E’ stata, appunto, una bella serata. Non solo per quel che immaginate, ma per un’altra cosa. Mi aveva scritto Roberta, e Roberta è la figlia di un vecchio e caro amico: l’ultima volta che l’avevo vista aveva quattordici anni ed era seminascosta da un’enorme pianta che mi aveva portato in ospedale per la nascita di mia figlia. Ora è una giovane donna con un lavoro, una casa, una famiglia. E molti amici. A casa di Roberta, dunque, ho incontrato una ventina di suoi coetanei: donne e uomini con un lavoro, case, amici.
Dubbi. Rabbie, anche.
L’incontro era nato per parlare della questione, e la questione è quella delle donne (e degli uomini). Del gender, in una parola. Delle disuguaglianze e dei modelli assenti o tremendi. Del documentario di Lorella. Ma anche delle piccole e grandi vessazioni quotidiane. La collega avvocata che usa la scollatura come un’arma. Il capo che fa battute atroci sullo stupro, e cerca la risata complice. Le voci delle donne che, molto spesso, si dichiarano comunque felici, a prescindere. La ragazzina che partecipa a Miss Maglietta Bagnata con le risate di approvazione dei genitori. Il mondo reale, semplicemente.
Non so cosa accadrà. Spero solo che di questi incontri ce ne siano molti, che si allarghino come cerchi concentrici nell’acqua, e che producano non solo “fatti”, ma anche parole. Finchè le parole si diffondono, siamo salvi. O possiamo salvarci.
Ci riflettevo ancora questa mattina, leggendo su Repubblica l’anticipazione dell’intervista di Alessandro Lanni a Martha Nussbaum (uscirà su Reset), che proprio alle pratiche, ai fatti, invita a guardare. Ci riflettano, per favore, le donne del primo femminismo: escano dai circoli, escano dall’autoriconoscimento dove molte si sono infilate. Fate un passo indietro. Facciamolo, anzi.
In un libro di Erica Jong (e guai a chi storce il naso), c’è una frase splendida rivolta alla figlia: “lasciandoti andare, io ti stringo fra le braccia”. E’ quel che va fatto.
Aggiornamento. Giustamente, scoppia il caso Bindi a proposito dell’ennesimo insulto di Berlusconi nei suoi confronti. Ne parla Vittorio Zucconi sul suo blog. La qui presente, però, è un po’ stanca di sentir parlare del silenzio delle donne. Le donne stanno parlando: il problema è che spesso le loro parole vengono recepite soltanto in alcune occasioni. Questa, per esempio.
1. cin cin!
2. ma la ragazza ha promosso un incontro per parlare di questo?
bello! si può fare!
Sì, proprio per parlare di questo. E certo che si può fare.:)
ma si può fare si può fare che la organizzamo noi?
hm
forse me so allargata.
Diciamo che se ne possono organizzare tante, per esempio.
Che ne dici?
Tante! Mi piace ma mi spaventa, per via del tempo e del bambino che ci ho che è molto piccolo – che qui me se emancipano tutti e ne consegue che me lo puppo io:)) Però mi interessa lo stesso, tanto nessuna qui passa le giornate a raccogliere margherite. Ci sto. E magari ti mando una mail all’indirizzio che c’è sul blog, se è operativo.
Operativo. Parliamone.
intanto herta muller ha vinto premio letteratura.
Sì, nel frattempo succedono un sacco di cose, ma tra le cose che succedono potremmo metterci anche gli incontri.
Mi riferisco pure all’intervento di Luisa Albani sul post precedente, Vecchie storie, in cui chiedeva: “chi dice che ‘vecchia’ è diverso (peggiore) rispetto a ‘vecchio’, si limita a constatarlo o ci prova, perlomeno, a scardinare queste percezioni? dentro di sé voglio dire, ognuno cercando di riprogrammare (oserei dire rifondare) l’accumulo di segni, significati e coordinate assorbiti finora”.
Io non credo che il momento privato o interiore, non so come dire, sia alternativo a quello pubblico o politico, ma vanno, potrebbero, dovrebbero andare di pari passo.
Non lo so, sarò io fissato col politico, ma il tradurre i pensieri in fatti, individuali e pubblici, mi sembra comunque una dimensione politica.
E così vanno benissimo gli incontri, ma non ci sono solo quelli.
Penso che anche i comportamenti individuali sono fatti: se questi fatti fossero congruenti con il pensiero sarebbe già una bella cosa, piccola ma bella e pure rivoluzionaria.
Scusate, temo di non essere stata chiara ma oggi ho la pressione bassissima, faccio fatica a pensare e più ancora a scrivere.