CONTRO TOBIA CORCORAN

Boy_with_book_1   Da Silvio d’Arzo, Una storia così :

“Uno studente dai sei anni in avanti non può compiere azione più immorale, malvagia, spregevole, pericolosa, allarmante che leggere libri che non siano i tre libri di testo. E a sua volta un maestro dai  vent’anni in avanti non può compiere azione più infamante, allarmante, pericolosa spregevole, malvagia, immorale che far leggere libri che non siano i tre libri di testo. Per non aver nessun  dubbio in proposito, i tre libri di testo sono tre:

Trattato di geometria ed aritmetica, del signor Tobia Corcoran;

Trattato di grammatica, del signor Tobia Corcoran;

Trattato di analisi logica, del signor Tobia Corcoran;

Tenuto conto però dell’indole particolarmente esuberante dei giovani alunni, e in via del tutto eccezionale, il signor Tobia Corcoran…, si benignerà all’occorrenza di derogare dalle norme su esposte: e, se i ragazzi lo avranno meritato durante l’intero anno scolastico, l’ultimo giorno di Carnevale sarà in grande allegria festeggiato con la lettura in classe di Una mia visita alla raffineria di zucchero nella provincia di Portland del signor Tobia Corcoran”

Del signor Corcoran, e di giovani lettori, e di scuola, bisogna parlare più spesso: proprio di questi tempi, con il moltiplicarsi delle uscite di libri per ragazzi. Cade molto a proposito un intervento già effettuato al Forum di Bari: l’autrice si chiama Loredana Perego, insegna lettere in una scuola media di Vicenza, è membro del gruppo tecnico della Rete bibliotecaria scuole vicentine

L’integrale è qui.

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50 pensieri su “CONTRO TOBIA CORCORAN

  1. Tanto per gettare un sasso in questa melassa politicamente corretta: non mi pare che tutto questo invito alla lettura serva a qualcosa. I bambini e adolescenti di oggi sono sgrammaticati, ignoranti, maniacalmente attaccati alla playstation. Forse più Corcoran e più polso di ferro servivano.

  2. Mah, come se le nuove generazione avessero veramente voglia di leggere! Colpa d’una cattiva educazione scolastica sì, ma anche che viene dalle famiglie: stanno davanti alla playstation, o con l’i-pod, o con il giochino portatile, e quando no stanno al cellulare che è come una piccola base NATO, con tanto di macchinetta per il caffè. E sono oltremodo sgrammaticati: colpa della rete che li ha avvicinati a un non-linguaggio che è solo un guazzabuglio di codici.
    Sic transit gloria mundi.
    g.i.

  3. Giuseppe, io non credo che il linguaggio dei bambini e dei ragazzi sia un guazzabuglio di codici: credo che usi codici diversi, semmai.
    Credo di ripetermi, ma pazientate: videogames, cartoni animati e altri portatori di immaginario non raccontano storie molto diverse da quelle narrate in secoli di civiltà letteraria. Qualche settimana fa, ad una nota e stimata operatrice culturale dedita alla promozione della lettura fra i ragazzi, tentavo di raccontare come, per esempio, ci siano tematiche della nostra mitologia anche in quelli che vengono ritenuti prodotti “lontani” e ovviamente deleteri come l’animazione giapponese (per dire: il conflitto padre-figlio di cui si parlava un post fa sta interamente nell’anime “Inuyasha” trasmesso da Mtv e amatissimo dai ragazzini). Dove voglio arrivare? A sostenere due cose:
    -contrapporre libri e altri media “narrativi” è, perdonate, sciocco. Semmai sarebbe bello che gli adulti imparassero a riconoscere la provenienza delle narrazioni extra-letterarie e la condividessero con i bambini
    – la sgrammaticatura di cui parlano Giuseppe e, prima, il caro signor Tobia, è fenomeno assai più complesso della lamentazione da elzeviro-di-linguista-o-di-scrittore-insegnante. Se vi capita di mettere a confronto la scrittura “ufficiale” di un ragazzino (quella destinata ai temi o comunque alla lettura da parte di un adulto) e quella, per esempio, che si esplica in rete (blog o altro) potrete notare che lo STESSO ragazzino sa perfettamente quando usare il “ch” e quando “k”. Solo, differenzia la destinazione. Nel caso del web, come notava Wu Ming 1 nei commenti di Vibrisse, è una scrittura che somiglia molto all’oralità. Anzi, cito: “A un purista linguaiolo o a un letterato cilioso può sembrare barbarie, ma è perché non capisce che quella *non è scrittura*, o almeno non è soltanto scrittura: è il “pensiero che si forma in bocca” di cui diceva Tzara, solo che anziché uscire dalle labbra si trasmette ai polpastrelli. E’ una sorta di oralità che lascia segni grafici, come gli SMS”.

  4. Aggiungo, tanto per esemplificare anche se in ambito musicale e non letterario: sapevate che la Los Angeles Philharmonic ha eseguito in concerto le musiche di Final Fantasy? Cos’è, semplice marketing? Io non lo credo.

  5. Loredana, ma se tu avessi ragione – e in parte credo di sì -, io allora non mi spiego perché le nuove generazioni sono sempre più ignoranti e sgrammaticate, per non dire prive di fantasia: un tema, dato come compito in classe, getta il ragazzino di oggi nel panico totale, e quando ti butta giù due righe scritte male è già da ringraziare il cielo. :-(((
    Pure io lo guardo – quando posso – Inuyasha, e mi fa pure tenerezza con quelle orecchie da cane, e di più perché è un mezzo demone: ma i personaggi parlano in maniera piuttosto corretta, senza troppe sbavature linguistiche.

  6. Giuseppe, non ho la spiegazione pronta (magari): però ho una domanda, se vuoi. Perchè in altri paesi le “fan fiction” fanno parte dell’attività scolastica e da noi sono considerate un hobby?

  7. la tesi di WM1 (che non è solo sua 😉 è giustissima, anzi per capire meglio il fenomeno ci sono delle opere di platone (soprattutto una lettera) che aiutano a capire molto bene il Nuovo fenomeno che dobbiamo affrontare.
    Tra l’altro ho notato che alcuni scrittori (non certo di oggi e neppure del recente ieri) avevano già avvertito questo impasto di scrittura orale, di una oralità a totale distanza e senza corpi, che avremmmo dovuto affrontare una volta concretizzatosi il nuovo mezzo (che loro naturalmente manco immaginavano).
    Invece una delle cose teoriche più intelligenti scritte su questo fenomeno in arrivo (ancora non esisteva internet) l’ha scritta, tanto per cambiare, il geniale Mcluhan, e l’ha fatto non nelle sue opere più famose ma nelle sue riflessioni sulla religione dove ci sono delle intuizioni geniali (ma non potevano essere che geniali).
    Ad ogni modo io non parlerei con tale leggerezza dei vedeogames perchè sono (in mano aragazini, altra cosa è no scrittore adulto) una cosa potenzialmente molto negativa, come la televisione (a differenza della scrittura via internet) perchè sono ipnotici e l’interazione è solo apparente e per lo più passiva e indotta da automatismi, questo sia che veicolino temi alti (cosa di per se impossibile) che bassi.
    Ma so che questo discorso nell’euforia generale (visto anche che il mercato tira) verrà preso per “passatismo”;-)
    geo

  8. Georgia, e chi è che parla con leggerezza dei videogames? Semmai, la leggerezza sta nell’escluderli in toto e nel negarli come portatori di contenuto. In un videogame puoi trovare Il flauto magico (non scherzo) e le tecniche di addestramento per kamikaze (non scherzo neanche qui). Così come fra i libri puoi trovare Mein Kampf e il Faust.

  9. Loredana, neanche io ho una risposta pronta all’uso. C’è da dire, però, che gli altri paesi sono “altri paesi”: l’Italia è l’Italia, ovvero deve ancora fare i conti con problemi di istruzione non poco gravi, che coinvolgono non solo l’Italia del Sud, ma anche quella del Centro e del Nord. Solo da pochissimo le lingue, inglese, francese, sono state prese un po’ sul serio dal nostro sistema scolastico; negli altri paesi – guarda la Francia, ad esempio – si parla il francese ma anche l’inglese. Vado in Francia e se parlo in Inglese, quasi mai uno che mi dica che non capisce. Qui è già tanto quando sanno la differenza fra Hello e Farewell. :-((( Abbiamo altri problemi, e non solo per le lingue straniere; soprattutto per l’italiano che i giovani non lo sanno proprio, riducendolo però in poltiglia. :-((( E non dico delle strutture scolastiche – guarda al sud, che disastro! Professori che non possono insegnare perché non hanno classi, perché non hanno un edificio scolastico, ma solo un tendone, o una baracca… :-((( Altro che “fan fiction”. Siamo nella merda fino al collo, e faciamo finta di niente. :-(((

  10. Giuseppe, ti dò io la spiegazione, come ex insegnante delle medie. Una volta erano le maestre, fin dal primo anno di scuola elementare, a preoccuparsi della “correttezza grammaticale” dell’espressione scritta. Poi si pensò che quel tedioso tipo di interventi compromettesse la “spontaneità espressiva” dei piccolini e così si decise (mode didattiche dagli anni 70 in poi) di rinviare alle scuole medie ogni cura in tal senso. Gli insegnanti di lettere delle medie, nel frattempo, continuarono a dare per “già svolto” il programma di insegnamento delle regole di orto-sintassi. Insomma nessuno (a parte Lucio Angelini e pochi altri) si preoccupò più di chiarire che “su qui e su qua l’accento non va” eccetera:-/
    Resta, comunque, assodato, che la scrittura si cura soprattutto con la lettura.

  11. @ LUCIO
    Hai detto benissimo, facendo pienamente centro.
    La lettura aiuta molto, sicuramente, a scrivere bene. Tuttavia bisogna prima imparare le basi per suonare il pianoforte, e solo dopo tentare (im-possibili) virtuosismi. 🙂

  12. si loredana come Mein Kampf e il Faust. Ma quando dico affrontarli con leggerezza alludo proprio a questi parogani che non stanno nè in cielo nè in terra.
    Ti faccio un esempio (che o ha nulla a che fare con i videogames ma solo con la potenza dei nuovi mezzi) che mi colpito molto e indignato.
    La oriana fallaci scrittrice in esaltazione razzista ha scritto un libro, per me indegno, ma passi, il Corriere della sera glielo ha sponsorizzato pubblicandone paginate intere (anche se attenuate da altrettante paginate intelligentissime di Tiziano Terzani) e passi, perchè quando si legge si va avanti e indietro, si è all’esterno del mezzo, si ri-flette, si è ancora padroni del nostro giudizio, e l’esterno se non lo vogliamo non ci invade.
    Ma una sera facendo zapping sono capitata su canale 5 dove l’infingardo Mentana ci leggeva un pezzo della Fallaci con un montaggio propagandistico che aveva dell’orrido.
    La fallaci parlava di orme di extracomntari che invadevano le nostre citta e attentavano agli uffizi, e sotto passavano immagini di islamici nei loro paesei che pregavano, di donne con il capo coperto e di … palestinesi.
    E stata una delle operazioni razziste (di razzismo veicolato dal potere per i suoi progetti che è l’unico veramente pericoloso, quello usato dagli stati per scatenare e comandare meglio) più indegne e infingarde a cui io abbia mai assistito nell’arco della mia esistenza, un vero incitamento al razzismo da codice penale. Eppure i contenuti erano gli stessi che avevo già letto, ma c’era un “di più” che era quasi criminale. Il mezzo oggi è, ahimè, il messaggio, non tanto il contenuto “originario” che ci metti.
    nessuno di chi ha assistio a quel pezzo di mentana ricorda neppure più le parole dela fallaci, ma tutti ricordano, e in maniera indelebile, la sensazione indotta di pericolo collegata a quelle immagini. Questo è il vero razzismo indotto dall’alto, e il passato non sembra aver insegnato, in positivo, nulla, anzi.
    Il libro non è ancora un Mezzo, la televisione invece lo è, un mezzo autenticamente tribale.
    Questo non toglie che non si possano fare capolavori anche con i videogames, ma temo che i capolavori, che saranno molto più noiosi e impegnativi della robaccia, lasciati a se stessi non potranno certo essere competitivi ;-).
    Ad ogni modo i videogames sono fra noi e … quindi non vanno ignorati però occhio e nervi saldi:-))))
    geo

  13. Georgia: però tu avvicini libri e televisione. I videogames sono altra cosa: e non solo perchè, come tu stessa dici, presuppongono l’interazione.
    Secondo: perchè ci ostiniamo nel ritenere il lettore sempre e comunque accorto e lo spettatore (o gamer) un perfetto imbecille?

  14. il lettore e lo spettatore sono la stesa identica persona, non credo esistano spettatori non lettori e neppure lettori non spettatori 🙂 e quelli che usano (e hanno usato fin da bambini i video giochi nelle loro diverse forme) sono sempre di più. Quindi la storia del perfetto imbecille (che ormai mi sembra diventato solo un leit mtive) non è in questione 🙂
    La differenza non la fa il fruitore, ma il mezzo, ma questo è stato spiegato così bene da mcluhan che io sono saprei dire nulla se non rimandando a lui, poi certo ogni mezzo è un fatto a se e va sempre riesaminato 🙂
    geo

  15. @ Tobia Corcoran (nickname, suppongo)
    per chi nella scuola ci sta davvero il principale nemico non è né la Moratti, né la mancanza di fondi, né la concorrenza dei videogames o della televisione: è la mentalità fascista di quelli come te.
    E non aggiungo altro, proprio perché sei un fascista, e come tale non sei un interlocutore (così almeno non ti lamenti del politicamente corretto, caro cervello di melassa con la pietra al centro).
    @ Iannozzi, Angelini (e anche gli altri)
    In quello che è stato postato ci sono problemi veri, ma anche molto impressionismo ingenuo. Ad esempio, si dà per certo che i ragazzi (senza distinguere per età, tipo di istruzione, ecc.) siano più ignorati: sarà vero? Ad ogni generazione è toccata questa lamentela. Io, per la sfigata carriera che ho avuto, ho almeno il vantaggio di aver girato 5 provincie, 2 regioni e una quindicina di istituti (licei, professionali, magistrali quando esistevano, ecc.). Beh, io tutta questa ignoranza non l’ho vista, e non sono rimasto fermo in un’unic scuola. Soprattutto, non ho visto tutta questa voglia di non apprendere e di non leggere. Ho sempre prestato una decina di libri all’anno (e sto parlando di libri di filosofia, mica romanzi). Una mia alunna lo scorso anno ha fatto il saggio breve sul viaggio perché c’erano delle frasi di Saramago, e conosceva così bene Saramago da aver citato la sua traduttrice nell'”intervista impossiblie” che ha consegnato come saggio (io per primo non mi ricordavo, su due piedi, chi è la traduttrice di Saramago). Però ricordo anche una ragazzina con una situazione drammatica alle spalle, che raggiunse la sufficienza piena (in psicologia) con le sue sole forze perché le avevo promesso di regalarle Chaos A.D. dei Sepultura (che non potevo più ascoltare per via della pargola di un anno); o le due alunne incinte che avrebbero potuto dirmi che avevano altro a cui pensare, e che invece mi chiesero di inserire nel programma argomenti utili alla loro condizione. Piuttosto, il problema è che (e su questo ci sono dati e inchieste) i contenuti acquisiti in età scolare vanno gradualmente perduti nella società tecnologica, dove più che le conoscenze contano le competenze (anni fa questa era aanguardia pedagogica – Brunner, oggi è un fatto). Quindi non è la scuola che prepara male, o meglio: non è colpa della scuola se c’è l’analfabetismo di ritorno (non saper consultare un orario ferroviario, compilare un bollettino postale, fare il 740). Le carenze sono nella società, che non è preparata all’istruzione permanente e delega al solo segmento scolastico l’onere dell’istruzione. Chi impara ad usare il computer sa perfettamente cos’è l’istruzione permanente, visto che passa la vita a continuare ad imparare nuovi programmi, nuovi linguaggi, ecc. Le colpe diventano del sistema-scuola quando questo si rifiuta di passare da scuola dell’apprendimento a scuola degli obiettivi, delle capacità, dell'”insegnare a imparare”: che è lo zoccolo duro sul quale si installa la visione “educativa” della riforma Moratti, vedi come ultimo esempio lo studio delle lingue limitato all’inglese (perché la lingua, per questa signora, è uno strumento, non un fattore di allargamento e realizzazione della personalità: e allora basta l’inglese). Ciò non toglie che Angelini abbia ragione: il settore intermedio tra la scuola di base e l’istruzione superiore non è integrato con il prima e il poi, e finisce per diventare un’inutile ripetizione o un’inutile anticipazione. Però ale carenze del sistema rimediano, mella prassi, gli insegnanti come te, per fortuna.
    Lo so che sto sollevando più questioni di quante dovrei, ma la complessità di un tema come questo non può essere ridotta.

  16. Girolamo,
    grazie per l’intervento: è lucido e da ottimi spunti di aprofondimento.
    vado OT per due secondi, scusate
    Lucio, qualcuno sul tuo blogghe ha notato la mia somiglianza con C. Benedetti (ti ringrazio per avere omesso le mie somiglianze con l’or(i)na) e vorrei confermare che sì, c’è una notevole somiglianza tra le mie scarpe e le sue.
    Purtroppo le mie sono nere e di ‘imitazione’ le sue invece sembrano ‘originali’ e di qualche valore.
    besos

  17. i giovani di oggi e di ieri e vattelepesca non hanno cultura.
    cos’è la cultura?
    domanda non provocatoria, la mia.
    penso agli insegnamenti di don milani, ma penso anche ai migliori di pasolini, quelli che non hanno fatto la quarta elementare.
    chissà perché ma questa della quarta elementare non suscita mai cori entusiastici.
    chiedo e vi chiedo: ma questo e altri blog per chi sono?
    solo per chi legge tanto, legge genna, non legge la gazzetta dello sport, è abbonato al manifesto e non guarda i quiz televisivi che piacciono tanto alla mia mamma?

  18. sambigliong gli abbonati al manifesto leggono anche la gazzetta dello sport, non credere :-), i giovani di oggi, come quelli di ieri non hanno cultura (soprattutto per quelli che non ce l’avevano ieri). Oggi poi c’è un salto di tre generazioni per cui è chiaro che ‘sti poveretti sembra che NON abbiano cultura tre volte di più (il che naturalmente non è assolutamente vero).
    però cristo quasi quasi sarebbe un bene se fosse vero :-)perchè quello che pensano molti (anche in rete) che cioè siamo tutti poeti, scrittori, geni, e quindi anche, perchè no, idraulici igegneri architetti medici scienziati, e chi ne ha più ne metta, sono gli esponenti della cultura attuale, la cultura dominante della non-cultura, e cioè che non occorra farsi il culo per fare niente, ergo non solo non esiste arte (come dice la spettatrice), ma tutti siamo artisti: la tragedia unita alla beffa, e quindi ti rifilano come arte l’url di una immaginetta inserita in in blog accostata ad una informazione (cito sempre dalla spettatrice nessun riferimento alla lipperini che non credo lo pensi) e tutto questo passi, tanto siamo qui anche a giocare, ma il problema è che la stessa mentalità identica la trovi all’ospedale dove un medico da poco si sente uguale a quello che riesce a ricostruirti una mano che hanno tagliato di netto, beh insomma … è facile che dal primo ne esci danneggiato anche se ti deve solo ingessare una mano rotta.
    Insomma l’arte ecc. non è diversa dalle altre cose della vita, ci sono gli eccellenti (che sono pochini pochini), ci sono i bravi (che sono moltissimi), e poi ci sono quelli che non valgono nulla (e sono una caterva inimmaginabile), e passi, ma che vogliono a tutti i costi avere lo stesso ruolo degli eccellenti (dei bravi NO perchè è chiaro che li disprezzano).
    Insomma non c’è più religione, non ci sono più le stagioni, dio è morto il marxismo in crisi e anch’io non mi sento tanto bene perchè c’è ancora berlusconi:-(

  19. sai qual è il difetto più grande del manifesto? cara georgia (che a me piace: graficamente è il massimo e i titoli sono acchiappanti e azzeccati): che non è mai stato un giornale per gli operai di mirafiori.
    ci voleva uno come bocca a dirigere il manifesto, solo che non avrebbe mai accettato: l’ingaggio, lì, non credo sia elevato.
    anche dall’altro lato della barricata i soldi haanno la loro importanza

  20. @angelini-ini-ini, ma la meritocrazia è una balla colossale che serve (e si è visto bene) solo a far sentire eccellenti quelli che che non ne avrebbero mai neppure la resistenza per tentare appena di diventarlo, mio caro demonietti fatti furbo 😉

  21. Georgia e dove le hai lette quelle cose che dici? io non penso che un medico non debba essere competente o che un idraulico non debba sapere fare il suo lavoro. Ci mancherebbe!!! mi sfugge il nesso logico tra il mio desiderio di vedere le persone tagliate fuori da questa società (escludente) ricominciare a riappropriarsi di sistemi, luoghi, modi espressivi e l’abborracciamento nel gestire le vite, le cose, il mondo. Molta dell’attuale arte viene ‘prodotta’ per i musei o per ricchi privati e io non ho niente contro i musei e non ho niente neanche contro quelli che si piazzano Pollock in soggiorno, sono solo convinta che l’arte ha un altro senso e risponde a un reale bisogno se è prodotta e ha vita ed è linguaggio all’interno di una collettività.
    Se devo dare retta alla tua società, dei competenti, degli eccellenti e dei campioni o star in ogni disciplina umana, allora sono marziani il jazz, il rock, il punk i graffiti, i murales e le bellissime creazioni a cui molte società danno vita senza avere delle competenze o eccellenze accademiche o master di specializzazione.
    Il problema per me ovviamente non è quello della mia sosia C. Benedetti. Non cerco un cantore dannato alla Moresco. No. M’impunto a pensare che sei nei campi di cotone e dello schiavismo non è morta la capacità di essere e creare arte nei mondi dell’esclusione di oggi sono possibili e, mi auguro, cresceranno forme e forze analoghe anche nel campo delle arti visive o di altri spazi, tecniche che non abbiamo mai considerato. Ti sembra così assurdo o sono solo una cocciuta incompetente?
    Per quanto riguarda il mio considerare legittimo e arte il libero uso di immagini e testi rivendico il diritto (per chiunque) di replicare quello che Duchamp e altri facevano senza pretesa di finire nei musei o diventare Opera, ma solo per manifestare un loro modo di considerare l’arte e gli oggetti dell’arte. In conclusione: non è perchè noi abbiamo storicizzato e piazzato i dadaisti i surrealisti e quant’altri nei musei che oggi non possiamo ripercorrere o riprovare strade ed esperienze analoghe. Che poi i posteri le chiamino arte o cazzeggi è poi così importante rispetto al viverle e praticarle? credo che una mia riposta sia superflua
    besos

  22. beh stavolta ci sono andata pure io nel blog di angelini 🙂
    non ho ancora letto il dialogo, ma … sul serio spettatrice sarebbe carla benedetti?
    mmmmmmmmmm avanzo qualche dubbio;-)
    geo

  23. Georgia, io sto bene come sono e Angelini che è uno buonissimo (ora me ne rendo conto) ha interpretato il mio commento sulle scarpe come una forma di modestia. Da tempo tra modestia e immodestia ho scelto la ‘via di mezzo’. Nel sottolineare la differenza di valore delle scarpe intendevo far presente che il mio e il suo stipendio sono differenti, in maniera sostanziale.
    Besos

  24. forse spettatrice noi stiamo dialogando, sì, ma come due rette parallele 🙂 e ognuna va allegramente per la sua fuga.
    Io non ho mai parlato di competenze o eccellenze accademiche o master di specializzazione.
    Dio mi scampi e liberi, anche se naturalmente non escludo che qualcosa possa nascere anche li.
    Ma se la produzione artistica è più libera e puo nascere ovunque non per questo è più facile e può essere trattata con anonimato e tale disinvoltura (anche se nessuno ti vieta di farlo).
    Ad ogni modo la discussione è diventata veramente un po’ balorda e un po’ da bar ;-).
    Il tutto è nato perchè qualcuno ha detto che non solo gli articoli hanno autori e fonti con data, ma anche le immagini.
    E tu ti sei messa a dire che un’artista ha il diritto di usare immagini per suoi fini artistici senza dichiararne la fonte :-))))))))))))
    A parte il fatto che chi usa mmagini a tale fine ci opera sempre un intervento sopra e le trasforma:-) io vorrei che a questo punto intervenisse loredana per dirci che sì è vero, lei quando fa un post, e ci aggiunge immagini, vuole fare solo “arte” e allora la discussione sarebbe finita lì, perchè ci sarebbe poco altro da dire.
    Però spettatrice, anche se è divertente, non puoi fare il suo portavoce e farle dire ‘ste cose;-).
    Libertà di uso e di circolazione non vuol dire anonimato di quello che usi altrimenti non sarebbe nato il copyleft.

  25. Georgia sul caso specifico credo di avere detto cose un tantino diverse e che ti invito a rileggere. Ho sempre parlato a titolo personale e a un cero momento ho solo scherzato con lipperini dando ad intendere che costruivo il ‘teorema arte’ in cambio di un te coi pasticcini. Non so se in base a questo patto proposto da me e a cui lippa mai ha dato risposta tu possa oggi ipotizzare che lei condivide le mie idee sull’arte. Io al tuo posto non ci scommetterei. Quanto al fatto che per te le Opere (quelle con la o maiuscola) siano intoccabili direi che parecchie avanguardie del novecento si stanno rivoltando nella tomba. Che poi gli artisti e le lor Opere siano stati sempre osannati e star-izzati come adesso ci sarebbe parecchio da andare a rivedere nelle epoche in cui non erano Dei e per i cui periodi si fatica a fare corrette attribuzioni.
    Visto che però io sono un’entità virtuale non identificata e che nel reale sono pressochè Nulla vi affido un breve estratto dall’introduzione del catalogo di una mostra su Duchamp tenutasi a Milano nel 1988 a cura di Arturo Schwarz:
    Il percorso dalla tela al Readymade è soltanto la prima parte di un viaggio circolare. Duchamp pensa ora al ‘Readymade reciproco’ cioè: “usare un Rembrandt come asse da stiro”; l’idea nasce dal desiderio di “esporre l’antinomia fondamentale tra l’arte e il Readymade”; e per chiudere il cerchio Duchamp fa notare:”poichè i tubetti di colore usati da un artista sono manufatti e prodotti readymade dobbiamo concludere che tutti i quadri del mondo sono Readymade aiutati”. A proposito del Rembrandt occorre fare un’ultima osservazione, alla luce della nozione di ‘belleza dell’indifferenza’ e dell’atteggiamento di non impegno: se l’opera d’arte’ e l’opera di ‘non arte’ sono essenzialmente la stessa cosa e se l’oggetto comune può essere elevato al rango di un’opera d’arte grazie alla scelta dell’artista, deve essere vero anche il contrario. Un’operazione ugualmente valida consisterebbe nel prendere un Rembrandt, o qualsiasi altra opera, e trasformarla in qualcosa di comune, soggetto all’uso, al cambiamento e infine alla distruzione.
    Meditiamo insieme e dormiamoci sopra, poichè è ora.
    Besos

  26. Questo strumento è favoloso, hai ragione spettatrice, tutto può essere arte, anche il nostro dialogo che ormai è un “cadavere eccellente” in piena regola.
    Io incomincio a pensare che ogni commentatore qui faccia veramente arte (piglia là appiccica quà, amalgamare con un po’ d’olio, sale, niente pepe e … invia) e che sia del tutto impossibile far passare il nostro pensiero (anche quando è tera tera) in un commento. Tutti i commentatori per principio, non leggono mai i commenti dell’altro prima di rispondere :-).
    Spettatrice ma dove io avrei detto “che Lei condivide le TUE idee sull’arte?”
    E ci credo che io al mio posto “non ci scommetterei” :-), sarò anche una dolcissima creatura, ma grulla non lo sono;-)
    geo

  27. se tu chiedi questo alla lipperini:
    “io vorrei che a questo punto intervenisse loredana per dirci che sì è vero, lei quando fa un post, e ci aggiunge immagini, vuole fare solo “arte” e allora la discussione sarebbe finita lì, perchè ci sarebbe poco altro da dire” mi sento autorizzata a credere che ti sia venuto il dubbio sulla sua condivisione delle mie idee. Se però esiste un’altro significato, vabbè, non l’ho capito e di esser grulla poco mi tange. Attendo pazientemente le tue delucidazioni.
    besos

  28. Lucio, questa è stata una delle tue battute più sottili. Mi tolgo il cappello. (ovviamente nulla da dire sulla brava e simpatica Spettatrice. Era proprio la battuta in sé che ho trovato splendida).

  29. va beh visto che ti eri improvvisata portavoce (come bondi) volevo conferma dalla committente.
    Però è chiaro che era tutto ironico: io non penso assolutamente che loredana con i suoi post voglia fare arte;-), come nessuno di noi con i nostri commenti (a parte angelini) pensa di scrivere la divina commedia e neppure un poema epico collettivo come l’iliade. Al mssimo un casereccio esercizio scolastico di cadaveri eccellenti.
    geo

  30. Georgia, i cadaveri eccellenti sono citati in tutti i libri di storia dell?arte, che si siano sbagliati?
    un piccolo aneddoto di Duchamp preso in rete:
    Duchamp mise in atto la sua provocazione in incognito. Presentò alla giuria della mostra un orinatoio firmandolo con lo pseudonimo R. Mutt. La giuria non capì e, sull’imbarazzo di come considerare la cosa, non fece esporre il pezzo.
    Una fotografia dell’opera fu tuttavia pubblicata sulla rivista «The Blind Man», edita dallo stesso Duchamp, il quale, fingendo di difendere l’ignoto autore dell’opera, scrisse: «Non è importante se Mr. Mutt abbia fatto Fontana con le sue mani o no. Egli l’ha SCELTA. Egli ha preso un articolo ordinario della vita di ogni giorno, lo ha collocato in modo tale che il suo significato d’uso è scomparso sotto il nuovo titolo e il nuovo punto di vista – ha creato un nuovo modo di pensare quell’oggetto».
    Un’altra sua robetta:
    In un’intervista dell’8 dicembre 1961 Alain Jouffroy chiese a Duchamp se credeva che l’umorismo fosse indispensabile per la creazione dell’opera d’arte, e lui rispose: «In modo assoluto. Ci tengo particolarmente perché la serietà è cosa molto pericolosa. Per evitarla è necessario l’intervento dell’umorismo. L’unica cosa seria che potrei prendere in considerazione è l’erotismo. Quello sì che è serio!»
    besos

  31. “i cadaveri eccellenti sono citati in tutti i libri di storia dell’arte”
    ??????????
    E, spettatrice, cosa vuoi dirci?
    Vuoi dirci forse che se breton, e compagni, erano grandi e geniali artista anche i ragazzini che ci giocano a scuola, perchè si annoiano, sono dei grandi e geniali artisti?
    Boh …
    mi allontano un po’ perchè qui incomincia ad infruscarmi il cervello.
    georgia

  32. Georgietta cara
    Per i contemporarei Breton e i suoi non erano migliori di quei ragazzini non artisti:-)
    confermo poi l’affermazione che di ‘cadaveri eccellenti è piena la storia dell’arte’ (in senso letterale 🙂 e anche che il ‘cadavre exquisite’ non è mai ignorato, soprattutto se di libri di storia dell’arte contemporanea si parla 🙂
    Il problema cara Georgia è pensare che quando si fa, si crea, si comunica, ci si diverte, il tutto sia per la gloria e per il posto nei libri di storia. Tutte queste sono invenzioni di nostre epoche e latitudini: il fare, l’agire, il copiare, l’imparare, l’arte-fare ecc. sono attività che noi esseri umani abbiamo praticato ben prima di ritrovarli sull’Argan. I filtri di successo, eccellenza, esclusività, che troppo spesso usiamo, a volte (nelle arti, nel linguaggio, nella vita ecc) sono castranti perchè: o sei a un certo livello (stabilito poi da chi?) o non esisti (non dovresti arte-fare/elaborare/respirare). Per forza allora ci sono moltissimi che, pur di esistere, millantano o peggio : -)
    Insomma Georgia tra te Breton e un cadavere io non avrei dubbi nello scegliere il ‘cadavere’ (vero) soprattutto se avesse le sembianze di molti paletti che inibiscono le potenzialità di chiunque. D’altronde per i surrealisti non era strano che tutti potessero essere artisti.
    Così, un ragazzino che si diverte a emulare pratiche dadaisto/surreali(ste) per me è più prezioso e divertente di tutta la congrega sul libro se non altro perchè è vivo e si diverte:-) Che poi per molti questa non sia arte, vabbè, chiamiamola pure Fufi.
    besos
    ps
    sembra che il cadavre exquisite sia approdato anche in internet col nome di Electronic Corpse, ma non so se è in salute o meno.

  33. Angelini ti sbagli 🙂
    Achille la Bestia (così lo chiama Christa) non scelse la gloria: i suoi commentatori lo usarono tipo readymade scrivendoci sopra e ‘creando’ un’epica. Di suo, del vero Achille (se mai uno così e per di più ‘pelide’ è esistito), a noi poco resta :-)))))
    besos

  34. OT
    Lucio, avrei voluto anche scrivere due righe sul tuo blog, ma poi ho visto che mette in chiaro gli IP e non voglio ridurre l’alone di mistero che mi circonda 🙂
    Volevo dirti che quella che tu mostri non è la migliore foto delle mie (S)scarpe e che i tuoi paragoni tra cervelli non so come ‘prenderli’. Sono indecisa tra l’arrossire e l’incazzarmi, mica sono come Biondillo che aprezza la sola estetica della frase !!! 🙂
    besos

  35. ot
    dimenticavo
    Lucio quel mio ritratto è un readymade. Mò li vedo dappertutto, anzi me li sento sul groppone non appena mi alzo dal letto, tutte le mattine …managgia
    ,notte

  36. Non so perché Splinder, a volte, evidenzi gli IP. Una tua visita mi avrebbe onorato, ma capisco il tuo riserbo (“Il mio mistero è chiuso in me/il nome mio nessun saprà” eccetera). Per quanto mi riguarda, sono già talmente sputtanato in rete da non aver nulla da perdere se non le mie catene:- )

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