LA BATTAGLIA DEI CAMPI CATALAUNICI

C’è un motivo, in effetti, per cui torno a citare I
barbari
di Alessandro Baricco e in particolare la puntata di oggi, la tredicesima.
Anche, ma non solo, perché si parla direttamente di blog, come potete
constatare qui sotto. Laddove Baricco dice che se le invasioni barbariche usano
come armi, per esempio, “una innovazione tecnologica che rompe i privilegi
di una casta, aprendo la possibilità di un gesto a una popolazione nuova
”,
o la “stupefacente idea che qualcosa, qualsiasi cosa, abbia senso e
importanza solo se riesce a inserirsi in una più ampia sequenza di esperienze
”,
o anche “quel sistematico, quasi brutale, attacco al tabernacolo: sempre e
comunque contro il tratto più nobile, colto, spirituale di ogni singolo gesto
”,
accade che

 “…quando uno di quegli elementi
manca, non risponde all’appello, noi lo cerchiamo, sissignore, lo andiamo a
cercare, perché ci manca. Come nel caso dei libri, pensateci, dove c’è tutto
tranne l’invenzione tecnologica, quella non c’è, e allora, guarda caso, la si
va a cercare, quasi la si implora, andando a chiedere agli scrittori se
scrivere col computer ha cambiato le cose, e la risposta è no, ne è proprio
sicuro?, sì, peccato, e allora magari i blog, ecco magari i blog hanno
sventrato la letteratura, l’hanno addirittura sostituita, ma non è vero, è così
evidente che non è vero, e quindi neanche lì ci si placa, finendo sulla domanda
delle domande
, che immancabilmente si fa a tutti i Nobel, se cioè il libro
abbia ancora un futuro, se un oggetto così antico e obsoleto possa resistere
ancora qualche anno, ma anche lì la risposta è implacabile, e dice che non si è
inventato ancora niente di meglio, di tecnologicamente più raffinato e
formidabile, perché nessuno schermo ancora vale la luce riflessa dell’inchiostro,
e provate voi a portarvi a letto il vostro portatile e leggere lì sopra il
vostro Flaubert o il vostro Dan Brown, provateci, è uno schifo. Per cui la
svolta tecnologica non c’è. Ma sotto sotto ci spiace. Sarebbe così più
comprensibile tutto quanto, se già l’umanità leggesse su un unico supporto
gommoso senza fili, su cui, a piacimento, comparissero i giornali, i libri, i
fumetti, e links di tutti i tipi, e foto e film, sarebbe così più semplice
capire perché Faulkner non lo legge più nessuno. Sarebbe più comprensibile
l’animale, mentre invece così, senza le gambe posteriori, sembra solo uno
scherzo grottesco, e dunque un’apocalisse senza ragione. (E infatti il
villaggio dei libri è a tutt’oggi molto più una città aperta, in cui coabitano
due civiltà, che un saccheggio compiuto in cui ha vinto una nuova cultura. Il
tempo di inventare l’oggetto gommoso senza fili, e allora sì sarà un bel bagno
di sangue intellettuale.)”

Bene. Se pensate che la “domanda delle domande” sia a sua volta
obsoleta, ricredetevi: la vostra eccetera se la è sentita porre ieri sera,
durante la registrazione di una lunghissima chiacchierata in questo
talk-web-show insieme a svariati e variegati ospiti (lui, lui, lei e lei,
per esempio). I blog sostituiscono il libro? I blog sono la rivoluzione di-per-sé?
Sono i cavalli su cui montano i barbari, appunto?

Considerazione uno (allegramente guascona e riservata alla
chiacchiera di cui sopra): intanto sono la rivincita dei Corinzi, i quali, dopo
essere stati subissati di epistole, possono finalmente rispondere ed
anzi cominciare un proprio epistolario.

Considerazione due (seria, fatta prima della
tele-web-chiacchiera, durante una lunga conversazione telefonica con una cara
amica che ha vissuto gli anni pionieri della rete): chissà come, la telematica
è il luogo che consentirebbe il massimo accumulo di memoria, ma dove la memoria
è quasi assente. Nel senso che chi vi entra per la prima volta tende a
considerare il momento del proprio ingresso come l’attimo zero in cui
tutto nasce e prende forma. Come la nominazione di Adamo nel giardino
dell’Eden, che diventa, di fatto, la vera creazione . Questo per dire, in
parole poverissime, che quella che Baricco chiama la domanda delle domande è stata già posta prima della
nascita dei blog, prima della nascita della Rete, quando, addirittura, si
cominciavano a sostituire le macchine da scrivere elettriche con i primi pc.
Insomma: da quanto dura, esattamente, la calata dei barbari? (ah, i soliti
corinzi ne furono informati subito, per la cronaca).

E dal momento che risposte non ne ho, come di consueto,
take a walk on the wild side: ovvero, rimuovete la domanda e fatevi un giro in
luoghi che lavorano, anche, giustamente, sulla memoria. Per esempio su Carmilla,
per leggere Renzo Paris più Girolamo De Michele sugli anni del Festival
dei poeti (Castelporziano, ad 1979).

29 pensieri su “LA BATTAGLIA DEI CAMPI CATALAUNICI

  1. “Come nel caso dei libri, pensateci, dove c’è tutto tranne l’invenzione tecnologica, quella non c’è”
    accidenti, pensa che io che ho letto – su un libro! – che la scrittura alfabetica è il prototipo e la premessa di qualsiasi tecno-logia (del tipo che senza non ci sarebbe nemmeno la parola per dirla…)
    la vera domanda è: i se-dicenti intellettuali in italia vanno tutti alla stessa scuola di del piero (quella là, vi ricordate? come si chiamava?)
    🙂

  2. faulkner non lo leggerebbe più nessuno?
    baricco ha preso un colpo di sole forte di brutto; semmai non si legge più baricco nonostante sia pompato da repubblica e dal gruppo
    i computer non hanno cambiato la carta: se una cosa è in rete chi è interessato la stampa, però solo se ne vale la pena
    baricco dice un “oceano mare” di stupidaggini

  3. Scusate, non riesco a rintracciare l’origine della dotta citazione baricca: “stupefacente idea che qualcosa, qualsiasi cosa, abbia senso e importanza solo se riesce a inserirsi in una più ampia sequenza di esperienze”
    riscusate: non ne capisco nemmeno il senso.
    Qualcuno mi aiuta?

  4. sempre colpa del sole, sig. paolo: baricco ha dato di melone da un pezzo, mica da quando gli hanno dato la rubrichetta i barbari! da molto prima

  5. Jenny: mi sembra di essere stata chiara. Io non “rilancio”, segnalo (analogamente a quanto faccio nello stesso post con Paris-de Michele, su cui mi auguro non ci siano sospetti di pompaggio). In questo specifico caso, perchè ritengo che le affermazioni di Baricco sul rapporto scrittura/rete (e blog) potessero essere spunto di riflessione. E, certo, anche di contestazione. Se poi tutto si riduce a “è tutta la solita cricca”, è responsabilità di chi commenta…

  6. sarà sempre colpa del sole che batte forte: pensare che un tempo non lontano baricco non era ben visto da queste parti.
    adesso invece tutta un’altra cosa: tra un po’ gli faranno la statua.
    anche kataweb è del gruppo l’espresso xl repubblica ecc ecc ecc, ecco perché c’è baricco pure qui, nonostante scriva pensieri senza senso e dica castronerie a tutto gas.

  7. No, PinOcchio: questa è un falsità e non ti permetto di dirla. Su questo stesso blog, che gira sulla piattaforma Kw ma da cui io mi ritengo totalmente indipendente, ho espresso più volte opinioni divergenti con collaboratori e firme del gruppo. Non ultima, Natalia Aspesi sul post di ieri. Più spesso, Carla Benedetti che è titolare di una rubrica per L’Espresso. E altri ancora. Fai un giro negli archivi prima di parlare. E intendo chiudere qui la discussione su questo punto.

  8. Loredana, ma ancora stai a rispondere a questo granulo di sterco cotto al sole, che per di più ti insulta? I commenti di uno così andrebbero rimossi all’istante, ed egli stesso bannato. Altrimenti te lo ritroverai a impedire ogni discussione, in maniera sistematica.

  9. ah beh, hai ragione. E’ che resto un’inguaribile ottimista: anche nei confronti di jenny, che curiosamente condivide l’ip con l’indimenticato orco in una delle sue molte manifestazioni.

  10. Ma è evidente che è sempre la stessa persona, che per qualche suo motivo ti odia, che con diversi pseudonimi viene qui a intasare lo spazio commenti, per rendere inutilizzabile il blog. Orco, pinOcchio, Jenny, la morte etc. E’ sempre lo stesso povero fallito. Banna gli ip.

  11. posso anche crederle: le ho lette le sue posizioni e ho notato che non ha a cuore molte idee espresse dalla benedetti e altri ancora. ma non le ho a cuore neppure io.
    mi consenta: non credo che un blog possa essere indipendente in tutto e per tutto
    ma voglio fingere di crederle
    credo che lei sia una persona molto attenta e professionale: e allora come mai non si è accorta che il pezzo di baricco è in alcuni punti indecifrabile, ovvero: non si capisce affatto dove voglia nndare a parare!
    che motivo c’era di riportare un pezzo che fa acqua?
    i classici, informiamo il signor baricco con rispetto parlando, vendono: sono la sola parte sana dell’editoria, soprattutto quando come allegati a quotidiani e giornali
    dan brown vende sia in pocket che in hardcover, ma è un caso più unico che raro: poi la qualità è un altro discorso
    supporto gommoso?
    bagno di sangue?
    villaggio dei libri?
    ecc ecc
    “Sarebbe più comprensibile l’animale, mentre invece così, senza le gambe posteriori, sembra solo uno scherzo grottesco, e dunque un’apocalisse senza ragione.”
    mi consenta: come si esprime il signor baricco?
    questa è la mia domanda delle domande
    non è un articolo criticabile: si capisce poco o niente

  12. pino, suvvia, anche un bimbo si accorge che la titolare riporta baricco con un sottofondo di ironia per le di lui tesi.
    non è che bisogna sempre mettere le didascalie ai testi, si spera che l’italiano sia patrimonio comune.
    (la polemica sull’indipendenza o meno dei giornalisti merita migliori argomenti, non pensi?)

  13. la mi perdoni, sa, ma la colpa è sua, che non l’ha detto, colà al premio Strega, che il prossimo, futuro, progressivo e magnifico capolavoro verrà dalla Rete.
    Lei non mi istruisce a dovere lo scrittore vetero-cartaceo, non mi rende edotto il sauro-narratore, non mi ammaestra per bene l’elezevirista pre-mesozoico.
    Naturale che Esso faccia poi cilecca.
    Ma la colpa è della Cattiva Maestra
    (e poi, fa un caldo barbaro, ecco cosa)

  14. Herr Effe, mea culpa! (e non mi dica che fa un caldo barbaro anche in terre sabaude, che lunedì debbo nuovamente raggiungerle, accidenti).

  15. BLOGGARE
    …tanto per tornare a uno dei temi lanciati da loredana…la domanda delle domande…in realtà non sarebbe tutto più semplice se qualcuno la smettesse di pensare a “classifiche” tra media e/o a diversi (più nobili) modi di scrivere/manifestarsi (leggi “FASCINARE”)?!
    Voglio dire: i blog stanno alla tv (o a quegli altri mostri del media mainstream) come una bici da free-climber può stare ad un’auto cittadina…
    Si tratta di diverse filosofie ed approcci…diversi modi di (cercare) di toccare il reale…
    E, soprattutto, si tratta di cose che non si escludono vicendevolmente…niente di nuovo sotto al sole, insomma…se cominciamo a prenderci meno sul serio e vedere “paradisi” o “apocalissi” dietro l’angolo…
    Ci avete mai pensato?
    Può un direttore d’orchestra iper-raffinato canticchiare gigidalessio sotto la doccia?! (“sommessamente”, come direbbe il buon vecchio marzy, “toccherebbe” – per dirlo alla romana – che i blogger (noi!) spiegassero cos’è per loro “bloggare”…
    Desiderio di comunicare a tutti i costi (anche noiose baggianate tipo “lei mi ha lasciato, buhhhhhh” – e giù menate filistee su amori&quantaltro!?
    O forse è una questione di cyberlobbying ( e di cercare di “coltivare” la propria rete di “network solidali” – legittimissimo, per carità (oltre che impensabile, una manciata di anni fa)?!
    …e giù con (un’altra) classifica di motivazioni esoteriche…
    …in realtà…va bene così…
    ….”Fino a qui tutto bene” – direbbe l’omino di Kassovitz ad ogni piano del palazzo di 50 piani da cui sta precipitando…
    …scriviamo….
    Perché siamo fatti così…
    …e ci appropriamo di ogni supporto (“una volta ho conquistato una ragazza disegnando qualcosa che non ricordo su uno stralcio di carta igienica del basso-adriatico!”)
    …il blog è principalmente un lavoro su se stessi prima ancora di essere un modo di mettersi in piazza…
    …e come tale esige rigore e dedizione…come quando condiamo l’insalata (e pensiamo mentalmente l’ordine delle “combinazioni: “sale-aceto-olio”, e non viceversa.
    …è una questione di stile…(quello che ognuno ha o non ha)…
    …tutto il resto è “noia”…(canticchiato sotto la doccia)…

  16. Non è per avercela con Baricco e nemmeno per star con Pinocchio, però sto pezzo oscuretto è, no?
    Ove davvero va a parare?
    Il problema reale è:
    E se poi manca la luce elettrica?
    MarioB.

  17. sono stato tratto in inganno dal titolo. nella vana speranza di leggere qualcosa sul mitico scontro fra ezio & teodorico contro “le orde sciamanti di sfrenata ferocia” della “paurosa gente nomine unni”, mi son sucato tutto il delirante pezzo del baricco. comunque leggerlo è sempre istruttivo. mi rammenta quella massima latina, che (più o meno) dice che “ex absurdo sequitur quodlibet”. parte da delle premesse campate in aria, e sopra ci edifica un sistema di pensiero. un po’ come in quella mirabile centuria del manga, quella con lo scapolo che crede di aver ucciso sua moglie, poi si ricorda che è scapolo, allora si chiede perché non ha una moglie. l’hanno tutti. chi è lui, un cane rognoso? perché sua moglie è riuscita a non farsi sposare? o è lui che non l’ha sposata? il giorno prima delle nozze è fuggita con un prete eretico. ma non è lui quel prete? quella donna è fuggita con lui? o con un altro? chi è fuggito? “che puttana”, dice, e cerca la chiave in tasca, lacrimando, con una smorfia di disprezzo…

  18. lucio, se non la finisci di pigliarmi per il culo ti rifilo una capocciata sullo sterno e poi mia madre chiederà i tuoi testicoli su un piatto d’argento 🙂

  19. A dire il vero io ho letto di filato tutte le pagine de I Barbari – anche l’ultima – stando comodamente allungata, alla faccia di Baricco, sul mio morbido divano, con il mio fedelissimo portatile sulle gambe, e devo dire che quel suo calore mi ricordava il gatto (il mio è morto due anni fa dopo 18 anni di onorata militanza) e dal momento che sono freddolosa (e malinconica) e non sopporto l’aria condizionata neppure il 15 di luglio, il calorino della batteria mi ha scaldato membra e ricordi. Il libro è il libro – dico dell’oggetto materiale – da sfogliare e respirare e vivere e, del resto, la lettura del quotidiano si equivale al video almeno nel risultato materiale: è uno schifo. Ma mi pare che l’illustre dia per scontate troppe cose, come quando dice che il libri probabilmente li hanno comprati ma poi non li hanno letti: è vero che si salva in calcio d’angolo con un Ci sono molte eccezioni e bisognerebbe fare molti distinguo ma non è che con le generalizzazioni cada lui stesso preda di semplificazione-superficialità-medietà?
    Quanto poi all’oggetto gommoso senza fili ho sentito che in una recente esposizione ipertecnologica sia stata già stata presentata qualche idea

  20. E se il Moby Dick me lo leggesse qualcuno?
    Provo a estremizzare.
    E’ tardi, sono disteso al buio e c’ho le smanie. Gli obiettivi! non dico che me li sogno anche la notte perché il sonno è diventato un accessorio. Stamani il macrocefalo me l’ha cantata chiara : o raggiungo il target o sono bruciori. E perciò strozzo il cuscino, giro e rigiro sulla piastra, mi sintonizzo sulle fantasie. Niente, l’ unico canale in onda trasmette macrocefali a tutta forza. La chimica, in definitiva. Sbuccio, ingoio, aspetto. Vaghe ombre dell’orsa, incipit di immagini lascive e siamo a capo: il macrocefalo è come il dinosauro, sta sempre lì. Nel caso mio fa anche peggio, almeno il dinosauro c’era, poi chi s’è visto s’è visto. Il macrocefalo no, lui si esibisce in specialissime pernacchie. E basta! a questo punto ci vorrebbe un amico, come diceva la canzone, ma c’è un problema: io un amico non ce l’ho, e se ci fosse che diavolo gli racconto? che sto sulle spine per via di un dinosauro? No, allora ci vorrebbe una mamma, una bella, grande e italica mammona, di quelle che la sera ti leggevano il Corriere dei Piccoli con le avventure di Stuzzichino. Stac, ‘chiamatemi Ismaele’. Per carità, se fa piacere. Come detto si chiama st’affarino? eggià, la novità del Natale duemila trentasei: screen reader. ‘Ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovviginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri….’
    Vabbè, un aggeggio che scarica da internet e riporta a voce non mi spiacerebbe, specie se il racconto è corredato di musica più adatta (ma che sia lieve, per carità, lievissima e castissima)
    Un saluto al blog di Loredana Lipperini

  21. A parte varie considerazioni sullo stile non bello di Baricco, fermo restando la correttezza della blogger della quale siamo, tutto sommato, degli *ospiti* (cosa da **non** dimenticare), l’intervento di Baricco fa fare delle considerazioni utili.
    Il punto è radicale: il computer *non* sostituisce il libro, né la Rete lo fa. L’e-book non ha sostituito il libro.
    E’ il punto di partenza di tutti quelli che blaterano di tali cose che non funziona. La televisione ha sostituito la radio? La radio il cinema? No, in nessun caso. Essi si sono *affiancati*, da un lato, e, dall’altro, hanno modificato la *percezione* di ciò che li precedeva, ma *mai* l’hanno sostituito. Stessi discorsi si facevano in relazione al rapporto tra fotografia e pittura. La fotografia *non ha sostituito* la pittura. Tutt’al più l’ha modificata nella percezione generale.
    Lo stesso accade in relazione al rapporto fra blog e scrittura e fra libro e Rete. L’e-book è stato un notevole fallimento, grazie all’*ingenuità* di chi crede in una rapporto “lineare” fra diverse tecnoplogie, che si sostituiscono come due addendi che meramente si addizionano o sottraggono. Le cose sono ben più complesse.
    Anzi, talvolta un medium ne aiuta un altro: la Rete, paradossalmente, ha *favorito* la diffusione di scritti “minori”, destinati a sicuro insuccesso.
    Detto tutto questo, *perché* il libro, nonostante tutto, affascina? Certo, il supporto: la sensibile porosa carta, vegetale, rispetto ai duri sopporti non responsivi, minerali, delle cose elettroniche. C’è *anche* questo. Ma c’è di più, e soprattutto in relazione alla Rete.
    La Rete è un “mare magnum”.
    Ora, le cose non vogliono solo far parte di un mondo acquoso, “di massa”, ma pure vogliono stagliarsi singole, individuate, percepite uniche in quanto tali. Insomma: come un’isola *fuori* dal mare.
    E, finora, non si è inventato ancora qualcosa come il libro.
    Nel momento in cui ci sarà qualcosa di elettronico che non deve far riferimento a programmi da caricare o Reti cui connettersi, ne parliamo.
    Potrebbe esserci? Certo, ma è altrettanto certo che, sinora, nessuno c’ha pensato. Tutta la tecnologia va nella direzione dell’“interconnessione”.
    E il computer è una macchina che se non carica programmi non va. Infine, la scrittura, che fa immaginare ad ognuno in modo diverso.
    Di nuovo: l’insopprimibile necessità di essere “quella cosa lì”, unica, e diversa da ogni altra. Ecco, le cose vogliono essere “insieme” e vogliono “essere loro stesse”. Né si può escludere che le due cose coesistano. Per questo, letteratura e blog, libro e Rete, di fatto, *coesistono* e *questa* è la nostra realtà.

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