Allora: qui trovate la replica
di Giulio Ferroni a Baricco. Qui trovate l’annunciato (nei commenti di ieri) pezzullo
sulle reazioni (e, sì, giocoforza parziale perché, quando l’ho scritto su questo
blog mancavano molti interessanti commenti, e, no, i titoli non li fa chi
scrive- questo per rispondere a un paio di rilievi fatti più sotto. Quanto a Luca, accolgo l’appunto: vero, a forza di parlare di lit-blog si dà per scontato che si sappia cosa sono, e si dà anche per ovvio che Lipperatura sia il blog della Lipperini. Ammenda ammenda ammenda).
Non è on
line, invece, l’intervento, sulle stesse pagine, di Carla Benedetti. Lo metto
io:
L´intervento di Baricco mi ha molto colpito e ho subito parteggiato per
lui. E´ ovvio che chi scrive un libro, chi dedica lavoro e ostinazione a
un´idea, merita un confronto serio e non due battutine lasciate cadere parlando
d´altro, senza entrare nel merito. E´ ovvio che il critico dovrebbe
attraversare in profondità il suo oggetto (e questo è il requisito minimo,
ancora meglio sarebbe se il critico, oltre a leggere e argomentare con cura,
avesse anche delle idee, ma spesso le due mancanze vanno assieme).
A liquidare un libro con un sorrisetto derisorio, o persino con un attacco alla
persona, fatto magari per regolare i conti, senza che al lettore arrivi una
briciola dei contenuti o delle idee in gioco, sono buoni tutti. Tra l´altro
questa è una modalità di "critica" che ai letterati italiani piace
molto, soprattutto per far fuori autori o idee scomode. Persino Tommaseo trovò
il modo di piazzare colpetti analoghi a Leopardi dentro al suo Dizionario
(andate a vedere per esempio la voce "procombere"), e questo la dice
lunga sulla piccineria dei protagonisti, passati e presenti, della cultura nel
nostro paese.
Ma la cosa che più mi ha colpito dell´intervento di Baricco è un´altra. E cioè
che una simile protesta contro la superficialità grottesca di certo giornalismo
culturale venga da uno scrittore di bestseller a cui certo non manca la
visibilità, e che tra l´altro può disporre per ribattere di un ampio spazio su
un importante quotidiano nazionale. E´ insomma clamoroso che a lamentarsi
questa volta non sia lo scrittore ignoto, ma il più noto. Questo significa che
c´è in gioco molto di più di una semplice scorrettezza da parte di questo o
quel critico.
In gioco c´è la necrosi avanzata delle pagine culturali italiane e della loro
implicita idea di letteratura. La maggioranza delle pagine culturali italiane è
schizofrenica. Da un lato esaltano ciò che vende ricordo un articolo di poco
tempo fa che metteva l´uno accanto all´altro i volti di Baricco e di
Buttafuoco, con sotto i rispettivi numeri di copie vendute. Messaggio
implicito: "ciò che vende vale". E un articolo su Magazine del
Corriere, dedicato alla Mastrocola, intitolato "Come ti vendo 80.000
copie". Dall´altro ospitano articoli che snobbano ciò che vende in nome di
un´idea mortuaria di letteratura. Da una parte offrono una letteratura
surgelata, sfibrata, incrostata nel vecchiume. Dall´altra le marchette con gli
editori e le grandi macchine pubblicitarie.
Le pagine culturali del maggior quotidiano italiano sono impegnate da anni in
operazioni di revisionismo storico. Parlano solo di anni ´30 e ´40. Ma quando
parlano dell´oggi è per lanciare libri di plastica destinati alle grandi
tirature, con operazioni pubblicitarie concertate. Nient´altro. Lo scollamento
tra le pagine culturali italiane e la cultura viva del paese è oggi pauroso.
Tutto ciò che di nuovo e di forte si produce resta fuori.
Mi ha colpito molto il commento di Girolamo (Scritto da: girolamo | 03/03/06 a 11:57 ).
Girolamo sei un vero tecnico della materia. Bravo Girolamo, hai capito tutto. Ti stringo forte la mano, vai sul sito http://www.beatiisecondi.com e mandami una mail. Ho voglia di parlarti. Enzo
Messa in questi termini, Loredana, la mia opinione è che la critica letteraria è solo un altro genere di letteratura, a volte più appassionante delle opere di cui tratta.
Genere che può essere esercitato con un qualsivoglia numero di parole ed interessandosi dei testi che l’autore (il critico letterario) ritiene più utili alla sua opera.
Ritengo giusta la risposta di Baricco e ignobile il comportamento dei due critici. Spero che Citati e Ferroni si diano conto che forse è ora che la smettano di scrivere (hanno già una veneranda età), se sono ridotti a fare battute di basso livello tra un articolo e l’altro, coinvolgendo un autore che non ha niente a che vedere col tema dell’articolo.
Che Ferroni abbia o non abbia recensito “formalmente” il libro di Baricco non è importante: se lo ha fatto, ciò non giustifica l’atto farcire altri articoli con brevi battute su quel libro, se non lo ha fatto, che eviti di nominare Baricco a sproposito.
Aggiungo che ho letto poco Baricco e quel poco che ho letto mi è bastato. Ritengo però sacrosante le sue recriminazioni.
Auguri Baricco.
Buona Pensione Ferroni e Citati
L’umorismo ha davvero bisogno di tanta giustificazione, ed è davvero così grave? Ho i miei dubbi (ma ricordo bene che c’è gente che rifiuta l’umorismo perché non lo comprende)
Ivan, hai proprio ragione: una risata ci seppellirà!
Ivan, hai proprio ragione: una risata ci seppellirà!
@ Vincenzo Naclerio:
“Tecnico della materia?”
Girolamo non sa, Girolamo semplice pedina nel grande gioco della vita 🙂
Beh, Girolamo, potevi dirlo prima che eri manovrato:-)
(chi la prende sul serio è scemo)
@ Carlo Lucarelli et alii.
Mi piacerebbe davvero fosse il Sig. Lucarelli ad avermi “redarguito” per non aver compreso il suo pensiero. Dico questo perché anch’io potrei chiamarmi Carlo Lucarelli o Alessandro Baricco in un blog in cui gli interlocutori sono senza volto. Scusate la diffidenza. A parte ciò, il fatto è che la presa di posizione di Lucarelli su Repubblica in difesa di Baricco, per una critica più responsabile, la ritengo fuori luogo per il semplice motivo che entrambi sono soci della casa editrice Fandango. Mi sa tanto di conflitto d’interessi…in arringa. Ammettiamo che il richiamo di B. e poi di L. ai critici a fare meglio il proprio lavoro sia corretto in linea di principio. Nel merito tutta questa polemica però pecca di gravi difetti: 1. La personalizzazione da Narciso ferito che ne fa Baricco 2. L’infondatezza della mancanza di una degna stroncatura dell’opera di B. da parte di Ferroni (torno a chiedermi: ma l’avete letta o no? Come mai nessuno ne parla?) 3. La totale mancanza di correttezza da parte di Baricco che non mi risulta (ma non ho l’arroganza di esserne certo), si sia ancora degnato di rispondere alla replica di Ferroni. Insomma, da quale pulpito viene la predica?
Dare del poco serio e attento lettore a Ferroni (e Citati), ammettetelo, è stato un errore di valutazione. Poi quando vogliamo cominciare seriamente a parlare di critici che fanno male il proprio mestiere sarò lieto di partecipare al dibattito.
Caro Maso, fai bene a diffidare dell’anonimato su internet, come anche dei nick che nascondono i nomi. Io mi chiamo e mi firmo Carlo Lucarelli e se c’è bisogno di una certificazione farò una telefonata a Loredana Lipperini e potrai chiedere conferma a lei. Quanto al conflitto di interessi non vedo cosa c’entri. Che Baricco sia mio amico è cosa nota, che io non sia un baricchiano altrettanto, e quello che ho scritto sulla mancanmza di serietà di molti critici nei confronti del cosiddetto “giallo” lo avevo già scritto molto tempo prima, come ricorderà anche Biondillo che è prontamente intervenuto. Però, ripeto, credo che il fulcro del dibattito non debba essere Baricco e le critiche ai suoi libri, ma la serietà di certa critica.
Lucarelli: “Però, ripeto, credo che il fulcro del dibattito non debba essere Baricco e le critiche ai suoi libri, ma la serietà di certa critica.”
Sebbene l’autocitazione possa essere un vezzo discutibile, ho scritto qualche settimana fa, perciò in tempi non sospetti:
“Per questo, in maniera tutt’altro che azzardata, la morte della critica dovrebbe coincidere con la morte dell’umanità, o più banalmente con la fine dell’intelligenza. Questa catastrofe è altamente improbabile, al momento.
La risposta su cosa attendersi dalla critica è perciò implicita: opinioni, giudizi, interpretazioni; anche affermazioni politicamente significative, e non certo come vani orpelli. Che poi il critico possa orientare è una circostanza del tutto secondaria, quasi un’impresa involontaria: se accade, quando accade, è solo l’esito riflesso di un parere espresso con un grado di onestà che, mi auguro, sia più alto possibile. E’ l’onestà del parere che Giulio Mozzi, secondo me, si deve attendere. La mediazione culturale del critico, infine, diventa mediazione editoriale quando, più che generare consenso, si rivela efficace come strumento di comunicazione, e contribuisce ad istituire un rapporto tra un testo, un autore e un pubblico. Eventualità che non è poi così rara, e in rapporto alla quale la schedatura formale come cronista, studioso, critico militante, filosofo è del tutto marginale, oltre che frivola: in potenza, oltre ad essere viva, la critica è di tutti, basta saperla fare (affermazione che ha il sapore della tautologia: come dire che il critico è colui che critica, ma non è del tutto inutile). L’ammaestramento, invece, è degli idioti.”
(In risposta a Giulio Mozzi)
Caromaso, mi auguro che tu non abbia bisogno della mia certificazione (anche se così mi privo del piacere di sentire Carlo). Sulla questione giallo, non solo concordo in pieno con Lucarelli medesimo, ma una piccola ricerca negli archivi di questo blog potrebbe confermarti che la discussione in questo senso va avanti da mesi…
Caro Lucarelli, credo alle sue parole di “autocertificazione on-line” e apprezzo molto la sua risposta. Non posso però che confermare la mia sorpresa circa il merito della recensione di Ferroni in cui, a quanto pare, pochi hanno avuto la benevolenza di entrare; tantomeno, mi pare si voglia dar seguito alla civile e ironica sua risposta. Ne prendo atto. Ribadisco al contempo il mio pensiero: il dibattito sulla cattiva critica è sacrosanto, come sacrosanto dovrebbe essere un serio dibattito sulla cattiva letteratura, il cattivo cinema, la cattiva arte. Il fatto è che viviamo in un’epoca culturalmente polverizzata e sportivamente patinata. Con ciò non voglio dire che manchino buone forme d’arte contemporanea: cinema, musica, letteratura, arti visive… Il fatto è che molto raramente esse sono in vetta alle “classifiche” di gradimento.
“Il fatto è che viviamo in un’epoca culturalmente polverizzata e sportivamente patinata. Con ciò non voglio dire che manchino buone forme d’arte contemporanea: cinema, musica, letteratura, arti visive… Il fatto è che molto raramente esse sono in vetta alle “classifiche” di gradimento.”
C’è un assunto implicito: che la buona letteratura (cultura, etc.) debba essere in cima alle classifiche di gradimento.
E due ambiguità: cosa intendi per buona e cosa per gradimento?
(non sono d’accordo, comunque sia: spesso le classifiche di gradimento “ospitano” ottimi libri; aggiungo che l’aranciata è gradita e venduta più dei libri, mediamente, in ogni parte del mondo, e non è esattamente una battuta: una buona guida turistica venderà, nel 90% dei casi, più di ogni testo teatrale: esiste qualcosa come l'”uso del testo”, che nel caso della guida turistica è evidente, in altri casi lo è meno)
“il dibattito sulla cattiva critica è sacrosanto..”
E così dovremmo avere critici che giudicano altri critici, o sennò scrittori che, come fa Baricco, ricriticano i propri critici. Scusi Caromaso ma ho l’impressione che il polverone si alzerebbe troppo.
A mio modestissimo avviso (sono un lettorucolo abbastanza ignorante)la critica può essere anche considerata un’arte, ma sarà sempre serva e gregaria delle arti, diciamo così, creative, che forniscono la materia prima e originale.
Ho l’impressione che, buona o cattiva che sia, gli venga quindi attribuita troppa importanza, sia in sè che rispetto all’effettivo impatto sui gusti del pubblico, quello popolare, che credo se ne disinteressi, e quello più colto, che ha gli strumenti per decidere da sè cosa gli piace o per interpretare un autore.
Sarà che personalmente ritengo la critica un genere letterario divertente, stimolante e utile ma dio me ne scampi e liberi se mi ha mai fatto cambiare radicalmente idea su un’opera o mi ha spinto ad acquistarla.
Saluti.
vi informo che il romanzo di Baricco, dopo la polemica, è sceso all’85° posto nella classificas dei libri più venduti. Insomma, la polemica non ha avuto gli effetti sperati.