Nei commenti, due post fa, Wu Ming 1 apre la
discussione su una questione complessa: e dal momento che le prese di posizione
sulla pornografia hanno quasi sempre avuto come oggetto i contenuti
della medesima, e che su questi si è ingaggiata la battaglia ideologica,
ripubblico qui il suo intervento, che va, come vedrete, in altra direzione.
A proposito di pornografia, probabilmente la verità sta
nel mezzo: non hanno ragione le fissate puritane come Andrea Dworkin, che
vedono nel porno sempre e soltanto la schiavitù femminile, e non hanno ragione
le raunchiste, che vedono nel porno la via maestra della liberazione
(probabilmente si sono sopravvalutate le sparate libertarieggianti di
pornoartiste come Annie Sprinkle).
A rigore, il porno è semplicemente un genere della cultura
popular, ma è indiscutibile che si tratti di un genere molto… sui generis.
Quel che è interessante analizzare deriva proprio dalla sua peculiarità:
1) il porno ha un’incredibile capacità di prefigurare
linguaggi che poi verranno utilizzati nel cinema "rispettabile"
(l’ideologia di Dogma 95 deve tutto, ma proprio tutto, al porno fai-da-te e
specialmente al sottogenere "gonzo", cosa che i cinéphiles non hanno
capito ma che Lars Von Trier ha ammesso nelle parole e pure nei fatti,
mettendosi a produrre anche pellicole porno)
2) Soprattutto, il porno ha una lunghissima "coda
lunga", molto più lunga di quanto si verifichi altrove. Più di qualunque
altro genere, il porno è diviso in un numero incredibile di sotto-generi e
sotto-nicchie, che ormai con la rete sono sfuggiti a ogni possibilità di
catalogazione. Siamo praticamente alla personalizzazione, alla produzione on
demand, ai generi creati su misura per piccolissime comunità di gente che si
arrapa soltanto vedendo la tal scena etc.
A questo proposito, Nadine
Strossen, nella sua difesa della pornografia, magari si sbilancia in alcune
affermazioni avventate, ma almeno una cosa la azzecca in pieno: nel porno si
realizza "l’infinitezza del desiderio", che è un modo un po’ lezioso
di chiamare la "coda lunga" dei consumi.
Ecco, la cosa davvero interessante del porno è che questa cosa è iniziata
moooolto prima che in ogni altro settore della produzione culturale.
3) In realtà, *tutte* le metamorfosi produttive ed
espressive del cinema degli ultimi trent’anni sono avvenute prima nel porno: il
passaggio dalla pellicola al nastro magnetico, con conseguente passaggio dalla
sala all’home video; il passaggio dall’edicola alla rete; la messa in commercio
di cd-rom prima e dvd poi; l’e-business…
Studiando le trasformazioni in corso nella pornografia (e
non è indispensabile sorbirsi i film, per farlo: quel che è eccitante per Tizio
risulta *nauseabondo* a Caio, io se vedo qualcuno eiaculare su un paio di
occhiali non solo non mi eccito, ma mi deprimo fortemente, per cui mi astengo,
però leggo di quel che accade), si possono comprendere meglio le trasformazioni
in corso nell’industria culturale tutta.
e poi, perché questa mania di arrivare sempre primi? che senso ha la frase “lo sapevi prima che io ti mettessi la pulce nell’orecchio?”? lo sapevo, perché è un argomento che mi interessa da ben prima dei tuoi post. non credi possibile l’esistenza di qualcuno che ti anticipi negli interessi? suvvia, WM, un po’ di sano realismo (non socialista, please). che il porno sia un affare “in prevalenza” maschile è una verità ad oggi verificabile da tutti, così come il fatto che l’utente femminile sia oggettivamente in aumento. la seconda proposizione non nega la prima, mi pare.
ops, leggo solo ora l’ultimo commento di WM, che chiarisce bene l’equivoco, bien ..
segnalo anche questo
http://www.networkcultures.org/netporn/
ciao
La vera novità, secondo me, sta nella nascita del movimento degli ASESSUALI (non interessati al sesso, né attivo, né contemplativo).
Argomento da me trattato -con l’eleganza che da sempre mi contraddistingue – il 31 agosto u.s. nel mio blog (“La rivoluzione A-sessuale”).
Su CARMILLA: http://www.carmillaonline.com/archives/2006/11/002000.html#002000
Giu, m’hai fregato sul tempo. Stavo cercando anch’io qualcosa di Pietro Adamo da postare…
Un altro link interessante:
Lars von Trier Pornographer
Le regole di Dogma 95 (in corsivo tra parentesi quadre le mie annotazioni).
“Io giuro di sottomettermi al seguente corpo di regole delineate e confermate da DOGMA 95:
Le riprese devono essere fatte dal vero. Non devono essere utilizzati scenografie e set(se è necessario per la storia un particolare elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è già presente quell’elemento).
[La prima delle regole che trasformano in imperativi estetici stilemi emersi e affermatisi nel porno per necessità (la madre dell’invenzione), restrizioni di budget, scarsità del capitale umano, costrizione a operare nei limiti della legge o fuori di essa. Le riprese fatte a casa di Tizio o di Caio sono un tratto distintivo del porno fin dalle sue origini.]
Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nell’ambiente in cui si svolge il film).
[Il suono in presa diretta è tipico della cinematografia porno, e in molti film la musica non è mixata successivamente ma proviene da radio o stereo o tv accese in sottofondo.]
La cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti (e l’immobilità) che si può ottenere a mano (il film non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; le riprese devono avere luogo dove si svolge il film).
[La stragrande maggioranza dei film porno, oggi, è girata esclusivamente con videocamera tenuta a mano, tendenza esplosa all’inizio degli anni Novanta.]
Il film deve essere a colori. Non sono concesse illuminazione speciali. (Se c’è troppa poca luce per impressionare la pellicola la scena deve essere tagliata o si può attaccare una singola torcia alla cinepresa). Il lavoro sulle ottiche e sui filtri è proibito.
[L’illuminazione naturale (spesso insufficiente o addirittura schifosa) è una caratteristica frequente nel porno, come lo è l’assenza di effetti.]
Il film non deve contenere azioni superficiali (omicidi, armi ecc. non devono comparire).
[Gradualmente, come effetto della produzione sempre più indipendente e fai-da-te, il porno si è fatto sempre meno narrativo, rinunciando così a scimmiottare il cinema “ufficiale”. Ai vecchi tempi, John Holmes interpretò in una serie di porno-polizieschi il personaggio di un detective super-chiavatore, Johnny Wadd. Oggi domina la non-fiction.]
È proibita l’alienazione temporale o geografica (cioè il film deve avere luogo qui e ora).
[“Qui” e “ora” sono le coordinate spazio-temporali di innumerevoli film porno, fin dai tempi dell’illegalità più assoluta.]
I film di genere non sono accettati.
[Vedi sopra]
Il formato del film deve essere Academy 35 mm.
[Questo, ovviamente, è un limite che il porno non si pone più da tempo: tutto viene girato in digitale.]
Il regista non deve essere accreditato.
[Qui Von Trier e Winterberg hanno razzolato in senso contrario alla predica, mentre nel porno l’anonimato o la scarsa importanza del regista sono veramente condizioni de facto, se non de iure. Alzi la mano chi ricorda il nome del regista di “American Cocksucking Championship 9”]
Mi impegno inoltre come regista a evitare il gusto personale! Non sono più un artista. Giuro di non creare un’”opera”, poiché ritengo l’istante molto più importante del tutto. Il mio fine supremo è costringere la verità a uscire dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni. Giuro di fare ciò con tutti i mezzi disponibili e a discapito di ogni considerazione di buongusto o di carattere estetico.
[E qui siamo pienamente nell’ipotetico flusso di coscienza di un regista porno minimamente consapevole!]
Pronuncio a questo modo il mio VOTO DI CASTITÀ.
[Eh! Eh! Eh! :-))))) E’ incredibile che questa frase non abbia acceso un considerevole numero di lampadine…]
Copenhagen, lunedì 13 marzo 1995
(Speciale Erezioni)una domanda sul porno peraltro sorge spontanea.Per quale malia ci si sente costretti a sfornare centinaia di nuovi film al mese per ogni sottogenere quando per motivi di corposità si potrebbe creare un film porno universalmente perfetto per ogni stagione non mutando mai nell’essenza la sceneggiatura degli stessi?Nel frattempo che ci pensate vado a noleggiare “Le scrociate”,forse per capire cosa intendeva dire il Fisher quando intitolò l’ultimo capitolo del suo testo di macroeconomia “dove ci porta tutto questo?”(o era Budavari in “l’infondazione di tutto”?)
Notare la sottigliezza: su Carmilla Genna ha messo una foto di Jenna (Jameson)
non è che la pornografia anticipi alcunché.
è che la pornografia, si può dire per statuto, ha realtà e verità come elementi primari di ciò che produce e quindi come massimi problemi tecnici.
da qui la convergenza con chi questi problemi se li pone come statuto artistico.
Pensieri sconvenienti:
1. Ho la sensazione che a molti di voi, in fondo, la pornografia piaccia.
2. Si professava l’importanza del porno come anticipazione della produzione culturale di massa e poi si fa il confronto (delle somiglianze) con Dogma 95, praticamente sconosciuto.
3. Le regole di Dogma 95 sono state inventate 80 anni prima (ben prima del porno, dunque) da Dziga Vertov (produzione di immagini reali, cinepresa in movimento, rifiuto di ogni elaborazione, etc.). E l’esperienza del “cineocchio” ha influenzato generazioni di filmakers e di documentaristi, anticipando quello che il porno avrebbe dovuto anticipare.
4. Produzione e eventi della cosiddetta “cultura popular”, mettetela come volete, contribuiscono all’affermazione del consumo degradante (ejaculatio precox che defrauda l’utente del vero godimento).
5. Non capisco il fine di tutto ciò. Cui prodest?
6. Ammutolito, il mio grezzo io torna a pescare le aringhe.
Cuk-Utitz
proverò a mettere insieme una serie di riflessioni che mi sono venute leggendo i tanti commenti delle ultime ore.
@ alessandra
perchè voler a tutti i costi negare che il porno possa avere una dimensione positiva?
per quello che mi riguarda io se devo lavorare, scelgo o le cuffie per la musica o un porno sul video (o le due cose insieme). tutte e due le cose “erotizzano”. e a mio avviso “erotizzarsi” significa entrare in una dimensione creativa.
@ giulia
basta con queste cariche vetero femministe sul porno, sul maschio etc.
conosco due attrici porno, e ti garantisco che tutto si può dire di loro tranne che sono sfruttate o sottomesse al “maschio” (anzi, tutto il contrario).
il fatto è che le cose non sono bianche o nere. sono quasi sempre grigie.
nel porno, come in tutte le cose c’è tutto e il contrario di tutto.
giulia vuole mettere etichette. ed allora non arriva a comprendere la realtà.
ming invece ci riesce in pieno. le sue analisi sono precise. efficaci. aprono il pensiero, non lo chiudono.
@ luca angelini
bellissima la tua chiusa:
che io sia tenuto “tranquillo al mio posto” con un DVD o la vecchia promessa della caramellona nell’aldilà cambia poco…
solo che a me non interessa questo gruppo di persone.
a me interessa essere dove si sta cambiando la realtà. nelle nicchie dove si costruisce un futuro diverso. cercare di capire le persone che questo futuro stanno costruendo.
e ci sono sia i luoghi che le persone.
e, se volete, sono i luoghi dove queste forme del porno passano dal (scusate la ripetizione)porno all’arte. sono le persone che questo passaggio compiono.
non solo loro. ma loro più di tutti.
il perchè di tutto questo, io non lo cercherei tanto in là.
credo ancora che ogni libertà nasca e si costruisca prima di tutto nella sfera sessuale.
che oggi sarà oppressa anche da siffredi o dalle snuff (si chiamano così, o sbaglio), ma certamente offre spazi aperti a chi vuole approfittarne.
@ ming
certo che i reality prendono dal porno. ma semplicemente perchè sfruttano le due condizioni base del porno, l’esibizionismo di chi lo fa e il voyuerismo di chi lo guarda.
Perché non tornare alla letteratura e parlare di quella che conta, che professa un rapporto non equivoco con la pornografia? Antonio Moresco nei “canti del caos” fa agire prostitute e pornodive, una personaggia si chiama Pompina, si vede che anche il romanzo si muove secondo l’industria culturale secondo il modello della pornografia, che WM1 mi sembra abbia bene descritto? L’intreccio in Moresco è pornografico e lo è anche la divagazione, ma nessuno può cadere nella trappola che Moresco sia moralista e che lo faccia per fare colpo sui molti lettori che lo apprezzano a prescindere dai riferimenti pornografici. Così, da un punto di vista come da molti altri, Moresco è la punta di diamante dell’industria culturale odierna e del desiderio infinito, infatti scrive una trilogia che potrebbe benissimo diventare quadrilogia, pentalogia, esalogia, eptalogia e così via.
Preoccupato, non ci siamo capiti, io non ho affatto negato che il porno possa avere anche una qualche dimensione positiva, ho solo detto che ovviamente non è “politically correct”, (e questo qualcuno lo considera addirittura un complimento);-)
@ Cuk
il dibattito sulle differenze tra “popular” e “di massa” è già stato fatto, prego rivolgersi al servizio arretrati, chè non abbiamo voglia di ripeterci. Magari non tutti i film di Von Trier sono stati successi al botteghino, ma rientranonella cultura popular. Winterberg ha girato un videoclip dei Blur, Von Trier ha fatto film con Bjork e con la Kidman etc. etc.
Chissà, forse tu credi di essere andato tanto indietro, citando Vertov… Bene, ai tempi di Vertov il porno (anche cinematografico) esisteva già da un pezzo, dato che il primo pompino si vede in un film francese ,”A L’Ecu d’Or ou la bonne auberge”, che è del 1908, sedici anni prima di “Kinoglaz”.
Ecco invece alcune cose che ai tempi di Vertov non c’erano:
1. Il cinema sonoro (niente regola 2 di Dogma 95)
2. Il cinema a colori (niente regola 4 di Dogma 95)
3. La pellicola Academy 35 mm (niente regola 8 di Dogma 95)
4. L’industria cinematografica (niente reazione rappresentata da Dogma 95)
5. Dogma 95
6. Noi tutti
Cui prodest? Prodest a chi vuole capire la cultura e l’umanità, perché è interessato al proprio prossimo.
A qualcuno qui la pornografia piace, dici.
Qualcosa da eccepire? Chiamiamo il Moige? Chiamiamo i carabinieri?
@ preoccupato
in realtà, per descrivere il porno di oggi, dell’epoca della rete, io propongo di annodare la tua frase per ottenere un chiasmo:
L’esibizionismo di chi lo guarda, il voyeurismo di chi lo fa.
E’ poco più di un piccolo rompicapo per titillare le sinapsi, ma sono convinto che sia davvero così.
P.S. L’argomento in discussione però non è questo (cioè pregi e difetti del porno) ma la sua capacità di anticipare quelle future tendenze della comunicazione che trovo interessante scoprire ed analizzare (esempio videfonini+p2p) Magari la nostra eccetera gli dedicherà anche un post apposito, e speriamo che non salti fuori qualche professoressa a rimproverarci dicendo “Siamo venute qui per parlare di LIBRI e voi state parlando di INTERNET!”..;-))
“Siamo venuti qui per parlare di LIBRI e voi state parlando di SESSO!!!”
@Wu Ming
Comunque, per anni Internet è stato considerato da molti “professori” proprio come sinonimo di pornografia…e disse una volta Maurizio Costanzo: “Ma la notte questo Internet non lo si potrebbe chiudere??..” ;-))
Una testimonianza che può essere considerata a conferma delle tue tesi: Se ben ricordo Richard Brooks (“A sangue freddo”, “I professionisti”)raccontò di considerare il porno la sua scuola di regia di riferimento, dicendo di averne fatto proprio il motto “Get to the fuckin’ point” ovvero punta la macchina da presa nel cuore dell’azione.
P.P.S. il mio P.S. era rivolto a Preoccupato, quando l’ho postato, non avevo ancora letto i tuoi
adoro i chiasmi (qualsiasi cosa essi siano)
@Preoccupato
Non sono un sottogenere del porno! ;-))
@ WM
Ti stai arrampicando sugli specchi, scivoli via, non hai argomenti per difendere l’“anticipazione” del porno. E in tutta la discussione non ne hai fornito una credibile. Il fatto che un film porno fosse già stato girato all’epoca di Vertov non toglie niente alle anticipazioni del suo cineocchio e alle successive sue influenze, su Dogma 59 comprese (di cui, tra l’altro, per segnare differenze citi cose che sono dovute allo sviluppo dei tempi, dunque ovviamente impossibili ai tempi di Vertov).
Che il dibattito sulla cultura popular sia già stato fatto mi fa piacere. Ti ricordo che sei tu che hai parlato del porno come genere “popular”. La mia frase sulla sua degradazione era riferito a questo and stop. Se hai la coda di paglia, pazienza (io ho la coda e basta).
La mia frase sul fatto che da alcuni interventi si capiva che il porno piaceva era legata alla discussione in corso, dove mi pare che alcuni abbiano fatto notare la sua pericolosità sociale (in senso di mentalità maschilista, uso del corpo femminile, etc.). Noto una contraddizione, volevo solo farla risaltare. Poi ognuno è libero di rovinarsi la giornata come crede. Nel mio harem è d’uso che quando un fenomeno, pur dando sollievo, ha una quantità di elementi di negatività, lo si combatte. E qui, ovviamente, non mi riferisco ad un uso consapevole del proprio sguardo, che può anche posarsi sulle immagini porno (dieci minuti?) senza subirle. Mi riferisco alla maggioranza di coloro i quali “subiscono” il porno, pur non diventandone dipendenti. Esci dal tuo guscio protetto, caro Wu, e magari noterai che c’è una sfilza di disadattati che usa il porno per sostituire la propria umanità. Ti piace? Contento tu …
(Anche la frase sui carabinieri dimostra la tua coda di paglia. Se qualcuno mette in dubbio il tuo credo, non può che essere uno stronzo pronto a ricorrere alla forza pubblica. Direbbe Lacan: nella continua comparsa di un significante si nasconde il desiderio di averlo con sé …
Se fosse vera la frase in cui dici che focalizzare attenzioni sul porno è finalizzato a “capire la cultura e l’umanità” avresti dato ragione a Giulia tanti commenti fa, la quale diceva la stessa cosa (ah! quanto incompresa!). Anche qui lo specchio scivoloso?
Noto che quando si tratta di rispondere a chi, in un modo o nell’altro, e sempre con una certa dose di argomenti, ti critica, sei sempre pronto a rispondere. Noto però con estremo dispiacere che non sei così pronto, anzi taci proprio, quando chi ti approva usa argomenti squallidi, come il tale che si firma “preoccupato”. Dovresti spiegare ai tuoi amici che il codice ha le sue intimità, che comunque sono percepibili. L’accusa di “vetero femminismo” nasconde la ribellione alle istanze di liberazione della donna che quel movimento ha rappresentato.
Esibizionismo, voyeurismo … Il porno è prima di tutto alienazione, in questo sta la sua verità. Tutto il resto è letteratura.
@ preoccupato
La tua risposta a Giulia è miseramente maschilista, non meriti altro.
Cuk-Utitz
Quale appunto, per andare avanti.
La tesi di Wu Ming 1 è che “il porno ha un’incredibile capacità di prefigurare linguaggi che poi verranno utilizzati nel cinema “rispettabile”. In altre parole, “*tutte* le metamorfosi produttive ed espressive del cinema degli ultimi trent’anni sono avvenute prima nel porno”. La mia tesi è che in realtà il porno non anticipi alcunché, ma si limiti a utilizzare invenzioni già esistenti.
Diciamo che potremmo dividere, per comodità, la storia del cinema in creatori e imitatori. Tra i creatori, ad esempio, ci può stare il vecchio Disney, il quale, copiando il primo film sonoro, inventa il suono sincronizzato. I facitori del porno rientrano, per quanto mi riguarda, e per quelle che sono le mie conoscenze, tra gli imitatori. Per spiegarmi seguo lo stesso schema di regole del Dogma 95 proposto da Wu Ming. I miei commenti sono in maiuscolo e sono estratti da diversi libri di storia del cinema che ho in casa.
D. 95: Le riprese devono essere fatte dal vero. Non devono essere utilizzati scenografie e set(se è necessario per la storia un particolare elemento scenografico, si deve scegliere una location in cui è già presente quell’elemento).
WM: [La prima delle regole che trasformano in imperativi estetici stilemi emersi e affermatisi nel porno per necessità (la madre dell’invenzione), restrizioni di budget, scarsità del capitale umano, costrizione a operare nei limiti della legge o fuori di essa. Le riprese fatte a casa di Tizio o di Caio sono un tratto distintivo del porno fin dalle sue origini.].
Io: QUESTA E’ UNA PRECISA SCELTA ESTETICA DI MOLTO CINEMA DELLE ORIGINI, FIN DAI FRATELLI LUMIERE E DALLE LORO “SCENE DI ATTUALITA’”. VERTOV LO HA POI TEORIZZATO E PRATICATO MEGLIO DI TUTTI,.
D 95: Il suono non deve mai essere prodotto separatamente dalle immagini e viceversa (la musica non deve essere usata a meno che non si senta nell’ambiente in cui si svolge il film).
WM: [Il suono in presa diretta è tipico della cinematografia porno, e in molti film la musica non è mixata successivamente ma proviene da radio o stereo o tv accese in sottofondo.]
IO: IL SONORO NASCE COME “PRESA DIRETTA” (1926), E NON NASCE NEL PORNO. SOLO NEL 1950 VIENE INTRODOTTA LA “REGISTRAZIONE” DELLA COLONNA SONORA.
D 95: La cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti (e l’immobilità) che si può ottenere a mano (il film non deve svolgersi dove è piazzata la cinepresa; le riprese devono avere luogo dove si svolge il film).
WM: [La stragrande maggioranza dei film porno, oggi, è girata esclusivamente con videocamera tenuta a mano, tendenza esplosa all’inizio degli anni Novanta.]
IO: GIA’ PRESENTE IN VERTOV E NEL CINEMA DELLE ORIGINI. ANCHE EJZENSTEIN HA GIRATO PARECCHIE SCENE CON LA CINEPRESA IN MANO.
D 95: Il film deve essere a colori. Non sono concesse illuminazione speciali. (Se c’è troppa poca luce per impressionare la pellicola la scena deve essere tagliata o si può attaccare una singola torcia alla cinepresa). Il lavoro sulle ottiche e sui filtri è proibito.
WM: [L’illuminazione naturale (spesso insufficiente o addirittura schifosa) è una caratteristica frequente nel porno, come lo è l’assenza di effetti.].
IO: L’ILLUMINAZIONE NATURALE E’ UNA CARATTERISTICA DI MOLTO CINEMA DELLE ORIGINI, DOVUTA ANCH’ESSA A NECESSITA’ (SCARSITA’ DI MATERIA PRIMA). VERTOV, AFFERMANDO LA REALTA’ COME UNICO ELEMENTO CREATIVO, RIFIUTAVA GLI EFFETTI SPECIALI.
D 95: Il film non deve contenere azioni superficiali (omicidi, armi ecc. non devono comparire).
WM: [Gradualmente, come effetto della produzione sempre più indipendente e fai-da-te, il porno si è fatto sempre meno narrativo, rinunciando così a scimmiottare il cinema “ufficiale”. Ai vecchi tempi, John Holmes interpretò in una serie di porno-polizieschi il personaggio di un detective super-chiavatore, Johnny Wadd. Oggi domina la non-fiction.]
IO: IL CINEMA DELLE ORIGINI ESIBISCE LA REALTA’: NON LA ESPONE SECONDO I CANONI DI UN RACCONTO COMPIUTO E AUTOSUFFICIANTE, LA OFFRE SEMPLICEMENTE ALLA VISTA. TRA L’ALTRO, MOSTRANDO UNO SPETTACOLO BASATO SUL “CONFRONTO ESIBIZIONISTA” (il termine è di Aristarco).
D 95: È proibita l’alienazione temporale o geografica (cioè il film deve avere luogo qui e ora).
WM: [“Qui” e “ora” sono le coordinate spazio-temporali di innumerevoli film porno, fin dai tempi dell’illegalità più assoluta.]
IO: QUANTO CINEMA DELLE ORIGINI HA USATO IL QUI ED ORA? ED E’ TEORIZZATO DA VERTOV IN MANIERA EGREGIA.
Chiedo: non è che questi corsi e ricorsi della creatività siano tali almeno da Omero e che sia ozioso cercare primogeniture?
Che c’entra il porno col p2p? Il p2p nasce con Napster. I suoi inventori non fanno che mettere insieme elementi tecnologici che già esistevano. Lo scopo è la condivisione di materiale musicale da ascoltare. Il porno è un prodotto da vedere. Soltanto dopo lo sviluppo delle tecnologie (software di file sharing e adsl) il porno irromperà con forza in questo circuito. Anche qui si può dire con certezza che il porno non ha anticipato, ma ha piuttosto usato ciò che esisteva. La massificazione dell’uso del p2p è esenzialmente legata all’ambito musicale.
Cuk-Utitz
@ Cuk
Faccio fatica a capire il senso dei tuoi interventi, se non per l’erudizione che dimostri (e che mi appunto a parte).
Probabilmente è vero che Vertov ha una sorta di imprimatur sulla prima sperimentazione di certe tecniche, come è vero che 80 anni dopo Lars von Trier le ha riprese guardandosi, in parte, intorno (e scoprendole nel porno). Il fatto è che se oggi alcune pratiche di Dogma 95 sono correnti nel cinema (basta pensare a Sodeberg), il merito è di von Trier & Co: poi, certo, è giusto dare a Vertov quel che è di Vertov, come è giusto sottolineare che quasi nessun artista è originale al 100% (di ogni pittore si trovano antecedenti, spesso neanche nascosti, ecc.). In questa discussione è davvero così importante sapere se von Trier ha scoperto o (ri)scoperto certe tecniche? Non è più interessante (ripeto: in questa discussione, non sempre e dappertutto) capire come il concatenamento porno-Dogma 95 abbia cambiato le tecniche, e anche l’economia politica della produzione filmica (girando secondo Dogma 95, o almeno in parte, si riducono notevolmente i costi di produzione e si aumenta l’autonomia del cineasta, vedi di nuovo Sodeberg)? Del resto, un elemento può non essere “originale” (dopo Eisenstein c’è ben poco di “originale”), ma costituire “novità” se inserito in un contesto differente, se concatenato ad altri in modo nuovo, diverso: l’innovazione non necessariamente coincide con l’invenzione.
Già che siamo in tema: si parla quasi solo di cinema, ma il discorso potrebbe essere allargato: molti fumettisti, ad esempio, hanno un passato porno, non foss’altro che per sbarcare il lunario, e in genere non lo nascondono,il che vuol dire che ritengono artisticamente interessante quello che hanno fatto (studio dell’anatomia, disposizione dei corpi nello spazio, scansione narrtiva, ecc.).
per un attimo ho pensato di rispondere alle accuse personali…

poi mi sono detto no. non scendiamo sul personale. anche se riconosco la mia responsabilità in questo scadimento. ho ceduto alla sensazione di pelle che provo leggendo i post di giulia.
infine parto in quarta e mi sfogo, ma solo alla fine…
adesso provo a fare una analisi sul tema centrale:
e cioè come il porno anticipa il futuro.
su 3, gestore telefonico, entrando nella area web, è possibile scaricare filmati porno amatoriali.
non sono sicuro che funzioni proprio così, ma credo che chi immette i propri filmati entra in un circuito per cui 3 gli riconosce una parte del costo pagato da chi quei filmati scarica.
ora, applicazione possibile.
giornalismo. un sito dove chi assiste a fatti di cronaca può mandare in tempo reale le sue foto dell’avvenimento. o i filmati.
questo già avviene in parte su internet. ma è un fatto ancora sommerso. cercare queste immagini e questi video richiede pratica. è un fenomeno ancora per un pubblico ristretto.
invece con i cellulari si toccherà la massa. si potrà fare controinformazione in tempo reale e su un pubblico vastissimo.
qualcuno più esperto di me potrà delineare meglio questo possibile futuro.
e adesso le spine…
@ cuk utiz
il fascismo non è tale perchè ti costringe a gridare viva il duce, ma per la sua necessità intrinseca di mettere etichette. il porno è… la pittura figurativa è… tizio o caio sono…
non c’è niente di più fascista degli interventi di giulia o dei tuoi.
questa missione che vi assumete di redimere l’umanità perchè voi, sì, voi avete la verità.
grazie no, io preferisco un’altra strada. cercare di capire. che è tutta un’altra storia.non metto etichette. guardo con affetto a quelli che si perdono, che hanno difetti. che si infilano nei vicoli ciechi.
non credo tu possa capire, ma ti assicuro che non sono proprio maschilista.
anzi. e grazie al cielo c’è tutta la mia storia personale a dimostrarmelo.
solo che se una donna sta bene a mettersi in mini gonna e tacchi a spillo ed a frequentare il billionarie (giusto per citare una cosa che ti farà andare il sangue alla testa. e, detto per inciso, non appartiene nemmeno a me), non per questo strillo o urlo. siamo in un sistema libero, grazie al cielo.
@ alessandra
avevo capito che il chiasmo non era un sottogenere del porno da come titillava le sinapsi
“non siamo qui per farci i pompini ma per risolvere un problema”(quale?entrare nella conquina del Campiello)
Io, al contrario di Girolamo, capisco benissimo il senso degli interventi di Cuk, e anche la loro costruzione. Sono tutti riconducibili allo stratagemma n.29 (Schopenhauer, “L’arte di ottenere ragione”). Quello dal quale, anche a detta di Schopenhauer, è più facile giungere direttamente al n.38.
Il passaggio dal 29 al 38 avviene con la piena consapevolezza della sconfitta dialettica, il ponticello di corda sul quale ci si avventura è la pretesa disonesta che l’interlocutore non abbia portato argomenti ed esempi a favore della propria tesi, anche nel caso questi abbondino e siano visibili a tutti. Il passaggio dalla diversione (tentativo di cambiare argomento) all’insulto è introdotto da frasi come: “non mi hai saputo rispondere”, “non hai dimostrato niente”, da cui si passa direttamente alla “coda di paglia” e, se si prosegue, all’ingiuria vera e propria.
Il 29 e il 38 fanno entrambi parte dell’ultimo gruppo di strategemmi, i cosiddetti “della disperazione”. Più prosaicamente, si tratta di “mandarla in vacca”.
Girolamo scrive:
“un elemento può non essere ‘originale’, ma costituire ‘novità’ se inserito in un contesto differente”
e ha detto tutto quel che c’era da dire. Io, anzi, rafforzo l’asserzione: l’innovazione funziona così, è il contesto a definirla, e lo sappiamo almeno dai tempi di Lautréamont. E’ il motivo principale (ma non certo l’unico) per cui cineocchio vertoviano e Dogma 95 non sono la stessa cosa, la “verità” di Vertov non è la stessa dei reality show, Radio Londra e Radio Alice non furono la stessa cosa, Woody Guthrie e Bob Dylan non fecero la stessa cosa, il Biennio Rosso e l’Autunno Caldo non furono la stessa cosa etc.
Su questo, non c’è molto altro da dire, è una cosa di una banalità sconcertante, è l’abc della cultura (e della storia), eppure c’è sempre qualcuno che ti spinge a ribadirla, uff…
Una mozione d’ordine
@ preoccupato
per favore, non esagerare. Gli interventi di Giulia sono stati civilissimi, anche se non condivido certi suoi argomenti molte sue preoccupazioni sono fondate (il sessismo esiste eccome, la fallocrazia esiste, nel porno è diffusissimo il disprezzo per la donna).
La parola “fascisti” andrebbe scomodata rarissimamente, a ragion veduta e soltanto quando si è certi di avere a che fare con fascisti.
Io qui di fasci non ne ho visti, nessuno si è comportato in modo fascista. Sì, C’è un po’ di trollaggio (ma meno del solito), c’è chi come Cuk indulge nel celodurismo intellettuale (faccio vedere quante ne so, a questi ignorantelli che conoscono solo la spazzatura!), ma è un atteggiamento che sfocia quasi sempre in una mala parata, e quindi si sputtana da sé.
Se fossi in te chiederei scusa a Giulia.
credo che dare del “fascista” è altettanto duro che dare del “maschilista”.
e cmq alla base del mio pensiero c’era una definizione della parola fascista.
spiace se ho debordato, ma non ritiro il mio pensiero.
semmai, ma di questo avevo fatto già ammenda nella prima parte dell’ultimo post, ti rendo esplicita una conclusione alla quale ero già pervenuto: che non entrerò più nel merito “personale” dei post. cercando di restare nella discussione dei “problemi” affrontati.
Faccio notare che il post sulla PORNOGRAFIA ha ottenuto un numero di commenti decisamente superiore a quello medio in Lippablog: insomma, come sempre da che MONDO è MONDO (altro che “anticipazioni”!!!), il sesso continua a esercitare il suo richiamo, nel bene e nel male, anche come argomento di conversazione:-)
Non amo lasciare le discussioni in sospeso. E quella cominciata con il post di WM mi interessa davvero, per la sua portata e per le ricadute culturali. Prima però voglio svelarvi che in realtà Cuk-Utitz e Giulia sono la stessa persona, il cui vero nome è Irene. Cuk-Utitz è il personaggio di un romanzo uscito nel 1977 presso Feltrinelli: “Il padrone assoluto”, di Gianni Toti, militante partigiano e comunista, poi scrittore d’avanguardia non pentito e “inventore” della video-poesia. Cuk-Utitz, almeno nella finzione, non ha sesso. È una maschera. Mi capita di partecipare a qualche discussione, quando riesco, perché seriamente interessata agli argomenti. Usare una maschera rende più libera la mia scrittura; la rende meno legata all’immagine che mi sono fatta di me stessa. Mi scuso in anticipo per chi si sentirà imbrogliato.
Ma dicevo che la discussione sulla pornografia è molto importante, e non voglio lasciarla cadere. Mi fa piacere che Genna-Carmilla e ora la Lipperini calchino la mano proponendo altri interventi. Siccome reputo questo blog un luogo di dibattito, più che di conflitto, voglio provare a riprendere in mano i contenuti, lasciando cadere nel dimenticatoio gli eccessi, che ci sono stati direi da parte di tutti. I miei dubbi sulla tesi di fondo proposta da WM sul post iniziale restano tutti. Intanto proporrei di chiarire con maggior precisione i termini. Se si parla di “linguaggio” del porno a me viene immediato pensare allo smembramento del corpo femminile in immagini sempre più ravvicinate, dove raramente è dato vedere l’intero-persona: il soggetto è ridotto al suo “sesso”. Dico del corpo femminile perché è innegabile che nella stragrande maggioranza dei casi l’esibizione della sua nudità è fatta per appagare il desiderio maschile, che resta ancora il principale motore del porno. Tutti gli elementi tecnici (tipo di ripresa, disposizione della telecamera, etc) devono agevolare il commercio del desiderio. Lo sviluppo tecnologico, tra l’altro, ha agevolato un passaggio radicale nella percezione delle immagini porno: la totale perdita di aggancio con l’esperienza reale. Questo è un processo comune a tanti altri settori dell’intrattenimento. Ed è probabilmente anche il suo fine segreto: l’addormentamento delle coscienze. Attenzione, il mio non è un discorso moralistico. È, se si vuole, un discorso etico. Io stessa, nei giochi erotici con i miei diversi amanti, mi sono fatta riprendere, per poi riguardarmi e riderci su o eccitarmi di nuovo. L’ho fatto senza regole, con l’unico limite, chiarito sin dall’inizio, della non pubblicabilità del ripreso. In questo caso non siamo nella pornografia, ma nel mero trastullo godereccio. Non ci siamo dentro perché la pornografia è, sempre, scrittura “per altri”. Se mettessi in rete il girato, il suo senso cambierebbe. Dominerebbe il contesto di ricezione. Ed è qui che il mio io femminile si ribella. Proprio perché il contesto di ricezione testimonia (sto parlando in termini generali, ovvio che ci sono le eccezioni) per una ordinarietà del dominio del maschio, mi pongo problemi etici su come vengono recepite e usate le immagini porno. E sono portata a rifiutare il porno. Si badi bene: ho detto rifiutare, non proibire. Il rifiuto è personale. Gradirei che le coscienze si aprissero a tal punto da rendere inutile il porno esaltando i corpi in una sessualità veramente liberata. Siccome però mi rendo conto che questa “rivoluzione culturale” è un processo lungo e complicato, e che oggi siamo tutti ridotti a individualità separate, comincio col rifiutarlo personalmente … Wu Ming 1 ha posto la questione del porno come anticipazione di sviluppi futuri dell’industria culturale. Ho provato a spiegare perché non concordo. Senza rientrare nelle cose già dette, chiedo: quanto è in debito, la pornografia, con la pubblicità? E la pubblicità con le arti d’avanguardia? Tutto si contamina e tutto non resta mai uguale a se stesso. La pornografia è stata capace, in certi frangenti, a rubare tecnologie e mezzi di veicolazione. A me questo pare normale, in sintonia con il resto del capitalismo. Per questo non mi convince questa attenzione alle sue peculiarità “anticipative”. Per questo mi piacerebbe si concentrassero energie intellettuali in analisi sull’utenza, sui legami della malavita organizzata con la distribuzione, sulle ricadute nel modo di vivere la sessualità …
Mi fermo e chiudo
bye bye by Giulia alias Cuk-Utitz
Da che mondo è mondo si fa uso della sineddoche (la parte per il tutto). La pornografia e la prostituzione, inadatte a soddisfare le esigenze di chi aspira a entrare in rapporto con la persona tutta intera, si attestano, appunto, a livello di “certe parti” per il tutto. In tal senso non anticipano un bel nulla, ma ribadiscono e confermano le aspettative dei meri sinoddochisti.
Giulia, se quel che dici sulla tua doppia identità è vero, tanto di cappello per la tua abilità nel simulare i sintomi di un’alquanto acre stronzaggine (quella di “Cuk”) da cui, col tuo vero nome, non sembri particolarmente affetta.
A parte questi giochetti, è ovvio che tutto influenzi tutto, però vi sono luoghi, contesti, settori in cui più spesso avvengono sintesi dei flussi e si produce l’anticipazione. Nel porno questo avviene, per i motivi che anche altri hanno evidenziato durante questo dibattito: il porno lavora direttamente sul desiderio e gli istinti primari, saltando il maggior numero possibile di mediazioni, prendendo tutte le possibili scorciatoie, “getting to the fuckin’ point” (e qui c’è un gioco di parole: “fuckin'” è un rafforzativo, ma “fucking point” è pure “il punto in cui si fotte”) *con ogni mezzo necessario*.
La pubblicità è sicuramente un oggetto d’analisi importantissimo, ma lì c’è una mediazione in più: la pubblicità deve convincerti a comprare qualcosa, è una questione di persuasione. Il porno è già oltre la fase della persuasione, se lo stai vedendo è perché sei già persuaso. C’è un passaggio in meno, anche per questo le cose avvengono prima.
Tu ti chiedi quanto debba alla pubblicità il porno, ma io ribalto: quanto deve al porno la pubblicità? Tantissimo. Senza scomodare gli esempi storici fatti da Vance Packard, citiamo cose recenti. Gli spot televisivi e le affissioni murali pullulano di citazioni che vengono colte solo da chi conosce il porno.
Qui a Bologna, per mesi è rimasta sulle bacheche una pubblicità di non ricordo più quale marca di latte dove si vedeva un facial cumshot, uno sbuffo gocciolante di latte sulle labbra di una tipa che era ben più che allusivo.
Pensa alla famosa foto del gelato Magnum (allungato dall’uso di non so quale obiettivo) con la tipa che lo ciuccia in punta dopo averlo addentato e la panna, *bianchissima*, deborda tra le crepe prodotte nello strato di cioccolato.
Anni prima, la pubblicità del Calippo era addirittura sovraccarica di riferimenti alla fellatio, e la stessa confezione del ghiacciolo, il suo stesso concept, erano pensati per alludere a quello. Il Calippo devi tenerlo in pugno finché non si scalda abbastanza da scivolare su e giù all’interno della confezione a cono. A quel punto, ogni volta che lo stringi esce dal cono di due-tre centimetri, un vero e proprio glande da succhiare.
Sulla questione di porno e cinema delle origini: il rapporto inizia subito, e la dimensione pornografica (vera o presunta, ma in realtà non c’è una dicotomia: la pornografia è nell’occhio di chi la vede, la sua definizione è culturale) è fin dai primissimi tempi quella che imprime al medium una spinta propulsiva.
Nel 1896 i fratelli Lumière girano “The Kiss”. Per la sensibilità dell’epoca – quella di una società in cui era sconvenientissimo baciarsi per strada – si trattava a tutti gli effetti di un film pornografico. Lo scandalo che ne derivò rese celebre il nuovo medium. La produzione hardcore vera e propria inizia poco dopo: il già citato “A la bonne auberge” (1908) è il documento più antico che abbiamo, ma può darsi che film ancor più vecchi siano stati girati ma non siano ancora riemersi dall’oblio.
P.S. Come vuoi essere chiamata? Giulia o Irene?
Errata corrige: ho scritto “i fratelli Lumière” perché poco fa stavo parlando di loro e di Melièes, ma il film “The Kiss” è dell’officina di Edison.
P.S. Gli “altri che hanno evidenziato” sono io, ma io banalmente sono soltanto io
E chi lo sa, magari tu e Preoccupato siete la stessa persona, che in realtà si chiama Alice
@ ming

in che senso? quale sarebbe la parte “stronza” fra me e alessadra?
se fossimo la stessa persona la cosa mi preoccuperebbe poco, ma visto che non lo siamo…
Richiami alla pornografia nelle pubblicità del Magnum Algida
Iniziamo da quest’immagine.
Proseguiamo con questa.
Confrontare questa con una qualsiasi scena di doppia fellatio in un contesto di “interracial threesome”. L’unica differenza è che qui hanno dovuto metterci anche un uomo, altrimenti diventava eccessiva… col risultato di renderla ancor più eccessiva!
Qui ci sono addirittura le arterie in rilievo sul corpo cavernoso del pene…
Qui due Magnum sono accostati in modo da evocare una scena di sodomia…
Qui i morsi sono strategicamente piazzati in modo da ricordare i fianchi di una donna…
Poi c’è questa…
***
A proposito di allusioni nelle vecchie pubblicità del calippo, vedere questa. A destra: il ragazzo mostra fiero il proprio calippo, le tre ragazze sono ammirate; a sinistra: il calippo si innalza, turgido, scarlatto. Le tre ragazze festeggiano in groppa a delfini.
Sì, quelli del Magnum sono proprio scostumati
Da anni il loro spot estivo sui diversi gusti del gelato cita esplicitamente i diversi sottogeneri del porno, con un’immagine apposita per ciascuno. Esempio: Fondente=S\M=Modella strizzata da lacci; Fragola=Lesbo=Modelle allo specchio;
Panna\Cacao=interazziale=modello nero+modella bianca…
P.S.Qui c’è un po’ di tutto
Intervengo su un aspetto della faccenda più volte discusso all’inizio di questo dibattito: il rapporto dell’industria del porno con lo sviluppo delle tecnologie. Inizio con un esempio preciso: è un dato di fatto che il porno abbia determinato, a lungo termine, la diffusione di massa del vhs. Negli anni settanta, infatti, era in corso una disputa fra diversi standard tecnologici: il Betamax, l’U-matic e il VHS. Ebbene, il peggiore dal punto di vista “tecnico” (di risoluzione dell’immagine, per capirci) era il vhs, che però si affermò in quanto adoperato dal mercato del porno per i costi ridotti. Naturalmente hanno influito anche altri fattori (qui un link:http://it.wikipedia.org/wiki/Vhs ) ma fu determinante proprio l’impulso che venne dato da quel settore industriale. Quindi non si trattò di semplice “utilizzo” di un mezzo, poichè com’è già stato osservato da WuMing1, nel porno vennero sperimentate per prima certe soluzioni espressive. Così poi è avvenuto in seguito con internet e i videofonini, esistono molti testi e ricerche sull’argomento, che lo si voglia o meno è quel settore ad essere trainante, non certo la musica e gli mp3. Basti pensare poi al numero di siti amatoriali (nel senso del sotto genere “amateur”) esistenti, oltre a quelli a pagamento ecc. Tutto ciò non per sviare il discorso, ma penso bisognerebbe sempre partire dai dati per poi eventualmente fare ipotesi, teorie e congetture. Io non credo si stia sopravvalutando l’apporto del porno, va solo “letto” come le altre componenti della cultura popular. Ho usato termini troppo ambigui?;)
La pubblicità tende ad associare un prodotto a immagini che solletichino le pre-esistenti, antichissime “voglie” dell’uomo: voglia di sesso (nelle sue varie specialità: anche orale), voglia di potere, di ricchezza, di esclusività.
E allora? Certo, esiste anche la voglia di acqua calda…
@Angelini
Gli spot Magnum non si limitano ad evocare immagini di sesso, citano proprio il modo in cui i vari sottogeneri del porno rispondono ai vari gusti sessuali, per suggerire l’idea che il gelato in questione risponderà ai vari gusti con altrettanta “precisione”. E ci sono moltissime altre campagne pubblicitarie che non si limitano all’allusione scopereccia, ma riprendono proprio intere situazioni archetipiche del porno. Se poi volessimo parlare della tv in generale, la lista sarebbe infinita, da “La pupa e il secchione”, a “Casalinghe Disperate”, che fin dai titoli citano archetipi evidenziati dal porno. Ovviamente non dico “inventati”, dico evidenziati al livello di massa dal porno per primo.
@Cuk\Giulia,
Dalle tendenze della tv generalista non si impara niente sul futuro, la tv generalista ci arriva sempre per ultima, e oggi è moribonda. Il futuro è altrove, tra le mani del “prosumer” (producer+consumer) che (spero) sarà sempre più facile per noi diventare, e sempre più difficile censurare, e irregimentare nel copyright.
Stavo per rispondere poi ho visto che l’ha già fatto molto bene Alessandra. Infatti, Lucio: quelle non sono semplici allusioni al sesso, sono proprio allusioni al porno, sono citazioni di pose, situazioni e immagini porno. Due donne che eseguono la fellatio su un solo maschio e intanto sorridono e fissano l’obiettivo, sperma che cola dalle labbra etc.
ora,tenendo conto di quello che affermò Chicchitto nella conferenza del bar grande qualche anno fa,ossia che si era giunti a sviluppare le tecnologie per la telefonia cellulare inizialmente solo per soddisfare le esigente dei pusher che sentivano compressa la propria capacità di agire e non si accontentavano più dei cercapersone,si conviene che per individuare brand e trend l’unica è mettersi sulle traccie di uno spacciatore lascivo,spezzando definitivamente le catene col promotore finanziario e piantandola di leggere tra le righe,e “in Cristo”,la quotidianità
Scusate. Intervengo la prima volta su questo blog mai frequentato. Ci sono arrivato leggendo un articolo di Adamo su Carmilla dato che sto scrivendo un libro -ahime- a tesi sul porno, specialmente quello italico. volevo aggiungere poco alla mole delle cose fin qui scritte, e sono le seguenti:
1) condivido e “fraternizzo” con quanto scritto da Giulia;
2) grazie a dio sono scampato a molte letture strutturaliste, lacaniane, post-strutturaliste…ho sempre pensato di essermi perso qualcosa. Evidentemente no. Risultero’ molto ignorante e poco “a la page”, ma vivo meglio e alleggerito da tanta fumosita’ nervosa;
3) tutta la discussione e’ un’ottimo esempio di come il relativismo sia una sorta di moda “segaiola” (pardon) che gioca a confutare ffatti veri e concreti;
4) il porno e’ porno, cioe’ nevrosi masturbatoria di chi lo guarda e mi spiace che si perda del tempo e delle energie nel dargli una dignita’ che a me pare squallore. A furia di straparlare davanti ad un pc e a furia di cazzeggi pseudo-intellettuali tra soliti noti perdete di vista la realta’ oggettiva: squallore e degradazione per chi lo fa e per chi lo guarda. Quanto alle giustificazioni queste si trovano per tutto. Insomma se uno dei vostri piaceri e’ masturbarvi con i piu’ svariati sotto generi del porno, lasciate riposare le lingue e risparmiate discorsi e dateci dentro. Non c’e’ mica da vergognarsi. Nessuna condanna morale, visto che ogni individuo e’ libero. E in tutta liberta’ altri potranno considerarvi dei chiaccheroni finto-colti depravati. Se liberta’ deve essere…
Azz, chissà lo spessore argomentativo e il valore scientifico del tuo libro!
Per prima cosa faccio notare l’incoerenza della tua presa di posizione, dato che che qui lo strutturalismo l’ha tirato in ballo soltanto Giulia, – proprio quella a cui dai ragione – e i commenti più “intellettuali” erano i suoi.
In secundis, se tu stesso dici che certi fenomeni non vanno esaminati in quanto negativi, mi chiedo che razza di “ricerca” tu stia conducendo e che opera tu stia scrivendo.
In base a un’impostazione come la tua, siccome mi fa schifo il cibo servito da McDonald’s, nessuno dovrebbe perdere tempo a fare inchieste su McDonald’s, e così per ogni cosa giudicata negativa. Bizzarro anzichenò.
Anche chi condivide il tuo giudizio politico/morale può facilmente rendersi conto che stai confondendo la condanna con la ricerca, e la morale con la scienza. Il porno è una delle più grandi industrie del mondo, la si dovrebbe studiare come si studiano l’industria energetica, quella alimentare e così via. Tutte industrie che ogni giorno compiono misfatti (come certo se ne compiono nel porno), ma proprio per questo dovremmo “perdere tempo” occupandocene.
E aggiungo che riportare oggettivamente il fatto che in una data industria si sperimentano prima codici, linguaggi e modalità produttive non implica di per sé un giudizio morale opposto al tuo, né un dare una “dignità” che non sia la dignità di oggetto di studio.
Tra l’altro, anche ammesso che il porno sia solo nevrosi masturbatoria, da quando in qua non si dovrebbero studiare le nevrosi? Boh.