: la letteratura italiana è fatta davvero di questo? E’ fatta anche di questo? Perchè si vuol questo? Chi è che ci spinge a voler cose di siffatta specie?
    Vorrei gustar di parole e lingua ed evocazioni d’umana fattura, sicchè il mio cuore potesse talvolta volare, al di là di certe scatole gracchianti, mostri di contemporanee afflizioni, per figurarsi un idillio, perchè no, di poche tracce a minuti – insieme ad ore – senza poter temer l’ascesa al trono d’una certa (un dì fasto ignota) Cipollari, amante d’agli e pregna ancor di fumo di zuppa.

  6. E va bene, scusate l’ignoranza, oggi non riesco a intervenire. Tra l’anisa che mi fa quello della Stampa che parla dei settasentini come “potenti” – e gli amici morti per droga? ahia, che ansia, e quelli imputati, o condannati per terrorismo, ansia – e ‘sta Tina Cipollari, che non so chi sia. Una scrittrice esordiente?

  7. Concordo anch’io virgola per virgola col Miserabile Scrittore. Se mi permettete, poi, l’idea di qualcuno che si affanna a cercare col lanternino le prove dell’esistenza in vita delle conventicole mi fa sorridere. E mi fa anche un po’ di tenerezza: ci sono cose più divertenti da fare nella vita.
    Quanto all’argomento del post, segnalo che su La Stampa di oggi Gramellini riserva uno sbuffo di noia alla generazione del settantasette, sostenendo che si è quasi integralmente riversata nei potentati. Bene, recentemente parlavo con un antropologo che si occupa di homeless e che ha dimostrato che la gran parte dei medesimi viene proprio da quella generazione: persone che hanno vissuto una splendida giovinezza e ne sono rimasti tragicamente prigionieri. poi ci sono le vie di mezzo, cui mi sento di appartenere, e a cui le celebrazioni danno abitualmente fastidio. ma credo che, per restare al film Lavorare con lentezza, l’operazione che è stata fatta da Chiesa e dai Wu Ming sia ben lontana dagli intenti celebrativi a cui si allude.
    Infine: biondillo, non scoraggiarti, prima o poi il Domenicale stronca anche te e sarai conventicolo onorario 🙂

  8. Da anni leggo il blog della “conventicola”, e voglio innanzitutto ringraziarli per il lavoro che fanno . Ma vorrei fare qualche critica da semplice lettrice. Da lettrice scelgo di leggere i vostri blog perche innanzitutto perchè già scrivete sulla carta e quindi nella selezione da fare nel mostruoso mare d’internet scelgo voi , ho più fiducia.Ma devo dire : vi vedo scrivere sopratutto di letteratura americana e/o anglosassone e nuovi scrittori Italiani .Francesi , spagnoli , tedeschi , europei in genere , che fanno loro? Parlate sempre degli stessi scrittori , la letteratura figa di minimum-fax ha poi un posto di riguardo!
    Io mi fido di voi! Ma state attenti proprio perche molti ci fidiamo di voi . Leggo su Nazione Indiana , I Miserabili che Occidente per principianti è un assoluto capolavoro meraviglioso bellissimo ed io lo compro , spendo i soldi e lo leggo e vedo che non è così grande come si dice ,non è affatto un capolavoro, neanche grande ,forse piccolo, un libro odioso e ridondande , non mi è piaciuto!Contino a fidarmi leggo che Raimo è il futuro della letteratura italiana , esco , compro , leggo e che cacchio! Leggo di un altro grande grande , grandissimo , grandissimissimo che si chiama Lansdale e ci casco di nuovo!Sento paragonare Wallace a Pynchon , mi fido e vedo che si sbagliano di nuovo , Wallace è una bufala ( treanne Verso occidente….) .Spesso devo dire che usate gli stessi aggettivi per grandi e piccoli , troppo entusiasmo malderstramente distribuito.C’è gente che vi legge e si fida di voi!

  9. A quelli della conventicola , ai sostenitori della letturetaura cool-fighetta , ai “virtuosi” che si linkano e spippano a vicenda , a quelli che ci spiaccicano in faccia trenta capolavori alla settimana ,volete fare rinascere la società letteraria italiana ,cosa che mi auguro, e invece ci state dimostrando quanto è disonesta!

  10. Va bene, lo dico: ADORO Andrea C.
    Perché non si vergogna di ammettere che la Clerici, con quelle curve da Zia perversa dei film anni ’70, gli fa un sesso scalmanato.
    Congratulazioni, dottore! 😉

  11. oh, senti chi parla di disonestà. la società letteraria è già rinata, come scrive Genna. i disonesti secondo me sono quelli che vedono che il loro potere, perchè loro sì che ce l’hanno, traballa.

  12. Se volete credere in un rinascimento per me va bene , magari credendoci succede che si rinasce , ma se dentro c’è il vuoto poi succede che scoppia come una bolla!Questo intendo! Facciamo come gli Spagnoli che dicono che il loro Cinema oggi è il migliore del mondo ! Cinema Spagnolo …What?Ah si l’oscar, almodovar e poi?Ma guardate il vero rinascimento,quello Americano, quella si che è una cultura esplosiva! “E vai con le battute su espoliva!”

  13. Oedipa, ma non c’è una biblioteca dove vivi tu? così, se ti piace lo compri, e se no, no. il tema del giorno era il 77 o la rivista di Dell’Utri? A mazza siete tutti furbi, ed è bastato un insultino, ino…ma ino e tutti a difendersi. Ma chi sono i collaboratori di Dell’Utri? Chi se ne frega di quello che dicono? Che dell’Utri tiene conto di quello che dicono di lui? Magari! Nell’editoriale hanno scritto che loro sono per “una cultura autentica” Prima o poi qualcuno mi dovrà dire che cosa si intende con questa definizione: cultura autentica. Invece, in merito al tema del blog: lo stesso fine settimana, questo convegno sul ’77, più uno a Bari, organizzato dal “corriere del mezzogiorno”, secondo me molto interessante sulla letteratura; più a Roma uno della Società delle Letterate (rivista Leggendaria…etc.) Tutto il 12 e il 13. Come si fa?

  14. Dado, ma tu questi libri 1 li butti, o 2 te li leggi, o 3 ci fai carta del cesso, o no, perchè sono troppo duri, o 4. li metti nel cassonetto dei ricicli o 5. te li sogni la notte? No, te lo chiedo con così tanta accortezza perchè ne parli sempre. Il classico problema che richiede una soluzione!!!

  15. …ma, è sempre a proposito della fine degli anni’70 e le sue mitologie, ma secondo voi, Aureliano Buendia e il giornalista protagonista delle “puttane tristi” hanno qualcosa in comune? Perchè secondo me poi un bravo scrittore è quello che racconta sempre la stessa storia. o no?

  16. cara loredana, lo so che tu credi nella democrazia e nel fatto che gli uomini in fondo in fondo sono buoni, ma qui c’è ed è evidente chi vuole impedire le discusisoni, facciamo un soviet? si può fae qualcosa per impedire a ‘ste teste di schifani di rompere?
    ps
    c’è chi ha fatto il 77, e chi è stato fatto dal 77.

  17. “potresti imparare come si satura lo spooling di un server in maniera da rallentare, fino a impadire, l’accesso ad un sito internet e così negando la possibilità a tutti noi di incontrarci qui.”
    Non so perchè dici questo! Zizek ho provato a leggerlo, “l’epidemia dell’immaginario”, ma è fuori la mia portata , lo riprendero quando mi crescerà il cervello. Poi volevo provocare una discussione , che piacere c’è ad essere tutti d’accordo, ma a quanto pare sono solo malato. Sig! Ignoratemi altrimenti peggioro.

  18. Non avete mai vergogna. Adesso il miserando Genna va a correggersi su Mozzi, rivede il giudizio sul *Culto dei morti nell’Italia contemporanea*. Evidentemente ha ragione il Domenicale. Siete una cricca. A quando una bella recensione di Piperno sulla prossima antologia cyber della Lipperini?

  19. io non ho alcun rappsrto diretto con mondadori… faccio prima. ma la mia amica li nasconde in cantina poi chiama e dice” io sta merda non l’ho ordinata” e loro serafici: INVIO D’UFFICIO!!!! c’è del buono a mondadori ma anche tanto marcio…

  20. incursore, forse è il aso che ti chiarisca cosa intendi per “fascista” e anche per “schifoso”.
    e poi, lascia che ti spieghi una cosa, se il tuo è un intento decostruttivo nei confronti dello scambio di idee che si tenta di fare qui mi sento di consigliarti un corso di informatica, vedi che ogni regione organizza i suoi. potresti imparare come si satura lo spooling di un server in maniera da rallentare, fino a impadire, l’accesso ad un sito internet e così negando la possibilità a tutti noi di incontrarci qui.
    in più, ti invito a leggere il capitolo “cyberspazio e soggettività” di “il godimento come fattore politico” di slavoj zizek, raffaello cortina editore, in cui, partendo dalla teoria di lacan sulla comunicazione, il filosofo sloveno fa un interessante escursus sulla natura falsmente liberatoria dell’alias virtuale che si assume negli spazi virtuali del web.
    sarebbe interessante, alla luce delle sue riflessioni, capire le tue, e insieme potremmo riflettere sul perchè insisti a frequentare un luogo che evidentemente non condividi.

  21. Sì, forse sto per fare un’affermazione imperdonabile: ma trovo che Incursore abbia un talento comico da non sottovalutare.
    Quanto al ’77: bisognerebbe metterci d’accordo su quale 77, perchè molti sono stati i pensieri e i movimenti. Proprio Bifo aveva un’immagine secondo me assai bella per descriverlo: un suonatore di flauto, nel sottopassaggio di una metropolitana. Qualcuno lo ascolta e passa via, altri si fermano, altri ancora si aggiungono. Molti vanno via insieme. Altri prendono altre strade.

  22. cazzo, certe volte ti guardi in giro e vedi che ci sono personaggi e persone, che manco woody allen… che risate!

  23. incursore, io esprimo i miei dubbi sull’idea in sè di “provocare una discussione” e sul tuo stile provocatorio in generale. in linea di massima preferisco che le discussioni si nutrano di idee e riflessioni, di concetti, teorie, ecc.
    potresti articolare, ma se non ti interessa allora, per quanto mi riguarda, i tuoi post rimarranno solo qualche riga che allunga inutilmente il thread (letteralmente in filo) della discussione. e, sempre per quanto riguarda me, eviterò da adesso in poi di risponderti direttamente, anche perchè preferisco che ognuno trovi il proprio percorso…posso suggerire, ma non portarti per mano.
    in fine, e non mi rivolgo solo a te, a me farebbe piacere parlare del 77, io avevo solo 4 anni allora, lo conosco attraverso andrea pazienza, qualche testimonianza diretta, e grazie a quello che ho letto nel 90, durante la pantera.

  24. mi associo a quanto detto da andrea c, anche se io nel 77 non avevo 4 anni.
    su, su, mettiamoci attorno al fuoco e qualcuno accenda la macchina del tempo… :-))
    e comunque incursore, hai dimenticato lo stalin sottobraccio.

  25. Per i milanesi: quanto dista da Piazzale Loreto la sede del Domenicale? Tanto? Poco? Speriamo poco, quel fatidico dì non vorremmo faticare troppo.

  26. ragazzi/e appena in tempo per RICORDARE che oggi è l’anniversario della morte del nostro caro BUK (Andernach 16 agosto 1920 – San Pedro 9 marzo 1994)
    colgo l’occasione per fare pace con MICHELE che ho visto ha curato la traduzione di Bukowski, una vita per immagini di Howard Sounes (che stavo giusto sfogliando prima).
    vedi che quando vuoi fai cose belle :-))

  27. No, non è un amore.
    Anzi è di pessimo gusto e te lo dice uno di sinistra.
    Un comunista D.O.C.
    Lasciamo stare i morti, che non possono più fare danni, e occupiamoci dei vivi che di danni ne fanno tanti.
    Con tanti pazzi che ci circondano, oggi, noi ci occupiamo ancora di chi è morto sessanta anni fa.

  28. Wu-ming il mitico collettivo , che con la sua opera sta contribuendo al nuovo rinascimento letterario Italiano. Siete grandi picciotti , un vero amore!

  29. No, caro Null, proprio non ci siamo.
    Che c’entra il “buon gusto” quando alfine si fanno i conti col tiranno? Niente. Non è rimasto alcun “buon gusto” dopo la guerra, i rastrellamenti, le deportazioni, le stragi.
    Vai a parlare di buon gusto a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema.
    Vai a parlare di buon gusto in via Siepelunga a Bologna, dove le brigate nere torturavano i partigiani con la corrente elettrica.
    Vai a parlare di buon gusto sul ciglio del baratro di Sabbiuno, dal quale furono gettati cento antifascisti.
    Vai a parlare di buon gusto alla Risiera di San Sabba.
    Non bisogna distogliere lo sguardo quando si passa per Piazzale Loreto, perché è un memento: per quanto potenti i tiranni cadono, prima o dopo. Sic transit.
    E’ un memento duro? Certo. Come duro fu il cingolo della “gloria mundi” fascista sulla cassa toracica di chi venne travolto.
    Attenzione a non cadere nelle trappole: questo Paese ha cominciato a imbarazzarsi per Piazzale Loreto piuttosto di recente, col graduale “sdoganamento” del punto di vista di vista di chi vi fu appeso per i piedi. La condanna di quell’episodio si è fatta strada da destra, ha attraversato gli schieramenti, e oggi arriva anche a “sinistra”. Si tratta quasi sempre di una condanna che astrae dal contesto.
    Altro argomento magico – introdotto ab illo tempore da Montanelli – è che a infierire sul corpo del tiranno c’era la stessa gente che l’aveva applaudito un mese prima.
    Balle. Oscene fandonie.
    Piazzale Loreto fu scelto perché l’anno prima vi si era consumato un eccidio di partigiani.
    Non so in che senso tu ti dica “di sinistra” e dove tu abbia trascorso gli ultimi tempi, ma non siamo certo noi a occuparci dei morti di sessant’anni fa. E’ la destra di governo e sottogoverno che, con sempre maggiore arroganza, li tira in ballo a sproposito per riscrivere la storia a proprio uso e consumo:
    – togliendo i fondi all’ANPI proprio nel Sessantesimo della Liberazione, e intanto dando la pensione di guerra a miliziani di Salò e membri italiani delle SS;
    – montando uno spettacolo indegno sulle foibe (spargendo falsità come fosse sale quando ghiacciano le strade) e il sangue dei (presunti) vinti, e intanto intitolando vie e piazze ad Almirante, capo-redattore de “La difesa della razza” e leader del neofascismo, come fosse un padre della patria;
    – calunniando l’antifascismo e la Resistenza in ogni possibile modo, con la complicità di pseudo-“storici” e divulgatori, e cercando di rimuovere dai testi scolastici qualunque riferimento al fatto che c’era chi teneva ragione e chi torto: i morti son tutti uguali, chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce o’ passato, siamo tutti italiani etc.
    – sminuendo le leggi razziali di ieri per potersi dedicare al razzismo di oggi con una parvenza di coscienza pulita. I caporioni della destra vanno in Israele e – violentando la memoria di un intero Paese – affermano che il fascismo non fu mai razzista. intanto, preparano nuovi pogrom.
    No, caro Null, di fronte a tutto questo occorre dire a chiare lettere ciò che viene detto sempre più di rado, e ricordare a tutti questi loschi figuri che la gloria mundi transit, prima o poi, e speriamo più prima che poi.
    Oltre all’animazione, quando ricapiti nella pagina, leggi anche qualcuno dei testi. Non vi è traccia di buon gusto, in essi. Al suo posto, c’è un pugno di piccole, disturbanti verità. Una delle quali è questa: non c’è “memoria condivisa”. La memoria della vittima non è la memoria del carnefice, e bisogna impedire ai carnefici di spacciarsi per vittime.
    A Piazzale Loreto, carnefice non era la folla. Carnefici erano l’ex-Duce, Starace, Pavolini… La guerra tornava a boomerang a devastare i corpi di chi aveva mandato in guerra decine di migliaia di corpi, ad affrontare l’inverno russo con stivali di cartone pressato.
    Piazzale Loreto non è solo barbarie, è anche speranza. I potenti cadono, e più erano saliti in alto, più chiasso farà il tonfo. Sic transit.

  30. “Era questo il senso del mio invito ad occuparsi dei vivi.
    I morti non fanno danni.”
    Fate venire davvero i brividi!E’ orrendo parlare cosi! vi rendete conto? E a perlare mi pare stavolta un persona sopra i cinquanta!

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