FOIBE E WU MING: UN FINTO SCANDALO

Foibe Ricevo e pubblico da Wu Ming:

Alcuni organi di stampa vanno alzando un polverone su certi nostri scritti "shock" (?) sulle foibe, scritti non recentissimi che il sito della Federazione Giovanile Comunista Italiana ha ripubblicato in un diverso contesto, con intenzioni in seguito spiegate (all’osso, si trattava di "épater le journaliste").
I giovani della FGCI hanno operato in piena autonomia e legittimamente (trattasi di testi copyleft, liberamente riproducibili), senza che noi sapessimo nulla.
Abbiamo appreso dell’operazione a cose fatte. Titolazione, impaginazione e premesse di quello "speciale foibe" non dipendono da noi. Sono trascorsi da molto tempo i giorni in cui ci interessava "épater le journaliste" 🙂
La frase "Dentro le foibe soltanto fascisti e spie" non è nostra. E’ un dato di fatto incontrovertibile che in fondo alle foibe vi siano fascisti e spie, ma non avrebbe senso sostenere che *tutti* gli infoibati fossero colpevoli di qualcosa. La nostra opinione – supportata da studi storici – è che non vi sia stata "pulizia etnica" e nemmeno rappresaglia anti-italiana sistematica e ordinata dall’alto. Vi sono state rappresaglie *politiche*, a volte sfuggite di mano, e in ogni caso molto più limitate di quanto dica la nuova "vulgata" revisionistico-mediatica.
Sul confine orientale, la storia non inizia il 25 aprile 1945. E’ singolare che da quelle terre, nel resoconto odierno, siano d’un tratto scomparsi i nazifascisti e non si parli più delle loro stragi, dell’italianizzazione forzata, del razzismo anti-slavo che tanti disastri ha prodotto.
Per evitare strumentalizzazioni in ambo i sensi e "appiattimenti di prospettiva", precisiamo di non avere alcun legame politico o organizzativo con la FGCI e con il Partito dei Comunisti Italiani. Nessuno di noi è iscritto a quel partito. Nostre opinioni non possono essere attribuite al PdCI (e men che meno al centrosinistra), prese di posizione del PdCI non possono essere attribuite a noi.
I nostri scritti sulla questione foibe si limitano finora a due recensioni, apparse l’anno scorso sulla nostra newsletter "Giap".
Recensione dello sceneggiato "Il cuore nel pozzo".
Recensione dello studio di Claudia Cernigoi "Operazione foibe. Tra storia e mito", Edizioni Kappa Vu (libro importantissimo, stra-consigliato).

Qui c’è il comunicato con cui la FGCI spiega l’operazione:
http://urlx.org/fgci.it/a6d2

( Lascio il link anche se al momento non sembra attivo. Segnalo invece su Carmilla l’intervista a Cernigoi, ndL)
Ad ogni modo, se questo polverone servirà ad attirare l’attenzione sul libro di Claudia Cernigoi (e sul lavoro delle edizioni Kappa Vu), sarà servito a qualcosa. Un altro titolo consigliato è senza dubbio "Scampati alla foiba" di Pol Vice, che analizza nel dettaglio le contraddizioni e auto-smentite di alcuni "superstiti".
Noi, com’è noto, siamo in "periodo sabbatico" fino al 2007, per lavorare in pace al nuovo romanzo. Non rilasciamo interviste, non chiedetecene.
Queste righe sono l’unica e ultima cosa che abbiamo da dire sulla vicenda, sino a data da destinarsi.
Si prega di diffondere, a scopo preventivo.

63 pensieri su “FOIBE E WU MING: UN FINTO SCANDALO

  1. Ora rispondo a Passante visto che mi cita:
    “Davanti a un delirio di accostamenti fallaci come quello di Nobili mi sento quindi in diritto di non accomunare proprio un bel niente, di non parlare di orrori analoghi, di non tromboneggiare sulla colpa cosmica che ci accomuna tutti e pure di rifiutarla e combatterla.”
    Quindi per te 80.000.000 di morti del comunismo nel mondo non hanno lo stesso valore delle morti da olocausto. Perché visto vogliamo analizzare “le morti” (cosa che di per sé trovo schifosa) dobbiamo metterci *tutte* le morti “da ideologia” e non solo quelle che pare a noi.
    Visto poi che parli di “combattere”, lascia che sia anche io a “combattere” (termine agghiacciante)il tuo modo di pensare.
    Permettimi cioè dire che è grazie a persone come te che questo mondo gira alla rovescia. In questo momento ai miei occhi ti sei messa sullo stesso piano di quelli dici (dite) di considerare criminali: Bogherzio Fiore e C.
    Ti senti in dovere di? Bel dovere del cazzo! UNA VITA UMANA NON E’ UNA M…A CHE PESTI E POI TI CI PULISCI LA SUOLA!!!!!!!!!!!!!!
    Basti ricordare per esempio l’eccidio di Katìn del quale si sono ripescate le carte solo con la caduta del muro Berlino.
    Se un fucilato di Katìn sia o non sia da ricordare, scusami, ma non spetta a te dirlo. Sarò un cretino ma visto che raclami i tuoi diritti di “combattere” idee sbagliate lo faccio anch’io: un fucilato a Katìn ha lo stesso identico valore di un morto deportato ad Auschwitz! Ergo: UN MORTO I-N-U-T-I-L-E!
    E se tu ti sei sentita indignata per via dei miei “deliri” permettimi di esserlo per i tuoi. Che ritengo pure e semplici “cove di odio”. Con l’odio non superano né le foibe, né l’olocausto.
    Se secondo te, Passante, una vita umana ha più peso di un altra?… beh complimenti per la bella morale del cazzo che ti sei costruita: a me fa semplicemente orrore il tuo modo di ragionare e lo reputo di grande, grandissima idiozzia.
    Chi tesse sermoni sul dovere di non dimenticare dovrebbe essere il primo a ricordare. Non esistono a mio parere morti giuste e propedautiche “a” o morti ingiuste e inutili.Esistono morti e basta. Come diceva Montaigne “una vita umana è una vita umana”.
    Per parlare di valori assoluti, di vita e di morte, bisognerebbe prima sciacquarsi la bocca. Oppure Spettatrice mi venga a dire – come sento dire di solito – che quelle del comunismo sono vittime buone (e necessarie) mentre le altre no.
    Se me lo vuoi dire (e spiegare) dimmi anche però (oppure potresti avvalerti dello stesso gioco al massacro della “negazione”) per quali motivi e abbi anche la decenza di farmi capire una volta per tutte perché bisogna per forza di cose essere così spudoratamente carichi di odio.

  2. Visioni para-noiche sono provocate dall’eccessivo abuso di THC… e poi francamente pensavo volessi propormi qualcosa di più vigoroso tipo una spruzzatina di olio di ricino:))

  3. “però,
    un’articolessa del genere senza neppure una parola di pietas per gli infoibati.”
    Giusto per precisare: la pietas era “quella di Enea”, nell’uso corrente della lingua italiana (devozione agli dèi, facciamo anche alla patria; ma non ha uno spettro di significato troppo ampio)
    “Il punto è, più semplicemente, che non esistono motivazioni che possano giustificare simili orrori e quelli come te cercano di trovarne esclusivamente per tentare di celare il loro furore ideologico.”
    E dov’è questo furore? La contestualizzazione è fondamentale per evitare di saltare di palo in frasca, e in questo caso sarebbe fondamentale per evitare la proliferazione di dilemmi morali, veri o fasulli. Quale morto valga di più…ad esempio. Non era di questo che si parlava.
    “Come diceva Montaigne “una vita umana è una vita umana”.”
    Salvo alcune osservazioni sul relativismo culturale tutta l’esistenza di Montaigne puzza di “conservazione” (ed è davvero un eufemismo).
    “Per parlare di valori assoluti, di vita e di morte, bisognerebbe prima sciacquarsi la bocca.”
    I valori assoluti non esistono, quindi la proposta abluzione risulta quantomeno equivoca. Dove sono, chi li ha visti, nella terra di Platonia?

  4. @ivan
    confermo: pietas e non pietà.
    la pietà sappiamo cosa significa.
    la pietas è evocativa di un sentimento di rispetto che nella fattispecie è più appropriato.
    il resto del commento non l’ho capito.

  5. beh no, quelle sono chiare,
    però non mi convincono.
    alcuni valori assoluti sono facili da individuare.
    ad esempio, il diritto al rispetto della propria integrità fisica da parte altrui (per gli atti autolesionistici il discorso è più complesso.)ma anche – per restare nell’attualità – la libertà di pensiero/parola (pur con tutta una serie di limitazioni piuttosto articolate).

  6. Guarda che non sono “valori assoluti”, sono valori comunemente accettati da molte comunità (per esempio, almeno per iscritto: dalle democrazie occidentali).
    Per inciso, quelli che nomini non sono valori assoluti in alcun senso (non sono valori non vincolati a nulla): il rispetto della propria persona fisica trova un limite nel genere di offesa che una certa persona può “produrre”, e che può comportare la perdita del diritto corrispondente al valore-integrità-fisica (es: leg. difesa)
    Della seconda, lo hai detto tu: con una serie di limitazioni.
    Ma credo si tratti di un equivoco sulla parola. Intendevo fare notare che, “dalla morte di dio in poi” (metto le virgolette perché, evidentemente, non mi riferisco a un funerale) di valori assoluti è bene non parlare.
    Quanto ai valori universalmente riconosciuti, invece, sarei d’accordo su quelli che citi, ma si pone un altro problema: quanto è universale un valore che fonda una legge continuamente violata, tanto per dire? Quanto è universale un valore che può essere a fondamento di una legge solo in una fetta di mondo? Et cetera.
    Quanta forza resta ai valori se non sono né assoluti né universali? Resta il diritto, secondo me; restano tot comunità che concordano diritti, ma non valori. Sono cose differenti.

  7. «I valori assoluti non esistono, quindi la proposta abluzione risulta quantomeno equivoca. Dove sono, chi li ha visti, nella terra di Platonia?»
    Il tutto mi ricorda un vecchio film di Van Damme la cui colonna sonora era Cowboys from Hell dei Pantera e dove ad un certo punto il protagonista diceva: «C’é solo una regola: non esiste nessuna regola».
    Under the lights where we stand tall
    Nobody touches us at all
    Showdown, shootout, spread fear within, without
    We’re gonna take what’s ours to have
    Spread the word throughout the land
    They say the bad guys wear black
    We’re tagged and can’t turn back
    You see us comin’
    And you all together run for cover
    We’re takin over this town

  8. Probabile che tu non abbia letto Nietzsche, dopotutto non è reato; probabile che ti sia perso qualche decennio di storia, filosofia, letteratura.
    Dopotutto Vattimo, come V. Damme, non parlava del tutto a caso (solo che V. Damme recitava, Vattimo no)

  9. Nietzsche?
    Di cosa vogliamo parlare?
    Dalla morale dei «servi» e di quella invece iperborea e solare degli eroi?
    Delle losche trame ordite da sacerdoti repressi e complessati che bramano il potere ai danni dei cavalieri duri e puri?
    Del circolo del tempo in Zarathustra?
    Dell’essere al di là del bene e del male che in realtà si riduce all’autodeterminarsi la propria morale?
    Della dottrina di Imperium e del suo dissolversi per via della predicazione cristiana (ultimo punto di non-ritorno assieme al templarismo che Nietzsche concede alla storia).
    O ancora vogliamo parlare del radicalismo aristocratico che Geroge Brandes (unico “umano” ad avere avuto rapporti epistolari seri con il nostro) usa per definire la dottrina nicciana?
    Secondo me, accantonando la nostra “volontà di potenza”, dovremmo imparare ad essere abbastanza “superuomini” per parlare d’altro?
    E non credo sia solo importante leggere solo Nietzsche, ma anche la critica a Nietzsche. Fermo restando che l’ultima opera su Nietzsche non-faziosa è quella di Massimo Fini.
    E’ grottesco che nel post di cui sopra avessi scritto proprio: «Cosa vogliamo raccontarci la storiella del distruttore di valori che è in realtà il primo creatore?».
    Poi mi son detto: nooooo, mi accuserebbero quantomeno di fare un uso distorto del filosofo di Saint Moritz.
    Su Vattimo.
    Vorrei che tu potessi leggere “Il cattiverio e le beatitudini” una letterina tratta dal breve epistolario che il professorone torinese ha tenuto con l’estremista nazimaoista Franco Giorgio Freda (quello di p.zza Fontana). Lì capiresti che l’esimio professorone torinese sa anche recitare.
    Ma fatto questo sfoggio di cultura assolutamente inutile, ma doveroso per farti capire che proprio digiuno non sono e dopo averti dimostrato che sommariamente frequento Nietzche, e che ho quantomeno ho sentito nominare Vattimo cosa cambia?
    Per me “rispettare la vita altrui” resta un valore universale.
    Se Nietzsche non la pensa così forse, bontà sua, è lui ad essersi perso qualche anno “di”.

  10. @ivan
    non me ne volere, ma hai portato il discorso su temi che non possono essere affrontati nelle poche righe di un commento.
    preferisco quindi astenermi da semplificazioni/banalizzazioni prive di reale utilità.
    solo una parola su Nietzsche: non dimetichiamoci che era un poveretto.

  11. Mi sembra di essere su un altro pianeta! So solo una cosa: il nonno della mia “compagna” è stato legato con del filo di ferro ad altri suoi compagni di sventuara e gettato ancora vivo in una foiba! Non era fascista, non era collaborazionista, era amatissimo dai suoi dipendenti e da tutti i suoi amici (in maggioranza non italiani). Foibe si, foibe no, foibe forse, foibe chissa. Io so solo che lui era innocente e cio’ malgrado è crepato dentro una foiba.

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