UNA LETTERA DI STEFANO MASSARON

Stefano Massaron mi scrive una lunga e bella lettera, che trovate per intero sul suo blog (l’avrei postata anch’io integralmente, se il sistema di amministrazione non avesse cominciato ad impazzire). Ve ne riporto però almeno un passaggio:

“Mi domando, e non è la prima volta da quando ho iniziato a scrivere, quale sia il ruolo dello scrittore. In un mio mondo ideale, da sogno –il mio Regno di Utopia –il compito del narratore (sì, uso di proposito questa distinzione e di proposito tornerò a confonderla) dovrebbe considerarsi concluso, quasi per forza di cose, una volta dato il libro (la storia) alle stampe. Forzando leggermente la mano, arriverei persino a dire che, se uno scrittore viene chiamato a spiegarsi e a spiegare agli altri la propria opera di narrativa, ciò significa che, da qualche parte (forse in prima stesura, forse in correzione di bozze, forse in editing) ha sbagliato qualcosa. Se il libro non è capace di parlare da solo, deve avere un difetto in qualche suo elemento essenziale: nel motore del plot, nello stile, eccetera, a scelta il dove. Pensa che, quando faccio presentazioni in qualche luogo preposto, non riesco comunque a liberarmi di questa sensazione fastidiosa e insinuante di aver sbagliato qualcosa, visto che c’è lì tutta quella gente che vuole sentirmi parlare di qualcosa che ho scritto che, invece, dovrebbe reggersi sulle proprie gambe (di carta, ma pur sempre)”.

 


 

53 pensieri su “UNA LETTERA DI STEFANO MASSARON

  1. A me l’idea del blog redistributivo piace moltissimo: se qualche coraggioso più tecnologico di me si offre per metterlo su, io metto a disposizione tutto quel che posso. Mi sembra davvero un’ottima idea, Piersandro. E penso, Emmina, ad uno spazio virtuale per forza di cose, dal momento che abitiamo in città diverse. Ci sono volontari???
    ps. Luigi, il tuo distinguo sulle discussioni in rete ha una pecca, a mio parere. Presuppone che i furori e a volte i livori non siano riscontrabili nei luoghi fisici. Non è così. Ho frequentato abbastanza a lungo la molto citata (e anche rimpianta) Ricercare per non ricordarli. A mio modestissimo parere, appartiene alla discussione intellettuale anche quella che tu chiami la pretesa di affermare invece che di porre domande. Ma quante affermazioni abbiamo ascoltato a pubblici convegni e dibattiti? Maree. Senza che, in quei casi, fosse più di tanto consentito alzare la mano dal fondo e dire: “non sono d’accordo”. Nei blog, con o senza grassetto, questo è consentito anche a coloro che non hanno la “patente” di intellettuale, e che magari ne avrebbero diritto più di tanti convegnisti…

  2. Se volete, posso dare una mano/ contribuire nella creazione della struttura di questo nuovo blog ipotizzato. E’ il mio lavoro 🙂
    Lascio l’email, ma niente spam!

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