Il web è ancora una volta la questione del giorno: Facebook, nel caso. E ancora una volta le interpretazioni che vengono date denotano un comportamento ambivalente nei confronti della rete. Accettata, infine, e cavalcata dai media mainstream, ma tuttora additata come causa e non come mezzo.
La questione dei gruppi “uccido questo e quest’altro”, oppure “odio questo e quest’altro” non si deve ai social network, ovviamente. Nè si deve alla possibilità dell’anonimato. L’anonimato può facilitare, ma si limita a portare in superficie qualcos’altro: esattamente come, nel bel romanzo horror La progenie di Guillermo Del Toro, il mostro in cui l’essere umano si sta trasformando si agita sotto la pelle, divenendo visibile solo alla luce ultravioletta.
Ma gli odiatori compulsivi, di Berlusconi, dei vecchi, dei comunisti, delle donne o della torta di mele, vengono da lontano. Da un clima avvelenato che vede semmai proprio nei media mainstream i principali diffusori, e in luoghi non deputati alla discussione politica. Vengono dal famigerato e già citato “Lei è una stronza” di Vittorio Sgarbi, dai decenni di accapigliamenti da Maurizio Costanzo, dalla messa in berlina dell’altrui fragilità effettuata alla Corrida e a Striscia la notizia, fino al concentrato di odio puro che quotidianamente sgocciola in Uomini e donne. Insisto su questo programma perchè va guardato. Magari persino ad audio spento: vanno osservati gli sguardi, le bocche che si contorcono in smorfie di disprezzo, i corpi che si protendono nell’urlo e nell’insulto. Tutti i giorni. Da anni.
Quel modello si è spalmato in buona parte della televisione, e di qui, semmai, alla rete: il potere va a chi urla di più e a chi odia di più. Non a chi espone un discorso, non a chi tenta una riflessione.
L’urlo fa audience. Fa spettacolo. E’ vivace. E’ provocatorio.
Queste le giustificazioni.
Questo modello si ritrova anche nel web. Vero.
Anche in alcuni blog letterari.
La provocazione è vivace. Porta commenti. Porta contatti.
Per questo, anche per questo, diffido delle discussioni sui generi e post-generi quando nascono in luoghi da cui si è invitato a mandare al macero Gomorra. Per provocazione!!! (con tre punti esclamativi). Per vivacizzare il dibattito!!!! Per portare pubblico!!!!!!!
Soprattutto gli scrittori, non dovrebbero aver bisogno di un pubblico che segue regole che vanno ripudiate. Dovrebbero amarlo, quel pubblico che desiderano. Dovrebbero conquistarlo: con il proprio lavoro. Non con i punti esclamativi.
Grande post, Lippa. (Con quindici punti esclamativi.)
Invece pure gli scrittori fomentano, attaccano, si attaccano e sputano a terra. Se il premio lo prendono, peggio ancora se non.
A volte mi abbatto e mi chiedo: ma per demolire trent’anni di salotti aggressivi, ci vorranno altri trent’anni di immagine alternative? Poiché a malapena si è cominciato solo ora a parlare di possibili storie e modelli alternativi, non bastano due o tre vite, insomma.
🙁
Sarà la giornata piovosa e fredda, ma oggi vedo il bicchiere mezzo vuoto. Scappo dagli studenti, che magari mi tirano su.
Ciao a tutte/i
Giovanna
Concordo con Giovanna Cosenza (della quale tra l’altro ricordo il nome se non erro per aver frquentato la facoltà di Comunicazione a Bologna), sui quindici punti esclamativi. E da editore mi scontro quotidianamente con la logica dei generi. Appunto. Il noir è una invenzione del mercato, una moda degli ultimi venti anni, anzi una degenerazione. Degenerazione che però ha ridotto la letteratura a puro intrattenimento e che rischia – dato che i tentativi di soprassare le definizioni e di fare una letteratura “transgender” sono tutti quanti miseramente falliti proprio per questioni di mercato – di ridurre la lettura in scontro tra scaffali.
Chi fa dunque il “gender maker” definizione bruttina vero?
Chi decreta la morte o la fine di un genere?
Chi ci capisce è bravo. Ma amen, è un dibattito sterile che lascio volentieri a chi ha del tempo da perdere. Per me un libro è bello o brutto – esulando da genrini e generoni – quando ti provoca dentro una piccola scossa.
Però bisognerebbe riflettere sull’odio perchè lammmmore, anche il lemma, è sopravvalutato.
L’odio a generato romanzi bellissimi. E come la rappresentazione della violenza, anche la rappresentazione dell’odio, al suo interno contiene un esorcismo.
L’abuso ostentato, vedi “uomini e donne”, rischia di svuotare un sentimento così potente
L’odio è il miglior rivelatore dell’amore esistente sul mercato.
Loredana, questo post fa il paio con quello sul giornalismo stile-Striscia/Iene: è una questione di etica del mestiere, di quella roba un po’ vecchiotta di cui parlava Max Weber. Ci sono siti (al plurale) che non hanno alcuna remora ad abbassarsi al livello della discussione politica o televisiva attuale: basta prenderne atto e girare al largo, che la vita è altrove.
Ci sarebbe – purtroppo – da registrare il sentimento diffuso per cui è difficile che l’era Berlusconi finisca con un evento che non sia la morte del medesimo: e questo proprio a causa del suo accanirsi a regnare ad libitum contro ogni evidenza di inadeguatezza.
Mi pare del tutto naturale, dunque, che ci siano persone particolarmente esasperate dalla situazione da desiderare che tale evento si verifichi quanto prima.
Cari tutti, a costo di ripetere una banalità ricorderei: forse tutti abbiamo pensato che se un presidente del consiglio dei ministri, nel corso di un dibattito televisivo, è in grado di interloquire in modo siffatto con la vicepresidente della camera dei deputati, è perché è conscio di avere come ascoltatore un pubblico educato da decenni di sconce risse televisive etc. etc., a considererare accettabili tali modalità di interlocuzione. Se siamo a questo punto, che vogliamo fare?
certo, possiamo sperare in un miracolo…