I DUBBI DI BIONDILLO

Gianni Biondillo scrive a Vittorio Sgarbi. E dice, fra l’altro:

"Circa un mese fa, in concomitanza di una manifestazione culturale patrocinata dal Comune di Milano, Officina Italia, ho posto delle domande, antipatiche forse, ma davvero accorate. Non hanno ricevuto risposta. Quello che è stato Officina Italia,
l’ho detto e non ho problemi a ripeterlo, è stata una iniziativa
culturale davvero importante in un panorama culturale, quale quello
meneghino, sempre più desolato. Avevo fiducia in chi l’organizzava, la
stima e l’amicizia che mi lega ad Alessandro Bertante e Antonio Scurati
erano per me una garanzia. E proprio a loro per primi, in privato e in
pubblico, sui giornali, in radio, ho esposto alcuni dubbi. Dubbi di chi
crede nella positività di ogni progetto, nella virtuosa circolazione
delle opinioni, anche se stonate dal coro plaudente. Trovavo, ad
esempio, improprio, incomprensibile, l’elenco degli autori invitati:
così difformi, così dissonanti da non trovarci un vero filo rosso che
li tenesse assieme. Che c’entrano Saviano con Baricco, Fois con
Piperno, Maggiani con Buttafuoco? Che c’azzeccano? Il parterre de roi messo
sul piatto della comunicazione massmediale era da far tremare le vene
ai polsi: di primo acchito sembrava fosse lo sfoggio di star
della scrittura (ben inteso: scrittori, alcuni, di enorme qualità,
umana e artistica) l’unico criterio di selezione. Mi è stato risposto,
nello specifico da Scurati, con schiettezza, che la loro era una
strategia che cercava di coinvolgere il mondo della cultura nazionale,
radicando nel territorio la manifestazione e permettendo, perciò,
maggiore autonomia di ricerca negli anni a venire. Ci ho creduto. I tre
giorni di Officina Italia hanno dato ragione agli
organizzatori. La manifestazione è stata bella, ricca, importante. Il
pubblico, non solo quello degli addetti ai lavori, ha risposto con
entusiasmo.
Ma, avrà capito caro assessore, io sono uno di quelli che i dubbi sulla
pioggia a venire se li pone sempre, anche durante le belle giornate di
sole."

Continua su Nazione Indiana.

35 pensieri su “I DUBBI DI BIONDILLO

  1. scusate, che tristezza, però. il fatto, qui, è che manifestazioni come la biblioteca in giardino, che da anni si fa in quattro per portare gli scrittori dove non andrebbero mai, vengono tagliate per motivi che è meglio non chiedersi – con rispetto, allora, chi se ne frega di cosa pensiamo di biondillo: non distraiamoci, non confondiamo il messaggero con il messaggio… i tipi della noreply che fanno biblioteca in giardino saranno anche meno importanti e famosi, ma secondo me almeno meritano che la gente non sposti i termini della questione su personalismi inutili. confesso che neglianni scorsi sono andato poco alle serate, quest’anno mi riprometto di essere sempre in prima fila: è tutto quello che posso fare contro sgarbi e c., mi sento anche un po’ pirla, ma almeno “agisco”.

  2. Scusate, ma allibisco. Qui ho postato solo la parte iniziale della lettera di Biondillo. Ho messo un “segue” che porta su Nazione Indiana. dove, per fortuna, mi sembra che il tono della discussione sia leggermente diverso.
    Qui andiamo avanti a colpi di “drag queen” dell’onnipresente Dario Borso (ma quanto ti senti intelligente, Dario, eh? quanto?). Mi sembra che, se proprio non si riesce ad essere pertinenti, ci si potrebbe astenere dalla frasetta spiritosa (che tanto spiritosa non è, peraltro).

  3. Per quanto riguarda me, preciso:
    Questa lettera è una mozione degli affetti.
    Biondillo mi è sempre sembrato un tipo accorto, non però qui.
    Scrivere una lettera del genere a Sgarbi è di assoluta inefficacia.
    Questo è proprio lo stile di cui Sgarbi si fa un baffo.
    Poi mi pare di aver capito che non gliel’ha mandata. Presumevo di sì.
    Se davvero voleva che avesse un qualche effetto e che fosse
    letta doveva scrivere dieci righe asciutte e autorevoli, farle firmare a dieci persone di cui Sgarbi avesse un minimo di soggezione etica e culturale (ci sono, Sgarbi è umano anche lui) proporre a Sgarbi (che non credo abbia un assessorato ricco) di andare in delegazione, lui, Biondillo e le altre dieci personalità di chiara fama, alla Fondazione di Unicredit, dico per dire, e trovare un finanziamento per l’iniziativa.
    Se tutto questo manca, resta una commovente mozione degli affetti.

  4. Scusate se intervengo, ma certe critiche a Gianni Biondillo mi sembrano davvero “tanto per fare”. Grazie a lui che sta sostenendo nel modo migliore La Biblioteca in Giardino. Essendo parte in causa (come organizzatore) vi garantisco che è così.
    Le critiche vanno sempre bene, purché abbiano un senso logico.
    Leonardo Pelo

  5. non capisco il senso di alcuni commenti piuttosto pesanti.
    Da quel che leggo di solito, Gianni Biondillo mi sembra una persona gentile ed educata.
    Ah, capito:probabilmente le persone educate vengono subito prese per leccaculo e ipocrite.
    Se poi il suo libro sta vendendo bene, non ne parliamo.

  6. Quando a Cornelia Lippa si toccano i suoi gioielli… so’ cazzi acidi:- )
    P.S. Biondillo è un carissimo ragazzo, peraltro amante del trekking, ma vederlo sculettare davanti a Vittorio Sgarbi fa davvero un po’ ridere di per sé…

  7. Sempre a chieder soldi…eppoi Gratosoglio non è Milano, ma un accampamento di immigrati, un Neo-Paese vicino Milano. Checc’entra Quarto Oggiaro con la città di Milano?…boh…Se è vero che Biondillo è uno scrittore lo invito a scriver una petizione per chiedere l’autonomia e l’indipendenza dei paesi circonvicini Milano oggi prigionieri e chiamati “periferia”. ciao

  8. ziggy, rileggi l’epistola e notabene:
    si presenta nelle vesti di Cassandra a Sgarbi dicendogli: un mese fa l’ho detto, l’ho detto! Sgarbi perplesso: ma chi è ‘sta qua? e dove l’avrà mai detto! Lo saprà vagamente, MA una pagina dopo: l’ho scritto in un quotidiano milanese…
    poi cambia travestimento, e da Cassandra si fa Isaia: vox clamans in deserto, e giù scenata isterica con strappo del saio: furibondo ecc.
    Excipit eccepibile: IO amo i folli. E Sgarbi: appunto, è proprio matto!
    Stante cognomen omen, la lettera sarebbe stata perfetta se firmata: Platinette
    PS: e poi, siamo sicuri che coi fondi non c’entra niente? Dalla rete compare in cartellone BIG. Ah povera Italia di ruffiani piacioni! Dove son mai finiti i sani picchetti, e le delegazioni in comune, e i sobri appelli collettivi!
    Basta, se no mi leopardizzo e graffio

  9. Gentile db,
    in qualità di direttore artistico le garantisco che Gianni Biondillo non c’entra nulla con noi organizzatori. E’ uno scritore milanese che scrive di periferia ed è stato invitato a un incontro in periferia (appunto). E come lui nessun artista coinvolto (o forse pensa che Jovanotti, o Nek siano tra gli organizzatori?), l’organizzazione come facilmente reperibile è a carico di e.20 per quanto concerne bibliolandia e no reply per la sezione adulti di Big.
    Prima di sparare (inutile) veleno bisognerebbe informarsi un minimo quanto meno.
    Qui un link dove ci sono alcune informazioni (a oggi 11 giugno nulla è cambiato) http://www.noreply.it/pag/newsoraBIG.html
    Saluti
    Leonardo Pelo

  10. Be’, approvo e condivido completamente la II parte della lettera di Gianni Biondillo. La politica di decentrare e de-vippizzare le iniziative culturali ha dato molti frutti in termini di partecipazione, non vedo perché non continuare su questa strada.
    E sì, è sconsolante vedere come abbiano avuto la meglio i personalismi.

  11. 1- Io non ho interesse alcuno a difendere BIG.
    2- Non sono fra gli organizzatori
    3- non ho nessun ritorno né d’immagine, né economica.
    Dei 3 punti di GB, solo il 2- corrisponde a verità, una verità che io manco mi son sognato di stravolgere. Ho semplicemente posto una domanda retorica: “siamo sicuri che coi fondi non c’entra niente? Dalla rete compare in cartellone BIG.”
    L’iniziativa BIG, che conosco e apprezzo non da oggi, rischiava di naufragare per mancanza di fondi. Ora, ad avviare una campagna si presenta uno scrittore che è in cartellone, e a cui andranno perciò dei fondi (fossero pur essi di solo 1 €): non è elegante!.
    Per smania di protagonismo + professio non petita di purezza morale, Biondillo dice dunque una bugia, anzi due: la 1- e la 3-, appunto.
    Quando poi conclude la professione con: “Non è improbabile che questo mio sfogo mi procuri persino, se non dei nemici”…, be’ allora Isaia si fa Protomartire, e lui Biondillette.

  12. Buongiorno db
    mi spiace deluderla e contraddirla nuovamente (non è davvero mio stile partecipare a gazzarre di qualsiasi genere e su qualsiasi media).
    1) “Interesse” è da intendere come tornaconto personale. E in effetti è così
    3) “nessun ritorno economico” a Biondillo, garantisco. NON riceverà nemmeno 1 euro dalla sua partecipazione. Sull’immagine, stiamo parlando di una rassegna atipica, non ha certo il marchio de La Milanesiana. O sbaglio? Non solo anche dalla sua polemica (che personalmente giudico inutile e pretestuosa) si evince che il ritorno di immagine è tutto da dimostrare.
    Spero di essere stato esaustivo
    Leonardo Pelo

  13. Ed io, che sono noiosa e antidemocatica, avevo già provveduto.
    Ho avvertito tre volte Borso che stava esagerando con i suoi personalismi e i suoi insulti, poi l’ho invitato a non commentare ulteriormente.
    Adesso l’ho bannato.
    Qualche problema, aditus?

  14. La lettera aperta di Biondillo è talmente cristallina (oserei dire persino ingenua, nel senso buono del termine) da aver prodotto un piccolo miracolo: è stata postata su Nazione Indiana e rilanciata, se non perdo qualche pezzo per strada, da Lipperatura, Georgiamada, Satisfiction, Azione Parallela (Il Primo Amore e Carmilla, che non sono blog, sono per altro presenti attraverso le firme di adesione di loro redattori).
    A fronte di tanto ecumenismo dell’intelligenza (che è la vera semplicità ch’è difficile a farsi, altro che comunismo), e della spontanea adesione quantomeno alle intenzioni di Gianni da parte di blog che non sempre sono tra loro concordi (e ci mancherebbe), la meschina idiozia dei troll che hanno cercato di far deragliare la discussione su altri terreni è ancora più macroscopica. Io, come sempre, mi tengo il bicchiere mezzo pieno: la battaglia per portare la cultura nelle periferie e nelle piccole biblioteche è condivisa da chi, in rete, si batte, con idee e convincimenti quantomai diversi, per la cultura.
    Se Biondillo ce ne fa un’altra, proporrei di nominarlo portavoce unico ecumenico dei lit-blog (presso chi non so, ma comunque portavoce, che oltretutto quando parla dal vivo è uno spettacolo).

  15. Bisogna (cercare di) stare IT, e qui il tema è la lettera di GB. Il destinatario è l’assessore, e lo scopo dichiarato è di spronarlo a concedere i fondi a BIG. Mi tappo il naso, e mi metto nei panni di Sgarbi. Scorre la lettera, vede uno che si dimena a sproposito (io qua, IO LA’, L’AVEVO DETTO, FUI L’UNICO A DIRLO ecc.): a fatica coglie il nocciolo, e si fa portare il programma di BIG 2007 – dove scopre che il mittente/giurantestragiurante che lui non ci guadagna e pensatè persin ci perde… è in cartellone, e dunque logicamente (per il destinatario almeno) sarà tra quelli a cui andranno i fondi!
    La causa è stragiusta, la mobilitazione doverosa, e dunque facciamo le cose per bene: un bell’appello collettivo in cui NON compaia la firma di alcuno dei personaggi in cartellone. E invece… una lettera estenuata/estenuante dove quel volpone di Sgarbi (sempre che giunga alla fine) beccherà in fallo GB (poiché tra l’altro “non ho nessun ritorno né d’immagine, né economica.” NON è italiano…)

  16. Sgarbi (assessore alla cultura di Milano) dice che alla rassegna letteraria Biblioteca in Giardino sono stati invitati troppi scrittori comunisti, e che se gli organizzatori vogliono il finanziamento del Comune, devono invitare anche autori di destra.
    Ora, vorrei essere utile non riesco proprio a ricordare: qual è già il nome dell’autore di Mein Kampf?

  17. Mi prendo la libertà di adattare ai nostri malinconicissimi tempi la frase di Samuel Johnson (“Patriotism is the last refuge of a scoundrel”): l’accusa di comunismo è l’ultimo rifugio del mascalzone.
    Continuo a pensare che esistano solo scrittori buoni e meno buoni. L’idea di una selezione basata sull’appartenenza politica oltre ad essere aberrante (e da regime totalitario quand’anche sia fatta in nome del “pluralismo”) si presta a risultati di comicità Monty Pythonesca (cosa apprezzabilissima ma non credo voluta). A rigore infatti bisognerebbe invitare scrittori di tutto l’arco politico. Mi immagino le serate leggendarie nei giardini delle biblioteche milanesi: zanzare tigre che si deliziano con il migliore scrittore di short stories dell’Union Valdotaine, o con un sanguigno e pugnace romanziere dell’Italia dei Valori, o con un esangue ma trasognato autore di liriche dell’UDC. Pensate solo alle liti all’interno del nascente (ehm ehm…) PD su chi mandare e chi no (un pensierodebolista Fassiniano, un Rutelliano postmodernizzante, un minimalista Prodiano, un Veltroniano minore? Brutta gatta da pelare, in effetti). Sai comunque che seratone ne verrebbero fuori. Robba forte, da non perdere assolutamente.
    Un’ultima nota, tanto per essere seccante fino in fondo: Travaglio comunista? Ripeto (in maiuscolo): TRAVAGLIO COMUNISTA? Ah ah ah ah ah e poi dicono che la comicità è morta…
    P.S. Un consiglio a tutti gli amici milanesi. Fate come me: venite a vivere a Sesto San Giovanni. Qualche fermata di metrò in più e tante mestizie in meno!!!

  18. l’ha fatto apposta, sgarbi ha letto la lettera, si è sentito tirato per la giacchetta e, data la natura dispettosa, ha colto l’occasione per mettere il piedino e fare dell’iniziativa l’ennesima reveria al clero (avendo perso milano la “gara” con napoli per il festival del teatro, sono avanzati i soldi destinati alla manifestazione: ve li lascio i soldi in più, ma voglio una rassegna su Dio), infatti, il primo nominativo proposto è quello del patron del san raffaele.
    il concetto mi sembra essere “io sono la mano pubblica, io faccio quel che voglio”, ma soprattutto, dopo l’esperienza in politica, chissà che non riesca a conquistarsi un posticino a vita come curatore dei beni della curia.

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