LA FRUSTRAZIONE DELL'EREMITA

Come state?
Da queste parti si è perplessi.
Sarà che ero partita meditando su una vacanza da eremita, con bozze da rivedere nel fresco del paesello, in beata solitudine. E invece ho seriamente sofferto di sovraffollamento personale (oltre che di una terrificante influenza estiva). Quindi, letture poche: a malapena il quotidiano, e solo rifugiandomi in luoghi impervi e nascosti.
Magari è un mio problema, ho pensato. Sto diventando scontrosa, brontolona e asociale, ho pensato ancora.
O magari serpeggia qualcosa nell’aria, un malessere di cui, per esempio, ha in parte dato conto Ilvo Diamanti in un bell’articolo sul quotidiano di ieri (letto asserragliata nel retro del bar del paesello). Ve lo posto. Intanto, nella totale solitudine di una Roma bollente, mi rifaccio con le letture. E con le bozze. State bene.

D’estate, le notti si fanno sempre più bianche. Non solo perché cambiano le abitudini personali. I giorni sono più lunghi, la gente va in ferie e tende a fare tardi. Ma per iniziativa “politica”. Per scelta di molte amministrazioni municipali, che, da anni, in alcune date, promuovono il “giorno senza fine”.
Le “notti bianche”, appunto. In cui i negozi, i ristoranti, i bar, ma anche i musei restano aperti, mentre, nelle piazze e nelle strade, si svolgono manifestazioni ed eventi spettacolari. È l´Italia delle “notti bianche”, di cui Roma si conferma capitale. Prima ad averla organizzata, nel 2003, sulla scia di Parigi. La prossima è imminente: il 7 settembre. Si tratta di iniziative che hanno diversi fini. Servono a dare impulso al turismo e al commercio. A “fare immagine”. A valorizzare le città, che di giorno sono ostili, difficili da attraversare e da “guardare”. Riscuotono grande successo. Perché le città, davvero, in queste notti, si ripopolano, si riempiono di gente. Così, un anno dopo l´altro, le “notti bianche” si sono propagate un po´ dovunque. Dalle grandi città si Sono riprodotte in quelle medie, irradiandosi fino ai paesi più piccoli. Ciascuno ha promosso la sua “notte bianca”. Limitandosi, magari, a trasformare piazze e strade in altrettanti bar e ristoranti all´aperto, dove si pasteggia accompagnati da musicisti di strada. La “notte bianca”, così, ha smesso di essere un evento singolare ed eccezionale. È divenuto routine. Che si ripete, talora, tutte le settimane. Per mesi.
Nei luoghi più turistici, è divenuto un fatto permanente. Le discoteche si sono trasferite nelle spiagge. O nelle piazze. Dove si fa musica e si fa festa senza soluzione di continuità.
Nei luoghi popolati dai giovani, la notte bianca si è istituzionalizzata. E ha sconfinato oltre i limiti dell´estate. Nelle città universitarie, ad esempio. Penso a Urbino, dove passo parte della mia vita. Dove il giovedì – ogni giovedì – è festa grande. Fino a mattina. Per un´abitudine maturata in passato, quando gli studenti, in gran parte residenti altrove, “festeggiavano” ancora, prima di rientrare in famiglia, il venerdì. In seguito, l´abitudine è divenuta rito. Celebrato non solo dagli studenti, ma da tutti i giovani dell´area. E oggi al giovedì si sta aggiungendo anche il mercoledì. Ogni settimana, la notte è bianca. Fino alle prime luci del giorno. Quando i pochi residenti nel centro storico escono di casa. E gettano uno sguardo severo sui “residui” della festa.
Le “notti bianche”, peraltro, per molti giovani si sommano ai “fine settimana lunghi”. Da venerdì sera a domenica. Sempre in festa. Senza soluzione di continuità.
Questo fenomeno, in rapida e costante dilatazione, non è solo italiano. Ricalca modelli già sperimentati altrove, in altre capitali europee. Ma ciò che si osserva da noi rammenta soprattutto l´istinto ludico e festoso della movida spagnola. Ciò che stupisce, in Italia, è la rapida moltiplicazione che ha registrato il fenomeno. Che si è diffuso ovunque, anche nei villaggi dell´interno, appena sfiorati dal turismo.
Questo “Paese in festa” contrasta non poco con il clima d´opinione triste e con il pessimismo economico, che opprimono la società. Con l´atteggiamento astioso che separa i cittadini e le istituzioni. Con la diffidenza reciproca, che distanzia, sempre più, le persone. Con il disagio e l´estraneità che caratterizzano il rapporto fra la società e l´ambiente circostante. Fra le persone e la città.
Ma, forse, il successo delle manifestazioni dipende proprio da questi sentimenti.
a) Nelle “notti bianche”, i cittadini possono affrontare la città superando le difficoltà quotidiane. La possono popolare, attraversare, guardare. Vivere. Mentre, normalmente, passano in fretta senza neppure avere il tempo di percepirla.
b) Poi, c´è la voglia di stare in mezzo agli altri, in un mondo sempre più individualizzato. Abitato da persone “sole”. Che vivono chiuse nei luoghi di lavoro oppure in casa. Frequentano i familiari e pochi amici. Sono inserite in gruppi sempre più stretti. Le grandi associazioni di una volta, d´altronde, oggi non fanno più “socialità”. Ma si sono istituzionalizzate, aziendalizzate. I giovani comunicano senza neppure incontrarsi e vedersi. Complici i cellulari, i pc. I più anziani, invece, passano un tempo sempre più lungo davanti alla tivù.
È una società che si sta perdendo. In mezzo a relazioni senza empatia. Una società senza comunità. Approfitta delle occasioni di incontro, delle opportunità di fuga dall´auto-reclusione quotidiana. Con entusiasmo. Le persone, normalmente “sole”, si tuffano in mezzo alla gente. Sperimentano dall´esperienza degli “altri”. Per “evadere”, respirano l´euforia della festa. E cercano di allungare questa occasione. Di riprodurla, sempre più spesso, sempre più a lungo.
Naturalmente, la musica, il cibo, l´alcol, aiutano. Ma non avrebbero la stessa efficacia, non produrrebbero la medesima soddisfazione, altrove. In luoghi delimitati. Tra cerchie sociali chiuse. In ambienti “specializzati”. È il rapporto con la città e con gli altri, contemporaneamente, a rendere queste esperienze attraenti. A garantire loro tanto successo.
Eppure, questo fenomeno, per le proporzioni che sta assumendo, non ci piace. Spinto ai limiti senza limite, a cui assistiamo, evoca una deriva triste. E un po´ di malinconia.
a) L´Italia delle notti bianche, appare un Paese dove alla comunità e alla società si sostituisce la “folla”. Una massa di persone indistinte, che incontriamo senza vedere e senza conoscere. Come allo stadio, dove, però, ci unisce agli altri una comune bandiera. Nelle notti bianche, invece, “gli altri” sono senza volto, senza voce e senza nome. Se ne stanno lì, intorno a noi, per non restare soli. Per evadere dal grigio quotidiano. Anche la “trasgressione”, suggerita dall´esperienza della notte, sfuma, quando prevale l´iterazione. Quando diventa un´attività consueta, una pratica di massa.
b) Nell´Italia delle notti bianche la scoperta delle città, dei quartieri, delle strade e dei vicoli, dopo le prime volte, diventa routine. Avvolte alla folla, le città, le più belle e le più anonime, diventano uguali e indistinte. Si trasformano in supermercati, centri commerciali, discoteche, parchi giochi e divertimenti. Ora sagra paesana, ora rave party. Non luoghi indifferenti alle non persone che le affollano. A loro volta indifferenti a ciò che hanno intorno. Poi, all´alba, la musica finisce, gli amici se ne vanno. Che inutile giornata…
c) L´Italia delle notti bianche è una scorciatoia senza sbocco. Offre l´emozione come alternativa al pessimismo e alla sfiducia. La folla come terapia alla solitudine.
d) L´Italia delle notti bianche risponde alla domanda di comunità senza soddisfarla. Perché non “costruisce” relazioni. L´indomani la città è la stessa di prima. I residenti, perlopiù, restano ai margini. Attendono che “passi la nottata”. E poi riemergono, come reduci in mezzo alle macerie.
e) L´Italia delle notti bianche è un Paese dove i giovani protraggono la condizione di irresponsabilità in cui li hanno confinati gli adulti. Prigionieri e, al tempo stesso, privilegiati. Protetti, il più a lungo possibile, in attesa della “vita” da precari che li attende.
f) L´Italia delle notti bianche è il presente dilatato fino all´orizzonte, che compensa il declino del futuro.
Viene in mente, per riflesso naturale, il romanzo giovanile di Fëdor Dostoevskij, che ha per titolo, appunto, “Le notti bianche. (Memorie di un sognatore)”. Vi si narra di un impiegato, un “sognatore”. Un solitario. Nelle sue passeggiate notturne, incontra una donna, con cui avvia un dialogo lungo quattro notti. Un´esperienza intensa, di avvicinamento e riconoscimento reciproco. Ma, all´improvviso, il sogno si spezza. La donna ritrova il suo amante, che temeva di aver perduto. E l´impiegato torna alla solitudine quotidiana di Pietroburgo. Dove abitava da otto anni senza essere riuscito “a fare quasi nessuna conoscenza”.
Ecco, questo Paese sembra deciso ad abolire la notte. Per non uscire mai dal sogno. Per non provare l´angoscia del risveglio.

20 pensieri su “LA FRUSTRAZIONE DELL'EREMITA

  1. La frustrazione del tentato eremita…
    suona quasi come un reato 🙂
    Condivido e comprendo… auspico(prima o poi) una generale assoluzione!
    Per quel che riguarda le notti bianche, dopo la prima transumanza provata qui a Roma, diserto volentieri!
    Saluti D

  2. Condivido in pieno la tua analisi.
    Personalmente vedo queste notti bianche come una fuga dalla solitudine imposta e non cercata. Chi sceglie la solitudine come momento di crescita, di ricerca personale, di qualità nei rapporti, non ha bisogno del bagno di folla.
    Purtroppo mi sembra che la maggioranza delle persone vadano in direzione delle prime e non della seconda.

  3. Anch’io sono partita con diversi libri ma non ne ho letto uno intero. Tutta colpa della vacanza che ti lascia poco tempo e poca concentrazione, ma soprattutto dell’influenza estiva che mi attanaglia da una quindicina di giorni. Felice di ritrovarti, con una bella riflessione.

  4. viene da citare nuovamente la grande Babette Deutsch :
    “il mondo di grandezza ora è cambiato
    ristretto a ciò che anche i più sciocchi possono capire
    gli squallidi tesori di un forziere in esilio
    non comprendono il passaporto per quel mirabile paese,
    benchè vi si dica che ne siete i cittadini.
    Lo scenario è mutato,il clima è sciatto
    le maschere possenti sono facce,gli Dei uomini.
    Quasi tutte le notti sono lunghe e nessuna di esse è magica.
    Ma ci sono stranieri anche quaggiù”
    then and Now

  5. Purtroppo queste iniziative hanno un senso unicamente politico: si spendono denari pubblici per offrire “circenses”. Deplorevole, ma inevitabile. Era già così ai tempi dei Cesari.
    Bentornata Loredana.

  6. Ilvo. Diamanti.
    Ilvo Diamanti ha una prosa terribile.
    Corta. Senza repliche.
    Ma come avrà fatto carriera
    scrivendo così? Conosce qualcuno…
    è ricco… sgomita… comunque c’è
    e questo conta.
    Pare sia bravo: peggio!
    Fategli un corso d’italiano,
    legga Manzoni. Magrelli, la prego
    lo chiami, gli dica di smettere

  7. GiusCo, posso chiederti sommessamente una cosa? Contesta pure, dichiarati dissidente da Diamanti. Meglio, anzi, che ci siano opinioni diverse. Ma ti prego, non unirti anche tu al coro “ha fatto carriera perchè conosce qualcuno”. E’ avvilente. Scusa la franchezza.

  8. Facciamo così, Gianni. L’anno prossimo si va in vacanza insieme. Così nessuno si turba ricevendo un grugnito invece di un saluto perchè il/la grugnente è stato interrotto per la decima volta nel giro di due ore. 🙂

  9. Loredana, a me di Ilvo Diamanti non importa alcunche’ ne’ so chi sia: e’ una poesia scritta nel 2000 ed ispirata al suo. modo. di. fare. prosa. che. e’. una. tortura. alla. lingua. italiana. e. questo. solo. e’. il. messaggio. o. volgarmente. il. “contenuto”. Se su 10 righe di testo hai scelto proprio quella delle malelingue, il problema e’ tuo. Io avrei scelto Manzoni. Magrelli,

  10. Ben tornata Loredana^^ quando si parla di notti bianche, mi associo all’opinione di Piccolo ne L’Italia spensierata.
    E comunque perché Diamanti ha fatto carriera nonostante la sua prosa? Perché non è uno scrittore, ma un sociologo, quindi lo stile conta poco… tanto facile

  11. eh va beh. uno parte per 15 giorni, o magari 10, di vacanza e vorrebbe portarsi dietro tutto: la fidanzata, gli amici con cui fare le lunghe chiacchierate che non sei riuscito a fare durante l’ anno, i libri che hai accumulato per mesi, i ristoranti/vini che non hai potuto provare, la moto per fare quelle pieghe che da tempo non ti vengono più così inclinate, e tutto il restante barnum del quotidiano.
    va beh, non bisogna preoccuparsi: fortunatamente poi si riprende a lavorare. Aria condizionata in ufficio, caffè al bar dove ti salutano quando entri e il quotidiano puoi anche solo sfogliarlo se ne hai voglia (così Diamanti non lo leggi più e te la cavi sanza sapere come trascorrono la notte a Urbino. Certo così poi da un’ analisi socioligica così raffinata non puoi trarre conclusioni sul nuovo modo di non socializzare, così diverso dai bei tempi in cui alla sera, nell’ aia, ci si ritrovava dopo una giornata di lavoro nei campi a raccontare vecchie storie sino all’ alba sotto la romantica luce della luna (ma che importa come scrive uno che scrive queste cose? forse era in ferie anche lui e doveva andare in fretta a qualche sagra di paese e ha buttato giù la prima cosa che gli è venuta in mente, sappiamo tutti -per onestà- che sa fare di meglio).
    comunque, tranquilli: le vacanze sono finite.
    buona salute a tutti (residuo mediterraneo…)

  12. cos’avrà mai che non va la prosa di diamanti adesso???
    TUTTI i giornalisti scrivono così. e sono chiari ed efficaci.
    ce ne fossero.
    quant’è snob citare manzoni.
    interessante invece il pezzo di diamanti.
    buongiorno e bentornata, gentile signora lipperini.
    duccio

  13. Mi stupisce questo accanagliamento su una semplice osservazione di stile. Resto dell’opinione che la prosa di Diamanti vada diluita, a maggior ragione se e’ un sociologo: lo spazio sociale che rimanda e’ quello di un lager, che pur tornerebbe buono per gli anonimi.

  14. Uno che scrive accanagliamento invece del più elegante accanimento dovrebbe evitare di dare lezioni di stile 😉 a maggior ragione se non si rende conto che la critica andava all’accusa di raccomandazione e non a quella stilistica 😉

  15. Le notti bianche sono la parodia dell’orgia mistica, la vacanza che non finisce mai, il Paese dei Balocchi di adolescenti ritardati.
    Last but not least, la ricerca del consenso degli assessori (commercio, cultura, spettacolo, fate voi) senza fantasia.
    Oggi la controcultura sarebbe silenzio, e luci spente.

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