Nei commenti, due post fa, Wu Ming 1 apre la
discussione su una questione complessa: e dal momento che le prese di posizione
sulla pornografia hanno quasi sempre avuto come oggetto i contenuti
della medesima, e che su questi si è ingaggiata la battaglia ideologica,
ripubblico qui il suo intervento, che va, come vedrete, in altra direzione.
A proposito di pornografia, probabilmente la verità sta
nel mezzo: non hanno ragione le fissate puritane come Andrea Dworkin, che
vedono nel porno sempre e soltanto la schiavitù femminile, e non hanno ragione
le raunchiste, che vedono nel porno la via maestra della liberazione
(probabilmente si sono sopravvalutate le sparate libertarieggianti di
pornoartiste come Annie Sprinkle).
A rigore, il porno è semplicemente un genere della cultura
popular, ma è indiscutibile che si tratti di un genere molto… sui generis.
Quel che è interessante analizzare deriva proprio dalla sua peculiarità:
1) il porno ha un’incredibile capacità di prefigurare
linguaggi che poi verranno utilizzati nel cinema "rispettabile"
(l’ideologia di Dogma 95 deve tutto, ma proprio tutto, al porno fai-da-te e
specialmente al sottogenere "gonzo", cosa che i cinéphiles non hanno
capito ma che Lars Von Trier ha ammesso nelle parole e pure nei fatti,
mettendosi a produrre anche pellicole porno)
2) Soprattutto, il porno ha una lunghissima "coda
lunga", molto più lunga di quanto si verifichi altrove. Più di qualunque
altro genere, il porno è diviso in un numero incredibile di sotto-generi e
sotto-nicchie, che ormai con la rete sono sfuggiti a ogni possibilità di
catalogazione. Siamo praticamente alla personalizzazione, alla produzione on
demand, ai generi creati su misura per piccolissime comunità di gente che si
arrapa soltanto vedendo la tal scena etc.
A questo proposito, Nadine
Strossen, nella sua difesa della pornografia, magari si sbilancia in alcune
affermazioni avventate, ma almeno una cosa la azzecca in pieno: nel porno si
realizza "l’infinitezza del desiderio", che è un modo un po’ lezioso
di chiamare la "coda lunga" dei consumi.
Ecco, la cosa davvero interessante del porno è che questa cosa è iniziata
moooolto prima che in ogni altro settore della produzione culturale.
3) In realtà, *tutte* le metamorfosi produttive ed
espressive del cinema degli ultimi trent’anni sono avvenute prima nel porno: il
passaggio dalla pellicola al nastro magnetico, con conseguente passaggio dalla
sala all’home video; il passaggio dall’edicola alla rete; la messa in commercio
di cd-rom prima e dvd poi; l’e-business…
Studiando le trasformazioni in corso nella pornografia (e
non è indispensabile sorbirsi i film, per farlo: quel che è eccitante per Tizio
risulta *nauseabondo* a Caio, io se vedo qualcuno eiaculare su un paio di
occhiali non solo non mi eccito, ma mi deprimo fortemente, per cui mi astengo,
però leggo di quel che accade), si possono comprendere meglio le trasformazioni
in corso nell’industria culturale tutta.
Dimenticavo: ma se secondo te queste discussioni sono perdite di tempo, come mai hai assecondato l’impulso a prendervi parte? Il tempo è una risorsa scarsa e preziosa, non permettere a noi stronzi di sottrartelo. Non farti indurre in tentazione, ma liberati dal male.
Amen.
Sì, Papa Luciano, fuggi da questo luogo di nequizia…e vai a fare pubblicità al tuo libro in un consesso…pardòn, senzasesso più degno.
“squallore e degradazione” per una sega!!!
ma vi leggete quando scrivete??? (dico ai torquemada di turno)
Salve,
mi scrivi: “tu stesso dici che certi fenomeni non vanno esaminati in quanto negativi”, ho riletto quello che ho scritto e non trovo traccia di questa affermazione; dico un’altra cosa ed e’ questa: “mi spiace che si perda del tempo e delle energie nel dargli una dignita’ che a me pare squallore”. E la mia ricerca/inchiesta (definirla opera mi sembra inappropriato) vuole verificare e criticare quelle tesi, opinioni, studi che danno dignita’ al porno.
Le nevrosi vanno studiate, ci mancherebbe. Ma quando e’ stato detto ed esaminato piu’ o meno tutto credo possa bastare. Oggetto del mio futuro libro e’ l’intreccio che i media, la comunicazione, la pubblicita’ hanno costruito con il porno per il semplice motivo che i soggetti in questione ne sono i primi e affascinati consumatori: senza arte ne’ parte che ci ammorbano con le loro eiaculazioni scambiate per momenti ad alta intensita’ artistica e modaiola. Molto reazionaria a parer mio. Visto che le ricadute sono molto pecorecce e coinvolgono i rapporti sociali e personali in dinamiche distruttive.
E’ un argomento a tesi che come tale si fonda sul presupposto che la liberta’ del pornografo di difendere le sue ossessioni si fonda sulla reciproca liberta’ di essere attaccato, confutato e criticato da chi la pensa in modo opposto.
E sotto sotto vorrei verificare e smontare in modo solido la pretesa “libertaria” che i difensori del porno si attribuiscono. In questo sono stato incuriosito dal libro “Raunch Culture”.
Per quanto riguarda l’impulso a prendere parte a questa enorme e collettiva perdita di tempo…e’ domenica e navigando alla ricerca di materiali mi sono letto i vostri interventi e sono stato colpito dalla fumosita’ e astrattezza dalla discussione.
Cosi sia.
E’ un problema di maleducazione.
Poniamo che in Piazza Maggiore , o a Campo de’ Fiori, o in Piazza del Duomo, ci sia un capannello di persone che dibattono con passione dell’argomento X.
Arriva un tale, si unisce al capannello, ascolta per qualche minuto poi prende la parola e afferma, con tono arrogante, che quelle persone stanno perdendo tempo e di quell’argomento non dovrebbero parlare, perché è una stronzata, o perché non è interessante, o qualunque altro motivo.
Ovviamente, la risposta di tutti sarà: “Ma che vuoi da noi? Qui parliamo di quel che ci pare, chi sei tu per dirci come dobbiamo comportarci? Se non t’interessa vattene per la tua strada e lasciaci in pace!”
Cosa succede se quella persona insiste e continua a ripetere che di quell’argomento non bisogna discutere, e aggiunge pure che quello è un capannello di segaioli etc. etc.?
Succede che viene allontanato in malo modo, fors’anche a pedate nelle terga, com’è giusto.
Purtroppo, in rete c’è chi si comporta così, approfittando dell’assenza di prossimità fisica.
“Oggetto del mio futuro libro e’ l’intreccio che i media, la comunicazione, la pubblicita’ hanno costruito con il porno per il semplice motivo che i soggetti in questione ne sono i primi e affascinati consumatori: senza arte ne’ parte che ci ammorbano con le loro eiaculazioni scambiate per momenti ad alta intensita’ artistica e modaiola. Molto reazionaria a parer mio. Visto che le ricadute sono molto pecorecce e coinvolgono i rapporti sociali e personali in dinamiche distruttive.”
Non ho capito assolutamente nulla, ma va bene lo stesso. Scusaci se non ti caghiamo più, ma dobbiamo tornare nel capannello dei segaioli, a parlare di quel cazzo che ci pare.
“Succede che viene allontanato in malo modo, fors’anche a pedate nelle terga, com’è giusto”.
Non sara’ che viene allontanato chi la pensa in modo opposto (e non diversamente)?
Comunque prendo atto della mia maleducazione e vi lascio discutere in maniera dotta dei vostri nobili argomenti.
“Non sara’ che viene allontanato chi la pensa in modo opposto (e non diversamente)?”
No. Viene allontanato – se possibile con cortesia, ma anche no – chi non ha rispetto per gli altri e vorrebbe impedire loro di esprimersi. Piccola misura di civiltà e tutela delle differenze, che purtroppo è possibile soltanto per strada e non in rete.
Ciao e speriamo di non sentirci più.
nel porno,”come in qualunque spettacolo mistificante,lo scenario,gli accessori e gli stereotipi vengono a contrastare la provocazione iniziale del proposito(e finiscono per inghiottirla nell’insignificanza”,per dirla con Barthes(letteratura universale,roba solida.Ne tengo una copia sui “miti d’oggi” per non fare troppe brutte figure)
Il vero porno non ha propositi provocatori, né li ha mai avuti. Il porno è quanto di meno provocatorio esista, non stiamo parlando di un’avanguardia intellettuale. Tutto ciò che intende *provocare* è l’arrapamento, by any means necessary. Per questo arriva prima dove altri generi (costretti alla circonlocuzione) arrivano più tardi.
Breve intervallo e… solo perchè è una domenica grigia, ds internet 🙂
Ho detto in precedenza, brevemente, come la penso (pressochè come Giulia fatta salva la libertà di opinone e di studio di qualsiasi fenomeno, compreso il porno)
Girando per la rete sono inciampata in un articolo che non necessariamente condivido in tutte le sue parti (alcune conclusioni mi vedono dubbiosa o polemica) e vi propongo un po’ di considerazioni quale possibile futuro del porno e della società tutta (visto che il porno anticipa…):
http://www.rekombinant.org/old/article.html.sid=2364
‘ La novità è questa: le foto di Abu Ghraib e il video di Nick Berg (veri o falsi che siano) hanno coniato un nuovo genere narrativo dell’immaginario collettivo. Hanno proiettato per la prima volta uno snuff movie sullo schermo dell’immaginario globale e hanno sdoganato quello subculture di rete che di queste immagini si erano sempre cibate: rotten.com ha raggiunto le masse. Quello che sta accadendo sui giornali e sui weblog di tutto il mondo non è tanto l’elaborazione di un trauma quanto delle ripercussioni politiche, culturali, estetiche di un nuovo genere di Immagine con il quale tutti noi dovremo in futuro fare i conti, che ci costringe ad aggiornare il nostro sistema immunitario e le nostre strategie di comunicazione. ….
‘Il war porn indica, alla lettera, anche un sottogenere pornotrash finora poco conosciuto che simula scene di sesso violento fra soldati o stupro di civili (video pseudo-amatoriali girati nell’est Europa che a volte vengono spacciati per veri). Il war porn viene sdoganato da subcultura di rete e vede il suo interesse feticistico per immagini di guerra snuff trasformarsi in armi politiche, vouyerismo e incubi di massa. E’ casuale proprio ora l’affiorare del war porn dalle acque melmose del pantano Iraq?…..
‘L’accostamento metaforico tra guerra e sesso fatto dal giornalismo anglo-americano è indice di qualcosa di più profondo che non si è mai esplicitato, di quella libido alienata dal benessere che attende la guerra per scatenarsi secondo istinti ancestrali. La guerra è vecchia quanto l’uomo, l’aggressività istintiva si incarna storicamente in forme collettive e istituzionali, ma la guerra di oggi è separata da numerosi strati di tecnologia dal suo substrato animale. ….
‘Ad un certo punto la tecnologia scatena fisicamente il suo contrario. Internet è l’esempio più eclatante: l’incorporea tecnologia di rete nasconde sotto l’apparenza un traffico di contenuti porno che occupa metà della sua larghezza di banda. Allo stesso modo, la proliferazione orwelliana di videocamere non produce un immaginario trasparente, un immaginario apollineo, ma si riempie di violenza sangue sesso. Il prossimo Big Brother della Endemol sarà un Big Brother snuff come il film Battle Royal, in cui gli studenti di una classe sono segregati da Takeshi Kitano su un’isola e costretti ad uccidersi l’un l’altro fino a lasciare un solo superstite. Abbiamo pensato sempre ai media come protesi della razionalità umana, la tecnologia come prosecuzione del logos con altri mezzi. In realtà i nuovi media portano con sè il loro lato oscuro, che con il declino dell’occidente affiora con forza. Questo corpo siamese composto da libido e media, da desiderio e immagine, lo ritroviamo nel war porn, nelle immagini di Abu Ghraib. Due movimenti paralleli che sono lo stesso movimento: la guerra reinveste la libido alienata dal benessere occidentale, i personal media si riempiono della libido disperata da essi stessi alienata. L’inconscio non sa mentire, gli scheletri nell’armadio prima o poi bussano alla porta…..
Bhè poi lo potremo analizzare il fenomeno anche come iconologia e altro, mi auguro solo di non vivere abbastanza da vedere il seguito. Non ditemi che ci siamo dentro e che gli snuff sono orrenda realtà da decenni. Ci credo perfettamente. Solo penso non basti analizzare la cosa ‘freddamente’ (anche se la cosa resta lecita e necesaria) a un certo punto le analisi e le decisioni concrete dovranno incontrarsi e si dovrà fare qualcosa (non sto parlando di censura, non buttiamola da quella parte, non credo sia questo quello che serve veramente).
besos
Spettatrice, qui la discussione si sta espandendo su più livelli, e si fa molto interessante, benché ingarbugliata.
E’ chiaro che il video di Nick Berg e le foto di Abu Grahib non fanno parte dell’industria del porno nè possono essere definiti come pornografia se non in un’accezione amplissima (e non letterale) del termine, che significa “rappresentazione di atti sessuali”.
Tuttavia, è vero che la “coda lunga” del desiderio è potenzialmente senza fine, e quindi in fondo al corridoio delle produzioni amatoriali, svoltando a destra e seguendo le indicazioni per le latrine, ci si può imbattere in cose schifose e criminali, come l’abuso sui minori, le scene di stupro etc.
E’ chiaro che contro queste cose bisogna agire, ma come l’esistenza dello stupro non dovrebbe impedire di parlare di sesso, così l’esistenza di ‘sta roba non deve gettare un’ombra sulle analisi del porno e delle sue capacità di anticipare.
Sugli snuff movies, consiglio la lettura del saggio documentatissimo di Kerekes & Slater, “Killing for Culture” (1998, purtroppo mai tradotto in Italia). E’ un’inchiesta meticolosa in cui si dimostra che gli snuff movies nascono come leggenda metropolitana ai tempi della Family di Manson. Andando a verificare tutte le notizie apparse sui media riguardo al sequestro di snuff movies, questi due esperti di cinema estremo hanno scoperto che si trattava sì di film che mostravano torture e mutilazioni, ma si trattava di fiction. Il più delle volte, era sempre lo stesso film nipponico, “Flower of Flesh and Blood”. Sono film che gelano il sangue, che fanno schifo, ma sono artefatti, le tipe che subiscono violenza sono (per fortuna) attrici.
Questo fino al 1998. Poi può darsi che l’insistenza dei media sugli snuff abbia generato la classica profezia che si autoavvera, dando l’idea a qualche maniaco, e forse oggi gli snuff esistano, ma pare proprio che fino al 1998 nessuna polizia di nessun paese del mondo ne avesse mai sequestrato uno.
Update. Ho appena scoperto che ne sta per uscire una edizione ampliata e aggiornata!
Lo ordino immantinente.
OOps… Ci si arrivava anche di là, ma la pagina diretta è questa (e poi costa meno ordinarlo dall’Amazon inglese)
a Wm1
non mi sembra che il porno per prodursi i suoi snuff debba passare dalla produzione finta creduta vera. I teatri di guerra in cui si trovano coinvolti soldati (e soldatesse) del mondo occidentale forniti di videocamere e macchine fotografiche è in costante aumento. A me sembra che nel caso di Abu Graib le dinamiche del porno amatoriale sadico (credo esista anche se non posso dire di conoscerlo) ci fossero tutte. Non ricordo bene le dichiarazioni del soldato ‘jane’ coinvolto, ma mi sembra che si intersecassero con una relazione sessuale (non oso dire amorosa, perchè mi ripugna) che aveva con un suo commilitone (magari sbaglio, correggetemi).
Ai suoi tempi mi sembrava di capire, non solo per le sue foto, ma anche per quelle raccapricianti girate da soldati italiani in Somalia, che, come per i migliori porno e consigli di amministrazione, testimoniare una ‘performance’ fosse cosa ‘libidinosa’, ‘arrapante’ (se ci fai caso il porno in fatto di amore per la ‘performance’ è allineato perfettamente con il linguaggio manageriale, ma se sia nato prima l’uovo o la gallina, bho).
I saggi governanti americani, consapevoli di quanto queste degenerazoni nuociano al buon nome dei loro soldati (che pure se li vendono on-line i filmini o foto di merda) abbia operato una ‘censura’. Ha abolito le Abu Graib?, macchè, ha vietato pericolose diavolerie digitali che mostrano (e questo sarebbe veramente da studiare) l’immaginario realizzato (anche sessualmente probabilmente, vogliamo fare delle distinzioni?) dei soldati al fronte.
Nonostante il muro tecnologico e spaziale queste società ancora si indignano, la mia preoccupazione è: per quanto?
Ed è una preoccupazione che non ha niente a che fare con la censura o con altro è una preoccupazione rispetto a modelli (proposti anche nei porno ‘normali’in forme soft o nei reality show e in altre trasmissioni televisive) di esaltazione della forza, del potere, del puro dominio sull’altro e di un ‘piacere’ conseguente ( e se non lo provi sei cretino, sembrano suggerire).
Può la censura arginare questa merda? magari, avremmo risolto con una nuova inquisizione. Non ci sono censure che tengano, ed è invece probabile che i filmini amatoriali a la Abu Graib siano in aumento visto che questa ‘performance’ di potere esibita in forme più o meno evidenti è, al momento (al peggio non c’è mai fine), una novità ‘eccitante’.
Per quanto riguarda l’esistenza di un ‘pubblico apparentemente normale’ per questo genere di cose non ho dubbi che esista. Se sia in aumento non lo so.
Non ho invece idee su cosa fare, come ecc.
Il mio è più che altro uno sfogo oltre che un invito a meditare sui molti rivoli che si dipartono vuoi dal porno vuoi dalle peggio cose a cui siamo assuefatti, la guerra per esempio.
WM1 quando chiedevo di film porno-comici non mi riferivo solo a eventuali commedie porno o a satira porno su altri film ‘normali’, ma proprio a satira ‘sul porno’. E non penso a parodie come una tizia che si ritrova il clitoride sotto l’ascella, per esempio.
Non credo che una porno satira esista (almeno io non ne conosco l’esistenza) proprio perchè il porno si alimenta di ‘potere’ e di relazioni di potere e la satira no, di solito lo smerda. Non avrebbe mercato, forse piacerebbe solo a quelli che il ‘porno’ non lo gustano.
besos
ps: scusate, scrivo da cani, ma oggi va così, abbiate pazienza
segnalo un’intervista interessante di sergio messina sul realcore.
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=453
(ah, sono una donna e ogni tanto mi guardo un porno senza sentirmi svilita nella mia femminilità, anzi a tutte le donne consiglio di fare un giro qui: http://www.betty-books.com/home.html)
Uhm.. Spettatrice, tu scrivi:
“non mi sembra che il porno per prodursi i suoi snuff…”
e qui, scusami, l’errore sta a monte, sta nel soggetto della frase: “il porno”, e anche nell’uso dell’aggettivo possessivo: “i suoi snuff”. Suoi di chi?
A parte che non tutti i video dove si subisce violenza o si muore possono essere catalogati come “snuff movies”: “snuff movie” significa che la persona è stata uccisa *all’unico scopo di filmarne la morte*, per soddisfare la richiesta di un committente che si ecciterà vedendo la scena. Ad esempio, il video con l’esecuzione di Nick Berg non solo non è porno, ma non è nemmeno snuff, a meno che non vogliamo dire che tutto è uguale a tutto. Quella decapitazione è stata compiuta per *impaurire*, non per soddisfare le paturnie di un committente arrazzato, ed è davvero tutto un altro paio di maniche.
Messo da parte l’equivoco sugli snuff, perché mai l’eventuale video di una persona torturata a Guantanamo o Abu Grahib (anche nel caso vi fosse un elemento di umiliazione erotica), o di una persona beccata da un cecchino a Sarajevo, o di un tizio che viene impalato in Africa, dovrebbe essere attribuibile all’industria del porno?
Esistono video di desaparecidos argentini che vengono angariati dai militari a colpi di karate. E’ forse colpa dell’industria dei film di arti marziali?
Le immagini violente o sadiche non possono essere automaticamente ricondotte al porno, e la stragrande maggioranza dei film porno non ha nulla a che vedere con torture, pestaggi, ammazzamenti, ma mostra semplicemente gente che fa sesso (nell’amatoriale, divertendosi un sacco).
Non si può nemmeno dire che tutte le curiosità morbose abbiano a che fare con la perversione di un desiderio sessuale. Quando c’è un incidente in autostrada e tutti rallentano per vedere, mica per forza hanno il cazzo duro.
Documentari come “Faces of Death” o siti come rotten.com non sono siti pornografici, a meno che – come ho già detto – non si utilizzi l’espressione “pornografia” per dire: “tutto ciò che troviamo lurido”.
L’ambiguità deriva soprattutto dal fatto che il porno è stato per molto tempo illegale (e de iure lo è ancora, anche in Italia, anche se non de facto), e quindi circolava per canali clandestini, portata in giro da sordidi individui (“l’uomo con l’impermeabile”). Un riflesso condizionato porta a ritenere che tutta la roba illegale venga più o meno dallo stesso posto, ma non è così.
Io credo che, senza andare ad attribuire al porno anche le malefatte che non commette, di porno-problemi da risolvere e porno-misfatti contro cui lottare ce ne siano già in abbondanza.
Io comunque, fin dall’inizio di questa discussione, ho cercato di restare all’analisi dei linguaggi e dell’economia del porno, ehm, “normale”, quello dove si fa sesso tra adulti consenzienti, professionisti o dilettanti che siano. Che poi questo consenso a volte sia di facciata e nasconda una situazione di ricatto e sfruttamento (vedasi il reclutamento massivo di pornoattrici nei paesi poveri) è uno dei problemi fin troppo reali di cui ci si potrebbe occupare, senza andare a cercare gli snuff.
Dici bene quando precisi: “sui molti rivoli che si dipartono vuoi dal porno vuoi dalle peggio cose a cui siamo assuefatti”.
Ecco, distinguiamo i piani e le direzioni. Diamo al porno quel che è del porno, e il resto diamolo alle altre “peggio cose”.
wm1
Io comunque, fin dall’inizio di questa discussione, ho cercato di restare all’analisi dei linguaggi e dell’economia del porno, ehm, “normale”, quello dove si fa sesso tra adulti consenzienti, professionisti o dilettanti che siano.
non ho mai avuto dubbi sul fatto che questo fosse l’ambito in cui ti muovevi.
L’intervento su recombinant riferiva uno sdoganamento del genere snuff anche porno(vero o falso) grazie alle immagini di guerra (tipo abu graib e affini) che sempre più ci arriveranno e toccheranno il nostro immaginario di occidentali alienati.
Se questo è vero (può esserlo visto che alle guerre ci siamo assuefatti) il rivolo è destinato a procedere sia per opera dei singoli in territorio di guerra (utilizzare il corpo di una persona per un porno snuff in Iraq potrebbe essere semplicissimo visto il numero di cadaveri rinvenuti quotidianamente)che per opera dell’industria (sommersa o meno) se diventasse un affare.
Certo che non è colpa del porno a cui tu fai riferimento, ma quanta parte di quel porno resterebbe immune da un nuovo corso per alcuni (mica tutti) fruitori più eccitante?
quanta tolleranza ci sarebbe per un fenomeno che seppure illegale fa fare soldi e magari ti da anche persone con la forma mentis giusta da spedire in guerra?
Le ragioni che mi spingono ad associare un certo immaginario porno alle immagini di Abu Graib sono spiegate meglio nell’articolo che citavo sopra.
Non mi aspetto che si risponda. So benissimo che nessuno può farlo. La mia è una preoccupazione riferita soprattutto a sviluppi futuri
Direi che l’equivoco in questione derivi dall’uso comune che si fa del termine pornografia come sinonimo dispregiativo di “esibizione”. Esempi: “pornografia dei sentimenti” (le storie lacrimevoli) o “pornografia del dolore” (i cosiddetti casi umani)
Per quello che riguarda l’eventuale raccapricciante porno-necro-horror-snuff vaticinato da Spettatrice, direi che siamo nel campo dell’abominio assoluto, senza reali possibilità di diffusione di massa, e perciò (per fortuna) del tutto fuori dal topic in discussione
nello stesso testo precedentemente citato di Barthes c’è un apposito capitolo intitolato Fotografie-choc che attiene maggiormente ai risvolti ultimi della discussione in cui si accenna alla supercostruzione dell’orrore
Wu Ming1 (torno ora dalla mia scarpinata domenicale in montagna). La pornografia “cita” spudoratamente i bassorilievi erotici dei templi di Khajuraho, con gli accoppiamenti delle divinità (bella scusa:-)e il fermo immagine esattamente sul fucking point.
La pubblicità cita la pornografia. Ma dalla mela offerta da Eva ad Adamo in giù, tutti citano tutti e anche chi fuma cita la propria voglia di regressione alla fase freudiana dell’oralità.
Insomma abbiamo ragione tutti:- )
Bella forza che nei bassorilievi c’è il fermo immagine: sono di pietra! 🙂
Ti piacerà la mia citazione di oggi in Cazzeggi Letterari: (da “Troppi paradisi” di W. Siti) “Ho notato che il fascino della televisione viene esaltato dalla solitudine; come per i FILM PORNOGRAFICI, basta essere in due (non amanti) e l’emozione si trasforma in imbarazzo o in riso. Scatta l’ironia, la battuta dissacrante. Ci si vergogna di proiettare impulsi libidici su ‘Casa Vianello’ o su ‘Alle falde del Kilimangiaro’. Quando si è soli, invece, la masturbazione televisiva consiste proprio nel miracolo di provare, liofilizzati, tutti i sentimenti – e come per la masturbazione sessuale, non funziona se non ammettendo un proprio stato di bisogno, di miseria e di profonda umiltà. Quanto più i programmi sono spazzatura, quindi, tanto meglio scatta il meccanismo. Si prova gratitudine per quella folla di amici che ti portano il mondo in casa, e come i preti ti coccolano di più se sei stupido, o malato. Solo le trasmissioni coi comici si possono vedere in compagnia; e i film buoni, se è per questo. Ma appunto siamo al cinema e al cabaret, non più alla televisione; la forza della tivù sta nella sua debolezza, nell’essere informe e nell’avere quindi relazioni più ingenue con l’inconscio.”
Sostenere con questo furore sacro e tale abbondanza di argomentazioni che migliaia di sconosciuti operatori abbiano sviluppato il linguaggio macchina per permetterci di fruire del porno con facilità è quantomeno eversivo,visionario,delirante e mi commuove.Appena riesco a tirare su due verdoni uno lo investo sulle tue parole(ora spero solo di non trovarmi contro tutti quelli dell’internazionale Situazionista)
E’ il contrario: migliaia di sconosciuti operatori hanno sviluppato il porno (anche) per permetterci di fruire del linguaggio macchina.
Ed è più probabile che quelli dell’Internazionale Situazionista (e i loro epigoni) siano d’accordo con te, o con Cuk/Giulia, o con Luciano. Non certo con me. Sono proprio l’ultimo a cui i figliocci di Adorno darebbero ragione.
fantastico.Sei il Ballard che mancava alla letteratura italiana,spero che abbia pure la stessa mano da chirurgo nella stesura della narrazione.Entro novembre compro New Thing(a scanso di equivoci io su Adorno ho letto solo un articolo delle pagine culturali di Repubblica che mi conveniva conoscere.Lo stesso in cui affermava che in francia dopo la guerra “la povertà diventava stile”)
A proposito di Ballard, (e il porno, la vita, l’universo e tutto il resto) si può dare un’occhiata qui (intervista di Evangelisti a Ballard)
P.S. Però sul fatto che la fantascienza sarebbe “morta nel 1969” secondo me Ballard si sbaglia di grosso
Se ti riferisci a Robert Ballard, lo ritengo un grandissimo complimento, e lo estendo all’intero collettivo. In effetti, ci riteniamo oceanografi della letteratura popolare, e perlustriamo i fondali alla ricerca di vecchie navi piene di storie.
Non comprare “New Thing”. Aspetta marzo e compra “Manitouana”.
Ballard è tante cose.Compreso il quartiere di Seattle abitato da emigranti svedesi che ho conosciuto nel libro da cui prendo vita(beati come rane),il cacciatore di tesori a cui ti riferisci,lo scrittore della mostra delle atrocità(nonchè del vero Crash,di “Fine millennio: istruzioni per l’uso”),e forse qualche altra cosa estremamente poco maneggiabile(e non sto parlando del capitano Ballard,dolicocefala bionda protagonista di fantasmi su marte).Non so se aspetterò marzo
p.s. vado a leggere pure Evangelisti al quale peraltro devo chiedere se il Pantera che conosce lui è lo stesso che secondo una leggenda misconosciuta ingravidò una nota vergine nei pressi di Nazareth
L’hai visto “Jesus of Montreal”?
@diamonds
Credo che Evangelisti conosca tutte le eresie del mondo 🙂
Diamonds, in attesa di “Manitouana” puoi leggere il pezzo “Alla maniera di WuMing1” qui:
http://www.scrittomisto.it/files/LucioAngelini_Transumanza.pdf
(scorrendo fino alla data 28 ottobre 2005).
Après le Déluge,before the rain(la controcultura è controcultura).Salud
ma che belle seghe!!!! Citerei in sintesi il mitico Bob Malone che alla domanda a cosa serve il porno, rispose che serve a far schizzare gli uomini (prevalentemente). Semplifico forse troppo?
Schizzo, c’è del sale nel tuo grano (cfr. cum grano salis):- )