GUERRA A BASSA INTENSITA'

Image_t5_49222     Riflessioni dal Forum di Bari, ancora. Ricevo da Fabrizio Tonello questo intervento, che mette in relazione quanto sta avvenendo nelle periferie francesi con quanto si è discusso sabato e domenica.
Update: Giuseppe Genna su Carmilla

A Bari, ai Presìdi del Libro, ho sentito Antonella Agnoli, la creatrice della biblioteca di Pesaro (multiculturale, multimediale, multitutto) chiedere agli altri partecipanti se vogliamo che i ragazzi che vivono nelle periferie incontrino, come primo rappresentante dello stato dopo la loro maestra, un poliziotto o un bibliotecario.
Stamattina (ieri, ndL), nelle rassegne stampa, non si parlava che di periferie francesi, di scontri tra giovani "immigrati" e polizia. Prima di tutto, nella vertiginosa ignoranza dei giornalisti che riferiscono della questione, non si è ancora arrivati a capire che i ragazzi che tirano sassi e incendiano automobili sono FRANCESI e FIGLI DI FRANCESI, perché sono nati nei quartieri ghetto dove i loro padri furono accatastati negli anni Sessanta, ai tempi in cui la Renault, la Peugeot, le acciaierie di Marsiglia o i cantieri navali di
Le Havre facevano venire dal Marocco e dall’Algeria forza lavoro a basso costo. Solo che hanno la pelle olivastra e si chiamano Idris anziché Pierre o Paul.
Poi, il sogno industrialista è svanito, i padri hanno avuto una misera pensione e ai francesi che di nome fanno Ahmed o Fatima non sono rimasti che i casermoni senza verde, ma soprattutto senza speranza, della banlieue a nord di Parigi.
Se ci adattiamo all’idea che, a 10 minuti di metropolitana dagli Champs Elysées (o dal Colosseo), vivano centinaia di migliaia di persone senza prospettive, senza riconoscimento, senza futuro, delle "vite di scarto" come le chiama Zygmunt Bauman, perché stupirci se nel cuore dell’Europa inizia una GUERRA A BASSA INTENSITA’, con uno scontro oggi, un accoltellamento domani, aggressioni agli "stranieri" come
dato permanente della vita quotidiana. Gli Stati Uniti hanno scelto di pagare questo prezzo: nelle loro galere sono rinchiuse oltre 3 milioni (avete letto bene: tre milioni) di persone, cioè una percentuale sulla popolazione maggiore di quella del Sudafrica dell’apartheid. Se vogliamo pagarlo anche noi, non dobbiamo che continuare a far finta di nulla, come se la coesione sociale fosse un problema che non ci riguarda.
I Presidi del Libro non sono solo un modo per colmare un ritardo storico nella lettura del nostro paese: sono anche una strada per avere una società inclusiva, una società decente: Antonella Agnoli ha citato l’esempio della bibliotecaria francese di periferia (di pelle bianchissima e di nome francese che più francese non si può) capace di uscire dal portone blindato della sua biblioteca per andare a leggere storie di Bruno Munari o di Roald Dahl ai piccoli Mohammed, Hosni o Myriam. I bambini che l’ascoltano
forse non tireranno sassi, domani. Forse, se il Potere non sarà troppo stupido, saranno insegnanti, dirigenti d’azienda, ministri. Ma di questi tempi sembra che neppure i burocrati del ministero degli Interni siano abbastanza intelligenti per capire che i libri costano meno delle pallottole.

Fabrizio Tonello

44 pensieri su “GUERRA A BASSA INTENSITA'

  1. Sto meditando da giorni sui fatti di Parigi. Non ho ancora capito perché vengano incendiati anche gli asili, sinceramente. Ovvero, a livello sociologico non è difficile estrarre dal cappello il solito, polivalente termine “disagio” (adatto a spiegare qualsiasi manifestazione di distruttività), però mi piacerebbe che questi giovani “angosciati dalla mancanza di prospettive”, oltre ad esprimere la propria rabbia in modo cieco, magari ai danni di chi non c’entra nulla, proponessero anche qualcosa di CREATIVO:-/

  2. bravo banal-angelini 😉
    La “creatività” ormai nell’imperante “conformismo marziale” è parola da asilo, da dopo scuola, da dopo lavoro, forse per questo incendiano anche gli asili;-)
    georgia

  3. Coi libri non si fanno né le rivoluzioni né le pacificazioni, solo le illusioni di chi crede possano portare pace là dove c’è tempesta. Un libro può essere di denuncia anche, quindi impegnato: ma non cambierà le sorti di nessuno. E’ già tanto quando viene letto. Comprenderlo appieno è poi un altro paio di maniche.
    Saludos
    g.i.

  4. bravo biondillo portiamo ai ragazzi francesi una rece o un contrattino con qualche casa editrice … chissà che non si calmino.
    Suvvia la creatività (ma che brutta parola, mi ricorda i creazionisti) ad ogni modo non è mai a priori quindi inutile invocarla 😉
    georgia

  5. Georgia, creatività (propositività) sarà anche una brutta parola, però se volevi capire le mie perplessità, potevi farlo comunque. Finiti gli incendi, si vivrà meglio nella banlieu?
    Potremmo chiedere un intervento articolato in proposito al nostro periferologo di fiducia (quatoggiarologo, per la precisione) Biondillo:-/

  6. scrive angelin: Finiti gli incendi, si vivrà meglio nella banlieu?
    certo che no, ma cosa vuol dire questo?
    Nessuno inneggia a quello che sta succedendo (per carità), si cerca solo di capire (magari anche per evitare che si manifesti anche altrove).
    ma offrire le brioche a chi chiede pane abbiamo già visto i risultati che dà;-)
    La creatività, marie antoniette elettroniche, non mi sembra sia il problema in questione al momento, poi … magari arriverà anche quella …
    georgia

  7. caro “io”, se uno si chiude troppo nell’IO poi rischia di credere veramente che non esista altro al mondo e allora si stupisce sbigottito che esista anche il fuori (e che sia violento, “brutto sporco e cattivo”, e NON “creativo”), mio dio è una storia vecchia come il mondo, maria antonietta è sempre stata fra noi, ma giuro che non mi aspettavo di trovare simili reazioni in un luogo che, almeno a parole, si definsce “pensante”:-(
    Gli intellettuali (coloro che per definizione intelligono) che si fanno trovare banalmente impreparati anche solo a voler capire cosa sta succedendo intorno a loro, non sono degni di questo nome (e questo da che mondo è mondo).
    geo

  8. quando akkuso qualcuno l’unico effetto che riesco ad ottenere da voi è di sentirmi chiamare giorgia.
    Interessante la cosa (non deve essere casuale) il signficato profondo del fenomeno deve essere che è l’unico tipo di rezione che l’homo elettronicus riesce ormai ad avere è quello di modificare i nomi:-)

  9. Georgia:-) ti prego:-) non avere:-) quel tono:-) da maestrina:-) che poi:-) risolve tutto:-) col solito:-) emoticon:-)
    A lungo:-) andare:-) fa saltare:-) i nervi:-)
    Non bacchettare:-) sempre tutti:-)
    Sai cos’è:-) l’ironia?:-) Giusto?:-)
    :-)))))))))

  10. bella questa, giorgy. peccato per il tuo ego, simile ad una portaerei. io dicevo infatti che non trovo niente di creativo nel bruciare asili. nè nel picchiare pensionati. mi chiedevo ad esempio perchè sarkokkio si è scusato per il candelotto nella moschea e nessuno si deve scusare per la molotov alla sinagoga. mariantonietta non bruciava i calessi. nè mi pare robespierre. o lady oscar, mi pare. se vogliamo ragionare ragioniamo, se vogliamo fare i duri&puri sulla pelle ALTRUI, allora basta dirlo.

  11. io sono una e-maestrina e tu l’ironico, ad ognuno il suo ruolo (ti risparmio l’emoticon tavolta)
    ……….
    🙂
    mio dio m’è scappato anche stavolta
    P.S
    a me i nervi saltano raramente, ma stamattina … sentendo parlare di creatività come si fa con l’ultimo best seller proveniente dalla francia, sinceramente mi sono un po’ ballonzolati (i nervi).
    Ad ogni modo per oggi, ti accontento, la smetto qui perchè in fondo mi sei simpatico.

  12. “io” non mi provocare (ho deciso di andarmene a fare una psseggiata).
    però guarda che il commento che ti ha fatto inalberare era rivolto ad angelini tu eri solo un interlocutore quasi complice (questo naturalmente prima di aver letto il tuo commento esplicativo).

  13. Hai ragione, Georgia out of my mind. Mi hai fatto tornare in mente una mia ex alunna a cui era stato messo il nome di ‘Mery'(con la ‘e’). Sul registro tendevo regolarmente a sbagliarlo in Mary:-/

  14. Angela cara, tra Oppressi ed Oppressori non ho dubbi: sto sempre dalla parte degli Oppressi. Purtroppo, a volte, oppressi ed oppressori si mischiano al punto che non si capisce più bene chi siano i primi e chi i secondi.

  15. È nato un Presidio del Libro a Scampìa. A Napoli è stato inaugurato il primo presidio del libro della Campania. Ecco il comunicato degli organizzatori: Presidio del Libro Scampìa è nato in quartiere tristemente noto per la guerra tra i clan camorristici. 800.000 abitanti: una città, piena di bambini e nessuna libreria, nessun negozio se non qualcuno completamente blindato. Con la forza di tanti qualcosa sta cambiando. A breve sarà inaugurato un polo della formazione grazie alla collaborazione dei Padri gesuiti e di Padre Fabrizio Valletti che ne è il portavoce a Scampia, del Comune di Napoli che ha messo a disposizione la struttura e della Regione Campania nella persona di Teresa Armato che ha promesso una borsa di studio a un neolaureato di Scampìa per gestire e sistemare la biblioteca. A Scampìa contro la violenza, l’intolleranza e la povertà di spirito. A Scampìa per vincere e stringersi intorno al motto: “Una pistola giocattolo in cambio di un libro”. E le adesioni aumentano: tra gli scrittori e gli intellettuali in genere che vogliono cambiare le sorti di Scampìa oggi ci sono Giuseppe Montesano, Maurizio Braucci, Antonella Cilento, Mimmo Liguoro. Ma ognuno può dare il suo piccolo contributo dichiarando la propria disponibilità a esserci! Aiutateci a raccogliere adesioni, per allungare la lista e offrire una speranza di rinascita e civilizzazione a questo quartiere. Per ogni informazione potete contattare il gruppo di supporto costituito da Edgar Colonnese, Titti Marrone e Serena Gaudino.

  16. — niente, niente, i libri non cambiano niente le proteste non cambiano niente internet non cambia niente — (continuare pure, please, l’elenco è virtualmente infinito): et voilà, il lungo secolo dei nientisti. E siamo solo al quinto anno.

  17. Tutto, tutto, può cambiare tutto.
    Siamo senza speranza né riscatto, ma viviamo senza esclusione di colpi nonostante questo (o forse proprio per questo, che è nobile la battaglia che si conosce già perduta – quella invece già vinta, combatterla è viltà)

  18. “che è nobile la battaglia che si conosce già perduta – quella invece già vinta, combatterla è viltà”
    Questa me la scrivo

  19. @ Iannozzi: “Coi libri non si fanno né le rivoluzioni né le pacificazioni, solo le illusioni di chi crede possano portare pace là dove c’è tempesta.”
    Iannozzi, ma sei sicuro? Le rivoluzioni si fanno (o si tentano) con le idee, per il concetto stesso di “rivoluzione”: e secondo te il libri cosa contengono, ravanelli?

  20. per essere terra-terra: mi fate almeno tre titoli di libri che hanno fatto la rivoluzione, escluso Il capitale e il libretto rosso di Mao?

  21. Sull’Unità on line, un intervento di Marcelle Padovani su Parigi, interessante: soprattutto dove dice che sulla pelle delle banlieu si stanno giocando “le primarie del centrodestra” per le presidenziali del 2007.

  22. Scriveva il buon Spinoza, che in una sommossa ad Amsterdam quasi ci lasciò la pelle (assieme ai fratelli De Witte): “Sembra che la maggior parte di coloro che hanno scritto sugli affetti e il modo di vivere degli uomini, non trattino di cose naturali, che seguono le leggi comuni della natura, ma di cose che sono al di fuori della natura. Sembra anzi che concepiscano l’uomo nella natura come uno Stato nello Stato, perché credono che l’uomo turbi, piuttosto che sguire, l’ordine della natura, che abbia una assoluta potenza sulle proprie azioni, e non sia determinato da nient’altro che da se medesimo. Attribuiscono quindi la causa dell’impotenza e dell’incostanza umane, non alla comune potenza della natura, bensì a non si sa qual vizio dell’umana natura, che perciò compiangono, deridono, disprezzano, o, quel che avviene più di frequente, detestano; e chi sa pungere l’impotenza della mente umana più eloquentemente o più sottilmente, è ritenuto divino.”

  23. ma veramente lisa a parte il fatto che spinoza, di suo, è di moda da sempre, Toni negri ha scritto su spinoza da sempre, anche quando nessuno leggeva nè citava toni negri. Semmai diciamo che da quando negri ha pubblicato Impero (libro già datato prima ancora di uscire) in america è diventato famoso anche qui, ed è pure di moda nei salotti italiani, e tutti ne parlano (a sproposito):
    Signora mia così va la cultura nelle colonie, che ci vuol fare.

  24. Lippaaaaaaaaaaaaaaaa, il suo blog inizia telematicamente a rivoltarsi contro i suoi stessi frequentatori!!!! Periferico?

  25. @Lisa
    Tesoruccio mio, il libro di Negri ha avuto il merito di risvegliare l’interesse per Spinoza, anche se ci sono studi migliori (Deleuze, Gueroult, per dire). Su un blog letterario (magari anche altrove) si può dire che questo è un merito, o no? Per una volta ha messo in mano libri, e non altro (che poi, sentenze alla mano, altro che libri in mano non ha messo). Tutto questo è successo un quarto di secolo fa: se è solo una moda, è ben duratura, con buona pace della signora Inge Feltrinelli che il libro di negri lo ha messo fuori catalogo. Se poi fai un giro in biblioteca, ne scopri di “moltitudini” (e anche di “tumulti”): Machiavelli e Cattaneo, per restare in casa.
    @Ivan
    I contemporanei subiscono il fascino di Spinoza, hai ragione: come i loro predecessori. Solo che i contemporanei possono anche dirlo (al massimo qualcuno storce il naso, che vuoi che sia), una volta non lo si poteva neanche citare (vedere i salti mortali che fa Vico per non farsi scoprire lettore dell’Etica, epperò gli scappa fuori, e infatti se ne accorgono). Meglio approfittarne, prima che Ratzinger la smetta con Harry Potter e si dedichi ai classici.
    Comunque non volevo far sapere che ho letto Spinoza (capirai la novità, ce l’ho scritto in fronte!): volevo intervenire su Parigi, e sul perché i casseur non ragionino amabilmente con un bicchiere di moresque in mano sulle proprie azioni e sule relazioni causa-effetto. Diciamo che forse Cristo si è fermato a Parigi e non è arrivato nelle banlieu, e con lui sono rimaste al centre Pompidou le relazioni causa-effetto, la ragione illuministica, la fede nel progresso, ecc. Non c’è bisogno di fare il tifo per il chinino e i maghi guaritori per capire perché la medicina non arrivi nei sud del mondo (che sono meno a sud di quanto pensino gli illuministi).
    PS: @Franco
    meno male che c’è Parente, che Celentano dura solo 4 giovedì 🙂

  26. Ho postato sul mio blog la mia personalissima critica all’evento ‘PRESIDI DEL LIBRO’ a cui ero presente in quanto barese. Mi piacerebbe potermi confrontare con lei, se posto qui il mio indirizzo del sito è soltanto perchè il mio articolo è troppo prolisso per poter essere riportato come commento. (www.bloggers.it/webmagazine). Cordialmente, Luke

  27. «mi fate almeno tre titoli di libri che hanno fatto la rivoluzione, escluso Il capitale e il libretto rosso di Mao?»
    1. J. Locke: Due trattati sul governo
    2. A. Hamilton, J. Madison: Il Federalista
    3. E. Sieyès: Che cos’è il Terzo Stato?
    4. V.I. Lenin: Che fare?
    bonus tracks:
    T. Tzara: Manifesto del Dadaismo

  28. nelle borgate non si leggono libri.
    le ho frequentate, io.
    in mezzo a spacciatori, delinquenti giovani ma senza futuro.
    tra gli scrittori mi è piaciuto izzo (anche se io non conosco né la francia né marsiglia); credo che il ceto medio francese abbia letto troppo poco libri come quelli di izzo. che, poi, non sono mica dei trattati di sociologia…
    saluti

  29. a Lucio
    sto meditando da giorni sui fatti di Parigi. ……………….. proponessero anche qualcosa di CREATIVO
    Lucio, a volte la creatività sembra un lusso che non ci si può permettere.
    Lo sembra (questa è la mia impressione) a gente che ha maturato una esclusione e una rabbia che non possono più essere contenute. Queste cose sono state dette a iosa in giorni in cui siamo tutti indaffarati a ‘capire’, ma soprattutto a dire a noi stessi che a casa nostra (vedi qualche ministro) le cose sono diverse.
    La cosa che vorrei aggiungere immedesimandomi (un tanto al kilo) in uno degli scassa macchine e asili oltre che feccia secondo il Sarkoma, pardon, il ‘Shark’ è che il loro è un (leggittimo?) modo di riportare il mondo a una dimensione dove la loro esistenza sia contemplata.
    ????
    che voglio dire?
    voglio dire che (a mio avviso) uno con parecchie delle sfighe del mondo sul groppone, vieppiù perseguitato e picchiato oltre che appellato feccia, a un certo punto, non avendo niente da perdere, cerca di riportare il mondo che lo condanna e lo umilia per le sue miserie a una dimensione in cui è alla pari con gli altri (e viceversa).
    Un ragionamento tipo: se siamo feccia, facciamo del mondo una feccia, vediamo poi come il ministro e i culi caldi suoi elettori se la cavano.
    Non è detto che la cosa avvenga in maniera razionale, programmata o conscia.
    Farebbero bene certi Sarkomi, pardon, certi ministri delle più varie repubbliche (e non) a ricordarsi che nel deserto e nel freddo polare sopravvivono meglio quelli da sempre abituati a sopravvivere. Di solito le contesse bene, gli iperlaureati, i burocrati e i classici ceti medi nei mondi ridotti a sopravvivenza sono degli inutili orpelli.
    Questo è il mio limitato modo di leggere questo tipo di rivolte. Sono la prima a augurarmi che il mondo vada in altre direzioni, ma ci sono troppi Sarkomi/Shark (sia in alto che a medie e medio piccole/basse altezze) che non lasciano spazio alla speranza.
    Se quello che penso ha anche un solo briciolo di verità: che importanza vuoi che abbiano gli asili?
    besos

  30. Da Presidi del Libro Campania. Grazie per aver messo in rete la notizia della costituzione a Scampìa del primo presidio della Campania. Volevo ricordare che il gruppo che ci lavora è molto numeroso e che soprattutto ha un progetto articolato e fitto di iniziative che porteranno presto alla realizzazione di progetti anche a Barra, a Ponticelli, a Marano, a Giugliano, Mondragone e ancora a Capua in provincia di Caserta e Contursi nel salernitano. I primi progetti che saranno messi a disposizione di coloro che ci lavorano sono: “Ti racconto una fiaba” diretto ai bambini delle scuole elementari che purtroppo, proprio nelle periferie dove operriamo non hanno nessuno che gliele racconta; sono in fase di organizzazione poi 2 cineforum letterari per adulti e bambini così da affiancare al libro il cinema e l’immagine. Inoltre al nostro appello (di Titti Marrone, Edgar Colonnese e mio) hanno risposto molti scrittori che si sono resi disponibili a intervenire nel nostro percorso e spacciare libri o raccogliere armi e distribuire storie: Domenico Starnone, Giuseppe Montesano, Mauro Covacich, Diego De Silva, Maurizio Braucci, Antonella Cilento, Antonio Scurati, Francesco Costa, Mimmo Liguoro. Speriamo di raccogliere altre adesioni! Chi volesse può scrivermi…
    serena

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