Su Repubblica di oggi c’è un articolo della vostra eccetera su web, scrittura, passaparola, blog, aNobii. Il contenuto extra è un’intervista che avevo fatto a Vanni Santoni sull’argomento, ma che è purtroppo saltata. La metto qui.
Tu sei in qualche modo nato su Internet. Con il blog dei personaggi precari, giusto?
Era la fine del 2004, scrivevo da poco e cercavo una maggiore disciplina, volevo costringermi a scrivere ogni giorno. Aprii Personaggi precari, che all’inizio era più che altro uno spazio per le mie esercitazioni; pian piano però, anche grazie ai commenti e al favore dei lettori, da palestra diventò un vero e proprio progetto letterario. Oggi è una realtà molteplice: mentre i nuovi personaggi continuano a uscire sul blog, Personaggi precari è anche un libro, una serie di raccolte su riviste online, una rubrica su un giornale, ed è in corso un adattamento teatrale. Ancora oggi il mio blog è il canale principale con il quale comunico con i lettori.
Quanto ti ha aiutato vincere il concorso di Scrittomisto?
Credo molto. Si sa che pubblicare, per un esordiente, è difficile. Grazie a quel concorso, Personaggi precari diventò un libro, ed è anche grazie a quel libro se sono arrivato a pubblicare il mio nuovo romanzo, Gli interessi in comune, con Feltrinelli. Non siamo nel mondo anglosassone, nel quale, grazie a un bacino di utenza ben più vasto, c’è anche chi “vive” di blog. In Italia il passaggio al cartaceo è essenziale per un autore.
Come valuti il tuo rapporto con i blog letterari, come Nazione Indiana? Che peso hanno, a tuo parere, nella discussione letteraria, e quanto nel passaparola?
Su Nazione Indiana ho pubblicato tre testi, uno proprio in questi giorni, e ne sono un avido lettore; apprezzo anche Carmilla e Il primo amore. A volte sulle riviste online avviene quel dibattito che si vede sempre meno sui giornali, ma a mio avviso si potrebbe fare ancora di più, mi piacerebbe vedere più dibattito anche tra riviste. Il passaparola, invece, credo sia ancora un fenomeno soprattutto “umano”, anche se la rete sta allargando velocemente la sua influenza.
E aNobii? E’ utile in questo senso?
Sicuramente su aNobii c’è un passaparola tra utenti, che se il libro piace ha il suo effetto, ma per l’autore non è così utile: le relazioni su aNobii sono relativamente intime, spesso chi hai come “amico” lì già ti conosce e legge. Per fare semplice promozione trovo più funzionale MySpace, mentre per promuovere eventi e presentazioni Facebook è sicuramente il social network più avanzato. aNobii, più che per promuovere, è utile per vedere cosa pensa la gente del tuo romanzo. Grazie ad esso ho potuto leggere una sessantina di recensioni de Gli interessi in comune scritte dai lettori, è fantastico poter capire come e perché il tuo libro sia piaciuto, e sono motivi spesso molto diversi da quelli che l’autore immagina.
Rete e scrittura: cos’è Scrittura industriale?
Cito dal nostro sito: Scrittura Industriale Collettiva (SIC) indica un metodo di scrittura collettiva e la comunità aperta di scrittori che lo utilizzano. Si tratta di un progetto nato in rete, che ha come obiettivo far diventare la scrittura collettiva una prassi letteraria, e scrivere un romanzo collettivo a 100 mani che sia innanzitutto un buon libro. Il termine “industriale” è soprattutto una provocazione, che nasce dal forte accento che il metodo pone sulla divisione del lavoro. In questo momento i lavori del romanzo collettivo sono in corso, sarà ambientato nel periodo dell’occupazione tedesca in Italia e della Resistenza.
Ciao Loredana,
visto che sono finito (tornato?) su internet, vale la pena riportare i link 🙂
Personaggi precari (il cartaceo è esaurito, ma il pdf è in copyleft, quindi download libero): http://www.divshare.com/download/6340072-25f
L’ultima selezione di Nazione Indiana: http://www.nazioneindiana.com/2009/05/04/personaggi-precari-millennium-edition/
Gli interessi in comune su Anobii: http://www.anobii.com/books/013a8fa06850d94469/
Il grande romanzo aperto e la SIC: http://www.scritturacollettiva.org/front
Loredana, pongo due questioni.
1- La rete sta influenzando la letteratura cartacea o si amalgamano con scatti e pause imprevedibili?
2- Quali saranno le future politiche “internettiane” delle case editrici se le nuove generazioni leggono sempre meno cartaceo e viaggiano con un grado crescente di presenza sulla rete?
Alla prima domanda voglio rispondere con le parole di Vanni Santoni: “A volte sulle riviste online avviene quel dibattito che si vede sempre meno sui giornali, ma a mio avviso si potrebbe fare ancora di più, mi piacerebbe vedere più dibattito anche tra riviste”. Credo che la rete stia divenendo il luogo deputato alle discussioni letterarie, a discapito ahimè delle riviste, oramai quasi di nicchia (come se non lo fossero già diventate…).
Alla seconda domanda rispondo credendo che si stia ancora vivendo una fase di passaggio, con confini poco chiari e forse imprevedibili per le stesse case editrici che cercando di stare sull’onda per emulazione, forse.
ciao Loredana ciao tutti. innanzitutto grazie per la citazione di NI nel tuo articolo di ieri, e a seguire un paio di osservazioni su questa storia delle riviste cartacee letterarie e quelle in rete. In realtà tra le due “espressioni” esiste una dimensione cooperativa non da sottovalutare. personalmente dirigo una rivista Sud http://www.lavieri.it/sud/ la cui tiratura si aggira sulle mille copie. A parte il suo essere presente in rete (pdf scaricabili dell’intero archivio) su Nazione Indiana e altri blog a cui collaboro appaiono spesso articoli, testi, interventi della rivista, offrendo agli autori la possibilità di raggiungere un numero di lettori sicuramente superiore rispetto alla tiratura (ma soprattutto alla complicatissima distribuzione nelle librerie). Questo vale non soltanto per le riviste letterarie, ma anche per quelle più politiche, per non parlare poi di poesia o di critica letteraria.
Insomma la Rete attutisce il colpo della caduta delle braccia di chi, facendo riviste si trova confrontato a mille e una difficoltà (soprattutto di tipo editoriale e finanziario)
effeffe