Una curiosa coincidenza. Dopo il treno come metafora letteraria, un blog in treno. No, non si tratta dei racconti che Giulio Mozzi trae dai suoi incontri di pendolare sulle sue pagine. Ma di un blog che mi sembra assai bello: questo. Lo segnala Eriadan e a mia volta vi giro l’indirizzo.
Ah, già: Splinder sta aggiornando la piattaforma, dunque abbiate fede.
E, a proposito, come mai tante storie ambientate sui treni, secondo voi?
Buona domenica a tutti
Perchè il Treno offre infinite possibilità narrative.
E’ un elemento statico e dinamico al tempo stesso e consente a queste due dimesioni, insieme a quelle del “dentro” e del “fuori”, varianti sempre nuove, per non parlare di quelle che già in sè offre il tema del viaggio.
Mi sono accorta di aver scritto ben tre racconti, a distanza di molti anni l’uno dall’altro, che avevano come luogo “comune” il treno. Eppure in ognuno il treno ha una funzione diversa. L’ultimo ad esempio proprio ieri, proprio in un blog, invitavo il lettore a continuare la storia che avevo cominciato io e che si interrompe col protagonista che, distratto, salta la sua fermata ed è costretto a scendere alla successiva, ma “quando si aprono le porte, il Signor mida con sua grande meraviglia vide…”
c’era una volta un blog
che disse al suo lettore
“continua la mia storia”
il lettore cominciò…
http://www.farolit.splinder,com
Perché il treno non rappresenta un qualsiasi “viaggio”, bensì quello che procede lungo prevedibili e rassicuranti rotaie. E, di norma, ciò che rassicura piace più FACILMENTE sia a chi deve raccontarlo, sia a chi deve immaginarlo, il “viaggio”. Buona domenica anche a te.
Perchè…
Perché “le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi” di Marinetti sono le stesse che ispirano Carducci (“ansimando fuggia la vaporiera…”) e vanno da Cassandra Crossing ad Ivano Fossati (“e’ come un treno che e’ passato
con un carico di frutti…”); da Agata Christie a Pirandello, da Anna Karenina ad Anna Identici
“e quando sarò ricca te lo giuro non prenderò più il treno pendolare, col gelo che ti inchioda contro al muro e stanca che non riesci a camminare”) per arrivare al comitato pendolari bergamaschi che nel sito http://www.quellideltreno.com/html/lettura.htm dà motivazioni e consigli sul binomio treno-letteratura.
Fondamentalmente perché il treno è un ambiente univoco capace di spostarsi nello spazio e nel tempo con notevole agilità.
Né più, né meno di quello che succede in letteratura… come dire: la metafora della letteratura????
la volevo ringraziare,o ti volevo ringraziare per essere passata nel mio blog,ho provato ad aggiungere il tuo blog ai bookmarks,ma excite è lento e fa degli scherzi,più la mia incapacità.
Comunque ci dovrei essere riuscito..andrò a vedere i blog segnalati da te..il treno è da sempre un luogo pieno di suggestioni letterarie..
un grande scrittore?
Kerouac,non tanto per quello che ha scritto,nemmeno per come,ma perchè ha vissuto da vero scrittore…a proposito di treni..ha vissuto la letteratura che raccontava-
ciao vieni ancora nel blog..grazie di nuovo
stefano da pisa
Ciao Loredana,
qui Nicola. Ti saluto e mi dispiace di averti mancato per poco a Lecce ai Presidi del libro.
Ti faccio anche il mio in bocca al lupo per Lipperatura. Credo sia la prima volta che un giornalista che scrive di letteratura su un grosso quotidiano approdi alla Rete con un blog in cui si parla di libri. La cosa è salutare. E’ da qualche tempo che in Rete si sta sviluppando una discussione seria, puntuale, appassionata sull’argomento, e un rapporto di maggiore scambio tra i due mondi (cartaceo ed elettronico) dovrà dare – mi dico – risultati.
Alle prossime allora, e un saluto a tutti.
Nicola Lagioia
Mah, non so gli altri, ma per me (che ho fatto per anni il pendolare) il treno era e resta ciò che la macchina era per Jack Kerouac.
Perdonatemi, ma vado a dare immediatamente un benvenuto a Nicola: che contavo in effetti di incontrare a Lecce e che non dispero di vedere presto, per riparlare, se vuole, di “Occidente”. Che comunque, secondo me, segna un momento molto importante per la scrittura, oggi.
E poi, sì: credo che sia assolutamente benefico, e addirittura indispensabile, che la discussione sullo scrivere trovi un modo per raggiungere, insieme, rete e carta. Non ricordo di aver mai letto tanto sulla scrittura come, ultimamente, sui blog. Prestissimo un post tutto sull’argomento.
E poi: hanno ragione sia Massimo che Razgul e Stefano, secondo me. Il viaggio in treno è in parte rassicurante e in parte, per chi lo usa regolarmente, va a coincidere con la propria vita. Isabella si conferma una insostituibile dispensatrice di consigli.
E, farolit, se questo gioco lo continuassimo anche qui? Chi è disposto a provare?
Qualche ora fa la locomotiva del mio treno ha fatto un lampo e c’è stato un ritardo alla partenza: lì per lì ho pensato “cazzo, se il ritardo sarà eccessivo tornerò a casa tardi e non potrò ripassare per le interrogazioni di domani.”
Il fatto che ora sia a casa e ti stia commentando (e che il tuo blog non parli di Mimnermo) la dice lunga. 🙂
Passo solo per un veloce saluto, in ritardo, come un treno delle FS, ma l’augurio c’è ed è: buona domenica sera e buon inizio settimana.
Saludos.
Iannox
Il mio, stasera, è un interregionale lento, un po’ raffreddato: abbastanza per ricambiare gli auguri di una settimana felice per tutti.
E, Cate, sì che la dice lunga: a proposito, cosa ti tocca domattina? 🙂
Sai che ti dico? Che il tuo blog è un bel posto… davvero.
Il treno? Beh… per me il treno (l’ho usato veramente tanto detestando l’aereo e l’auto) permette di pensare, di leggere, di dormire, di osservare gli altri pensando un po’ alle lore vite mediate da suonerie bizzarre, telefonate ad alta voce o da semplici sguardi e posture.
Tante amicizie sono nate in treno. Tanti sono i volti che ricordo. Notte.
Uno dei motivi per cui trovo speciale la mia ragazza è che è una persona completamente lontana da qualsiasi mainstream del gusto. Non ho capito bene come fa, credo che le sia entrato un po’ di spirito di Cage o forse è proprio così, è un mistero. Il mainstream del gusto invece non è un mistero, è una classifica, un canone, una roba così. Ti chiudi in una stanzetta con altri come te e si decide la top ten. Poi si parla della top ten a vita o quasi. Mentre invece la vita è molto più complicata, e essenzialmente il problema centrale della vita sono le trippe, quindi uno che non era nella stanzetta, uno libero, uno che gli è passato Cage dal naso o era già così comunque, si orienta verso le cose che escono dalle trippe, cose diversissime, che non rispettano l’ordine di nessun discorso. Oh, mannaccia di gente così ne vedo pochissima in giro, qualche scrittore è così, qualche altra persona che non fa l’artista, pochissimi però. O forse no, mi viene anche il dubbio che in realtà molti siano così ma non abbiano il coraggio di buttare sul tavolo tutto quello che realmente li scombussola perché vedendolo tutto insieme nella sua mancanza di coerenza farebbe sicuramente pensare: questo è pazzo! Finisco il pistolotto dal significato chiarissimo, segnalando un evento importante, direi imprescindibile per la letteratura di oggi, cioè il testo inedito “La fondazione” del poeta Baldini, letto ieri sera da Ivano Marescotti a Santarcangelo al Supercinema e applaudito per dieci minuti da tutto il Supercinema strapieno.
è una bella idea, ma realizzata male.
cos’è una bella idea?
e chi l’ha realizzata male?
Fate luce!
Isabella, forse Brullo Nulla si riferiva al blog del treno? Se è così, chiedo: perchè realizzata male? Secondo me è, appunto, una bella idea illustrata con semplicità, e sicuramente in via di sviluppo.
Mi piacerebbe che Axell raccontasse qualcosa di più sui suoi pensieri da treno: potrei ricambiare con le meditazioni da Atac, ressa permettendo.
Andrea apre un discorso molto importante sul mainstream del gusto. Troppo importante per liquidarlo con una battuta, anche se per ora mi limito alla medesima: il punto è che voltare completamente le spalle al mainstream è tutto sommato facile. Più impegnativo è comprenderne le ragioni, misurarcisi, superarle. E’ quel che ha fatto Cage, a ben vedere, e la maggior parte delle avanguardie letterarie e non: credo che non si possa scardinare il reale attraverso la scrittura, o la musica, se prima non ci si sporca le mani. Ciò detto, grazie per la segnalazione da Santarcangelo: com’era “La fondazione”? E complimenti, ovvio, per la tua ragazza.
Alice ha dato forma a uno dei miei passatempi preferiti, immaginare le storie della gente che vedo intorno a me. Sabato sera ho passato dieci minuti a dibattere con Damir e Emiliano se la coppia davanti a noi fosse in fase di corteggiamento (come si desumeva dal linguaggio del corpo di lei) o già in atto (come si desumeva dal linguaggio del corpo di lui). Divertentissimo 🙂
Una volta mi è capitato di incontrare uno di quei singolari personaggi che insegnano “come si parla in pubblico”. Secondo lui, l’attenzione (anche sentimentale) è deducibile dalla dilatazione delle pupille dell’interlocutore: se è in atto, tutto bene. Poi qualcuno dovrebbe spiegarmi come si fa a spiare le altrui pupille senza farsene accorgere…
Mah, guarda, lui parlava e lei guardava fisso davanti a sé e teneva la schiena dritta, come ad evitare l’eccesso di contatto fisico. A me sembrava una tattica per farsi desiderare (infatti poi hanno limonato come ragazzini, e questo secondo Emiliano provava che in realtà stavano già insieme). Come passatempo, comunque, è divertente. E poi tiene in allenamento la fantasia.
Arrivo.
Lo so che è una cosa di bassa lega e che sarà l’ennesimo a scriverlo, ma stiamo raccogliendo qualche racconto di blogger sul blog
iraccontideivicini.splinder.com .
Se vuoi venirci a trovare siamo lì.
Perché il treno si sposta e ha grandi quadrate finestre.
E da quelle finestre si vede il passaggio di colori appartenenti a cose che vanno via. Si avvicinano e poi scappano dai tuoi occhi, dalla parte della scia.
E la geografia è sottomessa alla legge delle gallerie… perché il treno chiude gli occhi e nel tunnel ti fa cieco e sordo, poi li riapre e tutto potrebbe essere cambiato, così come tutto potrebbe essere uguale… e in un divenire così frenetico che sia Eurostar o IR da pendolare, è impossibile non farsi travolgere!
Un saluto. Bellissimo blog.
tutti questi discorsi mi fanno venire voglia di leggere Trenità di -mi pare- Giuseppe Antonelli (spero di non sbagliare).
Cara signora mia Lipperini,
veda, io qui mi attardo anzi mi illanguidisco e mi sento poscia in colpa perché, in fin dei conti, ritengo (sotto sotto) che sostenere uno di cotesti diari o weblogs sia cosa quasi licenziosa.
Per cui non mi appresto certo con le mie magrissime risorse informatiche a costruire un mio di diario o quaderno di appunti su questi monitors.
Quindi mi comporto quasi come parassita coinvolto in una mia traviante coazione a ripetere scempiaggini.
Veda: io qui vengo e parlo, cioè scrivo mentre ora qui si tratta di treni che transitano, vanno, e scompaiono su di un fondo nebbioso di questo tetro paese;
essi procedono come queste parole, anzi questi segni neri sul monitor, (anche il medesimo fosse pure plasmatico) ed io questi stessi ragnetti, scarabocchi, scaracchietti odio quanto i convogli sfuggenti in quella landa desolata, piatta e cinica insieme.
Il treno mi offre un solo vantaggio: mi installo tutto raggrinzito in un compartimento sperando che il fato sia benigno e mi lasci isolato, non mi presenti troppi contatti con gli umani, mi permetta di immergermi in una lettura possibilmente protettiva ed isolante quanto il vallo Adrianeo o la muraglia cinese.
Così mi corazzo contro il mondo, così questi segnini emanati da cotesto aggeggio, dai suoi tasti, dall’intrico di fili e masse apparentemente inerti, mi consentono con il medesimo di collegarmi e di disprezzarmi nello stesso tempo, che francamente, forse dico, avrei meglio da fare; al contempo questi cifrette di pixel mi permettono di viaggiare in un territorio che forse amerei, in cui potrei anche mescolarmi fisicamente.
E mi rendo conto che con questo convoglio mi trasporto nel luogo più effimero che vi sia: il blog. Qui la conversazione di ieri, già tanto avvincente, è terribilmente transeunte; oggi oramai è consumata, consunta, disfatta, disciolta a volte putrefatta.
Simbolo di questi tempi in cui tutto bisogna che si dissolva più che rapidamente, il discorso, il concorso, il racconto, il pensiero perché immediatamente bisogna sovrapporre altro, ancora, materiali, segni, cose e tutto diviene vano più vano del già evanescente scenario nostro vitale.
L’immagine pur bella osservata la sera prima già è sparita, archiviata, andata nel gran calderone o dimenticatoio ossessivo che già tremila umani coatti con i loro telefonucci digitali camerati ci propinano nove mila migliaia di istantanee affinché ci anneghiamo con loro godendo di tanta maravigliosa comunicazione.
Ora, mi perdoni, ma debbo assentarmi che i miei due fratelli Attilio ed Ottavio, con cui convivo forzosamente, mi stanno insultando obbrobriosamente ingiungendomi di lasciare questo marchingegno e di recarmi in stalla a cambiare la lettiera alle vacche.
Mi voglia scusare per l’amaro mio fiele profuso.
Suo Anodino.blog
…perchè il treno è il potenziale scenario e ‘set’ di un romanzo che sia scritto, visivo o parlato…
Mi sembra semplice. Perché il treno è un luogo che mette faccia a faccia, per molto tempo e senza possibilità di uscita, perfetti estranei. Personalmente, è soprattutto quando sono in treno che mi accorgo che esistono anche gli altri.
Mi sembra semplice. Perché il treno è un luogo che mette faccia a faccia, per molto tempo e senza possibilità di uscita, perfetti estranei. Personalmente, è soprattutto quando sono in treno che mi accorgo che esistono anche gli altri.
Stark, è vero: a me capita lo stesso anche in autobus, o in metropolitana, dal momento che i percorsi romani sono fatalmente lunghi. Molti leggono, molti ascoltano musica, altri si guardano intorno:e, come diceva anche Blog-Ink, il set è invitante.
Caro Anodino, la sottoscritta è ben lieta che i ragnetti e scarabocchi trovino sia pur temporanea dimora da queste parti. Come vede, non tutte le conversazioni vengono abbandonate perchè altre vi si sovrappongono. Per come la intendo io, permangono tutte, ed è piacevole riprenderle anche quando altre vi si intrecciano. Mi saluti Attilio e Ottavio e torni quando vuole.